La Cardiochirurgia universitaria pisana macina numeri e successi nell'alta specialità
Un aumento del 60% dell’attività chirurgica trattando tutti i tipi di patologie cardiache, sia programmate sia in emergenza-urgenza, una percentuale di riparazioni della valvola mitrale che ora si attesta sul 96% mentre sulla riparazione della valvola aortica il programma ha ripreso slancio con una percentuale del 90% nei casi programmati. La rivascolarizzazione miocardica con bypass con doppia arteria mammaria è ulteriormente cresciuta rispetto allo storico arrivando al 70% dei casi programmati. Sono solo alcuni dei numeri che snocciola il nuovo direttore della Sezione dipartimentale di Cardiochirurgia universitaria dell’Aoup, il professor Andrea Colli (nella foto), 44 anni, di Reggio Emilia, che si è insediato a Pisa in Aoup a settembre ed è professore associato presso il Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica dell'Uniersità di Pisa.
Laureato a Modena, specializzato in Chirurgia cardiaca a Parma, si è formato professionalmente all’estero, in particolare a Barcellona (Hospital Clinic e Hospital Germans Trias i Pujol, dove ha lavorato per molti anni). Ha completato poi la sua formazione con la fellowship clinica all’Herzzentrum di Lipsia e al Mount-Sinai Hospital di New York. È rientrato a fine 2011 in Italia stabilendosi all’Università di Padova dove si è occupato di chirurgia valvolare riparativa mitralica transcatetere e micro-invasiva a cuore battente, di chirurgia transcatetere della valvola tricuspide e chirurgia dell’aorta toracica e del supporto meccanico cardiocircolatorio nei pazienti con insufficienza cardiaca (ECMO).
“Non appena sono arrivato a Pisa – dichiara Andrea Colli – insieme al personale medico, infermieristico e della Direzione ci siamo messi subito al lavoro per ristrutturare, riorganizzare e rilanciare la cardiochirurgia ma non perché avesse bisogno di correzioni dal punto di vista professionale. Era però necessario ristabilire un giusto clima interno specie per la demotivazione diffusa nel personale dopo anni di attacchi che avevano generato un non appropriato riconoscimento del valore della struttura. A Pisa invece – prosegue – ho trovato ottimi professionisti e sono convinto che, con queste competenze, si possa rilanciare insieme la cardiochirurgia universitaria rivitalizzando una struttura di eccellenza in grado di offrire le migliori soluzioni terapeutiche per il paziente, utilizzando le più innovative tecnologie disponibili. Del resto, questi primi mesi di attività hanno dimostrato che siamo riusciti ad aumentare notevolmente i numeri. I risultati clinici inoltre parlano da soli dimostrando una buona performance globale del servizio offerto per una popolazione ad alta complessità clinica. Le nuove e forti interazioni con i colleghi delle Cardiologie 1, 2 e dell’Emodinamica hanno prodotto nuove collaborazioni cliniche che hanno permesso di offrire approcci terapeutici sempre più personalizzati e specifici per ogni paziente. Penso ad esempio alle procedure transcatetere per le valvole aortiche e mitraliche, alle estrazioni complesse di elettrocateteri o le ablazioni di aritmie atriali e ventricolari con approcci ibridi. Grazie alla rinnovata e più stretta collaborazione con i colleghi della Chirurgia vascolare e della Radiologia interventistica sono stati eseguiti numerosi interventi di chirurgia dell’aorta toracica con tecnica aperta ed endovascolare sia per le rotture aortiche in emergenza sia nei casi di aneurismi aterosclerotici cronici. Allo stesso modo, sono stati eseguiti interventi multidisciplinari per patologie oncologiche che invadevano il mediastino lavorando insieme ai colleghi della Chirurgia toracica e dell’Endocrino-chirurgia. Un altro straordinario aspetto del percorso di rilancio è stata la rinnovata e più intima collaborazione con i colleghi dell’Anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare che ci supportano con forza per affrontare ogni nuova sfida. Un dato per me estremamente importante è l’elevata soddisfazione dei pazienti, come testimoniano i numerosi attestati di stima e ringraziamento che abbiamo ricevuto in forma privata e pubblica”.
Per il professor Colli l’eccellenza assistenziale passa attraverso la cultura della condivisione, del continuo apprendimento e dell’innovazione sia all’interno dell’Aoup sia insieme ai colleghi degli altri ospedali dell’Area vasta nord-ovest e ai medici di medicina generale, creando una stretta rete di collaborazioni.
“Sono particolarmente soddisfatto – ammette - di come abbiamo superato la fase acuta della pandemia Covid-19 grazie al supporto della Direzione aziendale e dell’Università. Durante questi mesi siamo riusciti ad offrire la stessa qualità assistenziale per tutti i malati Covid-positivi e negativi implementando dei percorsi specifici che hanno permesso di curare ogni tipo di patologia cardiovascolare. L’esito è stato straordinario, infatti non abbiamo avuto nessun nuovo contagio Covid-19 tra i nostri malati o tra gli operatori. La cosiddetta fase 2 è già iniziata da alcuni giorni in maniera cauta, come suggerito dalle autorità, implementando sia la telemedicina per la valutazione dei pazienti in lista d’attesa che il ‘tampone’ per il ricovero”.
Sul futuro ci sono molti progetti in campo: “Pensiamo sia allo sviluppo di un programma di chirurgia robotica sia a nuovi protocolli di ricerca clinica e sperimentale. Auspichiamo anche l’acquisizione di due sale operatorie ibride-multidisciplinari per le attività del nostro ospedale. Ci vogliamo preparare al meglio – conclude - per la grande opportunità che rappresenterà la costruzione del nuovo Ospedale S. Chiara a Cisanello. Il clima di lavoro è ottimo, il gruppo motivato, gli obiettivi sono significativi, i risultati di questo nuovo corso sono superiori alle attese per cui possiamo dire che i cittadini del nostro territorio possono trovare in questa Cardiochirurgia un solido e affidabile interlocutore per ogni tipo di patologia cardiaca e, naturalmente, saremo disponibili anche per l’utenza che proviene da altre zone”.
L’Università di Pisa nel XXII Rapporto AlmaLaurea: attrattiva e con buone performance occupazionali
L’Università di Pisa si conferma una sede fortemente attrattiva, con quasi la metà dei laureati magistrali proveniente da fuori regione, che assicura percentuali occupazionali più alte e maggiori retribuzioni sia rispetto alla media toscana che a quella nazionale. Sono questi i principali dati che emergono dal XXII Rapporto sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati di AlmaLaurea, presentato negli scorsi giorni in diretta web dalla sede del MUR.
Il Rapporto ha analizzato le performance formative di oltre 290 mila studenti che hanno conseguito il titolo nel 2019 nelle 76 università aderenti al Consorzio, registrando anche il loro grado di soddisfazione rispetto all’esperienza universitaria. Il Rapporto sulla condizione occupazionale ha invece analizzato 650 mila laureati e laureati magistrali del 2018, 2016 e 2014 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
Profilo laureati
I laureati nel 2019 sono stati 7.539. Si tratta di 4.294 di primo livello, 2.343 magistrali biennali e 882 magistrali a ciclo unico; i restanti sono laureati in altri corsi pre-riforma.
L’Ateneo sembra però meno capace di attrarre studenti stranieri - la quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 2,5%: il 2,2% tra i triennali e il 3,2% tra i magistrali biennali (contro, rispettivamente, il 3,1% e il 5,5% a livello nazionale). Si conferma però, e anzi si rafforza, la capacità di attrarre studenti da fuori regione, con una quota complessiva del 34,3% dei laureati; in particolare è il 30,9% tra i triennali e il 43,0% tra i magistrali biennali (rispetto al 20,1% e al 29,4% del dato nazionale), a riprova della notevole importanza che questa componente studentesca riveste per tutto il tessuto sociale ed economico della città.
Anche a Pisa, come nel resto d’Italia, estremamente elevata (78,7%) la quota di studenti che si immatricolano in possesso di un diploma di tipo liceale mentre possiede un diploma tecnico solo il 18,5% dei laureati, confermando la limitata predisposizione di questo tipo di diploma ad accedere all’istruzione superiore universitaria.
Se consideriamo l’età media alla laurea e la regolarità del percorso di studio vediamo che a Pisa complessivamente l’età alla laurea è in linea col dato nazionale (25,9 rispetto a 25,8), ma è inferiore la quota di laureati in corso (complessivamente il 35,7% contro il 55,7% nazionale) ma con un voto medio di laurea più elevato (104,3 contro 103,1). Insomma i pisani si confermano mediamente più bravi ma più lenti.
Un dato in controtendenza rispetto allo scenario nazionale è la percentuale di studenti che svolgono tirocini curriculari (45,2% contro 59,9% del dato nazionale), che fanno esperienze di studio all’estero (8,8% contro 11,2%) e che fanno esperienze lavorative durante gli studi (57,4% contro il 65,2% nazionale).
Complessivamente gli studenti sono soddisfatti dell’esperienza universitaria. L’85,3% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e il 79,0% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, il 68,7% dei laureati che le ha utilizzate considera le aule adeguate. Più in generale, l’87,6% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso
E quanti si iscriverebbero di nuovo all'Ateneo pisano? Il 71,7% degli intervistati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e la stessa sede, mentre il 9,5% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso. Insomma una chiara dimostrazione di forte apprezzamento per gli studi fatti e per la città che li ha ospitati nei loro anni migliori.
Condizione occupazionale
L’Indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 13.389 laureati dell'Università di Pisa. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali usciti nel 2018 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali del 2014 e intervistati dopo cinque anni.
Poiché tradizionalmente i laureati di triennali decidono di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (la quota è del 67,7%) ci soffermiamo sui dati occupazionali dei laureati magistrali biennali a uno e a cinque anni dalla laurea.
I laureati magistrali del 2018 contattati dopo un anno dal titolo sono 3.350 (di cui 2.411 magistrali biennali e 939 magistrali a ciclo unico), quelli del 2014 contattati a cinque anni sono 2.890 (di cui 2.113 magistrali biennali e 777 magistrali a ciclo unico), un campione quindi altamente rappresentativo.
A un anno
Tra i laureati magistrali del 2018 il tasso di occupazione (cioè di coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è pari complessivamente al 76,1% (80,6% tra i magistrali biennali e 66,2% tra i magistrali a ciclo unico) rispetto al 71,7% nazionale e al 73,9% regionale.
La retribuzione è in media di 1.312 euro mensili netti (1.296 euro per i magistrali biennali e 1.364 euro per i magistrali a ciclo unico). Il dato regionale è di € 1.263 e quello nazionale è di € 1.285.
Il 62,3% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (il 55,6% tra i magistrali biennali e l’84,1% tra i magistrali a ciclo unico); inoltre, il 53,8% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi (49,6% tra i magistrali biennali e 67,7% tra i magistrali a ciclo unico).
A cinque anni
Il tasso di occupazione dei laureati magistrali del 2014 è pari all’88,9% (89,0% per i magistrali biennali e 88,4% per i magistrali a ciclo unico), il dato regionale è pari a 88,0% e quello nazionale 86,8%.
Le retribuzioni arrivano in media a 1.625 euro mensili netti (1.639 per i magistrali biennali e 1.575 per i magistrali a ciclo unico). Il dato regionale è inferiore di € 92 e quello nazionale di ben € 126. Una ottima affermazione anche in senso retributivo dei laureati unipi.
Con gli anni cresce anche il grado di soddisfazione per il titolo di studio. Il 65,4% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto (è il 60,8% tra i magistrali biennali e ben l’80,7% tra i magistrali a ciclo unico); il 54,8% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università (51,2% tra i magistrali biennali e 66,9% tra i magistrali a ciclo unico).
Il 73,3% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 23,0% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit 3,6%. L’ambito dei servizi assorbe il 72,2%, mentre l’industria accoglie il 25,8% degli occupati; 1,2% la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
“I dati del XXII Rapporto mostrano che complessivamente il sistema universitario italiano, prima della pandemia, era in costante miglioramento rispetto al passato, con una crescita del numero di studenti e di immatricolati, anche se ancora basso rispetto ai paesi europei, e una costante riduzione dei tempi di conseguimento del titolo di studio e del tasso di abbandono – ha dichiarato il professor Rossano Massai, prorettore per gli Studenti e delegato al Placement di Ateneo - I dati dell’Università di Pisa per il 2019 sono in linea con questa tendenza, anzi i tassi occupazionali e i salari si sono confermati superiori alla media nazionale. E’ importante non disperdere questo patrimonio di competenze e valorizzarlo per il futuro: la fine dell’emergenza per il Covid-19 avrà bisogno di tutta la preparazione e l’inventiva dei nostri laureati per riavviare il processo di innovazione e ammodernamento del nostro Paese, bruscamente interrotto dalla pandemia. Mai come ora si rende necessaria una politica attiva dei nostri governanti per evitare l’allontanamento dei giovani dal percorso universitario e per dare piena consistenza al concetto di diritto allo studio. Il nostro Ateneo sta mettendo in campo tutte le risorse e le strategie disponibili per non interrompere la tendenza positiva degli ultimi anni sia in tema di didattica che di ricerca e anche per dare al contesto cittadino e territoriale un supporto indispensabile per la crescita".
Tutti i dati sono consultabili sul sito www.almalaurea.it
Incarico di lavoro autonomo per la “creazione di un database sulla base delle risposte fornite da un campione di Enti Locali ad un questionario e la successiva generazione di grafici ed elaborazioni”
Incarico per attività tutoriali, didattico-integrative, propedeutiche e di recupero per l’a.a. 2018/2019
Borsa di studio e approfondimento, sul tema: “ Modellazione di trasporto gassoso multicomponente ad elevate temperature”
Corridoi universitari per studenti rifugiati: l’Università di Pisa insieme ad altri 10 atenei italiani per il progetto UNI-CO-RE
Undici università italiane tra cui l’Università di Pisa, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, Caritas Italiana, Diaconia Valdese e Gandhi Charity hanno siglato un protocollo d’intesa che darà a 20 studenti rifugiati attualmente in Etiopia l’opportunità di proseguire il loro percorso accademico in Italia attraverso delle borse di studio.
Il progetto, denominato University Corridors for Refugees (UNI-CO-RE), si avvale della partecipazione, oltre all’Università di Pisa, di Università dell’Aquila, Università di Bologna, Università degli Studi di Cagliari, Università di Firenze, Università Statale di Milano, Università di Padova, Università degli Studi di Perugia, Università di Sassari, Università Iuav di Venezia, e Luiss Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli.
Si tratta del proseguimento del progetto pilota partito nel 2019 con la partecipazione di due università e sei studenti. In base al nuovo protocollo, gli atenei, anche attraverso il fondamentale sostegno di un’ampia rete di partner locali, assicureranno il supporto necessario agli studenti per frequentare un programma di laurea magistrale della durata di due anni e per integrarsi nella vita universitaria.
“Nel mondo ancora troppi rifugiati non hanno accesso all’istruzione”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante di UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “A livello di istruzione superiore la situazione è drammatica: solo il 3 per cento riesce ad accedere contro il 37 per cento della media globale. Grazie all’impegno delle università coinvolte, progetti come UNI-CO-RE non solo permettono ai rifugiati di arrivare in maniera sicura in Italia per sviluppare il loro talento, contribuendo alla comunità locale, ma riaccendono la speranza in milioni di bambini e ragazzi attualmente in esilio a causa di guerre e persecuzioni”.
“Il successo di iniziative importanti come queste passa inevitabilmente dalla collaborazione e dalla condivisione di impegni e competenze”, ha commentato Paolo Mancarella, rettore dell’Università di Pisa, “Da sempre, qui a Pisa, promuoviamo l’idea di un’Università che deve essere inclusiva e anche per questo sarà nostra cura lavorare affinché si possa arrivare in tempi rapidi alla costituzione e alla formalizzazione di un partenariato locale ampio e coeso”. Gli studenti saranno selezionati sulla base del merito accademico e della motivazione, attraverso un bando pubblico e da comitati di esperti individuati da ciascuna università.
Entro il 2030 l’UNHCR si pone l’obiettivo di raggiungere un tasso di iscrizione del 15% a programmi di istruzione superiore per i rifugiati in paesi d’accoglienza e paesi terzi anche attraverso l’ampliamento di vie di accesso sicure che tengano in considerazione i bisogni specifici e le legittime aspirazioni dei rifugiati di costruire il loro futuro in dignità.
Per l’Università di Pisa la partecipazione al Progetto Corridoi Universitari si inserisce nel quadro delle molteplici azioni adottate per sostenere l'ammissione dei rifugiati all'istruzione e alla ricerca universitaria, promuovendo l'integrazione sociale e la partecipazione attiva alla vita accademica. "Con questo progetto pilota l'Ateneo pisano promuove un modello di gestione ordinata e sostenibile dell'arrivo sul nostro territorio di giovani rifugiati, in armonia con gli orientamenti delle Nazioni Unite e con una visione equilibrata dei complessi fenomeni migratori", ha aggiunto il professor Marcello Di Filippo, referente del progetto. In linea con le altre iniziative intraprese in passato e attualmente attive, l'Università di Pisa continua a promuovere progetti innovativi sul fronte dell'inclusione, sulla scia e in piena sintonia con gli impegni manifestati con le recenti adesioni al Manifesto dell'Università inclusiva e al Network dell'università della Pace, che ha come referente la professoressa Enza Pellecchia e di cui l’Ateneo pisano è stato uno dei promotori, e da ultimo alla Rete Scholars at Risk, che ha come referente il professor Gabriele Tomei.
Università di Pisa all'avanguardia nell'individuazione delle fake news
Anche l’Ateneo pisano contribuisce attivamente a contrastare la diffusione di fake news sui social media. Il gruppo di ricerca Natural Language Engineering dell’Università di Pisa (UNIPI-NLE) ha partecipato con successo alla campagna di valutazione internazionale di fact checking CLEF2020 CheckThat! - Enabling Automatic Identification and Verification of Claims in Social Media. Il fact checking consiste nella valutazione della veridicità di affermazioni a partire da fatti comprovati.
La competizione, a cui hanno partecipato sia team accademici che industriali, aveva l’obiettivo di identificare, data una serie di tweet, quale tra oltre 10mila affermazioni verificasse il contenuto di ciascuno dei tweet. Il sistema dell’Università di Pisa, elaborato dal dottorando Alessandro Bondielli e dall’assegnista di ricerca Lucia Passaro con il coordinamento dei professori Alessandro Lenci e Francesco Marcelloni, si è qualificato secondo, con un distacco minimo dal vincitore, ottenendo un’accuratezza superiore al 90%. Il sistema utilizza tecniche avanzate di Intelligenza Artificiale e Deep Learning applicate al linguaggio naturale in grado di riconoscere in modo totalmente automatico la similarità tra frasi.
Il gruppo UNIPI-NLE nasce da una collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e il Laboratorio di Linguistica Computazionale del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, attiva da molti anni su tematiche di Trattamento Automatico e Ingegneria del Linguaggio naturale, come Sentiment Analysis, Emotion Detection, Fake News Detection.
La campagna di valutazione si è svolta nel contesto di CLEF 2020 Conference and Labs of the Evaluation Forum, che si occupa di valutare sistemi di Information Retrieval mono e multi-lingua. Lo studio orientato al fact checking è nato all’interno del progetto “Event Extraction for Fake News Detection”, finanziato dall’Università di Pisa nell’ambito del MIT-UNIPI Seed Funds Project.
Borsa di Ricerca dal titolo “Studio delle dipendenze nella malattia di Parkinson” riservata a coloro che sono in possesso della Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e della Salute.
Sette idee innovative di impresa si sono contese la finale del Contamination Lab
Giovedì 11 giugno si è conclusa l’edizione 2020 del Contamination Lab Pisa, il percorso formativo promosso da Università di Pisa, Scuola Sant’Anna, Scuola Normale Superiore e IMT Lucca che ha come obiettivo la promozione della cultura imprenditoriale tra studenti, ricercatori e docenti. L’evento finale, dal titolo “Metodologie e frontiere del CLab”, ha visto la competizione di sette idee di impresa innovative maturate e sviluppate nel corso di questa edizione particolare, che si è svolta in modalità telematica e ha visto la partecipazione di ben 118 partecipanti. I sette progetti innovativi di impresa presentati spaziavano dall’editoria (Astarte) alle scienze sociali (Ciclostile), dalle scienze della vita (Fagoterapia Lab) alla sicurezza dell’informazione (Fake Busters), dal mondo dei “pets” (Joppys) al turismo sostenibile (MoWu Around) alla scienza dell’alimentazione (Quinfood)
Ad aggiudicarsi il primo premio è stato il progetto “Fagoterapia Lab” di Mariagrazia Di Luca, classe 1980, ricercatrice specialista in Microbiologia e Virologiche ed esperta italiana nel campo della fago-terapia. Il suo progetto propone l’utilizzo di virus batteriofagi per il trattamento delle infezioni batteriche, anche nel caso di resistenza agli antibiotici. Al secondo posto invece si è piazzata “Joppys” di Diego Mariotti, classe 1993, studente magistrale di Ingegneria edile e Architettura dell’Università di Pisa. Il suo progetto consiste in una piattaforma digitale che si propone di coordinare e rendere facilmente fruibili all’utente tutti i servizi di potenziale interesse per i proprietari di animali domestici.
Ai vincitori andranno due premi elargiti dal CLab: al 1° classificato un notebook o tablet a scelta del valore di 1000 euro; al 2° classificato: un notebook o tablet a scelta del valore di 500 euro. A questi si aggiungeranno i premi offerti dai partner Federmanager Toscana (un servizio di mentorship da svolgersi da giugno a settembre 2020) e CNA Pisa (pacchetti di consulenze e colloqui di orientamento professionale).
“Come organizzatori, siamo particolarmente contenti – ha evidenziato il professor Leonardo Bertini, delegato del rettore per spin-off, start up e brevetti e Chief del Clab – Oltre che per l’ottimo livello qualitativo dei progetti, ci ha piacevolmente sorpreso il fatto che essi siano stati tutti sviluppati da teams numerosi e multidisciplinari di allievi, a testimonianza dell’efficacia della contaminazione culturale promossa dal CLab”.
L’evento finale del CLab 2020 è stato l’occasione per stilare un bilancio dei risultati del primo triennio del progetto, sostenuto dal MIUR. Le tre edizioni passate hanno visto la partecipazione di 460 tra studenti, dottorandi e ricercatori provenienti da tutti i settori disciplinari dell’Università di Pisa e delle Scuole partner, con una particolare crescita dei partecipanti provenienti dalle discipline umanistiche e delle scienze sociali e che hanno frequentato i seminari offerti dal CLab nei suoi due moduli formativi: il PhD+ (corso base) e il CYB+ (corso avanzato).
All’evento conclusivo, insieme ai saluti istituzionali degli enti organizzatori (Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Sant’Anna e IMT Lucca), sono intervenuti il professor Leonardo Bertini, Chief del Clab, la professoressa Giovanna Mariani, Project Manager del Clab e Raffaele Dobellini del Ministero dell’Università e della Ricerca per apportare il loro contributo alla riflessione sul futuro del progetto e della valorizzazione della ricerca accademica. L’evento si è svolto in modalità telematica e ha visto la partecipazione di un ampio pubblico, che includeva, tra gli altri, rappresentanti dei Poli tecnologici, delle Associazioni Industriali, di Campus Party, di Le Village by Crédit Agricole e rappresentanti di Contamination Lab di altri Atenei.
La commissione di valutazione che ha esaminato i progetti, formata dai rappresentanti di alcuni enti convenzionati con il CLab, Francesco Oppedisano (presidente CNA Pisa e amministratore delegato di Netresults, Spin Off dell’Unipi), Andrea Di Benedetto (presidente del Polo Tecnologico Navacchio) e Nicola Redi (Consultant di fondi Venture Capital), ha evidenziato l’ottimo livello di tutti i progetti presentati, tra i quali non è stato semplice selezionare i due più meritevoli.
L'Università di Pisa all'avanguardia nell'individuazione delle fake news
Anche l’Ateneo pisano contribuisce attivamente a contrastare la diffusione di fake news sui social media. Il gruppo di ricerca Natural Language Engineering dell’Università di Pisa (UNIPI-NLE) ha partecipato con successo alla campagna di valutazione internazionale di fact checking CLEF2020 CheckThat! - Enabling Automatic Identification and Verification of Claims in Social Media. Il fact checking consiste nella valutazione della veridicità di affermazioni a partire da fatti comprovati.
La competizione, a cui hanno partecipato sia team accademici che industriali, aveva l’obiettivo di identificare, data una serie di tweet, quale tra oltre 10mila affermazioni verificasse il contenuto di ciascuno dei tweet. Il sistema dell’Università di Pisa, elaborato dal dottorando Alessandro Bondielli e dall’assegnista di ricerca Lucia Passaro (nella foto in basso) con il coordinamento dei professori Alessandro Lenci e Francesco Marcelloni, si è qualificato secondo, con un distacco minimo dal vincitore, ottenendo un’accuratezza superiore al 90%. Il sistema utilizza tecniche avanzate di Intelligenza Artificiale e Deep Learning applicate al linguaggio naturale in grado di riconoscere in modo totalmente automatico la similarità tra frasi.
Il gruppo UNIPI-NLE nasce da una collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e il Laboratorio di Linguistica Computazionale del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, attiva da molti anni su tematiche di Trattamento Automatico e Ingegneria del Linguaggio naturale, come Sentiment Analysis, Emotion Detection, Fake News Detection.
La campagna di valutazione si è svolta nel contesto di CLEF 2020 Conference and Labs of the Evaluation Forum, che si occupa di valutare sistemi di Information Retrieval mono e multi-lingua. Lo studio orientato al fact checking è nato all’interno del progetto “Event Extraction for Fake News Detection”, finanziato dall’Università di Pisa nell’ambito del MIT-UNIPI Seed Funds Project.