Avviso di fabbisogno interno per “un incarico per il supporto alla didattica dell’insegnamento di Economia aziendale del Cdl ELS, a.a. 2019/2020"
borsa di ricerca di durata pari a 11 mesi dal titolo “Modellizzazione e studio comparativo dell’impatto acustico di attività portuale (attività T3 e T4)”.
Conseguenze di genere ai tempi del Covid: al via una campagna di sensibilizzazione in tutta Europa
È partita in tutta Europa la campagna “Women’s Europe. Voices in Times of Covid”, un’iniziativa di sensibilizzazione sulle conseguenze di genere della crisi generata dall’emergenza Coronavirus. La campagna è sostenuta dal progetto “European Law and Gender” coordinato da Elettra Stradella, docente di diritto pubblico comparato del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa. Si tratta quattro brevi video disponibili sul sito del progetto ELaN in cui si compie una analisi di genere della crisi, denunciando il rischio di escludere la parità di genere dalle politiche di interventi in epoca post-Covid e, più in generale, portando all’attenzione l’importanza di sviluppare un programma di ripresa in grado di cambiare lo stato delle cose, anche attraverso un nuovo contratto sociale.
“È molto importante contribuire a diffondere il più possibile questi video, realizzati in un momento storico in cui la giustizia di genere come sappiamo è spesso sotto attacco – commenta la professoressa Elettra Stradella – Ideatori di questa iniziativa sono un gruppo di 20 accademici/he, politici/he, policy makers e attivisti/e di tutta Europa, coordinato dall'on. Lina Galvez (MEP), da Agnes Hubert (College d'Europe) e da Ruth Rubio Marin (Università di Siviglia e EUI), componente del nostro progetto”.
La campagna “Women’s Europe. Voices in Times of Covid” è stata lanciata nella giornata del 19 giugno in occasione del primo workshop internazionale del progetto ELaN intitolato “Gender Based Approaches to the Law and Juris Dictio in Europe”. Il workshop ha coinvolto, a partire da una call for abstracts pubblicata all’inizio dell’anno, 18 giovani studiosi e studiose provenienti da 9 diversi Paesi europei e da prestigiose università e centri di ricerca, che hanno presentato i loro lavori.
Corpi, sessualità e diritto che si intersecano nelle tematiche della gestazione per altri, della prostituzione; violenza di genere; diritto europeo, Corti europee e tutela giurisdizionale dell’eguaglianza di genere, gender mainstreaming nei processi legislativi: questi alcuni dei temi affrontati in una prospettiva transdisciplinare nei panel coordinati da Angioletta Sperti, Valentina Bonini, Francesca Martines e Valentina Calderai, il gruppo di docenti del Dipartimento di Giurisprudenza che, con Elettra Stradella, stanno realizzando il progetto finanziato dalla Commissione europea fino al 2022.
Conseguenze di genere ai tempi del Covid: al via una campagna di sensibilizzazione in tutta Europa
È partita in tutta Europa la campagna “Women’s Europe. Voices in Times of Covid”, un’iniziativa di sensibilizzazione sulle conseguenze di genere della crisi generata dall’emergenza Coronavirus. La campagna è sostenuta dal progetto “European Law and Gender” coordinato da Elettra Stradella, docente di diritto pubblico comparato del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa. Si tratta quattro brevi video disponibili sul sito del progetto ELaN in cui si compie una analisi di genere della crisi, denunciando il rischio di escludere la parità di genere dalle politiche di interventi in epoca post-Covid e, più in generale, portando all’attenzione l’importanza di sviluppare un programma di ripresa in grado di cambiare lo stato delle cose, anche attraverso un nuovo contratto sociale.
“È molto importante contribuire a diffondere il più possibile questi video, realizzati in un momento storico in cui la giustizia di genere come sappiamo è spesso sotto attacco – commenta la professoressa Elettra Stradella – Ideatori di questa iniziativa sono un gruppo di 20 accademici/he, politici/he, policy makers e attivisti/e di tutta Europa, coordinato dall'on. Lina Galvez (MEP), da Agnes Hubert (College d'Europe) e da Ruth Rubio Marin (Università di Siviglia e EUI), componente del nostro progetto”.
La campagna “Women’s Europe. Voices in Times of Covid” è stata lanciata nella giornata del 19 giugno in occasione del primo workshop internazionale del progetto ELaN intitolato “Gender Based Approaches to the Law and Juris Dictio in Europe”. Il workshop ha coinvolto, a partire da una call for abstracts pubblicata all’inizio dell’anno, 18 giovani studiosi e studiose provenienti da 9 diversi Paesi europei e da prestigiose università e centri di ricerca, che hanno presentato i loro lavori.
Corpi, sessualità e diritto che si intersecano nelle tematiche della gestazione per altri, della prostituzione; violenza di genere; diritto europeo, Corti europee e tutela giurisdizionale dell’eguaglianza di genere, gender mainstreaming nei processi legislativi: questi alcuni dei temi affrontati in una prospettiva transdisciplinare nei panel coordinati da Angioletta Sperti, Valentina Bonini, Francesca Martines e Valentina Calderai, il gruppo di docenti del Dipartimento di Giurisprudenza che, con Elettra Stradella, stanno realizzando il progetto finanziato dalla Commissione europea fino al 2022.
L’evoluzione del mito di Barbablù tra arte e letteratura dal Sette al Novecento
Il mito di Barbablù nella cultura europea e le sue molteplici riscritture letterarie e artistiche tra Sette e Novecento sono il tema della Galleria dell’ultimo numero della rivista “Arabeschi” intitolata Barbablù. Il mito al crocevia delle arti e delle letterature. La pubblicazione, curata da Alessandro Cecchi e Serena Grazzini, docenti dell’Università di Pisa, presenta i primi risultati di una ricerca sviluppata in seno al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Ateneo pisano in collaborazione con studiose e studiosi di università nazionali e internazionali che nell’ottobre del 2019 si sono riuniti a Pisa per un convegno sul tema.
A partire dal racconto La Barbe bleue di Charles Perrault, del 1697, l’elaborazione del mito è ricostruita in 20 brevi contributi corredati da immagini capaci di restituirne visivamente la fortuna europea. La galleria spazia a livello geografico, dal Portogallo alla Russia con uno sguardo anche all’America non solo anglofona, e tra i generi, tra cui romanzi, racconti, poesia, trasposizioni artistiche, sceniche, musicali e cinematografiche sino alla televisione.
“Nel rielaborare la vicenda dell’uxoricida Barbablù la cultura europea dal Settecento fino al primo Novecento confina il potenziale perturbante del personaggio entro i limiti rassicuranti del fiabesco, della curiosità e dell’esotico – spiegano Alessandro Cecchi e Serena Grazzini - Altrettanto vero è però che, nel corso del XX secolo fino a oggi, la riappropriazione letteraria e artistica del mito ha aperto a nuovi orizzonti di significazione, dando origine a riscritture che non eludono il confronto con la storia e i suoi molti conflitti”.
Barbablù, la trasformazione dal Sette al Novecento: dal fiabesco e comico al dramma violento ed efferato
Al di là delle specificità nazionali, tendenzialmente le trasposizioni e le riscritture del Settecento sono all’insegna del fiabesco, del meraviglioso, e il registro è prevalentemente comico – in linea, peraltro, con il lieto fine del racconto di Perrault e con la sua doppia morale. Ancora nella seconda metà dell’Ottocento la grande fortuna dell’opera di Offenbach conferma questa tendenza. Nel Novecento la situazione cambia: già all’inizio del secolo vengono sottolineati aspetti psicopatologici che infrangono il registro comico; contestualmente Barbablù prende forma nell’oscura ed enigmatica opera di Bartók, dove la vicenda del personaggio e della sua ultima moglie diventa un’azione tutta interna a un castello-psiche dal quale non c’è via d’uscita. Negli anni della Prima guerra mondiale, il caso Landru, uxoricida seriale assurto alle cronache, riporta in auge risvolti inquietanti e tratti efferati e di questo passaggio si colgono i riflessi nella letteratura come nel teatro e nel cinema.
La Seconda guerra mondiale rappresenta uno spartiacque decisivo e un punto di svolta anche nella storia delle riscritture del mito di Barbablù; questo si carica della violenza della storia, delle atrocità inflitte e subite da molti milioni di persone, e il registro tragico emerge con forza. Non a caso l’opera di Bartók circola soprattutto dopo il 1945 divenendo un punto di riferimento della musica europea e non solo. La registrazione su nastro magnetico di un’edizione discografica di quest’opera in versione tedesca, continuamente interrotta e riavvolta dal protagonista in scena tramite un registratore portatile, è alla base della straordinaria quanto inquietante e durissima performance di Pina Bausch del 1977, che ha fatto epoca. Nel numero della rivista è inclusa un’intervista al primo interprete di Blaubart, il danzatore Jan Minarik, uno dei collaboratori più preziosi della regista e coreografa, nonché a una delle primissime interpreti di Judith, la protagonista femminile, Beatrice Libonati.
Barbablù in Italia
Come si legge nel contributo dell’italianista Marina Riccucci dell’Università di Pisa, l’Italia non sembra essere il paese delle riscritture e delle trasposizioni. Rispetto alle altre letterature europee, infatti, quella italiana è quella in cui Barbablù circola di meno, se si esclude la notevolissima traduzione di Carlo Collodi e alcune riscritture destinate all’infanzia. Nella galleria si segnala però almeno un romanzo italiano la cui torbida vicenda si ispira esplicitamente al personaggio del racconto di Perrault: I tre delitti di Barbablù (1920) di Virgilio Bondois, un autore poco noto che trae direttamente ispirazione dalla cronaca giudiziaria del processo Landru, coevo alla scrittura del romanzo.
L’evoluzione del mito di Barbablù tra arte e letteratura dal Sette al Novecento
Il mito di Barbablù nella cultura europea e le sue molteplici riscritture letterarie e artistiche tra Sette e Novecento sono il tema della Galleria dell’ultimo numero della rivista “Arabeschi” intitolata Barbablù. Il mito al crocevia delle arti e delle letterature. La pubblicazione, curata da Alessandro Cecchi e Serena Grazzini, docenti dell’Università di Pisa, presenta i primi risultati di una ricerca sviluppata in seno al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Ateneo pisano in collaborazione con studiose e studiosi di università nazionali e internazionali che nell’ottobre del 2019 si sono riuniti a Pisa per un convegno sul tema.
A partire dal racconto La Barbe bleue di Charles Perrault, del 1697, l’elaborazione del mito è ricostruita in 20 brevi contributi corredati da immagini capaci di restituirne visivamente la fortuna europea. La galleria spazia a livello geografico, dal Portogallo alla Russia con uno sguardo anche all’America non solo anglofona, e tra i generi, tra cui romanzi, racconti, poesia, trasposizioni artistiche, sceniche, musicali e cinematografiche sino alla televisione.
“Nel rielaborare la vicenda dell’uxoricida Barbablù la cultura europea dal Settecento fino al primo Novecento confina il potenziale perturbante del personaggio entro i limiti rassicuranti del fiabesco, della curiosità e dell’esotico – spiegano Alessandro Cecchi e Serena Grazzini - Altrettanto vero è però che, nel corso del XX secolo fino a oggi, la riappropriazione letteraria e artistica del mito ha aperto a nuovi orizzonti di significazione, dando origine a riscritture che non eludono il confronto con la storia e i suoi molti conflitti”.
Barbablù, la trasformazione dal Sette al Novecento: dal fiabesco e comico al dramma violento ed efferato
Al di là delle specificità nazionali, tendenzialmente le trasposizioni e le riscritture del Settecento sono all’insegna del fiabesco, del meraviglioso, e il registro è prevalentemente comico – in linea, peraltro, con il lieto fine del racconto di Perrault e con la sua doppia morale. Ancora nella seconda metà dell’Ottocento la grande fortuna dell’opera di Offenbach conferma questa tendenza. Nel Novecento la situazione cambia: già all’inizio del secolo vengono sottolineati aspetti psicopatologici che infrangono il registro comico; contestualmente Barbablù prende forma nell’oscura ed enigmatica opera di Bartók, dove la vicenda del personaggio e della sua ultima moglie diventa un’azione tutta interna a un castello-psiche dal quale non c’è via d’uscita. Negli anni della Prima guerra mondiale, il caso Landru, uxoricida seriale assurto alle cronache, riporta in auge risvolti inquietanti e tratti efferati e di questo passaggio si colgono i riflessi nella letteratura come nel teatro e nel cinema.
La Seconda guerra mondiale rappresenta uno spartiacque decisivo e un punto di svolta anche nella storia delle riscritture del mito di Barbablù; questo si carica della violenza della storia, delle atrocità inflitte e subite da molti milioni di persone, e il registro tragico emerge con forza. Non a caso l’opera di Bartók circola soprattutto dopo il 1945 divenendo un punto di riferimento della musica europea e non solo. La registrazione su nastro magnetico di un’edizione discografica di quest’opera in versione tedesca, continuamente interrotta e riavvolta dal protagonista in scena tramite un registratore portatile, è alla base della straordinaria quanto inquietante e durissima performance di Pina Bausch del 1977, che ha fatto epoca. Nel numero della rivista è inclusa un’intervista al primo interprete di Blaubart, il danzatore Jan Minarik, uno dei collaboratori più preziosi della regista e coreografa, nonché a una delle primissime interpreti di Judith, la protagonista femminile, Beatrice Libonati.
Barbablù in Italia
Come si legge nel contributo dell’italianista Marina Riccucci dell’Università di Pisa, l’Italia non sembra essere il paese delle riscritture e delle trasposizioni. Rispetto alle altre letterature europee, infatti, quella italiana è quella in cui Barbablù circola di meno, se si esclude la notevolissima traduzione di Carlo Collodi e alcune riscritture destinate all’infanzia. Nella galleria si segnala però almeno un romanzo italiano la cui torbida vicenda si ispira esplicitamente al personaggio del racconto di Perrault: I tre delitti di Barbablù (1920) di Virgilio Bondois, un autore poco noto che trae direttamente ispirazione dalla cronaca giudiziaria del processo Landru, coevo alla scrittura del romanzo.
Avviso di fabbisogno interno "Prot.1602 del 29.06.20_Affidamento incarico”Reading Middle Egyptian Hieratic”
Avviso di fabbisogno interno Prot.1603 del 29.06.20_Affidamento incarico”Reading Middle Egyptian Hieratic”
Tasse Universitarie: approvato dal CdA un contributo straordinario per le famiglie in difficoltà
700.000 euro. A tanto ammonta il contributo straordinario stanziato dal Consiglio d’Amministrazione dell’Università di Pisa nella seduta di venerdì scorso. Una misura voluta in prima persona dal Rettore, Paolo Mancarella, per supportare le studentesse e gli studenti le cui famiglie messe in difficoltà dalla congiuntura economica derivata dalla diffusione dell’epidemia da COVID-19.
Nei prossimi giorni verrà emesso un bando per l’accesso a tali contributi, il cui importo potrà variare da un minimo di €700 a un massimo di €1.400 a seconda del numero di idonei selezionati. Vi potranno partecipare gli studenti dell’Università di Pisa regolarmente iscritti a un corso di laurea, magistrale o a ciclo unico, che presentino un ISEE corrente inferiore a €35.000. Unica clausola di non ammissione: aver già beneficiato dei contributi straordinari erogati dall’Ateneo pisano nel corso dell’anno 2020 o di altri benefici, come le Borse di Studio regionali o simili. Oltre all’attestazione dell’ISEE corrente, gli studenti potranno presentare anche ulteriore documentazione comprovante la situazione di disagio economico, sociale o sanitario nel nucleo familiare.
«Nel nostro Ateneo la contribuzione studentesca è già tra le più basse in Italia, soprattutto per fasce di reddito medio-basse. Si pensi solo al fatto che da noi la “no tax area” arriva già a 23.000 euro di ISEE, quando il Governo sta adottando un “aumento” a 20.000 euro solo per il prossimo anno accademico. – ha spiegato il Rettore Paolo Mancarella – A Pisa vogliamo essere concreti e, pur tra le mille difficoltà legate all’emergenza che la nostra Università si trova ad affrontare, siamo riusciti a recuperare risorse importanti da destinare a quanto abbiamo di più prezioso: le nostre studentesse e i nostri studenti». «Garantire il diritto allo studio, anche in una situazione particolare come quella che stiamo vivendo, - ha aggiunto Mancarella - è un nostro dovere e stiamo cercando di farlo con ogni mezzo concessoci dal nostro ordinamento».
Va nella stessa direzione anche la decisione di esonerare dal pagamento dell’indennità di mora tutti coloro che presenteranno domanda di partecipazione al bando per i contributi straordinari e che, se in possesso dei requisiti necessari, non abbiano saldato entro il 30/6 la seconda rata della contribuzione, la cui scadenza originaria era prevista per il 15/3.
In arrivo, infine, anche maggiori dettagli sulla ripartenza a settembre. Scadono domani 30 giugno, infatti, i termini per la consegna, da parte di tutti i Dipartimenti e le Scuole dell’Ateneo, dei “Piani di ripartenza” in base ai quali l’Ateneo potrà definire con precisione “cosa” e “come” ripartirà in presenza già a settembre.
Pesci alieni alla foce dell’Arno
E’ un grosso esemplare di persico spigola ibrido il pesce alieno individuato per la prima volte fra la foce dell’Arno e la costa di Marina Pisa da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa. L’episodio, accaduto lo scorso dicembre, è stato oggetto di uno studio pubblicato su “Mediterranean Marine Science”, una rivista che a cadenza regolare segnala i nuovi avvistamenti di specie aliene e non indigene nel Mediterraneo per monitorarne l'espansione.
Secondo i ricercatori l’esemplare in questione, mezzo metro di lunghezza per 2,7 kg di peso, proverrebbe da un laghetto di pesca sportiva, da cui è probabilmente fuggito durante le piene dell'Arno nell’autunno del 2019. Quello sulle coste pisane sarebbe inoltre il primo avvistamento in un ambiente marino. Il persico spigola ibrido, selezionato per avere pesci più robusti e a crescita più rapida, è infatti un incrocio tra Morone chrysops, una specie tipicamente di acqua dolce, e Morone saxatilis, più legata ad ambienti salmastri.
Da sinistra Joachim Langeneck e Claudio Lardicci
“La presenza di questa specie nell'asta centrale del fiume Arno e negli ambienti di transizione della costa pisana andrebbe monitorata in modo da identificare in maniera tempestiva eventuali introduzioni multiple e indizi di naturalizzazione”, spiega Joachim Langeneck biologo marino del dipartimento di Biologia che ha lavorato in team con Claudio Lardicci professore di Ecologia del dipartimento di Scienze della Terra.
“Attualmente l’effettivo rischio ambientale posto da fughe casuali di questa specie di interesse commerciale è incerto – conclude Langeneck - Da un lato infatti si tratta di un predatore che può raggiungere dimensioni consistenti, e la sua capacità di muoversi tra acque dolci e salate suggerisce cautela; dall'altro, i persici spigola ibridi sono generalmente considerati poco fertili, anche se localmente, come ad esempio in Turchia, sono state riscontrate riproduzioni in natura”.