Agenda UNIPI il 23 e 24 maggio
Tre gli appuntamenti: martedì 23 il concerto dell’Orchestra UNIPI “Le Note Degli Oscar 2: Live in Cavalieri”; mercoledì 24 incontro su Liana Millu, giornalista pisana testimone della Shoah, e sempre mercoledì al Teatro Verdi si parlerà del Magnificat e dello Stabat Mater di Schubert di prossima esecuzione da parte del Coro UNIPI
Le Note Degli Oscar 2: Live in Cavalieri
Martedì 23 maggio dalle 21 in Piazza dei Cavalieri a Pisa, l’Orchestra dell’Università di Pisa diretta dal maestro Manfred Giampietro eseguirà il concerto “Le Note degli Oscar 2: Live in Cavalieri”. Dopo il successo delle “Le Note degli Oscar” nel maggio 2016 l’orchestra ripropone un concerto incentrato sulle colonne sonore dei film. L'evento sarà accompagnato da proiezioni video preparate da Ivan Carbone, studente di Chimica. L'ingresso è libero e saranno disponibili circa 900 posti a sedere. L'Orchestra invita il pubblico a taggare foto e video del concerto con l'hashtag ufficiale #orchestraunipi6 e #lenotedeglioscar. I contributi migliori verranno condivisi sui social dell’Orchestra. L'Orchestra dell'Ateneo, nata a Novembre 2010 fa parte, insieme al Coro, del Centro per la diffusione della cultura e della pratica musicale dell’Università di Pisa, coordinato da Maria Antonella Galanti.
Incontro su Liana Millu, giornalista pisana testimone della Shoah
La riscoperta di una scrittrice e giornalista pisana testimone della Shoah: la figura di Liana Millu sarà al centro di un incontro che si svolge mercoledì 24 maggio alle 17 alla Libreria Ghibellina a Pisa (Borgo Stretto 37) per presentare il volume "Da Primo Levi alla generazione dei «salvati». Incursioni critiche nella letteratura italiana della Shoah dal dopoguerra ai giorni nostri" (Giuntina, Firenze,2017). L'evento è organizzato dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici “Michele Luzzati” dell’Università di Pisa e dalla Libreria Ghibellina, col patrocinio del Comune di Pisa. Intervengono Fabrizio Franceschini, dell’Ateneo pisano, Martina Mengoni della Scuola Normale Superiore Sibilla Destefani, curatrice del volume, Nunzio La Fauci dell’Università di Zurigo e Marta Baiardi, Università di Basilea.
Incontro su Magnificat e Stabat Mater di Schubert
Mercoledì 24 maggio alle ore 17, presso il Foyer del Teatro Verdi di Pisa (Via Palestro, 40) si terrà un incontro pubblico per presentare i due brani di musica sacra di Franz Schubert, il Magnificat D 486 e lo Stabat Mater D383, che verranno eseguiti dal Coro dell’Università a Pisa il 7 giugno e a Lucca l’11 giugno.
L’evento è organizzato dal Centro di Ateneo per la diffusione della cultura e della pratica musicale, coordinato da Maria Antonella Galanti, e dall’Associazione culturale italo-tedesca (ACIT) di Pisa, fondata nel 1983 su iniziativa di Enrico De Angelis che attualmente ne è il presidente. Proprio a Enrico De Angelis è affidata la prima relazione dedicata Friedrich Gottlieb Klopstock tuttora considerato come il fondatore della poesia moderna tedesca e autore del testo dello Stabat Mater. Alessandro Cecchi tratterà, invece, l’aspetto musicale anche in relazione alla vasta e in larga parte poco nota produzione di musica sacra di Franz Schubert.
Amico Museo 2017”, alla scoperta dei tesori dell’Università di Pisa
Concerto dei Surealistas
Il 27 maggio alle 22.30, in piazza Santa Caterina, si tiene il conerto di musica dal vivo de "Surealistas", in occasione del festival "Solidarista", il festival dei diritti e della solidarietà.
L'evento è organizzato dall'associazione BEAT con i contributi per le attività studentesche autogestite dell'Università di Pisa.
Gita CAI alla grotta del Monticello - 28/5
Il 28 maggio il Gruppo Speleologico CAI Pisa (GSPi) organizza una gita alla grotta del Monticello, riservata a studenti universitari.
La grotta del Monticello racchiude al suo interno delle concrezioni calcaree che per quantità e varietà (stalattiti e stalagmiti, piccole e grandi colonne, stalattiti a ventaglio, eccentriche, colate su pareti, canne d’organo, etc.), a dispetto della sua ridotta estensione, la mettono al primo posto per bellezza fra le grotte dei Monti Pisani, e la fanno competere con altre grotte famose e turistiche.
Non è necessario avere esperienze pregresse specifiche: l’attività è concepita per dare la possibilità a chi non è speleologo di affacciarsi a questa disciplina e alle sue meraviglie.
La gita rientra nell’ambito della convenzione firmata da Università di Pisa e CAI Pisa.
Vai alla pagina per le iscrizioni
[foto di Marco Rosati]
GSK presenta il programma Future Leaders 30/5
Leggi la notizia sul sito Job Placement
http://jobplacement.unipi.it/index.php?page=default&id=471&lang=it
Workshop sul Servizio Volontario Europeo - 30/5
Il 30 maggio alle 16, sala studio Residenza Universitaria Don Bosco, si tiene un workshop sul Servizio Volontario Europeo.
Il workshop fa parte del ciclo "Opportunità in Europa: Istruzioni per l'uso", organizzato dal Centro Europe Direct di Pisa e dal DSU Toscana, per informare gli studenti universitari, i laureandi e i neo laureati sull'opportunità di studio, alta formazione, tirocini, volontariato e lavoro promosse dall'Unione Europea.
Follow your Passion”: al Polo Fibonacci l’U-PHOS team racconta la sua “esperienza spaziale
Cosa hanno in comune un gruppo di giovani studenti dell’Università di Pisa, recentemente protagonisti di un esperimento scientifico nella base spaziale di Kiruna in Svezia, e Kristian Ghedina, il discesista italiano più premiato nella storia della Coppa del Mondo di sci alpino? La risposta è la “passione”, quella che sarà raccontata il prossimo giovedì 25 maggio, a partire dalle ore 10, nell’Aula Fratelli Pontecorvo del Polo Fibonacci, nel corso dell’evento intitolato “Follow your Passion” in cui i protagonisti saranno proprio i ragazzi dell’U-PHOS team e lo sciatore Ghedina. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’azienda Dainese, leader nella protezione e sicurezza nel mondo degli sport dinamici e main sponsor di U-PHOS.
L’incontro nasce per divulgare i risultati dell’esperimento svedese: il filo conduttore sarà la “passione” con cui vengono affrontate le sfide più imponenti e raggiunti traguardi ritenuti impossibili. Nell’occasione interverranno il rettore Paolo Mancarella, Marcello Bencini di Dainese e Kristian Ghedina, che racconterà la sua esperienza di campione sportivo.
Per la seconda volta consecutiva, un gruppo di studenti dell’Università di Pisa ha partecipato al programma REXUS/BEXUS montando il proprio esperimento sul razzo sonda che è volato lo scorso 16 marzo dalla base Spaziale Esrange di Kiruna, al nord della Svezia. Gli studenti del team U-PHOS hanno lavorato intensamente per due anni e, al momento del lancio, hanno ottenuto un risultato “100% successful”. L’esperimento voleva dimostrare il funzionamento in condizioni di milligravità di una PHP (Pulsating Heat Pipe), un tubo di diametro millimetrico ripiegato con, all’interno, un fluido bifase. Questo dispositivo di scambio termico, caratterizzato da una grande semplicità produttiva e quindi un basso costo che determina poi un coefficiente prestazioni-costo molto alto, si è dimostrato funzionante anche se il team sta ancora analizzando i dati ottenuti.
Il team U-PHOS dell’Università di Pisa è l’unico italiano a essere stato selezionato nella categoria “Rocket” dall’ESA, ramo Educational e ad aver partecipato alla Campagna di lancio a marzo 2017. Inoltre, dalle statistiche del programma REXUS/BEXUS, i gruppi studenteschi italiani che nella storia hanno lanciato un esperimento sul razzo sonda sono stati cinque, due dei quali sviluppati all’Università di Pisa (PHOS e U-PHOS), segno di un forte interesse dell’Ateneo a partecipare a progetti di ricerca scientifica spaziale.
I componenti del team pisano, supportato dal dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (DESTEC), dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DII) e dal Dipartimento di Ingegneria civile e industriale (DICI), sono 19: Pietro Nannipieri, Giulia Becatti, Alessandro Viglione, Eugenio Ferrato, Andrea Catarsi, Paolo Di Giorgio, Lorenzo Quadrelli, Lorenzo Barsocchi, Pietro Guardati, Federico Nesti, Francesco Zanaboni, Martina Anichini, Stefano Piacquadio, Gabriele Meoni, Paolo Fattibene, Edoardo Pratelli, Luca Buoni, Edoardo Mancini, Federico Celi. I professori a supporto del progetto sono Sauro Filippeschi, Luca Fanucci, Federico Baronti, Paolo Di Marco, Salvo Marcuccio, Carlo Bartoli.
I tre studenti vincitori del concorso fotografico su “Piante e animali”
Serena Molla, Luca Gorreri e Linda Rossi sono i tre studenti dell’Università di Pisa vincitori del contest fotografico indetto dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali. Il concorso, riservato agli studenti di agraria, quest’anno era dedicato al tema “Piante e animali”. La cerimonia di premiazione si è svolta venerdì 19 maggio al dipartimento di Scienze Agrarie in occasione della “Giornata Internazionale del Fascino delle Piante” celebrata con un convegno in cui si è parlato dei complessi rapporti fra mondo vegetale e animale nel corso di milioni di anni di coevoluzione. A premiare i tre studenti è stato il maestro di fotografia naturalistica Carlo Delli, presidente della giuria del concorso. Serena, Luca e Linda, che si sono classificati rispettivamente prima, secondo e terza, si sono aggiudicati una fornitura di libri, abbonamenti a periodici tecnico-scientifici e materiale tecnico.
I tre studenti vincitori del concorso fotografico su 'Piante e animali'
Serena Molla, Luca Gorreri e Linda Rossi sono i tre studenti dell’Università di Pisa vincitori del contest fotografico indetto dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali.
Il concorso, riservato agli studenti di agraria, quest’anno era dedicato al tema “Piante e animali”. La cerimonia di premiazione si è svolta venerdì 19 maggio al dipartimento di Scienze Agrarie in occasione della “Giornata Internazionale del Fascino delle Piante” celebrata con un convegno in cui si è parlato dei complessi rapporti fra mondo vegetale e animale nel corso di milioni di anni di coevoluzione.
A premiare i tre studenti è stato il maestro di fotografia naturalistica Carlo Delli, presidente della giuria del concorso. Serena, Luca e Linda, che si sono classificati rispettivamente prima, secondo e terza, si sono aggiudicati una fornitura di libri, abbonamenti a periodici tecnico-scientifici e materiale tecnico.
"Looking forward from a Knautia" di Serena Molla, primo premio
"Connubio prezioso" di Luca Gorreri, secondo premio
"Madama Butterfly" di Linda Rossi, terzo premio
Nuove evidenze su Homo naledi, la specie di ominine scoperta in Sudafrica
Ci sono novità su Homo naledi, il nostro antenato ominine i cui resti fossili sono tornati alla luce in Sudafrica nel settembre 2013. Il 9 maggio sono usciti altri due articoli sulla rivista eLife dove vengono fornite nuove evidenze su questa specie di ominine (Dirks et al., “The age of Homo naledi and associated sediments in the Rising Star Cave, South Africa”, eLife 6:e2423; Hawks et al., “New fossil remains of Homo naledi from the Lesedi Chamber, South Africa”, eLife 6:e24232).
Abbiamo chiesto al professor Damiano Marchi, antropologo dell’Università di Pisa e unico ricercatore italiano del team che si è occupato dello studio dei resti della Camera di Dinaledi e che ha pubblicato recentemente sulla rivista Journal of Human Evolution (“The thigh and leg of Homo naledi”, marzo 2017) la descrizione del materiale fossile relativo all’arto inferiore, di spiegarci l’importanza delle nuove evidenze.
Damiano Marchi
“I due articoli recentemente pubblicati rivestono una grande importanza per capire Homo naledi in particolare, ma anche per capire meglio le dinamiche evolutive del genere Homo. La data di 236.000-335.000 anni fa proposta dal primo articolo e ottenuta tramite diversi metodi di datazione è molto più recente di quello che credevamo in base all’anatomia della specie, che è abbastanza primitiva. Questo ci dice che in un periodo che grossomodo corrisponde all’apparizione dei primi antenati della nostra specie, in Sudafrica esisteva una specie di Homo molto primitiva e che si arrampicava sugli alberi. Questo ci obbliga a rivedere le nostre idee riguardo alle dinamiche evolutive che hanno portato all’evoluzione del genere Homo. Pensavamo che l’aumento del cranio e della massa corporea avessero guidato la sua evoluzione, in associazione all’abbandono degli alberi. Ma evidentemente la cosa è molto più complessa di quello che pensavamo.
Nell’altro articolo, si rende nota la scoperta di una seconda camera nel sistema di grotte Rising Star, denominata Camera di Lesedi, che contiene un minimo di tre individui di cui uno scheletro semicompleto articolato con un cranio quasi completo. Questo è molto importante perché ci dice che il primo ritrovamento non è un evento unico e fortuito ma che Homo naledi portava i propri morti sistematicamente in quelle grotte. Inoltre, ci ha fornito una prova diretta della validità delle ricostruzioni precedenti effettuate su elementi provenienti da individui diversi”.
Scheletro parziale articolato dalla Camera di Lesedi, Credits: John Hawks
Nel 2015 la notizia della scoperta di Homo naledi fece il giro del mondo e finì sulle prime pagine dei più importanti quotidiani italiani. La ricerca fece scalpore per il numero di fossili trovati (almeno 15 individui) e per le sue caratteristiche morfologiche, sia primitive come il piccolo cranio e gli adattamenti per arrampicarsi, sia evolute come l’arto inferiore snello e il piede molto simile al nostro. Fece scalpore anche la spiegazione che il team propose per l’accumulo di così tanti fossili: Homo naledi avrebbe deposto intenzionalmente i propri morti in quella Camera nelle profondità della terra. Questa affermazione creò molte controversie nel campo accademico a causa del piccolo cranio che indicherebbe capacità cognitive molto inferiori a Homo sapiens, l’unica specie accertata che sistematicamente seppelliva i propri morti. Un’altra fonte di controversie sulla scoperta era la mancanza di una data per i fossili. La scoperrta di una nuova Camera fornisce supporto all’ipotesi di sepoltura intenzionale dei morti da parte di Homo naledi mentre un’età così recente per i fossili stimolerò la comunità paleoantropologica a rivedere le teorie riguardo all’origine del genere Homo.