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Giovedì, 29 Giugno 2023 07:20

Con il progetto BUILDCHAIN un software per monitorare il ciclo di vita degli edifici

Con l’obiettivo di sviluppare una piattaforma digitale per tracciare le attività relative al ciclo di vita degli edifici, ha preso avvio BUILDCHAIN, un progetto di ricerca fortemente interdisciplinare coordinato dall’Università di Pisa a cui partecipano 11 partner europei. Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Horizon Europe con un totale di 5.182.600 milioni di euro – di cui circa 681.650 euro destinati all’Università di Pisa – ha come responsabile scientifico Pietro Croce, professore associato di Tecnica delle Costruzioni presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.

“L'idea di BUILDCHAIN è quella di costruire una base di conoscenza digitale avanzata finalizzata al tracciamento di tutte le attività relative al ciclo di vita degli edifici – spiega il professor Croce – A partire dalle direttive dell'UE riguardanti la sostenibilità, la resilienza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio, si intende fornire una piattaforma digitale (LogBook) in cui vari attori a diverso titolo coinvolti nella costruzione e gestione di insiemi vasti di edifici possano condividere le loro conoscenze, compresi i certificati di qualità e le credenziali, in modo che si possa registrare e tracciare ogni informazione, attività e cambiamento, anche al fine di migliorare la sostenibilità”.

buldchain_home.jpeg

Il progetto estenderà gli strumenti e le funzionalità già disponibili in un Digital Building LogBook (DBL) esistente, utilizzato dal Comune di Firenze per la gestione e l'amministrazione di un vasto insieme di edifici (circa duemilacinquecento), con funzionalità, strumenti e dati innovativi, e, con l'ausilio di un grafico della conoscenza decentralizzato (DKG), proporrà una soluzione open source basata su blockchain.

Il software DKG includerà ontologie specifiche relative agli edifici, in modo che tutte le conoscenze e le informazioni sul ciclo di vita dell’edificio possano essere registrate, archiviate e continuamente aggiornate, fornendo strumenti e interfacce per le diverse parti interessate (tecnici, costruttori, gestori, conservatori, manutentori, ecc), per pubblicare, tracciare, condividere, modificare, aggiornare e recuperare dati e persino introdurre modelli commerciali in un'economia di mercato. L'integrazione delle informazioni e la loro elaborazione potrà supportare la definizione delle più opportune politiche di gestione del patrimonio edilizio anche al fine dell’allocazione ottimale delle risorse disponibili nell'ambito delle strategie di pianificazione degli interventi per grandi popolazioni di edifici.

pietro_croce.jpegIl professor Pietro Croce.

L’innovativo DBL, caratterizzato da un’implementazione multiscala e multilivello, sarà integrato con diverse nuove funzionalità, che includono il monitoraggio strutturale, la vulnerabilità sismica, l’adattamento nei confronti dei cambiamenti climatici, anche ai fini della gestione operativa su scala urbana di eventi climatici estremi, e la valutazione del ciclo di vita degli edifici. Particolare attenzione sarà dedicata all'interoperabilità tra i sistemi legacy e gli strumenti esistenti, quali, per esempio, i modelli BIM (Building Information Modeling) generali e i modelli H-BIM (Heritage BIM), specificamente impiegati nell’ambito della conservazione dei beni culturali, anche al fine di definire un sistema di avviso e allerta automatizzato, basato sull'Intelligenza Artificiale, l’apprendimento automatico e i "gemelli digitali". Le nuove applicazioni basate sul DBL saranno testate su progetti pilota incentrati su edifici storici e strategici, e su insiemi di edifici. Scopo del progetto è di pervenire, in accordo con le politiche dell'UE, a un ambiente costruito più intelligente e sostenibile, aprendo mercati innovativi e favorendo nuova creazione di valore.

BUILDCHAIN (BUILDing knowledge book in the blockCHAIN distributed ledger. Trustworthy building life-cycle knowledge graph for sustainability and energy efficiency) ha una durata triennale e ha come altri partner SZTAKI (Institute for Computer Science and Control) – Budapest (HU); l’Università di Granada (ES); ZAG (Slovenia National Building and Civil Engineering Institute) – Lubiana (SI); Università di Lubiana (SI); Athens University of Economics and Business Research Center – Atene (GR); Origin Trail (Prospeh) – Lubiana (SI); RINA Consulting – Genova (IT); CLIO srl – Lecce (IT); Comune di Firenze (IT); BEXEL Consulting – Belgrado (RS); PRP – Lubiana (SI).

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Mercoledì, 28 Giugno 2023 09:12

Le scimmie gelada come specie modello per lo studio della risoluzione dei conflitti

La nostra specie è capace degli atti più violenti mai registrati in natura. Tuttavia, siamo anche in grado di risolvere i nostri conflitti e di ripristinare relazioni pacifiche, e questo ci permette di vivere in società complesse. Per esplorare le radici evolutive di tale capacità, un team italo-etiope guidato dalla professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa studierà le scimmie gelada come specie modello per la risoluzione dei conflitti, un argomento mai esplorato prima. Il progetto intitolato “Science for reconciliation: What an Ethiopian monkey tells us about peace-making” è l’unico italiano i 24 finanziati dalla Leakey Foundation, istituzione nata nel 1968 con l’obiettivo di aumentare conoscenza e comprensione delle origini umane, dell'evoluzione, del comportamento e della sopravvivenza.

 

gelada 1 copia

Il team dell’Ateneo pisano in collaborazione con il gruppo della professoressa Bezawork Afework della Addis Ababa University lavorerà in un'area non protetta intorno a Debre Libanos in Etiopia per raccogliere dati comportamentali e genetici sul gelada, una specie di primate endemico etiope che vive in società complesse con gruppi che si associano a differenti livelli gerarchici. Questa struttura sociale, simile alla nostra, rende il gelada un buon modello per studiare la risoluzione naturale dei conflitti all'interno e tra i gruppi.

“Vogliamo indagare le tattiche comunicative multimodali utilizzate durante i conflitti intergruppo e la tendenza soggettiva a mettere in atto comportamenti cooperativi e riparatori in base alla parentela, al sesso, al rango gerarchico – spiega Elisabetta Palagi - l'obiettivo è ambizioso e speriamo di poterlo raggiungere arrivando anche a costituire un team di ricerca a lungo termine composto da studiosi etiopi e italiani. Da questo punto di vista, lo scopo generale del progetto va anche oltre i risultati scientifici, puntando a costruire una vera e propria piattaforma cooperativa che coinvolge un paese africano e uno europeo”.

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