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Carlo BianchiIl 4 agosto 2020 è venuto a mancare il professor Carlo Bianchi (foto a destra), già professore ordinario di Econometria presso il nostro Ateneo.

Nato a Carrara il 29 ottobre del 1943, dal 1963 al 1967 e' stato allievo interno della Scuola Superiore per le Scienze Applicate A. Pacinotti (attualmente Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento S.Anna) di Pisa e nel 1969 si è laureato con lode in Economia e Commercio presso l'Università di Pisa.

Econometrico della prima ora, quando la disciplina era ancora semi-sconosciuta in Italia, è stato fino al 1992 ricercatore presso il Centro Scientifico IBM di Pisa, dal 1992 professore associato di Econometria presso il Dipartimento di Scienze Economiche della Facoltà di Economia dell'Università di Pisa e dal 2003 professore ordinario di Econometria sempre presso l'Università di Pisa, dove ha ricoperto successivamente l'incarico di Coordinatore Responsabile del dottorato in Economia Politica. Nel periodo 2016-2017 è stato presidente della Società Italiana di Econometria.

La sua attività scientifica ha riguardato prevalentemente problemi che si pongono nella costruzione ed uso di modelli econometrici multiequazionali, con particolare riferimento ai modelli non lineari sia nelle variabili che nei coefficienti. In particolare si è occupato di simulazione e convalida di modelli econometrici, metodi di stima dei parametri di modelli econometrici lineari e non lineari, simulazione stocastica (Monte Carlo), simulazione deterministica e simulazione analitica dei modelli econometrici, decomposizione e analisi della distribuzione degli errori di previsione nei modelli econometrici lineari e non lineari, confronto di metodologie statistiche per la stima di modelli utilizzati nell'analisi dei mercati finanziari, procedure di stima indiretta, costruzione, simulazione e convalida di modelli di microsimulazione dinamica per l'analisi di politiche sociali e di modelli multi-agente per esplorare proprietà dinamiche dei sistemi socio-economici.

I suoi risultati di ricerca sono stati pubblicati nelle principali riviste internazionali, tra cui Econometrica e il Journal of Econometrics, e presentati in svariati convegni. E' stato membro di importanti gruppi di ricerca internazionali (LINK project tra i più importanti, coordinato dal premio Nobel Lawrence Klein), ha contribuito ad organizzare importanti congressi internazionali e dal 1988 al 1992 ha collaborato col Servizio Studi della Banca d'Italia alla messa a punto di metodi e strumenti per la stima e la convalida di modelli non-lineari di grandi dimensioni.

Ha svolto con continuità un'intensa attività didattica sia in Italia che all'estero. Presso l'Università di Pisa ha tenuto con continuità sia il corso introduttivo di Econometria, sia il corso avanzato, sia il corso di Econometria dei Mercati Finanziari. Ha svolto anche un'intesa attività didattica presso corsi dottorali di varie istituzioni, formando un'intera generazione di econometrici ed economisti applicati.

Dal 1995 al 2015 ha organizzato e gestito una serie di Scuole Estive di Econometria (CIDE Summer School of Econometrics), ospitando "praticamente tutti" i maggiori studiosi mondiali del settore, tra cui alcuni premi Nobel per l'economia, fornendo un contributo fondamentale allo sviluppo della disciplina.

Oltre ai suoi straordinari meriti scientifici, ancor maggiore è il suo esempio di dedizione al lavoro e, soprattutto, umanità lasciato a generazioni di studenti, colleghi ed amici che hanno avuto la fortuna di incrociarlo.

L'Econometria gli deve molto.

L'Econometria italiana gli deve moltissimo.

 

Le colleghe e i colleghi del Dipartimento

cercocasa insideTrovare una sistemazione in affitto nel mercato privato sarà più agevole anche “a distanza” per gli studenti universitari fuori sede che si iscrivono agli Atenei della Toscana, grazie al servizio “Cerco Alloggio” finanziato dalla Regione Toscana e dall’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario della Toscana.

Si tratta di un servizio concepito mediante applicazione web-based, raggiungibile dalla home page del sito istituzione dell’Azienda DSU Toscana per supportare gli universitari toscani nella ricerca di una sistemazione (posto letto e/o stanza e/o appartamento) nelle principali sedi di Ateneo di Firenze, Pisa e Siena,

L’emergenza sanitaria Covid ha indotto la società Apulia Student Service che ha sviluppato la piattaforma, ad introdurre nuovi strumenti che potessero continuare a garantire gli elevati standard di qualità e soddisfazione già raggiunti.

Pertanto i virtual tours degli alloggi da affittare, già presenti sul sito, si sono trasformati in vere e proprie visite guidate tramite un’app di call-conference che permette una full immersion guidata all’interno degli appartamenti.

Gli studenti possono verificare nel portale gli annunci e prendere visione di ogni ambiente interno, oltre le informazioni sull’ubicazione, sul costo della locazione, sui contatti dei proprietari, ed altri dettagli utili. Ogni alloggio presente sulla piattaforma, prima della sua “pubblicazione” sul portale, viene controllato dallo staff di Cerco Alloggio presente in ognuna delle città monitorate.

Tutti gli utenti registrati possono inoltre consultare la sezione “Modulistica” per scaricare i fac-simile dei contratti di locazione ed altre informazioni utili, ed inoltre, possono accedere alla funzionalità “Contratto digitale” per la compilazione semplificata del contratto di affitto e all’applicazione “Calcolo del canone concordato” per determinare il valore del canone per i contratti di locazione agevolati.

Con questo servizio gli studenti possono ricevere agevolmente una adeguata risposta ai propri bisogni abitativi, con una piattaforma che stimola anche i proprietari di casa a registrarsi e proporsi, potendo così fruire di un servizio qualificato di student housing che accorcia i tempi usualmente impiegati per la locazione del proprio immobile.

Una misura concreta che che facilita lo scambio di domanda e offerta di alloggio nelle città toscane sedi di Ateneo, spesso interessate da affitti a prezzi molto alti anche in assenza di regolari contratti di locazione.

Trovare una sistemazione in affitto nel mercato privato sarà più agevole anche “a distanza” per gli studenti universitari fuori sede che si iscrivono agli Atenei della Toscana, grazie al servizio “Cerco Alloggio” finanziato dalla Regione Toscana e dall’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario della Toscana.

Si tratta di un servizio concepito mediante applicazione web-based, raggiungibile dalla home page del sito istituzione dell’Azienda DSU Toscana www.dsu.toscana.it, per supportare gli universitari toscani nella ricerca di una sistemazione (posto letto e/o stanza e/o appartamento) nelle principali sedi di Ateneo di Firenze, Pisa e Siena,

L’emergenza sanitaria Covid ha indotto la società Apulia Student Service che ha sviluppato la piattaforma, ad introdurre nuovi strumenti che potessero continuare a garantire gli elevati standard di qualità e soddisfazione già raggiunti.

Pertanto i virtual tours degli alloggi da affittare, già presenti sul sito, si sono trasformati in vere e proprie visite guidate tramite un’app di call-conference che permette una full immersion guidata all’interno degli appartamenti.

Gli studenti possono verificare nel portale gli annunci e prendere visione di ogni ambiente interno, oltre le informazioni sull’ubicazione, sul costo della locazione, sui contatti dei proprietari, ed altri dettagli utili. Ogni alloggio presente sulla piattaforma, prima della sua “pubblicazione” sul portale, viene controllato dallo staff di Cerco Alloggio presente in ognuna delle città monitorate.

Tutti gli utenti registrati possono inoltre consultare la sezione “Modulistica” per scaricare i fac-simile dei contratti di locazione ed altre informazioni utili, ed inoltre, possono accedere alla funzionalità “Contratto digitale” per la compilazione semplificata del contratto di affitto e all’applicazione “Calcolo del canone concordato” per determinare il valore del canone per i contratti di locazione agevolati.

Con questo servizio gli studenti possono ricevere agevolmente una adeguata risposta ai propri bisogni abitativi, con una piattaforma che stimola anche i proprietari di casa a registrarsi e proporsi, potendo così fruire di un servizio qualificato di student housing che accorcia i tempi usualmente impiegati per la locazione del proprio immobile.

Una misura concreta che che facilita lo scambio di domanda e offerta di alloggio nelle città toscane sedi di Ateneo, spesso interessate da affitti a prezzi molto alti anche in assenza di regolari contratti di locazione.

http://www.cercoalloggio.com/toscana 

Un virus umano fino ad ora sconosciuto e possibile causa del cancro mammario umano è stato identificato in alcuni resti umani dell’Età del Rame e del periodo rinascimentale. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista americana “Aging” ideato e condotto da Generoso Bevilacqua, già professore di Anatomia Patologica dell’Università di Pisa insignito dell’Ordine del Cherubino. La ricerca ha analizzato i resti di 36 individui vissuti fra il 2700 a.C. e il XVII secolo d.C. trovando in sei di essi tracce molecolari di un virus umano fino ad ora sconosciuto, un betaretrovirus molto simile all’MMTV (Mouse Mammary Tumor Virus), che è l’agente causale dei tumori mammari del topo.

“Convinto dell’eziologia virale della malattia umana, ma al contempo convinto che il virus del topo non potesse passare alla donna – racconta Bevilacqua - mi sono persuaso dell’esistenza di un virus umano simile e ho dedicato gli ultimi quindici anni della mia attività di ricerca a cercare di individuarlo”.

Una prima conferma dell’esistenza del virus è arrivata da uno studio che Bevilacqua ha condotto cinque anni fa sulla saliva umana, ovvero uno dei mezzi più comuni di trasmissione di malattie infettive. Un betaretrovirus simile al MMTV è stato identificato nel 10% di donne e uomini sani e nel 60% delle pazienti con cancro mammario.

“La lista dei tumori umani a origine virale è alquanto lunga: tumori delle alte vie respiratorie, dell’esofago, del fegato, forse della prostata, e anche linfomi e leucemie – sottolinea Bevilacqua - Per questo l’idea che anche i tumori della mammella possano farne parte non è affatto peregrina anche perché ad oggi non vi sono solide ipotesi alternative”.

Il passo successivo è stato quindi di ipotizzare che se il virus esiste nell’uomo moderno, doveva già esserci nei tempi antichi e da qui l’idea di cercarlo nel tartaro dei denti, che è un prodotto della saliva e che ha una composizione tale da preservare in modo ottimale i microorganismi presenti nella bocca e i loro acidi nucleici in particolare.

 

bevilacqua.jpg

La mandibola di uno dei crani studiati, le aree geografiche di provenienza dei 36 crani oggetto dello studio; i pallini rossi indicano i siti dove i casi positivi sono stati ritrovati

 

“Lo studio pubblicato su Aging suggerisce inoltre in qual modo l’MMTV murino abbia potuto trasferirsi nella specie umana diventando un betaretrovirus umano – conclude Bevilacqua. E’ ormai noto che i virus animali possono passare all’uomo mediante un “salto di specie”, che in genere si verifica in ambienti e periodi di stretta coabitazione fra animali e persone, come all’inizio della diffusione dell’agricoltura avvenuta circa 10mila anni fa nella cosiddetta “mezzaluna fertile”, il vasto territorio che va dalla Mesopotamia alla valle e al delta del Nilo. Qui l’abbondanza di vegetali rappresentò un ambiente particolarmente favorevole per i topi, e non solo, dando inizio alla loro coabitazione con l’uomo, in un ambiente di forte promiscuità”.

Il professor Bevilacqua, attualmente docente nel dottorato di ricerca in Scienze Cliniche e Traslazionali nell’Università di Pisa e direttore della Medicina di Laboratorio della Casa di Cura San Rossore, ha cominciato a studiare il modello di cancro mammario del topo indotto dall’MMTV 45 anni fa come allievo di Francesco Squartini, professore di Anatomia Patologica a Pisa, uno dei grandi esperti nello studio di questa malattia. Per lo studio pubblicato su Aging si è avvalso, per la raccolta dei 36 crani antichi, dell’aiuto di Gino Fornaciari, già Professore di Storia della Medicina nell’Ateneo pisano e uno dei padri della Paleopatologia, e di Pasquale Bandiera dell’Università di Sassari. Al fine di evitare qualsiasi possibilità di contaminazione con DNA del topo sono stati condotti meticolosi controlli e al fine di escludere la presenza di sequenze betavirali endogene umane (HERVs) è stato condotto un accuratissimo studio di bioinformatica grazie alle competenze specifiche di Enzo Tramontano, Professore di Virologia nell’Università di Cagliari, e della sua collaboratrice Nicole Grandi. Lo studio dei resti antichi si è avvalso anche del supporto di Giuseppe Naccarato, Valentina Giuffra, Antonio Fornaciari e Cristian Scatena del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie d’Università di Pisa. Gli studi molecolari sono stati svolti con la collaborazione di Chiara Maria Mazzanti, Francesca Lessi, e Paolo Aretini della Fondazione Pisana per la Scienza e di Prospero Civita del Dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Ateno pisano. Precedenti articoli sull’argomento hanno visto la collaborazione di Maria Adelaide Caligo, di Manuela Roncella e di Matteo Ghilli del centro di Genetica Oncologica e della Senologia dell’AOUP.

La scoperta del primo betaretrovirus umano, candidato ad essere la causa del cancro della mammella nella donna, apre alla possibilità di un vaccino, come è accaduto per l’HPV e il cancro del collo dell’utero.

Un virus umano fino ad ora sconosciuto e possibile causa del cancro mammario umano è stato identificato in alcuni resti umani dell’Età del Rame e del periodo rinascimentale. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista americana “Aging” ideato e condotto da Generoso Bevilacqua, già professore di Anatomia Patologica dell’Università di Pisa insignito dell’Ordine del Cherubino. La ricerca ha analizzato i resti di 36 individui vissuti fra il 2700 a.C. e il XVII secolo d.C. trovando in sei di essi tracce molecolari di un virus umano fino ad ora sconosciuto, un betaretrovirus molto simile all’MMTV (Mouse Mammary Tumor Virus), che è l’agente causale dei tumori mammari del topo.

“Convinto dell’eziologia virale della malattia umana, ma al contempo convinto che il virus del topo non potesse passare alla donna – racconta Bevilacqua - mi sono persuaso dell’esistenza di un virus umano simile e ho dedicato gli ultimi quindici anni della mia attività di ricerca a cercare di individuarlo”.

Una prima conferma dell’esistenza del virus è arrivata da uno studio che Bevilacqua ha condotto cinque anni fa sulla saliva umana, ovvero uno dei mezzi più comuni di trasmissione di malattie infettive. Un betaretrovirus simile al MMTV è stato identificato nel 10% di donne e uomini sani e nel 60% delle pazienti con cancro mammario.

“La lista dei tumori umani a origine virale è alquanto lunga: tumori delle alte vie respiratorie, dell’esofago, del fegato, forse della prostata, e anche linfomi e leucemie – sottolinea Bevilacqua - Per questo l’idea che anche i tumori della mammella possano farne parte non è affatto peregrina anche perché ad oggi non vi sono solide ipotesi alternative”.

Il passo successivo è stato quindi di ipotizzare che se il virus esiste nell’uomo moderno, doveva già esserci nei tempi antichi e da qui l’idea di cercarlo nel tartaro dei denti, che è un prodotto della saliva e che ha una composizione tale da preservare in modo ottimale i microorganismi presenti nella bocca e i loro acidi nucleici in particolare.

“Lo studio pubblicato su Aging suggerisce inoltre in qual modo l’MMTV murino abbia potuto trasferirsi nella specie umana diventando un betaretrovirus umano – conclude Bevilacqua. E’ ormai noto che i virus animali possono passare all’uomo mediante un “salto di specie”, che in genere si verifica in ambienti e periodi di stretta coabitazione fra animali e persone, come all’inizio della diffusione dell’agricoltura avvenuta circa 10mila anni fa nella cosiddetta “mezzaluna fertile”, il vasto territorio che va dalla Mesopotamia alla valle e al delta del Nilo. Qui l’abbondanza di vegetali rappresentò un ambiente particolarmente favorevole per i topi, e non solo, dando inizio alla loro coabitazione con l’uomo, in un ambiente di forte promiscuità”.

Il professor Bevilacqua, attualmente docente nel dottorato di ricerca in Scienze Cliniche e Traslazionali nell’Università di Pisa e direttore della Medicina di Laboratorio della Casa di Cura San Rossore, ha cominciato a studiare il modello di cancro mammario del topo indotto dall’MMTV 45 anni fa come allievo di Francesco Squartini, professore di Anatomia Patologica a Pisa, uno dei grandi esperti nello studio di questa malattia. Per lo studio pubblicato su Aging si è avvalso, per la raccolta dei 36 crani antichi, dell’aiuto di Gino Fornaciari, già Professore di Storia della Medicina nell’Ateneo pisano e uno dei padri della Paleopatologia, e di Pasquale Bandiera dell’Università di Sassari. Al fine di evitare qualsiasi possibilità di contaminazione con DNA del topo sono stati condotti meticolosi controlli e al fine di escludere la presenza di sequenze betavirali endogene umane (HERVs) è stato condotto un accuratissimo studio di bioinformatica grazie alle competenze specifiche di Enzo Tramontano, Professore di Virologia nell’Università di Cagliari, e della sua collaboratrice Nicole Grandi. Lo studio dei resti antichi si è avvalso anche del supporto di Giuseppe Naccarato, Valentina Giuffra, Antonio Fornaciari e Cristian Scatena del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie d’Università di Pisa. Gli studi molecolari sono stati svolti con la collaborazione di Chiara Maria Mazzanti, Francesca Lessi, e Paolo Aretini della Fondazione Pisana per la Scienza e di Prospero Civita del Dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Ateno pisano. Precedenti articoli sull’argomento hanno visto la collaborazione di Maria Adelaide Caligo, di Manuela Roncella e di Matteo Ghilli del centro di Genetica Oncologica e della Senologia dell’AOUP.

La scoperta del primo betaretrovirus umano, candidato ad essere la causa del cancro della mammella nella donna, apre alla possibilità di un vaccino, come è accaduto per l’HPV e il cancro del collo dell’utero.

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