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Giovedì, 01 Febbraio 2024 10:49

Le praterie di Posidonia riducono gli effetti dell’acidificazione dei mari (e la prova sono i ricci di mare)

Le praterie di Posidonia possono ridurre in modo significativo gli effetti dell’acidificazione dei mari, la prova arriva da una specie sentinella come i ricci di mare. E’ questo quanto emerge da alcuni studi condotti dall’Università di Pisa nell’ambito del progetto europeo FutureMARES e pubblicati sulle riviste Science of the Total Environment e Environmental Research.

 

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Sistema di mesocosmi composto da vasche con acqua di mare, utilizzate per testare gli effetti dell’acidificazione dei mari e della presenza della pianta marina, Posidonia oceanica, sullo sviluppo delle larve di riccio, Paracentrotus lividus

I ricercatori dell’Università di Pisa hanno condotto gli esperimenti nei mesocosmi collocati presso l’Acquario di Livorno, un sistema di vasche di grandi dimensioni che riproduce gli ecosistemi marini. Le analisi hanno dimostrato che Posidonia oceanica, la principale pianta marina che popola il Mediterraneo, contribuisce a difendere lo sviluppo delle larve del riccio di mare (Paracentrotus lividus). Questa specie, che ha anche un interesse commerciale, è minacciata dall’acidificazione delle acque marine che ostacola lo sviluppo dello scheletro composto da carbonato di calcio. Ma grazie alla propria attività fotosintetica, la Posidonia è stata in grado di alzare il pH dell’acqua di 0.15 unità. In presenza delle piante, le larve di riccio hanno così sviluppato meno malformazioni e raggiunto una grandezza maggiore nella fase finale dello sviluppo.

Le praterie di Posidonia possono quindi rappresentare un rifugio per alcune delle specie minacciate dall’acidificazione dei mari anche perché il fenomeno in sé non ha effetti significativi su queste piante. E tuttavia, come hanno dimostrato ulteriori indagini dell’Università di Pisa, se l’acidificazione è associata ad un innalzamento della temperatura dell’acqua, possono subentrare alterazioni fisiologiche e molecolari, specialmente nelle piante più in profondità, che potrebbero ridurre la funzione protettiva.

“I nostri studi dimostrano le praterie di piante marine come Posidonia oceanica possano mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici su altre specie, con importanti ricadute in termini sia di biodiversità che economici – spiega il professore Fabio Bulleri del Dipartimento di Biologia e del Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio degli Effetti del Cambiamento Climatico (CIRSEC) dell’Università di Pisa – questa capacità però può essere compromessa da un ulteriore riscaldamento del mare e per questo è necessario individuare popolazioni di piante più tolleranti allo stress termico e siti caratterizzati da un minore tasso di riscaldamento che possano funzionare da rifugi in scenari futuri”.

Fabio Bulleri, responsabile scientifico del progetto FutureMARES, si occupa della valutazione degli effetti dei cambiamenti climatici in ambiente marino. Insieme a lui hanno collaborato, per l’Università di Pisa, Chiara Ravaglioli assegnista di ricerca del Dipartimento di Biologia che si occupa degli effetti antropici sulle piante marine; Lucia De Marchi e Carlo Pretti, esperti in ecotossicologia del Dipartimento di Scienze Veterinarie. Partner esterni sono il Dipartimento di Scienze Della Vita dell’Università di Trieste, il Centro Interuniversitario di Biologia Marina “G. Bacci” (CIBM) di Livorno, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, il National Institute of Oceanography, Israel Oceanographic and Limnological Research, Haifa in Israele e il National Biodiversity Future Centre (NBFC) di Palermo.


In alto: esemplare adulto di riccio di mare, Paracentrotus lividus; in basso a sinistra una larva di riccio normale ed a destra una larva anormale

 

 

 

 

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Mercoledì, 31 Gennaio 2024 17:08

Inaugurati l'edificio di biocontenimento per pazienti infettivi e il nuovo reparto di Medicina d'urgenza ospedaliera

Mentre avanza il cantiere per il completamento dell’Ospedale Nuovo Santa Chiara, a Cisanello si inaugurano due nuove realizzazioni grazie ai fondi previsti dal Decreto legge 34/2020 “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

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Il primo manufatto è un nuovo edificio ad alta tecnologia, dedicato all’isolamento e alla gestione dei pazienti infettivi, ed è stato realizzato in un corpo di fabbrica adiacente all’edificio 31 che ospita il Dipartimento di emergenza-urgenza. La costruzione, oltre ad aumentare gli spazi dedicati all’isolamento di pazienti infettivi giunti al Pronto soccorso, permette anche di ottimizzare flussi e percorsi e la presa in carico assistenziale nel rispetto delle misure anti contagio, minimizzando sia le interferenze con altre attività sanitarie sia il rischio clinico. Oltre alle aree di lavoro del personale (comprensive di un locale svestizione e decontaminazione per il rientro dall’area operativa, dotato di filtro con impianto di pressurizzazione) sono stati realizzati 6 locali con caratteristiche di biocontenimento, che rappresentano il cuore del nuovo corpo di fabbrica, caratterizzati da pressione negativa di 10 Pa rispetto all’ambiente esterno (con possibilità di commutarla in sovra-pressione ove necessario, in caso di pazienti non infettivi ma immunodepressi), 6 ricambi d’aria orari, infissi e porte a tenuta stagna, impianti di gas medicinali, filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air). Il nuovo edificio, rispondente a tutti gli attuali criteri di sicurezza antincendio e impiantistica, conformità all’idoneità degli ambienti di lavoro e accessibilità, garantisce anche prestazioni antisismiche ottimali: le strutture portanti sono infatti realizzate con tecnologia Light Steel Frame, il cui utilizzo è innovativo negli edifici sanitari. Grazie alla consistente fase di assemblaggio off-site, infatti, è stato possibile ridurre al minimo gli spazi di operatività del cantiere (aspetto fondamentale, in considerazione della congestione dell’area in cui è ubicato il manufatto, proprio nel mezzo del maxi-cantiere del nuovo ospedale) e i tempi di realizzazione.

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L’altro intervento è consistito nella riconversione di un reparto di degenze al piano primo dell’edificio 30 in un reparto di terapia semi-intensiva dotato di 12 posti letto. I lavori hanno riguardato la modifica distributiva degli ambienti, il rifacimento integrale degli impianti elettrico, di trasmissione dati e di trattamento aria per il controllo dei gradienti di pressione, e la nuova distribuzione dell’impianto dei gas medicinali e testa-letto. La dotazione impiantistica degli ambienti (gradienti pressori di 10 Pa, sia in depressione sia in sovra-pressione, impianti gas medicinali, 15 ricambi d’aria orari, filtri ad alta efficienza HEPA) e l’organizzazione funzionale degli spazi consentono di poter utilizzare i 12 posti letto anche come letti di terapia intensiva. In ognuna delle quattro camere (ciascuna da tre posti) gli spazi sono stati studiati in modo opportuno per consentire agevoli manovre assistenziali sui quattro lati dei letti, è presente un servizio igienico interno accessibile e l’entrata avviene tramite filtro, opportunamente pressurizzato per mantenere i diversi regimi di pressione, con dimensioni tali da consentire la vestizione del personale. In questo reparto si trasferiranno le degenze dell’Unità operativa ospedaliera di Medicina d’urgenza e pronto soccorso, finora ubicate all’Edificio 31 (sopra il Pronto soccorso).

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Oggi l'inagurazione alla presenza di tutte le autorità:

“Questa riorganizzazione – dichiara la direttrice generale dell’Aoup Silvia Briani - ottimizza anche il lavoro nelle degenze di area medica, in particolare delle due strutture di Medicina d’urgenza (ospedaliera e universitaria) che saranno contigue, all’interno dell’Edificio 30, con tutti i vantaggi di operatività assistenziale che è facile immaginare specialmente in termini di alta intensità di cure di cui a volte necessitano i pazienti instabili ricoverati in medicina d’urgenza o infettivi. Il Covid – aggiunge – è stato per tutti un grande banco di prova che ci ha imposto scelte coraggiose e necessarie e da questa esperienza abbiamo tutti imparato. Una delle necessità emerse è stata appunto la velocità di riconversione dei posti letto a pressione positiva o negativa, a seconda delle esigenze terapeutiche, e la separazione dei percorsi fra pazienti infetti e non-. L’edificio di biocontenimento realizzato con i fondi governativi - una piccola anteprima del grande ospedale ad alta tecnologia che sta prendendo forma in questi anni - ci consente adesso di lavorare con maggiore serenità in caso di emergenze epidemiche riducendo così anche i tempi di attesa al pronto soccorso”.

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“Nonostante la complessa congiuntura economica - commenta il rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi -, l’Università è fortemente impegnata in progetti strategici di sviluppo e contribuisce significativamente all’edificazione delle strutture che ospiteranno l’area medica nel Nuovo Santa Chiara. Gli importanti risultati che celebriamo oggi sono stati resi possibili dalla costruttiva collaborazione che si è instaurata con Aoup e con tutte le altre istituzioni coinvolte. Lo stesso clima costruttivo sarà necessario per sfruttare al meglio il nuovo presidio che si sta realizzando a Cisanello, rimodulando i percorsi assistenziali e progettando una migliore interazione con le attività formative e di ricerca. In particolare, le criticità della medicina d’urgenza non possono essere risolte semplicemente con l’impropria attribuzione di compiti assistenziali complessi agli specializzandi dei primi anni di corso, ma richiedono un ripensamento globale del settore, dalla formazione degli operatori alla implementazione sul campo. Confido che la Toscana, grazie alle iniziative che stiamo discutendo congiuntamente, possa proporre soluzioni innovative e inizi a sperimentarle nel prossimo futuro”.

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"Una buona notizia per il Pronto soccorso e per la Medicina d’urgenza dell’Ospedale di Cisanello – dichiara il sindaco di Pisa Michele Conti -. Una nuova struttura e una riorganizzazione dei servizi che contribuiscono ad alleggerire il lavoro di reparti che si trovano quotidianamente sotto pressione. Un passo in avanti verso la realizzazione del grande polo ospedaliero che farà di Pisa, ancora di più, punto di riferimento per la sanità a livello regionale e nazionale. L’Amministrazione comunale continuerà a fare la propria parte per accompagnare questa nuova opportunità con i necessari interventi in termini infrastrutturali, logistici e di mobilità. Rimane però da affrontare l’altro fronte, quello del recupero del vecchio e storico Santa Chiara, su cui abbiamo già avviato un confronto con tutti i soggetti coinvolti”.

“I nuovi locali che si inaugurano oggi sono figli dell’esperienza vissuta con il Covid – conclude il presidente della Toscana, Eugenio Giani - Un’emergenza che ci ha imposto la necessità di isolare pazienti infetti e non- e l’importanza della versatilità degli ambienti e dei posti in terapia intensiva e sub intensiva. Di quella esperienza in Toscana abbiamo fatto tesoro e quello di Pisa, piccolo assaggio del nuovo ospedale che sarà, è un esempio”. (Fonte Ufficio stampa AOUP).

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