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Civiltà è capacità di farsi carico dei soggetti più deboli
Maria Antonella Galanti, docente di pedagogia al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo, e Bruno Sales, neuropsichiatra dell’età evolutiva presso l’AUSL Toscana Centro, sono gli autori di «Disturbi del neurosviluppo e reti di cura. Prospettive neuropsichiatriche e pedagogiche in dialogo» (Edizioni ETS, Pisa, 2017). Il volume, appena pubblicato, tratta dei principali disturbi del neurosviluppo, come disabilità intellettive, neuromotorie e dello spettro autistico.
Pubblichiamo qui alcuni brani tratti dall’introduzione del volume a firma dei due autori.
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Il concetto di rete di cura è la cornice all’interno della quale sono inquadrati i diversi temi di questo libro, nella consapevolezza che la cura non può essere un prodotto spontaneo della rete, ma piuttosto il frutto della sinergia tra le persone che di tale rete fanno parte e che sono disposte a condividere diverse e complementari conoscenze, prassi, intelligenze, sensibilità. [...]
Certo, le questioni politiche o sociologiche dovrebbero esulare dagli argomenti trattati in questo libro: tuttavia, l’attuale crisi socio-economica, che riguarda una parte consistente dell'umanità priva di potere e benessere, finisce con il ripercuotersi in misura considerevole proprio sulla salute di quanti abitano il pianeta. Sappiamo da tempo, infatti, in quale misura i determinanti della salute siano connessi con lo status socio-economico e quanto la povertà rappresenti una condizione che di per sé può generare malattia, fisica e mentale. La ripresa di una progettualità politica più ampia di quella finalizzata a garantire la mera sopravvivenza quotidiana (e più lungimirante delle leggi che pretenderebbero di ristrutturare le risorse pubbliche a costo zero) potrebbe allora dare senso concreto alla cosiddetta traslazione, cioè al trasferimento delle acquisizioni scientifiche teoriche sulle pratiche cliniche connesse con la salute pubblica.
E’ questa necessaria premessa iniziale che rende ragione della scelta, anche scientifica, all’origine di questo testo: quella del dialogo tra specializzazioni diverse in funzione del miglioramento della qualità della vita dei soggetti con disturbo dello sviluppo, dei quali si occupa, e della comunità di persone a vario titolo coinvolte nelle relazioni affettive, educative e di cura che li riguardano. [...] In questo senso ci piace sottolineare come la dialettica scaturita dall'incontro tra neuropsichiatria dell’età evolutiva e pedagogia, legata anche a pregresse esperienze di condivisione in ambito clinico, si sia rivelata un’importante sollecitazione reciproca, fungendo da stimolo alla riflessione sulle attuali concezioni e prassi nell'ambito del neurosviluppo. [...]
Crediamo che il grado di una civiltà si misuri dalla sua capacità di farsi carico dei soggetti più deboli e con scarsa contrattualità sociale. E’ una disponibilità solidale che si è espressa, in anni abbastanza recenti, anche con le difficili conquiste dell’inclusione scolastica, ma che rischia oggi di essere erosa dalla paura legata alla perdita di molte certezze, a partire da quella del lavoro o da quella identitaria. Forse bisogna ripartire proprio da qui: dall’idea che lo stare bene possa essere tanto più profondo e gratificante se condiviso con quante più persone possibili e non ottenuto in virtù di egoismo, cinismo e indifferenza.
Maria Antonella Galanti
Bruno Sales
Attivato un gruppo di lavoro per gestire il patrimonio verde dell’Ateneo
L’Università di Pisa ha attivato un gruppo di lavoro per la gestione delle proprie aree verdi. Ne fanno parte il professore Walter Salvatore, prorettore per l’Edilizia e il Patrimonio, l’ingegnere Simona Burchi, il geometra Federico Soldani e tre docenti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, Cristina Nali, Giacomo Lorenzini e Damiano Remorini.
”E’ noto che l’Ateneo dispone di ampi e pregiati spazi verdi liberamente fruibili da studenti e personale, per lo più concentrati nel centro storico cittadino - spiega Walter Salvatore – solo per dare qualche numero parliamo di 1.500 alberi di alto/medio fusto, non pochi dei quali di elevato valore paesaggistico, 7 km di siepi, 19 ettari di prati e superfici erbose, ai quali si aggiungono i dati dell’Orto Botanico, degli insediamenti di San Piero a Grado, della Certosa di Calci e del Centro Enrico Avanzi, senza tenere conto nel computo le aree coltivate e quelle destinate alla ricerca in campo”.
Si tratta, dunque, di un patrimonio immenso che necessita di un monitoraggio approfondito e costante da parte di specialisti del settore, che conoscano le esigenze ecologiche e manutentive del verde orizzontale e verticale e che possano quindi fornire un supporto per la sua salvaguardia e valorizzazione.
“Il nostro dipartimento – sottolinea Giacomo Lorenzini - ha un’esperienza ventennale di percorsi formativi nel campo della gestione del verde urbano e dispone di tutte le risorse umane, dei laboratori e della strumentazione necessari: i settori spaziano dalla arboricoltura ornamentale ai tappeti erbosi, dalla floricoltura alla meccanica, dall’idraulica alla difesa degli organismi nocivi”.
“Le attività di consulenza, per cui il dipartimento si è reso disponibile – conclude Lorenzini - rappresentano dunque un’opportunità unica di formazione sul campo per gli studenti e un autentico ‘biglietto da visita’ sul territorio”.