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La visione islamica del peace-keeping
"Islam e pace, per molti questo accostamento è quasi un ossimoro, ma si tratta di un malinteso che è necessario chiarire". Con queste parole Nabil Oudeh - presidente del Centre for Conflict Resolution International canadese e mediatore internazionale con un'esperienza di oltre venti anni nel campo della risoluzione dei conflitti – ha aperto il suo seminario intitolato "Islam and Peace Building: The Prophet's Model" che si è svolto lunedì 15 ottobre nella Sala dei Cavalieri del Palazzo del Consiglio dei Dodici.
L'incontro, promosso dal CISP, il Centro interdisciplinare di Scienze per la Pace dell'Università di Pisa, è stato organizzato in collaborazione con l'ambasciata USA in Italia. "Nabil Oudeh – ha detto Pierluigi Consorti direttore del CISP – è sia un accademico sia una persona con una grande esperienza sul campo, dunque in grado di illustrare al meglio la visione islamica del peace-keeping". Fra i partecipanti all'iniziativa, insieme a un folto pubblico di docenti e studenti, c'erano anche Sarah Craddock Morrison, console generale USA a Firenze, Marzia Benini, Cultural Programs Coordinator dell'ambasciata americana, il prorettore alla didattica dell'Ateneo pisano Paolo Mancarella e l'assessore del Comune di Pisa Marilù Chiofalo.
"Ho studiato il rapporto fra Islam e pace – ha spiegato Nabil Oudeh- partendo dal Corano, da quanto ha detto il Profeta Maometto ai suoi discepoli e dai suoi trattati e convenzioni con i non musulmani". L'approccio del professore Oudeh dunque è chiaro: ripartire dai testi, con l'obiettivo di divulgare e far emergere una nuova prospettiva nel dibattito pubblico. "Molti considerano l'Islam una religione della spada – ha aggiunto – eppure la parola "spada" non è presente nel Corano e lo stesso vale per l'idea di 'guerra santa'. Non si tratta infatti di un concetto islamico, dove l'idea di guerra invece si avvicina al modello di 'guerra giusta', quindi con regole di ingaggio ben precise e divieto di colpire i non combattenti".
"Queste 'non verità'– ha concluso Oudeh – sono un 'regalo' per gli estremisti, sia in Occidente che nel mondo musulmano. Allora bisogna ripartire dai fatti e dalla ricerca del vero per fondare la pace. C'è un vecchio proverbio islamico che dice 'Anche se non sono d'accordo, le persone rispettabili non sono mai in contrasto'".
Ne hanno parlato:
Nuovi metodi di estrazione del petrolio
Un contratto di ricerca di oltre 500.000 euro per sviluppare tecnologie innovative volte a migliorare l'affidabilità e la sicurezza delle perforazioni petrolifere e ridurre il loro impatto ambientale. Il gruppo di "Progettazione meccanica" del dipartimento di Ingegneria civile e industriale (DICI) dell'Università di Pisa ha recentemente siglato con ENI un accordo di due anni di cui sarà responsabile Leonardo Bertini, ordinario di Progettazione meccanica e costruzione di macchine dell'Ateneo pisano per indagare nuovi metodi di estrazioni del petrolio.
Nello specifico, i ricercatori del dipartimento di Ingegneria civile e industriale lavoreranno sulle perforazioni orizzontali, le cosiddette "Extended Reach Drilling" (ERD), nelle quali, a un tratto di pozzo verticale iniziale relativamente breve, fa seguito un tratto orizzontale che in base alle tecnologie attuali può raggiungere circa i 10 km.
"Uno degli scopi principali della ricerca – spiega Bertini - sarà quello di sviluppare aste di tipo innovativo, in alluminio e acciaio, in grado di "galleggiare" nel fango di perforazione, annullando di fatto il contatto con la parete del tratto orizzontale del pozzo e, di conseguenza, le relative azioni di attrito. Si ritiene, in tal modo, di poter estendere la lunghezza del tratto orizzontale del pozzo sino a 20 km e oltre".
"I vantaggi delle perforazioni orizzontali che grazie al contratto di ricerca con l'ENI vogliamo massimizzare – ha aggiunto Leonardo Bertini - consistono nella possibilità di incrementare le capacità estrattive del singolo pozzo, riducendo quindi il numero complessivo di perforazioni, e nella possibilità di raggiungere giacimenti anche piuttosto distanti dalla posizione in superficie, potendo quindi scegliere siti caratterizzati da maggiore compatibilità ambientale e/o minori costi".
Il contratto di ricerca fra Università di Pisa ed ENI si inserisce in una pluriennale collaborazione che ha già prodotto importanti risultati scientifici, pubblicati sulle più importanti riviste del settore ed importanti attrezzature di prova, installate presso il laboratorio di Meccanica del DICI (http://www.dimnp.unipi.it/santus/TrivellazionePetrolifera.html ).
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