I ricercatori dell'Università di Pisa ce l'hanno fatta, ancora prima della fine della campagna di crowdfunding lanciata un mese fa su Kickstarter il loro progetto ha raggiunto l'obiettivo dei 20.000 dollari e adesso VIPER, il prodotto hi-tech nato nel mondo di Internet delle Cose, potrà andare in produzione. Dal prossimo lunedì, Daniele Mazzei del Centro di ricerca "E. Piaggio", Giacomo Baldi dell'Azienda ospedaliera universitaria pisana, Gualtiero Fantoni e Gabriele Montelisciani del dipartimento di Ingegneria civile e industriale inizieranno a ingegnerizzare la scheda e a finalizzare la suite del dispositivo ad alto tasso di tecnologia che promette di rivoluzionare e semplificare la nostra vita quotidiana rendendo accessibile qualsiasi oggetto tramite computer o cellulare.
L'Università di Pisa è stato il primo ateneo italiano a sbarcare su Kickstarter, la piattaforma internazionale di crowdfunding per progetti creativi, e in meno di un mese ha raccolto circa 20.700 dollari, superando addirittura l'obiettivo iniziale. Il dispositivo che i ricercatori andranno a realizzare potrà aiutare le persone a monitorare la propria casa senza dover fare tracce nei muri, permettendo di sapere, ad esempio, se il cane ha sete o se i bambini sono rientrati da scuola, di spegnere il riscaldamento se è stato lasciato inavvertitamente acceso o di controllare da lavoro se è stato chiuso il gas, il tutto con dei semplici click, senza dover avere una laurea in ingegneria o in informatica.
I risultati più interessanti raggiunti dal team di ricercatori pisani in questo mese di campagna di crowdfunding sono anche altri: la notizia di VIPER ha avuto grande risonanza, è apparsa in oltre 20 articoli su testate nazionali e locali, ha ricevuto post su blog generalisti, ma anche ottime e dettagliate descrizioni sui blog di ATMEL, ARM, Hackaday, buildinginternetofthings, a dimostrazione del valore del prodotto made in Pisa.
Inoltre la campagna su Kickstarter ha permesso alla neonata realtà di attivare le prime collaborazioni industriali con aziende italiane: la prima riguarda lo sviluppo di una particolare scheda con microcontrollore, mentre la seconda prevede lo sviluppo di 15 tavole rotanti sincronizzate da montare come espositori in una gioielleria parigina.
I nostri ricercatori sono stati contattati per "agganciare" VIPER ai servizi cloud sviluppati all'interno di progetti europei ed è partita una prima collaborazione con un celebre autore di libri divulgativi su Arduino, sull'elettronica per hobbisti, sulle stampanti 3D e sul digital making.
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
LaStampa.it
TirrenoPisa.it
askanews.it
PaginaQ
Controcampus.it
PisaToday.it
"La civiltà di un popolo si giudica (anche) da come si prende cura dei suoi alberi". E' con queste parole che si conclude l'intervento del "Gruppo Verde", composto da docenti e ricercatori del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa. Al centro dell'attenzione dunque il patrimonio naturale urbano, una risorsa per il benessere dei cittadini che però va gestito e manutenuto affinché non si trasformi in un pericolo, come successo, ad esempio, durante l'episodio di eccezionale maltempo avvenuto all'inizio di marzo. Ecco quindi una riflessione che vuole coinvolgere scienziati, ma anche amministratori e opinione pubblica. Perché l'idea, apparentemente semplice, ma in realtà complessa - come sostiene il "Gruppo Verde" - è quella di fare "più attenzione per i nostri alberi, piuttosto che doversi ritrovare improvvisamente a fare attenzione agli alberi (che cadono!)".
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La recentissima ondata di maltempo e, in particolare, la disastrosa 'bufera' della notte di giovedì 5 marzo impongono alcune riflessioni in merito alla considerazione che la nostra collettività (sia il fronte pubblico che quello privato) riserva al patrimonio arboreo urbano ed extraurbano. Soprattutto si fa riferimento agli alberi presenti in parchi, giardini e viali.
Sono ormai di dominio pubblico e ampiamente descritti dai mass media gli effetti devastanti dell'episodio, che ha provocato in Toscana la caduta di migliaia (forse decine di migliaia) di alberi (in particolare pini, ma non solo: sono crollati o si sono spezzati cipressi, lecci, mimose, olivi, palme, ecc.), ha sconvolto il paesaggio urbano di numerosissime località (si pensi a Forte dei Marmi, al Parco della Versiliana e alle Cascine, al viale di Bolgheri), inflitto danni enormi, oltre che all'agricoltura e all'industria, anche a centinaia di edifici pubblici e privati e ad altri beni (es. veicoli), comportato disagi infiniti ai cittadini e alle famiglie (ritardi nei trasporti, chiusura delle scuole, interruzioni dei servizi, ecc.) e causato rischi incredibili per l'incolumità delle persone. Il bilancio in termini di perdita di vite umane o di lesioni è stato incredibilmente modesto, ma soltanto perché l'episodio è avvenuto nel cuore della notte. Per anni saranno evidenti le conseguenze, anche in virtù del fatto che stanno per innescarsi cruenti dispute legali per il risarcimento dei danni patiti dai singoli, molte delle quali vedranno coinvolte le compagnie di assicurazione così come altrettante non vedranno mai una conclusione certa alla luce della 'eccezionalità' e della 'imprevedibilità' dell'evento atmosferico.
Una prima domanda sorge spontanea: l'evento era veramente inimmaginabile? Sarebbe stato possibile limitarne gli effetti? La risposta è tutt'altro che semplice e richiede approcci multidisciplinari. Ci limitiamo in questa sede a ritenere effettivamente anomalo, o quanto meno inusuale, l'episodio (velocità del vento da nord-est), stanti le prime segnalazioni che fanno riferimento a raffiche di gran lunga superiori a 100-130 (150?) chilometri orari: indubbiamente una situazione fuori norma, della quale non si ha memoria, ma saranno i fisici dell'atmosfera a esprimere le loro valutazioni. Un vento particolarmente violento, dunque, ma è sufficiente questo a giustificare la strage di alberi che si è verificata? Sì, perché è proprio al crollo delle piante arboree che va ascritta la quasi totalità dei danni lamentati. Entrano in gioco, allora, altri fattori, quali, ad esempio, la scarsa tenuta degli apparati radicali, a seguito delle abbondanti piogge che negli ultimi mesi hanno interessato la nostra regione. Ma siamo sicuri che, anche in questo caso, non vi sia un contributo rilevante da parte dell'incuria e della carenza di attenzioni da parte dell'uomo nei confronti delle piante in fase sia di progettazione degli arredi verdi urbani sia di allevamento e gestione degli spazi a verde?
Occorre precisare che, verosimilmente, una frazione significativa degli alberi crollati si presentava in apparenti buone condizioni di salute e di manutenzione, per cui si potrebbe ipotizzare che soltanto l'eccezionalità del fenomeno abbia innescato le disastrose conseguenze di cui stiamo parlando. In realtà nella maggior parte dei casi di crollo di alberi 'in perfetta forma' è possibile evidenziare come le condizioni di accrescimento degli apparati radicali fossero fortemente compromesse dalla presenza di compattamento del suolo, di asfaltature soffocanti, dall'insufficiente volume di suolo per lo sviluppo delle radici (marciapiedi, cordoli, manufatti edili, ecc.) o dalla eccessiva vicinanza tra le piante stesse che hanno determinato la crescita di 'giganti dai piedi d'argilla' crollati (appunto) al primo soffio di vento un po' più forte.
In tantissimi altri casi, però, a fare le spese dell'evento eccezionale sono stati alberi già compromessi da situazioni sanitarie precarie e su cui i gestori del verde urbano e delle alberate stradali non hanno più trovato il tempo e le risorse per la loro cura. A questo proposito, è indispensabile riflettere sul fatto che non da ora, e per vari motivi (per lo più di natura economica), il patrimonio arboreo risulta trascurato, venendo meno le indispensabili operazioni colturali, a cominciare dalle potature e dai diradamenti delle alberate o degli aggregati arborei troppo fitti. Ma, più in generale, le Amministrazioni pubbliche tendono a considerare le piante solo come una (importante) voce di costo, senza riuscire a valutarne adeguatamente i (molteplici) benefici per il cittadino. Così, risulta difficile (magari con la 'complicità' involontaria del cosiddetto 'patto di stabilità') reperire risorse per programmare censimenti del verde, attività di monitoraggio delle condizioni di salute delle piante, interventi di manutenzione ordinaria e razionale, corsi di formazione e aggiornamento degli operatori. Si finisce con il limitarsi ad operazioni di pura emergenza, magari per rimuovere tronchi o branche crollati al suolo; spesso, addirittura, anche questi interventi vengono rimandati nel tempo fino a quando, fatalmente, non si verifica un evento eccezionale come quello del 5 marzo. Emblematica è la situazione del Viale D'Annunzio, a Pisa, della Via del Brennero, tra Pisa e San Giuliano, e dell'Aurelia a Madonna dell'Acqua, dove centinaia di platani secolari sono stati decimati dal 'cancro colorato' (malattia crittogamica che ha come principale, quasi esclusivo, vettore la motosega infetta che trasmette l'inoculo da un individuo infetto ad uno sano) e dove gli alberi morti sono stati lasciati per anni in sede, fino ad essere aggrediti da altri microrganismi e insetti e diventare fattore di grave rischio per l'incolumità del cittadino. Ci sono voluti interventi di somma urgenza (si era sfiorata la disgrazia) dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile per abbattere le piante morte (e pensare che questa operazione è obbligatoria per legge!).
Oggi il mondo della ricerca ha sviluppato tecniche di indagine ('diagnostica per immagini') ripetibili e riproducibili, capaci di valutare le condizioni interne del tronco e fornire indicazioni allo specialista se l'albero "abbia le carte in regola" per stare in piedi. Protocolli validati a livello internazionale consentono di formulare giudizi in forma strutturata e di mettere in evidenza gli interventi prioritari. Anche il settore della didattica universitaria ha raccolto queste opportunità e da tempo l'Università di Pisa eroga corsi finalizzati alla formazione di figure professionali competenti nel campo della progettazione e gestione del verde urbano e del paesaggio, esattamente quelle che possono indirizzare le Amministrazioni pubbliche e i privati nella scelta delle specie vegetali più idonee e dei piani di intervento razionali. E, sia chiaro, le piante non sono eterne e arriva anche il momento di abbatterle, a 'fine carriera'. In ambito urbano, fortemente antropizzato e fonte di incredibili stress per gli alberi che vi crescono, la vita media di un individuo arboreo risulterà sempre ridotta rispetto a quella di alberi cresciuti nel loro contesto biologico naturale: l'importante è che si prenda coscienza di queste limitazioni alla durata della vita di un albero in città e che ciò avvenga nell'ambito di programmi integrati di turn over periodico delle alberature e di riqualificazione ambientale. E' ciò che sta per avvenire a Castiglioncello, dove i ricercatori del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa stanno coadiuvando i tecnici comunali in un complesso piano di interventi, sviluppato con il coinvolgimento diretto dei cittadini, e finalizzato a rimuovere i non pochi elementi di rischio presenti nella vetusta Pineta Marradi. Un intervento analogo è stato recentemente portato a termine nel Parco della Pace a Pontasserchio.
La civiltà di un popolo si giudica (anche) da come si prende cura dei suoi alberi e i nostri decisori pubblici dovrebbero dedicare maggiore attenzione a questi argomenti: ne va di mezzo anche la qualità della vita dei cittadini (e pure la loro incolumità!). In sintesi si potrebbe dire semplicemente che per una serena convivenza tra alberi e cittadini occorre avere 'più attenzione per i nostri alberi', piuttosto che doversi ritrovare improvvisamente a 'fare attenzione agli alberi (che cadono!)'.
"Gruppo Verde" del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa
L'E-Team, la Squadra Corse dell'Università di Pisa, lancia una campagna di recruitment per la prossima stagione agonistica. Il team, composto interamente da studenti, è in cerca di collaboratori per i settori di ingegneria dei veicoli, meccanica, elettronica, aerospaziale, chimica, informatica, gestionale, energetica, economia, grafica e web design, tutte nuove professionalità che andranno ad arricchire e rinnovare il gruppo già in piena attività per preparare la prossima competizione, la Formula SAE Italy, in programma l'11 settembre a Varano de' Melegari. E non solo, nei prossimi mesi la sfida sarà costruire una nuova monoposto, pronta per gareggiare nel 2016.
La Formula SAE è una competizione tra studenti universitari, organizzata dalla Society of Automotive Engineers (SAE), che prevede la progettazione e la produzione di un'auto da corsa a ruote scoperte, valutata durante gli eventi internazionali, tramite prove statiche e dinamiche, in base alle sue qualità di design e di efficienza ingegneristica.
L'idea alla base della Formula SAE è che un gruppo di studenti costituisca una start-up per realizzare un prototipo di auto da corsa che, rispettando un regolamento internazionale, vada a posizionarsi nel segmento di mercato dedicato a piloti non professionisti. Ogni team deve progettare, costruire, testare e promuovere il prototipo fino alla partecipazione agli eventi, nei quali viene valutato in otto tipologie di prove, che spaziano dalle performance pure, al design, alla presentazione del veicolo stesso. La monoposto di questa stagione – Kerub – sarà la prima nella storia del team pisano ad essere dotata di un pacchetto aerodinamico completo.
L'E-Team Squadra Corse è nata nel 2007 su iniziativa di un gruppo di studenti e dottorandi di Ingegneria, sotto la supervisione del professor Emilio Vitale e del professor Massimo Guiggiani, al tempo rispettivamente preside della facoltà di Ingegneria e presidente del corso di laurea in Ingegneria dei Veicoli Terrestri. Da allora, la Squadra Corse ha progettato ben sei vetture: ET1, ET2ev, ET3, ET4, ET5 e infine ET456 che ha gareggiato nelle competizioni di FSCzech 2013 e Varano de' Melegari nel 2014. Nella stagione 2013-14 è stata anche progettata la vettura E2T1, prima monoposto a propulsione elettrica dell'Ateneo pisano.Il team ha avuto negli anni importanti risultati e riconoscimenti: nel 2010 si è distinto nelle competizioni di Formula Student Germany e di Formula SAE Italy, piazzandosi al 9° posto assoluto, 1° tra i team italiani, al Formula SAE Italy; nella gara di Formula Student Czech Republic 2013 è arrivato un buon piazzamento in terza posizione al Business Plan Presentation.
Dal 2014 è stato inserito nel piano di studi ufficiale di Ingegneria dei Veicoli l'esame a scelta "Laboratorio Formula Student", con cui viene riconosciuto il valore formativo della partecipazione all'attività, oltre a essere da sempre oggetto di tesi o tirocini.
Chi fosse interessato a fare un'esperienza nel mondo del motorsport diventando uno dei nuovi componenti dell'E-Team, può compilare l'apposito form sul sito www.eteamsquadracorse.it.
Inoltre, chi volesse seguire l'operato del team può visitare la pagina della squadra su Facebook, Twitter, Youtube e Instagram (eteamsquadracorse).
Più sicurezza alimentare per i consumatori e meno adempimenti burocratici per le imprese. È questo l'obiettivo del protocollo di collaborazione fra Regione Toscana, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, Università di Pisa e imprese. L'accordo è stato sottoscritto mercoledì 18 marzo nell'auditorium di Santa Apollonia a Firenze, nell'ambito di un convegno intitolato "La prevenzione collettiva: bilanci, riflessioni e prospettive", alla presenza dei due assessori della Regione Toscana, Luigi Marroni per la Sanità e Gianni Salvadori per l'Agroalimentare, del direttore dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, Remo Rosati, del direttore del dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa, Daniela Gianfaldoni, e dei rappresentanti delle associazioni delle imprese del settore alimentare.
L'accordo, di durata biennale, prevede la realizzazione di progetti innovativi sul fronte dei sistemi di qualità, della tracciabilità dei prodotti e sul rapporto tra cibo, salute e sicurezza alimentare. Il piano di sviluppo promuoverà attività finalizzate a favorire la crescita delle realtà produttive presenti sul territorio regionale, la qualità del sistema toscano e la sua valorizzazione in ambito nazionale e internazionale, conciliando questi aspetti con la possibilità di raggiungere un maggiore livello di sicurezza alimentare e un minore aggravio di adempimenti a cui l'impresa è tenuta nell'esercizio delle sue attività.
Obiettivo del protocollo è anche quello di garantire la "tracciabilità sanitaria dei prodotti", ovvero documentare ai consumatori l'effettiva provenienza e tracciabilità sanitaria della filiera, attraverso un sistema di registrazioni sanitarie gestito dal sistema pubblico, a cui possono aderire, su base volontaria, produttori, trasformatori e dettaglianti. In sintesi, dunque, si tratta di un accordo di collaborazione finalizzato a coordinare tutte le attività di supporto al Sistema della sicurezza alimentare, attraverso un meccanismo che permetta di far diventare la sicurezza, grazie alla collaborazione fra imprese e sistema pubblico delle tutele sanitarie, il primo e più importante biglietto da visita per le imprese, garanzia dei prodotti verso il consumatore finale nei mercati di tutto il mondo.
"Grazie a questo importante accordo - ha commentato la professoressa Alessandra Guidi, docente di Igiene e tecnologia alimentare dell'Ateneo pisano, che si occupa di queste tematiche - il dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa è protagonista con azioni concrete in un ambito fondamentale per la salute dei cittadini come la sicurezza alimentare. Sono sicura che questo accordo possa rispondere in modo reale alle esigenze sia dei consumatori che delle imprese del settore agroalimentare, che necessitano di una semplificazione burocratica".
Sabato 14 marzo, nell'ambito dell'iniziativa "Un mese con Turing e l'Enigma", è stata inaugurata al Museo degli Strumenti per il Calcolo la mostra "L'Enigma a Pisa", curata per la Fondazione Galileo Galilei da Giovanni Cignoni, che resterà aperta fino a domenica 22 marzo. Sono intervenuti per l'Università di Pisa, il prorettore vicario Nicoletta De Francesco; per il Comune, l'assessora alle Politiche socioeducative e scolastiche, Marilù Chiofalo; per il Ministero dello Sviluppo Economico, la responsabile del Polo culturale del Museo Storico della Comunicazione del Ministero, Gilda Gallerati. Dopo l'introduzione di Giovanni Cignoni, che ha spiegato come operava e come fu battuta l'Enigma, si è svolta una dimostrazione dal vivo del funzionamento della macchina, prestata per l'occasione dal MiSE. L'evento ha suscitato grande curiosità e interesse negli oltre 250 partecipanti che sono intervenuti all'inaugurazione.
Cogliendo al volo l'interesse seguito al film "The Imitation Game" e al suo meritato Oscar (miglior sceneggiatura non originale) il Museo degli Strumenti per il Calcolo ha proposto un ricco programma di eventi: l'Enigma al Museo, e poi approfondimenti sulla macchina, su Turing e gli altri personaggi, su Bletchley Park e la battaglia dei codici, sulla crittografia, sul serio e nella fantasia, nella storia e nel quotidiano, film all'Arsenale con presentazioni e dibattiti, il Turing di Tuono Pettinato e Francesca Riccioni, tavole rotonde, articoli su PaginaQ, dirette streaming con Radiocicletta.it
Per le scuole, incontri e laboratori didattici sulla crittografia e l'Enigma che rimarranno nell'offerta didattica del Museo anche dopo la Mostra.
Gli appuntamenti nei prossimi giorni:
- lunedì 16 marzo, al Teatro Rossi Aperto, risposte al pubblico e dibattito in diretta streaming sul tema "Storia e Narrativa", con Giovanni Cignoni, Cinzia Colosimo, Maurizio Vaccaro,
- dal 16 al 18 marzo, all'Arsenale, "Enigma" (2001), introduzione a cura di Fabio Gadducci,
- martedì 17 marzo h 16.30: "Dall'Alberti all'Enigma e oltre", di Fabrizio Luccio - la storia della crittografia prima e dopo l'Enigma
- venerdì 20 marzo h 16.30: "Il muro della crittografia fra diritti e doveri", di Marco Mattiucci - Digital Forensics & Counter Forensics, Indagini di PG & Privacy - Crittografia, applicazioni e implicazioni - tavola rotonda con Marco Mattiucci, Dino Pedreschi, Gianluca Dini
- sabato 21 marzo h 16.30: "The Imagination Game – Le altre macchine", di Giovanni Cignoni - Calcolatori e non, citati o dimenticati dal film
- dal 23 al 25 marzo, all'Arsenale, Breaking the Code (1996), introduzione a cura di Giuseppe Lettieri
Guarda il video.
Articolo su UniPiNews: http://www.unipi.it/index.php/tutte-le-news/item/5631-un-mese-con-turing-e-lenigma
Programma completo: http://hmr.di.unipi.it/TuringEnigma
Contatti: Francesca Corradi, 050 2213626, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Al giovane ricercatore Marco Landi, assegnista di ricerca presso il dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa, è stato conferito dall'Unione Nazionale delle Accademie per le Scienze applicate allo Sviluppo dell'Agricoltura, alla Sicurezza Alimentare e alla Tutela Ambientale (UNASA) il Premio UNASA 2015 per il miglior articolo scientifico dell'anno 2014 nell'ambito della Chimica agraria e della Scienza del suolo. La cerimonia di premiazione si è svolta il 6 marzo 2015 presso la prestigiosa sede dell'Accademia dei Fisiocritici a Siena, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico UNASA.
Dopo una valutazione curriculare a livello nazionale, Marco Landi è risultato vincitore per la candidatura del lavoro "Photoprotection by foliar anthocyanins mitigates effects of boron toxicity in sweet basil (Ocimum basilicum)" pubblicato nel 2014 sulla rivista di fisiologia vegetale Planta e di cui il giovane ricercatore risulta primo autore. Nel lavoro viene dimostrato come in condizioni di eccesso di boro nel suolo, frequenti in ambienti aridi e semi-aridi, il ruolo fotoprotettivo degli antociani possa consentire alla pianta una maggior tolleranza nei confronti di questo elemento, evidenziando ancora una volta come i prodotti del metabolismo secondario racchiudano un enorme potenziale adattativo per le piante. La ricerca è stata condotta con la collaborazione della professoressa Lucia Guidi e del professor Alberto Pardossi dell'Università di Pisa, del dottor Massimiliano Tattini dell'Istituto per la Protezione delle Piante del CNR di Firenze e del professor Kevin S. Gould della Victoria University of Wellington (NZ), dove Marco Landi ha condotto una parte delle ricerche durante il periodo del suo dottorato di ricerca.
Marco Landi ha conseguito il titolo di dottorato di ricerca internazionale presso l'Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant'Anna nel marzo 2014. Attualmente le sue ricerche nell'ambito della biochimica agraria vertono sull'indagine delle risposte fisiologiche di piante di interesse agrario esposte a stress di natura abiotica tipici dell'areale mediterraneo. Oltre ad essere co-autore di articoli scientifici su riviste internazionali e capitoli di libri ad invito, Landi è stato coinvolto nei Progetti nazionali PRIN assegnati al Dipartimento d Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali di Pisa dal titolo "Risposta delle piante alla tossicità da boro" coordinato dal professor Alberto Pardossi e "Progettare la città verde nell'era del cambiamento globale: funzioni degli alberi urbani e loro adattabilità nelle future condizioni climatiche (TreeCity)", coordinato dal professor Giacomo Lorenzini.
Per l'Ateneo di Pisa il Premio UNASA 2015 rappresenta un'ulteriore conferma dell'eccellenza scientifica in campo agrario dopo che appena lo scorso anno un altro giovane ricercatore pisano, l'entomologo Giovanni Benelli, aveva ricevuto lo stesso prestigioso riconoscimento.
Ne hanno parlato:
Nazione Pisa
Pisa Today
Greenreport.it
NazionePisa.it
PaginaQ
Controcampus
Il dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell'Università di Pisa ha appena concluso un'attività sperimentale di qualificazione dei contenitori per lo stoccaggio e l'inglobamento di materiali radioattivi a bassa attività iniziata nel luglio del 2013 e finanziata da Ansaldo Nucleare. L'attività si è svolta principalmente presso il Laboratorio Scalbatraio, l'unico centro in Italia per la qualificazione di contenitori per materiali radioattivi.
"A seguito della validazione che abbiamo effettuato e della approvazione da parte dell'Ente di Sicurezza dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) – ha spiegato il professore Donato Aquaro dell'Ateneo pisano responsabile scientifico della ricerca - saranno costruiti circa 2.000 esemplari presso il centro di ricerche della Commissione europea JRC a Varese per inglobare e stoccare rifiuti radioattivi".
I test sono stati effettuati su cinque contenitori di forma prismatica (1,6 m x 2,5 m di base ed un'altezza di 1,2 m) con un volume di circa 4 metri cubi al cui interno sono previsti o basket cilindrici per l'alloggiamento di fusti cilindrici o basket prismatici per stoccare componenti sfusi quali pompe, valvole, tubazioni, materiale lapideo ecc. Entrambi i tipi di rifiuti sono stati quindi inglobati in una malta cementizia ad elevata fluidità e resistenza. In particolare, le prove di qualificazione effettuate sono state numerose sia per il contenitore sia per la matrice di inglobamento: irraggiamento accelerato su provini di malta; inglobamento di rifiuti nella malta con una ricetta realizzata al Laboratorio Scalbatraio; verifica dell'inglobamento dei rifiuti; test di caduta libera; prova termica in forno a 800° C per mezz'ora per simulare un incendio. Quest'ultimo test è stato preceduto da una prova su un modello in scala ridotta presso il Laboratorio Scalbatrario con l'assistenza di una squadra di Vigili del Fuoco: la prova serviva a garantire che il bitume presente nei fusti di un contenitore non raggiungesse la temperatura di autocombustione, ovvero 250° C.
Ne hanno parlato:
Il Tirreno Pisa
AdnKronos
Focus.it
Panorama.it
IlTempo.it
TgRegione.it
InToscana.it
StampToscana.it
UniNews24.it
ControCampus.it
PianetaUniversitario.it
GreenReport.it
VillaggioGlobale.it
GoNews.it
PisaInformaFlash.it
QuiNewsPisa.it
In occasione della giornata mondiale di Pi greco, festeggiata in tutto il mondo il 14 marzo (3.14 per gli americani), l'Università di Pisa celebra la famosa costante matematica con un allestimento nel cortile del Polo Piagge. Il dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali ha infatti realizzato un tappeto erboso grande 11 metri a forma di Pi greco, utilizzando prato in rotoli offerto dalla ditta Bindi Pratopronto.
Il giorno del Pi greco è stato festeggiato per la prima volta il 14 marzo 1988, all'Exploratorium, il celebre Museo della Scienza di San Francisco e da allora è celebrato da numerose scuole, università e istituzioni scientifiche di tutto il mondo. Lo stesso giorno è anche l'anniversario della nascita di Einstein.
Pi greco è una costante matematica che rappresenta il rapporto tra il diametro di un cerchio e la sua circonferenza. È un numero con infinite cifre decimali ma le prime tre cifre con cui il Pi greco è universalmente conosciuto sono 3,14.
Il tappeto erboso a forma di Pi greco rimarrà installato fino a lunedì 16. Durante la permanenza saranno realizzate immagini da drone e foto fatte dai piani alti del Polo Piagge.
Guarda le foto dell'allestimento.
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Nelle foto: in alto i preparativi dell'allestimento, in basso lo staff che ha lavorato al posizionamento del tappeto erboso.
Ne hanno parlato:
QN
Corriere.it
InToscana.it
Corriere Fiorentino
StampToscana.it
Tirreno Pisa
Pisa Today
Lo scorso 6 marzo, nell'ambito dell'Assemblea Generale dell'European Nuclear Education Network Association, tenutasi presso il Dipoli Congress Centre di Otaniemi, ad Espoo in Finlandia, è stata proclamata la selezione di sette laureati pisani in Ingegneria nucleare per l'assegnazione della certificazione di European Master of Science in Nuclear Engineering (EMSNE).
I sette ingegneri sono Morena Angelucci, Vincenzo Bisogno, Matteo Montella, Andrea Mossi, Vito Quagliarello, Giacomo Saccone e Roberta Scarpa. Questi nostri laureati hanno conseguito la certificazione grazie alla conformità dei loro studi in Ingegneria nucleare all'Università di Pisa con i paradigmi europei e allo svolgimento di un periodo di stage all'estero per la loro tesi, presso istituzioni che fanno parte di ENEN.
L'azione di internazionalizzazione svolta da anni dal corso di laurea in Ingegneria nucleare, che ha portato l'Università di Pisa a contribuire in maniera molto significativa alle certificazioni EMSNE, ha dato frutti cospicui a questo riguardo, grazie alla rete di contatti stabilita tra l'Ateneo pisano e le università, i centri di ricerca e le industrie membri di ENEN. Il corso è ora tenuto in lingua inglese e sta attraendo studenti dall'estero.
La cerimonia di consegna delle certificazioni si terrà a settembre, a latere della Conferenza Generale della IAEA a Vienna. In quell'occasione, i sette laureati pisani riceveranno il relativo diploma dalle mani del presidente e del vice presidente dell'associazione, il professor Walter Ambrosini dell'Università di Pisa e il professor Javier Dies dell'Universitat Politecnica de Catalunya, appena riconfermati per un altro anno alla guida di ENEN, nel suggestivo scenario dell'Agenzia di "atoms for peace".
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Stanno per partire per la Svezia i ragazzi del PHOS Project, il gruppo di studenti dell'Università di Pisa selezionati dall'ESA - l'Agenzia Spaziale Europea - per testare a bordo di una sonda spaziale un dispositivo da loro interamente progettato e costruito. Il PHP (Pulsating Heat Pipe) - una sorta di "termosifone spaziale" - sarà lanciato in orbita il prossimo 19 marzo dalla base spaziale di Kiruna, in modo da essere testato in un ambiente a gravità ridotta. PHOS è stato l'unico progetto italiano a essere stato scelto per partecipare al programma Rexus/Bexus (Rocket and Balloon Experiments for University Students), un programma promosso da ESA in collaborazione con altri enti, che coinvolge gli studenti di tutta Europa.
Venerdì 6 marzo gli studenti e i docenti del PHOS Project sono stati accolti a Palazzo alla Giornata dal prorettore per gli Studenti, Rosalba Tognetti, che ha voluto salutare il team alla vigilia della partenza per la missione spaziale. "Di fronte a progetti di questo tipo, non possiamo che esprimere tutto il nostro orgoglio e la nostra soddisfazione - ha commentato la professoressa Tognetti - Il PHOS Project è un'iniziativa che testimonia la vivacità e la voglia di mettersi in gioco dei nostri studenti; ragazzi che, in maniera autonoma e indipendente, si vanno a cercare e intraprendono esperienze formative al di fuori delle aule universitarie, portandole avanti con grande entusiasmo e investimento di tempo. Al team PHOS auguriamo buon viaggio, convinti che l'avventura in Svezia lascerà loro un bagaglio di esperienze fondamentali per la crescita professionale e umana".
In Svezia andranno in sette, in rappresentanza dell'intero team composto da 21 ragazzi. In prevalenza provengono dall'area di Ingegneria, ma ci sono studenti di altre aree disciplinari che, con le loro competenze, si occupano degli aspetti di marketing e comunicazione. I professori che fin dall'inizio hanno supportato i ragazzi sono Federico Baronti, Paolo Di Marco, Luca Fanucci e Sauro Filippeschi dell'Università di Pisa e Mauro Mameli, Miriam Manzoni e Marco Marengo dell'Università di Bergamo, che collaborano al progetto.
Partecipando a questo programma il gruppo di studenti ha affrontato tutte le tappe di un vero e proprio progetto in ambito spaziale, seguendo gli strettissimi vincoli imposti dagli standard europei: "L'idea di base del team è un'evoluzione, a livello di configurazione, di un dispositivo per lo scambio termico bifase detto PHP, studiato dal team di ricercatori che supporta gli studenti – ha spiegato Gian Marco Guidi, team leader e project manager - Il PHP è un tubo di calore altamente economico e performante che avrà in futuro numerose applicazioni in ambito spaziale. Il nostro obiettivo è dimostrare che funziona molto bene in condizioni di gravità ridotta: da qui il nome Pulsating Heat Pipe Only for Space". I ragazzi saranno i primi al mondo a testare tale dispositivo con questa configurazione e in queste condizioni.
I ragazzi che partiranno per la Svezia sono Gian Marco Guidi, Federico Belfi, Giorgio Cicero, Francesco Creatini, Davide Di Prizio, Davide Fioriti e Stefano Piacquadio. Gli altri studenti del team sono Giulia Orlandini, Nicolò Morganti, Simone Fontanesi, Alessandro Frigerio, Michele Rognini, Pietro Nannipieri, Andrea Pasqui, Giulia Becatti, Rambod Rahmani, Martina Pezzini, Matteo Montanaro, Manuel Camero, Francesco Pini e Michela Biagini.
Website: www.phosproject.com
Facebook: https://www.facebook.com/projectphos
Twitter: https://twitter.com/phos_team
Linkedin: https://www.linkedin.com/company/phos-project
PHOS Channel: https://www.youtube.com/channel/UCr5zQnCZ-A18VWSEGRZvFTw