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Comunicati stampa

Fulvio Gini 2022Fulvio Gini (in foto), docente di telecomunicazioni al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, ha ricevuto il prestigioso Warren White Award for Excellence in Radar Engineering per i suoi contributi alla elaborazione dei segnali radar e alla modellizzazione del disturbo nei sistemi radar. Il premio è conferito dalla Società Internazionale IEEE Aerospace and Electronic Systems Society (AESS) a ricercatori che hanno dato contributi decisivi all’avanzamento delle conoscenze scientifiche nell’ingegneria dei sistemi radar e delle loro applicazioni al telerilevamento.

In una carriera di oltre 25 anni, la ricerca di Fulvio Gini sui sistemi radar ha prodotto oltre 140 articoli su rivista, oltre 170 articoli a conferenze, 11 capitoli di libri e 2 brevetti italiani, la cui qualità è stata riconosciuta con quattro “best paper awards” e numerosi premi personali.

Ha svolto anche un' intensa attività didattica e di tutoraggio, contribuendo alla formazione della nuova generazione di scienziati e ingegneri dei radar, che ora lavorano in istituti prestigiosi come il NATO CMRE research center, German Aerospace Center (DLR), Centre Tecnólogic de Telecomunicacions de Catalunya (CTTC), Université Paris-Saclay, Scuola S. Anna, MIT Ocean Engineering Department, Leonardo Finmeccanica e all’Università di Pisa.

"E'un onore per me ricevere questo premio prestigioso, assegnato da una giuria internazionale di esperti nel settore, che hanno riconosciuto la qualità del nostro lavoro svolto nel campo dei sistemi radar nell'arco di questi ultimi 25 anni. Ovviamente devo condividere i meriti con i tanti colleghi con cui ho avuto il piacere di collaborare in questi anni, in particolare il prof. Lucio Verrazzani che per primo mi ha indirizzato a lavorare su queste tematiche, e poi la prof. Maria Sabrina Greco, con cui ho collaborato proficuamente sin dal mio primo giorno all'università. Inoltre devo ringraziare tutti gli studenti di dottorato con cui ho avuto il piacere di lavorare, che sono sempre stati fonte di stimolo e ispirazione."

Ogni terzo sabato del mese, l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa propone una visita guidata dedicata alle sue preziose collezioni vegetali, un patrimonio botanico unico che muta nel corso delle stagioni. Il prossimo appuntamento, dal titolo “Il risveglio della primavera”, è previsto sabato 19 marzo alle ore 15 con prenotazione obbligatoria da effettuare entro le ore 11 di venerdì 18 marzo scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

"Gran parte del pubblico visita in autonomia la nostra struttura, ma il livello di fruizione derivante da una visita autonoma non è paragonabile all'esperienza che può essere garantita da una visita guidata dai nostri comunicatori botanici – dichiara il professor Lorenzo Peruzzi, direttore dell'Orto e Museo Botanico – Proprio per questo motivo abbiamo pensato di lanciare dallo scorso febbraio i “sabati botanici". Al terzo sabato di ogni mese offriremo, a un numero limitato di persone, la possibilità effettuare una visita guidata con tematica calibrata su quanto di meglio può offrire l'Orto e Museo Botanico in quel momento. Il sabato botanico di marzo, ad esempio, sarà dedicato al risveglio primaverile di molte delle piante nelle nostre collezioni".

Il costo della visita, che partirà con un minimo di 6 partecipanti paganti, è 8 euro a persona (gratuito sotto i 6 anni). Per accedere all’Orto e Museo Botanico i visitatori dovranno esibire la certificazione verde rafforzata COVID-19 (Super Green Pass) e il documento di identità. Ulteriori informazioni su https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/.

Nell’ambito della Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e delle attività della Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia (CEPEJ), nei giorni 17 e 18 marzo si svolgerà presso l’Università di Pisa un importante incontro che coinvolgerà il Working Group on Quality of Justice (CEPEJ-GT-QUAL) e il Working Group on Cyberjustice and Artificial Intelligence (CEPEJ-GT-CYBERJUST). Uno degli argomenti più importanti affrontati dalla conferenza riguarderà la proposta di creare il Resource Center on Artificial intelligence and Cyberjustice, un database centrale, comune a tutti i paesi del Consiglio d’Europa, in grado di raccogliere e mettere a disposizione materiale, documenti, software e strumenti volti a favorire la condivisione di informazioni per portare avanti la trasformazione digitale e l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale all’ambito giuridico. L’incontro fornirà anche l’occasione di verificare l’attuale stato di avanzamento del lavoro della CEPEJ in questi ambiti così importanti per il sistema giudiziario europeo.

L’evento sarà presentato dal Presidente della CEPEJ Ramin Garagurbanli (Azerbaijan), dal dottor Raffaele Piccirillo, Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, e dal Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella.

Nel corso del primo incontro, il 17 marzo l’ingegner Vincenzo De Lisi, direttore generale del DGSIA presso il Ministero della Giustizia e il professor Paolo Ferragina, prorettore per l’Informatica dell’Università di Pisa, presenteranno lo stato dell’arte e le possibilità di cooperazione che potranno essere sviluppate in futuro nell’ambito della CEPEJ.
Il 18 marzo invece, i due gruppi svolgeranno incontri separati per discutere sullo status di implementazione della European Ethical Charter della CEPEJ in merito all’uso dell’Intelligenza Artificiale nel sistema giustizia. Si occuperanno inoltre della creazione dell’European Cyberjustice network e di altri argomenti, tra cui l’accessibilità alla giustizia per i gruppi vulnerabili.

“Per il nostro Ateneo è una grande opportunità, oltre che un onore, poter ospitare questo evento del Consiglio d'Europa che ci pone al centro di un dibattito di stringente attualità, come quello dell'applicazione delle nuove tecnologie in ambito giudiziario - ha commentato il Rettore Paolo Mancarella - L'Università di Pisa, forte di una lunghissima tradizione che oggi la vede all'avanguardia in Italia sia per quanto riguarda la Data Science che gli studi sull'Intelligenza Artificiale, credo possa dare un prezioso contributo in questa trasformazione, proseguendo un percorso virtuoso che ci ha visti coinvolti proprio su questi temi nella Formazione decentrata della Scuola Superiore della Magistratura, grazie alla sinergia con il Tribunale di Pisa, avviata con un Protocollo di intesa fin dall’autunno 2020 e fortemente voluta dalla Presidente dott.ssa Maria Giuliana Civinini che ringrazio sentitamente”.

“La CEPEJ fin dalla sua creazione risalente al 2002 ha contribuito in modo fondamentale al miglioramento della qualità della giustizia secondo standard europei condivisi, fondati sui principi dello stato di diritto e della protezione dei diritti umani - dichiara la Presidente del Tribunale, Maria Giuliana Civinini – È peraltro di grande importanza l’impegno della CEPEJ nel settore delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale e questo evento si colloca in questa linea d’impegno volta ad unire tecnologia e diritto. Siamo inoltre molto grati per il supporto a questo progetto dato dall’Università di Pisa, istituzione con cui vi è una proficua collaborazione e dalla cui partnership siamo orgogliosi nascano occasioni di incontro come questa”.

Si chiama RECOVER (Development of innovative biotic symbiosis for plastic biodegradation and synthesis to solve their end of life challenges in the agriculture and food industries), ed è un progetto finanziato dall’Unione Europea che punta a studiare la biodegradazione della plastica usata nel packaging industriale e nelle attività agricole sfruttando l’attività di insetti, lombrichi e funghi. Lo scopo è quello di progettare sistemi innovativi di compostaggio dove le plastiche differenziate in modo errato possano venire letteralmente “mangiate” da questi organismi.

Il consorzio include partners da Italia, Germania, Spagna, Belgio, Gran Bretagna e Portogallo. Tra i partners italiani anche il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa (DICI), dove il gruppo di ricerca in Ingegneria Chimica si occupa di verificare la biodegradazione dei diversi materiali post trattamento, e di sviluppare la logistica e la progettazione degli impianti di compostaggio del futuro.

“Nel settore agroalimentare - commenta Patrizia Cinelli, docente di Fondamenti Chimici delle Tecnologie al DICI - si ricicla solo circa il 30% della plastica impiegata nel packaging o in agricoltura. La maggior parte finisce dispersa nell’ambiente o nei termovalorizzatori. In questo scenario, l’analisi dei tempi e dei modi di biodegradazione della plastica dispersa nell’ambiente assume una grande rilevanza: dobbiamo capire in quanto tempo si biodegrada, e se facendolo ha un impatto sull’inquinamento del suolo. Il riciclo è difficile, perché richiede che le varie plastiche siano separate, e spesso quelle usate per gli imballaggi del cibo ne contengono residui.

Parte del lavoro di RECOVER consiste nell’individuare le plastiche più adatte ad essere biodegradate, definendo metodi adatti a raccoglierle e pretrattarle, per poterle poi “dare in pasto” a enzimi e microorganismi”.
Gli insetti e i microorganismi sono stati selezionati studiandone le caratteristiche in natura e potenziandoli poi con enzimi che li rendono maggiormente in grado di assorbire le quantità di plastica necessaria. Tra gli organismi selezionati l' Eisenia foetida (verme rosso californiano) il Lumbricus Terrestris (lombrico comune) e Tenebrio molitor (tarma della farina) e Galleria mellonella (tarma della cera).

“In una ulteriore fase di sviluppo del progetto - prosegue Patrizia Cinelli - dallo scheletro degli insetti verrà estratta la chitina, da cui si produce anche il chitosano, con note proprietà anti-microbiche valorizzabili in prodotti per imballaggio attivo, agricolo, e cura della persona, mentre dai residui organici degli insetti e dei lombrichi si potrà produrre biofertilizzante.

”La sfida - conclude- è quindi quella di progettare processi di compostaggio condotti da enzimi e microorganismi in grado di trattare in modo adeguato le frazioni di plastica e microplastica che arrivano al compostaggio insieme al rifiuto organico derivanti principalmente dalla produzione e commercializzazione degli alimenti, e dalle pratiche agricole.
La messa a punto di una catena di smaltimento virtuosa non toglie che del lavoro debba essere fatto per ridurre al minimo l’impiego di plastica nel packaging e gli sprechi alimentari, ma almeno avremo a nostra disposizione uno strumento in più per limitare gli immensi danni all’ambiente che ora provoca la dispersione della plastica nel suolo e nel mare”.

 

Nell’ambito della Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e delle attività della Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia (CEPEJ), nei giorni 17 e 18 marzo si svolgerà presso l’Università di Pisa un importante incontro che coinvolgerà il Working Group on Quality of Justice (CEPEJ-GT-QUAL) e il Working Group on Cyberjustice and Artificial Intelligence (CEPEJ-GT-CYBERJUST). Uno degli argomenti più importanti affrontati dalla conferenza riguarderà la proposta di creare il Resource Center on Artificial intelligence and Cyberjustice, un database centrale, comune a tutti i paesi del Consiglio d’Europa, in grado di raccogliere e mettere a disposizione materiale, documenti, software e strumenti volti a favorire la condivisione di informazioni per portare avanti la trasformazione digitale e l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale all’ambito giuridico. L’incontro fornirà anche l’occasione di verificare l’attuale stato di avanzamento del lavoro della CEPEJ in questi ambiti così importanti per il sistema giudiziario europeo.

L’evento, che è in risalto anche sul sito del Consiglio d'Europa, sarà presentato dal Presidente della CEPEJ Ramin Garagurbanli (Azerbaijan), dal dottor Raffaele Piccirillo, Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, e dal Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella.

Nel corso del primo incontro, il 17 marzo l’ingegner Vincenzo De Lisi, direttore generale del DGSIA presso il Ministero della Giustizia e il professor Paolo Ferragina, prorettore per l’Informatica dell’Università di Pisa, presenteranno lo stato dell’arte e le possibilità di cooperazione che potranno essere sviluppate in futuro nell’ambito della CEPEJ.
Il 18 marzo invece, i due gruppi svolgeranno incontri separati per discutere sullo status di implementazione della European Ethical Charter della CEPEJ in merito all’uso dell’Intelligenza Artificiale nel sistema giustizia. Si occuperanno inoltre della creazione dell’European Cyberjustice network e di altri argomenti, tra cui l’accessibilità alla giustizia per i gruppi vulnerabili.

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“Per il nostro Ateneo è una grande opportunità, oltre che un onore, poter ospitare questo evento del Consiglio d'Europa che ci pone al centro di un dibattito di stringente attualità, come quello dell'applicazione delle nuove tecnologie in ambito giudiziario - ha commentato il Rettore Paolo Mancarella - L'Università di Pisa, forte di una lunghissima tradizione che oggi la vede all'avanguardia in Italia sia per quanto riguarda la Data Science che gli studi sull'Intelligenza Artificiale, credo possa dare un prezioso contributo in questa trasformazione, proseguendo un percorso virtuoso che ci ha visti coinvolti proprio su questi temi nella Formazione decentrata della Scuola Superiore della Magistratura, grazie alla sinergia con il Tribunale di Pisa, avviata con un Protocollo di intesa fin dall’autunno 2020 e fortemente voluta dalla Presidente dott.ssa Maria Giuliana Civinini che ringrazio sentitamente”.

“La CEPEJ fin dalla sua creazione risalente al 2002 ha contribuito in modo fondamentale al miglioramento della qualità della giustizia secondo standard europei condivisi, fondati sui principi dello stato di diritto e della protezione dei diritti umani - dichiara la Presidente del Tribunale, Maria Giuliana Civinini – È peraltro di grande importanza l’impegno della CEPEJ nel settore delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale e questo evento si colloca in questa linea d’impegno volta ad unire tecnologia e diritto. Siamo inoltre molto grati per il supporto a questo progetto dato dall’Università di Pisa, istituzione con cui vi è una proficua collaborazione e dalla cui partnership siamo orgogliosi nascano occasioni di incontro come questa”.

Lunedì, 14 Marzo 2022 13:27

Per studenti

Si chiama RECOVER (Development of innovative biotic symbiosis for plastic biodegradation and synthesis to solve their end of life challenges in the agriculture and food industries), ed è un progetto finanziato dall’Unione Europea che punta a studiare la biodegradazione della plastica usata nel packaging industriale e nelle attività agricole sfruttando l’attività di insetti, lombrichi e funghi. Lo scopo è quello di progettare sistemi innovativi di compostaggio dove le plastiche differenziate in modo errato possano venire letteralmente “mangiate” da questi organismi.

 

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Il consorzio include partners da Italia, Germania, Spagna, Belgio, Gran Bretagna e Portogallo. Tra i partners italiani anche il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa (DICI), dove il gruppo di ricerca in Ingegneria Chimica si occupa di verificare la biodegradazione dei diversi materiali post trattamento, e di sviluppare la logistica e la progettazione degli impianti di compostaggio del futuro.

“Nel settore agroalimentare - commenta Patrizia Cinelli, docente di Fondamenti Chimici delle Tecnologie al DICI - si ricicla solo circa il 30% della plastica impiegata nel packaging o in agricoltura. La maggior parte finisce dispersa nell’ambiente o nei termovalorizzatori. In questo scenario, l’analisi dei tempi e dei modi di biodegradazione della plastica dispersa nell’ambiente assume una grande rilevanza: dobbiamo capire in quanto tempo si biodegrada, e se facendolo ha un impatto sull’inquinamento del suolo. Il riciclo è difficile, perché richiede che le varie plastiche siano separate, e spesso quelle usate per gli imballaggi del cibo ne contengono residui.

 


Parte del lavoro di RECOVER consiste nell’individuare le plastiche più adatte ad essere biodegradate, definendo metodi adatti a raccoglierle e pretrattarle, per poterle poi “dare in pasto” a enzimi e microorganismi”.
Gli insetti e i microorganismi sono stati selezionati studiandone le caratteristiche in natura e potenziandoli poi con enzimi che li rendono maggiormente in grado di assorbire le quantità di plastica necessaria. Tra gli organismi selezionati l' Eisenia foetida (verme rosso californiano) il Lumbricus Terrestris (lombrico comune) e Tenebrio molitor (tarma della farina) e Galleria mellonella (tarma della cera).

“In una ulteriore fase di sviluppo del progetto - prosegue Patrizia Cinelli - dallo scheletro degli insetti verrà estratta la chitina, da cui si produce anche il chitosano, con note proprietà anti-microbiche valorizzabili in prodotti per imballaggio attivo, agricolo, e cura della persona, mentre dai residui organici degli insetti e dei lombrichi si potrà produrre biofertilizzante.

”La sfida - conclude- è quindi quella di progettare processi di compostaggio condotti da enzimi e microorganismi in grado di trattare in modo adeguato le frazioni di plastica e microplastica che arrivano al compostaggio insieme al rifiuto organico derivanti principalmente dalla produzione e commercializzazione degli alimenti, e dalle pratiche agricole.
La messa a punto di una catena di smaltimento virtuosa non toglie che del lavoro debba essere fatto per ridurre al minimo l’impiego di plastica nel packaging e gli sprechi alimentari, ma almeno avremo a nostra disposizione uno strumento in più per limitare gli immensi danni all’ambiente che ora provoca la dispersione della plastica nel suolo e nel mare”.

 

Aria sterilizzata per scuole, ospedali e edifici pubblici così da abbattere il rischio di trasmissione del virus SARS-Cov-2: grazie al progetto AirSterizUv è stato realizzato un prototipo per sterilizzare l’aria degli impianti di condizionamento mediante raggi ultravioletti e ozono prodotti a microonde. La prima fase del progetto appena giunta a conclusione è stato finanziata Ministero dell'Università e della Ricerca e condotta dall’Università di Pisa e dal CNR di Pisa.

“Lo sviluppo di una tecnologia di sterilizzazione di sistemi di condizionamento d'aria degli edifici è un punto strategico per affrontare nuove fasi della pandemia o altre minacce future per la salute”, spiega la professoressa Celia Duce dell’Ateneo pisano.

AirSterizUV.png

AirSterizUv propone di utilizzare una tecnologia innovativa per produrre radiazioni UVC (253 nm), basate su lampade senza elettrodi (EDL) eccitate da radiazione a microonde (MW), con lo scopo di sterilizzare le condotte degli impianti di condizionamento degli edifici aperti al pubblico. Il cuore di AirSterizUv è la tecnologia a microonde che sfrutta antenne coassiali a immersione, una tecnologia su cui si basano molti brevetti di lampade EDL del CNR-INO.
“L'assenza di elettrodi nel bulbo garantisce una lunga aspettativa di vita per la lampada in quanto non viene prodotto annerimento delle pareti a causa dello sputtering del metallo degli elettrodi” spiega Carlo Ferrari ricercatore del CNR-INO di Pisa e co-autore dei brevetti.

Le lampade senza elettrodi alimentate da radiazioni a MW sono caratterizzate da un’elevata potenza irradiata e producono una linea di emissione a 253 nm e una linea meno intensa a 185 nm. L'emissione più energetica (VUV) produce molecole di ozono dall'aria. UV e ozono agiscono come agenti sterilizzanti. Un filtro opportuno è infine inserito per abbattere la quantità di ozono in uscita.

Insieme a Carlo Ferrari e Celia Duce fanno parte del team di ricerca Maria Rosaria Tinè del Thermolab del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Ateneo pisano; Alessandro Lucchesini, Andrea Fioretti, Carlo Gabbanini, Jose Gonzalez Rivera e Alessandro Barbini dell’istituto nazionale di ottica (INO-CNR) e Emilia Bramanti, Beatrice Campanella e Massimo Onor dell’istituto dei composti organometallici (ICCOM-CNR).

 

 

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