Come deve cambiare la formazione dei medici? Le università di Pisa, Firenze e Siena si fanno portavoce di una proposta, in otto punti, per garantire al nostro Sistema Sanitario medici adeguati per qualità e numero. Il “manifesto” insiste su una visione e gestione unitaria del percorso formativo del medico - dal test di ammissione al corso di laurea fino al conseguimento del diploma di specializzazione -, su una maggiore caratterizzazione professionalizzante del corso di laurea in Medicina e Chirurgia che permetta di abolire il tirocinio postlaurea e l’esame di Stato, sulla definizione e perfezionamento di un percorso formativo del medico di medicina generale all’interno dell’Università.
Per quanto riguarda le scuole di specializzazione, a norma di legge caratterizzate da una formazione altamente professionalizzante e sul campo in stretta collaborazione con il Sistema Sanitario, propone un’ammissione articolata per gruppi affini di specialità, per selezionare i più idonei nelle singole specialità e non costringere a “migrazioni disciplinari”.
Indica, infine, come metodo per perseguire questi obiettivi, l’istituzione di un tavolo di lavoro con la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nel percorso della formazione medica (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero della Salute, Conferenza Stato-Regioni, Conferenza dei rettori italiani - CRUI, sindacati dei medici di medicina generale e dei medici ospedalieri, Federazione degli Ordini dei medici, ANVUR, Consiglio Universitario Nazionale, rappresentanze degli studenti e degli specializzandi, Inter-Collegio).
Su questi temi lo scorso gennaio le Università toscane hanno presentato alla Conferenza dei rettori italiani un documento comune che ribadisce la necessità di costruire un coerente, articolato e unico progetto formativo che, senza soluzione di continuità, conduca la matricola in Medicina a divenire medico specializzato.
I rettori delle tre università toscane, da sinistra Paolo Mancarella (Pisa), Francesco Frati (Siena), Luigi Dei (Firenze).
In questa linea, nella prospettiva del nuovo anno accademico e alla vigilia dei prossimi bandi di accesso al corso di laurea e alle scuole di specializzazione – quando cioè si riaccende il consueto dibattito sull’ammissione agli studi di Medicina – i tre Atenei rilanciano la questione, perché sia affrontata nella sua interezza e abbia una soluzione organica con la condivisione di tutti gli organismi e istituzioni a vario titolo coinvolti.
"L'Università di Pisa - ha commentato il rettore Paolo Mancarella - vuole evidenziare l'importanza del manifesto presentato dalle università toscane in sede CRUI ai fini di una formazione dei medici coordinata nelle diverse fasi e in grado di prestare ancora maggiore attenzione agli aspetti pratici. Sottolineo anche la necessità di avere un numero di posti adeguati alle esigenze di programmazione dei prossimi anni, di ridurre le 'migrazioni disciplinari' e infine di intervenire sul percorso formativo del medico semplificando l'attuale organizzazione delle lauree e dei tirocini e, al contrario, approfondendo l'indirizzo professionalizzante già negli anni di laurea. Auspico quindi che la proposta avanzata dalle università toscane possa essere condivisa dagli altri atenei italiani ed essere sostenuta, anche a livello economico, dalla Regione Toscana".
Silvia Pellegrini, professore associato di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa, è stata eletta nel consiglio direttivo della SINe-Società italiana di Neuroetica, nel corso del recente congresso (10th International Scientific Conference on Neuroethics and the 5th Conference of the Italian Society for Neuroethics) a Milano dal 16 al 18 maggio.
La SINe riunisce studiosi di aree diverse, dalla filosofia alle neuroscienze, dalla giurisprudenza alla psicologia, dall'etica alla medicina, dalla storia alla biologia molecolare, allo scopo di affrontare i grandi temi dell'etica con un approccio multidisciplinare ed integrato. La sua nomina è un riconoscimento al contributo apportato dalle sue ricerche sui correlati neurobiologici del comportamento umano, dello sviluppo del senso morale e delle condotte antisociali. I risultati di questi studi hanno aperto nuovi orizzonti per la ricerca nell'etica, con importanti implicazioni anche in campo forense e giuridico.
La professoressa Pellegrini è direttore della Scuola di specializzazione in Patologia clinica e Biochimica clinica e responsabile di un Programma dipartimentale per l’Aoup sull'impiego delle moderne metodologie di biochimica clinica e biologia molecolare clinica in ambito clinico e forense.
Il professor Stefano Del Prato (foto), ordinario di Endocrinologia all’Università di Pisa nonché direttore dell’Unità operativa di Malattie metaboliche e Diabetologia dell’Aoup, è stato insignito del Premio Celso nell’ambito del 27° Congresso della Società italiana di Diabetologia che si è svolto a Rimini dal 16 al 19 maggio.
Il Premio Celso è conferito a professionisti che abbiano dedicato alla diabetologia la loro carriera e che abbiano, nel corso di essa, portato un contributo fondamentale allo sviluppo della ricerca, alla diffusione della cultura e ai progressi delle conoscenze scientifiche in ambito diabetologico in Italia.
In tema di vaccini e autismo, su YouTube domina la disinformazione. E’ questo quanto emerge da una recente analisi condotta all’Università di Pisa e pubblicata sulla rivista scientifica “Human Vaccines and Immunotherapeutics”. Lo studio coordinato dal professore Luigi Lopalco, direttore del centro interdipartimentale ProSIT, e dalla professoressa Annalaura Carducci, direttore dell’Osservatorio della Comunicazione Sanitaria (OCS), è stato condotto su 560 video caricati su YouTube dal 2007 al 2017 e relativi al collegamento tra vaccini e autismo o altri gravi effetti collaterali sui bambini.
In particolare, i ricercatori hanno evidenziato come il tono dell’informazione sul tema sia principalmente negativo e come l’informazione istituzionale sia praticamente assente su questo mezzo di informazione. Il tutto incrementato da una sorta di “effetto valanga” dovuto al fatto che il numero annuale di video caricati è aumentato durante il periodo considerato con un picco di 224 nei primi sette mesi del 2017.
“A partire dal 2012 si è assistito in Italia ad un calo della fiducia nelle vaccinazioni che si è tradotto in una pericolosa diminuzione dei livelli di copertura vaccinale – sottolinea Lopalco – da questo punto di vista, la disinformazione diffusa ad arte su Internet sembra essere un fattore determinante considerato che moltissime persone usano il web come fonte di informazione e che nel 2016, ad esempio, il 42,8% dei cittadini italiani ha utilizzato internet per informarsi sui vaccini”.
Ma non è la prima volta che il gruppo di ricerca dell’Ateneo pisano si occupa del rapporto Intenet e vaccini. In un articolo pubblicato nel 2017 sulla rivista scientifica “Vaccine”, gli studiosi dell’Ateneo infatti avevano già osservato un legame fra il calo delle vaccinazioni contro morbillo, parotite e rosolia e, in quel caso, una notizia di cronaca diffusa attraverso siti web italiani di disinformazione antivaccinista a partire dal 2012. Nello specifico si trattava di una sentenza del Tribunale del Lavoro di Rimini che aveva accordato l’indennizzo per danno da vaccino ad una famiglia di un bambino affetto da sindrome dello spettro autistico. La sentenza fu poi ribaltata in Appello, ma la notizia ebbe comunque un’enorme risonanza sui social media e sul web.
“Queste ricerche – conclude Lopalco – rappresentano dunque un invito urgente alla sanità pubblica a prestare più attenzione verso Internet e i nuovi media per contrastare la disinformazione, dare risposte affidabili e supportare i cittadini verso una corretta scelta vaccinale”.
Da una convenzione siglata tra l’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr (Ifc-Cnr), l’Istituto di BioRobotica e l’Istituto di Scienze della vita della Scuola Superiore Sant’Anna, la Fondazione Toscana “Gabriele Monasterio”, l’Università di Pisa e l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, è nato N2Lab, il primo laboratorio in Italia dedicato alla microneurografia e alla microneurostimolazione.
Le finalità scientifiche del laboratorio si articolano lungo due linee di ricerca.
La prima è lo studio della disfunzione del sistema nervoso autonomo (quell’insieme di cellule e fibre che innervano gli organi interni, controllando le cosiddette funzioni vegetative-non volontarie) quale meccanismo fisiopatologico alla base delle malattie cardiovascolari e metaboliche, con metodiche di registrazione del segnale nervoso periferico. In particolar modo, nell’ambito della medicina bioelettronica saranno sviluppati approcci multidisciplinari per la diagnosi precoce e trattamento di patologie cardiovascolari (es: scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa), metaboliche (es: diabete, obesità,) e neurologiche, basati sull’utilizzo di apparecchi elettronici che usano micro aghi mini invasivi Questi strumenti sono in grado di registrare, codificare, interpretare e quindi modulare i segnali nervosi diretti a organi periferici. Registrati ed interpretati questi segnali, si potrà procedere anche con percorsi di rigenerazione e recupero funzionale. Gli strumenti sono collocati in una grande gabbia di Faraday, unica in Italia, che garantisce l’isolamento elettrico.
La seconda linea di ricerca, è quella dello sviluppo di protesi “bioniche” in grado di ripristinare artificialmente le informazioni sensoriali ed in particolare la percezione tattile nel soggetto amputato di mano, migliorando la comunicazione tra la protesi e il paziente che la indossa. Le registrazioni neurali periferiche, saranno integrate con registrazioni elettroencefalografiche, al fine di fornire una evidenza neurofisiologica del ripristino della sensibilità tattile.
"Le radici del laboratorio - ha detto la professoressa Claudia Martini, prorettore per la Ricerca in ambito nazionale dell’Università di Pisa - sono lontane nel tempo e fanno riferimento all’Ateneo pisano. Nei primi anni 2000, infatti, un laboratorio di microneurografia all’interno dell’allora Dipartimento di Medicina Interna fu voluto fortemente dal professor Stefano Taddei nell’ambito delle sue ricerche sulla fisiopatologia delle malattie cardiovascolari e in particolare dell’ipertensione. Ora la creazione del N2Lab, frutto della sinergia tra gli enti coinvolti nel progetto, permetterà di valorizzare ulteriormente quella esperienza, consentendo un upgrade tecnologico e la possibilità di aprire nuove linee di ricerca basate su collaborazioni multidisciplinare e interdisciplinari”.
“La microneurografia - hanno aggiunto il professor Stefano Taddei e la dottoressa Rosa Maria Bruno, referenti del Laboratorio per conto dell’Università di Pisa - è l’unica metodica che permette di registrare in modo diretto nell’uomo l'attività del sistema nervoso simpatico, che risulta elevata in numerose patologie cardiometaboliche: l’ipertensione arteriosa, l’obesità, l’insufficienza renale cronica, lo scompenso cardiaco. In queste condizioni, il cui impatto sulla salute pubblica aumenterà esponenzialmente nei prossimi anni, lo studio dei meccanismi di attivazione del sistema nervoso simpatico apre le porte a nuove possibilità terapeutiche fondate sulla sua modulazione”.
(fonte: Ufficio Stampa CNR)
Anche gli impianti dentali si ammalano e nei prossimi anni ci sarà un incremento dei casi in Europa. Lo rivela uno studio condotto all’Università di Pisa dal professor Filippo Graziani, docente al dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'Area Critica e presidente eletto della Federazione Europea di Parodontologia: «Nel nostro studio abbiamo stimato l'andamento dei casi sia di parodontite, sia di perimplantite, la patologia che colpisce gli impianti dentali - spiega Graziani - I risultati dimostrano che, da qui al 2025, la parodontite rimarrà stabile nel numero complessivo di casi, mentre la diffusione delle patologie collegate agli impianti dentali crescerà in maniera rilevante, di pari passo con la diffusione dell’implantologia». Lo studio è pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology.
La parodontite colpisce 743 milioni di persone nel mondo e rappresenta la sesta malattia cronica più frequente a livello globale. Nella ricerca sono stati interpellati 113 esperti europei sulle previsioni più probabili in ambito parodontale nei prossimi anni. Per condurre l’indagine è stato utilizzato il metodo Delphi, un metodo iterativo che si svolge attraverso più fasi di formulazione e valutazione delle opinioni di un gruppo di esperti su un dato argomento e serve a far emergere una visione completa e condivisa sul tema di interesse.
«Livelli elevati di placca, abitudine al fumo e presenza di parodontite sono associate a un rischio maggiore di sviluppare perimplantite – conclude Graziani – Tuttavia questi indicatori possono essere messi sotto controllo prima del trattamento. Infine, se attuato un corretto programma di mantenimento professionale, 3-4 controlli all’anno, si può ridurre l’incidenza della patologia e assicurarne un successo più duraturo».
Sarà una giornata di grande festa venerdì 4 maggio, con tutti i protagonisti di una lunga storia di successi, cominciata nel 1996 e arrivata fino ad oggi con il traguardo, superato a fine 2017, dei 2000 trapianti di fegato (dall’inizio del 2018 ne sono già stati effettuati altri 46). E Pisa - il cui nome è legato indissolubilmente ai trapianti avendo cominciato nel lontano 1972 con il professor Mario Selli, che effettuò il primo trapianto di rene, e successivamente con il professor Franco Mosca, che si adoperò affinché si attivasse in Regione un vero e proprio programma di trapianto renale con lista di attesa unica - continua a tenere alto il nome avendo negli anni sperimentato tecniche innovative anche a livello internazionale, continuando a portare avanti con successo i trapianti di fegato, rene, pancreas, pancreas isolato e cellule staminali ematopoietiche.
Si celebrerà così il traguardo dei duemila trapianti di fegato e, per l’occasione, il professor Franco Filipponi (nella foto) - che è stato un altro grande protagonista di questa lunga storia – ha scritto un libro che verrà dato in omaggio a chi vorrà partecipare alla festa nel pomeriggio al Teatro Verdi.
Si comincia in mattinata, con un convegno scientifico alle Officine Garibaldi (EpaDay, dalle 8,30 alle 15,30) e poi l’evento si trasferisce al Teatro Verdi, alle 17.30, con una cerimonia alla presenza delle autorità locali e regionali, dell’Università di Pisa e delle istituzioni cittadine che prevede proiezione di filmati, il saluto di tutti i protagonisti di questa avventura, una lettura magistrale e infine un concerto.
Con il traguardo dei 2000 trapianti di fegato Pisa si è collocata ai vertici della classifica nazionale e internazionale in questo settore, per numero e qualità dei risultati, attraendo un numero sempre crescente di pazienti dall’intera regione, dall’Italia e dall’estero, grazie al fatto di aver potenziato a livello regionale l’attività di donazione di organi guidata dall’Ott-Organizzazione toscana trapianti (istituita nel luglio 2003 e il cui primo coordinatore è stato proprio il professor Filipponi), e aver favorito la collaborazione, all’interno dell’Aoup, fra tutte le strutture e i servizi che lavorano da anni alla riuscita del programma. Nel 2015 e nel 2016 Pisa ha strappato il primato nazionale dei trapianti di fegato con rispettivamente 119 e 136 trapianti effettuati. Il 2017 è stato concluso con un ulteriore aumento: 142 trapianti (anche se il primato è andato stavolta a Torino), ma comunque è stato l’anno del traguardo dei duemila trapianti dall’inizio dell’attività. La carta vincente di questo successo è stata il modello di integrazione del personale medico, infermieristico e tecnico e l’esistenza di una fitta rete di collaborazione interprofessionale. Esempio ne è il Coordinamento trapianti di fegato che garantisce operatività per le donazioni e i trapianti 24 ore su 24, insieme al personale dell’Unità operativa, della terapia intensiva, della sala operatoria e di tutti i servizi diagnostici aziendali. Una macchina rodata che non si è mai fermata nel corso di questi anni e continua a offrire un esempio incontrastato di efficienza sanitaria.
Il ringraziamento doveroso va quindi va alla rete regionale di donazione, ai coordinamenti aziendali, al personale medico, infermieristico, tecnico-sanitario e di laboratorio che giornalmente sostiene l’attività di procurement di organi e, soprattutto, va ai donatori di organi e alle loro famiglie che, con immenso spirito di sacrificio, hanno sostenuto e continuano a sostenere l’attività di trapianto nella nostra regione.
Altro traguardo, staccato nei primi mesi del 2018, è stato l’esecuzione del primo trapianto di fegato DCD (donazione dopo la morte cardiocircolatoria) mediante utilizzo del sistema di perfusione normotermica, primo intervento di questo tipo mai realizzato in ambito internazionale. Altri centri italiani ed esteri hanno infatti realizzato trapianti di fegato da donatore a cuore non battente, ma nessuno aveva ancora usato la combinazione delle due procedure, ossia anche la perfusione normotermica. Attualmente i trapianti di questo tipo effettuati in Aoup dall’inizio del 2018 sono 2 grazie al fatto che, dal 2017, la macchina organizzativa del Centro trapianti di fegato ha lavorato alla realizzazione della perfusione normotermica dell’organo del donatore, un’innovativa tecnica che consente di perfonderlo dopo il prelievo con sangue e nutrienti e prima ancora che sia trapiantato nel ricevente. Lo scopo di combinare la perfusione normotermica al trapianto da DCD è di migliorare le condizioni del fegato e di “testarlo” prima che sia trapiantato, valutandone la qualità. Questa tipologia di intervento, che in Regione si effettuava già dal 2016 per i trapianti di rene, ha aperto quindi la strada all’attivazione su grande scala del programma DCD regionale con la prospettiva di offrire una soluzione terapeutica ai pazienti in attesa di un fegato.
(fonte: Ufficio stampa AOUP)
"Informati e vaccinati. Cosa sono, come funzionano e quanto sono sicuri i vaccini" (Carocci, 2018) è l'ultimo libro appena uscito di Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene al Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. Lopalco è stato per anni a capo del Programma per le malattie prevenibili da vaccinazione presso lo European Centre for Disease Prevention and Control a Stoccolma.
Anticipiamo qui uno stralcio dalla prefazione.
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Mi capita spesso, prima di una lezione, di essere assalito da qualche dubbio e, nel terrore di non saper rispondere a una eventuale domanda da parte di uno studente particolarmente attento e curioso (e magari anche un po’ rompiscatole), corro a cercare l’informazione su qualche libro di testo. E così avvenne quella mattina.
Avrei dovuto parlare di vaccinazione antipoliomielite e avrei iniziato la lezione dando qualche cenno sulla malattia. Non ricordavo assolutamente, lo ammetto, il periodo di contagiosità di un paziente affetto da quella terribile malattia. Ero sicuro che qualcuno me lo avrebbe chiesto.
Notai con piacere che mi era stata appena consegnata l’ultima edizione di un ottimo testo universitario di malattie infettive. Niente di meglio.
«Sarà la fretta» pensai inizialmente quando, sfogliando i vari capitoli, non riuscivo a individuare quello relativo alla polio. Contravvenendo a una regola basilare della mia disorganizzazione mentale, feci quello che qualunque altra persona di media intelligenza avrebbe fatto fin dal principio: consultai l’indice analitico. Cercai con pazienza: “parotite”, “pertosse”, “rickettsiosi”... nessuna traccia della poliomielite.
Dopo un poco mi arresi. Non era colpa della mia distrazione, né di un refuso dell’indice analitico: in quel libro, dato alle stampe nel 2009, la polio non era nemmeno citata.
L’irritazione per non aver trovato quello che cercavo, a pochi minuti dalla lezione, fu soppiantata dalla brutta sensazione di sentirmi davvero vecchio. I miei studenti, futuri medici, non avrebbero studiato una malattia che aveva invece fatto parte del mio basilare bagaglio di conoscenze.[…]
I temi che mi accingo ad affrontare in questo volume non rappresentano che un piccolissimo campionario della lunga lotta dell’Uomo contro le malattie infettive. Come ogni lotta, anche questa è stata costellata da successi, insuccessi, errori ed equivoci.
Spero che una trattazione ragionata di questi temi contribuisca a dare una lettura spassionata e il più possibile obiettiva di questa lotta combattuta con le armi della scienza, e pertanto ben lungi dall’egida dell’infallibilità; anzi, per definizione, sempre soggetta alla verifica dei fatti e delle evidenze sperimentali. E spero che possa servire a chiarire qualche dubbio sulla reale utilità delle vaccinazioni.
Ah, dimenticavo. Per tornare alla mia lezione, la domanda sulla polio arrivò puntuale dall’immancabile studente precisino. Non senza una punta di sadismo risposi: «Mi dispiace, questo particolare adesso mi sfugge, vada a controllare sul testo di malattie infettive».
Pier Luigi Lopalco
Sono stati intensificati i collegamenti autobus tra Pisa e San Piero a Grado, dove ha sede l’Ospedale didattico veterinario del dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa. Rispondendo a una richiesta degli studenti, l’Ateneo ha firmato una convenzione col Comune di Pisa, in cui si stabilisce l’incremento delle corse sull’autolinea n. 10/20 “Pisa-Tirrenia-Livorno” in determinate fasce orarie, in particolare per agevolare gli studenti che devono frequentare il tirocinio all’Ospedale didattico veterinario.
La convenzione prevede nello specifico quanto segue: l’istituzione di una nuova coppia di corse Pisa-S.Guido e S.Guido-Pisa con partenza alle 7.50 da Pisa e alle 8.10 da S.Guido; l’instradamento sulla diramazione “San Piero-San Guido”, delle corse partenti da Pisa per Tirrenia alle 19.30 e 22.10, da Tirrenia per Pisa alle 18.59 e da Calambrone per Pisa alle 21.54; posticipo di 10 minuti della corsa della linea 10 da Tirrenia delle 20.04 e le corse della linea 110 da Pisa per Agnano delle 19.45 e da Agnano per Pisa alle 20.15; posticipo di 10 minuti di tre corse della linea comunale 020, corsa Calambrone-Pisa delle 22.54, corsa Pisa-Tirrenia delle 23.35 e corsa Tirrenia-Pisa delle 00.09.
«Siamo molto soddisfatti per il risultato raggiunto – ha commentato il professor Marco Gesi, prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio – siamo riusciti a realizzare quanto chiesto dai nostri studenti e per questo devo ringraziare il Comune di Pisa e il CPT con cui da anni abbiamo un intenso rapporto di collaborazione».
Jerome Bruner. Cent’anni di psicologia (ETS, 2018) è l’ultimo libro di Elena Calamari, docente di Psicologia generale e di Storia e metodi della psicologia al Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell'Università di Pisa. Fra gli altri libri della professoressa Calamari segnaliamo Soggettività in relazione. Una prospettiva psicologica (ETS, 2013) e La memoria tra cultura e biologia (Pisa University Press, 2015).
Pubblichamo di seguito una scheda del volume e un estratto.
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Nei cento anni della sua vita Jerome Bruner (1915-2016) ha partecipato alle alterne vicende delle scienze umane, da protagonista della rivoluzione cognitiva in psicologia e della sua applicazione all’istruzione. Questo libro è dedicato all’intera opera dell’autore. Ricostruisce i nessi tra i temi della sua ricerca empirica – percezione, apprendimento e pensiero, sviluppo cognitivo e del linguaggio – e li collega con il contributo teorico alla rifondazione della psicologia culturale mediante una rivalutazione del ruolo fondamentale della narrazione.
A seguito della riflessione autobiografica sulla propria avventura intellettuale, Bruner ha saputo cogliere l’importanza del dialogo intersoggettivo nella formazione del sé. L’adozione di un’epistemologia costruttivista e l’atteggiamento pragmatico circa le conseguenze della realizzazione delle idee nei fatti fanno del suo pensiero un contributo sempre attuale, aperto al cambiamento storico e utile ad affrontare i problemi dell’interculturalità.
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"A questo punto della trattazione non si può certo giudicare indebita l’incursione nella filosofia del linguaggio da parte di Bruner, il quale cerca di nobilitare la ricerca sull’ontogenesi linguistica nella relazione, confrontandosi con le teorie generali del significato e mostrando come i processi psicologici non possano essere esclusi dalla comprensione del linguaggio in azione.
La soluzione che egli mette insieme negli anni Novanta è più ambiziosa di quanto possa far credere a prima vista il tono talvolta dimesso dell’argomentazione, che si affida alle evidenze empiriche osservative. Non si limita all’appello generico a una condivisione che sarebbe in qualche modo garantita dall’appartenenza al gruppo o alla specie, in base a meccanismi che in realtà mancano di scattare nelle innumerevoli situazioni in cui gli esseri umani non si comprendono affatto a vicenda e nelle patologie dove non si costituisce o viene meno ogni consonanza intersoggettiva, e appare una soluzione assai debole attribuire tale fallimento al solo deficit biologico".