Fisica e Archeologia le discipline al top dell’Università di Pisa
È uscita l’edizione 2017 dei QS World University Rankings by Subject la classifica redatta dall’agenzia Quacquarelli Symonds che da sette anni valuta le università del mondo anche nei singoli ambiti disciplinari. Per l’edizione 2017, l’agenzia QS ha preso in esame 4.438 università nel mondo, inserendo in classifica 1.117 istituzioni in totale. L’indagine si basa principalmente su qualità della ricerca, indici di occupabilità dei laureati, numero di citazioni e impegno a favore dell’internazionalizzazione. L’Università di Pisa ottiene posizionamenti di rilievo in 19 delle 46 discipline valutate dall’agenzia (con un incremento rispetto alle 13 su 42 dell’anno scorso), andando a coprire tutti gli ambiti presi in esame.
Le due discipline in cui eccelle il nostro Ateneo in questa edizione sono la Fisica (Physics & Astronomy) e, novità del 2017, l’Archeologia, in cui Pisa si posiziona nella fascia che va dal 51° al 100° posto. A seguire, molto ben classificate nella fascia tra il 101° e il 151° posto, ci sono l’Informatica e la Matematica. «Oltre a confermare il primato nelle discipline scientifiche per cui il nostro Ateneo è conosciuto in tutto il mondo, quest’anno il ranking del QS premia un’altra disciplina che a Pisa ha una lunga storia – commenta il rettore Paolo Mancarella – L’Archeologia, con la sua eccellente tradizione di studi, è salita sul podio di una classifica che fotografa una università forte sui più diversi ambiti».
La buona performance dell’Università di Pisa è infatti confermata anche dagli altri posizionamenti di prestigio raggiunti nei vari settori: l’Ateneo si posiziona nella fascia tra il 151° e il 200° posto in Ingegneria elettrica ed elettronica, Medicina e Statistica. Si piazzano nella fascia tra 201° e il 250° posto la Linguistica, le Lingue moderne, l’Ingegneria meccanica, aeronautica e della produzione, le Scienze agrarie (Agriculture & Forestry) e la Farmacia. Chiudono il quadro Lingua e letteratura inglese, Ingegneria Chimica, Chimica, Scienza dei Materiali, Giurisprudenza (fascia 251°-300°) e Scienze biologiche ed Economia (fascia 301°-350°).
Stati Generali dell'Erasmus, la video intervista dei delegati dell'Unipi
Cosa si aspettano gli studenti Erasmus dall'Unione europea e quale futuro immaginano per il processo di integrazione? Per rispondere a queste e ad altre domande, l’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, Erasmus Student Network e garagErasmus, in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e con l’'Unione Europea, hanno organizzato il 24 febbraio, a Roma, gli Stati Generali della Generazione Erasmus. L'evento si è svolto nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, nell'ambito delle celebrazioni dei trent'anni del programma Erasmus e dei sessanta anni dei Trattati di Roma (qui il programma della giornata). Si tratta del Primo Consiglio italiano degli studenti e degli ex studenti che hanno vissuto Erasmus in ambito universitario.
Il Programma in 30 anni ha permesso a oltre 4 milioni di giovani di studiare e formarsi nelle università europee. Nel 2016 oltre 30 mila universitari italiani sono partiti in Erasmus e il nostro Paese ogni anno ospita circa 20mila studenti europei. Il Programma negli anni ha dimostrato tutta la sua vitalità e i suoi vantaggi in termini di formazione, crescita personale e sviluppo della cittadinanza europea. Agli Stati Generali hanno partecipato oltre 200 studenti in rappresentanza del mondo universitario italiano per una giornata di lavoro dedicata a sei temi: Erasmus fra global o non global, Comunità locali e mondo digitale, Europa unita, Cittadinanza europea, Erasmus for all, Mobilità tra studio e lavoro.
L’Università di Pisa ha aderito alla manifestazione selezionando due studenti/ex studenti Erasmus dell’Università di Pisa in possesso di specifici requisiti e in grado di contribuire attivamente ai lavori previsti nell’ambito degli Stati Generali. I due ragazzi, Calogero Aquila e Alessia Floria, sono stati selezionati con la collaborazione delle locali associazioni Erasmus Student Network Pisa (ESN) e GaragErasmus4Pisa. Della delegazione andata a Roma hanno fatto parte anche Marco Zeo e Lorenzo Giordano di ESN Pisa, che prenderanno parte anche alla discussione online.
Nella foto qui sotto: Alessia Floria, Marco Zeo (Presidente ESN Pisa), Lorenzo Giordano (Tesoriere ESN Pisa), Calogero Aquila agli Stati Generali Erasmus.
L’evento di Roma costituisce la partenza di un processo più articolato. In seguito all’incontro dello scorso 24 febbraio, i partecipanti dovranno continuare i lavori sulla piattaforma www.garagerasmus.org, gestita dalla fondazione omonima partner dell’iniziativa insieme ad Erasmus Student Network Italia, con una discussione articolata su 6 tematiche specifiche: Erasmus e globalizzazione; comunità locali e mondo digitale; Europa unita; cittadinanza europea; estensione del programma Erasmus; mobilità tra studio e lavoro.
Obiettivo principale degli Stati Generali di Roma è infatti la redazione della “Carta Generazione Erasmus”, un documento politico-culturale rivolto alle istituzioni italiane ed europee con policy suggestions specifiche. Il documento finale sarà consegnato ai decisori politici durante una cerimonia di celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma.
Qui di seguito pubblichiamo la video intervista ai due delegati di Pisa realizzata da Alessio Boi di Radioeco.it.
Lo scorso lunedì Calogero Aquila e Alessia Floria sono stati anche ospiti della trasmissione Unipinews by Radioeco, per chi se la fosse persa a questo link è disponibile il podcast.
Fisica e Archeologia le discipline al top dell’Università di Pisa
È uscita l’edizione 2017 dei QS World University Rankings by Subject, la classifica redatta dall’agenzia Quacquarelli Symonds che da sette anni valuta le università del mondo anche nei singoli ambiti disciplinari. Per l’edizione 2017, l’agenzia QS ha preso in esame 4.438 università nel mondo, inserendo in classifica 1.117 istituzioni in totale. L’indagine si basa principalmente su qualità della ricerca, indici di occupabilità dei laureati, numero di citazioni e impegno a favore dell’internazionalizzazione. L’Università di Pisa ottiene posizionamenti di rilievo in 19 delle 46 discipline valutate dall’agenzia (con un incremento rispetto alle 13 su 42 dell’anno scorso), andando a coprire tutti gli ambiti presi in esame.
Le due discipline in cui eccelle il nostro Ateneo in questa edizione sono la Fisica (Physics & Astronomy) e, novità del 2017, l’Archeologia, in cui Pisa si posiziona nella fascia che va dal 51° al 100° posto. A seguire, molto ben classificate nella fascia tra il 101° e il 151° posto, ci sono l’Informatica e la Matematica.
«Oltre a confermare il primato nelle discipline scientifiche per cui il nostro Ateneo è conosciuto in tutto il mondo, quest’anno il ranking del QS premia un’altra disciplina che a Pisa ha una lunga storia – commenta il rettore Paolo Mancarella – L’Archeologia, con la sua eccellente tradizione di studi, è salita sul podio di una classifica che fotografa una università forte sui più diversi ambiti».
La buona performance dell’Università di Pisa è infatti confermata anche dagli altri posizionamenti di prestigio raggiunti nei vari settori: l’Ateneo si posiziona nella fascia tra il 151° e il 200° posto in Ingegneria elettrica ed elettronica, Medicina e Statistica. Si piazzano nella fascia tra 201° e il 250° posto la Linguistica, le Lingue moderne, l’Ingegneria meccanica, aeronautica e della produzione, le Scienze agrarie (Agriculture & Forestry) e la Farmacia. Chiudono il quadro Lingua e letteratura inglese, Ingegneria Chimica, Chimica, Scienza dei Materiali, Giurisprudenza (fascia 251°-300°) e Scienze biologiche ed Economia (fascia 301°-350°).
Il ruolo delle piccole città nell’economia globale in un volume edito dalla Pisa Universiy Press
Venerdì 10 marzo, alle ore 15, nell’Aula Liva di Palazzo Carità, in via Pasquale Paoli 15, si terrà la presentazione del volume di Michela Lazzeroni “La resilienza delle piccole città. Riflessioni teoriche e casi di studio”, edito dalla Pisa University Press. L’incontro sarà introdotto da Pierluigi Barrotta, direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, Lidia Scarpelli, presidente della Società di Studi Geografici, Riccardo Mazzanti, professore di Geografia dell’Università di Pisa. Ne discutono Egidio Dansero, professore di Geografia economico-politica dell’Università di Torino, e Maria Chiara Carrozza, deputata e professoressa di Bioingegneria industriale alla Scuola Superiore Sant’Anna. Sarà presente l’autrice Michela Lazzeroni, ricercatrice di Geografia economico-politica all’Università di Pisa.
Adottando come chiave interpretativa il concetto di resilienza, intesa come capacità dinamica di un sistema territoriale di reagire agli eventi e ai cambiamenti, il volume cerca di definire il ruolo che possono avere le piccole città in un’economia che diventa sempre più globale e che si basa sulla conoscenza, sulla tecnologia, sulla cultura e sulla creatività con dinamiche di sviluppo nelle quali le grandi città appaiono favorite. L’attenzione si focalizza in particolare sulla resilienza delle piccole città con un passato industriale significativo, che si trovano negli anni più recenti ad affrontare crisi produttive e identitarie e a ripensare al proprio modello di sviluppo.
Premiato assegnista di ricerca dell’Università di Pisa
Il dottore Dario Puppi, assegnista presso il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, ha vinto il RIS3 Toscana Contest per la sezione attività di ricerca nell’ambito della manifestazione Toscana Tech che si è svolta a fine febbraio a Firenze. Portate avanti all'interno del gruppo diretto dalla professoressa Federica Chiellini, le ricerche del dottor Puppi sono finalizzate allo sviluppo di materiali polimerici innovativi che possano essere impiegati come supporti impiantabili (scaffold) per la rigenerazione di tessuti umani. In particolare, il progetto premiato, condotto in collaborazione con Fabrica Machinale Srl, ha portato alla messa a punto di nuove tecnologie di “manifattura additiva” che permettono la progettazione e la fabbricazione di scaffold con forma e porosità personalizzate attraverso la rielaborazione di immagini ottenute mediante tomografia assiale computerizzata (TAC) della parte anatomica da rigenerare.
Premiato assegnista di ricerca del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale
Il dottore Dario Puppi, assegnista presso il dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, ha vinto il RIS3 Toscana Contest per la sezione attività di ricerca nell’ambito della manifestazione Toscana Tech che si è svolta a fine febbraio a Firenze.
Condotte all'interno del gruppo diretto dalla professoressa Federica Chiellini, le ricerche del dottor Puppi sono finalizzate allo sviluppo di materiali polimerici innovativi che possano essere impiegati come supporti impiantabili (scaffold) per la rigenerazione di tessuti umani.
In particolare, il progetto premiato, condotto in collaborazione con Fabrica Machinale Srl, ha portato alla messa a punto di nuove tecnologie di “manifattura additiva” che permettono la progettazione e la fabbricazione di scaffold con forma e porosità personalizzate attraverso la rielaborazione di immagini ottenute mediante tomografia assiale computerizzata (TAC) della parte anatomica da rigenerare.
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Nella foto, un momento della premiazione, a sinistra il dottore Dario Puppi.
Musica Moderna: da Gershwin a Barber
"Musica Moderna: da Gershwin a Barber" è il titolo del nuovo concerto dell’Orchestra dell’Università di Pisa diretta dal maestro Manfred Giampietro che si svolgerà mercoledì 8 marzo a partire dalle ore 21.15 al Palazzo dei Congressi a Pisa (Via Giacomo Matteotti 1). Il programma della serata prevede l’esecuzione di brani di Barber, Gershwin, Holst e Ravel. L’ingresso è gratuito e l'apertura delle porte al pubblico avverrà a partire dalle 20.30. Per chi volesse condividere foto e video dell’evento sui social c’è l’hashtag #orchestraunipi6.
“La musica è un po’ come un viaggio nello spazio e nel tempo e per questo dedichiamo questo secondo concerto annuale a quella del XX secolo – spiega la professoressa Maria Antonella Galanti, coordinatrice del Centro di Ateneo per la diffusione della cultura e della pratica musicale - la partenza ideale è data da Gershwin, il quale sosteneva di saper trovare musica ovunque, persino nel cuore del rumore, mentre la chiusura è affidata al Bolero di Ravel, una composizione legata alla costanza melodica e alla ripetizione ritmica affidato al tamburo”.
Le quote rosa nelle commissioni? Non aiutano le carriere femminili
La presenza femminile nelle commissioni giudicatrici non aiuta a promuovere le donne, anzi rischia di penalizzarle. Questo è il sorprendente risultato che emerge da uno studio condotto da Mauro Sylos Labini del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa insieme a Manuel Bagues e Natalia Zinovyeva dell’Università Aalto di Helsinki e che sarà pubblicato ad aprile su “The American Economic Review” (https://www.aeaweb.org/articles?id=10.1257/aer.20151211&&from=f).
Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno utilizzato i dati relativi a tre concorsi per l’abilitazione scientifica nazionale che si sono svolti in Italia nel 2012 e in Spagna nel 2002 e nel 2006: in totale 100mila domande presentate e 8mila commissari coinvolti per scegliere chi poteva diventare professore associato e ordinario e quindi progredire nella carriera accademica e della ricerca.
“Dall’analisi è emerso che in Italia le donne hanno una probabilità leggermente inferiore di essere promosse rispetto agli uomini di circa 1.5 punti percentuali con una differenza più marcata negli esami per professore associato e nelle discipline sociali e umanistiche – spiega Mauro Sylos Labini –, se però la commissione è composta anche da donne, la probabilità di promozione delle candidate si riduce. Un commissario donna in più diminuisce di circa 1.8 punti percentuali la probabilità delle candidate di ottenere l’abilitazione rispetto a quella dei candidati”.
Uno effetto che però - avvertono i ricercatori – non dipende dal fatto che le donne siano meno propense a votare per la promozione delle candidate, ma piuttosto da un diverso metro di giudizio adottato complessivamente da tutta la commissione quando include commissari di entrambi i generi.
“Non è facile capire perché la presenza di un commissario donna influenzi il comportamento dei commissari uomini – conclude Sylos Labini –, una spiegazione plausibile è che in assenza di donne i commissari sentano l’obbligo morale di esprimere giudizi più favorevoli (o forse meno discriminatori) nei confronti delle candidate, mentre la presenza di colleghe in commissione fa venir meno questo effetto. Quello che invece è chiaro è che, almeno in questo ambito, le quote rosa nelle commissioni non sembrano una buona idea. Oltre ad impegnare le ricercatrici senior in compiti burocratici diversi dalla ricerca, infatti, corrono il rischio di diminuire le probabilità di promozione delle ricercatrici giovani. Secondo le nostre stime, quote di genere del 40 per cento impedirebbero a circa 500 ricercatrici di ottenere l’abilitazione”.
Un esito che quindi non farebbe altro che accentuare il divario esistente. Sempre secondo i dati riportati nello studio, in Italia le donne sono infatti la maggioranza di laureati e dottori di ricerca (rispettivamente 58,9 e 53,3 per cento), ma rimangono in minoranza tra ricercatori, professori associati e ordinari (rispettivamente 45,6, 35 e 21,1 per cento). Una situazione non molto diversa da altri paesi europei, ma se il processo di convergenza continuasse al ritmo degli ultimi venticinque anni, bisognerebbe aspettare il 2046 per avere la metà di docenti donne e addirittura il 2073 per ottenere lo stesso risultato tra i professori ordinari.
Le quote rosa nelle commissioni? Non aiutano le carriere femminili
La presenza femminile nelle commissioni giudicatrici non aiuta a promuovere le donne, anzi rischia di penalizzarle. Questo è il sorprendente risultato che emerge da uno studio condotto da Mauro Sylos Labini (foto) del dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa insieme a Manuel Bagues e Natalia Zinovyeva dell’Università Aalto di Helsinki e che sarà pubblicato ad aprile su “The American Economic Review”.
Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno utilizzato i dati relativi a tre concorsi per l’abilitazione scientifica nazionale che si sono svolti in Italia nel 2012 e in Spagna nel 2002 e nel 2006: in totale 100mila domande presentate e 8mila commissari coinvolti per scegliere chi poteva diventare professore associato e ordinario e quindi progredire nella carriera accademica e della ricerca.
“Dall’analisi è emerso che in Italia le donne hanno una probabilità leggermente inferiore di essere promosse rispetto agli uomini di circa 1.5 punti percentuali con una differenza più marcata negli esami per professore associato e nelle discipline sociali e umanistiche – spiega Mauro Sylos Labini –, se però la commissione è composta anche da donne, la probabilità di promozione delle candidate si riduce. Un commissario donna in più diminuisce di circa 1.8 punti percentuali la probabilità delle candidate di ottenere l’abilitazione rispetto a quella dei candidati”.
Uno effetto che però - avvertono i ricercatori – non dipende dal fatto che le donne siano meno propense a votare per la promozione delle candidate, ma piuttosto da un diverso metro di giudizio adottato complessivamente da tutta la commissione quando include commissari di entrambi i generi.
“Non è facile capire perché la presenza di un commissario donna influenzi il comportamento dei commissari uomini – conclude Sylos Labini –, una spiegazione plausibile è che in assenza di donne i commissari sentano l’obbligo morale di esprimere giudizi più favorevoli (o forse meno discriminatori) nei confronti delle candidate, mentre la presenza di colleghe in commissione fa venir meno questo effetto. Quello che invece è chiaro è che, almeno in questo ambito, le quote rosa nelle commissioni non sembrano una buona idea. Oltre ad impegnare le ricercatrici senior in compiti burocratici diversi dalla ricerca, infatti, corrono il rischio di diminuire le probabilità di promozione delle ricercatrici giovani. Secondo le nostre stime, quote di genere del 40 per cento impedirebbero a circa 500 ricercatrici di ottenere l’abilitazione”.
Un esito che quindi non farebbe altro che accentuare il divario esistente. Sempre secondo i dati riportati nello studio, in Italia le donne sono infatti la maggioranza di laureati e dottori di ricerca (rispettivamente 58,9 e 53,3 per cento), ma rimangono in minoranza tra ricercatori, professori associati e ordinari (rispettivamente 45,6, 35 e 21,1 per cento). Una situazione non molto diversa da altri paesi europei, ma se il processo di convergenza continuasse al ritmo degli ultimi venticinque anni, bisognerebbe aspettare il 2046 per avere la metà di docenti donne e addirittura il 2073 per ottenere lo stesso risultato tra i professori ordinari.
Tirocini formativi al Museo Egizio di Torino per gli studenti dell’Università di Pisa
Il più antico insegnamento universitario di Egittologia (Pisa) e il più antico Museo Egizio (Torino) proseguono e rinsaldano i rapporti di collaborazione didattico-scientifica avviati già nel 2014 con una convenzione quadro tra le due istituzioni. L’accordo ha già dato vita a una borsa di dottorato e un assegno di ricerca, che la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino ha finanziato al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere su temi di ricerca egittologica di interesse comune, sotto la supervisione della professoressa Marilina Betrò.
Protagonisti sono ora gli studenti e la loro formazione professionale: negli ultimi mesi, 12 studenti della laurea magistrale di “Orientalistica: Egitto, Vicino e Medio Oriente”, laureandi in Egittologia, hanno potuto svolgere presso il Museo Egizio a Torino tirocini della durata di un mese a testa, per 6 crediti, e altri sono in procinto di partire per questa straordinaria occasione formativa, usufruendo a loro volta di alloggio e pranzo gratuiti che la Fondazione Museo Egizio mette a loro disposizione.
Nel programma di tirocinio gli studenti sono coinvolti direttamente, sotto la guida dei curatori, in diverse attività del Museo, dalla catalogazione della documentazione fotografica e d’archivio alle procedure di manutenzione ordinaria dei reperti in vetrina, dagli interventi di restauro alle indagini archeometriche, fino alle problematiche dell’allestimento e alla partecipazione agli incontri didattici e culturali previsti dalla programmazione del Museo.
Due tirocinanti hanno inoltre potuto approfondire tale esperienza dopo la laurea, attraverso specifici stage retribuiti post-laurea.
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Nelle foto: in alto, momenti del restauro dei papiri fotografati da alcuni tirocinanti; qui sotto Anna Giulia De Marco, dottoranda con borsa della Fondazione Museo Egizio, e studenti dell’Università di Pisa in museo durante il tirocinio.