Si è concluso ieri il simposio internazionale “The Mindscience of Reality”. Per due giorni, dal 20 al 21 settembre, il Dalai Lama è stato ospite d'onore dell'Ateneo pisano che gli ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Psicologia clinica e della salute.
Organizzato dall'Ateneo pisano e dall'Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, il simposio ha visto la partecipazione di migliaia di persone, sia dal vivo sia attraverso la diretta streaming.
Come racconto e cronaca di queste emozionanti giornate pisane all'insegna della studio della mente e del confronto fra scienza occidentale e tradizioni e filosofie orientali ecco una carrellata di foto, video e la rassegna stampa.
FOTO
Il rettore dell'Università di Pisa Paolo Mancarella e il Dalai Lama
Richard Gere, che da anni ha abbracciato il buddhismo, sul palco del Simposio
RASSEGNA STAMPA, VIDEO E WEB (in aggiornamento)
Corriere della Sera (17 settembre)
Tg1 (Ore 20 18 settembre)
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TgR Toscana (21 settembre, 19,30)
TgR Toscana (21 settmbre, 14,00)
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Nazione Toscana&Liguria (19 settembre)
Nazione Pisa (22 settembre)
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Nazione Pisa (21 settembre)
Tirreno Pisa/1 (21 settembre)
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Tirreno Pisa/3 (21 settembre)
Tirreno Pisa/4 (21 settembre)
Tirreno Pisa (19 settembre)
Nazione Pisa (18 settembre)
VIDEO a cura di MediaEventi UNIPI (in aggiornamento)
Laurea honoris causa (video 360°)
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Streaming in italiano
Streaming in linguaggio dei segni (LIS)
In concomitanza con il XXVIII Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana di Anglistica, in programma a Pisa dal 14 al 16 settembre, la sezione di Anglistica del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, organizza una serie di eventi aperti al pubblico per celebrare il bicentenario della morte di Jane Austen, avvenuta il 18 luglio del 1817.
Austen è tra le scrittrici più amate del canone anglofono, autrice di capolavori indiscussi come Ragione e sentimento (1811) e Orgoglio e pregiudizio (1813), che continuano ad affascinare il pubblico dei lettori e rappresentano un’inesauribile fonte di interesse per gli studiosi della letteratura e della cultura inglesi del primo Ottocento.
Le iniziative, organizzate col contributo di Fondazione Pisa e Fondazione Palazzo Blu, intendono gettare luce sul mondo della scrittrice, sul suo profilo di donna e letterata, oltre che sul contesto culturale all’interno del quale la sua opera si colloca, ma anche rendere conto del successo che i romanzi austeniani hanno riscosso al di là dell’ambito strettamente letterario, rivelandosi ad esempio particolarmente stimolanti per registi e sceneggiatori cinematografici, che di essi hanno realizzato numerose e variegate trasposizioni.
Mercoledì 13 settembre, alle ore 21, presso il Cinema Arsenale, sarà proiettato il film Love and Friendship (UK, 2016), recentissima versione di un testo giovanile di Austen, che ben testimonia l’atteggiamento di arguta irriverenza e la tendenza alla sperimentazione tipica dei Juvenilia.
Giovedì 14 settembre, alle ore 19, a Palazzo Lanfranchi, “I Sacchi di Sabbia” e “The English Theatre Company” presenteranno una performance nella quale la lettura di brani famosi del macrotesto narrativo di Austen si alternerà a quella di passi tratti dalla corrispondenza privata dell’autrice.
Infine, venerdì 15 settembre, alle ore 20, nella Sala della musica di Palazzo Blu, si terrà un concerto per pianoforte di Lorenzo Manfredi, con brani di Field, Chopin, Döhler, per celebrare l’amore di Jane Austen per la musica, presenza costante nella sua vita e nelle sue storie. Il concerto sarà eseguito sul pianoforte Pleyel in dotazione al palazzo. Per ragioni di spazio, la partecipazione al concerto sarà solo su invito.
Sarà una laurea che varrà il doppio quella che Giulia Ferrari, Rebecca Mori e Serena Monachesi conseguiranno il prossimo anno accademico, al rientro dal loro periodo di studio in Francia. Grazie all’accordo con l’Università di Aix-Marseille, infatti, le tre studentesse dell’Università di Pisa otterranno la laurea magistrale in “Linguistica e Traduzione” e parallelamente in “Traduction littéraire et tramsferts culturels”, aggiudicandosi uno dei 22 “titoli doppi o congiunti” che l’Ateneo pisano offre in collaborazione con università europee ed extra europee. Dopo aver frequentato il primo anno a Pisa, partiranno il prossimo 14 settembre per Aix-en-Provence, dove trascorreranno il loro secondo anno e prepareranno la tesi.
Da sinistra: Giulia Ferrari, Rebecca Mori, la professoressa Antonietta Sanna e Serena Monachesi.
Prima della partenza, al dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, si è tenuta una piccola cerimonia di saluto per le tre borsiste. Le ragazze sono state salutate dalla professoressa Roberta Ferrari, vicedirettore del dipartimento, dalla professoressa Antonietta Sanna, responsabile dell'accordo per il doppio titolo, Paola Cappellini, responsabile dell’Unità cooperazione internazionale, Annalisa Simonetti, capo dell’unità didattica di Fileli, dalla professoressa Francesca Fedi, responsabile CAI del dipartimento e Francesca Leotta, volontaria del servizio civile presso l’Ufficio relazioni internazionali di FiLeLi.
Giulia Ferrari, Rebecca Mori e Serena Monachesi hanno superato una selezione basata sul merito (esami svolti e media dei voti) e costituiscono il secondo gruppo di studentesse a partire nell’ambito di questo accordo. Le tre ragazze trascorreranno il secondo anno della magistrale in Francia, nel campus di Aix-en-Provence, dove lavoreranno anche alla tesi di laurea. La tesi sarà poi discussa in video conferenza Pisa-Aix-en-Provence, con una commissione mista, composta da docenti italiani e francesi.
Giulia Ferrari (24 anni, di Massa), Rebecca Mori (25 anni, di Calci) e Serena Monachesi (24 anni, di Roma) sono partite per la Francia con la borsa ottenuta attraverso il bando che l’Ateneo mette a disposizione per l’assegnazione di contributi di mobilità per l’acquisizione di CFU all’estero.
In piedi, da sinistra: Francesca Leotta, Annalisa Simonetti, Francesca Fedi, Rebecca Mori, Serena Monachesi, Paola Cappellini e Roberta Ferrari. In basso, da sinistra: Antonietta Sanna e Giulia Ferrari.
Venerdì 28 luglio si è conclusa la prima campagna degli scavi archeologici presso le terme di Nerone, condotti dall’Università di Pisa sotto la direzione scientifica della professoressa Maria Letizia Gualandi, docente di Archeologia classica, grazie al finanziamento del Comune di Pisa e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio delle province di Pisa e Livorno.
Lo scavo è stato reso finanziato con 40mila euro dall’Amministrazione Comunale e costituisce il primo passo per la creazione di un parco archeologico nell’area che da Largo del Parlascio arriva fino a San Zeno. L’obiettivo è quello di far conoscere alla cittadinanza il patrimonio artistico dell’età romana, e anche di creare un nuovo polo culturale di attrazione turistica.
«Dati i risultati interessanti ottenuti con questa prima campagna di scavi - dichiara l'assessore ai lavori pubblici Andrea Serfogli - l'Amministrazione rinnova il suo impegno per un nuovo progetto di scavi il prossimo anno, con l'obiettivo di portare a conoscenza la storia più antica della città. In più, l'Amministrazione attraverso l'acquisizione dei terreni tra via San Zeno e le Mura, da privati o dall'Università, intende creare un'area verde e di valorizzazione del patrimonio archeologico».
Lo scavo, a cui hanno partecipato gli studenti del corso di laurea in Beni Culturali e del corso di laurea magistrale in Archeologia come complemento pratico della loro preparazione, ha permesso di acquisire nuove e importanti informazioni storiche sull’edificio termale e sulla vicina porta del Parlascio, che si apriva sul circuito delle mura medievali.
Due le aree di scavo aperte in Largo del Parlascio. Una è quella in prossimità delle “Terme di Nerone”, nella quale sono emerse nuove strutture murarie, di cui non avevamo conoscenza, che delimitano altri ambienti del complesso di età romana. In particolare, l’analisi dei materiali rinvenuti permette di raccontare le vicende dell’edificio nel corso del medioevo. Ad esempio, è stata individuata una piccola area, all’aperto, che ospitava un forno per attività artigianali (ancora de definire quali). Inoltre, si è visto che gli edifici romani furono demoliti alla metà del XVI secolo, quando tutta l’area di Largo del Parlascio subì profonde modifiche.
In quel periodo, la vecchia porta del Parlascio fu chiusa, fu costruito il Bastione e aperta Porta a Lucca. Una trasformazione urbanistica di cui porta i segni anche la seconda area di scavi, addossata alle Mura medievali. Si è rinvenuto l’edificio della gabella, dove si pagava l’imposta di ingresso in città, databile tra il XII e il XIII secolo, con una serie di ristrutturazioni che arrivano fino alla prima metà del XVI secolo. Ancora oggi è possibile osservare l’impronta delle falde del tetto sulle Mura. L’acqua piovana era raccolta in una vicina cisterna, individuata durante le indagini. Inoltre è stata rinvenuta la strada di ingresso in città, databile al XIV secolo, con il suo marciapiede in mattoni.
Tutte queste strutture furono abbattute con i lavori urbanistici di metà XVI secolo, e l’area del Parlascio divenne zona ortiva, suddivisa in proprietà private.
«Come sempre avviene negli scavi archeologici - sostiene la professoressa Gualandi - se hanno trovato risposta alcune domande storiche che avevano suggerito l’indagine, numerosi sono i nuovi interrogativi che motivano il proseguimento della ricerca. La conoscenza dell’estensione del complesso termale e degli edifici medievali rinvenuti incoraggiano infatti ad estendere lo scavo, anche al fine di valutare la possibilità di un ampliamento dell’area archeologica».
Il dottorato di Filologia, Letteratura, Linguistica dell'Università di Pisa è stato selezionato come vincitore di una delle cinque borse di studio a sostegno di progetti di ricerca in materie umanistiche messe in palio dalla Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus. La borsa, che ha un importo di 70 mila euro distribuiti in un triennio accademico, avrà come tema di ricerca "La rappresentazione delle relazioni economiche nella letteratura romanzesca europea dagli inizi del XIX agli inizi del XXI secolo", con l'obiettivo di contribuire alla comprensione delle relazioni che gli individui e le società intrattengono con il denaro, il commercio e la finanza.
Il progetto proposto dal corso di dottorato pisano, che è coordinato dal professor Gianni Iotti, ordinario di Letteratura francese, è stato scelto tra i 53 presentati da 25 università, insieme a quelli degli Atenei della Basilicata, di Camerino, di Padova e di Roma Tor Vergata. Tutela del patrimonio architettonico-culturale, legame con il territorio e multidisciplinarietà sono le caratteristiche dei corsi selezionati dalla Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, che per la prima volta ha deliberato l'erogazione delle cinque borse di studio in occasione del decimo anno di attività.
Per l'Università di Pisa si tratta di un risultato di particolare importanza, che permetterà di disporre di una borsa aggiuntiva rispetto a quelle interne già a disposizione del dottorato.
Secondo il Regolamento vigente, l’assegnazione della borsa avverrà tramite concorso riservato a candidati in grado di dimostrare il possesso, oltre che dei requisiti di legge, di un indice ISEE 2017 inferiore a 25 mila euro, di una votazione di 110 e lode e con non più di un anno di iscrizione fuori corso alla laurea magistrale/specialistica o al diploma di laurea vecchio ordinamento o a titolo straniero idoneo; infine, di non aver mai goduto di altra borsa di studio o altra forma di sussidio, né di esserne prossimo assegnatario. Per maggiori informazioni, si può consultare il bando all'indirizzo: www.unipi.it/concorsodottorato.
A commento del risultato ottenuto, il professor Iotti ha dichiarato: "Prima di tutto vorrei ringraziare la Fondazione Intesa Sanpaolo per la sua generosa iniziativa che fornirà ad alcuni giovani meritevoli e bisognosi l’opportunità di intraprendere una ricerca di largo respiro la quale avrà sicuramente ricadute di grande interesse per tutta la comunità scientifica. Anche perché, fra gli obiettivi del progetto presentato dal nostro Dottorato, è previsto l’allestimento di una banca dati che permetterà la pubblica consultabilità dei risultati anche dopo il completamento del percorso di dottorato".
"In secondo luogo - ha continuato il coordinatore del corso di dottorato - terrei a esprimere il mio compiacimento per il fatto che la selezione della Fondazione, insieme ad altri progetti di ricerca nel campo umanistico, ha premiato un progetto di impostazione linguistica e letteraria, cosa niente affatto scontata nel contesto attuale caratterizzato da una certa marginalità delle discipline filologiche. La ricerca, infatti, avrà come oggetto la rappresentazione delle relazioni economiche e della loro influenza sui sentimenti e sui rapporti umani all’interno della produzione romanzesca europea degli ultimi due secoli e, come tale, potrà fornire un utile contributo alla definizione del legame tra letteratura e realtà, legame troppo spesso trascurato o distorto dalle semplificazioni dettate dagli imperativi culturali più diffusi".
"Infine - ha concluso - mi sia permesso esprimere soddisfazione per il risultato ottenuto dal Dottorato in Filologia, Letteratura, Linguistica che coordino. Un risultato che premia l’impegno di tutti i membri del Collegio dei docenti e che si inserisce con coerenza nel percorso di innovazione e di apertura intrapreso dal Dottorato stesso. Percorso che, nella recente procedura di accreditamento dei dottorati dell’ANVUR, ci ha permesso di ottenere la qualifica di « dottorato innovativo internazionale ». E ciò, tra l’altro, grazie all’inclusione nell’organico di molti docenti stranieri in servizio presso prestigiose università europee ed americane il cui apporto sarà essenziale nella prospettiva sempre più trans-nazionale dell’alta formazione scientifica".
Stefano Brugnolo, professore di Critica Letteraria e Letterature Comparate del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica del nostro Ateneo, è autore del volume "La tentazione dell'Altro. Avventure dell'identità occidentale da Conrad a Coetzee" (Carocci, 2017). Il volume ricostruisce le trame che autori come Melville, Conrad, Stevenson, Malraux, Flaiano, Vargas Llosa, Coetzee e tanti altri hanno concepito per raccontarci la tentazione di essere altri-da-sé, il sogno impossibile di perdersi oltre il confine della cosiddetta civiltà, di sradicarsi dalle proprie origini e appartenenze.
Pubblichiamo di seguito una presentazione a firma dell'autore.
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Si tratta di una ricerca incentrata sul tema, profondamente radicato nella letteratura coloniale e post-coloniale otto-novecentesca, del going native. In altre parole, è un'indagine incentrata sulle trame di molti romanzi in cui un soggetto occidentale che oltrepassa un certo confine (culturale oltre che geografico) entra in contatto con ambienti e popolazioni ‘altri’ e lì si perde, cambia identità, si ammala, impazzisce, si converte, diventa uno di ‘loro’, ecc. Il caso più emblematico è quello del Kurtz di Cuore di tenebra, ma il panorama è significativamente più vasto e articolato. Per quanto si tratti di un tema pressoché popolare di esso allo stato attuale questo è finora l’unico studio di carattere generale e sistematico.
La tesi centrale del saggio è questa: che la nascita e il fiorire di questo tipo di topos nella letteratura di un certo giro di anni – quelli dell’affermazione definitiva dell’identità occidentale su scala planetaria – possa rivelarci qualcosa circa le mutazioni che avvenivano (e avvengono) invece dentro i confini della nostra civiltà. In altre parole ancora: prendendo in esame quelle trame coloniali si possono comprendere alcuni sommovimenti e mutamenti che stavano avvenendo a livello di identità occidentale (per esempio, le ‘possessioni’ coloniali prefigurano le novecentesche possessioni europee).
Per quanto il titolo del saggio possa a prima vista suggerire l’idea di una prospettiva che è tipica di quelli che attualmente vengono definiti post-colonial studies, l’assunto centrale mira a ribaltare quella prospettiva; quei critici infatti studiano la letteratura con tematica coloniale per denunciare una presunta (e a volte reale) complicità di alcuni grandi scrittori (Conrad, Kipling, Stevenson etc.) con l’ideologia imperialistica ed eurocentrica del loro tempo, mentre l’operazione che qui si tenta mira a dimostrare come quegli stessi autori, anche quando partivano da assunti filo-occidentali, hanno poi contraddetto felicemente quei loro assunti, scrivendo storie che in definitiva problematizzano qualsiasi pratica di discriminazione e dominio, da chiunque essa sia portata avanti.
Uno degli obiettivi di questo studio riguarda proprio la scuola (professori e studenti): esso infatti rivendica la ‘leggibilità’ di alcuni grandissimi testi e autori che hanno scontato negli scorsi decenni il pregiudizio di essere legati a doppio filo con un’ideologia coloniale che deve essere giustamente archiviata. Il tentativo è quello di provare a interpretare questi autori e a dire con dovizia di esempi come in realtà essi siano ‘per tutti e di tutti’, e che possano e debbano essere letti e studiati proprio in scuole e università sempre più multiculturali. E questo proprio perché ci dicono verità importanti sulle dinamiche di violenza e dominio, di integrazione o segregazione, di incontro o scontro con un’alterità che se è sicuramente fuori di noi – inscritta nella diversità degli altri popoli e culture – poi è anche sempre dentro di noi.
A grandi linee il libro funziona così: dopo una introduzione sul problema dell’Altro in letteratura, seguono i capitoli che prendono in esame le varianti principali del tema. Si va dai capostipiti del mio topos (Shakespeare e Defoe) ai vari classici otto e novecenteschi di tutte le letterature europee: Melville, Conrad, Kipling, Stevenson, Malraux, Céline, Gide, Loti, Mann, Zweig, Faulkner, Flaiano, Borges, Golding, Vargas Llosa, Naipaul, ecc. fino ai più recenti Coetzee e Houellebecq (il cui controverso Sottomissione è l’ultima, originale declinazione del tema, a dimostrazione della vitalità di esso). Non manca qualche incursione nella pittura (Gauguin), nella musica (Puccini), nel mondo del film (Coppola) e nell’antropologia (Lévi-Strauss). Il libro si pone certo l’obiettivo di essere quanto più possibile esaustivo e rigoroso, ma anche chiaro, comprensibile e di scorrevole lettura.
Stefano Brugnolo
Qual è il sogno di una copia se non quello di voler essere un originale? E' questa una delle domande da cui parte il volume "Il sogno di una copia. Del doppio, del dubbio, della malinconia" (Guerini scientifica) di Alfonso Maurizio Iacono, professore ordinario di Storia della filosofia al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. I capitoli che formano il libro ruotano attorno al tema della rappresentazione a partire da problemi, domande, dubbi, ambivalenze della nostra epoca.
Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell'Introduzione al libro a firma dell'autore.
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Una copia può sostituirsi all’originale? Se copia e originale sono identici, è proprio l’assenza di una differenza fra loro che rende la copia falsa nello stesso momento in cui la verità che trova in se stessa è la medesima di quella dell’originale.
Ma una copia che si differenzia è vera nella misura in cui può rivendicare una propria autonomia anche se vincolata alla relazione con l’originale. Il sogno di una copia è sì quella di prendere il posto dell’originale ma trovando, nello stesso tempo, la propria differenza e la propria autonomia. Da Solaris a Blade Runner, a The Island le copie soffrono e lottano in modo diverso per uscire da ciò che a Platone appariva come il peggiore degli incubi: la confusione falsificante tra copia e originale. [...]
L’incubo di Platone della copia che prende il posto dell’originale oggi si realizza soltanto nella produzione in serie delle merci dello stesso tipo, cioè in quel detersivo che deve essere identico a quello che gli sta a fianco nello scaffale del supermercato e ai milioni di copie che hanno lo stesso peso, la stessa forma, le stesse immagini e lo stesso prezzo. Come nella notte in cui tutte le vacche sono nere, qui non essendoci differenza non vi è conoscenza. Per tutto il resto emerge lo scarto che segna la differenza tra l’imitazione e l’originale. I bambini non copiano gli adulti, li imitano e così facendo agiscono creativamente.
Ma poi, diventati adulti, lo scarto e il senso di perdita prenderanno il sopravvento e allora la malinconia si accompagnerà alla coscienza di una lacerazione che non si può più ricomporre. Ma come aveva ricordato Immanuel Kant il mondo è pieno di tutori disposti a farci restare bambini anche e soprattutto quando non lo siamo più e quel famoso fanciullo che è in noi può venire fuori soltanto dopo che la scissione e la riflessione si sono compiute. [...]
Il sogno di una copia che vuole sostituirsi all’originale deve accompagnarsi alla coscienza dello scarto che si produce e che segnala la sua diversità. Il bambino che gioca a cavallo di un manico di scopa sa che quello è un bastone di legno e non un cavallo. Sta imitando il cavaliere e facendolo attiva la sua creatività. Non lo sta copiando. I bambini che giocano trasformando foglie e conchiglie in barche imitano, non copiano. Il sogno di una copia è di non essere più copia ma non annullandosi nell’originale, bensì segnando uno scarto e divenendo un’imitazione, cioè qualcosa di simile e di diverso, come un figlio rispetto al padre.
Alfonso Maurizio Iacono
"Storie di mondi intermedi" (Edizioni Ets, 2017) raccoglie i risultati di una collaborazione teorica, che va avanti da più di trent’anni, tra i componenti di una strana coppia: la filosofia e la riabilitazione neurocognitiva. Autore del volume è Alfonso Maurizio Iacono è professore ordinario di Storia della filosofia al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa.
Pubblichiamo di seguito una la prefazione del volume a firma dell'autore.
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Raccolgo qui parte dei risultati di una collaborazione teorica che è iniziata ormai più di trent’anni fa con il prof. Carlo Perfetti e con il suo numeroso gruppo di riabilitatori.
Sono stati anni di continue riflessioni e autointerrogazioni in seno a una disciplina che, come ogni sapere scientifico, ha bisogno di ripensare metodologicamente e concettualmente se stessa e i modi delle sue pratiche terapeutiche. Il fascino conoscitivo della riabilitazione consiste per me in particolare nel fatto che corpo e mente, movimento e pensiero, mostrano la loro unità ancor più se e quando si presentano delle patologie. Se come aveva rilevato lo storico della scienza Georges Canguilhem, riecheggiando quel che Nietzsche ebbe a osservare a proposito di Claude Bernard, uno dei padri della fisiologia, il patologico non è qualcosa d’altro dal normale perché vi troviamo amplificati tutti i suoi elementi, ciò trova conferma nella riabilitazione neurocognitiva.
Ritengo che la definizione data da Carlo Perfetti della riabilitazione come apprendimento in condizioni patologiche, sia un importante punto di riferimento per la riflessione teorica e si attaglia assai bene al tema dei mondi intermedi intesi come costruzioni comunicative di relazioni che si creano nei processi di apprendimento dati dal gioco e dall’arte.
I gattini che giocano alla guerra e la Montagna Sainte-Victoire di Paul Cézanne, a cui faccio riferimento nelle pagine di questo libro, mondi apparentemente così lontani tra loro, trovano il loro punto in comune proprio nei modi di costruire mondi che nascono da altri mondi e se ne rendono autonomi pur mantenendo con essi una relazione. Anche apprendere in condizioni patologiche è un costruire mondi nelle relazioni che vanno a instaurarsi tra terapisti e pazienti. È qui che riabilitazione neurocognitiva e filosofia si sono incontrate. Una strana coppia, verrebbe da dire, ma spesso le strane coppie funzionano assai meglio di quelle cosiddette normali.
Dedico questo libro a Carlo Perfetti, vero maestro della riabilitazione neurocognitiva.
Nel corso di questi anni ho conosciuto molti riabilitatori con i quali, in vario modo, ho collaborato sia attraverso incontri, seminari, lezioni, convegni, sia scrivendo sulla rivista Riabilitazione Neurocognitiva. Tra essi desidero ricordare, ben sapendo che non esaurisco l’elenco, Sonia Fornari, Valter Noccioli, Franca Panté, Aldo Pieroni, Paola Puccini, Carla Rizziello, Vincenzo Saraceni, Alessandra Vecoli, Angela Veronese, Sergio Vinciguerra, Marina Zernitz. Un grazie inoltre a Luca Mori, che ha condiviso con me, arricchendola, la parte filosofica di questa storia, a Silvia Baglini e a Giacomo Brucciani per le loro preziose osservazioni e a Marina Campolmi, che ha condiviso con Carlo la parte riabilitativa. Infine, un pensiero a Silvia Bizzarri e a Marcella D’Ambrosio che non ci sono più.
Alfonso Maurizio Iacono
Nell'ambito della collana "Genere, soggettività, diritti", promossa dal Comitato Unico di Garanzia dell'Università di Pisa, è stato pubblicato l'e-book "Gender studies all'Università di Pisa".
Il lavoro è stato condotto da due laureati dell’Università di Pisa, Alice Fazzi e Daniele Filipetto, sotto la supervisione delle tutor Elisa Cacelli, del Sistema Bibliotecario d’Ateneo, e Cristina Moro, docente di Bibliologia e Storia della stampa e dell’editoria nella nostra università.
L'e-book è scaricabile gratuitamente a questo link.
Qui di seguito pubblichiamo la prefazione a cura della professoressa Laura Savelli, docente di Storia Contemporanea e Storia di Genere, ex presidente del Cug e responsabile della collana "Genere, soggettività, diritti", in cui illustra contenuti e obiettivi dello studio.
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Con questa pubblicazione l’Università di Pisa si dota di uno strumento importante ed utile. Importante perché mostra l’interesse di docenti e studenti del nostro ateneo per le tematiche che riguardano, genere, pari opportunità, politiche di parificazione o discriminazione: utile perché porta a conoscenza di studiosi e studiose e di studenti/esse un ampio numero di lavori, in cui il genere è indagato come oggetto di pensieri e pratiche, soggetto di azioni, polo di una relazione.
Gli ambiti disciplinari prevalenti sono quelli medico, letterario-linguistico, storico, filosofico, sociologico, antropologico e giuridico. Se nelle scienze umane e sociali gli studi di genere sono una novità non più recentissima, per gli ambiti medico e giuridico ci troviamo di fronte ad approcci molto nuovi. Se per questi ambiti, infatti, la donna come oggetto d’indagine non è certo una novità di questi ultimi anni, il discorso sulla donna dei medici e dei giuristi è nato con lo stato e con la legge, la novità sta in un approccio, che non dà per scontate le differenze come mero fatto biologico, ma da una parte ne indaga le conseguenze sulla salute e sulla cura dei disturbi del corpo e della mente, dall’altra storicizza il rapporto con le formazioni sociali e statuali, a partire dal variare delle definizioni di ciò che è maschile e femminile. Per non dire, poi, e non lo diremo per manifesta incompetenza, quale influsso inizi ad avere sugli statuti stessi di queste discipline.
In ambito medico-biologico ci troviamo di fronte a indagini che non prendono più in esame soltanto le specificità femminili, il parto o la menopausa, ma portano l’attenzione sulla diversa reazione femminile agli interventi di cura, conseguenza della biologia e fisiologia del corpo femminile ma anche della costruzione storica e culturale del corpo, con la conseguente manifestazione di un disturbo o un disagio fisico e psichico.
Se poi portiamo l’attenzione sui lavori di tesi che fanno riferimento all’ambito umanistico, delle scienze sociali, giuridico ed economico, ci troviamo di fronte, schematizzando a due filoni: il discorso sul genere e il discorso prodotto dalle donne. Se parliamo di discorso sul genere, che è soprattutto ancora un discorso sulla donna – ma troviamo anche lavori sulla mascolinità, sull’omosessualità, sul transgender – le ricerche si interrogano sulla definizione di maschile e femminile, e sulla connessa normazione di comportamenti, attraverso le leggi, le pratiche sociali, la trasmissione dei valori, l’attribuzione di compiti e di professioni e mestieri.
Ma la normazione discende da un nocciolo più duro e di più lunga durata, meno legato ai passaggi d’epoca e più a religioni e culture, ambiti geopolitici continentali e subcontinentali, valorizzati da una tradizione di studi e insegnamenti “extraeuropei” presente nell’Università di Pisa.
Non meno interessante si presenta l’esame del linguaggio e dei linguaggi, influenzati ancora da un’identificazione polarizzata tra uomo/pensiero/responsabilità e donna/emotività, sensibilità/fragilità che si esprime attraverso espressioni idiomatiche di uso ancora comune.
Il discorso della donna ci è restituito attraverso l’esame della produzione letteraria e filosofica, femminile, attraverso l’esame di figure socialmente e culturalmente rilevanti – scienziate, nobildonne, artiste –, meno purtroppo attraverso l’esame di figure o gruppi femminili economicamente rilevanti.
Le donne non si sono espresse e non si esprimono solo attraverso i loro scritti, lettere, romanzi- e non solo attraverso l’oralità, ma anche attraverso l’analisi del loro lavoro produttivo, sia esso quello dell’operaia, dell’impiegata, della contadina e della giornalista.
La pubblicazione di questo “censimento” offre anche un’occasione per riflettere sulla formazione alle professionalità che i nostri studenti si spera potranno esercitare e per le quali li stiamo preparando.
A conclusione del nostro breve discorso, ci preme rilevare il Cug e il Comitato scientifico della Collana mettono intenzionalmente a disposizione questa pubblicazione non solo degli addetti ai lavori, ma anche di coloro che per mestiere o per responsabilità istituzionali operano sul nostro territorio, fornendo spunti di riflessioni e analisi sia pure acerbe, ma che possono essere loro utili nello svolgimento dei loro compiti e dei loro uffici.
Uno strumento, che con tutti i suoi limiti, può contribuire allo svolgimento della terza missione dell’università, quella di fornire all’esterno maggiore consapevolezza culturale e sociale, strumenti di analisi della realtà e sollecitazioni per interventi che migliorino la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini. È dunque con piacere che presentiamo questo e-book in apertura di un nuova collana “Genere, soggettività, diritti”, promossa dal Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Pisa.
Una collana che vuole essere strumento di lavoro nel senso scientificamente più accurato, e che si propone di pubblicare testi di servizio e testi a carattere più strettamente scientifico. Questo e-book risponde ad entrambe le esigenze. Il lavoro è stato condotto da due laureati dell’Università di Pisa, Alice Fazzi e Daniele Filipetto, sotto la supervisione dei tutors Elisa Cacelli, del Sistema Bibliotecario d’Ateneo, e Cristina Moro, docente di Bibliologia e Storia della stampa e dell’editoria nella nostra università.
Laura Savelli
"L'Università di Pisa è certamente tra le più grandi aziende della costa toscana, se non la più grande, e in più è un'azienda no profit, con un attivo di bilancio che sfiora i 750 milioni di euro, un patrimonio immobiliare di quasi 400 milioni di euro e un altrettanto consistente capitale proprio". È questo il quadro di sintesi dell'Ateneo presentato dal rettore Paolo Mancarella ai giornalisti pisani e toscani, convocati a Palazzo alla Giornata per fare il punto a un anno dall'elezione e a sette mesi dall'entrata in carica come rettore.
In questa occasione, il professor Mancarella ha voluto fornire, attraverso una serie di slide, dati e cifre sull'Ateneo, "che - ha detto - forse risulteranno ovvie per taluni, ma che è bene siano rese più chiare all'opinione pubblica". Dalle parole del rettore - accompagnato dalla prorettrice al Bilancio, Ada Carlesi, dalla delegata per la Comunicazione e la diffusione della cultura, Sandra Lischi, e dal direttore generale Riccardo Grasso - emerge la realtà di un grande Ateneo che è di massa, con i suoi 50.000 studenti e 3.000 unità di personale tra docenti e amministrativi, tecnici e bibliotecari, e insieme di eccellenza, con metà dei suoi dipartimenti in lizza per conquistare i finanziamenti MIUR destinati alle 350 strutture italiane di avanguardia e con posizionamenti di rilievo in molte discipline nei diversi ranking sulle migliori università al mondo.
Al centro della riflessione del rettore ci sono stati i temi del bilancio, della manovra espansiva e della strategia di sviluppo del piano edilizio. Per quanto riguarda il primo aspetto, il professor Mancarella ha affermato che "il bilancio dell'Università di Pisa è tra i più solidi ed equilibrati nel panorama nazionale", ricordando che ad aprile il CdA dell'Ateneo ha approvato un conto consuntivo con un utile di esercizio di 11,6 milioni di euro. "La manovra di circa 35 milioni di euro nel triennio 2017-2019 - ha continuato - prevede un significativo piano di assunzioni, nell'ordine del centinaio, e avanzamenti di carriera, oltre all'assunzione di almeno 20 nuovi ricercatori junior e a una serie di misure di sviluppo e valorizzazione della ricerca. In questo quadro, abbiamo prestato particolare attenzione alle esigenze degli studenti, sia attraverso la tutela delle fasce medio-basse, sia con la creazione della figura dello studente a tempo parziale, che permetterà agli studenti lavoratori di continuare nel loro percorso formativo senza essere penalizzati nel pagamento delle tasse".
Nella foto: l'area di San Cataldo dove sarà costruito il nuovo Dipartimento di Biologia.
L'ultimo tema della conferenza ha riguardato il piano edilizio, partendo dalla situazione del Palazzo della Sapienza, la cui riapertura è programmata entro la fine dell'anno. "Abbiamo approvato di recente - ha concluso il rettore - un vero e proprio piano regolatore strategico, che avrà un respiro più che decennale: in questo periodo prevediamo di investire circa 170 milioni di euro, realizzando una visione armonica e strategica di sviluppo dell'Ateneo che accompagnerà in modo omogeneo la crescita complessiva della città".
Rendering del nuovo Polo di Ingegneria.
Ne hanno parlato:
Corriere Fiorentino
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