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Comunicati stampa

Risale al periodo ellenistico (III-II sec. a.C.) l'urbanizzazione nell'area dei Praedia di Iulia Felix, l'enigmatico complesso situato a breve distanza dall'anfiteatro di Pompei che da alcuni anni è oggetto delle ricerche degli archeologi dell'Università di Pisa e della Scuola IMT Alti Studi di Lucca. Tracce di una più antica lottizzazione dell'area sono emerse durante la terza campagna di scavo che si è conclusa pochi giorni fa e che ha permesso di chiarire quanto emerso nel corso delle ricerche degli anni precedenti, ma ha anche aperto inattesi scenari e nuove prospettive per lo studio di questo settore di Pompei.

I Praedia di Iulia Felix sono composti da un'abitazione privata (domus), un giardino con fontane e giochi d'acqua, un impianto termale, ampi locali per la ristorazione e un vasto parco. "Se gli scavi condotti nell'estate 2019 avevano portato alla luce la fisionomia della piantumazione che occupava l'area nella prima età imperiale, le indagini più recenti suggeriscono agli studiosi ipotesi finora inesplorate per la lettura del complesso – spiegano i coordinatori dello scavo Anna Anguissola, docente del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell'Università di Pisa, e Riccardo Olivito, ricercatore della Scuola IMT – Nella zona settentrionale del parco si è rinvenuta traccia di una più antica lottizzazione dell'area, certamente databile al periodo ellenistico, che conferma l'ipotesi di un più articolato assetto urbano precedente ai Praedia. Il recupero, in questa medesima zona, di un cospicuo nucleo di materiali di età arcaica e classica dalla chiara connotazione votiva e rituale impone anche una rinnovata riflessione relativa ai luoghi del culto nelle fasi più antiche di Pompei".

I saggi effettuati nel settore occidentale del parco, a ridosso della casa (domus) di Iulia Felix, hanno restituito un quadro altrettanto affascinante. La scoperta di un esteso pavimento in cocciopesto e di intricate opere di canalizzazione, realizzate in epoca diversa, mostra come i Praedia si siano impostati in un punto già dotato di eccellenti infrastrutture per la gestione delle acque.

Il progetto PRAEDIA è frutto di una collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e vede impegnati anche ricercatori della Scuola IMT Alti Studi Lucca. Il team dell'Università di Pisa si avvale inoltre della collaborazione di Emanuele Taccola e Chiara Tarantino (Dipartimento di Civiltà e forme del sapere).

Nelle prossime campagne di scavo PRAEDIA porterà nuovi dati sull'edilizia residenziale di Pompei attraverso un programma di indagini multidisciplinari nella Regio II, una zona di cruciale importanza nel tessuto della città antica, delimitata da una porta urbica, dall'anfiteatro, dalla necropoli di Porta Nocera e dalla principale arteria cittadina, via dell'Abbondanza.

Risale al periodo ellenistico (III-II sec. a.C.) l’urbanizzazione nell’area dei Praedia di Iulia Felix, l’enigmatico complesso situato a breve distanza dall'anfiteatro di Pompei che da alcuni anni è oggetto delle ricerche degli archeologi dell’Università di Pisa e della Scuola IMT Alti Studi di Lucca. Tracce di una più antica lottizzazione dell'area sono emerse durante la terza campagna di scavo che si è conclusa pochi giorni fa e che ha permesso di chiarire quanto emerso nel corso delle ricerche degli anni precedenti, ma ha anche aperto inattesi scenari e nuove prospettive per lo studio di questo settore di Pompei. 

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I Praedia di Iulia Felix sono composti da un'abitazione privata (domus), un giardino con fontane e giochi d'acqua, un impianto termale, ampi locali per la ristorazione e un vasto parco. “Se gli scavi condotti nell'estate 2019 avevano portato alla luce la fisionomia della piantumazione che occupava l'area nella prima età imperiale, le indagini più recenti suggeriscono agli studiosi ipotesi finora inesplorate per la lettura del complesso – spiegano i coordinatori dello scavo Anna Anguissola, docente del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa, e Riccardo Olivito, ricercatore della Scuola IMT – Nella zona settentrionale del parco si è rinvenuta traccia di una più antica lottizzazione dell'area, certamente databile al periodo ellenistico, che conferma l'ipotesi di un più articolato assetto urbano precedente ai Praedia. Il recupero, in questa medesima zona, di un cospicuo nucleo di materiali di età arcaica e classica dalla chiara connotazione votiva e rituale impone anche una rinnovata riflessione relativa ai luoghi del culto nelle fasi più antiche di Pompei”.

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I saggi effettuati nel settore occidentale del parco, a ridosso della casa (domus) di Iulia Felix, hanno restituito un quadro altrettanto affascinante. La scoperta di un esteso pavimento in cocciopesto e di intricate opere di canalizzazione, realizzate in epoca diversa, mostra come i Praedia si siano impostati in un punto già dotato di eccellenti infrastrutture per la gestione delle acque.

Il progetto PRAEDIA è frutto di una collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e vede impegnati anche ricercatori della Scuola IMT Alti Studi Lucca. Il team dell’Università di Pisa si avvale inoltre della collaborazione di Emanuele Taccola e Chiara Tarantino (Dipartimento di Civiltà e forme del sapere).

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Nelle prossime campagne di scavo PRAEDIA porterà nuovi dati sull'edilizia residenziale di Pompei attraverso un programma di indagini multidisciplinari nella Regio II, una zona di cruciale importanza nel tessuto della città antica, delimitata da una porta urbica, dall'anfiteatro, dalla necropoli di Porta Nocera e dalla principale arteria cittadina, via dell'Abbondanza.

Ulteriori informazioni sono disponibili su:
www.praediaproject.comwww.instagram.com/praediaprojecttwitter.com/praediaproject.


Sfoglia la foto gallery (tutte le foto sono di Chiara Tarantino):

 

Il Consiglio direttivo dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) ha nominato il professor Giovanni Federico Gronchi, ordinario di Fisica matematica al dipartimento di Matematica dell'Università di Pisa, come coordinatore del Gruppo di esperti della valutazione (GEV) per l'Area 1-Scienze matematiche e informatiche. Il professor Gronchi, insieme ai colleghi di diversi altri atenei, gestirà la procedura di Valutazione della qualità della ricerca (VQR) nella sua area durante il quinquennio 2015-2019, finalizzata in particolare al monitoraggio dei risultati ottenuti da università e relativi dipartimenti. A conferma del prestigio goduto dalla matematica pisana nel contesto italiano, il professor Gronchi fa seguito al professor Marco Abate, che aveva svolto lo stesso ruolo nella precedente tornata di valutazione.

Oltre al professor Gronchi, sono 19 i docenti dell'Ateneo sorteggiati per far parte dei GEV nelle 17 Aree scientifiche: Massimiliano Andreazzoli, Dipartimento di Biologia; Fabrizio Bruschi, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia; Giovanni Ceccarini, Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale; Luigi Folco, Dipartimento di Scienze della terra; Roberto Frigerio, Dipartimento di Matematica; Sara Galimberti, Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale; Mario Giorgi, Dipartimento di Scienze veterinarie; Giulio Greco, Dipartimento di Economia e management; Rosa Lo Frano, Dipartimento di Ingegneria civile e industriale; Arturo Marzano, Dipartimento di Civiltà e forme del sapere; Enrico Medda, Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica; Andrea Pucci, Dipartimento di Chimica e chimica industriale; Michele Raffaelli, Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali; Biancamaria Rizzardi, Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica; Domenica Romagno, Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica; Mauro Rosi, Dipartimento di Scienze della terra; Maria Michela Sassi, Dipartimento di Civiltà e forme del sapere; Emanuela Turillazzi, Dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecole e dell'area critica; Gaetano Valenza, Dipartimento di Ingegneria dell'informazione.

Attivata con decreto ministeriale nel novembre 2019, la VQR riguarderà i prodotti della ricerca e i casi studio della terza missione nel quinquennio 2015-2019, la cui valutazione è organizzata in 17 aree scientifiche e 1 area interdisciplinare di terza missione. In questo ambito i GEV avranno il compito prima di definire le modalità con le quali applicare i criteri per la valutazione e poi di valutare i singoli prodotti, con il termine dei lavori previsto per maggio 2022. I risultati della VQR concorreranno a determinare la suddivisione della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) con cui il ministero assegna le risorse economiche ai singoli atenei.

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