Al via le iscrizioni al primo master telematico in Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico dell’Università di Pisa
Sono aperte sino al 15 dicembre le iscrizioni alla prima edizione del Master telematico di II livello in Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico. Il corso è aperto ai laureati magistrali in qualunque settore desiderosi di approfondire le loro conoscenze e competenze sui temi dell’Agenda 2030 e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Collaborano al master, sia per gli stage che per il contributo alla didattica, molti soggetti pubblici e privati fra cui Gruppo Aboca, Menarini, la multinazionale francese Cromology, Acque spa, Arpat, Enea e l’Istituto per la Bioeconomia del CNR.
Il master, di durata annuale, ha la formula “week-end”, con lezioni a distanza concentrate al venerdì e sabato, per agevolare la partecipazione di figure già inserite nel mondo del lavoro che necessitano un aggiornamento. Il costo del master è di 2500 euro, sono previste agevolazioni in base al reddito e al merito ed è inoltre possibile usufruire dei voucher formativi erogati da enti regionali.
"Per Luciano Modica", l’Università di Pisa dedica una giornata al primo rettore del nuovo millennio
"Pisa, l'Università di Pisa, le altre università italiane ed europee hanno contribuito, nei momenti migliori della loro storia e quando sono rimaste più fedeli alla loro natura, a far crescere ponti tra persone, tra culture, tra discipline, tra visioni del mondo. Vorremmo che si potesse continuare così, o forse anche riprendere, con pazienza e disponibilità, a sperare che possa essere così, affinché quel mondo che vediamo così globalizzato non lo si ritrovi d'improvviso e per sempre come un'Atlantide ridotta da un cataclisma a un arcipelago di isole troppo lontane tra loro per gettarvi ponti". Con queste parole, il rettore dell'Università di Pisa Luciano Modica si avviava a chiudere il discorso di inaugurazione dell'anno accademico 2001-2002, ultimo del suo mandato, alla presenza dell'allora Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi.
A venti anni da quell'intervento e a pochi mesi dall'improvvisa scomparsa del professore avvenuta lo scorso 4 maggio, l'Università di Pisa dedica una giornata a Luciano Modica, illustre matematico, rettore dell'Ateneo tra 1993 e 2002 e presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) dal 1998 al 2002.
La giornata si terrà sabato 6 novembre, a partire dalle ore 9,30, e sarà aperta da un incontro nell'Aula Magna Nuova del Palazzo della Sapienza. Ai saluti del rettore Paolo Maria Mancarella e del figlio del professor Modica, Carlo, seguiranno gli interventi di amici e colleghi che hanno conosciuto Luciano Modica e condiviso parte del suo percorso, all'interno e all'esterno del mondo universitario. Moderatore sarà il professor Saulle Panizza, direttore del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC). Prenderanno la parola Carlo Petronio, prorettore vicario e collega dello stesso settore disciplinare, Dino Pedreschi, già prorettore per la Didattica ai tempi del rettorato Modica, Rodolfo Zich, ex rettore del Politecnico di Torino e collaboratore di Modica in sede CRUI, Giuseppe Attardi, docente di Informatica che parlerà del ruolo di Modica nello sviluppo della rete Garr, Massimo Inguscio, ex direttore del CNR e amico di Modica fin da quando erano entrambi studenti della Scuola Normale, Giuseppe Forte, già rappresentante degli studenti in senato Accademico e attualmente direttore generale del Consorzio Interuniversitario sistemi integrati per l’accesso (CISIA). L'impegno civile e politico del professor Modica sarà ricordato e sottolineato da Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale e già rappresentante degli studenti in Consiglio di Amministrazione, dall'onorevole Manuela Ghizzoni, responsabile PD di Istruzione, Università e Ricerca che ha collaborato con Modica sui temi della politica universitaria, e dall'onorevole Enrico Letta, segretario nazionale del PD che tirerà le fila del percorso politico e dell’impegno di Modica all’interno del Partito Democratico. La chiusura dell'incontro sarà a cura della professoressa Maria Rosaria Tinè, moglie del professor Modica.
Alle ore 12,15 sarà inaugurata la palazzina intitolata a Luciano Modica, in Piazza Torricelli 4, con l'apposizione di una targa in sua memoria.
Il convegno potrà essere seguito in diretta streaming collegandosi al link http://call.unipi.it/Modica. A causa delle misure di sicurezza legate alla pandemia, nell'Aula Magna Nuova si accederà solo su invito, mentre si potrà seguire la diretta nell'Aula Magna Storica fino al raggiungimento del numero massimo di 40 persone.
Elezione suppletiva di un componente del Senato Accademico - Settore 3 “Scienze mediche e Scienze veterinarie”
E' stata indetta per il 30 novembre prossimo dalle ore 9 alle ore 17 l' elezione di un componente del Senato Accademico in rappresentanza del settore culturale 3 "Scienze mediche e Scienze veterinarie".
L’elezione si svolge sulla base della presentazione di candidature ufficiali, con procedura di voto digitale in un’unica tornata elettorale. L’elettore potrà votare utilizzando il proprio pc, tablet o smartphone, oppure utilizzando i pc mobili messi a disposizione dall’Amministrazione presso Sala Formazione di Palazzo Vitelli.
Più dettagli su: https://www.unipi.it/index.php/elezioni/item/22257-sa
Professoressa dell'Ateneo fra i Paladini Italiani della Salute
La professoressa Martina Smorti dell’Università di Pisa è fra i Paladini Italiani della Salute. Il riconoscimento le è stato conferito lo scorso 26 ottobre in Campidoglio per i suoi studi sulla depressione in gravidanza. In particolare, la ricerca Pubblicata sul “Journal of Reproductive and Infant Psychology” che le è valsa il premio aveva l’obiettivo di capire l’impatto della depressione sugli aspetti clinici del parto. Lo studio condotto su 203 donne incinte in Toscana ha quindi evidenziato che la sintomatologia depressiva influenza negativamente il primo legame affettivo col bambino, l’esperienza del parto e il benessere nel piccolo alla nascita, anche se l’attaccamento prenatale sembra però un fattore in grado di controbilanciare questi effetti.
“Gli interventi preventivi in gravidanza – spiega Martina Smorti - dovrebbero dunque concentrarsi non solo nel promuovere il benessere materno ma anche nel favorire un positivo attaccamento prenatale. La promozione di un legame affettuoso col nascituro, infatti, può consentire alla donna un’esperienza di parto più positiva, meno complessa e operativa oltre che una migliore relazione col piccolo dopo la nascita”.
Professoressa dell'Ateneo fra i Paladini Italiani della Salute
La professoressa Martina Smorti dell’Università di Pisa è fra i Paladini Italiani della Salute. Il riconoscimento le è stato conferito lo scorso 26 ottobre in Campidoglio per i suoi studi sulla depressione in gravidanza. In particolare, la ricerca Pubblicata sul “Journal of Reproductive and Infant Psychology” che le è valsa il premio aveva l’obiettivo di capire l’impatto della depressione sugli aspetti clinici del parto. Lo studio condotto su 203 donne incinte in Toscana ha quindi evidenziato che la sintomatologia depressiva influenza negativamente il primo legame affettivo col bambino, l’esperienza del parto e il benessere nel piccolo alla nascita, anche se l’attaccamento prenatale sembra però un fattore in grado di controbilanciare questi effetti.
La premiazione in Campidoglio, seconda a sinistra la professoressa Smorti
“Gli interventi preventivi in gravidanza – spiega Martina Smorti - dovrebbero dunque concentrarsi non solo nel promuovere il benessere materno ma anche nel favorire un positivo attaccamento prenatale. La promozione di un legame affettuoso col nascituro, infatti, può consentire alla donna un’esperienza di parto più positiva, meno complessa e operativa oltre che una migliore relazione col piccolo dopo la nascita”.
L'intelligenza artificiale alleata del cuore: il punto delle ricerche sulla rivista "Philosophical transactions of the Royal Society"
La più antica rivista scientifica al mondo "Philosophical transactions of the Royal Society" nata nel 1665 ha pubblicato un numero monografico su intelligenza artificiale e analisi matematica applicate al monitoraggio del sistema cardiovascolare. A curarlo è stato Gaetano Valenza (foto) bioingegnere del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e del Centro di Ricerca “E Piaggio” dell’Università di Pisa.
Valenza, 36 anni, guida il Neuro-cardiovascular intelligence Lab dell’Ateneo pisano e negli ultimi 10 anni ha contribuito alla ricerca in questo campo con oltre 250 pubblicazioni scientifiche e diversi progetti Europei.
“Studiamo il cuore – spiega Valenza - non tanto come una "macchina che pompa sangue", ma come un sistema con connessioni neurali anatomicamente connesse al cervello che influenza i nostri stati cognitivi, emotivi e psicosomatici”.
In particolare, il numero della rivista appena uscito evidenzia le sfide e opportunità offerte dagli strumenti computazionali avanzati per l’analisi dei dati biometrici prodotti da sensori sempre più diffusi, come ad esempio smartphone e smartwatch. In questo contesto, appare della massima importanza orientare la ricerca e le comunità industriali fornendo linee guida e indicazioni per un corretto uso di sfruttamento di questi progressi tecnologici emergenti.
L'intelligenza artificiale alleata del cuore: il punto delle ricerche sulla rivista "Philosophical transactions of the Royal Society"
La più antica rivista scientifica al mondo "Philosophical transactions of the Royal Society" nata nel 1665 ha pubblicato un numero monografico su intelligenza artificiale e analisi matematica applicate al monitoraggio del sistema cardiovascolare. A curarlo è stato Gaetano Valenza (foto) bioingegnere del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e del Centro di Ricerca “E Piaggio” dell’Università di Pisa.
Valenza, 36 anni, guida il Neuro-cardiovascular intelligence Lab dell’Ateneo pisano e negli ultimi 10 anni ha contribuito alla ricerca in questo campo con oltre 250 pubblicazioni scientifiche e diversi progetti Europei.
“Studiamo il cuore – spiega Valenza - non tanto come una "macchina che pompa sangue", ma come un sistema con connessioni neurali anatomicamente connesse al cervello che influenza i nostri stati cognitivi, emotivi e psicosomatici”.
In particolare, il numero della rivista appena uscito evidenzia le sfide e opportunità offerte dagli strumenti computazionali avanzati per l’analisi dei dati biometrici prodotti da sensori sempre più diffusi, come ad esempio smartphone e smartwatch. In questo contesto, appare della massima importanza orientare la ricerca e le comunità industriali fornendo linee guida e indicazioni per un corretto uso di sfruttamento di questi progressi tecnologici emergenti.
Ateneo in lutto per la scomparsa di Luigi Blasucci
L’Ateneo ricorda Luigi Blasucci, tra i più importanti studiosi di letteratura italiana, autore di saggi fondamentali su Leopardi, Dante, Ariosto, Montale. Scomparso a Pisa il 29 ottobre 2021 all’età di 97 anni, Blasucci era stato studente dell’Università di Pisa come allievo della Scuola Normale. Dopo la laurea, in Ateneo ha ricoperto la cattedra di Lingua e letteratura italiana nella Facoltà di Lingue dal 1966 al 1975 e di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere dal 1968 al 1982. Dal 1983 al 1996 ha insegnato Letteratura italiana alla Scuola Normale Superiore, di cui era professore emerito dal 1999.
Di seguito il ricordo della professoressa Carla Benedetti, ordinario di Letteratura italiana contemporanea del Dipartimanto di Filologia, Letteratura e Linguistica del nostro Ateneo.
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Luigi Blasucci, Gino per gli amici, è venuto a mancare venerdì scorso all’età di 97 anni. Per il mondo della cultura, per la nostra università, dove ha insegnato Letteratura italiana dal 1966 al 1982, per la Scuola Normale dove fu poi chiamato a ricoprire la cattedra che fu di Gianfranco Contini, per molti colleghi, alcuni dei quali sono stati suoi allievi, e per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di frequentarlo, di godere della sua conversazione e della sua amicizia, è un grande lutto.
Blasucci non è stato solamente un grande studioso della tradizione poetica italiana (Dante, Ariosto, Leopardi e Montale sono gli autori da lui più studiati e più amati), ma anche un incomparabile maestro che con la sua originalità di approccio ha lasciato un segno profondo in studenti e allievi di diverse generazioni. Anche quando non si era più studenti, la sua competenza, il suo intuito e la sua franchezza ci facevano spesso ricorrere a lui per consigli e persino per giudizi sui nostri lavori.
Aveva del grande studioso di letteratura la sensibilità testuale, il fiuto, il rigore filologico, l’acume critico, per nulla invece la pesantezza accademica. Le sue lezioni e le sue conferenze affascinavano, riuscivano a dare a chi lo ascoltava il piacere della scoperta, lo stesso piacere che doveva aver provato lui stesso nel farla. Credo che non vi sia un altro studioso meno ripetitivo di lui: ogni suo saggio, ogni sua pagina è sobria, densa, chiara, originale e sempre necessaria. Odiava le fumoserie e le variazioni infinite. Aveva il dono sia dell’esploratore che osserva da vicino territori che si credono erroneamente già tutti noti, sia quello della sintesi lapidaria, memorabile, raggiungibile solo in volo. Ricordo una sua osservazione sulle due figure centrali dell’Ottocento italiano: “Manzoni, a differenza di Leopardi, se ne infischia degli spazi interstellari. Per lui, e per i credenti come lui, tutta la realtà si riduce all’anima, al rapporto di questa con Dio. Si direbbe che le cascate del Niagara per lui non abbiano senso: laddove Leopardi rimaneva in prima istanza affascinato da cose del genere…”
Nove anni fa, in un’intervista, esordì così: “Parlo volentieri degli argomenti su cui posso avere da dire qualcosa, ma vorrei evitare l’aspetto ‘promozionale’ dell’intervista. Non ritengo di essere così interessante che chi legge debba preoccuparsi di me, della mia formazione e cose simili”. Così, nel rispetto della sua sobrietà, ecco una sua breve scheda biobibliografica.
Dalla Puglia, dove era nato, arrivò a Pisa appena finito il liceo come allievo della Scuola normale. Qui ebbe come professori Luigi Russo, Mario Fubini e il giovane Gianfranco Contini. Ha insegnato per diversi anni nei Licei di Volterra, San Miniato e Pisa prima di arrivare all’insegnamento universitario. Ricordava spesso quell’esperienza pedagogica nella scuola come un momento felice e esaltante. I suoi studenti, ormai anziani, ancora lo ricordano e lo hanno festeggiato in diverse occasioni. È stato membro del comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati fin dalla sua costituzione. Tra i suoi libri Letture e saggi danteschi (2014), Sulla struttura metrica del “Furioso” e altri studi ariosteschi (2014), Leopardi e i segnali dell’infinito (1985), I tempi dei «Canti». Nuovi studi leopardiani (1996), Gli oggetti di Montale (2002), La svolta dell’idillio e altre pagine leopardiane (2017). Nel 2014, gli è stato conferito a Torre del Greco il Premio Nazionale “La Ginestra”, per i suoi contributi imprescindibili nell’ambito degli studi leopardiani degli ultimi cinquant’anni. L’ultimo suo lavoro, molto atteso, è il commento ai Canti di Leopardi, di cui è uscito il primo volume nel 2019 nella collana della Fondazione Bembo, presso l’editore Guanda. Il secondo e ultimo volume uscirà a breve, purtroppo postumo.
Carla Benedetti
Bando per un tecnologo di secondo livello - scad. 16/11
Le caratteristiche metaboliche di ogni individuo dipendono dalla comunità in cui è inserito
Uno studio dell’Università di Pisa, in collaborazione con Università di Padova e EPFL (Svizzera), riscrive una delle leggi fondamentali della biologia, la legge di Kleiber
Uno studio pubblicato di recente sulla rivista PNAS consente un avanzamento deciso negli studi sul metabolismo degli esseri viventi, con ricadute importantissime in campi che vanno dalla medicina personalizzata fino alla gestione delle risorse di un dato ambiente per il sostegno alimentare dei suoi abitanti, un tema che da anni sta occupando istituzioni nazionali e internazionali per l’obiettivo “fame zero” dell’Agenda 2030.
Il team di ricerca della professoressa Arti Ahluwalia, docente di bioingegneria al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e direttrice del Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Ateneo pisano, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Padova e di EPFL (la Scuola politecnica federale di Losanna), ha dimostrato che la legge di Kleiber, una delle leggi fondamentali più note delle biologia, non è assoluta, ma varia a seconda di come è composta la popolazione di individui che prendiamo in considerazione.
“La legge di Kleiber mette in relazione la massa di un individuo con il suo metabolismo – spiega la professoressa Ahluwalia – Fino ad ora è stata considerata una legge fissa: per ogni specie, dal topo alla balena, il metabolismo è proporzionale alla massa elevata alla potenza di ¾. La legge mostra che via via che un organismo si accresce il suo metabolismo e la durata della sua vita si modificano a velocità prevedibile, per l’effetto combinato della variazione della superficie corporea e della velocità sanguigna. La formula della legge è importantissima, e serve per esempio per calcolare il fabbisogno metabolico di un individuo, oppure stimare il dosaggio corretto per gli esseri umani di un medicinale che è stato testato sui topi. Quello che abbiamo dimostrato è che, quando una specie viene rappresentata non come una media tramite un inesistente “individuo standard”, come è stato fatto fino ad ora, ma come una popolazione in cui ogni soggetto è diverso dall’altro, la legge non è più un assoluto, ma il suo esponente varia. Non è detto quindi che la quantità di un farmaco testato su un topo possa essere tradotta tramite la legge di Kleiber in una quantità idonea per tutti gli esseri umani, perché nella realtà un individuo “medio” sufficientemente rappresentativo della sua specie non esiste”.
Il team di ricerca coordinato dalla professoressa, composto da Chiara Magliaro (ricercatrice), Francesco Biagini ed Ermes Botte (studenti di dottorato), ha sviluppato un modello computazionale di una popolazione umana tramite organoidi e sferoidi, cioè colture tridimensionali in-vitro di cellule di organi con caratteristiche strutturali e biochimiche che li fanno funzionare come il corrispettivo organo umano. Come in ogni popolazione, gli individui presentavano una grande variabilità relativamente ai paramenti di massa e metabolismo. Il risultato di questo studio è che la relazione tra i due parametri (e cioè tra la grandezza dell’individuo e il consumo di risorse) non è più una singola formula uguale per tutti, ma una curva statistica. Ciascun individuo occupa un punto della curva, e cioè avrà un determinato rapporto tra massa e metabolismo, diverso da quello di un alto individuo, ma sempre messo in relazione dalla legge di Kleiber. Per “mappare” la quantità di farmaco sperimentata su organoide, per esempio, sul suo analogo umano è necessario sapere in quale punto della curva si trovano entrambi, altrimenti non è detto che l’organoide possa costituire un buon modello dell’azione del farmaco.
“Il valore predittivo dei modelli in-vitro aumenta se essi rispettano le medesime leggi di scala dei loro analoghi naturali – prosegue la professoressa Ahluwalia - e in questo caso ci sono serviti per andare più a fondo nella conoscenza delle leggi che governano tutti gli esseri viventi, dimostrando che la comprensione dei meccanismi che governano il nostro corpo richiede il considerarci non come individui isolati, ma come parte di una comunità di individui, che interagisce con il proprio ambiente”.
Le ricadute dello studio
Le ricadute di questo studio sono molte, e vanno a toccare temi molto attuali al momento: oltre al campo della medicina personalizzata, in cui si tende a modellare non più individui standard, ma i singoli pazienti, con le loro caratteristiche specifiche, una seconda implicazione estremamente importante riguarda l’uso delle risorse ambientali per il sostentamento di una popolazione.
“Una delle scoperte che abbiamo fatto, e su cui continueremo a lavorare – conclude la professoressa- è che se una popolazione di individui di una specie è sufficientemente varia, allora l’esponente della legge di Kleiber tende a diminuire, e cioè per il sostentamento di quella popolazione servono meno risorse. La variabilità, quindi, potrebbe essere davvero la chiave per un uso ottimale delle risorse di un ambiente. Una seconda linea di ricerca molto importante e che svilupperemo riguarda poi l’interazione di una comunità di individui con il proprio ambiente: in vista dei cambiamenti che ci aspettano nei prossimi anni è infatti necessario andare a investigare cosa succede in presenza di variabilità di alcuni parametri ambientali, come per esempio un rialzo delle temperature.