Entrato in funzione l'acceleratore di particelle SuperKEKB
Partite le prime collisioni tra elettroni e antielettroni nell’acceleratore SuperKEKB, progettato per diventare l’acceleratore di particelle a più alta luminosità al mondo. Il 25 aprile nel Laboratorio KEK, a Tsukuba, in Giappone, è entrato nel vivo l’esperimento Belle II, frutto di una vasta collaborazione internazionale (750 fisici e ingegneri provenienti da 25 paesi), al quale partecipa anche l’Università di Pisa. L’obiettivo degli scienziati è chiarire alcuni misteri ancora aperti che riguardano ad esempio l’asimmetria tra materia e antimateria, la materia oscura o le onde gravitazionali esplorando i territori della fisica oltre il Modello Standard. La ricerca si baserà sulla misura di altissima precisione di decadimenti rari di particelle elementari, come i quark beauty, i quark charm e i leptoni tau.
L’acceleratore SuperKEKB
“Queste prime collisioni rappresentano una pietra miliare nello sviluppo dell’acceleratore e dell’esperimento - sottolinea Francesco Forti dell’Università di Pisa e dell’INFN, presidente del comitato esecutivo dell’esperimento - Per quanto siano il punto di arrivo del lavoro di costruzione, sono soltanto il punto di partenza della presa dati e delle analisi, che ci porteranno a esplorare nuovi territori della fisica”.
“È emozionante osservare per la prima volta nel nostro rivelatore i segnali delle particelle prodotte nelle collisioni elettrone-positrone”, commenta Giuseppe Finocchiaro, ricercatore dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, che coordina la partecipazione italiana all’esperimento. “Terminata la costruzione, inizia ora una nuova fase dell'esperimento, in cui raccoglieremo i primi dati e dovremo imparare a decodificare con precisione la risposta dei nostri complessi strumenti di misura."
Un gruppo di fisici di Belle II nella stanza di controllo dell'esperimento al momento della conferma delle prime collisioni dei fasci. Fra loro, al centro, anche i tre “pisani” Laura Zani, dottoranda dell’Università di Pisa, Luigi Corona, laureando dell’Università di Pisa e Alberto Martini, laureato all’Università di Pisa
A differenza del Large Hadron Collider (LHC) del CERN a Ginevra, che è l’acceleratore più potente del mondo dove vengono fatti scontrare protoni e ioni a energie record, SuperKEKB è stato progettato per essere l’acceleratore di elettroni e positroni a più alta luminosità. Nei prossimi 10 anni di attività di SuperKEKB si prevede che saranno generati circa 50 miliardi di eventi di produzione di coppie di mesoni B e anti-B: una quantità 50 volte superiore all'intero campione di dati del progetto KEKB/Belle.
Oltre a Francesco Forti, il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa che partecipa all’esperimento è composto da Giovanni Batignani, Stefano Bettarini, Eugenio Paoloni, Giuliana Rizzo, Giulia Casarosa, Thomas Lueck, Laura Zani, Luigi Corona, Michael De Nuccio, ed opera in stretta collaborazione con l’INFN.
Come nascono le fragole
È l’espressione “più potente” di un set di geni a determinare lo sviluppo delle fragole. La scoperta arriva da una ricerca di un team internazionale che ha indentificato per la prima volta i meccanismi genetici che sono che sono alla base dello sviluppo di questo “falso frutto” primaverile. Pubblicato sulla rivista “GigaScience” e coordinato dal centro di ricerca inglese Driscoll’s Genetics Limited, lo studio è stato realizzato dai genetisti e bioinformatici dell’Ateneo pisano del gruppo del professore Andrea Cavallini insieme ai ricercatori delle università di Modena, Milano, Padova e della Fondazione Mach di San Michele all'Adige.
“Abbiamo confrontato il genoma della fragola e quello di una specie vicina, Potentilla micrantha, che non produce i tipici frutti carnosi della specie coltivata – spiega Andrea Cavallini dell’Università di Pisa – questo ci ha consentito di identificare i meccanismi genetici che sono potenzialmente alla base dello sviluppo delle fragole, in realtà un falso frutto, prodotto dall'accrescimento del ricettacolo della infiorescenza”.
Fragola e Potentilla a confronto
La specie Potentilla micrantha, conosciuta anche come “fragola secca” o “cinquefoglia” condivide infatti numerose caratteristiche morfologiche ed ecologiche con la fragola e queste somiglianze hanno spinto i ricercatori a realizzare uno studio di genomica comparata, sequenziando, per la prima volta, il genoma e il trascrittoma di Potentilla.
“Come emerge dalla ricerca, lo sviluppo delle fragole – continua Cavallini – sembra essere legato alla diversa espressione di alcuni specifici geni, che codificano delle proteine del tipo ‘MADS-box’, molto più attivi nella fragola e che sono già noti per essere implicati nello sviluppo del frutto in altre specie”.
In particolare il team dell'Ateneo pisano composto da Elena Barghini, Flavia Mascagni, e Lucia Natali ha contribuito al sequenziamento e all'annotazione del genoma, con particolare riferimento a sequenze molto ripetute.
"I dati genomici e trascrittomici, oltre a costituire una risorsa preziosa per studi futuri sullo sviluppo del frutto nella fragola e in altre Rosaceae - conclude Flavia Mascagni, neo-ricercatrice dell’Università di Pisa - rappresentano uno dei primi genomi di piante superiori ad essere stati sequenziati con la nuova tecnica di sequenziamento ‘Pacific Biosciences’ e fanno luce anche sull'evoluzione delle dimensioni e dell'organizzazione del genoma nella famiglia delle Rosaceae".
Come nascono le fragole
È l’espressione “più potente” di un set di geni a determinare lo sviluppo delle fragole. La scoperta arriva da una ricerca di un team internazionale che ha indentificato per la prima volta i meccanismi genetici che sono che sono alla base dello sviluppo di questo “falso frutto” primaverile. Pubblicato sulla rivista “GigaScience” e coordinato dal centro di ricerca inglese Driscoll’s Genetics Limited, lo studio è stato realizzato dai genetisti e bioinformatici dell’Ateneo pisano del gruppo del professore Andrea Cavallini insieme ai ricercatori delle università di Modena, Milano, Padova e della Fondazione Mach di San Michele all'Adige.
“Abbiamo confrontato il genoma della fragola e quello di una specie vicina, Potentilla micrantha, che non produce i tipici frutti carnosi della specie coltivata – spiega Andrea Cavallini dell’Università di Pisa – questo ci ha consentito di identificare i meccanismi genetici che sono potenzialmente alla base dello sviluppo delle fragole, in realtà un falso frutto, prodotto dall'accrescimento del ricettacolo della infiorescenza”.
La specie Potentilla micrantha, conosciuta anche come “fragola secca” o “cinquefoglia” condivide infatti numerose caratteristiche morfologiche ed ecologiche con la fragola e queste somiglianze hanno spinto i ricercatori a realizzare uno studio di genomica comparata, sequenziando, per la prima volta, il genoma e il trascrittoma di Potentilla.
“Come emerge dalla ricerca, lo sviluppo delle fragole – continua Cavallini – sembra essere legato alla diversa espressione di alcuni specifici geni, che codificano delle proteine del tipo ‘MADS-box’, molto più attivi nella fragola e che sono già noti per essere implicati nello sviluppo del frutto in altre specie”.
In particolare il team dell'Ateneo pisano composto da Elena Barghini, Flavia Mascagni, e Lucia Natali ha contribuito al sequenziamento e all'annotazione del genoma, con particolare riferimento a sequenze molto ripetute.
"I dati genomici e trascrittomici, oltre a costituire una risorsa preziosa per studi futuri sullo sviluppo del frutto nella fragola e in altre Rosaceae - conclude Flavia Mascagni, neo-ricercatrice dell’Università di Pisa - rappresentano uno dei primi genomi di piante superiori ad essere stati sequenziati con la nuova tecnica di sequenziamento ‘Pacific Biosciences’ e fanno luce anche sull'evoluzione delle dimensioni e dell'organizzazione del genoma nella famiglia delle Rosaceae".
Due laureati Unipi vincitori dell’Agroinnovation Award dell’Accademia dei Georgofili
Il premio era destinato a sei giovani neolaureati magistrali che si sono distinti con una tesi particolarmente innovativa nel settore agrario
Nel corso della cerimonia di inaugurazione del 265° anno accademico dei Georgofili, a Firenze, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, il 20 aprile 2018 si è svolta la premiazione dei vincitori della prima edizione dell’AgroInnovation Award, destinata a sei giovani neolaureati magistrali che si sono distinti con una tesi particolarmente innovativa nel settore agrario.
Tra i premiati due allievi dell’Università di Pisa, laureati magistrali in Produzioni Agro-alimentari e Gestione dell’Agroecosistema: Laura Paladini, per la tesi “Satellite crop mapping to better understand agro-ecological zones” (area “informatica in agricoltura”); Marco Zito, per la tesi “Valutazione di nuovi formulati feromonici per il controllo di lepidotteri ed emitteri in vigneti della Maremma” (area “difesa integrata”).
I vincitori hanno ricevuto un premio del valore di 1.500 euro ciascuno. La commissione esaminatrice ha passato al vaglio 84 lavori prima di decretare il vincitore per ognuna delle sei aree disciplinari.
Nella foto della premiazione, Laura Paladini è la seconda da destra e Marco Zito è il terzo da destra.
Due laureati Unipi vincitori dell’Agroinnovation Award dell’Accademia dei Georgofili
Nel corso della cerimonia di inaugurazione del 265° anno accademico dei Georgofili, a Firenze, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, il 20 aprile 2018 si è svolta la premiazione dei vincitori della prima edizione dell’Agroinnovation Award - promossa dall'Accademia dei Georgofili in collaborazione con Image Line - destinata a sei giovani neolaureati magistrali che si sono distinti con una tesi particolarmente innovativa nel settore agrario.
Tra i premiati due allievi dell’Università di Pisa, laureati magistrali in Produzioni agro-alimentari e gestione dell’agroecosistema: Laura Paladini, per la tesi “Satellite crop mapping to better understand agro-ecological zones” (area “informatica in agricoltura”); Marco Zito, per la tesi “Valutazione di nuovi formulati feromonici per il controllo di lepidotteri ed emitteri in vigneti della Maremma” (area “difesa integrata”).
I vincitori hanno ricevuto un premio del valore di 1.500 euro ciascuno. La commissione esaminatrice ha passato al vaglio 84 lavori prima di decretare il vincitore per ognuna delle sei aree disciplinari.
Nella foto della premiazione, Laura Paladini è la seconda da destra e Marco Zito è il terzo da destra.
Seminario "Amazon from the Inside"
Sabato 5 maggio dalle ore 14:00 alle ore 18:00, nell'aula F6 del polo Etruria, facoltà di Ingegneria, si terrà il seminario "Amazon from the Inside" con l'ingener Marco Pugi, manager di Amazon (Piacenza).
Durante il seminario si parlerà di Amazon e del commercio online, in particolare approfondendo le tecniche di gestione degli ordini e della merce implementate nello stabilimento Amazon di Piacenza.
L'evento, organizzato dall'Associazione Gestionali in Opera, è stato realizzato con i contributi dell'ateneo per le attività studentesche autogestite all'Università di Pisa.
http://www.gestionalinopera.it/
Avviso di fabbisogno interno per una unità di personale categoria D nell’ambito della ricerca “Caratterizzazione tecnologica e approfondimento di alcuni requisiti di sicurezza di un formaggio di montagna”. Scad. 30/04
LIBRI: Informati e vaccinati. Cosa sono, come funzionano e quanto sono sicuri i vaccini
"Informati e vaccinati. Cosa sono, come funzionano e quanto sono sicuri i vaccini" (Carocci, 2018) è l'ultimo libro appena uscito di Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene al Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. Lopalco è stato per anni a capo del Programma per le malattie prevenibili da vaccinazione presso lo European Centre for Disease Prevention and Control a Stoccolma.
Anticipiamo qui uno stralcio dalla prefazione.
************
Mi capita spesso, prima di una lezione, di essere assalito da qualche dubbio e, nel terrore di non saper rispondere a una eventuale domanda da parte di uno studente particolarmente attento e curioso (e magari anche un po’ rompiscatole), corro a cercare l’informazione su qualche libro di testo. E così avvenne quella mattina.
Avrei dovuto parlare di vaccinazione antipoliomielite e avrei iniziato la lezione dando qualche cenno sulla malattia. Non ricordavo assolutamente, lo ammetto, il periodo di contagiosità di un paziente affetto da quella terribile malattia. Ero sicuro che qualcuno me lo avrebbe chiesto. [Continua a leggere]
Informati e vaccinati. Cosa sono, come funzionano e quanto sono sicuri i vaccini
"Informati e vaccinati. Cosa sono, come funzionano e quanto sono sicuri i vaccini" (Carocci, 2018) è l'ultimo libro appena uscito di Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene al Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. Lopalco è stato per anni a capo del Programma per le malattie prevenibili da vaccinazione presso lo European Centre for Disease Prevention and Control a Stoccolma.
Anticipiamo qui uno stralcio dalla prefazione.
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Mi capita spesso, prima di una lezione, di essere assalito da qualche dubbio e, nel terrore di non saper rispondere a una eventuale domanda da parte di uno studente particolarmente attento e curioso (e magari anche un po’ rompiscatole), corro a cercare l’informazione su qualche libro di testo. E così avvenne quella mattina.
Avrei dovuto parlare di vaccinazione antipoliomielite e avrei iniziato la lezione dando qualche cenno sulla malattia. Non ricordavo assolutamente, lo ammetto, il periodo di contagiosità di un paziente affetto da quella terribile malattia. Ero sicuro che qualcuno me lo avrebbe chiesto.
Notai con piacere che mi era stata appena consegnata l’ultima edizione di un ottimo testo universitario di malattie infettive. Niente di meglio.
«Sarà la fretta» pensai inizialmente quando, sfogliando i vari capitoli, non riuscivo a individuare quello relativo alla polio. Contravvenendo a una regola basilare della mia disorganizzazione mentale, feci quello che qualunque altra persona di media intelligenza avrebbe fatto fin dal principio: consultai l’indice analitico. Cercai con pazienza: “parotite”, “pertosse”, “rickettsiosi”... nessuna traccia della poliomielite.
Dopo un poco mi arresi. Non era colpa della mia distrazione, né di un refuso dell’indice analitico: in quel libro, dato alle stampe nel 2009, la polio non era nemmeno citata.
L’irritazione per non aver trovato quello che cercavo, a pochi minuti dalla lezione, fu soppiantata dalla brutta sensazione di sentirmi davvero vecchio. I miei studenti, futuri medici, non avrebbero studiato una malattia che aveva invece fatto parte del mio basilare bagaglio di conoscenze.[…]
I temi che mi accingo ad affrontare in questo volume non rappresentano che un piccolissimo campionario della lunga lotta dell’Uomo contro le malattie infettive. Come ogni lotta, anche questa è stata costellata da successi, insuccessi, errori ed equivoci.
Spero che una trattazione ragionata di questi temi contribuisca a dare una lettura spassionata e il più possibile obiettiva di questa lotta combattuta con le armi della scienza, e pertanto ben lungi dall’egida dell’infallibilità; anzi, per definizione, sempre soggetta alla verifica dei fatti e delle evidenze sperimentali. E spero che possa servire a chiarire qualche dubbio sulla reale utilità delle vaccinazioni.
Ah, dimenticavo. Per tornare alla mia lezione, la domanda sulla polio arrivò puntuale dall’immancabile studente precisino. Non senza una punta di sadismo risposi: «Mi dispiace, questo particolare adesso mi sfugge, vada a controllare sul testo di malattie infettive».
Pier Luigi Lopalco
L'astronauta Franco Malerba al workshop di IngeniArs
Martedì 24 aprile IngeniArs S.r.l., spin-off dell’Università di Pisa, ha organizzato il workshop sui sistemi di comunicazione di ultima generazione a bordo di satelliti. L’evento, che si è tenuto al Centro Congressi Le Benedettine, ha visto la partecipazione delle eccellenze nel mercato spazio nazionale e internazionale, tra cui Thales Alenia Space, National Instruments e Leonardo. Immancabile la presenza dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Agenzia Spaziale Europea, a testimonianza del ruolo che stanno assumendo nelle missioni spaziali sistemi di comunicazione di bordo ad alta velocità, quali quelli basati sullo standard "SpaceFibre". L’iniziativa è stata coordinata da Franco Malerba, primo astronauta italiano della storia, che sta mettendo la sua esperienza a disposizione di IngeniArs nel percorso di affermazione di questa giovane e brillante Start-Up nel mercato internazionale.
Nella foto, da sinistra verso destra: Luca Dello Sterpaio, Antonino Marino, Camilla Giunti, Luca Fanucci (seduto), Franco Malerba (seduto), Marco Trafeli, Riccardo Cassettari, Daniele Davalle.
“IngeniArs - ha detto infatti Franco Malerba - sta dimostrando di avere tutte le competenze e le capacità per far crescere il proprio ruolo nel panorama spazio sia italiano che internazionale. Questo Workshop conferma l’eccellenza del lavoro svolto da IngeniArs e contribuisce a consolidare l’importanza prospettica di 'SpaceFibre' nelle roadmap spazio italiane e internazionali. La comunità degli esperti protagonisti di 'SpaceFibre' in questa fase di definizione e di prime implementazioni è necessariamente una élite di pionieri e Ingeniars ne fa pienamente parte”.
Il professor Luca Fanucci con Franco Malerba.
Il professor Luca Fanucci, docente dell’Università di Pisa e CEO di IngeniArs, ha ricordato che l'azienda "nasce nel 2014 dal desiderio di mettere le conoscenze ed esperienze di noi soci fondatori al servizio di settori innovativi quali lo spazio, la telemedicina e l’automotive. Un importante fattore di accelerazione per l’azienda è rappresentato dalla vittoria dei programmi Horizon 2020 SME Instrument Fase 1 e Fase 2 dell’Unione Europea, che ci hanno permesso, tra le altre cose, di assumere brillanti dottori di ricerca e laureati provenienti dall’Ateneo Pisano. Offrire opportunità di lavoro ad alta qualificazione sul territorio pisano è per noi motivo di grande orgoglio”.
L’implementazione della tecnologia di nuova generazione "SpaceFibre", oggetto del workshop, è prevista dal progetto Horizon 2020 SIMPLE (Spacefibre IMPLementation design & test Equipment), attraverso la realizzazione dei prodotti SpaceFibre IP-core, SpaceFibre Analyser Box e SpaceFibre Analyser PXI entro la fine del 2018. Ciò permetterà a IngeniArs di arricchire il proprio portafoglio prodotti con un’offerta unica e altamente innovativa, in grado di rispondere al meglio alle future esigenze del mercato spazio.
Il professor Marco Raugi, prorettore alla Ricerca applicata e al trasferimento tecnologico dell’Ateneo, ha sottolineato come “IngeniArs sia una delle spin-off di talento dell’Università di Pisa, a conferma del ruolo fondamentale della ricerca e del trasferimento tecnologico portato avanti dall’Ateneo. L’impegno dell’Ateneo è quello di creare le condizioni sempre migliori per favorire la nascita e lo sviluppo di iniziative imprenditoriali come IngeniArs, che possano affermarsi nel panorama nazionale e internazionale, nonché offrire un futuro lavorativo ai numerosi giovani talentuosi che l’Università è in grado di formare”.
Gli speaker del convegno.