Assegnato alla professoressa Gabriella Biagi Ravenni dell'Università di Pisa e allo studioso Dieter Schickling il Premio Illica 2015 per la Musicologia per la pubblicazione del primo volume dell'Epistolario di Giacomo Puccini. L' "Epistolario. I. 1877-1896", parte dell'Edizione Nazionale delle Opere di Puccini, è stato appena pubblicato dalla Casa editrice Leo S. Olschki di Firenze grazie al contributo del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Ateneo pisano e della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. La cerimonia di premiazione è avvenuta il 7 agosto a Piacenza nell'ambito del Festival Illica.
"È stato un grande onore ricevere questo premio prestigioso – ha dichiarato Gabriella Biagi Ravenni - e sono felice per l'interesse che il nostro volume ha suscitato e sta continuando a suscitare. Ad oggi sono già programmate altre 5 presentazioni, in sedi prestigiose, dopo la prima a Lucca in giugno. Tutto questo costituisce il migliore stimolo per andare avanti e raggiungere il prossimo obbiettivo: far uscire il secondo volume (1897-1901) entro il 2016".
"L'assegnazione del premio a Gabriella Biagi Ravenni e Dieter Schickling è meritatissima perché entrambi hanno lavorato con immensa pazienza e perizia, compiendo un eccezionale lavoro di ricostruzione e datazione – ha spiegato Vivien Hewitt, direttore artistico del Festival Illica - L'Epistolario non solo getta una nuova luce sulla vita di Puccini e i suoi collaboratori, di cui Illica fu fra i più stretti, ma offre un affascinante spaccato della storia dell'Italia postunitaria vista attraverso gli occhi del compositore. Encomiabile il supporto di una casa editrice di pregio come la Olschki, che ha prodotto un volume elegantissimo che invita il lettore a sfogliarlo con curiosità e piacere".
Il Premio Illica, fondato nel lontano 1961, è uno dei riconoscimenti più antichi e ambiti nel mondo musicale e teatrale italiano. Assegnato ogni due anni ad artisti lirici, direttori d'orchestra e musicologi, nel suo albo d'oro figurano nomi come Von Karajan, Tebaldi, Freni, Domingo, Pavarotti e per la musicologia e la critica, figure quali Franco Abbiati, Eugenio Montale, Duilio Courir e Fedele D'Amico.
Nella foto Gabriella Biagi Ravenni e Dieter Schickling alla consegna del Premio Illica (foto DelPapa-Pc)
Nell'ambito della rassegna "Pisa non dimentica", venerdì 4 settembre alle 15, nella Sala Regia del Comune di Pisa, si svolge una giornata di studio in memoria della firma delle Leggi razziali avvenuta il 5 settembre 1938 nella tenuta di San Rossore. Il programma degli interventi sarà centrato sulla figura del rabbino Elio Toaff, testimone d'eccezione, recentemente scomparso. Nato a Livorno nel 1915, Toaff si è laureato alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pisa nel 1938, discutendo una tesi con il professor Lorenzo Mossa sul conflitto in Palestina fra la legislazione ottomana, quella inglese e quella ebraica. L'incontro è organizzato dal Comune di Pisa e, per l'Ateneo pisano, dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici (CISE) e dal Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP). In programma gli interventi del sindaco di Pisa Marco Filippeschi, di Maurizio Gabrielli, presidente della Comunità Ebraica di Pisa e di Alessandra Veronese, direttore del CISE. Al tavolo dei relatori, con il coordinamento di Marilù Chiofalo, Assessora Città dei Valori e della Memoria, i professori Paolo Pezzino, Bruno Di Porto e Raffaele Teti.
"Questa giornata – spiega Alessandra Veronese – è un primo passo simbolico nella prospettiva di costruire un centro di ricerca sulla memoria che speriamo possa essere istituito proprio a San Rossore, seguendo quasi una logica del contrappasso rispetto alla firma delle Leggi razziali. Speriamo nei prossimi mesi di raccogliere le adesioni istituzionali necessarie per dare avvio al progetto, anche in virtù della recente conferma della convenzione fra il CISE e il Comune di Pisa".
Nato nel 2003, il Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici è un unico in Italia e raduna studiosi impegnati nell'approfondimento di vari aspetti della cultura e della storia dell'ebraismo, dall'antichità a oggi. All'attività di ricerca, il Centro unisce anche un impegno divulgativo e formativo organizzando durante tutto l'anno cicli di incontri e seminari aperti al pubblico.
Approfondimenti
Il discorso tenuto da Elio Toaff in occasione del conferimento del "Campano d'Oro"
"I frutti di un giusto" il ricordo di Elio Toaff a firma del professore Bruno Di Porto
Disegni al posto di parole, le lingue più diverse, dal latino al tedesco, così come diversi sono i toni e gli stili, dall'amichevole ed affettuoso al deferente e formale sino alla linguaggio licenzioso e alle imprecazioni squisitamente toscane. Il primo volume dell'edizione critica e integrale dell'epistolario Giacomo Puccini, appena pubblicato dalla casa editrice Leo S. Olschki, è frutto di un lavoro di ricerca durato anni: a coordinare l'intero progetto (i volumi previsti sono in tutto nove) è la professoressa Gabriella Biagi Ravenni del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa che ha curato anche questa prima uscita insieme allo studioso di Puccini Dieter Schickling.
Questo primo volume contiene 784 lettere, 150 delle quali inedite, che vanno dal 1877 al 1896 e nell'insieme fotografa il ventennio più ricco di cambiamenti nella vita e nella carriera di Giacomo Puccini. Sul piano professionale si ripercorre la fase finale degli studi sino alla maturazione artistica, da Le Villi (che suscitò l'interesse degli esperti) e dall'Edgar (che invece sembrò un arretramento tanto che Puccini, scoraggiato, meditò di emigrare in America) al primo successo indiscusso di Manon Lescaut e alla consacrazione definitiva con La bohème. Sul piano umano emergono gli affetti familiari e le amicizie giovanili, le ambizioni e le difficoltà e si passa da un Puccini povero studente di provincia al conservatorio di Milano sino all'agiatezza finalmente conquistata. Moltissimi anche i destinatari che aumentano con il passare degli anni: i suoi librettisti ed in particolare Luigi Illica, il suo editore Giulio Ricordi, gli interpreti come il tenore Francesco Tamagno, i familiari e infine anche le 25 lettere che testimoniano la relazione fra Giacomo ed Elvira Bonturi.
"Il lavoro di ricerca sull'epistolario si è dimostrato un vero e proprio work in progress – spiega Gabriella Biagi Ravenni – il censimento delle lettere ha registrato un continuo incremento, 4.000 nel 1989, più di 7.000 nel 2008 e oltre le 8.000 nel 2014. Su questa base è ragionevole pensare che nel corso della sua vita Puccini abbia scritto più di 20.000 lettere e che ai nove volumi previsti dal piano dell'opera se ne aggiungano anche altri".
La realizzazione del progetto è iniziata con la ricerca delle fonti, con l'acquisizione di buone riproduzione e il loro inserimento in una banca dati dedicata. Le fasi successive di trascrizione e annotazione dei testi hanno quindi richiesto un fitto lavoro di équipe da parte dei membri del comitato editoriale che si sono avvalsi di una metodologia informatica creata ad hoc.
Il primo volume dell'Epistolario, alla cui pubblicazione hanno contribuito il dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa e la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, fa parte dell'Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Ne hanno parlato:
Il Tirreno Estate
Libertà Piacenza
Gazzetta di Parma
Giornale di Brescia
Ansa Cultura
Ansa Toscana
PisaInformaFlash
È online "iUnipi", l'app gratuita dell'Università di Pisa che è stata completamente rinnovata nella nuova versione 2.0 e che ora è disponibile sulle piattaforme iOS, Windows e Android. Realizzato dall'Ufficio stampa e comunicazione con la collaborazione della Direzione servizi informatici e amministrazione digitale, il servizio è stato pensato innanzitutto per andare incontro alle esigenze quotidiane degli oltre 50 mila studenti universitari pisani, ma potrà essere utile per tutti coloro che desiderano avere informazioni sulla vita e sui luoghi dell'Ateneo, oltre che sulle persone che operano al suo interno.
Con "iUnipi" si potrà infatti individuare il percorso più breve per raggiungere le diverse strutture dell'Ateneo, come dipartimenti, segreterie e biblioteche, e si potrà contattare il personale universitario direttamente con un tap. L'app permette inoltre di rimanere sempre informati sulle ultime news e sugli eventi organizzati dall'Ateneo, grazie al lettore RSS integrato. La nuova versione, arricchita e aggiornata rispetto alla precedente, è stata sviluppata con informazioni di dettaglio sull'offerta didattica e sul personale, con la mappa delle aree coperte dalla connessione WiFi, con il link diretto al canale Youtube e con la lista degli eventi organizzati dall'Ateneo geolocalizzati su mappa.
La maggior parte delle funzionalità di "iUnipi" è fruibile anche in assenza di una connessione a internet, così da poter accedere alle informazioni anche in modalità offline.
"iUnipi" può essere scaricata da:
- Apple AppStore
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- Google Play Store
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Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Intoscana.it
StampToscana.it
Pisatoday
PisaInformaFlash.it
Dal 16 luglio al 4 novembre 2015 il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi ospita L'emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio, una mostra che presenta una serie di esempi emblematici e suggestivi dei monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio.
Uno spettacolare percorso tra opere grafiche (disegni e incisioni di alcuni tra i protagonisti dell'arte del '900, come Luigi Bartolini, Mario Chiattone, Lorenzo Viani, Umberto Vittorini, Giuseppe Viviani...), riproduzioni fotografiche, modelli e ricostruzioni virtuali, documenti e testimonianze, che invita il visitatore a riflettere sulle tante storie – di tipologie, committenze, artisti, istituzioni – raccontate dai monumenti, facendo riaffiorare quel valore emozionale su cui la contemporaneità deve tornare a misurarsi.
Promossa dal Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) e curata da Alberto Mario Banti, Stefano Renzoni e Alessandro Tosi, L'emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio è realizzata in collaborazione con la Prefettura di Pisa, e con la Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, la sezione di Pisa dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e dell'Associazione fra Mutilati e Invalidi di Guerra, Gli Amici dei Musei e Monumenti Pisani, Palazzo Blu.
Qui di seguito pubblichiamo la prefazione al catalogo della mostra stampato dalla Pisa University Press a firma dei curatori.
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L'emozione di marmo
Le parole con cui Doris Lessing affronta il tema della memoria personale e collettiva della Grande Guerra, in un magistrale passo della sua autobiografia Under my skin pubblicata nel 1994, emozionano profondamente: «Nel 1990 [...] ero nel Sud della Francia, in quella campagna collinosa che si trova alle spalle della Riviera, e visitavo quelle deliziose cittadine e quei paesetti, nati secoli addietro come roccaforti in collina; e in ogni città o paese c'era un monumento ai caduti in guerra con l'elenco di dodici o venti giovani uccisi nella prima guerra mondiale. E questo in paesi minuscoli che persino oggi contano meno di un centinaio di abitanti. Era normale che tutti i giovani di quei paesi rimanessero uccisi. In ogni città, paese o villaggio d'Europa c'è un monumento ai caduti in guerra con i nomi dei morti della prima guerra mondiale. E su un altro lato della stele o dell'obelisco si trovano i due o tre nomi dei morti nella seconda guerra mondiale. Con il 1918, tutti gli uomini giovani e sani che c'erano in Europa sono morti» (Sotto la pelle. La mia autobiografia. Primo volume. 1919-1949, Milano, Feltrinelli, 2007, pp. 20-21).
Quel preciso riferimento geografico e paesaggistico acquista improvvisamente significati e valori transnazionali, condivisi, universali. Basta attraversare la dolce «campagna collinosa» pisana, così assimilabile a certo paesaggio agrario francese, per ritrovare le stesse tracce del conflitto, addirittura moltiplicate. Persino a Tripalle, piccola frazione di Crespina, è possibile scovare un obelisco di pietra ormai quasi dimenticato, nascosto alla vista, accessibile magari durante una gita in bicicletta, nella sosta per riprendere fiato tra un tornantino e l'altro: e poi trattenere il respiro davanti all'elenco dei ventidue nomi di giovani, sottratti alle fatiche della terra e alle gioie della vita, che «il popolo di Tripalle ricorda e onora».
Come in ogni frazione, paese e città d'Italia e di tanta Europa, scattano subito altri pensieri su «quella mattanza che è stata la prima guerra mondiale» – ancora in sottofondo la scrittura di Doris Lessing – con un elenco di nomi, e di «vite non vissute», di «figli non nati», non più contenibile.
E subito dopo la Guerra non si voleva dimenticare. I reduci, gli invalidi, e tutti coloro che avevano visto uno dei loro «ragazzi» cadere in guerra, dovevano sopportare un dolore immenso. Per questo avevano bisogno di conforto; avevano bisogno di essere rassicurati sul senso della sofferenza e delle morti subite; avevano bisogno di essere persuasi che migliaia e migliaia di giovani non avevano patito invano, non erano morti invano. Ed ecco, allora, sorgere quasi dovunque tutta una costellazione di statue e lapidi che, talora con umana pietas, talaltra con tracotante orgoglio, hanno congelato le emozioni nel marmo, nel bronzo, nella pietra, e hanno cercato una risposta definitiva nel nazional-patriottismo, un sistema ideologico che all'epoca dominava ancora moltissime menti: ed ecco, dunque, che i simboli del sacrificio, del martirio, dell'integrità nazionale, della grandezza e della coesione della comunità patria hanno plasmato le forme dei monumenti ai caduti.
C'è qualcosa di strano, in tutto ciò. Quella stessa ideologia che giustificando l'ingresso in guerra ha aperto ferite terribili, dopo la fine della guerra è servita a lenire i traumi che ha provocato, e a dare un senso a «un'inutile strage». È una spirale concettuale tremenda, dalla quale non moltissimi allora riuscirono a prendere le distanze. È una spirale concettuale che, negli anni seguenti, avrebbe continuato a spargere i suoi veleni attraverso l'ideologia fascista. È una spirale concettuale che ancora oggi ha bisogno di essere decifrata e decostruita, giacché anche le forme della memoria hanno una propria storia, e da noi assai complessa.
Ecco che i monumenti ai caduti a Pisa e nel suo territorio, per densità di esempi e tipologie, forse anche per qualità – rara, ma comunque avvertibile – possono offrire materia estremamente significativa. L'album fotografico che negli anni '30 mappava la provincia e quella «invasione monumentale» che ne avrebbe definitivamente segnato il paesaggio, è documento in tal senso di straordinaria rilevanza storiografica. Partendo proprio da quella prima ricognizione è possibile infatti decifrare e dunque ricomporre una memoria che passa attraverso modelli, autori, linguaggi, trasformazioni, verificata e aggiornata nel paesaggio attuale e con lo sguardo di oggi.
Da una parte, allora, la rappresentazione di una memoria sottomessa a un preciso programma simbolico, ideologico, politico; dall'altra, la sua decostruzione e riproposizione in una contemporaneità che ancora può farne occasione di intense riflessioni.
E a questo dialogo tra due diversi momenti storici e modi della percezione – risolto nelle splendide fotografie di Simona Bellandi e Elda Chericoni, così come nella suggestione del modello tridimensionale del monumento eretto nel cortile della Sapienza agli studenti caduti dell'Università di Pisa realizzato da Marco Callieri – è stato possibile aggiungere preziose e in molti casi inedite opere grafiche, grazie alla ricchezza delle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe dell'Università di Pisa e alla generosa e appassionata disponibilità di collezionisti, che può spiegare molto nella formazione di un immaginario che restituisse senso alla radice etimologica di quei marmi: monumenti, cose da ricordare, appunto.
Con tali materiali, L'emozione di marmo vuole partire da un singolo contesto per invitare a riflessioni più articolate, e da molteplici prospettive di lettura, sulla nostra percezione della memoria e sul valore che può avere nella contemporaneità e potrà avere per le nuove generazioni. Un percorso tra i monumenti di una provincia toscana, in definitiva, può avere lo stesso significato dell'itinerario seguito da Doris Lessing: «Quel viaggio attraverso i villaggi di Francia e d'Inghilterra, attraverso la Scozia, ridestò in me le emozioni cariche di rabbia della mia infanzia, e poi un senso di protesta, un dolore: quello dei miei genitori. Provai anche incredulità, ma quella fu un'emozione successiva: come era potuto succedere?».
Emozioni, dunque, da ricomporre e su cui riflettere. Che vuol dire rinnovata cognizione del dolore, consapevolezza «che da quella guerra non avevamo imparato niente. Ed è proprio questa la peggiore eredità che abbiamo ricevuto dalla prima guerra mondiale: se siamo una razza incapace di imparare, cosa ne sarà di noi?».
Un'emozione di marmo, ma assai più spesso di pietra, di bronzo, di carta, come rilettura delle cose e attraverso queste come riappropriazione della storia e dei suoi documenti visivi, per provare a imparare, per dare un senso al ricordare, al pensare. Anzi, per ricordarci di pensare.
Alberto Mario Banti, Stefano Renzoni, Alessandro Tosi
Nelle foto, dall'alto: la locandina della mostra; Navacchio, Monumento ai Caduti, 1923, Zoraldo Frattini; Castelfranco di Sotto, Monumento ai Caduti, 1927; Calci, Monumento ai Caduti, 1923, Bruno Galeotti.
Come si scrive un articolo o un elaborato scientifico in inglese? Nell'ambito dei corsi di inglese accademico, il Centro Linguistico d'Ateneo (CLi) propone nel prossimo mese di luglio l'attivazione di un corso destinato a docenti, ricercatori, dottorandi, laureandi e studiosi in generale, dal titolo "The nitty-gritty of academic writing in English. Writing workshop for both experienced and young academics". Le selezioni per partecipare si svolgeranno nella sede CLi, in via Santa Maria 36, lunedì 29 giugno alle ore 10.00 e giovedì 2 luglio alle ore 15.00. Il bando è disponibile a questo link: http://www.cli.unipi.it/corsi/corsi/inglese-1/corsi-inglese-accademico-giu-lug2015.
Nello specifico, il corso sarà strutturato come un laboratorio di scrittura in piccoli gruppi, che prenderà come punto di partenza gli scritti in corso di elaborazione dei partecipanti e sarà fortemente centrato sulle esigenze specifiche di lingua inglese dei partecipanti stessi. Gli interessati possono contattare la segreteria didattica del CLI all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e indicare il giorno e l'orario scelto per lo svolgimento della prova specificando nell'oggetto "Inglese accademico".
L'iniziativa fa parte di un pacchetto di corsi di inglese accademico che il CLi propone ogni anno e che sarà riproposto anche nel 2015/2016. Nei mesi scorsi si sono già svolti due corsi: "Presentation skills for international conferences", finalizzato allo sviluppo delle abilità linguistiche necessarie alla partecipazione e interazione in contesti accademici internazionali, come convegni e seminari; "Writing a scientific research article - How to write an effective research article and get it published", finalizzato all'acquisizione della consapevolezza delle strutture linguistiche fondamentali per la scrittura e alla pubblicazione di articoli scientifici in lingua inglese.
È stato pubblicato negli scorsi giorni il bando per il finanziamento di Progetti di Ricerca di Ateneo (PRA 2016), con cui l'Università di Pisa intende promuovere la realizzazione di ricerche collettive presentate da gruppi di ricercatori dell'Ateneo, in tutte le aree disciplinari individuate dal CUN, per stimolare la competizione interna e migliorare la produttività scientifica dei docenti.
Per questa tornata, il finanziamento a disposizione è di circa 3 milioni e 200 mila euro e la scadenza per la presentazione delle proposte è fissata per le ore 17 di lunedì 20 luglio. I progetti di ricerca prenderanno avvio il 30 ottobre 2015.
Il nuovo bando PRA segue quello emanato a dicembre dello scorso anno, che ha visto la presentazione di 103 domande e che ha portato alla selezione di 63 progetti finanziati. Questi progetti saranno sviluppati in un anno, alla fine del quale saranno valutati in relazione al raggiungimento degli obiettivi e dei risultati previsti.
Il rettore Massimo Augello ha sottolineato che "il finanziamento dei Progetti di Ricerca di Ateneo, insieme a quello per l'acquisto di grandi attrezzature, è tra le principali iniziative che l'Università di Pisa ha avviato lo scorso anno per dare ulteriore slancio al settore della ricerca, che per tradizione ed eccellenza scientifica rappresenta un fiore all'occhiello della nostra istituzione. Gli ingenti investimenti effettuati dall'Ateneo negli ultimi anni per la ricerca, come per gli altri settori strategici, sono ancora più significativi tenendo conto della contemporanea diminuzione di risorse economiche destinate al sistema italiano dell'università e della ricerca".
Le informazioni sul bando PRA 2016 sono disponibili sul sito dell'Ateneo, all'indirizzo: http://www.unipi.it/index.php/finanziamenti/item/6146-bando-pra-2016
Sono partiti lunedì 22 giugno i lavori di bonifica ambientale relativi al secondo lotto del Polo didattico ex Guidotti, il cui progetto è stato elaborato sulla base delle specifiche indagini effettuate dall'Università di Pisa in accordo con l'ARPAT e la Provincia. Le azioni in programma, che sono state già illustrate ai cittadini, ai rappresentanti degli studenti e al personale dell'Ateneo più direttamente interessato in una serie di incontri organizzati dall'amministrazione universitaria, terranno conto delle diverse problematiche emerse, a partire dalla sicurezza e salute degli operatori del cantiere, dei confinanti e delle persone presenti nelle zone limitrofe, fino alla riduzione dell'impatto ambientale e al rispetto delle eventuali problematiche archeologiche.
Sul piano tecnico, la questione delle acque superficiali era stata affrontata lo scorso anno, con l'installazione di un impianto di trattamento, i cui reflui sono monitorati periodicamente con modalità concordate con gli enti competenti, che finora ha dato risultati positivi. Con riferimento al mercurio, tutte le analisi hanno escluso la presenza nel terreno di mercurio metallico e di composti organo-metallici, da cui si evince che non è ipotizzabile la sua presenza in aria. Nella definizione delle misure di sicurezza, comunque, sono state assunte tutte le cautele del caso, programmando un costante monitoraggio tramite postazioni fisse e strumentazione portatile e specifici interventi per il contenimento delle polveri.
Dal punto di vista operativo l'intervento sarà suddiviso in sub-aree, escavate per una profondità di un metro, con la possibilità di raggiungere profondità superiori in porzioni circoscritte.Gli interventi di bonifica del lotto dovrebbero durare da sei mesi a un anno, per poi lasciare spazio alla realizzazione del nuovo Polo didattico dell'Università di Pisa, prevista in ulteriori tre anni di lavori; Polo che conterrà 15 aule e circa 1.400 posti a sedere. Quest'opera completerà il recupero di un'area strategica della città, dopo la ristrutturazione a fine 2011 dei due principali fabbricati dell'ex complesso industriale Guidotti, che attualmente ospitano a piano terra la Biblioteca di Storia delle Arti, con i suoi 70.000 volumi, e al primo piano il Polo didattico di Ateneo con 8 aule e 280 posti, oltre a parte dei locali del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
GreenReport.it
TirrenoPisa.it
Il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica annuncia con profonda commozione la scomparsa della collega Cinzia Biagiotti, ricercatrice di Lingue e Letterature Anglo-americane all'interno dell'Ateneo di Pisa.
Nata a Grosseto, la professoressa Biagiotti si era laureata nel 1981 in Lingue e Letterature Straniere presso l'omonima Facoltà dell'Università di Pisa e aveva quindi conseguito il titolo di Dottore di Ricerca presso l'Università degli Studi di Firenze. Dopo un periodo di insegnamento negli istituti di istruzione superiore, era stata docente d'italiano alla University of Maryland e alla University of California Davis. Ricercatrice dal 1994, era stata titolare dell'insegnamento di Lingue e Letterature Anglo-americane nei corsi magistrali della sua Facoltà d'origine e più di recente nel Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica.
La sua attività scientifica, inizialmente indirizzata allo studio della tradizione orale nella letteratura australiana, si era successivamente concentrata sulla cultura americana contemporanea, con particolare riguardo alle questioni di genere e alla letteratura delle minoranze. Nella sua produzione, accanto a numerose traduzioni e edizioni critiche di opere poetiche e narrative di scrittori nativi (si ricordano, tra gli altri, Leslie Marmon Silko, James Welch, Joy Harjo), spicca l'unica monografia italiana dedicata alla produzione letteraria di Tillie Olsen.
Assieme ai docenti e a tutto il personale tecnico-amministrativo, la ricordano con particolare stima e affetto gli studenti dei corsi di studio del Dipartimento, ai quali ha saputo trasmettere, fino all'ultimo, la sua infinita passione per la Letteratura.
"Chi ha avuto la fortuna di frequentare le lezioni della professoressa Biagiotti - hanno scritto gli studenti del Dipartimento - ha colto una grande occasione: studiare per il suo esame comportava l'acquisizione di nuovi occhi con cui guardare la nostra società. Gli occhi degli indiani d'America, delle donne, degli sconfitti dalla Storia, di tutti quegli 'ultimi' a cui lei si sentiva particolarmente vicina non per maternalistica compassione, ma per sincera empatia. Forse è per questo che amava così tanto starci accanto, vederci crescere, sperando di comunicarci l'importanza di un valore che spesso riassumeva in un motto: keep on keeping on. Un invito a resistere, a non perdere per strada i nostri ideali e la nostra energia. Anche oggi, in questo momento di profondo dolore, avrebbe voluto vederci usare questa energia per mettere da parte la tristezza e ricordare con allegria una mentore e un'amica, che rimarrà per sempre una fonte d'ispirazione per tutti noi".
Nella mostra di Palazzo Blu I Segni della Guerra. Pisa 1915-1918: una città nel primo conflitto mondiale una sezione è dedicata all'Università di Pisa e fra i documenti esposti c'è la laurea honoris causa in giurisprudenza conferita al presidente americano Woodrow Wilson. Arnaldo Testi, prefessore Storia e Istituzioni delle Americhe dell'Ateneo pisano che ha appena svolto una conferenza a latere dell'esposizione, ci racconta le vicende legate a questo documento, una storia che, insieme ad altre, si trova anche nel suo blog shortcutsamerica.com.
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Nella bella mostra a Palazzo Blu su I segni della guerra. Pisa, 1915-1918: una città nel primo conflitto mondiale, ci sono anche alcuni segni di Woodrow Wilson. Un paio sono piuttosto noti, ne ha parlato Danilo Barsanti in un suo libretto e su questa stessa pagina, qualche anno fa. Si tratta della laurea honoris causa in giurisprudenza conferita dall'Università di Pisa al presidente americano, con un diploma datato 4 gennaio 1919. E della sua lettera autografa di ringraziamento al rettore David Supino, datata 30 gennaio 1919 e inviata da Parigi dove si trovava per la conferenza di pace.
Ai primi di gennaio del 1919 Wilson era in viaggio in Italia, accolto dall'entusiasmo popolare e anche da quello delle élite politiche e culturali. Era salutato come un salvatore per le idee nuove che aveva portato nella Grande guerra, e naturalmente per l'aiuto militare agli Alleati. Ricevette cittadinanze onorarie dalle città che visitò, e lauree onorarie da parecchie università. In un articoletto sull'Avanti! torinese Antonio Gramsci fece del sarcasmo: «tutta l'Italia è wilsoniana, tutta l'Italia dei caffè e dei salotti ... il wilsonismo è diventato l'autocoscienza della nazione».
La motivazione dell'Università di Pisa è questa: «il prof. Woodrow Wilson, dall'alto seggio di presidente degli Stati Uniti d'America ed in nome di quel libero popolo, tanto nobilmente ed efficacemente ha proclamato i principi di scienza e di giustizia, di civiltà e di umanità, professati dalla sua cattedra e nei suoi scritti». Ricorda quindi non solo l'uomo politico ma anche il collega di studi, che in precedenza era stato presidente di Princeton University e, prima ancora, docente di scienze politiche. Anzi, era stato uno dei fondatori della moderna scienza politica negli Stati Uniti.
L'entusiasmo durò poco. Quando a Parigi si cominciò a discutere della questione della Dalmazia e le pretese del governo italiano su quelle terre furono disattese, anche con l'attivo consenso di Wilson, molta opinione pubblica si raffreddò. Stava nascendo il mito della «vittoria mutilata». Le ragioni della politica nazionale e nazionalista presero il sopravvento su quelle dell'idealismo internazionalista, e Wilson divenne un nome pronunciato con astio. Come ricorda Barsanti, anche della moderata e prudente laudatio della laurea ad honorem dell'Università di Pisa non si parlò più.
La pergamena della laurea pisana e la lettera wilsoniana sono visibili in una teca al primo piano della mostra. Non lontano dalla teca c'è un terzo documento, meno evidente ma altrettanto interessante. Si tratta di manifesti colorati intitolati Egregio Signore con cui il rettore della parrocchia di S. Iacopo alle Piagge, il 1° dicembre 1918, si rivolge ai residenti del «nostro Sobborgo, il vecchio e laborioso Sobborgo di S. Michele degli Scalzi». E li invita a contribuire con le finanze e le opere alla preparazione di solenni festeggiamenti per la fine della guerra, per dire «Viva la Pace! Viva l'Italia!».
L'appello centrale è questo: «Tutti debbono concorrere, tutti debbono prender parte a questi festeggiamenti. Con ispirito sinceramente wilsoniano – quale ha dimostrato il grande Presidente degli Stati Uniti d'America – questi festeggiamenti avranno carattere profondamente patriottico e popolare – e abbracceranno manifestazioni civili e funzioni religiose. Nessuno dovrà trovarsi a disagio in essi; ma tutti trovarvi la vibrazione, il palpito dell'animo proprio, del proprio cuore – credenti e non credenti. L'unione sacra, fatta per la liberazione dallo straniero nella guerra, deve mantenersi per l'opera di affratellamento e di elevazione nella pace» (il grassetto è nell'originale).
Lo «spirito wilsoniano» ha braccia molto larghe, dunque, così come doveva averle il suo invocatore e firmatario del manifesto, Padre Domenico Pechenino. Il poco che so di lui (altri ne saprà di più) è significativo. Era arrivato a S. Iacopo alle Piagge da una quindicina d'anni, attivissimo e impegnato. Apparteneva alla congregazione degli Oblati di Maria Vergine, quella fondata di Bruno Lanteri. Nel 1919 ne fu eletto rettore maggiore, poi trasferito a Torino dove fu parroco di Nostra Signora della Pace. Qui nel 1932 organizzò un triduo di propiziazione per il felice esito della conferenza per il disarmo di Ginevra di quell'anno, per «una pace operosa e santa».
Arnaldo Testi
Storia e Istituzioni delle Americhe, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere