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Studente pisano premiato per un’idea innovativa sul futuro energetico dell’Italia
C'è anche uno studente dell'Università di Pisa tra i 13 vincitori di Enertour4Students, il concorso promosso da TIS Innovation Park e Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano che ha premiato tredici idee innovative proposte da studenti universitari per il futuro energetico dell'Italia. Giovanni Bruschi, iscritto al corso di laurea in Ingegneria edile-Architettura, ha vinto come premio un soggiorno di tre giorni in Alto Adige con la possibilità di visitare impianti all'avanguardia per la produzione di energia pulita.
L'idea di Giovanni, selezionata tra le 31 inviate da oltre 20 università, riguarda il rapporto tra abitudini alimentari e ambiente: "Sono da sempre stato appassionato di ecologia e crescendo mi sono interrogato più volte sull'impatto che le nostre attività giornaliere hanno sull'ambiente e su come poterle cambiare per limitare il loro effetto – spiega Giovanni – Dalla mia passione per la cucina è nata poi questa idea: trovare il modo di intervenire sulle nostre abitudini alimentari, non solo per far sorridere l'ambiente, ma anche per alzarne la qualità, operando in economia".
Il progetto di Giovanni si articolava in diverse proposte finalizzate a migliorare i nostri comportamenti a tavola e al supermercato – acquisto di prodotti a km 0 o realizzati in modo sostenibile, un ritorno agli alimenti preparati in casa (pane, pasta, dolci), la coltivazione di alimenti freschi anche in città su terrazzi e nei giardini e altro.
I ragazzi vincitori del concorso hanno trascorso tre giorni nella Green Regio d'Italia alla scoperta di energie rinnovabili ed edifici a efficienza energetica, potendo ascoltare dalla viva voce di tecnici e amministratori pubblici quali sono le strategie dell'Alto Adige per rispondere alle sfide energetiche presenti e future. Inoltre sono entrati in contatto con aziende e istituzioni altoatesine attive nel settore dell'energia.
Ne hanno parlato:
PaginaQ
PisaToday.it
Greenreport.it
Controcampus.it
Il mistero delle tombe dei marchesi di Saluzzo
Un nuovo "giallo storico" per l'équipe del professore Gino Fornaciari dell'Università di Pisa che in passato ha già studiato le tombe della famiglia de' Medici a Firenze o quelle degli Aragonesi a Napoli. Questa volta il "mistero" riguarda le sepolture dei marchesi di Saluzzo, uno dei grandi casati italiani che governò in Piemonte fra medioevo ed età moderna. Il progetto di ricerca appena partito e finanziato dalla Cassa di Risparmio di Saluzzo vede coinvolti dal punto di vista scientifico Adriano Ribolini e Monica Bini del Dipartimento di Scienze della Terra e Raffaele Gaeta e Antonio Fornaciari della Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Ricerca Translazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia. Il luogo dell'indagine è l'interno della chiesa di San Giovanni nella diocesi di Saluzzo (Cuneo), dove lo scorso aprile, è partita una prima campagna di esplorazione non invasiva del sottosuolo tramite georadar.
"La costruzione del primo edificio dedicato a San Giovanni Battista – spiega Antonio Fornaciari – risale al 1281, ma la chiesa, specialmente tra gli inizi del XIV e la fine del XV secolo, ha subito molte trasformazioni che di fatto hanno reso difficile l'identificazione delle tombe dei marchesi di Saluzzo. Ad esempio è tuttora ignoto il luogo di sepoltura di Ludovico I morto nel 1475 prima che venisse completata la nuova cappella funeraria da lui voluta. Il suo successore, Ludovico II (1438-1504), XI marchese di Saluzzo e viceré di Napoli, fu invece probabilmente sepolto sotto l'attuale monumento funebre del coro, ma tuttora non si sa se i resti dei suoi illustri antenati siano stati traslati nello stesso luogo o meno".
L'obiettivo del progetto è dunque di recuperare informazioni sulla presenza di camere sepolcrali contenenti resti umani scheletrici e mummificati, appartenenti alle famiglie aristocratiche che avevano diritto di sepoltura all'interno della chiesa, fra cui appunto i Saluzzo, ed allo stesso tempo comprendere, grazie anche alla collaborazione di Silvia Beltramo, ricercatrice del Politecnico di Torino, l'evoluzione architettonica dell'edificio religioso.
"Il Ground Penetrating Radar (Georadar o GPR) con il quale abbiamo effettuato le prime indagini – conclude Fornaciari - è uno degli strumenti geofisici non invasivi più utilizzati nella ricerca archeologica. Il successo di questa tecnica deriva prevalentemente dalla sua capacità di rilevare ampie porzioni di superficie in tempi relativamente veloci, oltre che dall'elevata risoluzione dei dati ottenibili che permettono una visualizzazione 3D della sottosuperficie".
Ne hanno parlato:
Il Tirreno Pisa
Repubblica Firenze 1
Repubblica Firenze 2
Repubblica Firenze 3
Repubblica Torino 1
Repubblica Torino 2
Repubblica Torino 3
PaginaQ.it
GoNews.it
PisaInformaFlash.it
StampToscana.it