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copertinaAntonella Alimento, professoressa di Storia moderna al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, e Gianluigi Goggi, docente dell'Ateneo, sono i curatori di L’Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Eiropéens dans les deux Indes, un volume che raccoglie gli atti di una giornata di studio organizzata a Pisa sulla figura dell'abate Guillaume-Thomas Raynal.

Pubblichiamo di seguito una presentazione del volume.

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L’Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes (in forma abbreviate: Histoire des deux Indes) è un vasto resoconto delle imprese coloniali e del commercio degli Europei nelle due Indie (cioè Indie orientali e Indie occidentali, o Americhe), a partire dalla fine del Quattrocento (scoperta dell’America) sino agli anni ‘70/’80 del Settecento.

Redatta e coordinata dall’abate Guillaume-Thomas Raynal (1713-1796), sotto il patrocinio dell’onnipotente duca di Choiseul, ministro di Luigi XV, essa diventa il punto di incontro di numerosi intellettuali/philosophes dell’epoca. L’opera nasce quindi come opera filogovernativa, di appoggio alla politica coloniale del regime di Luigi XV e di critica al predominio sui mari che esercita l’Inghilterra del tempo. Fra i collaboratori di Raynal un rilievo particolare assume la figura di Denis Diderot (il direttore ben noto dell’Encyclopédie), che lavora a lungo all’opera.

La prima edizione esce con la data del 1770 (6 vol. in-8°). Altre due edizioni arricchite e ampliate si contano nel giro di poche anni: Nel 1774 esce la seconda edizione (7 vol. in-8°), nel 1780, l’edizione in qualche modo definitiva comprendente 4 vol. in-4° o 10 vol, in.8°.

Passando da un’edizione all’altra, l’opera di Raynal conosce una forte radicalizzazione. Quella che all’inizio era il frutto per così dire di un ‘incarico’ (o di una ‘commessa’) filogovernativa diventa una vera e propria macchina da guerra (machine de guerre) contro l’Ancien Régime.

Da una ventina di anni un gruppo di studiosi di diversi paesi (europei e non) hanno progettato una edizione critica moderna dell’opera dell’abate Raynal. Di tale edizione è uscito per ora il primo volune, il secondo è ormai imminente.

All’interno della cornice di tale edizione si colloca il colloquio sull’abate Raynal che Antonella Alimento e Gianluigi Goggi hanno organizzato a Pisa nel febbraio 2016, con il titolo: Autour de l’abbé Raynal: genèse et enjeux politiques de l’Histoire des deux Indes (Intorno all’abate Raynal: genesi e poste politiche dell’Histoire des deux Indes).

Le relazioni presentate a tale incontro sono raccolte nel volume che viene qui presentato e che è stato pubblicato dal Centre international d’étude du XVIIIesiècle di Ferney-Voltaire, diretto da Andrew Brown, a cui si deve anche la pubblicazione dell’edizione critica moderna dell’opera di Raynal.

Fondazione Sistema Toscana e il dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, con il sostegno di SIAE e MiBACT, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”, organizzano “Storie dell’altro mondo (virtuale)”, un corso di specializzazione gratuito a numero chiuso incentrato sulle tecniche della Virtual Reality applicata al Web e alla narrazione video, la cui fase finale si svolgerà in occasione dell’edizione 2018 di Internet Festival.

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Le tematiche approfondite nel corso saranno: Introduzione al Pensiero ComputazionaleInteractive Narrative and Virtual Reality Design PhilosophyCreative Coding, Big Data & Data Science, Internet of Things, 3D Interaction Design/Modellazione 3D, Filmmaking 3D, Sound Design. L’offerta formativa si compone di due momenti chiave: il primo a Firenze presso ZAP, organizzato in moduli, arricchito da un percorso di tutoraggio, prevede una formazione frontale condotta da esperti del mondo creativo ed accademico. La seconda verrà organizzata attraverso il working experience durante Internet Festival 2018: attività laboratoriali e di produzione basate sulle nozioni e concetti appresi durante i moduli didattici.

La call è rivolta a 12 giovani artisti e designer under 35 residenti in Italia interessati a migliorare le proprie capacità artistiche e culturali e sviluppare nuove competenze legate al mondo del digitale. Il percorso formativo si snoda su un totale di 35 giorni (luglio, settembre e ottobre 2018), per un totale di 197 ore di formazione frontale, attività laboratoriali e verifica finale.
Le lezioni e i laboratori saranno tenuti da docenti universitari e esperti del mondo creativo che da anni lavorano nella produzione audio-video.
La domanda di iscrizione dovrà pervenire tramite email entro e non oltre le ore 23.00 del giorno 8 giugno a questo indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Per maggiori info si rimanda al Bando ufficiale.

 

Il Sessantotto nella storia, al di là della cronaca e del mito. È questo il nucleo centrale del convegno internazionale “1968-2018. Cinquant’anni dopo. Il Sessantotto nella storia” che si svolge all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore il 31 maggio e il 1 giugno.

“L’intenzione che ci ha guidato è quella di portare un contributo alla storicizzazione del Sessantotto – spiegano Luca Baldissara e Alessandro Breccia dell’Ateneo pisano curatori dell’evento - Si tratta cioè di emanciparlo dalle ricostruzioni autobiografiche e di costume, di affrancarlo dalle celebrazioni e dalle ricostruzioni cronachistiche, al fine di portarlo “dentro” la storia. In questo senso, la prospettiva non può che essere di lungo periodo, centrata sul Sessantotto ma volta a coglierne ascendenze ed eredità; e transnazionale, tesa a spiegare l’estensione geografica e la simultaneità dei tanti Sessantotto nazionali, che insieme diedero luogo ad un fenomeno globale”.

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Nel corso del convegno, studiosi provenienti da vari paesi europei e dagli Stati Uniti, fra cui Paul Ginsborg, Michele Battini e Beverly Silver, si confronteranno su una serie di interrogativi tesi a comprendere la natura profonda del Sessantotto. Si trattò di una mobilitazione di massa per abbattere il sistema? Oppure di una crisi di crescita della società capitalistica occidentale, prodotta dai rapidi processi di modernizzazione degli anni Sessanta? Oppure ancora, dell’inizio del declino del modello di società che è stato definito fordista-keynesiano?

Sono tre le sessioni previste - Storici e storia del Sessantotto; Movimenti antisistema o agenti della modernizzazione?; La società del '68, la società del Sessantotto - che si svolgeranno rispettivamente giovedì 31 maggio alle 15 nella Gipsoteca di Arte Antica (piazza San Paolo all’Orto), venerdì 1 giugno alle 9 nella Sala degli Stemmi della Scuola Normale Superiore (Piazza dei Cavalieri) e dalle 15 di nuovo in Gipsoteca.

In occasione del convegno sarà distribuita gratuitamente sino ad esaurimento copie una edizione a stampa, appositamente curata dall’Ateneo, delle “Tesi della Sapienza”, il documento simbolo elaborato a Pisa nel febbraio del 1967 e considerato il punto d’avvio delle proteste studentesche che sfociarono da lì a pochi mesi.

Il convegno fa parte delle iniziative che l’Università di Pisa ha dedicato al Sessantotto, a cominciare da una giornata di studio proprio in occasione dei 50 anni delle “Tesi della Sapienza” nel febbraio dello scorso anno. Seguiranno altre iniziative, fra cui, in autunno, una giornata sul Sessantotto a Pisa e una mostra al Museo della Grafica.



 

Ospitato nell’Aula magna nuova della Sapienza appena restituita alla città, si è tenuto all’Università di Pisa il convegno “Una battaglia e il suo mito”, due giornate di studio organizzate nell’ambito delle celebrazioni per il 170° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara. Dopo i saluti del rettore Paolo Mancarella e del presidente del Consiglio comunale Ranieri Del Torto, è intervenuta la professoressa Emanuela Navarretta, direttrice del dipartimento di Giurisprudenza, che ha voluto dare testimonianza del forte valore simbolico che la riapertura, sia pure provvisoria e non ancora inaugurale, della Sapienza riveste per il dipartimento di Giurisprudenza e per tutta l’Università (leggi tutto l’intervento).

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Il convegno ha visto la partecipazione di studiosi provenienti dalle tre università toscane, nonché da altre università e centri di ricerca nazionali e stranieri. Era articolato in tre sessioni, l’ultima delle quali, in programma nella mattinata di mercoledì 30 maggio, è stata ospitata alla Domus Mazziniana. Le tre sessioni erano incentrate sul contributo che l’Università di Pisa dette alla cultura e al movimento risorgimentale, alle caratteristiche delle reti di cospiratori e volontari che animarono le battaglie dell’epoca e ai loro rapporti con gli eserciti ufficiali degli Stati impegnati nel processo di unificazione nazionale e, infine, alla battaglia di Curtatone e Montanara, ai suoi protagonisti e ai suoi echi nell’opinione pubblica dell’epoca e nella memoria della comunità nazionale. 

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La prima sessione, presieduta dal professor Pierluigi Barrotta e introdotta da Monica Lupetti, membro del Senato Accademico e del Comitato per le celebrazioni del 170° di Curtatone e Montanara, ha ospitato l’orazione inaugurale del professor Romano Paolo Coppini (nella foto in basso) dal titolo “Combattere, e non lamentare, Italia imponeva”, e poi gli interventi di Marco Manfredi (Istoreco, Livorno), Andrea Addobbati (Università di Pisa) e Antonio Chiavistelli (Università di Torino). La seconda sessione, presieduta da Pietro Finelli, direttore della Domus Mazziniana, ha visto gli interventi di Fabio Bertini (Coordinamento nazionale Associazioni risorgimentali), Hubert Heyriès (Université Paul-Valéry Montpellier 3), Costantino Cipolla ed Emanuele Cerutti (Università di Bologna), Donatella Cherubini (Università di Siena). All’ultima, presieduta da Francesca Fedi (Università di Pisa), sono intervenuti Paolo Benvenuto (Università di Pisa), Fulvio Conti (Università di Firenze) e Alessandro Breccia (Università di Pisa).

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È stato assegnato a Paolo Bugliani l’AIA Dissertation Prize 2018, il prestigioso premio dell’Associazione Italiana di Anglistica per la miglior tesi di dottorato nell’ambito degli studi di letteratura, cultura o linguistica inglese. Paolo Bugliani ha conseguito il dottorato in Filologia, Letteratura e Linguistica presso il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica di Pisa, dove ora è assegnista di ricerca.

La tesi, supervisionata dai professori Roberta Ferrari e Arrigo Stara e intitolata Una modernità in sordina: Charles Lamb, il saggio, Elia, propone un’indagine ampia e accurata del genere saggistico, concentrando specificamente l’attenzione su uno dei prosatori inglesi più significativi del periodo romantico, Charles Lamb, autore degli Essays of Elia (1823) e dei Last Essays of Elia (1833). Lo studio di una figura come Lamb, a lungo tempo negletta in egual misura da critici e lettori, mira a riscoprire questa voce del Romanticismo inglese e a riconoscerle un posto di rilievo nell’ambito della pratica saggistica, sottolineandone al contempo ricchezza e modernità.

Lo scorso 18 maggio Paolo Bugliani è stato premiato dal presidente dell’Associazione Italiana di Anglistica, Giovanni Iamartino, nel corso del Seminario AIA che si è tenuto presso l’Università degli Studi di Macerata.
La tesi dottorale sarà pubblicata dall’editore Carocci di Roma.

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Il momento della premiazione. Da sinistra: Fernando Cioni (membro Direttivo AIA), Giovanni Iamartino (Presidente AIA), Paolo Bugliani, Massimo Sturiale (membro Direttivo AIA).

Terzo appuntamento pisano con la figura e l’opera del sommo poeta, nella nuova e attesa edizione di Danteprima. Il festival ideato da Marco Santagata anticipa le celebrazioni che, nel 2021, ricorderanno Dante Alighieri a 700 anni dalla morte: dal 23 al 26 maggio la città sarà animata da una quattro giorni di incontri, mostre, spettacoli, passeggiate, concerti, letture e film. La rassegna culturale è voluta dal Comune di Pisa, in collaborazione con Regione Toscana, Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna, Fondazione Teatro di Pisa, Fondazione Blu, Opera della Primaziale Pisana, Museo della Grafica, Cinema Arsenale.

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Si inizia mercoledì 23 maggio alle 21, al Teatro Verdi, con “Inferno Novecento”, rivisitazione teatrale dell’Inferno. Federico Tiezzi riunisce Sandro Lombardi e David Riondino intorno alla Commedia dantesca. Lo spettacolo, che nasce da un’idea del giovane drammaturgo Fabrizio Sinisi, mette a confronto i maggiori personaggi dell’Inferno con grandi icone del Novecento (Lady Diana e Dodi Al Fayed, Marylin Monroe, Giulio Andreotti, Andy Warhol, Pier Paolo Pasolini…) o con momenti cruciali della sua storia. Alternando episodi dell’Inferno con brani di celebri firme del giornalismo italiano, si realizza un viaggio attraverso la Commedia e una discesa nei gorghi dell’anomalo, tremendo secolo appena trascorso.

Giovedì 24 maggio, alle 17, la lezione di Mirko Tavoni a Palazzo Gambacorti sarà dedicata a “Dante e la lingua italiana”. Alle 22:30 il Cineclub Arsenale proporrà in prima assoluta mondiale i “Canti d’Inferno: Dante in video”, con la proiezione di due lavori inaugurali della serie di Guy Massaux ispirata all’Inferno di Dante: Il Rifugio (canto XXV) 2015 e La selva oscura (canto XIII) 2018. Sarà presente l’autore; introdurrà Sandra Lischi.

In calendario per venerdì 25 maggio, alle 11:30, a Palazzo Lanfranchi, l’inaugurazione della mostra “Dantesca. Motivi e suggestioni nella grafica contemporanea”. Da non perdere l’appuntamento, in programma dalle 17 alle 18.45 e dalle 19.15 alle 21 nel Cortile del Palazzo della Carovana (Scuola Normale Superiore): il coreografo Nicola Galli presenterà una video installazione immersiva di danza a 360°, creata in esclusiva per questa edizione di Danteprima e realizzata grazie al sostegno della Scuola Normale e al contributo scientifico del Laboratorio SMART. L’evento si ripeterà sabato 26, dalle 11 alle 12.45. Il pubblico sarà condotto nella meravigliosa meta descritta dal poeta come un rigoglioso giardino creato da Dio e sede per l'umanità, attraversato dai fiumi Lete e Eunoè. Indossando un visore per la realtà virtuale, lo spettatore è invitato a scoprire tridimensionalmente questo luogo ed entrare in relazione con i cinque danzatori che lo accompagnano in un metaforico viaggio verso la purificazione e l'ascesa (performance su prenotazione, durata 15 minuti). In programma alle 22 in reading in Piazza dei Miracoli con alcuni fra i maggiori poeti contemporanei (Maurizio Cucchi, Mariangela Gualtieri, Vivian Lamarque, Valerio Magrelli, Emilio Rentocchini), che leggeranno le loro poesie con l’accompagnamento musicale di Massimo Bubola. L’evento è promosso in collaborazione con il Poesia Festival/Unione Terre di Castelli; introdurrà Alberto Bertoni.

Gran finale del festival dantesco sabato 26 maggio. Torna anche quest’anno la passeggiata alla scoperta di Pisa città dantesca. L’appuntamento è fissato per le 11, con partenza da Palazzo Boilleau (Aula Magna), per un percorso guidato da Marco Collareta, che racconterà l’arte a Pisa ai tempi di Dante. Alle 18, nella Sala degli Stemmi della Scuola Normale Superiore, usciremo a rivedere le stelle con la lectio conclusiva di Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale. La giornata si chiuderà in dialogo tra poesia e musica: Michael Gȕttler dirigerà la Dante Symphonie di Franz Liszt nella suggestiva cornice della Piazza dei Cavalieri (ore 22): vedremo esibirsi sul palco di Danteprima l’Orchestra Archè e il Coro Ars Lyrica diretto da Marco Bargagna. Sorpresa finale con le letture dantesche di Sandro Lombardi.

Tre le tavole rotonde di approfondimento del festival dantesco: il 25 maggio, alle 15:30, a Palazzo Blu, sul mito risorgimentale di Dante interverranno Alberto Mario Banti (Università di Pisa), Gianmario Cazzaniga (Università di Pisa), Francesco Leone (Università di Chieti), Amedeo Quondam (Università La Sapienza); alle 17, nella stessa location, si parlerà di Chiesa e Dante con Daniele Menozzi (Scuola Normale Superiore), Adriano Prosperi (Scuola Normale Superiore), Francesco Traniello (Università di Torino), Giovanni Maria Vian (Direttore “Osservatore Romano”). Sabato 26, alle 16, nella Sala degli Stemmi sella Scuola Normale Superiore, sul tema di “impero, tiranni, comuni” converseranno Gianfranco Fioravanti (Università di Pisa), Diego Quaglioni (Università di Trento), Gian Maria Varanini, (Università di Verona), Jean Claude Maire Viguer (Università di Roma3), Andrea Zorzi (Università di Firenze).

«Questo evento conferma l'impegno messo in campo da varie istituzioni culturali – afferma l’assessore alla cultura Andrea Ferrante – e dà più forza alla cultura cittadina. Il programma sarà differenziato, inusuale, saranno utilizzati linguaggi diversi ed estesi e ci saranno anche elementi innovativi con l'utilizzo di nuove tecnologie.»

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«Sono veramente soddisfatto di questo lavoro collettivo- dichiara il professor Marco Santagata - è necessario propagandare l'idea che anche Pisa è una città dantesca, in quanto il poeta ci ha vissuto e probabilmente ha scritto qui una delle sue opere più importanti, "La Monarchia". Il festival inizia con una lezione legata al linguaggio dantesco con il Professor Mirko Tavoni e conclude con una lezione di Giovanni Maria Flick sui legami fra Dante e la Costituzione Italiana, riallacciandosi dunque ai tempi presenti».

«In queste tre edizioni di Danteprima, grazie alla collaborazione fra istituzioni cittadine – ricorda il sindaco Marco Filippeschi - abbiamo ridato centralità a un tema della tradizione molto importante. Per farlo, sono stati utilizzati approcci diversi, dalla divulgazione all'approfondimento, agli eventi spettacolari. Abbiamo costruito qualcosa che dà alla città dei momenti di partecipazione che si sono rivelati un successo».

Presenti alla conferenza stampa in Sala delle Baleari anche Alessandra Lischi, delegata per la Comunicazione e la diffusione della cultura dell’Università di Pisa, Giuseppe Toscano Presidente Fondazione Teatro di Pisa, Silvano Patacca, Direttore programmazione Fondazione Teatro di Pisa, Alessandro Tosi e Alice Tavoni del Museo della Grafica, Mauro Ciampa della Fondazione Palazzo Blu e Massimo Messina della Fondazione Pisa.

Mario MirriÈ scomparso all’età di 93 anni Mario Mirri, professore emerito dell'Università di Pisa, a lungo docente di Storia moderna. Nato a Cortona (Arezzo) nel 1925, Mirri è stato studioso di storia del Settecento, di storia degli Stati territoriali, di storia dell’agricoltura e di storia dell’istruzione agraria nell’Ottocento. 

Cresciuto a Vicenza, fu membro attivo della Resistenza. Già da giovanissimo frequentava gli ambienti dell’antifascismo azionista e liberalsocialista vicentino, quello che poi avrebbe dato vita alla cosiddetta banda dei “piccoli maestri”. Nel romanzo di Luigi Meneghello, Mirri è citato come “Marietto”, ed era il più giovane di tutti. Laureatosi in filosofia a Padova, nel 1948 Mirri fu ammesso alla Scuola Normale di Pisa con una borsa di perfezionamento riservata agli ex partigiani. Fu allievo di Delio Cantimori e si perfezionò nel 1951 con una tesi su “Ceto dirigente e politica agraria nel Settecento in Toscana”, vincitrice del premio “Biblioteca di G. Feltrinelli” nel 1954.

Nel 1949 fu nominato assistente volontario alla cattedra di Storia moderna all’Università di Pisa; nel 1955 divenne assistente straordinario e contemporaneamente docente di Storia e Filosofia nella scuola secondaria superiore. Nel 1963 fu chiamato come professore incaricato di Storia del Risorgimento dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa e contemporaneamente vinse il concorso ad assistente ordinario presso la cattedra di Storia moderna. Nell 1967-68, dopo il trasferimento di Armando Saitta a Roma, Mario Mirri fu nominato professore ordinario di Storia moderna a Pisa e dall’anno accademico 1987-88 fino al pensionamento nel 1995 ha ricoperto la cattedra di Storia della storiografia.

Il professor Mirri è stato protagonista di una stagione di profondo rinnovamento della storiografia sull’agricoltura e lo sviluppo capitalistico, fondando quella che poi è stata chiamata “la scuola pisana”, ovvero una generazione di storici che ha affrontato tematiche innovative per l’epoca come la demografia, la storia economica, quella della cultura materiale. Nella sua lunga carriera di storico, Mirri è stato autore di saggi importantissimi sulle riforme settecentesche, sull’agricoltura, sull’istruzione agraria e, negli ultimi anni, ha offerto originali riletture della stessa Resistenza. Per suo impulso e impegno, è nato proprio a Pisa prima un Istituto di Storia medievale, moderna e contemporanea e poi un dipartimento di Storia, e infine un corso di laurea in Storia, attivato a livello nazionale. Un altro settore che Mirri ha molto curato è stato quello del Dottorato di ricerca in Storia, istituito nel 1983, di cui è stato per molti anni coordinatore.

Mario Mirri è stato insignito dell’Ordine del Cherubino nel 1979 e nominato emerito nel 1995-1996.

I funerali di Mario Mirri si terranno giovedì 17 alle ore 15 al Polo Salesiani, via S. Maria 44, ingresso anche dal fondo del giardino del Dipartimento Civiltà e forme del sapere. Si potrà inoltre rendergli omaggio dalla mattina di mercoledì 16 presso le cappelle della Pubblica Assistenza di Pisa in via Bargagna 2.

Qui di seguito pubblichiamo un contributo della professoressa Cristiana Torti, docente del dipartimento di Civiltà e forme del sapere.

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Mario Mirri nasce a Cortona il 1° gennaio 1925, in una famiglia di sinceri democratici. Per motivi legati al lavoro del padre, dal 1939 vive a Vicenza con la famiglia, e qui frequenta il liceo; già da giovanissimo comincia a frequentare gli ambienti dell’antifascismo azionista e liberalsocialista vicentino, quello che poi avrebbe dato vita alla cosiddetta banda dei “piccoli maestri”. Nel romanzo di Luigi Meneghello, Mirri è citato come “Marietto”, ed era il più giovane di tutti.

In un’intervista del 2015 ha ricordato: “Ero piccolo, avevo dieci anni, ma mi colpiva il fatto che la notte mio padre sentisse radio Londra e radio Barcellona. E una volta che mi scappò detto, mia nonna si preoccupò moltissimo, e protestò con mio padre: ci farai arrestare tutti! Dopo poco il mio compagno di banco, la cui madre era ebrea, non venne più a scuola. Non capivo la politica, ma capivo che qualcosa nel governo non andava”.

mirri mario giovaneNon era facile né capire cosa stava succedendo né trovare gli strumenti per reagire, in una situazione di censura culturale, di mancanza totale di informazioni e di libri, nella quale andare la domenica ai raduni dei balilla era la assoluta normalità. Mirri ha più volte ricordato lo stupore e la gioia nello scoprire e potersi impadronire di un libro su Mazzini, di Bolton King, amato molto e conservato, una delle più significative tra le letture fatte negli anni del liceo su suggerimento del suo professore al liceo, Mario Dal Prà – che allora non aveva ancora trent’anni – e stimolate da amici e compagni che poi avrebbero svolto ruoli decisivi nelle guerra partigiana e nell’azionismo. Tra essi, Licisco Magagnato, Enrico Niccolini e Antonio Giuriolo, che prestavano e facevano girare i libri. Giuriolo morirà poi in battaglia sull’Appennino.

Al liceo, fu fra i protagonisti di uno sciopero contro il tema obbligatorio di agiografia del fascismo, e lui e altri compagni, insieme al professore di filosofia, uscirono da scuola in gruppo.

Finito il liceo, Mirri comincia l’attività di partigiano. Come lui stesso ha dichiarato “La prima cosa fu armarsi, magari rubando le pistole a qualche ufficiale. Alla visita di leva ero stato dichiarato rivedibile. Non ero stato richiamato. Chi non si arruolava era un disertore, ma io potevo circolare. Assunsi dunque a Vicenza funzioni organizzative nell’attività militare della Resistenza. Mi è andata bene, non mi arrestarono mai. Un amico giornalista mi riferiva le mosse dei fascisti, dopo aver appreso le notizie in questura. Molti miei amici andarono in montagna, e organizzarono nuclei di resistenza collegati agli iugoslavi. Decisi allora di sparire di casa e andai sulle colline vicentine per tutta l’estate”.

E dunque, dall’8 settembre 1943 fino al giugno 1944 Mirri fa lavoro politico clandestino a Vicenza, e su incarico dal Partito d’Azione, tiene i collegamenti politici e militari a livello provinciale, occupandosi di Vicenza e di tutta la provincia.

A fine giugno 1944 passa alla fase della Resistenza armata, andando a raggiungere il piccolo gruppo di Meneghello, che operava sotto Torreselle, e resta lì a fare il partigiano fino all'ottobre 1944; successivamente, sempre su incarico del Partito d’Azione, insieme a Meneghello passa a Padova a fare lavoro clandestino di collegamento politico e militare a livello regionale, e diviene responsabile regionale; gira molto in bicicletta, diffonde ordini e stampa clandestina, organizza e partecipa a sabotaggi.

Alla fine di marzo 1945, per uno sfortunatissimo incidente (gli cade dalla bicicletta un pacco di volantini clandestini) viene catturato dalla Banda Carità e rinchiuso in caserma. Qui viene selvaggiamente picchiato e torturato, e si salva solo perché il 28 aprile 1945 Padova viene liberata. Viene trovato in condizioni molto brutte (“ne uscii con la schiena rotta” diceva) e salvato.

“Dopo il 25 luglio, costituitosi il Comitato di Partiti antifascisti, nel quale Dal Prà rappresentava il Partito d’Azione, io ero continuamente in giro, in bicicletta, a trasmettere suoi messaggi, a cercare collegamenti. Con possibili, curiosi, incidenti: dovendo convocare il Comitato d’urgenza, Dal Prà mi mandò alla bottega di ferramenta dei fratelli Lievore, dicendomi che uno di loro era il rappresentante comunista, al quale dovevo trasmettere l’invito alla riunione; in questa bottega abbastanza piccola, con poca luce, io cercai di trasmettere il messaggio, ma fui ascoltato da due facce impassibili, che mi fissavano con occhi severi. Lievore, poi, non andò alla riunione, e giustamente, perché non mi aveva mai visto, ed ero molto giovane; non doveva, certo, fidarsi. Ma quando Dal Prà gli domandò la ragione, per cui non aveva risposto alla convocazione, Lievore si giustificò rispondendo: «El parlava ’talian, cussì go pensà ch’el fusse un questurin»! Cosa vuol dire essere toscani in un ambiente di dialetto!”.

L’annuncio dell’armistizio – diffuso per radio poco prima delle 20 – arriva a chiudere un pomeriggio caldo di un giorno di festa, che a ripensarci c’era già una strana atmosfera nell’aria.

“L’8 settembre («Natività della Beata vergine Maria») a Vicenza è gran festa: nei viali di Campo Marzio, vicino alla stazione, c’era ogni anno una marea di gente, intorno alle giostre, ai baracconi, ai venditori di torrone e di dolciumi. Quel pomeriggio del ’43 la notizia dell’armistizio me la portò a casa Licisco Magagnato, che venne a chiamarmi tutto trafelato ed eccitato. Ci dirigemmo immediatamente verso Campo Marzio, dove, in mezzo alla gente, c’erano numerosi e folti gruppi di soldatini giovani della caserma «Chinotto» (del 57° Fanteria) in permesso per la festa; e attraversammo la folla gridando: «Armistizio! Armistizio!”

Nel 1948, Mario Mirri viene ammesso alla SNS di Pisa, con una borsa di perfezionamento riservata agli ex partigiani, e sceglie come maestro Delio Cantimori; Lì trovò un ambiente ricchissimo dal punto di vista dell’impegno intellettuale e politico.

All’Università di Pisa, come professore di Storia (Moderna, del Risorgimento, Contemporanea, storia della storiografia), il professor Mirri è stato protagonista di una stagione di profondo rinnovamento della storiografia sull’agricoltura e lo sviluppo capitalistico, fondando quella che poi è stata chiamata “la scuola pisana”, ovvero una generazione di storici che ha affrontato tematiche innovative per l’epoca come la demografia, la storia economica, quella della cultura materiale. Nella sua lunga carriera di storico, Mirri è stato autore di saggi importantissimi sulle riforme settecentesche, sull’agricoltura, sull’istruzione agraria e, negli ultimi anni, ha offerto originali riletture della stessa Resistenza.

Per suo impulso e per il suo indefesso impegno, è nato proprio a Pisa prima un Istituto di Storia Moderna e Contemporanea e poi un Dipartimento di Storia, e infine un Corso di Laurea in Storia, attivato a livello nazionale. Il dipartimento di Storia di Pisa, confluito dal settembre 2012 a seguito del decreto Gelmini nel dipartimento di Civiltà e forme del sapere, si deve a lui, che è stato maestro di decine di storici e di migliaia di studenti.

Citiamo qui alcune sue ultime riflessioni:
[...] quello di cui, secondo me, oggi c'è bisogno è proprio una discussione spregiudicata e impegnata, con una problematica adeguatamente rinnovata, sul nostro passato: come condizione assolutamente necessaria a riconquistare concetti e orientamenti, nuovi e adeguati ad affrontare questo vuoto culturale e politico in cui oggi siamo finiti". (Lettera a Franco Benigno, p. 768, Pisa 15 gennaio 2015, in Società e Storia, n. 158, 2017, Franco Angeli).

[...] il nostro compito come storici non è quello di giustificare, ma nemmeno quello di mettere sotto accusa; basta cercar di capire perché, e come, siamo qui, e con quali compiti davanti”. (Soltanto alcune precisazioni, p. 759, in Società e storia, n. 158, 2017).

Cristiana Torti

tavosanis cover "Lingue e intelligenza artificiale" (Carocci, 2018) è il titolo dell'ultimo libro di Mirko Tavosanis, professore di Linguistica italiana al dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica. Da sempre interessato tra lingua e tecnologie Tavosanis è anche autore di un blog, "Linguaggio e scrittura".

Pubblichiamo di seguito un estratto dal capitolo finale del libro.

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Nell’industria informatica, e non solo, è diffusa la fiducia nell’affidabilità delle previsioni sugli sviluppi tecnici. Guardando ciò che è disponibile oggi sembra facile individuare ciò che sarà disponibile domani.

In realtà, le previsioni sono sempre difficili. Lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale in relazione alla lingua dipende da molti fattori il cui peso oggi non è quantificabile. In primo luogo, l’estensione delle tecniche di “intelligenza artificiale”: può darsi che nel prossimo futuro vadano incontro a un rapido sviluppo, ma può anche darsi che tutte le svolte più importanti all’interno di questo paradigma siano già state compiute e che i miglioramenti da ora in poi siano solo di lieve entità. Su questo, i pareri degli addetti ai lavori oscillano da un estremo all’altro.

Inoltre, le questioni tecniche si combinano con questioni di altro genere. In passato, il pubblico ha rifiutato diversi prodotti informatici per ragioni puramente culturali. La tecnologia non opera in un vuoto, ma in un contesto in cui le mode o le scelte politiche e sindacali possono creare le condizioni per il successo o l’abbandono di interi settori di lavoro.

Detto questo, anche presupponendo tecnologie di “intelligenza artificiale” che non siano troppo innovative rispetto a quelle esistenti, esistono numerose aree in cui un forte sviluppo è prevedibile o perfino probabile. In alcuni casi, anzi, le possibilità di sviluppo sembrano perfino sottovalutate dall’industria.

 

Pillole video per raccontare la civiltà dei faraoni. E’ nata così la prima stagione di “Frammenti di Egitto”, un’iniziativa dell’associazione studentesca “Volo – Viaggiando Oltre L’Orizzonte” realizzata con la supervisione scientifica di Gianluca Miniaci, ricercatore di Egittologia e Civiltà Copta dell’Ateneo pisano. Sono in tutto sei puntate, ognuna dedicata ad un particolare tema, dei mini documentari in cui si raccontano in chiave divulgativa storia, archeologia, religione e vita quotidiana dell'antico Egitto. I video saranno “in onda” ogni mercoledì dal 18 aprile al 23 maggio sulla pagina Facebook  e sul canale YouTube dell’associazione Volo.
“Su suggerimento del professor Miniaci, abbiamo aperto una finestra di dialogo con il pubblico su alcune tematiche di maggiore respiro che, proprio per il fascino che la civiltà dei faraoni esercita sull’immaginario collettivo, si prestano troppo spesso a ipotesi fantasiose”, spiegano dall’associazione, in gran parte formata da studenti e dottorandi di Egittologia.

 

frammenti d'egitto


E così per alcuni mesi, grazie ai fondi dell’Università di Pisa destinati alle attività studentesche, i ragazzi si sono cimentati nella registrazione delle puntate scegliendo come “location” alcuni dei luoghi più caratteristici dell’Ateneo: la Gipsoteca di Arte Antica, il Museo e Orto Botanico e il Museo di Anatomia Umana. Francesca Federico, coadiuvata da Emiliano Cicero e Matteo Santini, ha realizzato regia e montaggio delle sei puntate, mentre soggetto, testo e immagini sono stati curati dagli “attori” che compaiono di volta in volta in video, Camilla Saler, Miriam Colella, Cristina Alù, Divina Centore, Mattia Mancini.

 

associazione volo

Le studentesse e gli studenti dell'associazione Volo

“In un periodo in cui l’università si apre alla divulgazione scientifica e culturale e in cui il ‘public engagement’ è diventato uno dei parametri usati dall’ANVUR nella valutazione degli atenei italiani – conclude Gianluca Miniaci – “Frammenti d’Egitto” è un piccolo ma interessante esperimento che vuole accompagnare il grande pubblico verso il mondo dell’Egittologia, un primo tentativo di produrre una serie a più ampia diffusione coinvolgendo studenti e dottorandi dell’Università di Pisa”.

Ecco dunque il palinsesto delle puntate già andate in onda e di quelle future:
Puntata 1 – “Gli Hyksos” (Camilla Saler, laureanda OEVO), 18 aprile;
Puntata 2 – “La Valle dei Re” (Miriam Colella, laureanda OEVO), 25 aprile;
Puntata 3 – “Il deserto nell’immaginario antico-egiziano” (Cristina Alù, dottoranda in Storia), 2 maggio;
Puntata 4 – “I costumi funerari del tardo Medio Regno” (Divina Centore, laureanda OEVO), 9 maggio;
Puntata 5 – “Il ruolo della donna a Deir el-Medina” (Miriam Colella, laureanda OEVO), 16 maggio;
Puntata 6 – “Gli ushabti” (Mattia Mancini, dottorando in Storia), 23 maggio.

 

Giovedì 26 aprile si è inaugurata al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi la mostra Navigare tra segni. Sardegna e Toscana nell’incisione tra XX e XXI secolo, un affascinante viaggio tra le opere dei maggiori protagonisti dell’incisione in Sardegna nei diversi momenti del ‘900 e della contemporaneità, sullo sfondo delle possibili tangenze ed evocazioni con quanto avviene in Toscana.

Il percorso presenta una ricca selezione di opere che documentano gli esiti più alti della straordinaria stagione dell’incisione sarda nel ‘900, con interpreti autorevoli e rappresentativi come Felice Melis Marini, Giuseppe Biasi, Mario Delitala e Stanis Dessy, a cui si aggiungono le voci di Giovanni Dotzo, Carmelo Floris, Foiso Fois, Mansueto Giuliani, Enea e Giovanni Marras, Dina Masnata, Antonio Mura, Carlo Murroni, Raffaele Angelo Oppo, Enrico Piras e Anna Marongiu Pernis, testimoniando così la profonda ricerca di identità e appartenenza attraverso le poetiche modulazioni del segno.

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In suggestivo controcanto, che trova ragione nell’antico legame storico e culturale riaffermato agli inizi del XX secolo nella dimensione paesaggistica, vengono presentati alcuni brani dell’incisione in Toscana. Del resto, la “scoperta” novecentesca della Sardegna si lega anche al viaggio e alle immagini del celebre fotografo fiorentino Vittorio Alinari, che nel suo In Sardegna. Note di viaggio (1915) indicava un forte motivo paesaggistico e sentimentale. E le emozioni di Alinari erano condivise dal giovane pittore e incisore fiorentino Guido Spadolini, così inserendo quel motivo all’interno dei percorsi dell’incisione in Toscana e di un’idea di paesaggio destinata ad accompagnare gli sviluppi e i linguaggi. Lo prova la lunga e felice stagione che dalla lezione di Giovanni Fattori, e attraverso la produzione di Carlo Raffaelli, Emilio Mazzoni Zarini, Achille Lega, Ulvi Liegi, Lorenzo Viani, Moses Levy o Giuseppe Viviani, arriva a grandi interpreti come Gianni Cacciarini, Rodolfo Ceccotti e Vairo Mongatti.

In un dialogo che intende sottolineare la densità di suggestioni, temi e linguaggi ancora offerti alla contemporaneità, il prezioso nucleo di opere novecentesche diventa presupposto per ospitare alcune tra le presenze più significative dell’incisione sarda contemporanea nelle sue molteplici sperimentazioni. Ancora oggi, è l’incisione a rappresentare uno degli ambiti espressivi più frequentati dagli artisti, spesso con esiti di sorprendente originalità: lo documentano le opere di Paola Dessy, Giovanna Secchi, Roberto Puzzu, Marco Ippolito, Angelino Fiori, Mario Tomasello, Elisa Ottaviani, Emma Lazzaroli, Gabriella Corso, Rosanna D'Alessandro, Angelo Liberati, Maristella Pau, Maria Antonietta Onida, Giovanni Pisano, Piergiorgio Barranca, Giovanni Dettori.

Mostra realizzata dal Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa), con la cura di Paolo Bellini, M. Beatrice Dotzo, Giorgio Marini e Alessandro Tosi e il patrocinio di Regione Toscana, Regione Autonoma de Sardigna / Regione Autonoma della Sardegna, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Biblioteca Universitaria di Cagliari - Gabinetto delle Stampe "Anna Marongiu Pernis", Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” (Sassari), Fondazione Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica (Firenze), Fondazione Spadolini Nuova Antologia (Firenze), Società Storica Pisana (Pisa), Associazione Culturale Stanislao Dessy (Sassari), Associazione Remo Branca (Iglesias).

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