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Comunicati stampa

cga2021Sono quasi 130 gli iscritti alla decima edizione del Corso di alta formazione in Giustizia costituzionale e tutela giurisdizionale dei diritti che si terrà a Pisa dall’11 al 22 gennaio. Il Corso, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza con il coordinamento scientifico del professor Roberto Romboli, durerà due settimane; si tratterà di un’edizione speciale, ricorrendo il decennale; 10 conferenze in 10 giorni, interamente online ed in lingua spagnola, che impegneranno oltre 40 docenti di varie nazionalità.

I partecipanti al corso provengono dall’Italia e, in larghissima misura, da Paesi stranieri, soprattutto dell’America Latina.

Oltre ai seminari su tematiche che vanno dai modelli di giustizia costituzionale, alla tutela sovranazionale dei diritti fondamentali, il Corso vedrà affrontare casi pratici connessi all’attualità costituzionale, attraverso l’analisi di sentenze che hanno inciso nel campo della protezione dei diritti umani. All’interno del Corso sono programmate conferenze tenute da ospiti illustri, tra cui Luigi Ferrajoli, Eduardo Ferrer-Mac Gregor e Luis López Guerra.

morfeo homeI disturbi del sonno sono tanto diffusi quanto trascurati. Si ritiene infatti che più di un terzo della popolazione ne soffra (il più comune e diffuso è l’insonnia). La rilevanza di tali disturbi è però spesso ignorata, per tanti motivi. Uno di questi dipende dai sistemi complessi e costosi di monitoraggio del sonno in ambiente ospedaliero, che necessitano dell’applicazione di numerosi elettrodi che rendono la diagnostica del sonno complessa e indaginosa (polisonnografia). Uno studio pubblicato su Scientific Reports da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa è destinato a cambiare lo scenario. Grazie all’utilizzo combinato di dispositivi indossabili e algoritmi di intelligenza artificiale, viene proposto infatti un nuovo contributo alla semplificazione validata della diagnostica dei disturbi del sonno, in particolare dell’insonnia, senza la necessità di ricorrere agli elettrodi della polisonnografia.

Lo studio descrive un nuovo approccio che si avvale dell’utilizzo di piccoli braccialetti poco invasivi, detti actigrafi, che vengono posizionati sul polso, come se fossero degli orologi, e dell’elaborazione dei dati grazie ad un algoritmo di intelligenza artificiale per l’identificazione delle epoche di sonno e dei risvegli. Questo algoritmo può essere impiegato con i dati raccolti da dispositivi indossabili come smartwatch e smartband commerciali comunemente utilizzati per il monitoraggio dell’attività fisica. Il metodo sviluppato garantisce un’analisi ad alta prestazione del ciclo sonno-veglia e tutela la riservatezza dei dati sensibili del paziente poiché può essere integrato all’interno del dispositivo indossabile stesso.

“Abbiamo applicato recenti tecniche di machine learning allo studio del sonno e dell’actigrafia – dichiara Tommaso Banfi, post doc dell’Istituto di BioRobotica che lavora nel gruppo di ricerca coordinato dal prof. Gastone Ciuti - In alcune circostanze cliniche, è infatti utile poter monitorare in maniera accurata, non invasiva e a basso costo, vari aspetti di base del ciclo sonno-veglia. I risultati di questo studio possono essere usati a supporto dell’attività clinica e ad uso delle persone affette da disturbi del sonno, come nel caso dell’insonnia, patologia che interessa più di 10 milioni di persone, solamente in Italia".

“Questo lavoro scientifico – commenta il prof. Gastone Ciuti - applica con successo algoritmi di machine learning in un contesto clinico fondamentale, quello delle malattie del sonno, grazie alla collaborazione con il Prof. Ugo Faraguna, docente dell'Università di Pisa e fondatore dell'azienda sleepActa Srl, e con i colleghi e autori di questo contributo”.
(Fonte Scuola Sant'Anna).

A 10 anni dalla rivoluzione tunisina, l’Università di Pisa organizza, in modalità online, un convegno internazionale con ospiti i principali esperti e studiosi della Tunisia contemporanea. L’appuntamento è per mercoledì 13 e giovedì 14 gennaio, una due giorni di confronto e approfondimento con 30 relatori, quattro sessioni di studio pomeridiane (dedicate ad analizzare rivoluzione, transizione, economia-diritti-migrazioni e arte) e due momenti serali di approfondimento culturale su cinema e musica underground. Il convegno internazionale si intitola “Ṯawrat al-karāma: memorie, percorsi e analisi a 10 anni dalla rivoluzione tunisina” ed è organizzato dalla professoressa Renata Pepicelli del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.
Ṯawrat al-karāma, ovvero la “rivoluzione della dignità” è uno dei nomi con cui i manifestanti hanno definito la rivoluzione che ha portato alla caduta del dittatore tunisino Zine el-Abidine Ben Ali. Sono passati 10 anni da quando il 14 gennaio 2011 il presidente è stato costretto a dimettersi in seguito alle ingenti proteste che si sono sviluppate in tutto il paese a partire dall’immolazione del venditore ambulante Muhammad Bouazizi. La caduta del regime tunisino ha fatto da scintilla per lo scoppio di ingenti movimenti di protesta, rivolte e rivoluzioni in tutto il mondo arabo. Per mesi la regione del Nord Africa e del Medio Oriente è stata attraversata da sommovimenti che ne hanno riscritto la storia.
Quattro capi di stato sono caduti (Ben Ali in Tunisia, Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia, Saleh in Yemen), sono divampate 3 guerre civili e internazionali in Siria, Yemen e Libia, sono state realizzate una serie di riforme istituzionali in una serie di contesti come il Marocco, e il jihadismo ha trovato un terreno fertile per attecchire. In questo quadro la rivoluzione tunisina è considerata l’unica esperienza di successo di questa incredibile stagione politica sviluppatasi tra il 2010 e il 2011 e la cui onda lunga arriva fino ai tempi presenti nelle rivolte che hanno attraversato Algeria, Iraq, Sudan e Libano tra il 2019-2020 oltre che nelle proteste che continuano ad avere luogo nei diversi paesi del mondo arabo contro crisi economica, corruzione, mancanza di democrazia.
A 10 anni di distanza dalla fuga di Ben Ali e dagli eventi che ne sono seguiti in Tunisia e nel mondo arabo, il convegno intende ricordare la rivoluzione tunisina e analizzare la traiettoria politica economica sociale e culturale che si è sviluppata nel paese fino ad oggi.
Figure di primo piano del panorama intellettuale e accademico tunisino e italiano si confrontano su punti di forza e di debolezza della rivoluzione e della transizione tunisina, mostrando i chiaro-scuri del percorso intrapreso. Una serie di obiettivi importanti sul piano della transizione democratica sono infatti stati raggiunti: riconoscimento della libertà di espressione e di associazione, approvazione di una nuova costituzione nel 2014, realizzazione di elezioni libere nel 2011, 2014 e 2019, maggiore coinvolgimento delle donne nella vita politica e rafforzamento dei loro diritti dal punto di vista legislativo.
Tuttavia a uno sguardo da vicino questa narrazione di pieno successo della transizione tunisina vacilla. Nella pratica molti dei diritti assicurati dalla nuova costituzione del 2014 (dal diritto al lavoro, all’ambiente pulito, all’accesso all’acqua, alla salute…) non sono applicati e una grave crisi economica attanaglia il paese contribuendo a cronicizzare la crisi politica e le migrazioni, mentre la crescita dell’estremismo violento e le dure risposte dirette a contrastarlo limitano le libertà acquisite e mettono in discussione la tenuta democratica del paese.
Tra gli interventi degli studiosi tunisini invitati si ricordano quello del giurista tunisino Yadh Ben Achour, già presidente dell’Alta commissione per le riforme in Tunisia impegnata a supervisionare la riforma della costituzione e membro del comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite; e quelli dei docenti universitari e giornalisti Hatem M’rad (Università di Tunisi), Maryam Ben Salem (Università di Sousse), Baccar Guerib (Università di Jendouba), Hamadi Redissi (Università di Tunisi), Larbi Sadiki (Università del Qatar), Olfa Belhassine (giornalista), Kais Zriba (giornalista).
Il convegno è dedicato alla memoria di Lina Ben Mhenni, attivista, blogger, candidata al premio Nobel per la pace 2011 e prematuramente scomparsa nel 2020 e a tutte le donne tunisine che hanno fatto la rivoluzione e tutti i giorni continuano a lottare per dignità, giustizia, libertà.
Link per partecipare: https://www.cfs.unipi.it/conf/210113-thawrat-al-karama. La diretta Teams sarà trasmessa anche sulla pagina Facebook Studi Arabo-Islamici Università di Pisa.

 

A dispetto del “rumore” e del flusso di “cinguettii” che specie sui social media esprimono posizioni fortemente contrarie, l’opinione pubblica su Twitter in Italia è in realtà leggermente più favorevole che contraria ai vaccini. E’ questo quanto emerge da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista “IEEE Intelligent Systems” e condotto da Alessio Bechini, Pietro Ducange, Francesco Marcelloni e Alessandro Renda del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. I quattro ricercatori hanno messo a punto un originale metodo di analisi dell’opinione pubblica che si avvale dell’Intelligenza Artificiale. L’indagine ha riguardato circa 30mila utenti e 100mila tweet scritti dal settembre 2016 al giugno 2017 selezionati attraverso una lista di parole chiave come ad esempio #iovaccino o “rischio vaccinale”.
“È la prima volta che un sistema di Intelligenza Artificiale viene usato allo scopo di stabilire un trend di opinione in Italia su questo tema – spiega Francesco Marcelloni – grazie a tecniche avanzate di Machine Learning abbiamo addestrato il nostro sistema a classificare gli utenti di Twitter come favorevoli, contrari o neutrali ai vaccini, il tutto concentrandoci appunto sugli utenti e non sui singoli tweet”.
L’aspetto innovativo è stato infatti proprio il mettere al centro gli “utenti-persona”, piuttosto che i tweet. Questo rovesciamento di prospettiva ha permesso di eliminare le variabilità dettate da singoli messaggi estemporanei, di monitorare un eventuale cambio di opinione nel tempo e di escludere dal campione gli utenti troppo “rumorosi” che se conteggiati avrebbero falsato i risultati a causa del gran numero di tweet prodotti, senza tuttavia corrispondere a gruppi di opinione realmente numerosi. Non ultimo questo approccio ha consentito un’analisi differenziata a livello geografico che ha permesso di individuare sottili differenze fra le varie regioni, mettendo in primo piano Roma e Milano come le aree del Paese più attive sul tema vaccini.
“Le ricerche che stiamo conducendo possono essere utili ai decisori politici per progettare campagne informative e azioni efficaci a partire da una comprensione profonda dell’opinione pubblica – conclude Francesco Marcelloni – questo appare oggi più che mai necessario vista l’attuale pandemia che ha messo ancora una volta in primissimo piano il dibattito sui vaccini”.

A dispetto del “rumore” e del flusso di “cinguettii” che specie sui social media esprimono posizioni fortemente contrarie, l’opinione pubblica su Twitter in Italia è in realtà leggermente più favorevole che contraria ai vaccini. E’ questo quanto emerge da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista “IEEE Intelligent Systems” e condotto da Alessio Bechini, Pietro Ducange, Francesco Marcelloni e Alessandro Renda del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione.

I quattro ricercatori hanno messo a punto un originale metodo di analisi dell’opinione pubblica che si avvale dell’Intelligenza Artificiale. L’indagine ha riguardato circa 30mila utenti e 100mila tweet scritti dal settembre 2016 al giugno 2017 selezionati attraverso una lista di parole chiave come ad esempio #iovaccino o “rischio vaccinale”.


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“È la prima volta che un sistema di Intelligenza Artificiale viene usato allo scopo di stabilire un trend di opinione in Italia su questo tema – spiega Francesco Marcelloni – grazie a tecniche avanzate di Machine Learning abbiamo addestrato il nostro sistema a classificare gli utenti di Twitter come favorevoli, contrari o neutrali ai vaccini, il tutto concentrandoci appunto sugli utenti e non sui singoli tweet”.

L’aspetto innovativo è stato infatti proprio il mettere al centro gli “utenti-persona”, piuttosto che i tweet. Questo rovesciamento di prospettiva ha permesso di eliminare le variabilità dettate da singoli messaggi estemporanei, di monitorare un eventuale cambio di opinione nel tempo e di escludere dal campione gli utenti troppo “rumorosi” che se conteggiati avrebbero falsato i risultati a causa del gran numero di tweet prodotti, senza tuttavia corrispondere a gruppi di opinione realmente numerosi. Non ultimo questo approccio ha consentito un’analisi differenziata a livello geografico che ha permesso di individuare sottili differenze fra le varie regioni, mettendo in primo piano Roma e Milano come le aree del Paese più attive sul tema vaccini.

“Le ricerche che stiamo conducendo possono essere utili ai decisori politici per progettare campagne informative e azioni efficaci a partire da una comprensione profonda dell’opinione pubblica – conclude Francesco Marcelloni – questo appare oggi più che mai necessario vista l’attuale pandemia che ha messo ancora una volta in primissimo piano il dibattito sui vaccini”.

A 10 anni dalla rivoluzione tunisina, l’Università di Pisa organizza, in modalità online, un convegno internazionale con ospiti i principali esperti e studiosi della Tunisia contemporanea. L’appuntamento è per mercoledì 13 e giovedì 14 gennaio, una due giorni di confronto e approfondimento con 30 relatori, quattro sessioni di studio pomeridiane (dedicate ad analizzare rivoluzione, transizione, economia-diritti-migrazioni e arte) e due momenti serali di approfondimento culturale su cinema e musica underground. Il convegno internazionale si intitola “Ṯawrat al-karāma: memorie, percorsi e analisi a 10 anni dalla rivoluzione tunisina” ed è organizzato dalla professoressa Renata Pepicelli del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.

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Ṯawrat al-karāma, ovvero la “rivoluzione della dignità” è uno dei nomi con cui i manifestanti hanno definito la rivoluzione che ha portato alla caduta del dittatore tunisino Zine el-Abidine Ben Ali. Sono passati 10 anni da quando il 14 gennaio 2011 il presidente è stato costretto a dimettersi in seguito alle ingenti proteste che si sono sviluppate in tutto il paese a partire dall’immolazione del venditore ambulante Muhammad Bouazizi. La caduta del regime tunisino ha fatto da scintilla per lo scoppio di ingenti movimenti di protesta, rivolte e rivoluzioni in tutto il mondo arabo. Per mesi la regione del Nord Africa e del Medio Oriente è stata attraversata da sommovimenti che ne hanno riscritto la storia.

Quattro capi di stato sono caduti (Ben Ali in Tunisia, Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia, Saleh in Yemen), sono divampate 3 guerre civili e internazionali in Siria, Yemen e Libia, sono state realizzate una serie di riforme istituzionali in una serie di contesti come il Marocco, e il jihadismo ha trovato un terreno fertile per attecchire. In questo quadro la rivoluzione tunisina è considerata l’unica esperienza di successo di questa incredibile stagione politica sviluppatasi tra il 2010 e il 2011 e la cui onda lunga arriva fino ai tempi presenti nelle rivolte che hanno attraversato Algeria, Iraq, Sudan e Libano tra il 2019-2020 oltre che nelle proteste che continuano ad avere luogo nei diversi paesi del mondo arabo contro crisi economica, corruzione, mancanza di democrazia.

A 10 anni di distanza dalla fuga di Ben Ali e dagli eventi che ne sono seguiti in Tunisia e nel mondo arabo, il convegno intende ricordare la rivoluzione tunisina e analizzare la traiettoria politica economica sociale e culturale che si è sviluppata nel paese fino ad oggi.

Figure di primo piano del panorama intellettuale e accademico tunisino e italiano si confrontano su punti di forza e di debolezza della rivoluzione e della transizione tunisina, mostrando i chiaro-scuri del percorso intrapreso. Una serie di obiettivi importanti sul piano della transizione democratica sono infatti stati raggiunti: riconoscimento della libertà di espressione e di associazione, approvazione di una nuova costituzione nel 2014, realizzazione di elezioni libere nel 2011, 2014 e 2019, maggiore coinvolgimento delle donne nella vita politica e rafforzamento dei loro diritti dal punto di vista legislativo.

Tuttavia a uno sguardo da vicino questa narrazione di pieno successo della transizione tunisina vacilla. Nella pratica molti dei diritti assicurati dalla nuova costituzione del 2014 (dal diritto al lavoro, all’ambiente pulito, all’accesso all’acqua, alla salute…) non sono applicati e una grave crisi economica attanaglia il paese contribuendo a cronicizzare la crisi politica e le migrazioni, mentre la crescita dell’estremismo violento e le dure risposte dirette a contrastarlo limitano le libertà acquisite e mettono in discussione la tenuta democratica del paese.

Tra gli interventi degli studiosi tunisini invitati si ricordano quello del giurista tunisino Yadh Ben Achour, già presidente dell’Alta commissione per le riforme in Tunisia impegnata a supervisionare la riforma della costituzione e membro del comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite; e quelli dei docenti universitari e giornalisti Hatem M’rad (Università di Tunisi), Maryam Ben Salem (Università di Sousse), Baccar Guerib (Università di Jendouba), Hamadi Redissi (Università di Tunisi), Larbi Sadiki (Università del Qatar), Olfa Belhassine (giornalista), Kais Zriba (giornalista).

Il convegno è dedicato alla memoria di Lina Ben Mhenni, attivista, blogger, candidata al premio Nobel per la pace 2011 e prematuramente scomparsa nel 2020 e a tutte le donne tunisine che hanno fatto la rivoluzione e tutti i giorni continuano a lottare per dignità, giustizia, libertà.

Link per partecipare: https://www.cfs.unipi.it/conf/210113-thawrat-al-karama. La diretta Teams sarà trasmessa anche sulla pagina Facebook Studi Arabo-Islamici Università di Pisa.

 

Si chiama "QPlayLearn" la nuova piattaforma online gratuita che permette di esplorare i concetti alla base delle tecnologie quantistiche indipendentemente dall'età e dal proprio background, utilizzando metodi innovativi e interattivi per rendere il processo di apprendimento più efficace e divertente, oltre che accessibile a livelli differenti, senza rinunciare alla correttezza scientifica. Sviluppata da ricercatrici e ricercatori delle Università di Turku, Helsinki e Aalto, con il supporto di IBM e altri sponsor, la piattaforma è stata presentata a dicembre a Helsinki con un evento lancio a cui hanno partecipato anche la professoressa Marilù Chiofalo, dell'Università di Pisa, il professor Andrea Ferrara, della Scuola Normale Superiore, e Marcos Valdes, direttore scientifico di VIS - Virtual Immersion in Science srl, il primo spinoff della Scuola Normale Superiore unicamente dedicato all'outreach.

"Lo sviluppo della meccanica quantistica – ha spiegato Sabrina Maniscalco, professoressa di Fisica quantistica all'Università di Helsinki e alla Aalto University e ideatrice di QPlayLearn - ha raggiunto una fase in cui le emergenti tecnologie quantistiche accelereranno in modo impressionante la nostra capacità di processare l'informazione. Ecco perché diventa fondamentale trovare dei metodi per rendere la fisica e le tecnologie quantistiche comprensibili per più persone possibili. QPlayLearn è una piattaforma che permette a chiunque di poter imparare la fisica quantistica, offrendo contenuti per utenti a diversi livelli, da bambine e bambini della scuola elementare fino alle studentesse e agli studenti universitari".

Tra i contenuti della piattaforma ci sono i primi due video animati divulgativi della serie battezzata Quantum Pills, un dizionario essenziale di fisica quantistica - la pillola zero dal titolo "Quantum Science Introduction" e la pillola uno dal titolo "Entanglement" - realizzati da VIS e prodotti dal Centro di eccellenza per le tecnologie quantistiche finlandese, dal Centro per l'ingegneria quantistica e dalle Università di Aalto, Helsinki, Pisa, e Turku. Secondo Marcos Valdes, direttore scientifico e tra i soci fondatori di VIS srl, "le Quantum Pills rappresentano uno sforzo nella direzione che ci siamo preposti come missione sin dalla fondazione di VIS, comunicare la scienza combinando rigore e intrattenimento, identificando i punti chiave essenziali da comunicare al pubblico. La meccanica quantistica rappresenta una sfida unica, trattandosi di argomenti di grande fascinazione, di cui tutti hanno sentito parlare ma che raramente sono compresi".

Nel comitato scientifico del progetto è la professoressa Chiofalo, che è anche tra le collaboratrici di QPlayLearn: "La fisica quantistica – ha concluso - è un modo diverso di pensare, sollecita la creatività e l'immaginazione, e al tempo stesso richiede lo sviluppo di elevate competenze di linguaggio formale: per questo, educare alla fisica quantistica rappresenta una straordinaria sfida e opportunità educativa per ogni età."

 

Il professor Gianluca Fiori, docente di Elettronica al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, è uno dei 55 ricercatori europei vincitori di un ERC “Proof of Concept”, il grant di 150.000 euro assegnato dal Consiglio Europeo delle Ricerche, che va a premiare le idee e le proposte che potenzialmente possano tradursi in un prodotto commercializzabile. Il progetto di Gianluca Fiori si chiama PREPRINT (high PREcision material PRINTer for electronics) e ha l’obiettivo di realizzare una stampante in grado di fabbricare microdispositivi elettronici con dimensioni dell’ordine del micrometro su substrati flessibili come la carta, con risoluzioni di gran lunga migliori rispetto a quelle attualmente ottenibili con stampanti commerciali. Il progetto, della durata di 18 mesi, ha come partner Quantavis, azienda spin-off dell’Ateneo pisano.
Le sovvenzioni ERC-PoC del Consiglio europeo della ricerca permettono ai ricercatori che hanno già beneficiato di una prima sovvenzione di ottenere un ulteriore sostegno finanziario al fine di favorire il trasferimento tecnologico dei risultati. Nel caso di Gianluca Fiori, l’idea della stampante era nata nell’ambito delle attività di ricerca condotte con il progetto PEP2D, finanziato nel 2018 con un ERC Consolidator Grant e che adesso, con il Proof of Concept, può ambire a diventare un prodotto commercializzabile. Il prototipo di stampante realizzato ha già dimostrato che si possono ottenere dispositivi elettronici stampati su materiali flessibili come la carta, sfruttando proprio le eccezionali proprietà elettriche e meccaniche dei materiali bidimensionali.
“La stampante ad alta definizione che andremo a sviluppare utilizzerà inchiostri basati su diversi tipi di materiali (come i materiali bidimensionali, quelli organici o le nanoparticelle metalliche come l’argento) per stampare dispositivi elettronici ad alta risoluzione – spiega Fiori – Riuscire a stampare un alto numero di questi dispositivi sullo stesso substrato consentirebbe di realizzare sistemi con performance e caratteristiche migliori, aprendo il pieno potenziale dell’elettronica stampabile e flessibile a un ampio campo di applicazioni, come cerotti e bende intelligenti, sistemi anticontraffazione, dispositivi lab-on-a-chip. Di fatto, con il progetto PREPRINT, verrà esplorata la realizzabilità tecnica ed economica di ottenere una risoluzione di stampa inferiore a 1 micrometro: crediamo infatti che tale obiettivo sia realizzabile aumentando la performance del prototipo fabbricato, che ci permetterà di competere nel crescente mercato dell’elettronica stampabile e delle stampanti di materiali”.

 

Il professor Gianluca Fiori, docente di Elettronica al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, è uno dei 55 ricercatori europei vincitori di un ERC “Proof of Concept”, il grant di 150.000 euro assegnato dal Consiglio Europeo delle Ricerche, che va a premiare le idee e le proposte che potenzialmente possano tradursi in un prodotto commercializzabile.

Il progetto di Gianluca Fiori si chiama PREPRINT (high PREcision material PRINTer for electronics) e ha l’obiettivo di realizzare una stampante in grado di fabbricare microdispositivi elettronici con dimensioni dell’ordine del micrometro su substrati flessibili come la carta, con risoluzioni di gran lunga migliori rispetto a quelle attualmente ottenibili con stampanti commerciali. Il progetto, della durata di 18 mesi, ha come partner Quantavis, azienda spin-off dell’Ateneo pisano.

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Il prototipo di stampante realizzato da Gianluca Fiori.

Le sovvenzioni ERC-PoC del Consiglio europeo della ricerca permettono ai ricercatori che hanno già beneficiato di una prima sovvenzione di ottenere un ulteriore sostegno finanziario al fine di favorire il trasferimento tecnologico dei risultati. Nel caso di Gianluca Fiori, l’idea della stampante era nata nell’ambito delle attività di ricerca condotte con il progetto PEP2D, finanziato nel 2018 con un ERC Consolidator Grant e che adesso, con il Proof of Concept, può ambire a diventare un prodotto commercializzabile. Il prototipo di stampante realizzato ha già dimostrato che si possono ottenere dispositivi elettronici stampati su materiali flessibili come la carta, sfruttando proprio le eccezionali proprietà elettriche e meccaniche dei materiali bidimensionali.

prototipo“La stampante ad alta definizione che andremo a sviluppare utilizzerà inchiostri basati su diversi tipi di materiali (come i materiali bidimensionali, quelli organici o le nanoparticelle metalliche come l’argento) per stampare dispositivi elettronici ad alta risoluzione – spiega Fiori – Riuscire a stampare un alto numero di questi dispositivi sullo stesso substrato consentirebbe di realizzare sistemi con performance e caratteristiche migliori, aprendo il pieno potenziale dell’elettronica stampabile e flessibile a un ampio campo di applicazioni, come cerotti e bende intelligenti, sistemi anticontraffazione, dispositivi lab-on-a-chip. Di fatto, con il progetto PREPRINT, verrà esplorata la realizzabilità tecnica ed economica di ottenere una risoluzione di stampa inferiore a 1 micrometro: crediamo infatti che tale obiettivo sia realizzabile aumentando la performance del prototipo fabbricato, che ci permetterà di competere nel crescente mercato dell’elettronica stampabile e delle stampanti di materiali”.

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