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Paolo PezzinoIl dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell'Università di Pisa dedica una giornata di festa e un'occasione di riflessione storiografica al professor Paolo Pezzino, docente ordinario di Storia contemporanea dell'Ateneo che recentemente è andato in pensione. L'incontro, che si terrà venerdì 31 ottobre alle ore 15 nell'Aula Liva dello stesso dipartimento, sarà animato dalle Lectio Magistralis di due illustri colleghi e studiosi, Salvatore Lupo, dell'Università di Palermo, e Philip Cooke, dell'University of Strathclyde di Glasgow, che presenteranno e discuteranno il contributo del professor Pezzino alla storiografia sull'Italia contemporanea. L'iniziativa, che sarà coordinata dal direttore del dipartimento, Alessandro Polsi, sarà allargata alla partecipazione dei tanti amici, colleghi e allievi che in questi anni hanno collaborato con il professor Pezzino.

Nato a Pescara nel 1948, Paolo Pezzino si è formato e ha insegnato all'Università di Pisa, fino a essere chiamato come ordinario nella cattedra di Storia contemporanea. Nel corso della carriera ha ricoperto le cariche di direttore del dipartimento di Storia moderna e contemporanea tra 2000 e 2003 e di prorettore ai Rapporti con il territorio nel quadriennio 2003-2006.

Partendo dagli studi sulla società meridionale - un interesse avviato con la storia della riforma agraria e successivamente allargato alla storia della criminalità organizzata - il professor Pezzino si è occupato soprattutto di storia dell'antifascismo, della Resistenza e dei crimini di guerra, apportando un contributo basilare al filone di ricerca sulla storia delle stragi naziste che, dalla metà degli anni novanta, ha contribuito a fornire nuovi schemi interpretativi della storia dell'Italia, tra fascismo, guerra mondiale e transizione alla repubblica.

Da sempre legato al mondo della scuola, Paolo Pezzino ha mantenuto negli anni una costante attenzione ai circuiti extra-accademici di formazione della coscienza storica nel nostro paese, cimentandosi con progetti di ricerca di storia locale, progettazione e realizzazione di strutture museali, manifestazioni diverse di quella che in ambito anglosassone viene chiamata "public history".

Il professor Pezzino è stato consulente tecnico della Procura Militare di La Spezia, che ha indagato sulle stragi naziste, e della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause di insabbiamento dei fascicoli relativi alle stragi nazifasciste. Membro della Commissione storica italo-tedesca, attualmente coordina il Comitato scientifico del progetto "Per un Atlante delle stragi nazifasciste in Italia", promosso dall'Associazione nazionale dei partigiani d'Italia e dall'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, finanziato dal governo tedesco come forma di riparazione dei crimini compiuti durante il secondo conflitto mondiale.

È stato attribuito a Elena Salibra, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea dell'Università di Pisa, il Premio Letterario Pisa per la Poesia, che ogni assegna riconoscimenti a scrittori, poeti e scienziati che si sono distinti per le loro opere, per i meriti nelle loro professioni e per le loro significative o eccezionali scoperte. La professoressa Salibra (nella foto a destra mentre riceve la targa dall'assessore Dario Danti) è stata premiata per la sua raccolta di poesie "Nordiche" (ed. Stampa 2014). La cerimonia si è svolta sabato 24 ottobre al Teatro Verdi di Pisa.salibra_premio_pisa

Sempre nell'ambito del Premio Letterario Pisa, premi speciali sono stati assegnati ad altri insigni studiosi dell'Università di Pisa: Guido Tonelli, docente di fisica e coordinatore di uno dei due gruppi di ricerca al Cern di Ginevra che ha contribuito alla scoperta del bosone di Higgs che ha spalancato la strada al Nobel per la fisica a Englert e Higgs, ha ricevuto la medaglia d'onore del Presidente della Repubblica Italiana. Il premio speciale "Renato Buoncristiani" è stato assegnato invece al chirurgo Orlando Goletti, docente di Chirurgia generale del nostro Ateneo.

Tra le centinaia di libri arrivati per le tre sezioni del premio letterario, alla fine i vincitori sono stati quattro. Oltre a Elena Salibra, premiata aequo con Sauro Albisani per la sezione "Poesia", per la saggistica ha vinto Paul Ginsborg con "Famiglia Novecento" (Einaudi). La sezione narrativa se l'è aggiudicata invece Antonio Pascale con "Le attenuanti sentimentali" (Einaudi). La giuria della narrativa ha anche voluto attribuire una segnalazione speciale a Giovanni Parlato, giornalista del "Tirreno", per il libro "Il quaderno perduto di Pirandello".

Il premio speciale alla carriera è andato a Fausto Bertinotti per "Una vita per la politica e la cultura", mentre il Galeone d'oro del Rotary Club di Pisa è stato assegnato al filosofo e scrittore Stefano Zecchi. Infine, il premio speciale offerto da SAT aeroporto Galilei è andato al professor Paolo Dario, uno dei pionieri della robotica e direttore dell'Istituto BioRobotics della Scuola Sant'Anna di Pisa. (Foto da Pisa Informa Flash)

segestaGrazie a un'applicazione 3D sviluppata da ricercatori dell'Università di Pisa e della Scuola Normale Superiore, oggi è possibile muoversi virtualmente all'interno dell'agorà di Segesta, ripercorrere la sequenza di scavo e immergersi nella piazza pubblica della città antica, così come si presentava alla fine del II secolo a.C.

Guarda il video.

Ideata in stretta sinergia tra il Laboratorio di Disegno e Restauro (LADIRE) del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo pisano, il Laboratorio di Scienze dell'Antichità e il Dreamslab della Scuola Normale Superiore, l'applicazione è stata ufficialmente presentata alla 5th International Conference on Remote Sensing in Archaeology (The Age of Sensing), svoltasi col patrocinio dell'Unesco presso la Duke University (North Carolina) negli USA, con il paper "Techniques and Applications for a virtual Simulation of the agora of Segesta".
 

Segesta

Lo scavo dell'agorà di Segesta, diretto dal professor Carmine Ampolo (SNS) e dalla professoressa Maria Cecilia Parra (Unipi), ogni anno vede la partecipazione di archeologi e studenti dell'Università di Pisa e della Scuola Normale Superiore e rappresenta un campo di studi ideale per la sperimentazione delle nuove tecniche di rilievo e documentazione 3D.

Grazie all'integrazione di occhiali 3D e leap sensor l'applicazione consente di interagire con modelli e ricostruzioni nell'ambiente virtuale immersivo all'interno del CAVE (Cave Automatic Virtual Environment) presso il Dreamslab, diretto dal professor Vincenzo Barone. In particolare è possibile camminare all'interno della ricostruzione dell'antica agorà, visualizzare i singoli strati scavati estrapolando i principali oggetti rinvenuti e analizzare i relativi metadata esclusivamente con semplici gestures delle mani, che attivano un'interfaccia naturale all'interno dell'ambiente virtuale senza l'ausilio di ulteriori dispositivi indossabili.
 

Taccola&coLa simulazione virtuale delle varie fasi dello scavo, la possibilità di disporre - in tempo reale e all'interno del CAVE - di tutti i dati in formato digitale e l'opportunità di visualizzare e interagire con questi ultimi in un ambiente totalmente immersivo, arricchiranno lo studio della piazza pubblica segestana e segneranno un deciso progresso nel settore degli studi archeologici.

I ricercatori e archeologi che hanno progettato e realizzato l'applicazione sono Emanuele Taccola (LADIRE, UniPI), Riccardo Olivito (LSA, SNS), Niccolò Albertini e Daniele Licari (DREAMSLAB, SNS). (Nella foto a destra, da sinistra Emanuele Taccola, Riccardo Olivito e Niccolò Albertini).

Ne hanno parlato: 
ADNkronos
Tirreno Pisa
TirrenoPisa.it
PaginaQ 
gonews.it 

Debutterà mercoledì 22 ottobre al Festival internazionale del cinema di Roma, il film "Fino a qui tutto bene", del regista pisano Roan Johnson, che racconta l'ultimo weekend di cinque ragazzi che hanno studiato e vissuto insieme gli anni dell'università... a Pisa. Il film, realizzato con la collaborazione dell'Ateneo pisano, sarà in concorso nella sezione "Prospettive Italia", dedicata alle nuove tendenze del cinema italiano.1412031587480

Il lungometraggio di Roan Johnson nasce dall'esperienza de "L'uva migliore", un video che il regista ha realizzato nel 2012 per l'Università di Pisa: partendo dalle storie degli studenti, il documentario aveva tracciato un affresco più ampio sui giovani e sulla loro voglia e capacità di affrontare la crisi. "L'Ateneo pisano - racconta Roan Johnson - mi chiese di fare un documentario e mi sorpresi del fatto che questi ragazzi, anziché lamentarsi per la crisi, avevano un atteggiamento di sfida: non volevano arrendersi. Da lì l'idea di raccontare quel periodo protetto e acerbo". "Fino a qui tutto bene" racconta infatti la storia di alcuni studenti e neolaureati che, affacciati dalle terrazze di un appartamento sul Lungarno, proprio a due passi dal Rettorato, cercano di capire cosa fare del proprio futuro.

Per realizzare il nuovo film, il regista ha radunato un cast e una troupe di studenti e laureati dell'Ateneo pisano e nel mese di agosto del 2013 ha girato gli 80 minuti della pellicola. Gli attori protagonisti sono Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D'Amico, Guglielmo Favilla e Melissa Anna Bartolini, ai quali si aggiunge l'amichevole partecipazione di Isabella Ragonese. La pellicola sarà distribuita da Microcinema a partire dal prossimo 29 gennaio.

Guarda il videosaluto di Roan Johnson all'Università di Pisa

taiwan ranking Dopo gli ottimi risultati ottenuti nelle classifiche elaborate dall'ARWU di Shanghai e dall'Agenzia QS, l'Università di Pisa vede confermata la sua qualità elevata e diffusa dal National University Ranking di Taiwan. L'Ateneo pisano si piazza, infatti, al 201° posto nel mondo e al 7° in Italia, mentre sono complessivamente 36 le università italiane collocate tra le migliori 500, selezionate su una base di oltre 4.000 istituzioni.

L'Università di Pisa è presente nelle prime 300 posizioni mondiali in tre settori su sei: le Scienze naturali, in cui è al 111° nel mondo e al 4° posto in Italia; la Medicina clinica e l'Ingegneria, rispettivamente al 204° e al 287°. L'Ateneo è infine presente in 11 discipline sulle 14 sottoposte a valutazione, con in evidenza quello della Fisica che occupa la 74a posizione al mondo e la 4a in Italia.

Sono in crescita di oltre sei punti percentuali le immatricolazioni ai corsi di laurea triennale e a ciclo unico dell'Università di Pisa. Secondo i dati elaborati dall'Ufficio programmazione, valutazione e statistica dell'Ateneo, alla data del 15 ottobre, i nuovi iscritti all'anno accademico 2014/2015 sono 8.150 contro i 7.677 registrati alla stessa data dell'anno passato. La differenza è dunque di 473 immatricolati, pari a circa il 6,2%._DSC8865

L'aumento di immatricolazioni è pressoché generale. In termini assoluti, i maggiori incrementi si registrano ai dipartimenti di Economia e management, con 140 matricole in più rispetto allo scorso anno, pari al 13,6%, di Ingegneria dell'informazione (+78 e 12,4%) e di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali (+74 e 29,7%).

I dipartimenti con più immatricolati restano Economia e management con 1.168, Ingegneria civile e industriale (791), Ingegneria dell'informazione (705) e Filologia, letteratura e linguistica (689).

Sono in crescita di quasi 13 punti percentuali le iscrizioni al primo anno delle lauree magistrali, che passano da 1.130 a 1.273. In questo caso, i dipartimenti con più iscritti sono Economia e management (251), Filologia, letteratura e linguistica (149), Ingegneria dell'informazione (121), Ingegneria civile e industriale e Civiltà e forme del sapere, entrambi a 120.

studenti"I dati sugli immatricolati all'anno accademico 2014-2015 - ha commentato il rettore Massimo Augello - ci vedono ancora una volta in felice controtendenza rispetto all'andamento nazionale. Più volte, infatti, gli organi di stampa hanno segnalato il calo complessivo di immatricolazioni che si sta registrando in Italia, mentre l'Università di Pisa ha conosciuto una crescita quasi costante, passando dai circa 7.000 immatricolati del 2001-2002 agli oltre 8.000 dell'ultimo periodo; una quota che abbiamo già superato anche quest'anno, nonostante manchino ancora diverse settimane alla chiusura dei termini per immatricolarsi. Ancora più significativo è il fatto che tale crescita sia distribuita in modo equilibrato su tutte le aree disciplinari e sulla quasi totalità dei dipartimenti, a dimostrazione che nel nostro Ateneo non vi sono solo alcuni settori di eccellenza, ma una qualità media molto elevata e diffusa. Sono sicuro che questo risultato è anche il frutto delle politiche attuate negli ultimi anni dall'Ateneo, che hanno puntato ad accrescere la qualità e la quantità dei servizi a favore degli studenti".

Si ricorda che i termini per immatricolarsi ai corsi di laurea di primo livello e ai corsi di laurea a ciclo unico andranno avanti fino al 31 ottobre con il pagamento di una mora di 50 euro, fino al 1° dicembre con una mora di 100 euro e fino al 31 dicembre con una mora di 150 euro. Oltre il 31 dicembre 2014 non sarà più possibile immatricolarsi. Per i corsi di laurea magistrale la scadenza è fissata al 31 dicembre, senza pagamento di mora.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
NazionePisa.it
PaginaQ.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
QuiNewsPisa.it

Remo BodeiUno dei momenti centrali dell'edizione 2014 dell'Internet Festival è stato costituito dalla Lectio Magistralis tenuta da Remo Bodei, professore emerito dell'Università di Pisa, su "Galileo Galilei e la seconda era delle macchine", in cui il filosofo ha analizzato il ruolo avuto da Galileo nella valorizzazione dell'arte meccanica come vera scienza, contro la sottovalutazione dei secoli precedenti.

Riproponiamo di seguito una sintesi dell'intervento del professor Bodei.

 

 

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Galileo Galilei e la seconda era delle macchine

Per cogliere il senso della moderna civiltà delle macchine bisogna partire dal carattere innovativo delle proposte di Galileo nel campo della meccanica, misurandone dapprima la distanza rispetto a una lunga tradizione che parte dalla Grecia antica. In origine, infatti, il termine mechane significa soltanto "astuzia", "inganno", "artificio" e in questa accezione compare già nell'Iliade. Soltanto più tardi (accanto alle connotazioni "uso appropriato di uno strumento" e "macchina teatrale", da cui l'espressione theos epi mechanes, deus ex machina) viene a designare la macchina in genere, e, in particolare la macchina semplice — leva, carrucola, cuneo, piano inclinato, vite — la macchina da guerra e l'automa. La meccanica, sapere attorno alle macchine, è dunque preposta alla costruzione di entità artificiali, di trappole tese alla natura per catturarne l'energia e volgerla in direzione dei vantaggi e dei capricci degli uomini.

Perché la macchina eredita i significati dell'astuzia e dell'inganno? Perché per lungo tempo non si riesce a spiegare il suo funzionamento. Non si capisce, ad esempio, come una leva possa innalzare con minimo sforzo dei pesi enormi o come un cuneo riesca a spaccare pietre o giganteschi tronchi d'albero. Di questo stupore offre testimonianza la Mechanica , attribuita per lungo tempo (e da alcuni studiosi anche oggi) ad Aristotele, ma forse opera di uno dei suoi successori alla direzione della Scuola come Stratone il Fisico. In tale testo (su cui Galileo fece lezione a Padova nel 1597/98) è chiaramente affermato che «molte cose meravigliose, la cui causa è sconosciuta, avvengono secondo natura, mentre altre avvengono contro natura prodotte dalla techne a beneficio degli uomini ». Quando la natura è contraria alla nostra utilità, noi riusciamo a padroneggiarla mediante l'artificio (mechane). Le arti meccaniche, proprio in quanto appartengono al regno dell'astuzia e di ciò che è «contro natura», non fanno parte della fisica, che si occupa di ciò che avviene secondo natura. Le arti meccaniche si presentano come operazioni contro natura o come giocattoli stupendi. Archimede pare si vergognasse di aver costruito macchine e avesse invece fatto scolpire sulla sua tomba il famoso cilindro che contiene una sfera. Ancora nel Cinquecento la meccanica non è scienza a pieno titolo, ma scienza «mista » o «media». Ancora più tardi, specie tra i dotti gesuiti del Colbeffata legio Romano, essa è soprattutto mechanica practica ad uso degli "ingegnierii".

GalileoPur non pienamente apprezzata, la meccanica guadagna terreno e prestigio nel corso del Cinquecento finché continua a restare legata alla funzione di provocare meraviglia. Nel 1508 Leonardo progetta — per la villa di Carlo d'Amboise a Milano — un mulino idraulico quale motore d'automi che emettevano suoni. A partire dal 1569, poi, Bernardo Buontalenti crea, nella villa medicea di Pratolino, una serie di meravigliose macchine idrauliche e pneumatiche (oggi perdute) che mettono in moto statue, porte e getti d'acqua. Con Galileo ci si comincia a rendere conto che alla natura si comanda ubbidendole, che essa non può essere semplicemente e che il compito principale della meccanica non è quello di provocare stupore. Per padroneggiare la natura bisogna servirla, piegarsi alle sue leggi e alle sue ingiunzioni, traendo profitto dalla loro conoscenza. Il concetto di astuzia, nel senso del più debole che prevale sul più forte, dell'uomo che — simile a Odisseo — inganna l'ottuso Polifemo della natura, viene a tramontare. Allo stesso modo, la meraviglia suscitata da una presunta alterazione della legalità naturale si trasferisce su un altro piano, quello del potere effettivo dell'uomo di servirsi legittimamente delle energie naturali. In Galileo l'astuzia cambia di significato (consiste ora nell'utilizzare le energie naturali a fini economici, così da godere di energia a basso costo) e la violenza in quanto tale scompare, perché la meccanica cessa di essere contro natura.

Queste idee vengono esposte dal giovane Galileo ne Le mecaniche. L'ultima stesura comincia con una polemica contro la tradizione secondo cui le macchine ingannano la natura. Non si deve più cedere alla fantasticheria di cogliere la natura in fallo, di indurla a piegarsi alla nostra volontà. Le critiche non si rivolgono tuttavia soltanto ai teorici della meccanica ma anche ai cattivi pratici, agli ingegneri incapaci. Nel tentativo di spiegare razionalmente «le cause degli effetti miracolosi» che si riscontrano nella «meccanica dell'istrumento » o della macchina, Galileo riconduce tutte le macchine semplici alla bilancia (per la quale riprende temi già affrontati nel suo trattato La bilancetta del 1586) e decreta che l'astuzia delle macchine consiste ora nell'utilità che la meccanica consente. Ne Le mecaniche vengono elencati tre tipi di utilità. La prima sta nel comprendere che l'astuzia che si crede rivolta verso la natura si ritorce contro il presuntuoso meccanico, il quale (avendo scarsità di forza, ma non di tempo) si ostina nel cercare macchine potentissime e insieme rapidissime nell'esecuzione dei loro compiti. Così chi credesse da un pozzo, «con machine di qualsivoglia sorte cavare, con istessa forza, nel medesimo tempo, maggior quantità di acqua [...] è in grandissimo errore; e tanto più spesso e maggiormente si troverà ingannato ». La seconda astuzia consiste nel trovare strumenti che si conformino alla funzione da svolgere, poiché «non in tutti i luoghi, con uguale commodità, si adattano tutti gli strumenti». Così, per tenere asciutta la sentina di una nave, non si utilizzeranno delle secchie, ma delle «trombe», che pescano meglio nel fondo. La terza e più impor- tante «utilità» viene appunto individuata nel trovare fonti di energia a buon mercato e nell'inventare delle «prese» che si adattino ad esse (mentre gli strumenti devono adattarsi agli organi dell'uomo o dell'animale, ad esempio alle mani e al collo, le macchine devono conformarsi al genere di energia che le muove, ad esempio al vento attraverso le pale dei mulini o, molto più tardi, alla caduta dell'acqua attraverso le turbine).

GalileoIn prospettiva, sono proprio le macchine (ora costruibili con criteri e calcoli pienamente razionali) a non rendere più conveniente la schiavitù e a permetterne la virtuale abolizione. La forza lavoro umana nella forma di mera erogazione di energia non è più indispensabile, mentre — ed è questa un'altra grande intuizione di Galileo — le macchine sostituiscono la mancanza di intelligenza delle forze o degli animali che erogano energia. Mediante «artificii ed invenzioni» egli è ora in grado di far risparmiare fatica e denaro agli uomini, scaricando sulla natura inanimata e animata l'onere di erogare energia previamente indirizzata all'ottenimento dell'effetto desiderato. È così che, da Galileo in poi, la meccanica prende l'aggettivo "razionale", proprio per contrastare la sua precedente immagine di sapere pratico, di arte non liberale o di artigianato. Con la qualifica di "razionale" essa riceve la sua patente di nobiltà, il riconoscimento del suo carattere interamente conforme alle leggi della natura. Solo ora viene equiparata alle altre scienze esatte, con la conseguenza che le macchine cessano gradualmente di apparire oggetti miracolosi che incomprensibilmente profanano l'ordine perfetto del mondo. Ma non per questo perdono il loro fascino e il loro ruolo. Anzi la loro astuzia si avvia a diventare la moderna intelligenza tecnica, il dominio dispiegato sulla realtà, l'insieme dei vantaggi a cui è ormai impossibile rinunciare.

Remo Bodei
Professore Emerito dell'Università di Pisa 

una gigantesca folliaUn anno dedicato al mito del grande seduttore. A partire dall'opera inaugurale della stagione lirica pisana, il Don Giovanni di Mozart, in scena l'11 e 12 ottobre, il Teatro e l'Università di Pisa hanno ideato insieme il festival "Una gigantesca follia" che, da ottobre fino all'autunno del 2015, percorrerà tutte le declinazioni del mito dongiovannesco attraverso la musica, l'opera, il teatro, i film, i video, le letture, gli incontri e le conversazioni, il tutto con un taglio inedito e multidisciplinare. Sono una trentina gli appuntamenti in calendario organizzati, per l'Ateneo pisano, da Maria Antonella Galanti (a destra nella foto), prorettore per i Rapporti con il Territorio, Sandra Lischi e Cristiana Torti (a sinistra nella foto), docenti del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.

"Al centro del festival – spiega Antonella Galanti – c'è la trasformazione della figura di Don Giovanni, dalle origini, con Tirso de Molina che rappresenta un seduttore a scopo educativo e moralizzatore per spaventare e indurre al pentimento, passando poi allo sguardo diametralmente opposto di Molière il cui Don Giovanni è un raffinato libertino, intelligente ed ironico, che critica le convenzioni sociali e religiose sino ad arrivare al seduttore di Da Ponte-Mozart che riprende tutte le fonti passate e le rielabora mettendole in dialogo. Ed è quest'ultimo un Don Giovanni che risulta particolarmente affascinante perché non sposa il solo versante comico o drammatico, ma li mette insieme creando un ossimoro dato dalla compresenza dei due aspetti. Il tutto sino ad arrivare alle riscritture moderne del mito con il controverso Don Giovanni di Lucio Battisti/Panella​ che sarà presentato dal maestro Carlo Boccadoro, pianista,​ compositore e critico musicale".

galanti_tortiD​on Giovanni è un mito di quelli che resistono al tempo, che fanno leva su sensibilità profonde e su esperienze che travalicano spazio e culture, anche se variamente declinato. E anche per questo il festival "Una gigantesca follia" analizza tutti gli aspetti legati a questo personaggio e dunque, dal punto di vista filosofico e sociale, temi come il desiderio, il rapporto ​ servo-padrone, la dialettica ​ pieno e vuoto d'essere e la malinconia, mentre passando alla prospettiva psicologica e psichiatrica argomenti come la voracità e ​ la compulsione, il rapporto ​vittima carnefice, l'identificazione con l'aggressore, e l'incapacità di provare coinvolgimento affettivo o empatia per le proprie vittime​ .

"Gli incontri – conclude Antonella Galanti – avranno un taglio divulgativo, cercando di legare il mito con la storia, la memoria, e le trasformazioni dei comportamenti e dei costumi nel tentativo di rappresentare, attraverso punti di vista e media diversi, la complessità e l'attualità della figura di Don Giovanni".​

Ne hanno parlato:
Corriere Fiorentino
Ansa.it
Il Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Nazione.it
Corriere fiorentino
IlGiornaledellaMusica.it
StampToscana.it
GoNews.it
PaginaQ.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
Yorick.tv
50canale.tv
LaKinzica.it

È stato conferito allo storico del Rinascimento italiano, Paul Grendler, professore emerito dell'Università di Toronto, il Premio internazionale Galileo Galilei dei Rotary Club Italiani, giunto alla 53a edizione. Contemporaneamente, è stata assegnata all'economista Carlo Andrea Bollino, docente dell'Università degli studi di Perugia, la nona edizione del Premio Galileo Galilei per la scienza. La cerimonia di conferimento si è tenuta sabato 4 ottobre, nell'Aula Magna dell'Ateneo pisano, al Polo Fibonacci. Il programma è stato aperto alle ore 16 dai saluti del prorettore vicario, Nicoletta De Francesco, del sindaco Marco Filippeschi, del presidente della Fondazione Premio Galilei, Antonio Pieretti, e del governatore del distretto 2080, Rosario Carlo Noto La Diega, cui è seguita la consegna dei premi e il discorso dei vincitori.

GrendlerIl professor Paul Grendler, nato ad Armstrong negli Stati Uniti nel 1936, ha insegnato nelle Università di Pittsburgh, North Carolina e Toronto e ha svolto un'intensa attività di conferenze e seminari in Italia, Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Messico, Israele, Svizzera e Spagna. Per diversi anni ha presieduto la Società americana del Rinascimento e la Società per gli studi storici italiani. Dalla fine degli anni Sessanta, il professor Grendler si è dedicato con continuità agli studi sull'età del Rinascimento in Italia, indagata sotto il profilo della storia della cultura e delle istituzioni culturali, pubblicando una decina di monografie, alcune delle quali tradotte poi in lingua italiana, e oltre cento articoli in riviste di rilevanza internazionale. Grazie a questi lavori, il professor Grendler ha avuto grande influenza nello stimolare i giovani storici americani ad approfondire gli studi sulla storia italiana in età moderna.

BollinoIl professor Carlo Andrea Bollino, nato a Roma nel 1954, ha lavorato come consulente per diverse organizzazioni internazionali, prima di diventare professore di Econometria alla LUISS Guido Carli di Roma e, qualche anno dopo, anche ordinario di Economia politica e econometria all'Università degli Studi di Perugia. Il suo ambito di studi riguarda la ricerca economica energetica in Italia. Nei primi anni della sua carriera, il professor Bollino si è focalizzato sulla modellazione e l'analisi del fabbisogno energetico. Più tardi, con l'introduzione del mercato unico europeo dell'energia, ha cercato di analizzare il progetto di riforma del mercato dell'energia elettrica in Italia. Il professor Bolino non ha lavorato solo in ambito accademico, collaborando come consigliere energetico del ministro dell'Industria nel definire le strategie di politica energetica più rilevanti all'inizio del processo di liberalizzazione in Italia. Un altro campo di interesse del docente è lo sviluppo della produzione di elettricità rinnovabile in Italia. Carlo Andrea Bollino vanta diversi riconoscimenti accademici nazionali e internazionali, tra i quali quello dal Congresso mondiale per le energie rinnovabili, ricevuto nel 2006.

Com'è noto, il meccanismo per l'assegnazione dei due Premi internazionali Galileo Galilei è congegnato in modo speculare. Il premio umanistico è assegnato da una giuria italiana a uno straniero che si sia occupato in modo eminente di argomenti riguardanti la civiltà italiana; il premio scientifico da una giuria straniera a uno studioso italiano che si sia distinto nel campo delle scienze della natura. Il premio consiste in una targa d'oro che commemora l'avvenimento.

La giuria che ha designato Paul Grendler è composta dal presidente della Fondazione Premio Galilei, Antonio Pieretti, e dai professori Angelo Bianchi, Gian Paolo Brizzi, Giovanna Da Molin, Luigi Mascilli Migliorini e Saverio Sani, in qualità di segretario del Premio. La giuria che ha designato Carlo Andrea Bollino, oltre che dagli stessi Antonio Pieretti e Saverio Sani, è composta dai professori David Alexander, Georg Erdmann, Lúcia Lima Rodrigues e Jerzy Szkutnik.

Edda Bresciani"Il racconto di una carriera non usuale, per una donna che negli anni Cinquanta si è laureata in Lettere e che da lucchese doc si è trovata nella vita a diventare anche un po' pisana e un po' egiziana". Così la professoressa Edda Bresciani, egittologa e archeologa di fama mondiale e professore emerito dell'Università di Pisa, ha introdotto il ricordo del suo percorso scientifico alla cerimonia del "Campano d'Oro", il prestigioso riconoscimento che l'Associazione laureati dell'Ateneo pisano le ha assegnato per il 2014.

La cerimonia di conferimento, che si è tenuta nei saloni del Bastione Sangallo, è stata aperta dai saluti del rettore Massimo Augello. Dopo aver ricordato che la professoressa Bresciani è la seconda donna a ricevere il Premio in 43 edizioni, il professor Augello ha ripercorso le tappe più significative della biografia scientifica della premiata, dai primi anni di insegnamento nell'Ateneo pisano alla fondazione della rivista "Egitto e Vicino Oriente", dalle missioni archeologiche in territorio egiziano alla costituzione delle collezioni egittologiche dell'Ateneo. "Erede della grande tradizione pisana nell'Egittologia - ha concluso il rettore - la professoressa Bresciani è riuscita, con progettualità e lungimiranza, ad aggiornare e sviluppare quel glorioso passato, contribuendo a fare della Scuola egittologica un vanto per l'Università di Pisa e un punto di riferimento per gli studi del settore, sia a livello italiano che internazionale".

BrescianiNella Laudatio, la professoressa Lucia Tomasi Tongiorgi, collega di Facoltà e amica della premiata, ha descritto il profilo di Edda Bresciani anche attraverso vicende personali, ricordando "le mail che Edda sovente mi invia di prima mattina e alle quali affida pensieri, citazioni e immagini spesso riferiti al mondo egiziano cui ha brillantemente dedicato la sua vita, la sua profonda e diramata cultura e la sua viva intelligenza". Poco prima, la professoressa Tomasi aveva sottolineato che Edda Bresciani è stata sempre "apprezzata per la statura scientifica, ma anche amata per le doti umane e morali e per la carica di simpatia, che hanno fatto sì che divenisse maestra di svariate generazioni di studenti e amica generosa di molti colleghi. In Egitto ha costantemente rappresentato un punto di riferimento, ottenendo sempre, se pure in complicati contesti politici e culturali, l'appoggio delle autorità e la stima degli archeologi che si sono spesso aggregati alle sue missioni".

La consegna del "Campano" è stata preceduta dalla relazione del vicesindaco e presidente dell'ALAP, Paolo Ghezzi, che ha segnalato nella forte determinazione un aspetto peculiare del percorso compiuto da Edda Bresciani; una caratteristica che è emersa anche in occasione della cerimonia, a cui la professoressa ha partecipato pur avendo subito un recente infortunio. Il presidente dell'ALAP ha quindi letto le Motivazioni del conferimento, in cui si afferma che "la professoressa Bresciani è una delle personalità più rappresentative nel mondo dell'Egittologia come eccellente studiosa e archeologa, nonché ottima organizzatrice di campagne di scavi e di prestigiosi istituti museali... La sua storia di vita, ancor prima del prestigio accademico, è un esempio da proporre soprattutto alle giovani generazioni affinché possano scoprire l'amore che dovrebbe guidarne la mano nel disegnare, con emozione e speranza, il proprio futuro".

Bresciani e coroDopo il conferimento del Premio e l'intervento della professoressa Bresciani, la cerimonia si è conclusa con l'esibizione del Coro dell'Università di Pisa, diretto dal maestro Stefano Barandoni, che ha presentato un omaggio alla professoressa Bresciani con musiche di Verdi, Rossini e Orff. Il Coro era accompagnato al piano da Chiara Mariani e come mezzosoprano solista da Sara Bacchelli.

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