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Martedì, 03 Ottobre 2017 09:01

SleepActa: al via la raccolta di capitali su starsup.it

Amministratore_unico_SleepActa_Ugo_FaragunaSleepActa, spin-off dell'Università di Pisa che studia il sonno in modo innovativo, semplice e non invasivo, è sbarcata sulla piattaforma di equity crowdfunding StarsUp, il primo portale in Italia autorizzato dalla Consob per la raccolta online di capitale di rischio da parte di aziende. Fino al 15 gennaio 2018, a meno che le richieste non esauriscano prima l’ammontare offerto al pubblico, chiunque potrà investire in SleepActa  a partire da un importo minimo di 500 euro e direttamente da pc.

SleepActa, come raccontano i suoi fondatori, è di fatto "la medicina del sonno in un click". Grazie a un nuovo algoritmo, basato su reti neurali artificiali, la start up è in grado di offrire a medici e ospedali un servizio di analisi del sonno e di refertazione automatica tramite activity tracker indossabili. Di fatto, un sistema in base al quale è possibile raccogliere i dati  24 ore su 24 usando dei semplici braccialetti molto diffusi tra gli appassionati di fitness. Il medico dovrà solo abbinare il braccialetto del paziente a un computer e dopo una settimana potrà sincronizzarlo per inviare i dati al server SleepActa e ottenere così il referto via email in pochi minuti. Il medico potrà quindi scrivere la sua diagnosi inserendo il nominativo del paziente, che non viene mai inviato a SleepActa.

“La nostra idea nasce dalla necessità di sviluppare un esame poco invasivo e sostenibile, in grado di descrivere e oggettivare le caratteristiche del sonno e delle sue frammentazioni, tipiche dell’insonnia inoltre la metodologia che proponiamo è poco costosa e non invasiva”, spiega Ugo Faraguna amministratore unico di Sleep Acta e ricercatore del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Ateneo pisano.

L'approccio di SleepActa può essere quindi di grande aiuto per risolvere i disturbi del sonno che oggi sono sempre più diffusi tra la popolazione. In Italia 8 milioni di persone soffrono di insonnia e il 73% non si è mai rivolto a un medico. Eppure gli italiani spendono ogni anno mezzo miliardo di euro per l’acquisto di sonniferi. Nel 66% dei casi l’insonnia si protrae per oltre un anno e il 70% delle persone assume sonniferi senza controllo medico da almeno 2 anni. Il 67% delle persone che soffrono di insonnia ha inoltre una bassa qualità della vita, senza dimenticare l'altissimo costo sociale di questo disturbo con i colpi di sonno alla guida che causano mille morti e 120 mila feriti l’anno.

 

 

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Martedì, 03 Ottobre 2017 08:49

Il cancro? Non è non una patologia della modernità

Le genti del passato si ammalavano di cancro? Il tumore è una patologia che affligge solo il mondo moderno? Sono domande che ormai da decenni si pone la comunità scientifica a causa del progressivo aumento di incidenza di diverse neoplasie tra la popolazione attuale.

Ha provato a dare una risposta l’equipe della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa diretta dalla professoressa Valentina Giuffra che, in un articolo pubblicato sulla rivista internazionale ‘Lancet Oncology’, ha fornito un nuovo e sorprendente dato che confuta ciò che finora si è sempre ipotizzato, ovvero che il cancro sia una malattia del mondo attuale, causata dall’inquinamento o dallo stile di vita moderno.

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La Corte Aragonese di Napoli in un'Adorazione dei Magi con il re Ferrante inginocchiato.

Gli studiosi infatti, analizzando con moderne tecniche istologiche, immuno-istochimiche e molecolari le decine di mummie rinascimentali conservate nella sacrestia annessa alla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, sono riusciti a identificare ben tre casi di neoplasia maligna in individui tra i 55 ed i 70 anni: un carcinoma basocellulare (ovvero un tumore cutaneo) che ha colpito il volto del duca Ferdinando Orsini di Gravina (circa 1490-1549), un adenocarcinoma avanzato del retto nella mummia del re Ferrante I di Aragona (1424-94) ed un adenocarcinoma del colon in fase iniziale di infiltrazione nella mummia del principe Luigi Carafa di Stigliano (1511-76).

“Sono scoperte estremamente importanti perché non solo rappresentano tre dei cinque tumori maligni dei tessuti molli mai diagnosticati in paleopatologia - afferma il professore Gino Fornaciari, da decenni impegnato sullo studio delle mummie napoletane - ma sono stati tutti diagnosticati in una stessa ristretta popolazione, quella della corte aragonese della Napoli rinascimentale a cavallo tra il ‘400 ed il ‘500”.

Si scopre così che, se nel piccolo gruppo di undici mummie (dieci uomini ed una donna) tre soggetti svilupparono un tumore maligno, otteniamo una prevalenza di malattia neoplastica del 27%, un dato assai vicino al 31% riscontrato nei paesi industrializzati moderni.

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I tumori dei tessuti mummificati dei membri della corte aragonese:
A - Adenocarcinoma rettale di Ferrante I infiltrante lo stroma fibroso (ematossilina-eosina, 100X).
B - Adenocarcinoma polipoide del colon di Luigi Carafa con invasione del peduncolo, indicata dalla freccia (anti-Pan Citocheratina, Ventana®, 250X).
C - Carcinoma basocellulare di Ferdinando Orsini con pattern solido destruente l’osso lamellare e con la tipica ‘palizzata’ cellulare, indicata dalla freccia (Van Gieson, 120X).

“Possiamo ipotizzare che nel passato il cancro sia stata una malattia relativamente frequente tra gli individui oltre i 55 anni, almeno per le classi elitarie del Rinascimento che vivevano più a lungo e che potevano permettersi abitudini alimentari e stili di vita non distanti dalle nostre”, conclude il dottore Raffaele Gaeta, coautore della pubblicazione.

L’articolo di 'Lancet' dunque può essere un nuovo punto di partenza per lo studio della carcinogenesi del passato, ma solo ulteriori future indagini paleopatologiche potranno definitivamente risolvere quello che viene definito ‘il problema del cancro nell’Antichità’.

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I sarcofagi nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.

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