Il più antico insegnamento universitario di Egittologia (Pisa) e il più antico Museo Egizio (Torino) proseguono e rinsaldano i rapporti di collaborazione didattico-scientifica avviati già nel 2014 con una convenzione quadro tra le due istituzioni. L’accordo ha già dato vita a una borsa di dottorato e un assegno di ricerca, che la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino ha finanziato al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere su temi di ricerca egittologica di interesse comune, sotto la supervisione della professoressa Marilina Betrò.
Protagonisti sono ora gli studenti e la loro formazione professionale: negli ultimi mesi, 12 studenti della laurea magistrale di “Orientalistica: Egitto, Vicino e Medio Oriente”, laureandi in Egittologia, hanno potuto svolgere presso il Museo Egizio a Torino tirocini della durata di un mese a testa, per 6 crediti, e altri sono in procinto di partire per questa straordinaria occasione formativa, usufruendo a loro volta di alloggio e pranzo gratuiti che la Fondazione Museo Egizio mette a loro disposizione.
Nel programma di tirocinio gli studenti sono coinvolti direttamente, sotto la guida dei curatori, in diverse attività del Museo, dalla catalogazione della documentazione fotografica e d’archivio alle procedure di manutenzione ordinaria dei reperti in vetrina, dagli interventi di restauro alle indagini archeometriche, fino alle problematiche dell’allestimento e alla partecipazione agli incontri didattici e culturali previsti dalla programmazione del Museo.
Due tirocinanti hanno inoltre potuto approfondire tale esperienza dopo la laurea, attraverso specifici stage retribuiti post-laurea.
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Nelle foto: in alto, momenti del restauro dei papiri fotografati da alcuni tirocinanti; qui sotto Anna Giulia De Marco, dottoranda con borsa della Fondazione Museo Egizio, e studenti dell’Università di Pisa in museo durante il tirocinio.
Giovedì 2 marzo, a Palazzo Civico della Spezia, è stato presentato un importante accordo di valorizzazione territoriale che prevede la collaborazione tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, il Comune della Spezia, il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa e la Società Storica Spezzina. Tale accordo, che si inquadra sotto il nome di “Convenzione di Ricerca e Valorizzazione” e si prefigge, nell’ambito della più ampia collaborazione fra le parti e sotto la supervisione della Soprintendenza, di dare reale concretezza a progetti aventi lo scopo di studiare, recuperare, tutelare e valorizzare, nelle forme più adeguate, tutti i beni storici, archeologici, artistici, monumentali e paesaggistici presenti e caratterizzanti il territorio spezzino.
Hanno sottoscritto l’accordo il vice sindaco della Spezia, Cristiano Ruggia, Vincenzo Tinè, soprintendente generale della Liguria, Laura Niggi, dirigente del Comune della Spezia, il professor Pier Luigi Barrotta, direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo Pisano, la professoressa Enrica Salvatori, presidente della Società Storica Spezzina.
La Convenzione, oltre a essere strumento indispensabile per il corretto studio e tutela dei richiamati beni, può positivamente incidere, sia sulla promozione di una vera economia turistica del territorio, sia sulla crescita culturale della sua popolazione. In particolare la Convenzione impegna i soggetti sottoscrittori alla collaborazione reciproca al fme di perseguire i seguenti obiettivi:
- promozione di un centro di raccolta e di studio dei dati storici, archeologici, culturali e paesaggistici del Comune della Spezia;
- redazione di schede descrittive dei beni conformi al modello fornito dal Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo;
- redazione di schede attestanti la vulnerabilità sismica degli edifici storici e/o contenenti opere di interesse storico o archeologico;
- elaborazione di una carta storico-artistico-monumentale-archeologica in grado di documentare i beni culturali presenti sul territorio del Comune della Spezia;
- elaborazione, grazie alla raccolta sistematica e ragionata dei dati suddetti, di un possibile piano unitario di ricerca, tutela e promozione dei beni culturali spezzini;
- proposizione di progetti mirati e particolari in cui si possa approfondire lo studio, storico, storico artistico, monumentale, archeologico e paesaggistico di singoli beni.
Il risultato sarà una più ampia conoscenza della città sia da parte degli Enti sia da parte dei suoi abitanti; questo permetterà una più efficace tutela dei Beni Culturali del territorio spezzino e l'individuazione di nuovi possibili spunti di valorizzazione. (Comunicato Comune della Spezia e Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona).
Nella foto qui sotto: da sinistra Enrica Salvatori, Cristiano Ruggia, Vincenzo Tinè e Claudio Falchi.
Dalla collaborazione tra l’Università di Pisa e la realtà dinamica e moderna di Banca di Pisa e Fornacette, nasce Banca Unipi (https://unipi.bancapisaweb.it/), la prima banca online interamente rivolta all’Ateneo toscano. Si tratta di una novità assoluta nel mondo accademico italiano, ma anche in quello bancario. Banca Unipi è, infatti, una piattaforma che offre servizi bancari in forma digitale, fruibili sia attraverso dispositivo mobile sia tramite le filiali territoriali di Banca di Pisa e Fornacette, e rivolta a tutto il personale docente, amministrativo e a contratto (assegnisti, borsisti, dottorandi e così via) dell’Università di Pisa, oltre che ai loro familiari.
La nuova piattaforma è stata presentata in Rettorato, mercoledì 1 marzo, dal rettore Paolo Mancarella, dalla prorettrice al Bilancio, Ada Carlesi, e dal direttore generale, Riccardo Grasso, per l'Ateneo; dal presidente Carlo Paoli, dal vice direttore, Gianluca Marini, e del rappresentante della divisione Marketing, comunicazione e web, Andrea Lenzi, per la Banca di Pisa e Fornacette.
Banca Unipi propone prodotti bancari studiati ad hoc per il mondo accademico: conti correnti e servizi accessori, trading online e investimenti finanziari con un portafoglio di circa 3.800 fondi comuni di investimento, gestioni patrimoniali e robo advisor. Inoltre, è disponibile anche un servizio di consulenza per mutui, finanziamenti o progetti finanziari, assicurativi e previdenziali.
È possibile procedere all’apertura dei servizi di Banca Unipi attraverso l’accesso al portale https://unipi.bancapisaweb.it/ tramite un percorso semplice e intuitivo che si perfeziona con la videoidentificazione e la firma digitale. A disposizione dei clienti anche i canali voce, social, video, di messaggistica istantanea, chat e live chat, operativi dalle 8.30 alle 20.30, sette giorni su sette, inclusi festivi, e la consulenza personale (su appuntamento) in video, voce, filiale territoriale o a domicilio.
Inoltre, ai prodotti bancari fruibili su Banca Unipi, si affiancano anche servizi non del settore come spettacoli, viaggi, sharing economy e un’attività di lifestyle managing per partecipazioni a eventi o convegni, o per le attività sportive integrate. Tutto questo grazie alla collaborazione con Privilegi, il marketplace che mette in esposizione le eccellenze del territorio e che fa capo a Banca di Pisa e Fornacette.
"La piattaforma che presentiamo oggi - ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella - segna un ulteriore consolidamento e un salto di qualità nei rapporti tra il nostro Ateneo e la Banca di Pisa e Fornacette, caratterizzandoci ancor di più sul piano dell'innovazione dei servizi a diposizione degli studenti e di tutto il personale. Da oggi, ci impegneremo per sviluppare i contenuti del portale, orientandoli verso il futuro e adattandoli sempre più alle specifiche esigenze della nostra comunità accademica. Siamo felici, infine, di rappresentare il primo caso del genere in Italia; costituendo così un modello che certamente farà da guida per altre realtà a livello nazionale".
“Siamo orgogliosi di avere contribuito alla nascita di Banca Unipi - ha commentato Carlo Paoli, presidente di Banca di Pisa e Fornacette - Si tratta di un’iniziativa unica nel panorama sia accademico che bancario italiano, un progetto che sposa perfettamente le caratteristiche distintive che da sempre contraddistinguono la nostra Banca: innovazione, modernità e attenzione alle specifiche esigenze di ogni cliente.
“Con Banca Unipi - ha aggiunto Andrea Lenzi, della divisione Marketing, comunicazione e web – mettiamo a disposizione dell’Università di Pisa la nostra expertise e l’ampia offerta di prodotti e servizi altamente innovativi. Inoltre, grazie alla natura di banca locale, vogliamo continuare a sostenere le relazioni e la dimensione sociale del territorio in cui operiamo per creare valore e crescere insieme”.
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Tirreno Pontedera/Empoli
Nazione Pisa
Italia Oggi
Avvenire
controradio.it
Pisatoday.it
pisainformaflash.it
gonews.it
pisanamente.it
mediakey.tv
pianetauniversitario.com
"Utopie di bambini. Il mondo rifatto dall’infanzia sulle utopie" (Edizioni ETS, 2017) racconta oltre 10 anni di conversazioni con bambine e bambini dai 5 agli 11 anni, culminati in un viaggio di 10.000 Km in tutta Italia nell’anno scolastico 2015/2016. L'autore, Luca Mori, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo ed è riuscito a realizzare grazie ad un crowdfunding online.
"Utopie di bambini" è il primo della collana "Le Tartarughe. Filosofie in gioco con i bambini" che Luca Mori cura insieme al professore Alfonso Maurizio Iacono. Il libro, che è al tempo stesso punto di arrivo e punto di partenza di un progetto di esplorazione dell’immaginario politico e utopico dell’infanzia, documenta il pensiero dei bambini con abbondanti citazioni, consentendo ai lettori di fare confronti tra le idee proposte in luoghi diversi e ad età differenti. Il è dedicato anzitutto a lettori adulti, in qualsiasi modo interessati al pensiero dei bambini (come educatori, genitori ecc.), ma può essere letto anche insieme ai bambini, che vi troveranno idee, dubbi e proposte di tantissimi loro coetanei. Anticipiamo qui un estratto dalla prefazione di Alfonso Maurizio Iacono.
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I bambini di Luca Mori costruiscono mondi, creando e imitando. Essi fanno utopie. Essi inventano mondi intermedi. Le utopie che conosciamo noi adulti spesso sono noiose. Quello che si fa al loro interno è troppo armonico, troppo corretto, troppo pacifico.
È piuttosto noiosa Utopia di Tommaso Moro, così pure quelle del XVIII e XIX secolo. Utopia è un’isola. Le isole di per sé non sono noiose, ma quella in cui naufragò Robinson Crusoe denotava l’agire di un uomo solo. Quando ne approdò un altro, venne asservito. Insieme fecero delle cose, ma sempre in regime di diseguaglianza e di asservimento. Poi vi è l’isola di Peter Pan e dei suoi amici, ma è un luogo senza tempo dove non si cresce mai.
Le utopie che Luca Mori ha aiutato a costruire da Nord a Sud, da Est a Ovest del nostro paese hanno invece il sapore di un gioco in cui i mondi intermedi prendono forma man mano che i bambini costruiscono pezzo per pezzo e insieme, per fantasia e imitazione, gli elementi necessari a far nascere un universo collettivo e autonomo, fatto di regole e di vincoli, ma anche di infinite possibilità e di molteplici sogni. Le utopie di Luca Mori insegnano a pensare da sé, non in modo individuale, bensì in modo collettivo.
Alfonso Maurizio Iacono
È stata presentata martedì 21 febbraio la seconda Valutazione della Ricerca (VQR) realizzata dall'ANVUR, che ha analizzato la produzione scientifica delle università italiane nel periodo 2011-2014.
Nella valutazione, che ha tenuto conto sia dell’area scientifica di riferimento dei prodotti esaminati che della classe dimensionale degli istituti, l’Università di Pisa si è collocata al primo posto nell'area scientifica 1 “Scienze matematiche e informatiche”, davanti a Padova e Roma La Sapienza, e al secondo posto nell'area scientifica 9 “Ingegneria industriale e dell'informazione”.
L'Ateneo pisano si è piazzato inoltre al quarto posto nell'area scientifica 10 “Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche”, nell’area scientifica 11b “Scienze psicologiche” e nell'area scientifica 14 “Scienze politiche e sociali”. Complessivamente, ben 11 aree scientifiche delle 16 valutate dall’ANVUR risultano nella top ten delle relative classi dimensionali.
Altro dato importante riguarda le politiche di reclutamento, dove i prodotti scientifici presentati dagli addetti assunti o promossi nel quadriennio hanno portato l'Università di Pisa in prima posizione nell'area scientifica 5 “Scienze biologiche” e a buone prestazioni in diverse altre aree.
"I risultati di questa seconda VQR - ha commentato il rettore Paolo Mancarella - hanno mostrato un trend di leggero miglioramento rispetto alla precedente. L'analisi di tali dati sarà molto utile per avere un quadro complessivo e dettagliato del sistema della ricerca dell'Ateneo, in rapporto al contesto nazionale. Nello stesso tempo, i risultati potranno aiutare nella programmazione di politiche volte all’ulteriore valorizzazione delle aree che si sono mostrate più solide, ma anche alla crescita di quelle aree che appaiono ad oggi meno competitive".
Si riporta di seguito il comunicato generale prodotto dall'ANVUR, dal titolo "Nel confronto internazionale cresce la produzione scientifica dell'università italiana, ha un maggiore impatto ed è più produttiva".
Camminare è un'attività umana fondamentale, un atto antico e naturale e tuttavia non privo di difficoltà e pericoli dovuti ai motivi più diversi. A far luce con una ricerca del tutto originale sul tema della sicurezza pedonale sono stati due ingegneri, Elvezia Maria Cepolina e Alessandro Marradi, e una storica, Denise Ulivieri, dell’Università di Pisa. I risultati dello studio, finanziato nell’ambito dei Progetti di Ateneo 2015, sono stati appena pubblicati sull’«International Journal of Sustainable Development and Planning».
“Il semplice camminare all’aperto negli spazi pubblici, almeno fino alla prima metà del 18° secolo, era spesso molto disagevole - spiega Denise Ulivieri - utilizzare questi luoghi con facilità e libertà dipendeva, ad esempio, dal sesso o dalla classe sociale, basta pensare alle differenze stilistiche e tipologiche tra scarpe da uomo e da donna, senza dimenticare la condizione delle strade, spesso sporche o fangose, o il tipo di pavimentazione, fattori così importanti da essere minuziosamente regolamentati nei centri urbani sin dal Medioevo”.
Dopo una prima rassegna storica sulle leggi in materia di costruzione e manutenzione delle strade e sulla mobilità pedonale, fogge di scarpe incluse, lo studio ingegneristico ha quindi analizzato gli aspetti di sicurezza in termini di scivolosità e attrito sia in condizioni di asciutto e bagnato. Come banco di prova i ricercatori hanno utilizzato la “panchina”, cioè la tipica pavimentazione del centro storico di Volterra, sulla quale sono stati testati i materiali storicamente utilizzati per le scarpe o per il trasporto, come legno di abete e di noce, pelle, ferro e gomma.
Gli esperimenti, condotti nei laboratorio dell'Università di Pisa, hanno mostrato che il legno, con cui ad esempio erano fatti un tempo gli zoccoli, è il materiale che garantisce meno aderenza e che, in tutti i casi, le pietre “subbiate”, cioè in linea con le norme storiche di manutenzione stradale, garantiscono una migliore resistenza allo scivolamento.
“Anche i dati empirici suggeriscono che per garantire una mobilità sicura nei centri storici è molto importante controllare i cambiamenti della macrorugosità superficiale della pavimentazione - concludono Elvezia Maria Cepolina e Alessandro Marradi – monitoraggi che oggi è possibile eseguire con strumenti avanzati come laser e telecamere a scansione lineare”.
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Immagine: Foto storiche del centro storico di Volterra, Biblioteca Guarnacci di Volterra.
Il libro "Accademia delle Belle Arti di Firenze. Scultura 1784-1915", appena pubblicato dalla Pisa University Press, nasce dall’esigenza di ricostruire la storia dell’Accademia di Belle Arti di Firenze e di mettere finalmente in luce il suo prestigioso patrimonio artistico, oggi ospitato, in gran parte, in vari musei cittadini. Il volume è frutto di anni di ricerche condotte prevalentemente su fonti archivistiche e letterarie da studiosi di primo piano. Lo presentiamo qui con una prefazione di Luciano Modica, presidente dell'Accademia e già rettore dell'Ateneo.
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Nel 2013 un grande convegno tenuto nell’Accademia di Napoli ha fatto il punto sui patrimoni culturali delle Accademie di Belle Arti in Italia, sul loro valore culturale, artistico, didattico e sulla loro conservazione. In quell’occasione fu lanciato un richiamo affinché ogni Istituto affrontasse consapevolmente la propria identità attraverso un’attività di conoscenza approfondita del proprio patrimonio implementando, al contempo, le azioni per la sua salvaguardia.
E’ anche tenendo conto dei risultati di quel convegno che oggi ho l’onore di presentare questo lavoro attento e fecondo che coordina lo sforzo di indagine storico-artistica che in questi anni è stato condotto nella nostra Accademia. Un lavoro puntuale che si è sviluppato con la piena adesione e consapevolezza degli organi accademici a partire dall’attenta convinzione con il quale il Consiglio di Amministrazione ha appoggiato l’iniziativa, la viva adesione del Collegio dei professori e perfino degli studenti che potranno trovare, in queste pagine, alcune risposte alle domande che sorgono a chiunque viva la nostra Accademia, le nostre aule i nostri corridoi così affollati di opere.
E sono proprio le opere scultoree quelle da cui si è deciso di iniziare questa approfondita ricognizione storico artistica perché la loro rilevanza artistica, numerica e la loro presenza materiale è quella che si impone anche al visitatore che, per caso, entrasse nel nostro istituto ed è il fondamento della collezione di cui il Granduca Pietro Leopoldo volle dotare nel 1784 la riformata Accademia di Belle Arti dalla più antica Accademia del Disegno. Questa storia plurisecolare che è storia di Firenze e che vive, ancor oggi, grazie al quotidiano impegno dei docenti è la stessa che ci deve indurre a proseguire questo cammino di ricerca e conservazione per il quale al curatore di questo volume, assieme agli autori che si sono fatti portavoce di una importante eredità del passato, va il mio sincero plauso.
Luciano Modica
Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze
Sono pubblicati e studiati ora per la prima volta gli atti dei Parlamenti di Sardegna dei viceré Angelo de Vilanova (1518-1523 e 1528) e Martino Cabrero (1530), a cura di Laura Galoppini, ricercatrice di storia all’Università di Pisa. I due volumi (981 pp.) fanno parte della collana Acta Curiarum Regni Sardiniae promossa dal Consiglio Regionale della Sardegna.
L’opera sarà presentata il 20 febbraio 2017 (ore 16) a Cagliari nell’aula del Consiglio Regionale, con apertura dei lavori da parte delle autorità, On. Gianfranco Ganau, Presidente del Consiglio Regionale, e On. Michele Cossa, Presidente del Comitato Scientifico; seguiranno le relazioni del Prof. Angelo Torre, Ordinario di Storia moderna presso l’Università del Piemonte Orientale A. Avogadro, e del Prof. Gian Giacomo Ortu, componente del Comitato Scientifico per la pubblicazione degli atti dei Parlamenti sardi.
Pubblichiamo di seguito una breve presentazione dell'opera a firma di Laura Galoppini
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Il progetto scientifico della collana degli Acta Curiarum Regni Sardiniae prevede la pubblicazione di ventidue Parlamenti dal 1355 al 1699 e degli atti stamentari del 1793-1799. Si tratta di un’operazione culturale di grande importanza, motivata – come si legge sul sito del Consiglio Regionale della Sardegna – dalla consapevolezza che «l'esame del peculiare ruolo che i Parlamenti andarono assumendo in rapporto alla società isolana, in quel corso storico plurisecolare, avrebbe consentito di valutare meglio quanto questo istituto trapiantato da una classe dominante esterna seppe divenire strumento di unità amministrativa e territoriale della Sardegna e organo giuridicamente e politicamente rappresentativo. E avrebbe potuto, più in generale, recuperare dall'oblio una fonte straordinaria per la conoscenza della storia sarda nel più ampio contesto europeo, dell'evoluzione del mondo feudale isolano, dei processi di unificazione nazionale, di fusione etnica».
Con lo scopo di far conoscere questa imponente collana i Parlamenti editi sono anche consultabili sul sito del Consiglio Regionale della Sardegna.
I due Parlamenti sardi convocati dal viceré Vilanova nel 1518 e poi nel 1528 e quello convocato dal suo successore Cabrero nel 1530 si svolgono in un periodo particolarmente tumultuoso: quello che vede salire alla ribalta della storia europea Carlo V d’Asburgo e l’inizio del suo scontro con Francesco I di Francia.
Il Regno di Sardegna, che solo un secolo prima, dopo una lunghissima ed aspra resistenza, era stato definitivamente acquisito e ‘pacificato’ dalla Corona di Aragona ed era pervenuto a Carlo V attraverso l’eredità dinastica della madre Giovanna, si trovava ora a far parte dell’enorme complesso territoriale dell’impero. L’isola divenne anche, fra l’altro, terreno di scontro nella guerra con la lega di Cognac (1528), quando le truppe di quest’ultima ne invasero il nord, e costituì una sorta di antemurale, nelle intenzioni e nei piani di Carlo, da opporre all’espansione del mondo ottomano e alle relative incursioni che partivano dalle coste del nord Africa.
L’edizione non contiene, peraltro, soltanto i verbali inediti dei Parlamenti Vilanova e Cabrero: infatti questi ultimi, talora incompleti e in pessimo stato di conservazione, sono stati ampiamente integrati, attraverso una lunga ricerca, dalle più varie fonti archivistiche sarde e catalane.
Si tratta di un lavoro fondamentale per la storia politica, istituzionale, sociale ed economica della Sardegna nel quadro dell’Europa mediterranea fra autunno del Medioevo e albori dell’età moderna.
Laura Galoppini
È stato assegnato a un allievo del dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, Corso dottorale regionale “Pegaso”, il premio “Firenze University Press - Tesi di Dottorato” per il miglior elaborato nel settore delle Scienze umanistiche. Pasquale Focarile ha conseguito la laurea triennale e magistrale a Pisa, ed è stato tra i primi dei due studenti pisani ammessi al dottorato istituito nel 2013 e al quale l’Università di Pisa partecipa insieme all’Università di Firenze e di Siena.
La tesi di Pasquale Focarile, di cui è stata tutor la professoressa Cinzia Maria Sicca dell’Ateneo pisano, ha avuto come oggetto "I Mannelli di Firenze. Storia, mecenatismo e identità di una famiglia fra cultura mercantile e cultura cortigiana”. La tesi, la cui originalità è stata riconosciuta dalla Commissione Giudicatrice del premio, ricostruisce l’evoluzione del rapporto di una famiglia nobile fiorentina con gli oggetti d’arte, definendo il ruolo che questi ebbero nel rinnovarne l’identità socio-politica e culturale fra XVI e XVIII secolo.
Dismessa, con ritmi diversi, la “veste mercantile”, vari rami della famiglia adottarono uno stile di vita ispirato alla corte medicea, misurando su di esso la distanza dal passato e l’ascrizione alla nobiltà del Principato. Partendo dalla ricostruzione della secolare vicenda storica e architettonica della residenza principale, e proseguendo con l’identificazione e ricostruzione di altre dimore, di città e di campagna, l’analisi degli allestimenti degli oggetti d’arte, condotta su base documentaria e con gli strumenti critici del Display of art, ha restituito le tappe fondamentali del processo di trasformazione e arricchimento delle dimore. La tesi sarà pubblicata in edizione digitale e cartacea entro l’autunno 2017.
Pubblicata per la prima volta in edizione critica l’opera poetica di Michelangelo Buonarroti. I curatori del volume sono Giorgio Masi, professore di Letteratura italiana all’Università di Pisa, e Antonio Corsaro dell’Università di Urbino. Il volume edito da Bompiani sarà presentato a Firenze il prossimo 16 febbraio in Casa Buonarroti (Via Ghibellina, 70) alle 16,30. Qui intanto una breve anticipazione a firma di Giorgio Masi.
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In questa nuova edizione critica e commentata delle poesie di Michelangelo il commento e i cappelli introduttivi ai singoli testi si devono a Giorgio Masi, dell’Università di Pisa; la trascrizione dai manoscritti, la nota filologica e l'apparato critico ad Antonio Corsaro, dell’Università di Urbino.
Le poesie sono state ordinate non secondo un criterio unico, come avveniva nelle edizioni precedenti, ma in base a una gerarchia di criteri: in primo luogo, tenendo conto della realtà dei manoscritti. Infatti, laddove risultassero raggruppamenti cui l’autore aveva in qualche modo dato il proprio consenso, sono stati riproposti come tali: è il caso della Silloge e degli Epitaffi. Per il resto sono state distinte le rime pervenuteci in forma frammentaria (Frammenti e abbozzi) da quelle identificabili come forme metriche compiute. Tra queste ultime si è proceduto a una ripartizione tematica, tra Rime liriche e amorose, Rime comiche, d’occasione e di corrispondenza e Rime spirituali e religiose. Il totale dei componimenti raccolti assomma a 353 pezzi: talvolta si tratta di testi commentati per la prima volta, e in generale le annotazioni propongono numerose nuove letture.
Il percorso all’interno della scrittura michelangiolesca, compreso ciò che resta dell’epistolario, nelle intenzioni dei curatori è stato condotto seguendo una direttiva costante: unire l’interpretazione e la ricostruzione del testo per offrire quest’ultimo nella veste più attendibile. Filologia ed esegesi vanno a braccetto, nel caso di Michelangelo poeta, e spesso l’interpretazione è complicata, perché l’autore aveva proprio la complessità quale obiettivo estetico: entrare nel suo mondo poetico significa dunque superare varie difficoltà, riflesso della sua forma mentis; con la consapevolezza che, in fin dei conti, si tratta della testimonianza, ora sublime ora comica, ma autentica nell’essenza, di un destino: «Per fido esemplo alla mia vocazione / nel parto mi fu data la bellezza, / che d’ambo l’arti m’è lucerna e specchio».
Giorgio Masi