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linguisticsComputer che parlano, come Siri dell'Iphone, o traduzioni automatiche. Sono queste le applicazioni più note della linguistica computazionale le cui potenzialità sono in realtà molto più ampie e innovative. Per fare il punto sugli studi più recenti e avanzati, a Pisa il 9 dicembre nell'Area della ricerca CNR a S. Cataldo e il 10 dicembre nell'Aula Magna di Scienze, Area Pontecorvo, si svolgerà CLiC-it, la prima Conferenza Italiana di Linguistica Computazionale, organizzata dall'Università di Pisa e dall'Istituto di Linguistica Computazionale del CNR.

La ricchezza degli ambiti di ricerca di questa disciplina è testimoniata dalle varie aree tematiche di CLiC-it 2014 che riuniscono la linguistica, le scienze cognitive, l'apprendimento automatico, l'informatica, la rappresentazione della conoscenza, l'Information Retrieval e le Digital Humanities. E che questa prima conferenza si svolga proprio a Pisa non è un caso: in Italia la linguistica computazionale è nata negli anni Sessanta proprio all'ombra della Torre.
 

alessandro enci"Tra gli ambiti più vivaci e più promettenti che saranno trattati durante la conferenza - spiega Alessandro Lenci (nella foto a sinistra), professore dell'Ateneo pisano e fra gli organizzatori di CLiC-it - c'è l'analisi dei social media, come Facebook e Twitter. Particolarmente importante da questo punto di vista è la sentiment analysis che serve ad identificare la polarità positiva o negativa e il tipo di emozione (gioia, rabbia, disgusto, ecc.) dei tweet o dei post. Ci sono poi le Digital Humanities: letterati, archeologi, filologi o storici, ecc. sempre più usano metodi di linguistica computazionale che rivoluzionano il loro modo di analizzare ed esplorare i testi, con ricadute applicative molteplici. A CLiC-it troviamo ricerche che vanno dalla traduzione del Talmud, allo studio della semplificazione dei testi per uso didattico, dalle epigrafi latine, all'analisi computazionale delle memorie della Prima Guerra Mondiale. Le scienze umane sono entrate nell'era digitale e la linguistica computazionale ha un ruolo fondamentale nel favorire questa osmosi".

"Se Pisa è stata la culla della linguistica computazionale italiana – ha concluso Lenci - oggi ci sono centri di ricerca sparsi in tutto il territorio nazionale, da Trento a Bari, da Torino a Roma, tutti presenti al CLiC-it. La linguistica computazionale italiana, che si riunisce per la prima volta in conferenza a Pisa, è infatti una realtà consolidata a livello nazionale e presente ai massimi livelli sulla scena internazionale, una realtà nella quale Pisa continua ad essere una protagonista fondamentale".

Per il programma completo: http://clic.humnet.unipi.it/index.html

Ne hanno parlato:
Corriere.it
Stampa.it
Tirreno.it
PaginaQ.it
GoNews.it
PianetaUniversitario.com
ControCampus.it
Il Mattino
Il Tirreno

Elena SalibraSi è spenta dopo una lunga malattia la professoressa Elena Salibra, docente di Letteratura italiana al dipartimento di Filologia Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa. I funerali si terranno domani, venerdì 5 dicembre, alle ore 15, nella chiesa di San Frediano, a Pisa. Nata a Siracusa nel 1949, Elena Salibra si è laureata in Letteratura italiana all'Università di Firenze nel 1971, diventando ricercatrice dell'Ateneo pisano nel 1980. Nel 2005 è stata nominata professore associato nella ex facoltà di Lettere e Filosofia. Oltre a Letteratura italiana, la professoressa Salibra ha insegnato Tecniche di scrittura e tipi testuali, nel corso di laurea in Comunicazione pubblica, sociale e d'impresa, e Tipologie testuali, nel corso di laurea in Sistemi e progetti di comunicazione.

La sua attività di studiosa, iniziata con un volume dedicato a Guido Gozzano (Gozzano, Vallecchi 2002), si è costantemente sviluppata negli anni con ricerche in prevalenza riservate a poeti e prosatori del secondo Ottocento e del primo Novecento: Pascoli, D'Annunzio, Gozzano, Govoni, Caproni, Saba, Quasimodo, Vittorini, Pratolini, Bontempelli, Bertolucci, Bufalino. I suoi studi sono stati pubblicati in numerosi saggi e articoli di riviste.

All'attività accademica, Elena Salibra ha affiancato negli ultimi anni una ricca produzione di poesie, che le ha procurato numerosi riconoscimenti e premi letterari: la sua prima raccolta, Vers.es (Reggio Emilia, 2004), è entrata nella Cinquina del Premio Viareggio-Répaci. Nel 2007 è uscita la sua seconda raccolta, Sulla via di genoard, con introduzione di Marco Santagata (Lecce, Manni), che è risultata finalista al Premio Mondello.

Nell'agosto 2009 è stata pubblicata presso la casa editrice Tiparg di Bucarest la traduzione in rumeno di Sulla via di Genoard. Suoi inediti sono usciti nell'Almanacco dello Specchio, a cura di Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi (Milano, Mondadori, 2008) e nelle riviste «Nuovi Argomenti», «Paragone», «L'immaginazione», «Caffè Michelangiolo», «Il Portolano», «Polimnia».

Questi sono poi confluiti nella nuova raccolta Il martirio di ortigia, con introduzione di Maria Cristina Cabani (Lecce, Manni, 2010); alcune poesie di questo libro sono state tradotte in francese e pubblicate nella rivista «Nu(e)» di Nizza, in romeno e pubblicate nella rivista «Scrisul Românesc» e in «Critice» di Florian Copcea, in serbo e pubblicate nella rivista «ProFemina» di Belgrado, in tedesco, in olandese e in spagnolo in corso di pubblicazione. Il libro è arrivato finalista al premio Camaiore.

Nel 2011 è uscita una plaquette – La svista – con postfazione di Marco Santagata (Catania, A&B), cui è seguita una autotraduzione in inglese the oversight e una traduzione in tedesco di Franziska Raimund, pubblicata in copie numerate nella collana I diamantini della casa editrice Il Girasole (Catania, 2013) con immagini di stampa calcografica realizzate con acquaforte da Vincenzo Piazza. La raccolta ha vinto il premio Contini Bonacossi 2012 ed è risultata finalista al Premio europeo Tournament 2013.

Il 2014 è l'anno di Nordiche, edito in marzo da Stampa 2009 di Varese: la raccolta di poesie di Elena Salibra ha vinto il Premio Giuria Viareggio-Rèpaci, sezione Poesia, e l'ultima edizione del Premio Letterario Pisa per la Poesia, che ogni assegna riconoscimenti a scrittori, poeti e scienziati che si sono distinti per le loro opere, per i meriti nelle loro professioni e per le loro significative o eccezionali scoperte.

Battle of Lepanto 1571Di scontri di civiltà si tende oggi sempre più a parlare quando si guarda alla situazione del vicino Oriente dove l'Islamismo più radicale sta creando fratture e baratri che paiono incolmabili. Eppure, neanche nei casi più estremi, è possibile esprimere giudizi univoci: la nozione di scontro di civiltà è delle più complesse e molteplici sono i fattori che contribuiscono a determinare i conflitti, da quelli economici, a quelli religiosi, a quelli politici, a quelli latamente culturali. Nei giorni 4 e 5 dicembre il corso di dottorato in Storia dell'Università di Pisa ha deciso di dedicare a tale tematica l'incontro inaugurale dei propri lavori nel nuovo anno accademico, intitolato "Scontri di civiltà. Lepanto tra le guerre puniche e Kobane".

L'apertura, prevista alle ore 15 di giovedì 4 dicembre nell'Aula 1 del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, sarà affidata alla lectio magistralis di Alessandro Barbero dell'Università del Piemonte Orientale, autore qualche anno fa di un best seller su Lepanto. Della battaglia navale che nel 1571 vide la flotta cristiana vittoriosa su quella ottomana, lo studioso indagherà la dimensione mitica che si venne rapidamente a creare intorno ad essa a fronte delle reali dinamiche che la caratterizzarono e degli eventi che la seguirono. Un modo questo per uscire da visioni preconcette che non hanno mai facilitato la comprensione storica.

KobaneUn altro momento importante dell'incontro sarà rappresentato dall'intervento di due giovani studiosi, Francesca Zaccaro e Fabrizio Filioli Uranio, formatisi all'interno del dottorato pisano, che illustreranno un manoscritto inedito da loro rinvenuto nell'Archivio Segreto Vaticano. Nel testo la battaglia di Lepanto viene confrontata con quella ben più antica del capo Ecnomo (256 a.C.), che si svolse nell'ambito delle guerre puniche. Entrambe le battaglie del resto hanno varcato frontiere spaziali, geografiche e mentali mettendo in discussione equilibri e limites su un Mediterraneo quanto mai liquido e policentrico, area non solo di scontri di civiltà, ma anche di incontri, la cui dialettica di continuità e discontinuità resta un patrimonio storiografico su cui riflettere.

Nella mattinata di venerdì 5 dicembre l'incontro sarà chiuso dagli interventi di Bjorn Forsen dell'Università di Helsinki, che tratterà di aspetti poco noti della tardo-seicentesca guerra di Morea tra Repubblica di Venezia e impero ottomano, e del coordinatore del dottorato pisano, Giovanni Salmeri, che richiamerà l'attenzione su assedi "infiniti" del tipo di quello di Kobane che hanno da sempre caratterizzato la storia del Vicino Oriente rendendola anch'essi quant'altre mai intricata e di complessa interpretazione.

MIDAN cavoA tre settimane dall'arrivo in Egitto, la missione archeologica dell'Università di Pisa (MIDAN) descrive le ultime scoperte avvenute sullo scavo di Dra Abu el-Naga. Tutte le attività del team sono raccontate e documentate sulla pagina facebook Egittologia UniPi, diventata un diario social degli scavi da cui poter seguire quasi in tempo reale le scoperte e il lavoro sul campo degli egittologi. Bellissime foto e video accompagnano i report scritti dagli stessi protagonisti degli scavi.

Oltre alla direttrice Marilina Betrò, il team di MIDAN è composta da Gianluca Miniaci, vice-direttore (già membro della spedizione dal 2003), coordinatore di un progetto europeo Marie Curie presso l'École Pratique des Hautes Études di Parigi e Academic Fellow del British Museum; Anna Consonni, egittologa e ceramologa (già membro della spedizione nel 2011); Paolo Marini, egittologo e disegnatore (già membro della missione dal 2010), dottorando dell'Università di Pisa; Anna Giulia De Marco, egittologa (già membro della spedizione dal 2012); Emanuele Taccola, responsabile del laboratorio di disegno e restauro del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa. Accompagna la spedizione per la produzione della documentazione video e fotografica Claudio Benedetti, collaboratore dell'Ufficio Stampa e Comunicazione dell'Università di Pisa.

Pubblichiamo l'ultima pagina del diario arrivata da Dra Abu el-Naga.

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MIDAN giulia«Con piacere abbiamo visto che avete apprezzato le nostre foto e i bellissimi video montati da Claudio Benedetti che vi hanno tenuto compagnia in questi giorni così intensi per noi. Ma oggi vogliamo parlarvi dello scavo e delle ultime scoperte.

L'area sulla quale abbiamo investito la maggior parte delle nostre forze è quella relativa al pozzo funerario della corte, tant'è che non ci siamo potuti occupare di TT 14, la tomba del sacerdote Huy. Lo scavo di un pozzo funerario, infatti, è complesso e potrebbe riempire un intero capitolo di un libro di "metodologia di scavo". Le dinamiche sono completamente differenti da qualsiasi altro tipo di scavo. La prima difficoltà da affrontare è quella dell'organizzazione logistica. Parliamo di un ambiente angusto, dove l'aria è rarefatta e la polvere si alza al minimo movimento. Smossi pochi centimetri quadrati di terra compattata dalla superficie, questa deve essere smaltita caricandola su dei secchi tirati da una carrucola e trasportati dai nostri operai sull'area esterna allo scavo.

MIDAN pozzoNonostante questo, sono bastati pochi giorni per scendere di diversi metri sotto il livello della corte e scoprire una prima camera funeraria; purtroppo usurpata e con pochissimi oggetti danneggiati rinvenuti. Dopo averla liberata del suo deposito, siamo scesi ancora e abbiamo ritrovato una serie di stuoie fatte di bastoncelli e canne tenute insieme da corde intrecciate e avvolte attorno al defunto mummificato; una particolare tipologia di sepoltura attestata in Egitto, tuttavia poco nota. A queste appartenevano delle splendide collanine e bracciali costituiti da centinaia di anellini e piccole perline in faience blu, rossa e nera.

MIDAN BetròPrese tutte le precauzioni e rimosse le stuoie (in attesa di studi antropologici del corpo mummificato), abbiamo continuato la nostra discesa fino ad arrivare, finalmente, all'ingresso di ben due camere funerarie: una rivolta ad ovest e una a est. Benché anche queste avessero subito saccheggi precedenti – il che è quasi la regola nelle tombe tebane - numerosissimi sono gli oggetti del corredo funerario, le mummie o i loro resti che vi abbiamo trovato e che attualmente sono oggetto di prima analisi, prima dello studio sistematico.

Moltissimi gli oggetti interessanti: grandi frammenti di sarcofagi con iscrizioni geroglifiche dipinte; maschere con volti sorridenti e immoti; tre ushabti lignei, uno dei quali in ottime condizioni, con le decorazioni policrome dipinte e le iscrizioni ancora integre, appartenuto ad una musicista del tempio di Amon; il frammento di una statua di calcare rappresentante una nobile assisa, con una imponente parrucca acconciata in elaborate treccine tra le quali spicca una collana con vaghi romboidali ed elementi floreali. Ma ancora: i resti di un finissimo vasetto in alabastro, un anello ferma trecce di corniola, un piccolo scarabeo iscritto e tanti altri oggetti che tutti insieme dovevano costituire il corredo funerario degno di un nobile tebano».

Il team di MIDAN

Conferenza Cittadella GalileianaSono cinque i grandi progetti che saranno sviluppati nell'ambito del "Protocollo d'intesa per interventi di rilancio turistico, culturale ed economico della città di Pisa" sottoscritto sabato 15 novembre, nella nuova Sala didattica del Museo degli strumenti per il calcolo, dal presidente della Regione, Enrico Rossi, dal sindaco Marco Filippeschi e dal rettore Massimo Augello. Come ha precisato il presidente Rossi, l'investimento complessivo della Regione sarà di 13 milioni di euro, quasi per intero quanto incassato con la vendita delle azioni dell'ente nella società che gestisce l'aeroporto pisano. Oltre alla conferma degli accordi relativi alla realizzazione complessiva della Cittadella Galileiana e alla riqualificazione dell'intera area, cui saranno destinati cinque milioni di euro, allo studio di fattibilità dei piani legati alla Cittadella aeroportuale e alla Stazione Marconi a Coltano, il Protocollo introduce come novità due progetti che riguardano direttamente l'Università di Pisa.

La SapienzaIl primo si riferisce al recupero del Palazzo della Sapienza, cui saranno destinati tre milioni di euro. In questo caso, l'Ateneo predisporrà il progetto definitivo per quanto riguarda i lavori di consolidamento strutturale e di ripristino funzionale dell'edificio, per consentire quanto prima la sua riapertura. Come già approvato in via preliminare dagli Organi dell'Ateneo, il Palazzo tornerà a essere sede del dipartimento di Giurisprudenza e accoglierà un Polo didattico e la nuova Biblioteca delle scienze giuridico-sociali, oltre a continuare a ospitare la prestigiosa Biblioteca Universitaria del MIBACT.

Orto Botanico

 

 

Un contributo di un milione di euro servirà, invece, per la realizzazione del nuovo Polo museale all'Orto Botanico, che prevede la creazione di uno spazio espositivo articolato e multidisciplinare, con filo conduttore il racconto del legame storico tra Università di Pisa e scienza. L'intervento, che avrà un forte impatto turistico essendo l'Orto lungo il percorso che collegherà la Cittadella Galileiana alla Piazza dei Miracoli, porterà a riunire nell'edificio principale sette degli attuali undici musei universitari, valorizzando gli altri edifici presenti nell'Orto e recuperando in pieno gli accessi storici.

 "Il Protocollo che firmiamo oggi – ha commentato il rettore Massimo Augello – dà respiro progettuale ai piani di sviluppo dell'Università e della città di Pisa, insistendo su tre asset fondamentali quali cultura, turismo ed economia. Da un lato, esso ci permette di rendere concreto il cronoprogramma per il recupero della Sapienza, con l'approvazione nelle prossime settimane del piano definitivo degli interventi e l'avvio dei lavori nella primavera del 2015. Dall'altro, ci aiuta a valorizzare l'Orto Botanico come sede del nuovo Polo museale dell'Ateneo, con il completamento entro un anno degli interventi in programma nella palazzina centrale e nell'edificio detto "delle Conchiglie" e con la riapertura dello storico accesso di Via Roma, lungo il percorso che conduce a Piazza dei Miracoli".

Ne hanno parlato:
Corriere Fiorentino
Repubblica Firenze
Tirreno
Tirreno Pisa1
Tirreno Pisa2
Tirreno Pisa3
Nazione Pisa
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it

Manuel Antonio PinaLa Cattedra Antero de Quental dell'Università di Pisa, finanziata dall'Instituto Camões, partecipa alle iniziative che in tutto il mondo ricorderanno il 71° anniversario della nascita del poeta portoghese Manuel António Pina. Nato il 18 novembre del 1943 e scomparso nel 2012, il giornalista e scrittore, Premio Camões 2011, ha lasciato una opera singolare e articolata nel campo della poesia, delle crónicas, della lettura per l'infanzia e per la gioventù e del teatro.

Domenica 16 e lunedì 17 novembre le poesie di Pina, suggerite dal Museu Nacional da Imprensa, saranno stampate singolarmente e distribuite nelle biblioteche, nelle mense universitarie, nelle librerie, nei musei e in altri luoghi di incontro frequentati da studenti, docenti e da tutti i potenziali lettori. Martedì 18 novembre, dalle ore 14.30 nell'Auletta Seminari di Palazzo Matteucci,
 quindici studenti di Lingua Portoghese, coordinati dalla docente dell'Instituto Camões, Sofia Ferreira Andrade (nella foto in basso), leggeranno e discuteranno le poesie e saranno a disposizione degli uditori per conversare sull'autore e rispondere a tutte le curiosità che potranno emergere.

Sofia Andrade

Le manifestazioni in onore di Manuel António Pina, denominate "Onda Pina – La Poesia in Movimento", sono promosse dal Museu Nacional da Imprensa. Nelle scuole e nelle università portoghesi, nonché in scuole, centri e corsi di insegnamento della lingua e della letteratura portoghese in varie parti del mondo, saranno lette e discusse le sue poesie, facendole poi rimbalzare su pagine dedicate dei social network, in modo da creare un'onda di lettura che ricordi e diffonda l'opera dello scrittore.

tomba_TT14 È appena partita la XIII spedizione archeologica in Egitto dell'Università di Pisa e quest'anno, grazie alle moderne tecnologie, sarà possibile seguire le attività di scavo sulla pagina Facebook "Egittologia unipi". Gli archeologi impegnati nella missione guidata dalla professoressa Marilina Betrò terranno infatti un diario social su cui si potranno leggere aggiornamenti, vedere foto e conoscere quasi in diretta le scoperte fatte sul campo. Teatro degli scavi sarà ancora una volta Dra Abu el-Naga, vicino a Luxor, il sito su cui l'Università di Pisa sta lavorando dal 2003, in particolare sulla tomba di Huy (Tomba Tebana 14), un sacerdote addetto al culto del sovrano divinizzato Amenofi I, e quelle degli altri occupanti delle strette e tortuose gallerie sotterranee della tomba.
 

Paolo Marini Quando la Missione Italiana a Dra Abu el-Naga (MIDAN) iniziò le sue attività nel 2003, di quel monumento scavato nella roccia era nota la sola cappella di culto, con pareti e soffitto interamente dipinti, all'epoca l'unico ambiente accessibile della tomba: grazie alle numerose campagne è stato possibile di ricostruire le vicende storiche di Huy e scoprire una nuova tomba prima del tutto ignota, seppellita com'era sotto metri cubi di detriti e sabbia (MIDAN.05). Questa, più antica della prima (si data intorno al 1500 a.C.), domina una corte a cielo aperto che, ancora nel 2010, ha regalato importanti scoperte: l'ingresso ad altre due tombe, celate anch'esse dai detriti che erano scivolati dal declivio della collina, e un nuovo pozzo funerario, che sarà oggetto dello scavo che sta per iniziare.

Oggi l'area di scavo comprende un complesso di tombe che hanno avuto un periodo di utilizzo lunghissimo, quasi mille anni, e che stanno offrendo dati di prima mano su epoche poco note della storia dell'antico Egitto, quale quella tra la fine del cosiddetto Secondo Periodo Intermedio e gli inizi della potente XVIII dinastia (1550-1450 a.C.).

Anna_Giulia_De_Marco

Un incontro assai atteso della campagna 2014 potrebbe essere quello con lo sconosciuto proprietario della tomba più grande e antica, MIDAN.05, che ancora gelosamente conserva il segreto sul suo nome e i suoi titoli. Le poche scene conservate sulle pareti della grande tomba ci dicono che fu un personaggio importante del suo tempo: nel banchetto funerario riceve insieme alla moglie l'omaggio di figli, figlie e vari ospiti intenti ad attingere a tavole riccamente imbandite, mentre due musiciste li allietano al suono di un doppio oboe e una cetra; un frammento su un'altra parete ha preservato solo il colore rosso di una rara scena di lavorazione di metalli preziosi e oreficeria, che compare solo nelle tombe dei grandi nobili. Le iscrizioni geroglifiche che accompagnavano i dipinti sono perdute quasi del tutto, ma lo scavo del pozzo funerario potrà forse dare nuove inedite informazioni.

Anche la tomba di Huy potrebbe regalare interessanti sorprese: nell'ultima campagna archeologica, nel 2012, lo scavo ha varcato per la prima volta gli stipiti in pietra e i resti del muretto che chiudeva la camera funeraria dello stesso Huy e della sua famiglia. L'ambiente si presentava completamente riempito di detriti, sabbia e fango delle alluvioni create dalle rare ma violente piogge che colpiscono talvolta il deserto e che convogliano nell'area i vicini wadi. Se il pozzo non assorbirà troppe energie e tempo, il team dell'Università di Pisa potrà forse finalmente fare la conoscenza personale di Huy e dei suoi familiari.
 

Il team di MIDAN
Gianluca Miniaci Quest'anno, dopo una pausa forzata di un anno dovuta alle condizioni politiche del paese, MIDAN torna a scavare con una missione ristretta nel numero ma piena di aspettative. Dal 2003 a oggi moltissimi sono stati i membri avvicendatisi nella spedizione accanto agli egittologi: dai restauratori ai fotografi, dagli antropologi agli ingegneri strutturali, dagli esperti di rilievo con laser scanner 3D ai ceramologi. E naturalmente con loro e con i tanti operai egiziani che da anni accompagnano la spedizione, gli studenti, i dottorandi, i neo laureati e i giovani ricercatori, per cui la Missione Archeologica Italiana a Dra Abu el-Naga ha costituito una palestra formativa.

Il team di MIDAN varia nel tempo. Quest'anno, accanto alla direttrice Marilina Betrò, operano Gianluca Miniaci, vice-direttore (già membro della spedizione dal 2003), coordinatore di un progetto europeo Marie Curie presso l'École Pratique des Hautes Études di Parigi e Academic Fellow del British Museum; Anna Consonni, egittologa e ceramologa (già membro della spedizione nel 2011); Paolo Marini, egittologo e disegnatore (già membro della missione dal 2010), dottorando dell'Università di Pisa; Anna Giulia De Marco, egittologa (già membro della spedizione dal 2012); Emanuele Taccola, responsabile del laboratorio di disegno e restauro del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa. Accompagnerà la spedizione per la produzione della documentazione video e fotografica Claudio Benedetti, collaboratore dell'Ufficio Comunicazione dell'Università di Pisa.

Assenti ora ma parte del nucleo storico della missione sono Paolo Del Vesco, vice-direttore dal 2003 al 2011, oggi curatore del Museo Egizio di Torino; Federica Facchetti, ceramologa (dal 2006 al 2012), attualmente assistente museale presso il Museo Egizio di Torino; Barbara Lippi, antropologa (dal 2005 al 2008); Gianluca Buonomini, restauratore (dal 2004). Negli anni la missione si è avvalsa di importanti collaborazioni esterne, tra cui si ricordano qui la direttrice del Museo Egizio di Firenze, Maria Cristina Guidotti, esperta in ceramica; Christian Greco, attuale direttore del Museo Egizio di Torino; Massimo Bergamasco e i suoi collaboratori del Laboratorio PERCRO - Scuola Sant'Anna di Pisa; Maurizio Forte, oggi alla Duke University, ed Eva Pietroni (CNR – Montelibretti); il team di Visualizzazione e modellazione 3D del CULTNAT – Cairo (Egitto).

Ne hanno parlato: 
Repubblica.it 
Il Tempo
Tirreno Pisa
InToscana.it
TirrenoPisa.it 
PaginaQ 
Controcampus.it 
PisaToday.it 

L'Università di Pisa, rappresentata dal dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, è ufficialmente entrata a far parte del Consiglio Europeo per le Lingue (CEL). Creato nel 1997 col sostegno dell'allora Direzione Generale XXII della Commissione Europea, il CEL è un'associazione permanente che ha lo scopo di incrementare quantitativamente e qualitativamente la conoscenza delle lingue e delle culture in Europa e al di là dei confini europei.Consiglio Europe per le lingue

I continui processi di espansione, integrazione e globalizzazione determinano mutamenti rapidi e costanti all'interno della comunità europea, ponendo un'esigenza massiccia e senza precedenti di politiche e azioni efficaci che favoriscano la comunicazione interculturale e interlinguistica. In questo contesto, il Consiglio Europeo ha riunito i massimi specialisti internazionali nel settore delle politiche linguistiche per sostenere le infrastrutture linguistiche dell'Europa unita e promuovere l'apprendimento e la diffusione delle lingue.

languagesInterlocutore privilegiato della Commissione Europea, il CEL ha rapporti con le università e istituzioni più prestigiose, mediando a vari livelli per gestire, creare e anticipare il futuro linguistico dell'Europa: «Essere membri del CEL è un'opportunità importante per il nostro Ateneo - spiega la professoressa Marcella Bertuccelli, direttore del Centro Linguistico e rappresentante del dipartimento all'interno del Consiglio Europeo per le Lingue - Lavoreremo infatti fianco a fianco con colleghi che operano nel settore delle politiche linguistiche, con la possibilità di suggerire linee di sviluppo e partecipare a progetti sull'apprendimento e l'insegnamento delle lingue per lo studio e per il lavoro, sulla traduzione e l'interpretariato, sulla qualità dell'addestramento linguistico a tutti i livelli scolastici, sul ruolo delle università nelle politiche linguistiche europee».

Il primo appuntamento è per il forum biennale, che si svolgerà a Bruxelles il 4 e 5 dicembre, sul tema "Which language policy for Europe?". Il forum è introdotto da Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio Europeo, con una relazione su "Some Lessons from five Years EU Council Presidency". In quell'occasione saranno presentati e discussi i risultati dei gruppi di lavoro attualmente attivi sui progetti europei in ambito linguistico.

Si svolgerà sabato 8 novembre, alle ore 11 al Palazzo dei Congressi, l'incontro "Scribe et impera: voci di re, eroi e chierici dalle pagine del Medioevo". L'iniziativa, organizzata dalla Pisa University Press nell'ambito del "Pisa Book Festival", vedrà la partecipazione dei professori Marco Battaglia e Luca Crescenzi, dell'Università di Pisa, e della professoressa Monika Pelz, della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici.
L'incontro sarà anche l'occasione per presentare il libro del professor Marco Battaglia su Medioevo volgare germanico, un saggio che raccoglie e introduce i principali documenti e i relativi generi letterari delle singole tradizioni linguistiche del Medioevo germanico, a partire dalla più antica traduzione biblica fino agli esempi più raffinati del patrimonio letterario poetico e prosastico.
Pubblichiamo di seguito un estratto dell'Introduzione al volume scritta dal docente di Filologia germanica.

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copertina1L'epoca che intercorre tra la crisi del ruolo ordinatore e universalistico di Roma cantato da Virgilio e Orazio (ancora latamente presente nella benedizione papale «Urbi et orbi»), fino alla cosiddetta Rinascenza carolingia, è stata a lungo interpretata come il periodo di massima crisi della cultura europea (i 'secoli bui', secondo un giudizio derogatorio dell'Umanesimo italiano). Questa interpretazione, legittima quanto parziale, evidentemente non percepiva o negava che la crisi di quella cultura (soprattutto nella sua forma scritta) era il risultato di un lento ma epocale processo di trasformazione, in senso centrifugo, di nuove energie propulsive e istanze economiche, politiche e sociali. Tale trasformazione interessò da vicino anche la sfera religiosa e quella culturale, unificandone certi ambiti specifici e introducendo le premesse per l'egemonia secolare della prima sulla seconda.

Questo preambolo aiuta a comprendere che lo sviluppo di uno statuto letterario germanico durante l'Alto Medioevo rappresentò una conquista culturale mediata, come in altri casi, dalla cristianizzazione e dalle relative necessità liturgiche, dottrinarie ed esegetiche. Considerato che la conversione degli agglomerati germanici ebbe luogo lungo un processo durato quasi un millennio, non stupisce che il diverso grado di maturazione e integrazione delle élite barbariche nell'universo dottrinario e culturale della Chiesa - erede di molti valori della cultura greco-romana - si tradusse in una altrettanto lenta percezione della dignità dei propri volgari in funzione di lingua scritta, la cui forma richiedeva l'acquisizione di una coscienza 'alfabetica' e di forme 'scrittorie' locali ancora inedite.

'Scrivere' significò per secoli scrivere 'in latino', coerentemente con la natura dei primi testi liturgici e dottrinari in circolazione e come confermato dalla storia di questo verbo in tutte le lingue germaniche tranne l'inglese. Ma anche nel caso di opere a carattere storico-leggendario, imperniate sulla rievocazione di antiche gesta dei vari agglomerati germanici e sulla legittimazione ex-post delle relative monarchie (le cosiddette Historiae), la lingua restò il latino - ancora fino ai Gesta Danorum del diacono danese Saxo 'Grammaticus' (inizi sec. XIII).

La nascita di fenomeni letterari con un livello minimo di frequenza restò a lungo confinata ad ambiti istituzionali, giuridici, notarili e religiosi, tra i quali i volgari iniziarono a far breccia sotto forma di strumenti interpretativi d'immediata utilità, come le glosse esplicative di concetti o termini non immediatamente comprensibili...

È dunque comprensibile come il concetto di 'letterature' germaniche contempli un processo di riorganizzazione culturale a più livelli, un fenomeno lungamente dominato dalla casualità e da un carattere periferico dipendenti dalla maggiore o minore contiguità con centri di formazione spirituale. Si trattava in questo caso di agglomerati monastici e di sezioni didattiche o scuole episcopali, luoghi deputati alla formazione e all'istruzione teologica e liturgica di un personale ecclesiastico, nei quali si crearono le condizioni per una consapevole riflessione linguistica sui volgari come strumento letterario e come veicolo di ricezione e rielaborazione di una cultura memoriale in profonda evoluzione, alla luce dei nuovi ideali religiosi.

...I capitoli che seguono offrono una sintesi generale dei principali e più antichi documenti letterari vergati in una lingua germanica, da quella attestata per prima, il gotico, fino a quelle più tarde, il frisone e il norreno. In questo senso vengono raccolti e presentati, con commenti talora succinti, i frutti dell'integrazione delle antiche culture memoriali germaniche con la tradizione letteraria in latino – sia essa classica, biblica o medioevale – allo scopo di fornire agli studenti un panorama di riferimento immediato e nella speranza di suscitare il desiderio di ulteriori approfondimenti.

Marco Battaglia
docente di Filologia germanica

Giacomo De Nuccio

Anche Giacomo ce l'ha fatta, come Luca Razzauti che si è laureato pochi mesi fa, ha vinto la sua sfida contro la Sindrome "X fragile" e con grande determinazione ha raggiunto il traguardo finale degli studi universitari. Mercoledì 29 ottobre, Giacomo De Nuccio, 25 anni, originario di Gallarate, ha discusso la tesi dal titolo "Il male immaginato: fenomenologia e fascino del male nella Gerusalemme Liberata" con il professor Sergio Zatti, conseguendo la laurea in Lettere moderne con il massimo dei voti. Alladiscussione erano presenti anche il professor Paolo Mancarella, delegato del rettore per la disabilità, la dottoressa Federica Gorrasi, responsabile dell'USID, l'Unità di servizi per l'integrazione degli studenti con disabilità, e altri collaboratori dell'ufficio, che hanno accompagnato Giacomo lungo tutto il suo percorso universitario.

Giacomo si è trasferito a Pisa con i suoi genitori alcuni anni fa, appositamente per frequentare l'università: lo studente era infatti a conoscenza della storia di Luca Razzauti, un ragazzo come lui affetto dalla Sindrome "X fragile", una patologia che conferisce tratti autistici con relativa difficoltà comunicativa, ma che stava frequentando i corsi universitari con grande successo. Grazie all'USID, anche Giacomo ha potuto seguire il suo percorso coadiuvato da tutor che lo hanno affiancato durante le attività didattiche, e ha potuto sostenere gli esami in forma scritta utilizzando la "Comunicazione Facilitata Alfabetica" (CFA).

"Riprovo oggi le sensazioni e le emozioni che ho provato nel luglio scorso in occasione della laurea di Luca – ha dichiarato Paolo Mancarella - Anche Giacomo ci dimostra che con la forza di volontà si superano barriere che sembrano invalicabili e mi auguro che tanti ragazzi e ragazze ne traggano insegnamento per affrontare con la stessa forza gli inevitabili momenti di difficoltà che incontrano nel loro percorso di studio e di vita. Giacomo, poi, proviene da Gallarate, la città in cui sono nato e ho frequentato le scuole medie e superiori, per poi approdare come lui a Pisa per frequentare l'Università: un piccolo particolare che, in qualche modo, aggiunge un sapore speciale a questa splendida giornata. Anche in questa occasione desidero ringraziare tutto lo staff dell'USID e gli studenti tutor che hanno accompagnato Giacomo e che oggi condividono con lui, con la sua famiglia e con tutti noi una grande gioia".

Giacomo De Nuccio

Così racconta Giacomo della sua esperienza all'Università di Pisa: «Quando un foglio di carta con firme e bolli ha attestato le mie capacità e mi ha concesso la libertà di continuare la mia strada chiudendo una parentesi difficile durata 18 anni, fra tanti dubbi e un'unica certezza (desideravo con tutto me stesso continuare gli studi), sono approdato a Pisa. Una condizione genetica non è cosa che muti nel tempo e certo non dev'essere stato semplice per i miei docenti universitari "decodificare" il mio linguaggio fatto di "borbottii" per selezionare i rumori che impediscono l'ascolto, di dita nelle orecchie per modulare i suoni in entrata e rendere comprensibili le singole parole, di osservazioni dalla finestra non come sintomo di distrazione ma come mezzo di concentrazione, di fughe strategiche per contenere le emozioni... eppure nessuno di loro ha rinunciato al rischio della delusione, finalmente attenti compagni di viaggio e non semplici spettatori della mia diversità. L'imprevedibilità degli eventi, che sempre fa capolino dalle pieghe dell'esistenza e ci spaventa cogliendoci di sorpresa, può trasformarsi in opportunità se ci apriamo al rischio della scelta. Parlo per me che ho scelto di lasciare la mia casa, la mia città, i miei fratelli, le mie abitudini, tanto importanti per me, per inseguire un sogno e parlo anche per i miei docenti che, scegliendo la via della fiducia, mi hanno nutrito con naturalezza della loro competenza, volti amabili e sorridenti che, insieme alla mia famiglia e ad alcuni amici, mi hanno aiutato a trasformare un sogno in una appagante realtà. A tutti il mio caloroso grazie».

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa 
La Prealpina 
NazionePisa.it
Corrierefiorentino.it
PisaToday.it 
gonews.it 

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