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Martedì, 23 Luglio 2024 07:47

La batoniite eletta “Minerale dell’Anno” 2023 dalla International Mineralogical Association

L’International Mineralogical Association ha dichiarato “Minerale dell’Anno” 2023 la batoniite, studiata da un gruppo di ricerca coordinato dalla dottoressa Daniela Mauro del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e referente della Sezione di Mineralogia del Museo di Storia Naturale. È la prima volta che il prestigioso riconoscimento, istituito nel 2014, viene attribuito ad una specie mineralogica scoperta in Italia.

Individuata negli anni Ottanta del secolo scorso da un gruppo di ricercatori, la batoniite era rimasta, fino ad oggi, un vero e proprio rompicapo mineralogico. Solo lo scorso anno gli studiosi dell’Ateneo pisano sono riusciti a definirne la struttura e la complessa cristallochimica. Una scoperta resa possibile anche grazie dalla recente installazione, presso i laboratori pisani, di un diffrattometro a raggi X per cristallo singolo del Centro per l’Integrazione della Strumentazione scientifica dell’Università di Pisa (CISUP).

 

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Batoniite, aggregato di cristalli tabulari bianchi associati a un solfato di Al e Fe resinoso, poco cristallino e non identificato. Collezione Museo di Storia Naturale, Università di Pisa. Foto D. Mauro

 

Le indagini condotte dall’equipe guidata dalla dottoressa Mauro hanno così definito la formula chimica di questa nuova specie mineralogica: Al8(SO4)5(OH)14(H2O)18·5H2O, oltre ad averne individuato la struttura, una delle più complesse mai descritte fra i minerali oggi noti e caratterizzata dal poli-oxo-catione [Al8(OH)14(H2O)18]10+. Quest’ultimo era stato finora osservato solo in fasi sintetiche ottenute durante lo studio del comportamento geochimico dell’alluminio in soluzione acquosa.

La scoperta fatta dai ricercatori dell’Università di Pisa, oltre a raccontarci qualcosa in più sul ciclo geochimico dell’alluminio, uno degli elementi più abbondanti del nostro pianeta, ci illumina ancora una volta sulla bellezza della natura che, con gli adeguati mezzi tecnologici, si svela in tutta la sua complessità.

Ritrovato nella miniera abbandonata di Cetine di Cotorniano, in provincia di Siena, il minerale è stato consegnato ai ricercatori pisani dal collezionista Massimo Batoni, nel quadro di una collaborazione fra il Dipartimento di Scienze della Terra e gli appassionati dell’Associazione Mineralogica Fiorentina (AMF) e dell’Associazione Mineralogica Prato e Pistoia (AMPP). E proprio a Massimo Batoni è stata dedicata questa specie, per i suoi contributi alla conoscenza della mineralogia italiana.

 

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In azzurro il gruppo di ottaedri centrati dall’alluminio. In rosso e in celeste sono rappresentati, rispettivamente, i gruppi (OH) e (H2O). Questo è l’elemento strutturale caratterizzante della batoniite ovvero il poli-oxo-catione [Al8(OH)14(H2O)18]10+

 

Il premio “Minerale dell’Anno”, finalizzato a riconoscere il minerale di maggior interesse scientifico la cui pubblicazione sia avvenuta nell’anno solare precedente, è stato istituito nel 2014 dall’International Mineralogical Association, un gruppo internazionale rappresentativo delle società mineralogiche nazionali di quasi 40 differenti paesi.

Ogni anno vengono approvate circa 100 nuove specie mineralogiche, le quali passano al vaglio di una commissione di esperti, la Commission on New Minerals, Nomenclature and Classification. Sono poi questi stessi esperti, tramite votazione segreta, a indicare il “Minerale dell’Anno”.

La batoniite è il primo “Minerale dell’Anno” italiano, ed è la quinta nuova specie minerale scoperta nella miniera di Cetine di Cotorniano, dopo brizziite, cetineite, onoratoite e rosenbergite.

La descrizione completa del nuovo minerale è stata pubblicata sull'European Journal of Mineralogy: https://ejm.copernicus.org/articles/35/703/2023/

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Lunedì, 22 Luglio 2024 09:16

Con le donne al comando si respira un’aria migliore, letteralmente

La qualità dell’aria è migliore se le donne comandano le istituzioni. La notizia arriva da uno studio condotto all’Università di Pisa e pubblicato sull’European Journal of Political Economy. L’analisi ha riguardato 230 regioni di 27 Paesi dell’Unione europea.

“I nostri risultati evidenziano una relazione positiva tra l'empowerment politico delle donne e la qualità dell'aria – spiega una delle autrici dello studio, la professoressa Lisa Gianmoena del dipartimento di Economia e Management dell’Ateneo pisano - Questo suggerisce che le donne, quando occupano posizioni di potere, tendono ad adottare politiche ambientali più rigide e orientate verso la sostenibilità rispetto alle regioni governate da uomini e questo fenomeno può essere attribuito alla loro maggiore sensibilità e al loro impegno sociale”.

In particolare, questa correlazione positiva risulta evidente in numerose regioni del Nord Europa, tra cui Finlandia, Irlanda, Estonia, Svezia e Danimarca, mentre la maglia nera va alla Polonia, Ungheria e Romania. In Italia, la Valle d’Aosta si distingue per la qualità dell’aria migliore, mentre la Lombardia registra i livelli peggiori.

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A sinistra la distribuzione geografica della qualità dell'aria, a destra distribuzione geografica del potere politico femminile

Per realizzare lo studio ricercatori e ricercatrici hanno lavorato alla costruzione di un dataset a livello regionale che integrasse empowerment politico femminile e dati ambientali. Questa impostazione è stata fondamentale anche perché nel contesto europeo le condizioni ambientali e sociali possono variare notevolmente tra le diverse zone e sono poi le autorità sub-nazionali ad essere maggiormente responsabili dell’applicazione di direttive e standard ambientali nazionali e sovranazionali. Per quanto riguarda le donne, è stato utilizzato l’Indice di Empowerment Politico delle Donne (WPEI), considerando la loro presenza a vari livelli di governo (nazionale, regionale e locale).

“Per assicurarci che il rapporto tra empowerment politico femminile e qualità aria non fosse una "correlazione spuria", cioè puramente casuale – conclude Gianmoena - abbiamo testato altre variabili economiche e non economiche come lo sviluppo economico, il livello di istruzione, le innovazioni in tecnologie verdi, l'ideologia politica e la densità di popolazione. Tuttavia la relazione positiva tra empowerment politico femminile e qualità dell’aria è rimasta significativa, confermando la robustezza del risultato”.

Lisa Gianmoena è autrice dell’articolo insieme al collega Vicente Rios, docente del dipartimento di Economia e Management dell’Ateneo pisano. Entrambi collaborano con il centro di ricerca REMARC (Responsible Management Research Center) dell’Università di Pisa. Gli altri autori sono la dottoranda Izaskun Barba e il professore Pedro Pascual entrambi del dipartimento di Economia della Università Pública de Navarra, Spagna.

 

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