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Il sogno di una copia è quello di essere un originale?
Qual è il sogno di una copia se non quello di voler essere un originale? E' questa una delle domande da cui parte il volume "Il sogno di una copia. Del doppio, del dubbio, della malinconia" (Guerini scientifica) di Alfonso Maurizio Iacono, professore ordinario di Storia della filosofia al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. I capitoli che formano il libro ruotano attorno al tema della rappresentazione a partire da problemi, domande, dubbi, ambivalenze della nostra epoca.
Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell'Introduzione al libro a firma dell'autore.
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Una copia può sostituirsi all’originale? Se copia e originale sono identici, è proprio l’assenza di una differenza fra loro che rende la copia falsa nello stesso momento in cui la verità che trova in se stessa è la medesima di quella dell’originale.
Ma una copia che si differenzia è vera nella misura in cui può rivendicare una propria autonomia anche se vincolata alla relazione con l’originale. Il sogno di una copia è sì quella di prendere il posto dell’originale ma trovando, nello stesso tempo, la propria differenza e la propria autonomia. Da Solaris a Blade Runner, a The Island le copie soffrono e lottano in modo diverso per uscire da ciò che a Platone appariva come il peggiore degli incubi: la confusione falsificante tra copia e originale. [...]
L’incubo di Platone della copia che prende il posto dell’originale oggi si realizza soltanto nella produzione in serie delle merci dello stesso tipo, cioè in quel detersivo che deve essere identico a quello che gli sta a fianco nello scaffale del supermercato e ai milioni di copie che hanno lo stesso peso, la stessa forma, le stesse immagini e lo stesso prezzo. Come nella notte in cui tutte le vacche sono nere, qui non essendoci differenza non vi è conoscenza. Per tutto il resto emerge lo scarto che segna la differenza tra l’imitazione e l’originale. I bambini non copiano gli adulti, li imitano e così facendo agiscono creativamente.
Ma poi, diventati adulti, lo scarto e il senso di perdita prenderanno il sopravvento e allora la malinconia si accompagnerà alla coscienza di una lacerazione che non si può più ricomporre. Ma come aveva ricordato Immanuel Kant il mondo è pieno di tutori disposti a farci restare bambini anche e soprattutto quando non lo siamo più e quel famoso fanciullo che è in noi può venire fuori soltanto dopo che la scissione e la riflessione si sono compiute. [...]
Il sogno di una copia che vuole sostituirsi all’originale deve accompagnarsi alla coscienza dello scarto che si produce e che segnala la sua diversità. Il bambino che gioca a cavallo di un manico di scopa sa che quello è un bastone di legno e non un cavallo. Sta imitando il cavaliere e facendolo attiva la sua creatività. Non lo sta copiando. I bambini che giocano trasformando foglie e conchiglie in barche imitano, non copiano. Il sogno di una copia è di non essere più copia ma non annullandosi nell’originale, bensì segnando uno scarto e divenendo un’imitazione, cioè qualcosa di simile e di diverso, come un figlio rispetto al padre.
Alfonso Maurizio Iacono
Filosofia e riabilitazione neurocognitiva, storia di una strana coppia
"Storie di mondi intermedi" (Edizioni Ets, 2017) raccoglie i risultati di una collaborazione teorica, che va avanti da più di trent’anni, tra i componenti di una strana coppia: la filosofia e la riabilitazione neurocognitiva. Autore del volume è Alfonso Maurizio Iacono è professore ordinario di Storia della filosofia al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa.
Pubblichiamo di seguito una la prefazione del volume a firma dell'autore.
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Raccolgo qui parte dei risultati di una collaborazione teorica che è iniziata ormai più di trent’anni fa con il prof. Carlo Perfetti e con il suo numeroso gruppo di riabilitatori.
Sono stati anni di continue riflessioni e autointerrogazioni in seno a una disciplina che, come ogni sapere scientifico, ha bisogno di ripensare metodologicamente e concettualmente se stessa e i modi delle sue pratiche terapeutiche. Il fascino conoscitivo della riabilitazione consiste per me in particolare nel fatto che corpo e mente, movimento e pensiero, mostrano la loro unità ancor più se e quando si presentano delle patologie. Se come aveva rilevato lo storico della scienza Georges Canguilhem, riecheggiando quel che Nietzsche ebbe a osservare a proposito di Claude Bernard, uno dei padri della fisiologia, il patologico non è qualcosa d’altro dal normale perché vi troviamo amplificati tutti i suoi elementi, ciò trova conferma nella riabilitazione neurocognitiva.
Ritengo che la definizione data da Carlo Perfetti della riabilitazione come apprendimento in condizioni patologiche, sia un importante punto di riferimento per la riflessione teorica e si attaglia assai bene al tema dei mondi intermedi intesi come costruzioni comunicative di relazioni che si creano nei processi di apprendimento dati dal gioco e dall’arte.
I gattini che giocano alla guerra e la Montagna Sainte-Victoire di Paul Cézanne, a cui faccio riferimento nelle pagine di questo libro, mondi apparentemente così lontani tra loro, trovano il loro punto in comune proprio nei modi di costruire mondi che nascono da altri mondi e se ne rendono autonomi pur mantenendo con essi una relazione. Anche apprendere in condizioni patologiche è un costruire mondi nelle relazioni che vanno a instaurarsi tra terapisti e pazienti. È qui che riabilitazione neurocognitiva e filosofia si sono incontrate. Una strana coppia, verrebbe da dire, ma spesso le strane coppie funzionano assai meglio di quelle cosiddette normali.
Dedico questo libro a Carlo Perfetti, vero maestro della riabilitazione neurocognitiva.
Nel corso di questi anni ho conosciuto molti riabilitatori con i quali, in vario modo, ho collaborato sia attraverso incontri, seminari, lezioni, convegni, sia scrivendo sulla rivista Riabilitazione Neurocognitiva. Tra essi desidero ricordare, ben sapendo che non esaurisco l’elenco, Sonia Fornari, Valter Noccioli, Franca Panté, Aldo Pieroni, Paola Puccini, Carla Rizziello, Vincenzo Saraceni, Alessandra Vecoli, Angela Veronese, Sergio Vinciguerra, Marina Zernitz. Un grazie inoltre a Luca Mori, che ha condiviso con me, arricchendola, la parte filosofica di questa storia, a Silvia Baglini e a Giacomo Brucciani per le loro preziose osservazioni e a Marina Campolmi, che ha condiviso con Carlo la parte riabilitativa. Infine, un pensiero a Silvia Bizzarri e a Marcella D’Ambrosio che non ci sono più.
Alfonso Maurizio Iacono