Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi Modulo di ricerca su uniPi

news (5336)

Written by
Lunedì, 12 Settembre 2011 10:35

Da Taiwan per studiare all’Università di Pisa

studenti TaiwanSono arrivati dall'Università di Taiwan i primi due studenti di MULTI, il nuovo progetto Erasmus Mundus attivato dall'Ateneo di Pisa con i paesi del Sud-est asiatico, tra cui Hong-Kong, Macau, Singapore, Brunei e Taiwan. Ning Hsu e Chun-Yang Jan si sono immatricolati al corso di laurea in Linguistica dell'Ateneo pisano e nei prossimi mesi frequenteranno le lezioni e prepareranno la tesi di laurea studiando fianco a fianco con i loro colleghi italiani. "Il progetto MULTI promuove studi e ricerche che hanno a che fare con il multilinguismo e il multiculturalismo ed è rivolto a studenti, dottorandi, post-dottorandi e docenti di tutte le facoltà", spiega il professor Alessandro Lenci, responsabile del programma di scambio insieme alla professoressa Giovanna Marotta.

I ragazzi arrivati a Pisa e accolti dal personale dell'Ufficio relazioni internazionali dell'Ateneo sono i primi 2 dei 5 che hanno aderito all'iniziativa: 4 da Taiwan, uno da Macau e in più un docente di Taiwan che verrà a Pisa per condurre ricerche in Linguistica computazionale. Ma non solo, anche alcuni studenti e docenti dell'Università di Pisa avranno la possibilità di trascorrere un periodo di studio nel Sud-est asiatico grazie alle borse di studio erogate dalla Comunità europea: "Da Pisa sono in partenza per Hong Kong 3 dei nostri ragazzi che potranno usufruire di borse di studio di 6 o 12 mesi - aggiunge il professor Lenci - Con loro partiranno inoltre due dottorandi, due post-dottorandi e un docente di italianistica".

Ning Hsu ha 25 anni e ha aderito al programma di scambio per completare la sua tesi di laurea: "Pisa è molto famosa per la tradizione negli studi linguistici e nei prossimi sei mesi avrò l'opportunità di approfondire le ricerche iniziate a Taiwan e analizzare qui i dati che ho già raccolto nel mio paese". Chun-Yang Jan ha invece 24 anni e sarà a Pisa per 10 mesi: "Seguirò le lezioni di Linguistica storica e, grazie a un corso organizzato dal CLI, il Centro linguistico interdipartimentale, spero di imparare presto anche l'italiano".

Uno degli obiettivi principali di MULTI, infatti, è offrire un'esperienza formativa di grande apertura culturale, con la possibilità di imparare lingue lontane, come il cinese, e frequentare atenei con una forte tradizione in studi specifici: "Taiwan, ad esempio, è famosa per gli studi sulle lingue asiatico-australiane, Macau, in quanto ex colonia, ha corsi di eccellenza in lingua e letteratura portoghese, Hong Kong è molto vicino alla cultura inglese", precisa il professor Lenci. Il programma di scambio con il Sud-est asiatico sarà attivato anche per il prossimo anno accademico: il bando uscirà in autunno, mentre le selezioni sono previste nei mesi di febbraio e marzo.

Ne hanno parlato:

Tirreno Pisa

Nazione Pisa

InToscana.it

Unità Toscana 

PisaInformaflash.it

Written by
Venerdì, 09 Settembre 2011 10:33

Il patriottismo americano dopo l'11 settembre

Arnaldo Testi è professore ordinario di Storia americana alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa. Ha scritto una storia degli Stati Uniti in due volumi, La formazione degli Stati Uniti (Il Mulino, 2003) e Il secolo degli Stati Uniti (Il Mulino, 2008). Ha curato l'edizione italiana di Plunkitt di Tammany Hall (Ets, 2010). La sua ultima pubblicazione in volume è Capture the Flag: The Stars and Stripes in American History (New York University Press, 2010). L'articolo che segue prende spunto dal saggio Riprendersi l’America: il patriottismo americano dopo l’11 settembre, pubblicato nel volume Oltre il secolo americano? Gli Stati Uniti prima e dopo l'11 settembre, a cura di Raffaella Baritono e Elisabetta Vezzosi, Roma: Carocci, 2011.

 

copertina volume TestiChe i cittadini degli Stati Uniti siano patriottici sembra un fatto indiscutibile. Che siano fra i più disponibili del mondo occidentale a dirlo senza pudori, e a mostrarlo in pubblico esibendone i simboli più popolari, la bandiera e l'inno nazionale, anche. Che siano diventati ancora più patriottici dopo l'11 settembre 2001, appare ragionevole ed è una sensazione diffusa; ne sono convinti sia gli osservatori stranieri che gli americani stessi. E i sondaggi lo confermano, benché moderatamente e solo per un limitato periodo di tempo: dopo qualche anno, la febbre patriottica è scomparsa e si è tornati a livelli "normali" (comunque molto alti).

Certo, avvertono i sondaggisti, chiedere agli americani se sono patriottici, soprattutto in un tragico momento di emergenza, è un po' come chiedere loro se pagano le tasse o votano: vivono in una cultura politica in cui è difficile rispondere di no, anche se poi nella vita reale praticano una fisiologica evasione fiscale e una patologica diserzione delle urne. Quindi, i sondaggi sarebbe bene non prenderli troppo sul serio, anche se conviene tenerli presente, tanto per cominciare.

Naturalmente, capire che cosa significhi essere patriottici, che cosa significhi il patriottismo americano, è la vera questione da dipanare. Nel dibattito pubblico più partigiano e urlato, e dopo l'11 settembre si è urlato molto, capita di sentir parlare di rispetto o mancanza di rispetto per la bandiera, di chi recita e chi no il giuramento di fedeltà a essa (il Pledge of Allegiance), di chi porta o meno al bavero della giacca il distintivo a stelle e strisce (il flag pin, ormai un must per le persone pubbliche), del luogo in cui qualcuno vive o è nato (si è forse più patrioti nel cuore del continente, a Omaha, Nebraska, che ai suoi margini geografici e culturali, alle Hawaii, a Manhattan o, Dio ci scampi, a Cambridge, Massachusetts?).

I simboli sono importanti, quando sono considerati importanti; e tuttavia il discorso sul patriottismo va al di là del loro uso aggressivo, è ben più complesso e non può essere ignorato né dai politici che vogliano essere attivi ed efficaci nella polity democratica americana, né dagli osservatori che vogliano capire qualcosa della cultura politica degli Stati Uniti. Come ha ricordato Barack Obama, riflettere su questo discorso è necessario perché è di rilevanza strategica: «Dopo tutto, quando discutiamo di patriottismo, discutiamo di che cosa siamo come paese, e soprattutto di che cosa dovremmo essere». Ed è una discussione aperta da sempre, conflittuale, inasprita dopo l'11 settembre, e oggi, a dieci anni da quell'evento, più aspra che mai. Una discussione senza una soluzione univoca o inevitabile.

Per saperne di più:
Arnaldo Testi, Riprendersi l’America: il patriottismo americano dopo l’11 settembre, in Oltre il secolo americano? Gli Stati Uniti prima e dopo l'11 settembre, a cura di Raffaella Baritono e Elisabetta Vezzosi, Roma: Carocci, 2011

Scheda del volume 

 

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa