Il XXI Rapporto sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato a Roma nei giorni scorsi da AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario al quale aderiscono 75 atenei, conferma l’attrattività dell’Università di Pisa. Quasi la metà dei laureati magistrali proviene da fuori regione con percentuali occupazionali più alte e maggiori guadagni rispetto sia alla media toscana che a quella nazionale.
I laureati 2018 dell'Università di Pisa coinvolti nel Rapporto sono stati 7.300: si tratta di 3.930 di primo livello, 2.429 magistrali biennali e 924 a ciclo unico; i restanti sono laureati pre-riforma. Più di un terzo di loro (34.4%) arriva da fuori della Toscana, quota che sale al 43.5% per quanto riguarda i magistrali biennali, ma Pisa rispetto al dato regionale e a quello nazionale registra una quota più bassa di laureati con cittadinanza estera. I laureati pisani sono inoltre più bravi dei loro colleghi, avendo un miglior voto medio di laurea, ma più lenti, con una minore percentuale di studenti che riescono ad acquisire il titolo di laurea entro gli anni di corso. Altri aspetti con qualche criticità, soprattutto ai fini della prospettiva occupazionale, riguardano la percentuale di studenti che svolge tirocini curriculari, che si reca all'estero per studiare e che associa allo studio esperienze di lavoro, tutti dati inferiori alle medie nazionali.
Sostanzialmente in linea con i dati toscani e italiani, i laureati dell'Ateneo pisano si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria e del rapporto costruito con i docenti, con una percentuale che tocca rispettivamente l’86.7% e l'84.5%. Il 69.9% degli intervistati si iscriverebbe di nuovo all’università, confermando sia il corso di studio che l’ateneo.
L’indagine sulla condizione occupazionale ha analizzato le performance dei laureati triennali e magistrali usciti nel 2017 e contattati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali usciti nel 2013 e coinvolti dopo cinque anni. Per quanto riguarda i laureati triennali – complessivamente una coorte di 3878 laureati – l’indagine si è focalizzata su coloro che non si sono mai iscritti a un successivo corso di laurea (il 33,9% della popolazione).
Il tasso di occupazione dei laureati triennali a un anno dalla laurea - che comprende anche la quota di coloro che sono in formazione retribuita, secondo le indicazioni dell’Istat - è del 70,6%, lievemente in aumento rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Il 20,9% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 39,5% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). Il 17,2% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore e così via). La retribuzione media dei laureati pisani, di 1.132 euro mensili netti, è superiore a quanto guadagnano in media i colleghi della Toscana (1.108 euro) ma inferiore rispetto all'Italia (1.232 euro). Il 58.6% di questi laureati, considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che viene effettivamente svolto.
Il tasso di occupazione sale al 73.8% per i laureati di secondo livello dell'Ateneo pisano (76.8% tra i laureati magistrali biennali e 65.6% per i laureati magistrali a ciclo unico), un dato lievemente migliore rispetto a quello toscano (73%) e italiano (69.4%). Più alta è anche la retribuzione media, che per i pisani è di 1.292 euro mensili netti, contro i 1.234 euro della Toscana e i 1.232 euro su base nazionale.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari all’86,2% (85,8% per i magistrali biennali e 87,6% per i magistrali a ciclo unico). Il 56.4% di questi ultimi è assunto con contratto a tempo indeterminato, mentre i laureati che svolgono un lavoro non standard sono il 18.4%, il 16.9% svolge un lavoro autonomo. Sul piano delle retribuzioni, l'Università di Pisa si conferma come un ottimo investimento, registrando una media di guadagno netto mensile di 1.562 euro, contro i 1.469 euro della Toscana e i 1.459 euro dell'Italia. I settori di maggior impiego sono quelli dei servizi (72.6%) e dell’industria (25.5%).
“Anche quest’ultima indagine mette in evidenza come il conseguimento di un titolo universitario rappresenti un valore aggiunto che può dare un vantaggio lavorativo e retributivo consistente – ha dichiarato il professor Rossano Massai, delegato al Job Placement - L’Università di Pisa sta contribuendo ad accrescere il numero di laureati con una buona preparazione. Tuttavia un numero sempre crescente si dichiara propenso ad andare a lavorare all’estero. Sta al sistema produttivo italiano fare in modo che l’elevata preparazione dei nostri laureati rimanga nel nostro paese evitando che tante energie e tante competenze vengano assorbite da altri paesi”.
Leggi la scheda con il Rapporto 2018 sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati dell'Università di Pisa.
Giovani e con la voglia di trasformare le proprie idee in imprese di successo. E’ questo il volto della tappa pisana dell’Italian CLab Express, il Giro d’Italia dell’innovazione nei Contamination Lab italiani, che si è svolta il 7 giugno al Polo Fibonacci dell’Università di Pisa. A portare la loro testimonianza c’erano ad esempio Eugenio Paluello e Alessandro Berti, studenti ventenni della laurea magistrale in Informatica, che hanno frequentato l’ultima edizione del Phd+ CLab, la palestra per futuri imprenditori dell’Ateneo pisano. L’idea che vogliono trasformare in una start-up si chiama BlockLock ed è una serratura smart basata sulla tecnologia blockchain che promette di rendere tutto super sicuro, anche le porte e le finestre di casa.
Da sinistra Alessandro Berti ed Eugenio Paluello
C’è poi chi come Idamaria Franco, 28 anni, una laurea in materia umanistiche e studentessa del Phd+ CLab 2018, ha scommesso di rendere più accessibile il patrimonio artistico anche a persone con disabilità. La sua idea è già diventata una start up che si chiama Evra e insieme a un team di professionisti che si occupano di realtà virtuale ha creato un software 3D per migliorare la fruizione dei musei da parte dei malati di SLA.
Idamaria Franco
La tappa pisana dell’Italian CLab Express è stata così anche l’occasione per ascoltare idee e progetti nati dalla fucina del CLab Pisa di cui il professor Leonardo Bertini, delegato per la promozione delle iniziative si spin off, start up e brevetti, ha tracciato un bilancio delle attività.
Da sinistra, Maria Punzo, Paolo Mancarella, Leonardo Bertini, Giovanna Mariani
La squadra del Clab Pisa, tutto lo staff e gli allievi del corso 2019
“L’Università di Pisa crede fermamente nella valenza didattica e sociale del Contamination Lab Pisa – ha quindi sottolineato il rettore Paolo Mancarella nell’introdurre i lavori - e per questo vi ha investito risorse importanti in collaborazione con le altre realtà universitarie del territorio, dalla Scuola Superiore Sant'Anna alla Scuola Normale Superiore e alla Scuola IMT Alti Studi di Lucca”.
Un tema, quello di investire sull’imprenditorialità giovanile coinvolgendo il territorio, che è stato anche al centro dell’intervento della dottoressa Maria Punzo, presidente della Commistione Cultura del Comune di Pisa, che ha partecipato all’iniziativa insieme a moltissimi altri relatori. Fra questi Laura Poletti e Marco Casto dell’Università di Cagliari venuti a Pisa per presentare l’Italian Clab Network, la professoressa Giovanna Mariani dell’Università di Pisa e i rappresentanti di community e imprese nuove e in divenire - Palpreast, Start-up Grind, TTTecnosistemi e BioBeats.
Il camper del tour al Polo Fibonacci dell’Università di Pisa
E se l’argomento specifico di questa tappa pisana era aprire il mondo della autoimprenditorialità a un ambito internazionale, non sono mancati nel pubblico anche alcuni studenti stranieri con la voglia di imparare a fare impresa. Fra loro, nelle prime file, Satheesh Thallapally, ventisettenne Indiano che all’Università di Pisa studia Ingegneria aerospaziale e che sogna di sviluppare un business nel campo dei sistemi propulsione elettrica dei satelliti: “Sono venuto a studiare a Pisa perché qui in Europa – ha raccontato parlando in inglese – la ricerca è più approfondita che negli Stati Uniti”.
Satheesh Thallapally
Ricerca che ora cerca sempre di più di uscire dall’ambito accademico per incontrare mercato e impresa, un impegno che è al centro della missione del CLab di Pisa, come ha dimostrato anche questa tappa pisana dell’Italian CLab Express.
Lezioni fuori sede per un gruppo di studenti dell'Università di Pisa che dal 25 maggio e per sei giorni sono stati in Belgio e Olanda dove hanno potuto visitare il Rijksmuseum di Leiden e il Musées royaux des Arts et d'Histoire de Brussels. I tredici studenti del corso Storia Sociale e Cultura Materiale dell'Antico Egitto (laurea magistrale OEVO: Orientalistica: Egitto, Vicino e Medio Oriente) accompagnati dal professore Gianluca Miniaci e dal dottor Mattia Mancini hanno così potuto sperimentare direttamente la museologia applicata alla cultura materiale dell'antico Egitto. L'iniziativa è stata finanziata con i fondi speciali per la didattica di Ateneo.
Riportiamo di seguito il resoconto del viaggio scritto da una delle studentesse, Martina Brentan.
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Tra mummie e statuine di ippopotami: alla scoperta della Cultura Materiale egiziana da Leiden a Bruxelles
Siamo in un’asettica stanza di vetro e il dr. Luc Delvaux - curatore della sezione egizia del Musée Art & Histoire di Bruxelles - scosta lentamente il velo bianco che copre qualcosa disposto su un lettino: è il corpo mummificato di una donna vissuta quasi 2000 anni fa, in corso di restauro e quindi nascosto a tutti gli altri visitatori.
Le espressioni di stupore sui nostri volti tradiscono l’emozione di questa esperienza esclusiva; solo una delle tante vissute durante il ciclo di lezioni fuori sede del corso di ”Storia Sociale e Cultura Materiale Egiziana’’ che hanno impegnato per 6 giorni, tra Olanda e Belgio, 13 studenti - Adriano Alfieri, Martina Betti, Martina Brentan, Giorgia Cipriani, Sonia Curti, Ramona D’Alfonso, David Gnesi, Federica Leonardis, Francesco Missiroli, Gabriella Rodriguez, Maria Tricomi, Lobna Youssef e Veronica Zampedri - accompagnati dal professor Gianluca Miniaci e dal Dr. Mattia Mancini.
Il viaggio, partito il 25 maggio, prevedeva la possibilità di svolgere lezioni in importanti istituzioni straniere, come l’Università di Leiden dove studiosi del calibro del Prof. Olaf Kaper e dei dottori Koen Donker Van Heel, Miriam Müller, Renate Dekker e Ben Haring ci hanno illustrato le molteplici ricerche dell’ateneo nel campo dell’egittologia.
Alla didattica frontale si è unita anche molta attività pratica grazie alla visita di due tra le collezioni egizie più importanti del mondo - Bruxelles e Leiden - accompagnati direttamente dai rispettivi curatori. Ed è così che la dott.ssa Petra Hogenboom - assistente curatrice del Rijksmuseum van Oudheden Museum - grazie a uno schermo touchscreen ci ha svelato il segreto di un’enorme mummia di coccodrillo: le bende ricreate in 3D improvvisamente spariscono mostrando non uno, ma due corpi di rettili adulti e di dozzine di cuccioli!
Nei depositi dei due musei abbiamo anche avuto la fortuna di toccare letteralmente con mano alcuni oggetti, facendo pratica nel maneggiare, descrivere e studiare antichissimi reperti. Basti pensare al momento in cui, sotto gli occhi attenti del professore, ognuno di noi ha potuto tenere in mano e osservare da vicino una figurina di ippopotamo in faience risalente a oltre 4000 anni fa.
Tutte queste esperienze, pensate nell’ottica di lezioni di museologia applicata ai contesti egittologi, non solo hanno accresciuto il nostro bagaglio culturale ma ci hanno permesso di provare aspetti caratteristici e pratici della vera attività professionale che speriamo diventerà, un giorno, il nostro futuro.
Martina Brentan
È on line l'offerta didattica dell'Università di Pisa per l'anno accademico 2019/'20, che comprende 60 corsi di laurea triennale, 9 corsi a ciclo unico e 69 corsi magistrali.
Tra le principali novità c'è il corso di laurea magistrale in Diritto dell’innovazione per l’impresa e le istituzioni attivato al dipartimento di Giurisprudenza. Il corso è nato per soddisfare le esigenze legate alla crescente digitalizzazione e alla profonda trasformazione del mondo del lavoro, mirando a formare un giurista dai tratti diversi rispetto al modello tradizionale, con elevata specializzazione, munito di una solida padronanza delle fondamentali categorie privatistiche e pubblicistiche, non solo in ambito nazionale, e pronto ad affrontare le nuove sfide imposte dalla trasformazione telematica del mondo del lavoro.
Un altro corso di nuova attivazione è la laurea triennale in Ingegneria per il design industriale, che è a numero programmato e ha 50 posti disponibili. Attraverso un percorso multidisciplinare, il corso mira a formare figure professionali caratterizzate da una solida preparazione culturale nelle discipline dell’ingegneria industriale e del design industriale. La creatività nel design che contraddistingue l’eccellenza del Made-in-Italy si integra con le competenze più propriamente ingegneristiche, applicate nella creazione di prodotti caratterizzati da un connubio di estetica e funzionalità.
Parte quest'anno, come trasformazione di un corso preesistente, la laurea magistrale in Artificial Intelligence and Data Engineering. Interamente in lingua inglese, è uno fra i primi corsi in Italia esplicitamente dedicati all’intelligenza artificiale: mira a formare figure professionali in grado di progettare e realizzare sistemi intelligenti basati sulle più recenti metodologie e tecniche dell'intelligenza artificiale e della data science. Questi ambiti stanno avendo un impetuoso sviluppo, sia nel campo della ricerca sia per le infinite applicazioni nel mondo del lavoro. Per questo l’Università di Pisa, che nel campo è all’avanguardia in Italia e a livello internazionale, offre anche un altro corso di laurea magistrale in inglese dedicato alla data science e più specificamente alle sue applicazioni alle aziende e all’economia: Data Science and Business Informatics.
Dopo il più che positivo battesimo dello scorso anno, con 425 domande per 54 posti, l'Ateneo pisano ripropone il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della formazione primaria. Il corso ha suscitato grande interesse e apprezzamento in tutta la regione e oltre, visto che un'offerta simile, in grado di abilitare all'insegnamento nella scuola pre-primaria e primaria permettendo di partecipare ai successivi concorsi per l'immissione in ruolo, è presente in Toscana solo all’Università di Firenze.
"Per il prossimo anno accademico - ha commentato il prorettore per la Didattica, Marco Abate - l'Università di Pisa ha potenziato e aggiornato la propria offerta formativa, rivedendo la struttura dei corsi esistenti e inserendo nuovi corsi che rispondono alle concrete esigenze del tessuto sociale e del mondo del lavoro tenendo conto delle continue novità portate dall'evoluzione scientifica e tecnologica. La qualità della nostra didattica è evidenziata anche dall’andamento delle immatricolazioni di alcuni dei corsi storici del nostro Ateneo, quali Economics (in inglese), Fisica, Ingegneria elettrica, Matematica e Storia, che hanno avuto un aumento superiore al 25% rispetto all’anno precedente, senza dimenticare l’ampia e diversificata offerta didattica nell’area sanitaria. A confermare l’eccellenza a tutto tondo nella ricerca e nella didattica dell’Università di Pisa si aggiungono corsi più specialistici dedicati a campi di grande interesse quali Biosicurezza e qualità degli alimenti, Computer Engineering (in inglese), Conservazione ed evoluzione, Informatica umanistica, Materials and Nanotechnology (in inglese), Neuroscience (in inglese), Progettazione e gestione dei sistemi turistici mediterranei e Viticoltura ed enologia, premiati da aumenti superiori al 30% per quanto riguarda le nuove iscrizioni. Infine è stato dato ulteriore impulso all’internazionalizzazione, con 21 corsi che permettono di conseguire un doppio titolo con un ateneo straniero e una ventina di corsi che offrono percorsi in lingua inglese, fra cui la laurea triennale in Management for Business and Economics attivata con successo l’anno scorso".
È stata sottoscritta lunedì 3 giugno, in Rettorato, la nuova convenzione tra l'Università di Pisa e l'Unione Industriale Pisana, che rinnova e aggiorna il precedente accordo del marzo 2017. Il documento è stato firmato dal rettore Paolo Mancarella e dalla presidente dell'UIP, Patrizia Alma Pacini, alla presenza del prorettore per la Ricerca applicata e il trasferimento tecnologico, Marco Raugi, del delegato dell'UIP per i Rapporti con l'Università, Andrea Madonna, e del direttore dell'UIP, Carlo Frighetto.
La convenzione, che avrà durata biennale, rafforza la tradizionale collaborazione tra le due istituzioni sulle attività formative. La novità principale riguarda l'implementazione dei servizi alle aziende e il sostegno alla crescita e alla preparazione degli studenti, attraverso la realizzazione di azioni comuni sul trasferimento tecnologico. A tal riguardo l'Università di Pisa e l'Unione Industriale Pisana saranno a disposizione del mondo produttivo per supportare lo sviluppo tecnologico e la competitività. Le aziende potranno proporre agli studenti tesi di laurea per approfondire tematiche relative all’attività aziendale e appoggiarsi all’Università per Business plan e per collaborare nell’incrocio tra domanda e offerta anche con gli strumenti dei tirocini e dell’apprendistato.
Di recente nella sede dell’Unione è stato aperto il career dell’Università, che ha fatto emergere una forte richiesta da parte delle aziende soprattutto di laureati in materie informatiche, da coinvolgere con gli strumenti del tirocinio o direttamente con assunzioni a tempo indeterminato. La convenzione mira anche a favorire i rapporti tra università e imprese, con particolare riferimento a quelle piccole e medie. L'UIP attiverà un apposito sportello denominato Sportello Università al quale le aziende associate potranno accedere per richiedere collaborazioni per consulenze, studi e ricerche. Le imprese potranno inoltre collaborare per l’attivazione di tirocini e sostenere finanziariamente premi e borse di studio. A sua volta, l’Università potrà accedere allo Sportello per individuare aziende disponibili a sfruttare o acquisire proprie licenze brevettuali, partecipare a bandi competitivi regionali, nazionali o europei, partecipare a eventi di matching per il trasferimento tecnologico, approfondire partnership su temi proposti da gruppi di ricerca di Ateneo.
Un centro di programma paritetico, con due rappresentanti dell'Ateneo e due dell'Unione, raccoglierà le istanze delle parti contraenti, con il comune intento di facilitare e sviluppare il trasferimento tecnologico per migliorare la competitività del tessuto imprenditoriale del territorio.
“L’Università di Pisa - ha detto il rettore Mancarella - conferma la propria vocazione allo sviluppo del territorio anche attraverso l’interscambio culturale e tecnologico con il mondo imprenditoriale. Si riafferma la visione allargata di una osmosi con il mondo produttivo da ricercare attraverso la messa a disposizione delle competenze universitarie sia in termini di capitale umano formato all’innovazione, che di offerta di servizi e progettualità nei settori all’avanguardia della tecnologia".
“Questa convenzione - ha commentato la presidente Pacini - rafforza i nostri rapporti con l'Università di Pisa in un momento in cui le aziende sempre più 'Knowledge driven' non possono più fare a meno di risorse con elevate conoscenze per supportare lo sviluppo tecnologico sempre più veloce”.
Nella foto in alto, da sinistra: Frighetto, Madonna, Pacini, Mancarella, Raugi.
Un gruppo di studenti dell’Università di Pisa sono impegnati, nella settimana dal 27 maggio al 31 maggio, nel workshop Pisa_Volterra_Detroit, progetto speciale per la didattica finanziato dall’Ateneo pisano. Gli studenti italiani, del corso di ‘Istituzioni di storia dell’architettura e dell’urbanistica’ (corso di studio in Scienze dei Beni Culturali), partecipano al workshop insieme ai loro colleghi americani, futuri architetti, dell’University of Detroit, Mercy School of architecture, a Volterra per il semestre estivo. L’attività didattica è coordinata dalla professoressa Denise Ulivieri (Università di Pisa), dal professore e architetto Dan Pitera, Executive Director of the Detroit Collaborative Design Center (DCDC), dalla professoressa Galina Tirnanic dell’University of Oakland, con la collaborazione della dott.ssa Chiara Lo Re.
Il workshop Pisa_Volterra_Detroit è uno strumento di confronto interculturale e un’occasione per gli studenti di aprirsi a una prospettiva internazionale. Questa esperienza didattica, introdotta e consolidata nell’ambito delle passate attività del Laboratorio Universitario Volterrano (dal 2014 al 2016), ha lo scopo di aprire uno spazio di scambio culturale tra studenti di varie nazionalità per favorire la crescita e l’integrazione culturale, per svolgere in modo nuovo formazione didattica sugli amplissimi beni culturali e ambientali presenti a Volterra.
L'Università di Pisa conferirà la laurea magistrale honoris causa in Sociologia e management dei servizi sociali a don Luigi Ciotti (segui la diretta streaming).
La cerimonia si terrà nell'Aula Magna Nuova del Palazzo della Sapienza venerdì 24 maggio, alle ore 11, e sarà aperta dal Saluto del rettore Paolo Maria Mancarella, cui seguiranno la Lettura della Motivazione da parte del direttore del dipartimento di Scienze politiche, Alessandro Balestrino, e la Laudatio tenuta dalla professoressa Enza Pellecchia, direttrice del Centro interdisciplinare di Scienze per la pace. Dopo il conferimento della laurea magistrale, don Luigi Ciotti terrà la sua Lectio Magistralis.
Il conferimento della laurea honoris causa è stato motivato per l'altissimo profilo etico e sociale di don Ciotti, "una personalità eclettica, intraprendente, profondamente attenta alle problematiche sociali e promotrice di forti azioni volte al loro miglioramento nonché ispiratrice di approcci metodologici e teorici alla loro soluzione".
Don Luigi Ciotti, nato Pieve di Cadore (Belluno) nel 1945 e cresciuto a Torino, ha fondato nel 1965 il Gruppo Abele, che negli anni si è occupato delle persone in difficoltà e della lotta contro le dipendenze di ogni tipo - dall'alcolismo alle droghe e al gioco d’azzardo - aprendo comunità e utilizzando la comunicazione e la cultura come forme di prevenzione. Nel corso degli anni Novanta l’impegno di don Ciotti si è ampliato al contrasto delle organizzazioni criminali di stampo mafioso: nel 1995 don Ciotti ha promosso la nascita di "Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", di cui sarà, da allora, presidente. Libera diventa presto centro di coordinamento e strumento di mobilitazione per oltre 1600 organizzazioni nazionali e internazionali del terzo settore, nel mondo della scuola, della cooperazione e del sindacato. Libera promuove negli anni percorsi educativi in migliaia di scuole, la costituzione di cooperative di giovani che lavorano nei terreni precedentemente appartenenti ai boss, l’offerta di servizi alle fasce più deboli, l’impegno nelle carceri minorili, diventando così un punto di riferimento nazionale anche in virtù della molteplici forme di collaborazione avviate con il mondo della scuola e dell’Università.
Tra di esse spicca quella con il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, che porta nel 2010 all’avvio del primo master universitario sui temi della lotta alle mafie e alla corruzione in Italia, quello in "Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione" coordinato dal professor Alberto Vannucci.
Artificial intelligence can be used to solve one of the most complicated ‘puzzles’ which have occupied archaeologists since time immemorial, namely recognising and piecing together thousands of pottery fragments which regularly come to light during excavations. This is the result of ArchAIDE, a project coordinated by the MAPPA Laboratory of the Department of Civilizations and Forms of Knowledge of the University of Pisa which has led to the development of an innovative App based on the system of automated recognition and neural networks which makes use of technology similar to that used in the investigative field for facial recognition.
The project funded by the European Union under the H2020 programme lasted for three years from 2016 until May 2019, and engaged 35 researchers, IT experts, designers and video makers from nine universities, research centres and firms in 5 different countries (Italy, Germany, Great Britain, Israel and Spain).
“During archaeological investigations, thousands of pottery fragments are found. These were produced in the most diverse eras from prehistoric times to the present day, and which, like the pieces of a puzzle, when joined together, can offer a myriad of information about life in distant times,” says Professor Letizia Gualandi from MAPPALab at the University of Pisa. “At present, this operation is extremely time consuming and requires the expertise of specialists and so, for reasons of time or space, it is almost always impossible to catalogue all the pottery uncovered.”
The goal of the App from the ArchAIDE project is precisely to solve these problems, as it was developed to be a simple and effective field tool. It will be sufficient to photograph fragments using mobile devices (smartphones or tablets), for them to be recognised and the data shared in real time thus creating an archive which can be used by any researcher, academic or enthusiast wherever they are.
“At the moment the system has a level of accuracy of around 75% and uses two different neural networks which were specially created,” explains Francesca Anichini, project manager of ArchAIDE. “The first recognises the designs on the pottery fragment and the second recognises the ‘profile’ identifying the shape it belongs to. As well as recognising pottery, the App allows us to have dynamic information on our smartphones which up till now was only available from dozens of paper catalogues, quickening the work of archaeologists.”
The project team
The App will be presented to the public for the first time during the international conference ‘ArchAIDE. Archaeorevolution is now’ which will be held as the final event of the project on 13th and 14th May at the Centro Congressi Le Benedettine at the University of Pisa (Piazza San Paolo a Ripa D’Arno, 16).
“The more data which is added to the system, the more accurate recognition is, so for this reason,” concludes Francesco Anichini, “the goal is now to spread the use of the App and increase the contents by involving numerous other subjects both public and private at Italian and international level alongside the project partners.”
Usare l’intelligenza artificiale per risolvere uno dei “puzzle” più complessi che impegna gli archeologi da sempre, ovvero riconoscere e mettere insieme le migliaia di frammenti ceramici che emergono abitualmente durante gli scavi. E’ questo il risultato di ArchAIDE, un progetto europeo coordinato dal Laboratorio MAPPA del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa che ha portato alla realizzazione di una innovativa App basata su sistemi di apprendimento automatico e reti neurali che sfruttano una tecnologia simile a quella utilizzata in ambito investigativo per il riconoscimento facciale.
La App sarà presentata per la prima volta al pubblico durante la conferenza internazionale “ArchAIDE. Archaeorevolution is now” che si svolge a conclusione del progetto il 13 e 14 maggio al Centro Congressi Le Benedettine dell’Università di Pisa (Piazza San Paolo a Ripa D’Arno, 16). Durato tre anni, dal 2016 al 2019, e finanziato dall’Unione Europea sul programma H2020, il progetto ArchAIDE ha coinvolto oltre 35 fra ricercatori, informatici, designer, video makers provenienti da nove tra università, centri di ricerca e aziende di cinque paesi diversi (Italia, Germania, Gran Bretagna, Israele, Spagna).
Il test della App
“Durante le indagini archeologiche vengono ritrovati migliaia di frammenti ceramici prodotti nelle epoche più diverse, dalla preistoria ai giorni nostri, quasi come tessere di un puzzle che, se ricostruito, può fornire moltissime informazioni sulla vita nelle epoche passate – racconta la professoressa Letizia Gualandi del MAPPALab dell’Ateneo pisano - attualmente, però, questa operazione è molto lunga e richiede competenze molto specialistiche e così, per motivi di tempo o di spazio, risulta quasi sempre impossibile catalogare tutte le ceramiche ritrovate”.
Inconvenienti che però la App del progetto ArchAIDE promette di risolvere proprio perché pensata come uno strumento da campo semplice ed efficace. Basterà infatti scattare una foto con un dispositivo mobile (smartphone o tablet) per riconoscere il frammento e quindi condividere in tempo reale i dati, creando così un archivio che potrà essere utilizzato da qualunque ricercatore, studioso o appassionato in qualunque luogo si trovi.
“Al momento il sistema funziona con una accuratezza intorno al 75% sfruttando due diverse reti neurali create appositamente – spiega Francesca Anichini dell’Ateneo pisano, project manager di ArchAIDE - la prima riconosce la decorazione del frammento e la seconda il “profilo” individuando la forma a cui appartiene”.
Una rappresentanza del team del progetto
Oltre a riconoscere la ceramica, la App permette inoltre di avere sul proprio smartphone informazioni dinamiche che fino ad oggi erano contenute solo in decine di cataloghi cartacei statici velocizzando moltissimo il lavoro degli archeologi.
“Più dati si immettono nel sistema, più diventa accurato il riconoscimento, per questo motivo – aggiunge Francesca Anichini – l’obiettivo adesso è diffondere l’uso della App coinvolgendo, accanto ai partner del progetto, numerosi altri soggetti pubblici e privati sia a livello italiano che internazionale”.
Insieme all’Università di Pisa, hanno partecipato al progetto il Cnr-Isti, le università di Tel Aviv (Israele), York (Gran Bretagna), Barcellona (Spagna), Colonia (Germania), due aziende spagnole (“Baraka Arqueologos” ed “ElementsCentre De Gestió i Difusió De Patrimoni Cultural”) e l’italiana Inera srl.
Trenta prestigiosi studiosi provenienti da 14 paesi e rilevanti esponenti politici e sindacali, tra i quali Luciana Castellina, Maurizio Landini e Álvaro García Linera (vicepresidente della Bolivia), si ritroveranno all'Università di Pisa, dall'8 al 10 maggio al Polo Carmignani, per la conferenza internazionale dal titolo "Marx 201. Ripensare l’alternativa" (https://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/4416-marx-201-ripensare-l-alternativa), a cura dei professori Alfonso Maurizio Iacono, dell'Ateneo pisano, e Marcello Musto, della York University di Toronto. Guardando oltre le rituali celebrazioni del bicentenario della nascita del filosofo tedesco che si sono succedute lo scorso anno, l'appuntamento pisano si propone di discutere in modo critico e innovativo, nelle nove sessioni plenarie in cui si articolerà, i temi classici della riflessione marxiana (Capitalismo, Democrazia, Lavoro, Comunismo) e parallelamente di sviluppare un’analisi approfondita su alcune tematiche non frequentemente accostate al suo pensiero: Nazionalismo, Migrazione, Ecologia, Religione, Genere.
I lavori intendono mostrare un Marx molto diverso dalla vulgata che lo ha descritto come dogmatico, economicista ed eurocentrico. Al contrario, le sue idee sono ancora indispensabili per comprendere la società capitalista e ripensare un modello economico-sociale alternativo. “Marx – afferma il professor Iacono – si pose il problema di come funzionasse un sistema che in nome della libertà si basava contraddittoriamente ma fondamentalmente sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e lo analizzò criticamente. Cercò di disvelare quell’imbroglio sottile e diffuso secondo cui i processi economici sarebbero naturali ed eterni e quindi immutabili, mentre invece sono storici e come tali modificabili dagli uomini. La sua idea era che potessero e dovessero essere gli sfruttati a mutare quello stato di cose, ritrovando dignità, orgoglio, autonomia mentre cercavano un futuro alternativo per loro e per tutti. Le realtà dello sfruttamento e delle diseguaglianze sono ancora lì tragiche e minacciose. Ma l’alternativa va oggi ripensata criticamente alla luce delle esperienze passate e a partire dei problemi che incombono, da quelli ambientali a quelli razziali, da quelli di genere a quelli economici. Di questo discuteremo all'Università di Pisa, dove vi è un'importante tradizione di studi su Karl Marx”.
Grazie anche ad alcune ricerche di recente pubblicazione, Karl Marx appare sempre più come un autore capace di esaminare le contraddizioni della società capitalista ben oltre il conflitto tra capitale e lavoro. Egli ha scritto diffusamente delle società extra-europee e, smentendo quanti hanno assimilato la sua concezione del comunismo al mero sviluppo delle forze produttive, ha assegnato rilevanza alla questione ecologica. Inoltre, si è occupato approfonditamente di molteplici tematiche che sono state spesso sottovalutate, quando non ignorate, da molti dei suoi studiosi. Tra queste figurano la ricerca di forme di proprietà collettive non controllate dallo Stato, la centralità della libertà individuale nella sfera economica e politica, l’analisi dei processi migratori, l’emancipazione di genere, le potenzialità emancipatrici della tecnologia e la critica dei nazionalismi: tutte questioni fondamentali per i nostri giorni.
"Da oltre un decennio - ha commentato il professor Musto - numerosi articoli in prestigiosi quotidiani e riviste hanno descritto Marx come un pensatore preveggente e la cui attualità continua a ricevere costante conferma. Pressoché ovunque, sono riapparsi corsi universitari e conferenze internazionali a lui dedicati. I suoi testi, ristampati o pubblicati in nuove edizioni, sono rispuntati sugli scaffali delle librerie e la ricerca sulla sua opera, abbandonata per un lungo ventennio, è ripresa in modo considerevole".
Nella foto in alto: la presentazione della conferenza con, da sinistra, i professori Iacono, Musto e Elvira Concheiro, dell'Universidad Nacional Autónoma de México.