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Nel pomeriggio di lunedì 29 ottobre, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è tenuta al Palazzo del Quirinale l’annuale cerimonia dedicata all'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), appuntamento che inaugura simbolicamente “I Giorni della Ricerca”, iniziativa in programma dal 4 all’11 novembre per informare l’opinione pubblica sui progressi raggiunti nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura del cancro e sostenere con le donazioni dei cittadini nuovi programmi scientifici pluriennali.

Davanti ai rappresentanti delle Istituzioni, delle autorità e a una platea di centinaia di donne e uomini di scienza e di sostenitori della ricerca, il Sottosegretario di Stato alla Salute Armando Bartolazzi, il Presidente AIRC e FIRC Pier Giuseppe Torrani, il Direttore Scientifico AIRC Federico Caligaris-Cappio e la dottoressa Elisa Giovannetti, ricercatrice del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa (nella foto con il Capo dello Stato), hanno presentato al Presidente Sergio Mattarella i risultati di un anno di impegno sul fronte della ricerca oncologica e hanno sottolineato l’importanza per la comunità scientifica di innovare e fare rete a livello nazionale e internazionale, perché se il cancro non conosce confini neppure la ricerca li deve conoscere.

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Si pubblica di seguito il testo dell'intervento tenuto dalla dottoressa Elisa Giovannetti, ricercatrice del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa.

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Signor Presidente e cari colleghi,

sono estremamente onorata di poter rappresentare, in questa giornata nazionale dedicata alla ricerca sul cancro, il mondo dei giovani ricercatori.
Grazie all’eccezionale sostegno ed alla particolare sensibilità dell’AIRC nei confronti dei giovani ricercatori, mi è stata infatti concessa oggi l’opportunità di presentare il mio lavoro, la mia storia e le mie idee, che spero possano essere condivise dai tanti colleghi qui presenti, così come da molti altri giovani che, quotidianamente, affrontando notevoli difficoltà quali il precariato, e la mancanza di riconoscimento del merito, portano avanti il loro “mestiere di ricercatori”.

Il “mestiere del ricercatore” è per me il lavoro più bello del mondo, fatto di curiosità e intuizioni, studi condotti seguendo rigorose regole sperimentali, ed essenziali confronti e collaborazioni con la comunità scientifica internazionale, allo scopo di dare un contributo alla crescita culturale, al progresso ed al benessere della collettività.

Sono cresciuta in una famiglia di insegnanti, che mi ha trasmesso la passione per lo studio e la consapevolezza del ruolo primario della scuola nella crescita del paese. La scuola è infatti fondamentale sia nel promuovere e preservare l’eguaglianza morale e sociale, base di uno stato democratico, così come nel trasmettere nozioni e competenze, essenziali per svolgere al meglio qualsiasi professione, ed infine anche per sviluppare capacità e talenti, che permetteranno ai cittadini di domani di costruire un futuro migliore.
AIRC ha compreso appieno questo aspetto promuovendo l’iniziativa che si intitola “il futuro della ricerca comincia in classe”, a cui molti di noi partecipano con entusiasmo e successo, consapevoli che è necessario investire innanzitutto nella scuola.
Come afferma Don Milani, "Il maestro dà al ragazzo tutto quello che crede, ama, spera. Il ragazzo crescendo ci aggiunge qualche cosa, e così l'umanità va avanti".

Oltre ad una solida formazione culturale, un altro aspetto importante nel mestiere del ricercatore è la creatività.
Durante la mia adolescenza, è stata mia madre, a suggerirmi di leggere “L’elogio dell’imperfezione”, in cui è spiegato magistralmente che “coloro che ritengono di essere “perfetti” non potranno mai progredire”, mentre chi ha la coscienza della propria “imperfezione” è costantemente sollecitato da curiosità e tensione verso il miglioramento, che sono fondamentali per fare nuove scoperte.
Con queste parole desidero anche ricordare Rita Levi-Montalcini, come esempio di scienziata, donna, italiana, che ha dovuto affrontare un’epoca atroce, di dittatura e di odio razziale.

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Fin dalla scrittura della mia tesi in medicina ho capito che il mio interesse era cercare la causa di alcune malattie, ed in particolar modo dei tumori, per riuscire a fare un ulteriore salto di qualità nel loro trattamento.
Così, mi sono servita della mia preparazione di medico come strumento da usare in laboratorio e trascorro la maggior parte del mio tempo in compagnia di cellule, microscopi, computer e studenti. Ma con i pazienti nella mente e nel cuore.
Ero da poco laureata quando una mattina, mio padre, insegnante di fisica e matematica, che ogni sera si collegava alla mailinglist “Sagredo” per partecipare alla discussione di nuovi problemi, e si entusiasmava quando, correggendo le olimpiadi di fisica coi sui colleghi, vedeva come gli studenti riuscissero a trovare delle soluzioni sempre nuove e brillanti, mi chiamò per chiedermi la spiegazione del suo improvviso colorito itterico.
Notando la preoccupazione, che non riuscivo a celare, mi disse anche “però non ho nessun dolore”. A quel punto pensai che la probabilità di una diagnosi ed una prognosi particolarmente infausta era molto elevata… ma ci siamo comunque guardati con un sorriso e detti “vedrai che troveremo una soluzione”.
Sono passati molti anni, ed anche nel suo ricordo e nel ricordo di tanti altri malati di tumore del pancreas così come di altri tumori, io quella soluzione, insieme a tanti colleghi qui presenti, la sto ancora cercando.
Perché la soluzione ci deve essere.
E come dimostrato dai precedenti successi di tanti approcci terapeutici in varie neoplasie, la soluzione verrà dalla ricerca.

Uno dei progetti che sto portando avanti, grazie ai fondi di un grant AIRC Start-Up, testa nuovi farmaci contro i tumori del pancreas. Abbiamo ideato modelli preclinici per valutare se specifiche caratteristiche dei geni del tumore ci possono mostrare in anticipo se un trattamento funzionerà o meno. Un grande progresso, poiché numerosi nuovi farmaci contro i tumori - e probabilmente ancor più quelli che verranno in futuro - mostrano la maggiore efficacia nei malati che hanno determinati profili genetici.
E, grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento del genoma, la possibilità di leggere queste caratteristiche in campioni ottenuti con procedure minimamente invasive, con le cosiddette biopsie liquide, ci ha dato un ulteriore strumento per riuscire ad identificare, in tempi più rapidi, le opzioni terapeutiche ottimali.

Oggi abbiamo infatti la fortuna di assistere giornalmente allo sviluppo di tecnologie che ci permettono di ottenere una enorme mole di dati importantissimi a partire anche da campioni veramente ridotti, come una goccia di sangue. Quindi è sempre più fondamentale saper sfruttare queste tecnologie, così come nuove idee e metodologie che vengono da altri campi della ricerca.
Un ultimo aspetto nella lista di caratteristiche del mestiere del ricercatore che voglio sottolineare è la capacità di collaborare con altri scienziati in un ambito multidisciplinare e internazionale.

Grazie ad una borsa Marie Curie, anch’essa co-finanziata da AIRC, dopo il mio dottorato, ho avuto la possibilità di lavorare in un laboratorio all’estero, in Olanda, dove ho imparato moltissimo, sia dal punto di vista scientifico, che di capacità organizzativa e di abilità di “fare lavoro di squadra”, puntando sui giovani.
Ho mantenuto strettissimi contatti ed a tutt’oggi supervisiono cinque dottorandi che lavorano al Cancer Center Amsterdam, su progetti condivisi con l’Italia, in un laboratorio “senza confini”.

Per riuscire a sconfiggere il cancro dobbiamo infatti aumentare sempre più le nostre collaborazioni con vari gruppi di ricerca, che possono mettere a disposizione sia gli strumenti tecnologici più avanzati che l’esperienza per interpretare i dati, e dobbiamo anche partecipare alla creazione di infrastrutture comuni, che comprendano depositi di dati, biobanche, e coorti di pazienti per studi clinici.
A tal proposito, sto contribuendo, come segretario del gruppo dei farmacologi europei, denominato PAMM, ad un importante iniziativa dell’ EORTC, l’organizzazione europea per la ricerca ed il trattamento del cancro, che da oltre 50 anni stimola la ricerca accademica indipendente ed ha guidato studi che hanno cambiato la storia della terapia in tante tipologie tumorali, e da cui hanno tratto benefici numerosissimi pazienti.
Sono stati selezionati 40 giovani, sotto i 45 anni, con competenze accertate, a cui è stato chiesto di portare nuove idee ed anche eventualmente di rivoluzionare le strutture esistenti, per affrontare le nuove sfide riguardanti la sperimentazione clinica così come le moderne tecnologie, i farmaci più innovativi ed anche la ricerca traslazionale che deve costituire un ponte fra la ricerca di base e le applicazioni cliniche.

Proprio adesso l’Italia non può chiudersi su se stessa, ma deve invece investire in collaborazioni internazionali in cui la ricerca sia intesa come strumento di conoscenza e di sviluppo, e non come oggetto di competizione o strumento di potere.
I giovani che fanno il mestiere del ricercatore sono l'investimento più proficuo e produttivo per il futuro dell'Italia, ed il compito della politica, che ci ha accolto in questa sede, è cercare di agevolarci e di costruire possibilità perché possiamo lavorare al meglio.
L’obiettivo di questo lavoro è combattere una malattia che a tutt’oggi causa dolore nelle famiglie di tutto il mondo. La nostra passione e creatività, il metodo scientifico, l’avanzamento tecnologico e l’apertura alla globalizzazione della comunità scientifica, ci possono dare le armi necessarie per vincere questa battaglia.

La politica, che è per definizione l’amministrazione degli affari pubblici per il bene di tutti, deve anch’essa svolgere la sua parte.
Come si legge sulla targa posta alle nazioni unite che riporta un brano del poeta iraniano Saadi di Shiraz – “Gli esseri umani sono membri di un tutto, la creazione di un’essenza e un’anima. Se un membro è afflitto dal dolore, gli altri membri saranno a disagio. Se non avete compassione per il dolore umano, non potrete mantenere il nome di essere umano”.
Insieme con AIRC, oggi, sosteniamo che rendere il cancro sempre più curabile dipende dal lavoro dei ricercatori e dall'impegno di ciascuno di noi.

Elisa Giovannetti
Ricercatrice dell'Università di Pisa

Lunedì 22 ottobre, con la prima seduta del Consiglio nell’Aula Magna Fratelli Pontecorvo del Polo Fibonacci, ha preso vita il CISUP - Centro per l’Integrazione della Strumentazione dell'Università di Pisa. Il CISUP è un nuovo Centro di Ateneo, con finalità di ricerca, di formazione e di servizio e opera con una duplice funzione, come gestore di propri strumenti (per lo più grandi strumentazioni) e come coordinatore di una rete di strumenti e laboratori presenti in Ateneo, messi a disposizione dai dipartimenti su base volontaria e con modalità e impegno concordati. Finora vi hanno aderito 289 professori e ricercatori, afferenti a 18 dipartimenti dell’Ateneo.

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Il rettore Paolo Mancarella, presente alla prima riunione, ha sottolineato che “la costituzione del centro rientra in un piano strategico di incentivazione della ricerca di alta qualità e va a colmare una lacuna di cui eravamo consapevoli da tempo. Oltre agli evidenti vantaggi in termini di ottimizzazione delle risorse, sono sicuro che il CISUP favorirà anche una maggiore collaborazione tra ricercatori di diverse discipline, dando un ulteriore impulso alle ricerche multidisciplinari verso cui dobbiamo sempre più orientare i nostri sforzi e investimenti”.
Il rettore ha nominato direttore del CISUP il professor Simone Capaccioli, del dipartimento di Fisica, che vanta una vasta esperienza di uso di strumentazioni analitiche, comprese quelle in large scale facilities europee, nelle applicazioni della fisica allo studio dei materiali, dei sistemi biologici, dei beni culturali e ambientali.

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“La sfida che ci aspetta è fra le più difficili – afferma il professor Capaccioli – ma l’entusiasmo che sta accompagnando la nascita del CISUP mi fa ben presagire per il suo sviluppo. Una struttura con questi compiti e queste dimensioni non c’è mai stata a Pisa, ma di simili ce ne sono in Italia, ad esempio Modena, Pavia, Milano, Venezia. Il vasto patrimonio di conoscenze e laboratori diffuso nelle varie strutture dell’Università di Pisa, se opportunamente aggregato e supportato in azioni comuni, può sicuramente svilupparsi e ambire a un ruolo di primo piano nel panorama europeo della ricerca”.

Le grandi strumentazioni gestite direttamente da CISUP arriveranno dal piano Grandi Strumenti di Ateneo, da bandi competitivi per sviluppo della strumentazione, tipo il Programma Nazionale per le Infrastrutture di Ricerca (PNIR), da finanziamenti provenienti da bandi europei, nazionali e regionali, da contratti e convenzioni con enti pubblici di ricerca. Il CISUP garantirà, attraverso la rete, un’efficace collaborazione a livello di Ateneo per l’utilizzo del patrimonio strumentale esistente, nonché per una integrazione delle competenze tecnico-scientifiche interdipartimentali. Vi sarà un supporto per manutenzioni e accreditamenti in caso di attività condivise. Infine il CISUP fornirà, attraverso un proprio sito web, visibilità agli strumenti della rete con modalità e costi di accesso e un calendario d’uso.

Fighting infant mortality thanks to artificial intelligence with tools capable of assisting doctors and promptly identifying risk factors in preterm infants. This is the reason the Italian team created PISA (Preterm Infants Survival Assessment), an application to evaluate the survival of preterm infants, now freely available to the international scientific and medical community.

The study which led to the creation of PISA has been published in ‘Scientific Reports’, a journal from the Nature group, and was carried out by researchers from the Department of Computer Science at the University of Pisa coordinated by Professor Alessio Micheli with Davide Bacciu, PhD and the team of neonatologists led by Dr. Luigi Gagliardi from Versilia Hospital (north-west Tuscany health authority).

In order to understand what PISA is and how it works, it is possible to access the website http://pisascore.itc.unipi.it/single-sample-mode/, fill in the required data – for example birth weight, sex or birth mode – and click to receive an answer. However, this simplicity of use belies sophisticated technology based on ‘Machine Learning’, automatic learning, or rather the idea that computers can learn to carry out specific tasks without being programmed to do so, thanks to how they use the data in their possession.

“In order to create PISA,” explains Alessio Micheli, “we took into consideration the data, obviously anonymous, of over 29,000 preterm Italian infants and we used this information to create ‘Machine Learning’ models to obtain a more accurate prediction algorithm than those currently in use at international level, which are, instead, based on classical statistical models.”


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Professor Alessio Micheli and Davide Bacciu, Phd

The study which led to the creation of PISA was, therefore, the first on a worldwide basis to gather such an enormous quantity of data; in particular, the researchers used information from the Italian Neonatal Network, a project which includes 89 hospitals all over Italy with Versilia Hospital as one of the coordinating centres.

“Each year around 4,500 infants are born very preterm, before the 30th week of gestation or weighing less than 1,500g, and while they represent less than 1% of births, they account for more than half the rate of infant mortality in Italy and the developed countries,” emphasizes Luigi Gagliardi. “ PISA, therefore, represents an important tool both in the care of individual patients, and to increase understanding over the causes of mortality, in order to identify more effective therapies, and ultimately to improve the prognosis of this fragile population.”

The creation of PISA, also funded by the University of Pisa thanks to PRA (the University of Pisa Research Project) ‘Metodologie informatiche avanzate per l’analisi di dati biomedici’, is part of the research activity carried out by the Computational Intelligence & Machine Learning group, CIML-Unipi, and includes PhD student Marco Podda who is the co-author of the work.

 

 

 

Combattere la mortalità infantile grazie all’intelligenza artificiale e con strumenti in grado di aiutare i medici a identificare tempestivamente i fattori di rischio nei neonati prematuri. E’ con questo obiettivo che un team tutto italiano ha creato “PISA” (Preterm Infants Survival Assessment), un applicativo per stimare la sopravvivenza dei neonati prematuri, ora a disposizione gratuitamente di tutta la comunità scientifica e medica internazionale e in prospettiva utilizzabile più diffusamente in ambito clinico.

Lo studio che ha portato alla realizzazione di PISA è stato pubblicato su “Scientific Reports”, rivista del gruppo Nature, ed è stato condotto dai ricercatori del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa coordinati dal professore Alessio Micheli e dal dottor Davide Bacciu e dall’equipe di neonatologi diretta dal dottor Luigi Gagliardi dell’Ospedale Versilia (AUSL Toscana Nord Ovest).

Per avere un’idea di cosa è PISA e di come funziona basta andare sul sito http://pisascore.itc.unipi.it/single-sample-mode/, inserire i dati richiesti – come ad esempio peso alla nascita, sesso o modalità di parto – e cliccare per il responso. Ma tanta semplicità d’uso nasconde in realtà una sofisticata tecnologia basata sul “Machine Learning”, l’apprendimento automatico, ovvero l’idea che i computer possono imparare ad eseguire compiti specifici senza essere programmati per farlo, grazie al modo in cui utilizzano i dati di cui dispongono.


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Da sinistra il professore Alessio Micheli e il dottor Davide Bacciu

“Per realizzare PISA - spiega Alessio Micheli - abbiamo preso in considerazione i dati, ovviamente anonimi, di oltre 29.000 neonati pretermine italiani e li abbiamo utilizzati per creare modelli di "Machine Learning" in modo da ottenere un algoritmo di previsione più accurato di quelli attualmente in uso a livello internazionale, che sono invece basati su modelli statistici classici".

Lo studio che ha portato alla creazione di PISA è stato il primo a livello mondiale a mettere insieme una quantità di dati così ingenti; in particolare i ricercatori hanno utilizzato le informazioni provenienti dalla banca dati del Network Neonatale Italiano, un progetto che coinvolge 89 ospedali in tutta Italia e che è coordinato anche dalla Neonatologia dell’Ospedale Versilia.

“Ogni anno in Italia nascono circa 4500 neonati molto prematuri, sotto le 30 settimane o sotto i 1500 g di peso alla nascita, e sebbene rappresentino meno dell’ 1 per cento delle nascite, essi contribuiscono per più della metà della mortalità infantile in Italia e nei paesi sviluppati – sottolinea Luigi Gagliardi – PISA rappresenta quindi uno strumento importante sia per la cura dei singoli pazienti, che per aumentare la comprensione circa le cause della mortalità, per individuare terapie più efficaci, e in definitiva per migliorare la prognosi in questa popolazione fragile”.

La realizzazione di PISA, finanziata anche con fondi dell’Università di Pisa grazie al PRA “Metodologie informatiche avanzate per l’analisi di dati biomedici”, si inserisce nell’ambito dell’attività di ricerca del gruppo di Computational Intelligence & Machine Learning, CIML-Unipi, che comprende anche il dottorando Marco Podda coautore del lavoro.

 

 

Baciata da una splendida giornata di sole, domenica 14 ottobre, si è svolta in un clima festoso la 12ma edizione della Cetilar Pisa Half Marathon che ha visto la partecipazione di circa 3000 persone, tra atleti e runner appassionati. La manifestazione è stata organizzata dall’Associazione per Donare la vita Onlus - nata per assistere i pazienti coinvolti in terapie complesse assieme alle loro famiglie e per promuovere e incoraggiare la cultura della donazione d'organi - in collaborazione con il Gruppo Podistico ASD Leaning Tower Runners e con il supporto di PharmaNutra SPA e il suo brand Cetilar. L’Università di Pisa è stata, come lo scorso anno, parte del Comitato organizzatore della manifestazione.

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Prima dello start in via Contessa Matilde, dopo l’esibizione del gruppo di musici e sbandieratori di Pisa, capitanato da Antonio Pucciarelli, il presidente del Consiglio comunale, Alessandro Gori, insieme all’onorevole Donatella Legnaioli e agli assessori Gianna Gambaccini e Giovanna Bonanno, hanno consegnato due targhe a Gabriele Salvadori, presidente del coordinamento dei Volontari della Toscana, e a Ugo D’Anna, comandante dei Vigili del Fuoco in riconoscimento dell’opera svolta nel recente incendio dei Monti Pisani.

Per il secondo anno consecutivo la mezza maratona ha visto la vittoria del keniota Paul Tiongik, con il tempo di 1h03m43s, davanti al pisano Daniele Meucci, il testimonial di questa Cetilar Pisa Half Marathon, che ha chiuso al secondo posto in 1h06m, e all'altro keniota Jonathan Kosgei Kanda in 1h07m52s. Daniele Meucci ha deciso di rientrare alle gare proprio a Pisa dopo l’infortunio che gli ha impedito di difendere il titolo di Campione d’Europa di Maratona a Berlino e che non gli ha consentito di allenarsi per molte settimane. Quindi un ottimo rientro che offre concrete speranze di rivedere presto Daniele ai suoi consueti, straordinari, livelli.
Tra le donne, netta affermazione per la ruandese Primitive Niyirora, che ha fermato il cronometro in 1h17m20s precedendo sul traguardo Laura Giachi (1h25m5s) e la pisana Ilaria Bianchi (1h26m2s). Nella staffetta competitiva, una delle novità di questa edizione, il successo è andato ai Carabinieri con Mattia Moretti e Stefano La Rosa, primi in 1h08m2s.

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Alla premiazione sono intervenuti il rettore Paolo Mancarella e il prorettore con delega alla Attività sportive, Marco Gesi, il prefetto Angela Pagliuca, il direttore medico di presidio dell'AOUP, Mauro Giraldi, il presidente dell’Associazione per Donare la vita Onlus, Giuseppe Bozzi, il presidente di Pharmanutra, Andrea La Corte, il direttore scientifico di Pharmanutra, Germano Tarantino, e l’ex calciatore Roberto Mussi, già vice-campione del mondo nel 1994 e vincitore di una Coppa dei Campioni.

Tra i premiati anche i primi tre studenti dell’Università di Pisa (Marco Mazzei, Amsalu Adugna Tesfamichael e Lorenzo Pettinari), i primi tre dipendenti universitari (Giuseppe Viola, Stefano Barsali e Paolo Ferragina) e i primi tre dipendenti dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana (Antonio Patalani, Paolo Chiarugi e Vittorio Perrone). In campo femminile sono risultate vincitrici Manuela Tosques e Raffaella Menconi, rispettivamente prima e seconda tra le dipendenti universitarie (nella foto in basso con il rettore e il professor Gesi), e Elisabetta Gemignani, prima delle dipendenti dell'AOUP.

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"La manifestazione - ha commentato il professor Ugo Boggi, coordinatore dell'iniziativa - è andata oltre ogni più rosea previsione. Ogni anno impariamo qualcosa e cerchiamo di migliorare. Per quest’anno, ad esempio, abbiamo realizzato due mascotte (una torre di Pisa, simbolo nel mondo della nostra città, e un cuore a puzzle, simbolo dell’Associazione per Donare la vita Onlus) che hanno animato e rallegrato la partenza e l’arrivo. L’EXPO pre-gara è stato realizzato nella magnifica cornice degli Arsenali Repubblicani. Stiamo già pensando a come rendere ancora più bella l’edizione 2019 e come coinvolgere ancora di più la città e la nostra Università. È infatti auspicabile che il messaggio solidale che vogliamo convogliare raggiunga tutti, ma è soprattutto importate che raggiunga i giovani, e quindi in modo specifico gli studenti del nostro Ateneo. Quest’anno per spingerci ancora oltre in questo concetto, per la prima volta, abbiamo organizzato una marcia ludico motoria, denominata BlueBay Running School, destinata agli studenti delle scuole pisane. Anche questa manifestazione, fortemente supportata dal Provveditorato, ha avuto un grande successo e noi vorremmo riproporla e potenziarla il prossimo anno. Vorrei anche esprimere la mia gratitudine a Daniele Meucci, ex-studente e dottore di ricerca della nostra Università, che ha deciso di rientrare alle gare a Pisa dopo il lungo recente infortunio. Daniele è un atleta e una persona straordinaria. Considerando i mesi che lo separano dalla ripresa dell’attività agonistica maggiore in primavera, questa prestazione lascia tutti ottimisti per una stagione 2019 ricca di grandi successi. L’appuntamento è per tutti al prossimo anno”.

 

stefano del prato okUn team di ricercatori ha individuato un nuovo farmaco capace di ridurre del 22 per cento il rischio di infarto del miocardio, di ictus nei pazienti o mortalità cardiovascolare affetti da diabete di tipo 2 con pregressa malattia cardiovascolare.

Lo studio denominato Harmony-Outcomes è stato coordinato dai professori Stefano Del Prato (foto a destra) del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa e John McMurray del British Heart Foundation Cardiovascular Research Centre dell’Università di Glasgow. Il lavoro, finanziato da GSK, è stato pubblicato sulla rivista “The Lancet” e presentato il 2 ottobre scorso al congresso annuale della European Association for the Study of Diabetes (EASD).
Complessivamente la ricerca, che ha coinvolto 9463 pazienti di 28 paesi diversi, ha mostrato le capacità cardioprotettive di albiglutide, un farmaco della classe degli agonisti del recettore del GLP1.

“Siamo veramente contenti di questi risultati che forniscono un’ulteriore, solida evidenza all’effetto cardioprotettivo di alcuni agonisti del recettore del GLP1, farmaci già impiegati per il controllo della glicemia nei pazienti con diabete tipo 2 – sottolinea Stefano Del Prato - tenuto conto che l’evento cardiovascolare rappresenta la più comune e tragica complicanza per queste persone.”

Premessa
La mezza maratona città di Pisa (Cetilar Pisa Half Marathon, https://www.mezzamaratonapisa.it) nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore della donazione di organi e di tessuti quale atto preliminare, e indispensabile, per la realizzazione dei trapianti d’organo e di tessuti. Non è quindi un caso che questa manifestazione sia stata concepita e realizzata a Pisa dove i trapianti di rene sono eseguiti dall’ormai lontano 1972, con l’attivazione nel 1996 delle attività di trapianto di pancreas e di fegato. Nonostante le migliaia di trapianti eseguiti nel nostro Ospedale, e il fatto che praticamente ogni novità in campo trapiantologico introdotta in Italia negli ultimi 20 anni sia stata proposta o applicata per la prima volta a Pisa, vi è la necessità di continuare a informare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Il trapianto è infatti un tipo di intervento che non può prescindere da un atto di altruismo, consapevole e disinteressato.

In linea con la sua missione principale, la Cetilar Pisa Half Marathon ha finalità esclusivamente benefiche, è promossa dall’Associazione per Donare la Vita Onlus (http://www.perdonarelavitaonlus.it/) e realizzata dal Gruppo Podistico Leaning Tower Runners, composto a sua volta da volontari molti dei quali sanitari o ex-sanitari impegnati nel mondo dei trapianti.

Nel suo insieme la Cetilar Pisa Half Marathon, pur essendo una mezza maratona omologata rispetto a ogni standard sportivo e pur esprimendo valori atletici elevati, è realizzata con il contributo di molteplici forze del volontariato locale e con il contributo fattivo delle Istituzioni, delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate. Nessuno degli organizzatori o dei sostenitori della manifestazione ha un fine differente da quello altruistico e benefico. Forse proprio per questa ragione, lo scorso anno partecipò in qualità di testimonial Carlo Verdone, che condivise, in pieno, le finalità della Cetilar Pisa Half Marathon. Anche quest’anno sarà presente un testimonial noto al grande pubblico, che speriamo possa essere di altrettanto aiuto.

Alla presentazione in Rettorato sono intervenuti: il rettore Paolo Mancarella, l’assessore al Turismo del Comune, Paolo Pesciatini, il direttore medico di presidio ospedaliero dell'Aoup, Mauro Giraldi, il prorettore con delega alle attività sportive, Marco Gesi, il professor Ugo Boggi, organizzatore della manifestazione, Germano Tarantino, direttore scientifico di PharmaNutra, Giuseppe Bozzi, presidente dell'Associazione per Donare la Vita Onlus, e Daniele Meucci, testimonial dell’iniziativa. 

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Programma generale
La Cetilar Pisa Half Marathon sarà inaugurata già venerdì 12 ottobre alle ore 15 con l’apertura dell’Expo Half Marathon agli Arsenali Repubblicani. L’Expo resterà aperto il 12 fino alle ore 19 e il 13 dalle ore 9 alle 19. Presso l’Expo, aperto a tutti, i partecipanti potranno ritirare il pettorale di gara e la maglia tecnica Diadora, preparata appositamente per la manifestazione. Potranno inoltre trovare l’area massaggi gestita dal title sponsor Cetilar e numerosi altri stand con espositori del settore sportivo e non, oltre che stand di altre associazioni di volontariato.
La mattina di sabato 13 ottobre, per la prima volta, si svolgerà una marcia ludico-motoria con percorso interamente nel centro cittadino dedicata agli studenti delle scuole di Pisa per coinvolgerli nel clima solidale della Cetilar Pisa Half Marathon. Questa manifestazione aggiuntiva, denominata BlueBay Running School, sarà resa possibile grazie alla collaborazione del Provveditorato agli Studi di Pisa e sarà realizzata con il contributo di Ford-BlueBay.
La gara si svolgerà domenica 14 ottobre, con il ritrovo pre-partenza fissato all’Istituto Tecnico da Vinci in via Contessa Matilde a partire dalle ore 7. Si segnala che per gli allestimenti pre-gara via Contessa Matilde, nel tratto fra via Piave e l’incrocio con via Bonanno, sarà chiusa al traffico già dalle ore 6.
La partenza avverrà alle ore 9.30, preceduta da un’esibizione degli sbandieratori di Pisa e dal consueto cerimoniale con presentazione degli atleti di élite.

Oltre alla mezza maratona (21.097 Km), omologata FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera), sarà possibile partecipare alla mezza maratona a staffetta, competitiva, divisa in due frazioni di 11.1 e 10 Km, dedicata alla memoria di Maria Coppoletti. Sarà possibile partecipare con coppie omogenee per sesso, oppure miste. La partenza avverrà insieme a quella della mezza maratona. L’area di cambi staffetta sarà allestita in zone CEP in corrispondenza dell’incrocio fra via Pierin del Vaga e via Tiziano Vecellio. I partecipanti alla staffetta riceveranno la stessa medaglia e la stessa T-shirt tecnica riservata ai mezzomaratoneti e saranno ammessi a una classifica dedicata.
Il primo atleta pisano riceverà il trofeo “Francesco Avino”, intitolato alla memoria di un volontario della Pubblica Assistenza e che a lungo aveva prestato la sua opera anche a favore della Cetilar Pisa Half Marathon. Francesco è tragicamente scomparso in un incidente stradale alla vigilia dell’edizione 2017.
Il primo atleta trapiantato riceverà il premio “Pietro Ciccorossi”. Pietro era un medico epatologo, oltre che podista amatoriale. È tragicamente scomparso nel marzo del 2015.
Sono inoltre previsti premi per i primi studenti e dipendenti dell’Università di Pisa e per i primi dipendenti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

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Conferme
Per l'edizione 2018 è in primo luogo confermata la presenza di Cetilar in qualità di title sponsor, brand importante dell'azienda toscana PharmaNutra SPA, da sempre molto vicina allo sport - è main sponsor del Parma Calcio in Serie A - e al running in particolare. Confermate anche le presenze di Biancoforno, Tesorino e della Banca di Pisa e Fornacette, così come la partnership con l'Internet Festival.

È confermato il percorso: la partenza avverrà in via Contessa Matilde alle ore 9.30 davanti all’ingresso dell’Istituto Tecnico da Vinci. L’arrivo sarà in Piazza dei Miracoli, con ingresso da via Santa Maria, poco prima dell’ingresso del Museo delle Sinopie. L’arrivo del primo atleta è previsto alle ore 10.35 circa. Il tempo massimo è di 3 ore e quindi gli ultimi atleti dovrebbero giungere al traguardo verso le ore 12.30.
Dopo la partenza gli atleti attraverseranno subito la SS Aurelia, chiusa circa dalle ore 9.25 alle ore 9.45, e percorrendo il viale delle Cascine entreranno nel Parco di San Rossore. L’uscita dal Parco avverrà attraverso via delle Lenze. Giunti in area CEP si procederà in via Pierin Del Vaga, in via Tiziano Vecelio e in via dell’Argine per attraversare il Ponte del CEP e poi percorrere, prima in direzione Marina e quindi dopo un giro di boa in direzione Pisa, il viale di Marina per circa 1.2. Km in entrambe le direzioni. Imboccata via 2 Settembre, si rientrerà in città attraverso via Conte Fazio (parzialmente aperta al traffico). Si volterà quindi verso sinistra e attraversato il Ponte della Cittadella, si imboccherà Lungano Sonnino per attraversare ancora l’Arno percorrendo Ponte Solferino. Al termine di Ponte Solferino si volterà a sinistra imboccando (contromano rispetto alla direzione del traffico veicolare) Lungarno Gambacorti. All’altezza di via Mazzini il percorso volterà verso destra e proseguendo lungo via d’Azeglio si entrerà in piazza Vittorio Emanuele, per percorrere poi (contromano rispetto alla direzione del traffico veicolare) via Benedetto Croce. Giunti in Piazza Guerrazzi si volterà a sinistra per giungere, dopo aver percorso via Bovio, sul Lungarno Galilei che sarà percorso fino al Ponte di Mezzo. Attraversato il Ponte di Mezzo si volterà a sinistra in Lungarno Pacinotti (contromano rispetto alla direzione del traffico veicolare) e quindi a destra in via Curtatone e Montanara. Dopo aver attraversato Piazza dei Cavalieri si percorrerà via dei Mille e quindi si attraverserà piazza Cavallotti per girare poi a destra in via Santa Maria. Al termine di via Santa Maria si volterà a sinistra per percorrere gli ultimi 100 metri del percorso in Piazza dei Miracoli.

Sono confermati anche i percorsi delle marce ludico-motorie con possibili distanze di 4, 7 e 15 Km. I tracciati di 7 e 15 Km percorreranno anche il camminamento delle mura storiche di Pisa, grazie alla collaborazione con Coopculture. La partecipazione alle marce ludico-motorie, per le quali non è prevista una classifica individuale ma un premio di partecipazione per tutti, non è soggetta alle norme mediche che si applicano alle gare. Il costo dell’iscrizione è di 3 euro, per i partecipanti al Trofeo delle tre Province, e di 3.5 euro per gli altri.

Novità
L’edizione 2018 ha anche alcune importanti novità. In primo luogo la marcia ludico-motoria per gli studenti delle scuole di Pisa (BlueBay Running School) e la staffetta di 11.1+10 Km.
Sarà inoltre presente quale sponsor tecnico Diadora, con una maglia tecnica personalizzata che sarà consegnata a ognuno degli iscritti alle distanze competitive.
Per la prima volta ci sarà una radio ufficiale, Radio Bruno, che offrirà ai partecipanti un servizio di intrattenimento, aiutando anche a veicolare il messaggio solidale della manifestazione.

Video di presentazione
Daniele Meucci è da sempre il principale Testimonial dell’Associazione per Donare la Vita Onlus e della mezza maratona di Pisa. Anche quest’anno ha voluto assicurare il suo supporto prestandosi per la realizzazione del video di presentazione della gara. Una sua foto è stata scelta anche come immagine simbolo.
Daniele Meucci, dopo un periodo di stop a causa dell’infortunio che non gli ha consentito di difendere il titolo continentale di maratona a Berlino, ha ripreso gli allenamenti ed è atteso al via il 14 ottobre.

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Atleti di èlite
Al via ci sarà un gruppo di atleti, sia maschile che femminile, di alto livello. Oltre a Daniele Meucci, saranno presenti Stefano La Rosa e Johannes Chiappinelli che saranno impegnati in una staffetta in rappresentanza del GS Carabinieri. Senza venire meno alle proprie finalità, e quindi non corrispondendo ingaggi e mantenendo un monte premi limitato, il Comitato Organizzatore è riuscito ad assicurarsi le prestazioni di atleti stranieri (inclusi Kenioti ed Etiopi) che manterranno il tradizionale elevato standard della Cetilar Pisa Half Marathon.
Si ricorda che nel 2008 Daniele Meucci stabilì proprio a Pisa la miglior prestazione annuale di un atleta Italiano e che i record sia maschile (2013 Daniele Meucci: 01:02:46) che femminile (2013 Janat Hanane: 01:12:09) rappresentano standard cronometrici di altissimo livello.

Ringraziamenti
Il Comitato Organizzatore desidera ringraziare tutte le istituzioni coinvolte nel progetto, a partire dall'Università, dal Comune, dalla Prefettura, dalla Questura, da tutte le Forze di Polizia, dall’Esercito. Ringrazia inoltre i volontari che fra il 12 ed il 14 ottobre renderanno possibile l’insieme di iniziative che compongono la Cetilar Pisa Half Marathon.

IRCCS Fondazione Stella Maris Logo newcopia copyGiornata Mondiale per la paralisi cerebrale: a Pisa un rapporto di collaborazione tra specialisti, istituzioni e famiglie. È quanto avvenuto nel corso del partecipatissimo incontro avvenuto oggi a Calambrone sul tema “Migliorare la qualità della vita per la persona con paralisi cerebrale” organizzato dalle Associazioni Coordinamento dei Caregivers ed EppursiMuove ASD con la collaborazione del IRCCS Fondazione Stella Maris. Il loro invito è stato raccolto dagli specialisti del settore, dagli operatori socio-sanitari, dai rappresentanti della politica e delle famiglie per offrire ai partecipanti un'occasione di conoscenza e approfondimento sui bisogni della persona con paralisi cerebrale infantile (PCI) in età pediatrica e adulta.

Nel convegno si è fatto il punto su come la ricerca e la realtà assistenziale, sociale e riabilitativa possano dare sempre più possibilità alla persone con paralisi cerebrale e al loro progetto di vita. All’iniziativa hanno partecipato Paolo Mancarella, rettore dell’Università di Pisa, Gianna Gambaccini, assessore del Comune di Pisa con deleghe alle Politiche sociali e alla Cooperazione con la rete dei servizi sanitari territoriali, Antonio Mazzeo, presidente della Commissione Costa Toscana del Consiglio Regionale e per la Stella Maris, Giuliano Maffei, presidente e Giovanni Cioni, direttore scientifico. Con loro erano presenti le rappresentanti delle famiglie Antonietta Scognamiglio e Stefania Bargagna.

La paralisi cerebrale in Italia coinvolge 100 mila tra adulti e bambini, mentre nel mondo sono milioni le persone che ne soffrono. Sono disturbi neurologici causati da lesioni del sistema nervoso centrale insorti prima o durante il parto, e colpiscono aree cerebrali che presiedono alle funzioni della postura e del movimento e tattili, quindi il cammino, la prensione, a cui spesso di associano forme di epilessia, disturbi sensoriali, cognitivi, del linguaggio. Il 25% circa dei bambini che ne è affetto ha una disabilità grave, 1 su 4 soffre di forme epilettiche, 1 su 3 non riesce a camminare, 1 su 4 non può parlare e 1 su 10 ha gravi disturbi visivi. Nel mondo sono milioni le persone con questi disturbi, solo in Italia dicevano all’inizio se ne calcolano 100.000, e ancor oggi ogni anno nel nostro paese più di 1.000 nuove persone manifestano questi disordini. Nei Paesi a sistemi sanitari più avanzati ne sono colpiti 2-3 neonati ogni 1.000 nati vivi, proporzione che nei Paesi poveri si triplica e quadruplica. Numeri che danno l’idea dell’impatto che questi disturbi hanno sulle famiglie e sulla società. In paesi con buon sistema socio-sanitario è stato calcolato che le cure e l’assistenza di una persone con questi disordini hanno un costo annuo di oltre 70.000 euro.

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Il contesto italiano ed europeo delle cure alle persone con paralisi cerebrale infantile purtroppo non è confortante. Una inchiesta condotta nel 2017 in tutti i paesi europei dalla European Academy of Childhood Disability (la Società scientifica europea che si occupa di questo disturbo) ha evidenziato come in Europa e anche in Italia, si registri un netto peggioramento dalla qualità e quantità delle cure offerti ai bambini e agli adulti con paralisi cerebrali, anche a causa della crisi economica. Una recentissima pubblicazione ha messo questi dati molto allarmanti a disposizione di esperti, politici e largo pubblico (*Horridge et al. European Academy of Childhood Disability. Austerity and families with disabled children: a European survey. Dev Med Child Neurol. 2018).

Una risposta concreta alle persone con paralisi cerebrale arriva dagli studi compiuti nel mondo per migliorare la loro qualità di vita. Purtroppo in questo campo c’è chi per soldi semina illusioni e false speranze, dando origine a quegli incresciosi fenomeni che sono i viaggi della speranza in lontani e “miracolosi” centri asiatici, dell’ex-Europa orientale o anche americani. La Stella Maris da anni è impegnata a fianco delle famiglie e dei bambini. Nell’Istituto di Calambrone molti sono i servizi a loro disposizione. Nelle sue Unità operative infatti gli specialisti di Stella Maris definiscono la diagnosi e approfondiscono il profilo funzionale con la formulazione del progetto riabilitativo e del programma terapeutico, progettano e validano i presidi protesici e ortesici e in caso di necessità terapia specifiche per la spasticità, la diagnosi e terapia dei disturbi associati come la disfagia, i disturbi visivi, o l’epilessia ed effettuano il trattamento successivo agli interventi di chirurgia funzionale. L’individuazione dei neonati a rischio di sviluppare questa patologia e la diagnosi precoce effettuata nei primissimi mesi di vita, consente di avviare un intervento precoce che ha come principali obiettivi quelli di minimizzare le difficoltà di sviluppo e l’emergenza di disabilità motorie, cognitive, socio-emozionali. Il razionale scientifico su cui si basa è il potenziamento della plasticità cerebrale, ossia la capacità del SNC (sistema nervoso centrale) di modificare la propria struttura e funzione in risposta all’ interazione tra i geni, le esperienze e gli stimoli ambientali (arricchimento ambientale). Sul fronte scientifico l’IRCCS Stella Maris nei propri laboratori e in collaborazione con l’Università di Pisa, l’Istituto di Neuroscienze di Fisiologia Clinica del CNR neurofisiologia e l’Istituto di Biorobotica, ha condotto e sta continuamente aprendo nuovi studi per terapie avanzate, in grado di prevenire e curare il danno cerebrale precoce e le paralisi cerebrali.

Proprio nel corso dell’incontro sono state presentate le ricerche più promettenti. Studi e collaborazioni che hanno permesso l’apertura proprio in queste settimane presso la Stella Maris del Centro terapie innovative nella paralisi cerebrale dove sono già iniziati e verranno sperimentati un numero sempre più grande di protocolli innovativi di trattamento dei bambini con paralisi cerebrale, specie i più piccoli, sviluppati attraverso finanziamenti nazionali e internazionali, e facenti parte a diversi progetti multicentrici internazionali in corso od in attivazione a breve.

Punto cruciale della terapia è mettere sempre la famiglia al centro del trattamento e una presa in carico precoce multidisciplinare psicologica e psicomotoria che promuova e sostenga la genitorialità, migliorando la qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie. Proprio recentemente sono stati avviati - primi in Italia - studi sulla qualità della vita della persona con paralisi cerebrale, la qualità della vita è infatti, molto più del recupero funzionale l’obbiettivo vero dell’intervento. La Stella Maris per la paralisi cerebrale infantile, come per tutte le disabilità del neurosviluppo di cui si occupa (le disabilità intellettive, per lo più associate a malattie genetiche, l’autismo, le malattie neuromuscolari, i disturbi psichiatrici e molte altre) accanto alla ricerca e all’assistenza, svolge grazie e insieme all’Università di Pisa, un grande lavoro di formazione degli operatori, medici, terapisti, psicologi e altri, attraverso i corsi universitari che da molti anni anno sede presso l’Istituto (scuola di specializzazione in neuropsichiatria infantile, tra le più antiche d’Italia, corso per terapisti dell’età evolutiva e altre). Una sinergia con l’Università di Pisa che rende la nostra città polo internazionale di riferimento per questo disturbo, nella formazione oltre alla ricerca e l’assistenza. Nel luglio 2019 una Summer School dell’Università di Pisa, organizzata insieme alla Stella Maris e alla European Academy of Childhood Disability (la società scientifica europea che si occupa di questo disturbo) formerà giovani provenienti da tutto il mondo alla ricerca sulla paralisi cerebrale, attraverso l’opera di moltissimi docenti anche internazionali.

Etica e futuro. Oggi grande spazio è stato dato anche al tema etico, legato alla disabilità. La centralità della persona è il messaggio che da anni attraversa la letteratura e la legislazione in merito alla disabilità (ne sono un esempio la Convenzione ONU, il Piano per la salute, il Piano di indirizzo per riabilitazione e la classificazione ICF). Far diventare le persone colpite da paralisi cerebrale davvero protagonisti della propria vita. È questo il traguardo a cui oggi si tende. Una persona malata o disabile troppo spesso è un “oggetto del percorso assistenziale”. È necessario un cambio di paradigma per farla diventare un soggetto attivo. Un terreno ancora colmo di domande. È possibile una condivisione del piano riabilitativo quando il bambino ha gravi deficit comunicativi e cognitivi? Siamo certi che alla domanda di cura si risponda sempre in modo congruo e scientificamente valido? E poi la risposta è uniforme ed equa nei vari territori? Si tiene conto della prospettiva lifespan delle disabilità dello sviluppo?
(Fonte: Ufficio stampa Stella Maris)

L’Università di Pisa conferma il proprio impegno nell’ambito della cooperazione internazionale per la salute e lo sviluppo. Grazie all’accordo sottoscritto lo scorso dicembre tra Unipi, Medici con l'Africa CUAMM e Fondazione Arpa, quattro studenti del sesto anno di Medicina sono appena partiti per l’Angola nell’ambito della missione umanitaria di Medici con l’Africa CUAMM. Gli studenti pisani Beniamino Bortoli, Marco Favilli, Federica Mei e Debora Tognarelli effettueranno un periodo di tirocinio nell'ospedale di Chiulo, nei mesi di ottobre e novembre.

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I quattro studenti con il rettore Paolo Mancarella e il professor Emanuele Cigna.


La struttura sanitaria, gestita dai medici di CUAMM, è situata nel profondo sud dell'Angola ed è il punto di riferimento di un’ampia regione, essendo l’unica unità sanitaria di 2° livello presente nella parte settentrionale della Provincia del Cunene, unico presidio dotato di sala operatoria in cui si possa eseguire il taglio cesareo.

Dal 2012 l’ospedale di Chiulo e il suo territorio di riferimento sono stati coinvolti nel programma del Cuamm “Prima le mamme e i bambini”, un’iniziativa che mira a garantire l’accesso gratuito al parto sicuro, alla cura del neonato e, in una successiva fase (2017-2021), alla generale tutela della salute della mamma e del neonato lungo i primi suoi 1000 giorni di vita, con un’attenzione particolare alla nutrizione della gravida e del bambino fino ai 2 anni.

Prima di partire gli studenti, accompagnati dal professor Emanuele Cigna, hanno fatto visita al rettore Paolo Mancarella e al prorettore alla Cooperazione e relazioni internazionali Francesco Marcelloni dai quali hanno ricevuto, a nome dell’intera istituzione universitaria, l’augurio di vivere una ricca esperienza in Africa, che possa formarli dal punto di vista umane e già qualificarli sul lato professionale, rappresentando al meglio l'Università di Pisa nel mondo.

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Gli studenti con il prorettore Francesco Marcelloni e il professor Emanuele Cigna.

A team of scientists from the Yale School of Medicine and the Department of Biology at the University of Pisa has identified a specific stem cell population, known as neuroepithelial stem cells, which have proved to be particularly effective in the repair in animal models of spinal cord injury.  The experiment demonstrated that these cells are able to integrate within the damaged tissue, extend processes by a few centimeters after the transplant and offer motor and functional recovery in the animals subjected to the treatment. Furthermore, as the laboratory tests show, recovery is proportionate to the extent of the injury: if, for example, the spinal cord damage is not higher than 25%, there is a significant improvement in the use of the lower limbs within two months.

“Thanks to this study, it has been demonstrated for the first time that the anatomical origin of stem cells is of vital importance to the success of transplants,” explains Marco Onorati, a researcher from the University of Pisa and one of the first authors of the study published in the “Nature Communications” journal.  

In fact, while similar in vitro, the neural stem cells which have the same origin as the recipient tissue (in this case the spinal cord) turned out to be much more efficient than those with a diverse origin (for example derived from the brain) at re-establishing connections with the damaged area and guaranteeing the formation of new neuronal circuits.

“Not all stem cells have the same potential,” concludes Marco Onorati, “and the knowledge we now have, thanks to this study on neuroepithelial stem cells and how they react in the case of spinal cord injury, could prove to be useful for future research.”

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Neuroepithelial stem cells (in green) transplanted into the animal model of spinal cord injury (in red)

Within the field of the study, Marco Onorati, a researcher from the Unit of Cell and Developmental Biology from the Department of Biology, directed the part dealing with the derivation and characterization of the human neuroepithelial stem cells and their differentiation into mature neurons in order to study their function in vitro. The study was coordinated by Professor Steve Strittmatter from the Yale School of Medicine. The other first co-authors of the research are Maria Teresa Dell’Anno (who is at present continuing her research on stem cells in the neurological field at the Fondazione Pisana per la Scienza) and Xingxing Wang.

 



 

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