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Non tutte le balene sono grandi come ce le immaginiamo: nelle acque fredde e temperate dell’emisfero australe vive la Caperea (Caperea marginata), una misteriosa balena che non supera i 6 metri e mezzo di lunghezza e che per questo motivo viene anche chiamata Balena pigmea. Poco si sa di questo cetaceo, noto prevalentemente per gli avvistamenti al largo di Sud America, Africa meridionale, Nuova Zelanda e Australia. I suoi legami di parentela con gli altri cetacei sono ancora poco chiari e rimane ancora un mistero come mai questa piccola balena sia confinata negli oceani meridionali. Anche i fossili, fino ad oggi, sono stati di aiuto limitato dato che i soli tre reperti al mondo di cetacei imparentati con la Balena pigmea sembravano confermare che, anche in passato, i suoi antenati vivessero esclusivamente negli oceani dell'emisfero australe.
In questo scenario, è con grande stupore che due gruppi di ricerca geograficamente agli antipodi hanno ritrovato, più o meno contemporaneamente, nuovi resti fossili di Caperea: da un capo del mondo in Sicilia e dall'altro in Giappone. Il fossile siciliano è una bulla timpanica (un osso dell'orecchio con caratteristiche inconfondibili) scoperta nei pressi di Siracusa e oggi conservata nel Museo di Storia Naturale di Comiso. Il reperto giapponese è un cranio frammentario rinvenuto presso Okinawa. Il dato straordinario è che entrambi i fossili sono stati trovati a nord dell'equatore, fuori dall'area di distribuzione di questa balena. Tutto questo ha convinto i ricercatori a mettere insieme le forze e pubblicare la scoperta sulla prestigiosa rivista internazionale Current Biology. Di questo team internazionale fanno parte anche paleontologi italiani dell'Università di Pisa, dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Museo di Storia Naturale di Comiso.
“Questi fossili provengono da un periodo piuttosto recente della storia della Terra: il Pleistocene, la cosiddetta 'era glaciale', caratterizzata da fasi di forte raffreddamento globale alternate a fasi di clima mite” - spiega Giovanni Bianucci, professore di paleontologia presso il dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa - In particolare, l'età del fossile siciliano è stata vincolata intorno a 1,8 milioni di anni fa, un momento cruciale della storia geologica del Mediterraneo che coincide con l'ingresso in questo bacino semichiuso di alcune specie di invertebrati nord-atlantici, testimoni di una fase di forte raffreddamento”.
Ma cosa può aver spinto una balena così caratteristica dell'emisfero sud ad oltrepassare l'equatore e ad occupare nuovi habitat nell'emisfero nord? “Oggi molti cetacei mostrano una distribuzione antitropicale: cioè sono diffusi nelle acque temperate di entrambi gli emisferi, a volte come 'specie sorelle', ma non nelle acque calde tropicali ed equatoriali – spiega Alberto Collareta, dottorando in paleontologia presso il dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa – per questi mammiferi marini l'equatore rappresenta una vera e propria barriera termica, invisibile ma invalicabile. Durante le fasi più fredde del Pleistocene, però, tale barriera termica sarebbe temporaneamente venuta meno permettendo un rimescolamento tra le faune marine dei due emisferi, come suggerito dal ritrovamento di fossili di Caperea in Sicilia e Giappone. Al termine di ogni fase glaciale, la barriera equatoriale si sarebbe ripristinata separando il destino delle popolazioni dei due emisferi”. Queste condizioni di isolamento biogeografico hanno permesso l'origine di nuove specie ma anche, drammaticamente, l'estinzione delle popolazioni più piccole rimaste isolate in un ambiente divenuto improvvisamente più caldo. Una lezione di cui tenere conto, soprattutto in tempi in cui le attività umane contribuiscono ad un rapido mutamento climatico a scala globale.

Non tutte le balene sono grandi come ce le immaginiamo: nelle acque fredde e temperate dell’emisfero australe vive la Caperea (Caperea marginata), una misteriosa balena che non supera i 6 metri e mezzo di lunghezza e che per questo motivo viene anche chiamata Balena pigmea. Poco si sa di questo cetaceo, noto prevalentemente per gli avvistamenti al largo di Sud America, Africa meridionale, Nuova Zelanda e Australia. I suoi legami di parentela con gli altri cetacei sono ancora poco chiari e rimane ancora un mistero come mai questa piccola balena sia confinata negli oceani meridionali. Anche i fossili, fino ad oggi, sono stati di aiuto limitato dato che i soli tre reperti al mondo di cetacei imparentati con la Balena pigmea sembravano confermare che, anche in passato, i suoi antenati vivessero esclusivamente negli oceani dell'emisfero australe.

Figura2_balena.jpgConfronto tra la Balenottera azzurra e la piccola Caperea disegnati alla stessa scala. (illustrazione di Carl Buel).

In questo scenario, è con grande stupore che due gruppi di ricerca geograficamente agli antipodi hanno ritrovato, più o meno contemporaneamente, nuovi resti fossili di Caperea: da un capo del mondo in Sicilia e dall'altro in Giappone. Il fossile siciliano è una bulla timpanica (un osso dell'orecchio con caratteristiche inconfondibili) scoperta nei pressi di Siracusa e oggi conservata nel Museo di Storia Naturale di Comiso. Il reperto giapponese è un cranio frammentario rinvenuto presso Okinawa. Il dato straordinario è che entrambi i fossili sono stati trovati a nord dell'equatore, fuori dall'area di distribuzione di questa balena. Tutto questo ha convinto i ricercatori a mettere insieme le forze e pubblicare la scoperta sulla prestigiosa rivista internazionale Current Biology. Di questo team internazionale fanno parte anche paleontologi italiani dell'Università di Pisa, dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Museo di Storia Naturale di Comiso.

“Questi fossili provengono da un periodo piuttosto recente della storia della Terra: il Pleistocene, la cosiddetta 'era glaciale', caratterizzata da fasi di forte raffreddamento globale alternate a fasi di clima mite” - spiega Giovanni Bianucci, professore di paleontologia presso il dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa - In particolare, l'età del fossile siciliano è stata vincolata intorno a 1,8 milioni di anni fa, un momento cruciale della storia geologica del Mediterraneo che coincide con l'ingresso in questo bacino semichiuso di alcune specie di invertebrati nord-atlantici, testimoni di una fase di forte raffreddamento”.

Figura1_mappa_balena.jpg
Distribuzione geografica della Caperea attuale (area in blu) e dei resti fossili affini a questa balena (quadratini). I quadratini rossi indicano i fossili scoperti in Sicilia e in Giappone.

Ma cosa può aver spinto una balena così caratteristica dell'emisfero sud ad oltrepassare l'equatore e ad occupare nuovi habitat nell'emisfero nord? “Oggi molti cetacei mostrano una distribuzione antitropicale: cioè sono diffusi nelle acque temperate di entrambi gli emisferi, a volte come 'specie sorelle', ma non nelle acque calde tropicali ed equatoriali – spiega Alberto Collareta, dottorando in paleontologia presso il dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa – per questi mammiferi marini l'equatore rappresenta una vera e propria barriera termica, invisibile ma invalicabile. Durante le fasi più fredde del Pleistocene, però, tale barriera termica sarebbe temporaneamente venuta meno permettendo un rimescolamento tra le faune marine dei due emisferi, come suggerito dal ritrovamento di fossili di Caperea in Sicilia e Giappone. Al termine di ogni fase glaciale, la barriera equatoriale si sarebbe ripristinata separando il destino delle popolazioni dei due emisferi”.

Queste condizioni di isolamento biogeografico hanno permesso l'origine di nuove specie ma anche, drammaticamente, l'estinzione delle popolazioni più piccole rimaste isolate in un ambiente divenuto improvvisamente più caldo. Una lezione di cui tenere conto, soprattutto in tempi in cui le attività umane contribuiscono ad un rapido mutamento climatico a scala globale.
Figura3_fossili-balena.jpg
Bulla timpanica fossile della Sicilia (a destra) e attuale (a sinistra).


Ne hanno parlato:

La Repubblica
La Sicilia
Ansa
The Conversation
The Herald Sun
Science News  
National Geographic 
gonews.it 
Greenreport.it

“Negozio a misura di sportivo” è il titolo del progetto di un gruppo di allievi del master in Marketing Management dell’Università di Pisa che Decathlon Italia ha premiato in occasione della terza edizione del Premio Project Work. Divisi in gruppi, gli allievi hanno presentato le loro proposte all’azienda, rappresentata da Niccolò Perna, Italy Marketing & Communication Director, Giuliano Tagliaferri, Commercial Director e Maurizio Danesi, Store Manager negozio Prato. A completare la commissione c’erano il direttore del master Daniele Dalli e il vice direttore Alessandro Gandolfo. Il gruppo vincitore era formato da Sara Camorani, Francesco Crivelli, Emanuele Gorelli, Giulia Rocca, Giulia Stefanini e Sonia Valli.

Vincitori_Premio_Project_Work.jpg
Nella foto, da sinistra: Giuliano Tagliaferri (Decathlon), Sonia Valli, Maurizio Danesi (Decathlon), Francesco Crivelli, Niccolo Perna (Decathlon), Daniele Dalli (Direttore Master), Emanuele Gorelli, Sara Camorani, Giulia Rocchi, Giulia Stefanini.

Dopo le edizioni con Barilla e Sammontana, quest’anno gli allievi sono stati chiamati a sviluppare un progetto di riqualificazione dell’esperienza d’acquisto nei punti di vendita Decathlon. L’iniziativa si colloca nell’ambito della strategia di Decathlon e di altri grandi operatori del retail “off-line” volta a contrastare la concorrenza del commercio elettronico. I complimenti sono andati a tutti i partecipanti, in quanto ogni proposta ha ricevuto apprezzamento da parte di Decathlon Italia. Come dichiarato da Niccolò Perna, “oggi torniamo a casa con un’opportunità in più che è quella di aver ricevuto sei consulenze, in alcuni casi ben approfondite, in altri innovative, in altri illuminanti”. All’appuntamento era presente, in qualità di uditrice, Viviana Bucaletti, responsabile amministrazione e sviluppo risorse umane di Unicoop Firenze, prossima azienda partner del Premio.

Il Premio Project Work chiude l’anno accademico. Infatti, sino al 31 ottobre 2017, sarà possibile iscriversi alla nuova edizione del master, che partirà il 24 novembre 2017.

Per informazioni contattare la Segreteria didattica del master:
tel. 050 2216359
email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
sito web: http://www.mastermanagement.it
Facebook: https://www.facebook.com/MasterMmPisa

Creare un sistema per far dialogare imprese e ricercatori, con particolare attenzione alle profonde modifiche del sistema produttivo legate a Industria 4.0. È questo l’obiettivo principale della convenzione firmata mercoledì 18 ottobre tra Università di Pisa e Confindustria Livorno Massa Carrara, che avrà una durata di tre anni e si concretizzerà nella promozione di iniziative congiunte, collaborazioni di ricerca e formazione e attività di trasferimento tecnologico.
L’accordo è stato sottoscritto dal rettore Paolo Mancarella e da Alberto Ricci, presidente di CLMC. Nell’occasione erano presenti anche Nicoletta De Francesco, prorettore vicario dell’Università di Pisa, Stefano Santalena, vicepresidente di CLMC e delegato al coordinamento multinazionale, Umberto Paoletti, direttore generale di CLMC, Marco Raugi, prorettore per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico dell’Ateneo pisano, Silvia Civalleri, dell’Area finanza e credito di CLMC e Alessia Prosperi, referente dell’area internazionalizzazione di CLMC. Per coordinare le varie attività congiunte sarà costituito un comitato di gestione che avrà il compito di raccogliere le istanze e le proposte delle due parti, rendendole coerenti con le esigenze dei rispettivi programmi.
“La convenzione che firmiamo oggi con Confindustria Livorno Massa Carrara va nella direzione di apertura dell’Ateneo verso il territorio, in particolare verso le diverse realtà del tessuto culturale ed economico, che oggi devono necessariamente tener conto della “rivoluzione” introdotta da Industria 4.0 – ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella – Oltre a favorire percorsi di inserimento lavorativo per i nostri laureati, questo accordo prevede, sul piano formativo, la possibilità di attivare collaborazioni con i singoli dipartimenti e nell’ambito del trasferimento tecnologico, la promozione per la creazione di spin-off e start-up che valorizzino la ricerca dell'Ateneo, con particolare riferimento ai poli e ai distretti tecnologici del territorio di Livorno e Massa Carrara».
“Diffondere la cultura del dialogo tra università e impresa, soprattutto nei settori della ricerca, dell’innovazione e dello sviluppo è uno degli obiettivi strategici, individuato fin da subito nel mio programma di mandato – ha spiegato il presidente Alberto Ricci – Imprimere una svolta alla relazione università-impresa è la sfida, per trasferire conoscenza al sistema produttivo, avvicinare la formazione al mercato e facilitare l’accesso delle Aziende al patrimonio di competenze dell’Ateneo pisano”.

Creare un sistema per far dialogare imprese e ricercatori, con particolare attenzione alle profonde modifiche del sistema produttivo legate a Industria 4.0. È questo l’obiettivo principale della convenzione firmata mercoledì 18 ottobre tra Università di Pisa e Confindustria Livorno Massa Carrara, che avrà una durata di tre anni e si concretizzerà nella promozione di iniziative congiunte, collaborazioni di ricerca e formazione e attività di trasferimento tecnologico.

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L’accordo è stato sottoscritto dal rettore Paolo Mancarella e da Alberto Ricci, presidente di CLMC. Nell’occasione erano presenti anche Nicoletta De Francesco, prorettore vicario dell’Università di Pisa, Stefano Santalena, vicepresidente di CLMC e delegato al coordinamento multinazionale, Umberto Paoletti, direttore generale di CLMC, Marco Raugi, prorettore per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico dell’Ateneo pisano, Silvia Civalleri, dell’Area finanza e credito di CLMC e Alessia Prosperi, referente dell’area internazionalizzazione di CLMC. Per coordinare le varie attività congiunte sarà costituito un comitato di gestione che avrà il compito di raccogliere le istanze e le proposte delle due parti, rendendole coerenti con le esigenze dei rispettivi programmi.

“La convenzione che firmiamo oggi con Confindustria Livorno Massa Carrara va nella direzione di apertura dell’Ateneo verso il territorio, in particolare verso le diverse realtà del tessuto culturale ed economico, che oggi devono necessariamente tener conto della “rivoluzione” introdotta da Industria 4.0 – ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella – Oltre a favorire percorsi di inserimento lavorativo per i nostri laureati, questo accordo prevede, sul piano formativo, la possibilità di attivare collaborazioni con i singoli dipartimenti e nell’ambito del trasferimento tecnologico, la promozione per la creazione di spin-off e start-up che valorizzino la ricerca dell'Ateneo, con particolare riferimento ai poli e ai distretti tecnologici del territorio di Livorno e Massa Carrara».

“Diffondere la cultura del dialogo tra università e impresa, soprattutto nei settori della ricerca, dell’innovazione e dello sviluppo è uno degli obiettivi strategici, individuato fin da subito nel mio programma di mandato – ha spiegato il presidente Alberto Ricci – Imprimere una svolta alla relazione università-impresa è la sfida, per trasferire conoscenza al sistema produttivo, avvicinare la formazione al mercato e facilitare l’accesso delle Aziende al patrimonio di competenze dell’Ateneo pisano”.

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scival 3Si terrà venerdì 20 ottobre, alle ore 9.30 nell'Aula F al piano terra del Polo Fibonacci, la presentazione del database SciVal a professori e ricercatori dell’Ateneo. Dopo l'intervento introduttivo della professoressa Claudia Martini, prorettrice per la Ricerca nazionale, Charles Martinez, di Elsevier, illustrerà le potenzialità di questa banca dati.

L'Università di Pisa ha messo a disposizione della comunità accademica il database SciVal, prodotto da Elsevier, come importante e utile strumento per promuovere e sostenere l'attività di professori e ricercatori. In particolare, SciVal può servire per i seguenti scopi:

- potenziamento delle collaborazioni di ricerca a livello nazionale e internazionale. Scival consente infatti di scoprire collaborazioni già attive o potenzialmente interessanti per ciascuna tematica di ricerca;
- sviluppo delle attività progettuali. SciVal è un utile mezzo per promuovere, attraverso il match di competenze scientifiche di interesse, la costruzione di partenariati internazionali;
- valutazione delle performance dell’Ateneo, di dipartimento, di gruppi di ricerca, attraverso l’utilizzo di metriche che analizzano l’impatto, i punti di forze e debolezza dell’istituzione;
- contatto e collaborazioni con aziende. SciVal infatti può essere il mezzo attraverso il quale, per il tramite dell’ufficio competente dell’Ateneo, aziende e privati possono richiedere e vedere soddisfatte le proprie richieste di collaborazione con i ricercatori dell'Università.

L’Università di Pisa, come gli altri atenei toscani, si è dotata di SciVal, anche nell’ottica di approfondire i rapporti a livello regionale, promuovendo ogni possibile azione comune e per una migliore e più coordinata interazione.

A questo link è possibile scaricare la locandina.

Il persistente fascino degli artisti americani e italiani per la cultura dell'antica Roma e del Rinascimento è il tema del convegno internazionale “The Course of Empires” che si svolge il 19-20 ottobre 2017 allo Smithsonian American Art Museum di Washington DC. Fra i curatori scientifici dell’evento, come unico storico dell’arte italiano nel comitato organizzatore, c’è Sergio Cortesini, ricercatore del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa.
“Il convegno cerca di aggiornare e ampliare la nostra comprensione delle relazioni culturali americane-italiane dall'era della rivoluzione americana fino alla guerra fredda, invitando a discuterne una pluralità di studiosi internazionali con differenti approcci”, spiega Cortesini.
Tra gli argomenti che saranno toccati, il ruolo dell'Italia e l'Accademia Americana a Roma nel mantenere vive le tradizioni classiche e rinascimentali all’inizio del ventesimo secolo; un esame dei modi in cui la committenza pubblica del New Deal mantenne vivo l’innamoramento per la tradizione rinascimentale dell’affresco; e un'analisi del crescente scambio culturale tra Italia e Stati Uniti nell'era della guerra fredda, con l'inaugurazione della Biennale di Venezia e la formazione della galleria Peggy Guggenheim.
“Nella creazione di identità nazionali, entrambi i paesi si sono rivolti alla storia per ragioni analoghe – conclude Sergio Cortesini - trovare l'ispirazione per le pratiche politiche illuminate, individuare modelli di primato artistico, politico e economico e modalità di difesa dalla decadenza imperiale”.
Il convegno sarà visibile in webcast dal sito dello Smithsonian American Art Museum http://s.si.edu/empires.

“Doppio Sogno: da Amadeus a Kubrick” è il titolo del concerto d'autunno dell’Orchestra dell’Università di Pisa che si svolgerà il 26 ottobre alle 21 al Teatro Verdi di Pisa (via Palestro 40). In programma, l'Ouverture da Il Flauto magico K 620 e la Sinfonia n. 25 in Sol minore K 183 di W. A. Mozart, cui seguiranno la Jazz Suite n. 1 e la Suite for Variety Orchestra di D. D. Shostakovich, con il celebre valzer ripreso nel film "Eyes wide shut". Dirigerà il Maestro Manfred Giampietro. L'ingresso è libero, con invito, fino ad esaurimento posti. Gli inviti potranno essere ritirati a partire dal 19 ottobre allo sportello informazioni del Teatro Verdi di Pisa dalle ore 9 alle ore 13.

Mercoledì, 18 Ottobre 2017 09:44

The Course of Empires

Il persistente fascino degli artisti americani e italiani per la cultura dell'antica Roma e del Rinascimento è il tema del convegno internazionale “The Course of Empires: American-Italian Cultural Relations, 1770-1980” che si svolge il 19-20 ottobre 2017 allo Smithsonian American Art Museum di Washington DC. Fra i curatori scientifici dell’evento, come unico storico dell’arte italiano nel comitato organizzatore, c’è Sergio Cortesini, ricercatore del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa.


William Thon Twilight in Rome

William Thon, Twilight in Rome

“Il convegno cerca di aggiornare e ampliare la nostra comprensione delle relazioni culturali americane-italiane dall'era della rivoluzione americana fino alla guerra fredda, invitando a discuterne una pluralità di studiosi internazionali con differenti approcci”, spiega Cortesini.

Tra gli argomenti che saranno toccati, il ruolo dell'Italia e l'Accademia Americana a Roma nel mantenere vive le tradizioni classiche e rinascimentali all’inizio del ventesimo secolo; un esame dei modi in cui la committenza pubblica del New Deal mantenne vivo l’innamoramento per la tradizione rinascimentale dell’affresco; e un'analisi del crescente scambio culturale tra Italia e Stati Uniti nell'era della guerra fredda, con l'inaugurazione della Biennale di Venezia e la formazione della galleria Peggy Guggenheim.

“Nella creazione di identità nazionali, entrambi i paesi si sono rivolti alla storia per ragioni analoghe – conclude Sergio Cortesini - trovare l'ispirazione per le pratiche politiche illuminate, individuare modelli di primato artistico, politico e economico e modalità di difesa dalla decadenza imperiale”.

Il convegno sarà visibile in webcast dal sito dello Smithsonian American Art Museum http://s.si.edu/empires.

Martedì, 17 Ottobre 2017 14:23

"Lettere dal sud. Ricordare per esserci"

cover_inside_copy.jpgIl professore Mario Aldo Toscano, per decenni ordinario di storia e teoria sociale nel nostro Ateneo e direttore del Dipartimento di Scienze Sociali, ha vinto il Premio Carlo Levi per la saggistica nazionale XX edizione 2017 con il libro "Lettere dal sud. Ricordare per esserci" (Asterios Editore).  La cerimonia di consegna del Premio sarà il 9 dicembre 2017 ad Aliano, in provincia di Matera.

Pubblichiamo di seguito una presentazione del volume a firma del professore Prof. Santino Bonsera, Presidente del Circolo "Spaventa Filippi".

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Il volume del prof. Mario Aldo Toscano – che è stato per decenni ordinario di storia e teoria sociale nel nostro Ateneo e Direttore del Dipartimento di Scienze Sociali – utilizza la forma letterarai e simbolica delle lettere inviate ai lettori e comprende storie e memorie, le prime più rapide e drammatiche, le seconde più discorsive, problematiche, ironiche e paradossali. Lo stile è sempre molto suggestivo e la lettura densa di sorprese, e perciò varia e creativa. Dall'insieme delle vicende narrate emerge un quadro né meridionale né settentrionale, semplicemente umano sebbene con echi e suggestioni che sono collocabili in un sud non territoriale né fisico, ma in una specie di sud dell'anima, non privo di calore e di colore, di grandi limiti e di grandi possibilità sospese tra passato e futuro.

Temi cruciali sono riversati in storie brevi e personalizzati in figure che rimangono nella mente per la loro incisività e capacità espressiva. Il tema della famiglia, così presente nella cultura meridionale, si proietta nelle immagini dolenti di don Frediano e di Natuzzo (Nutuzzu), del prete Donn'Arcangelo (Diverse solitudini), di Elio (Evento sportivo). Il tema della religione viene trattato nella vicenda del giovane Gianadelio (Conversione), nei rapidissimi bozzetti di Don Graziano e dei giovani sposi (Contraddizioni). Il tema della politica ritorna nelle personalità drammatiche di Laviero (Evoluzione) e di Pancrazio (Biografia); quello dell'ambiente nelle descrizioni di casi assai particolari (Scenografie); quello della guerra nella mesta vicenda di donna Marietta (Un caso letterario); quello delle adozioni nella generosa figura di Anacleto Moradei (Aspettando la rivoluzione). C'è poi una discussione, sulla quale l'autore insiste da tempo, sulla fertilità intellettuale della provincia che è in grado di esprimere momenti poetici non privi di intensità e di significato (Amedeo Perilli), o della ricerca storiografica densa di passione locale ma non proprio localistica (Elogio di Egidio). Come si vede, il panorama è vasto e vario e sempre vicino alle cose della vita quotidiana, cosicché fatti e personaggi li sentite davvero prossimi alla vostra esperienza. E ciò si deve ad una qualità descrittiva e interpretativa veramente speciale e che mette insieme metodo scientifico e spirito letterario.

Nella seconda parte del testo, trovate una guida per un viaggio in Basilicata che non è privo di analisi di grande acume sulla complicata situazione urbanistico-economico-sociale del capoluogo, su Matera, su Valsinni e la sua sventurata poetessa, Isabella Morra, su Metaponto, Venosa, la Valle dell'Agri e così via. Niente di celebrativo o di retorico: si tratta di un viaggio del pensiero attraverso le immagini e le rievocazioni e nel quale potreste riconoscere sequenze da voi vissute nella semplicità delle vostre osservazioni talvolta casuali. Un modello sintetico avanza per tappe e vi porta, in una modalità esèressiva tra reale e virtuale, verso problematiche assai attuali. Nello scritto su Viggiano (VigGiano bifronte!), siete indotti a meditare su ciò che si potrebbe fare per il bene pubblico se solo si assumesse una visione meno campanilistica, egoistica, improduttiva, e su quali traguardi di civiltà si possano raggiungere con risorse che solo casualmente, essendo provenienti dal sottosuolo, possono essere assegnate ad amministrazioni locali. Ovviamente salvaguardando in primo luogo, con le metodiche più avanzate e raffinate, la salute fisica e morale dei residenti. L'espediente che viene utilizzato, alquanto parodistico, è quello di una storiografia avvenire che suona una specie di dichiarazione di insufficienza radicale sull'oggi, e su ciò che non si fa per quanto ci siano abbondanti mezzi materiali - provenienti dalla risorse petrolifere - per farlo. La delusione transita nell'amarezza delle occasioni perdute a causa delle mediocrità della politica locale e della sordità degli stessi maggiori organismi produttivi nazionali, incapaci di programmare oltre gli orizzonti più ristretti di un provincialismo inaspettato, vista la loro proiezione internazionale. Esiste un privato nel pubblico, e questo deriva dalla scarsa qualità delle classi di governo sia della realtà sociale che di quella economica.

Un reportage sulla vita intellettuale e accademica in Sardegna, descritta con la consueta verve umoristica e con annotazioni ulteriori molto meditative; e un ultimo dialogo in stile platonico sul consumismo chiudono il testo. Il consumismo ha un'implicazione molto forte per paesi e regioni, come quelle meridionali, coinvolte nei noti processi di assistenzialismo. L'accenno alla cultura piccolo-borghese che impedisce grandi progetti e soprattutto visioni che permettano di avanzare verso il futuro è ben chiaro.

Il volume, per quanto apparentemente descriva il presente e il passato, è contro l'inclinazione retrospettiva e per un'accoglienza delle sfide che ci attendono con la dignità che compete a chi sa ancora costruire la storia. In questo senso le storie e le memorie riportate sollecitano la Storia, e documentano i meriti di un autore originale, che il Premio Carlo Levi - che segue al premio Scanno, al premio Basilicata e al premio Torre di Castruccio - consacra con un ultimo riconoscimento di grande rilevanza nazionale.

Prof. Santino Bonsera
Presidente del Circolo "Spaventa Filippi"

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