news (5336)
Pisa sul podio della Start Cup Toscana
Le idee imprenditoriali vincenti nascono sotto la Torre: all'edizione 2013 della Start Cup Toscana, il primo e il terzo posto sono stati conquistati da Smart System e IVTech dell'Università di Pisa, il secondo e il quarto da Braille Lab e Green Clean House nati negli Istituti di Ricerca (in particolare quelli di Biorobotica e Tecip, Tecnologie della Comunicazione, dell'Informazione, della Percezione) della Scuola Superiore Sant'Anna. I giovani scienziati-imprenditori sono stati premiati questa mattina all'Università di Siena, al termine di una giornata che ha visto protagonisti i ragazzi e il mondo delle imprese.
I premi in denaro, 10 mila euro complessivi, messi a disposizione dalla Regione Toscana, serviranno all'avvio delle start up, che avranno anche l'opportunità di partecipare al salone Smau di Milano e che concorreranno al "Premio Nazionale per l'Innovazione", la cui giornata di valutazione finale si terrà il 31 ottobre 2013 a Genova, nel corso del Festival della Scienza. Alla premiazione erano presenti anche Paolo Ferragina, prorettore per la ricerca applicata dell'Ateneo pisano, e Andrea Piccaluga, delegato al trasferimento tecnologico della Scuola Sant'Anna.
Lo sviluppo di soluzioni in tecnologia JOS (Just-One-System) per caricare e per alimentare in maniera semplificata tutti i device e gestire contemporaneamente vari dispositivi, direttamente su un pannello elettrificato, senza bisogno di alcun cavo, è l'idea di Smart System, la start up targata Università di Pisa, fondata da Eleonora Romiti e Marco Ariani, che è arrivata prima. L'azienda soddisfa la necessità sempre più evidente di eliminare l'invasiva presenza dei cavi elettrici. L'efficienza, la flessibilità, la personalizzazione del dispositivo sono le caratteristiche vincenti rispetto alle tecnologie attualmente presenti sul mercato.
Al secondo posto è arrivato Braille Lab, un progetto relativo a un dispositivo che trasforma una stampante a getto di inchiostro in una stampa Braille. È stata progettata una cartuccia che consente di stampare in Braille, direttamente applicabile a stampanti a getto di inchiostro, con una spesa complessiva del sistema molto contenuta. Si pensi che una stampante Braille ha un costo medio intorno ai 3000 euro mentre questo sistema di stampa avrebbe un costo complessivo di alcune centinaia di euro, risultando più accessibile ai non vedenti. Il progetto aveva già ricevuto l'attenzione da parte del Ministero MIUR nell'ambito del Bando Smart Cities, dove si era classificato prima nella categoria di riferimento. Il gruppo è formato da due allievi dell'Istituto TeCIP della Scuola, Claudio Loconsole e Daniele Leonardis.
Terza è arrivata l'idea IVTech, proposta da Tommaso Sbrana, Serena Giusti, Giorgio Mattei, Arti Ahluwalia dell'Università di Pisa, che propone lo sviluppo di una piattaforma virtuale per produrre e commercializzare supporti per colture cellulari in vitro e diffondere quelli già sviluppati dal gruppo di ricerca presso il Centro di Ricerca "E. Piaggio". Tra gli obiettivi principali della start up, ci sono la ricerca e lo sviluppo di tecnologie per le tecniche alternative ai test su animale, la formazione di ricercatori e tecnici nell'ambito della ricerca in-vitro e lo studio di sistemi per il controllo ambientale focalizzato alla coltura in-vitro di cellule sia animali che umane.
Matteo Giacalone si è classificato quarto con Green Clean House, il progetto di un sensore analogico in grado di monitorare le sostanze inquinanti e individuare, attraverso il collegamento con un database consultabile, le piante consigliate per la depurazione. Il monitoraggio di sostanze inquinanti in ambienti chiusi e la relativa visualizzazione dei valori rilevati sono visualizzabili attraverso web app. Inoltre, il database scientifico, in base alla relazione piante/inquinanti/malattie, permetterà di suggerire quali piante possono mitigare gli effetti nocivi di un determinato inquinante. Oltre che da Matteo Giacalone, il gruppo di lavoro è formato da Domenico Marsella dell'Istituto Tecip e da Nicola di Lecce dell'Istituto di Biorobotica.
Ben cinque dei dieci finalisti della competizione provenivano dall'Università di Pisa: oltre a Smart System e IVTech, hanno concorso per il podio anche Cityenjoyers.com di Giuseppe Magliano, Witzzi di Felipe Belo e 3EMME-Tramas start up dell'Università di Pisa, di Mauro Turturici, Massimiliano Donati e Mirko Ferrati. Quasi tutti i ragazzi arrivati in finale avevano frequentato il PHD Plus, il percorso formativo promosso dall'Università di Pisa che mira a infondere lo spirito imprenditoriale tra gli studenti, i laureati e i dottorandi.
Successo della Summer School di Ingegneria biomedica a Nairobi
Con un corso di cinque giorni hanno insegnato agli ingegneri africani come si costruisce un semplice dispositivo biomedico utilizzando le tecnologie disponibili gratuitamente in rete. Lo scorso agosto, la professoressa Arti Ahluwalia e gli ingegneri Daniele Mazzei e Carmelo De Maria del Centro "E. Piaggio" dell'Università di Pisa - con la collaborazione del FabLab Pisa, rappresentato da Mazzei e De Maria - hanno tenuto a Nairobi un corso che aveva l'obiettivo di integrare i concetti dell'open source design di dispositivi biomedicali con quello della regolamentazione e degli standard internazionali, portando avanti i principi della condivisione delle risorse e formazione tecnologica in Africa.
Il corso, della durata di una settimana e sponsorizzato dall'UNECA, è stato pensato specificatamente per l'ingegneria biomedica e si è svolto durante l'Innovator Summer School alla Kenyatta University di Nairobi. Le lezioni hanno previsto la messa in funzione di un sistema di 3D printing open source, il design di un dispositivo per il monitoraggio di alcuni parametri vitali dei neonati (baby monitor) partendo dalle specifiche di base e utilizzando strumenti di progettazione open source software e hardware come la piattaforma Arduino. In particolare, la definizione delle specifiche di progetto è avvenuta attraverso la stretta interazione con la Dr. Molyneux, pediatra presso l'Università del Malawi, che ha aiutato i partecipanti del corso a focalizzare l'attenzione verso problematiche specifiche dell'assistenza sanitaria nei reparti di pediatria.
È stato molto importante per i partecipanti avere un ruolo attivo nell'identificazione dei problemi, nell'analisi delle normative di riferimento, nella selezione dei componenti, nel design, nell'assemblaggio ed nel testing del dispositivo. Grazie alla donazione di kit di sviluppo da parte di Arduino, i partecipanti hanno potuto toccare con mano le potenzialità del design elettronico/programmazione con strumenti open source.
«Il corso è stato un deciso successo – commenta la professoressa Ahluwalia - La maggior parte degli studenti e del personale tecnico non era a conoscenza di strumenti come Arduino FreeCad, Slic3r, Media Wiki e di tutti le potenzialità del design e della prototipazione rapida open source. Questa esperienza è stata lo strumento per comunicare questa conoscenza ai partecipanti, che hanno dimostrato un profondo interesse specialmente verso il mondo delle stampanti 3D. Diversi studenti e insegnanti hanno comprato dei kit Arduino e hanno visto le potenzialità di questo sistema sia come strumento didattico sia come strumento di sviluppo elettronico».
L'idea di fondo dietro le attività è che l'open source design dei dispositivi biomedicali è un importante mezzo per incrementare la crescita economica e migliorare l'assistenza sanitaria: particolare attenzione è stata quindi posta sugli aspetti di sicurezza e di ergonomia che questi dispositivi devono rispettare sulla base delle norme di regolamentazione e di performance internazionali.
Tutto il materiale didattico, inclusa la documentazione del corso, il progetto del baby monitor sono disponibili online per essere un punto di partenza per ulteriori sviluppi portati avanti sia dagli studenti del corso che della community maker. La stampante 3D e tutte le componenti elettroniche sono ospitati presso la facoltà di Ingegneria della Kenyatta University.
Un'occasione per sentire dal vivo il racconto della Summer School sarà il prossimo 27 settembre nell'ambito di "SHINE! La notte dei ricercatori", presso lo stand del FabLab Pisa a Villa Letizia (Polo Universitario Sistemi Logistici) a Livorno.