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L’European Research Council (ERC) ha assegnato un Consolidator Grant del valore di 1.683.750 euro a Lorenzo Bianchini, ricercatore della Sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e collaboratore del professor Guido Tonelli, docente di Fisica sperimentale all'Università di Pisa, e del professor Luigi Rolandi, docente della Classe di scienze della Scuola Normale Superiore di Pisa. Bianchini si è aggiudicato il prestigioso finanziamento grazie al progetto presentato ASYMOW "Power to the LHC data: an ASYmptotically MOdel-independent measurement of the W boson mass", il cui principale obiettivo è lo sviluppo di una nuova metodologia di analisi dati e di tecniche di calibrazione del rivelatore Compact Muon Solenoid (CMS) volte ad una misura di precisione della massa del bosone W. CMS è uno dei quattro grandi esperimenti di LHC del CERN, che assieme ad ATLAS ha permesso la scoperta del bosone di Higgs. Per la realizzazione del progetto saranno utilizzati tutti i dati già raccolti durante il secondo ciclo di attività di LHC, il cosiddetto Run2, e quelli che saranno prodotti nel corso del prossimo Run3, che è previsto iniziare nel 2022.

Bianchini fa parte della collaborazione CMS di Pisa, un forte gruppo di ricerca formato da INFN, Università e Scuola Normale di Pisa. Come da tradizione, per partecipare ai maggiori esperimenti di fisica in campo internazionale, si uniscono le energie migliori delle tre istituzioni. I gruppi possono così contare su moderni laboratori e infrastrutture di ricerca, finanziamenti adeguati e un flusso continuo di giovani menti brillanti e desiderose di farsi valere in campo internazionale.

Sposato e padre di due bambine, Lorenzo Bianchini è nato a Firenze nel 1985. Dopo la laurea triennale in Fisica all’Università degli Studi di Firenze, ha proseguito gli studi come allievo dell'Università di Pisa e della Scuola Normale Superiore, ottenendo la licenza e la laurea magistrale in Fisica nel 2009. Ha conseguito il dottorato di ricerca all’Ecole Polytechnique nel 2012 con una tesi sulla ricerca del bosone di Higgs nella via di decadimento in una coppia di leptoni tau, lavoro che ha fornito un contribuito diretto alla scoperta della particella di Higgs da parte di CMS. Ha proseguito il suo lavoro di ricerca come postdoc al Politecnico Federale di Zurigo (ETH Zurich), occupandosi principalmente della misura della sezione d’urto ttH, processo che permette di stabilire l’accoppiamento diretto del bosone di Higgs con il quark top. Dal 2017 è ricercatore a tempo indeterminato presso la Sezione INFN di Pisa, dove ha proseguito il suo impegno nell‘esperimento CMS, sia per quanto riguarda gli aspetti di potenziamento della Fase2 del rivelatore, sia per le analisi di fisica. In quest’ultimo ambito, Bianchini ha focalizzato il suo interesse sulle misure di precisione elettrodebole, in particolare sulla misura della massa del bosone W.

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Il progetto ASYMOW, di durata quinquennale, ha l’obiettivo di realizzare una misura della massa del bosone di gauge W (mW) con una precisione senza precedenti per un singolo esperimento: inferiore, cioè, a 10 Megaelettronvolt (MeV). Questa accuratezza sarà sufficiente per dirimere l’attuale tensione tra la misura sperimentale di mW agli acceleratori e la sua predizione da parte del Modello Standard. Se una nuova, più precisa misura di mW, come quella che ASYMOW si aspetta di ottenere, dovesse confermare la presente anomalia, ciò costituirebbe evidenza di una rottura del Modello Standard e, dunque, dell’esistenza di nuova fisica. La precisione alla quale ASYMOW ambisce permetterà non solo di sondare la teoria elettrodebole più in profondità che mai, ma anche di stabilire una pietra miliare nelle misure di precisione dei processi di interazione protone-protone a LHC, con implicazioni che vanno ben oltre la determinazione di mW. Tutto ciò sarà reso possibile da un nuovo approccio alla misura, che dovrà essere sviluppato in dettaglio nel corso del progetto, e che consentirà di sfruttare al massimo il potere statistico senza precedenti offerto da LHC.

“La cifra del progetto – ha spiegato Bianchini – è dunque quella di dare potere ai dati, permettendo così di superare quei colli di bottiglia che hanno finora limitato la precisione sperimentale di mW. In questo sarò aiutato da un team di ricercatori e studenti che desidero far crescere all’interno dell’area di ricerca delle Alte Energie di Pisa, e che mi accompagneranno in un progetto ambizioso e con un grande potenziale di estendere la nostra conoscenza della fisica delle alte energie”.

Si è tenuta martedì 1° dicembre la riunione straordinaria del Senato Accademico dell’Università di Pisa nella nuova composizione che è scaturita dalle recenti elezioni e per la prima volta si è registrata una sostanziale parità di genere tra i 27 componenti, con la presenza di 13 donne e 13 uomini a cui si aggiunge il rettore come presidente dell’Organo. Nella riunione telematica sono state affrontate varie questioni e sono stati designati i componenti delle Commissioni permanenti Senato Accademico-Consiglio di Amministrazione.

“È stato per me un grande piacere trovarmi a presiedere il neo-eletto Senato. – ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella - Il maggior orgoglio è che la parità tra la componente femminile e quella maschile si è realizzata non per imposizione di vincoli o prescrizioni, ma spontaneamente, in un ambiente in cui le aspirazioni di ciascuno possono trovare la meritata collocazione. Questo significa che, nell’Università di Pisa, sebbene tanto debba ancora essere fatto, si respira un clima culturale al passo con l’evoluzione della società contemporanea”.

Le elezioni per il rinnovo del Senato Accademico, tenute tra 23 e 26 novembre con procedura di voto digitale, hanno designato i 18 rappresentanti tra professori e ricercatori a tempo indeterminato (tre per ognuno dei sei settori culturali), i due del personale tecnico-amministrativo, quello dei ricercatori a tempo determinato e quello dei dottorandi: questi ultimi due rappresentanti costituiscono una assoluta novità, introdotta dalla modifica di Statuto fortemente voluta dal rettore sin dall’inizio del suo mandato.
I 18 eletti tra professori e ricercatori a tempo indeterminato sono: Luca Pandolfi, Ettore Vicari e Ilaria Del Corso per il Settore 1; Marcello Mele, Federico Da Settimo Passetti e Roberto Giovannoni per il settore 2; Angelo Gemignani, Maria Concetta Morrone e Giovanna Preziuso per il settore 3; Rocco Rizzo, Roberto Saletti e Gabriella Caroti per il Settore 4; Roberta Ferrari, Pierluigi Barrotta e Sonia Maffei per il Settore 5; Carmelo Calabrò, Eleonora Sirsi e Antonella Angelini per il Settore 6. In rappresentanza dei ricercatori junior/senior è stata eletta Serena Danti; per il personale tecnico-amministrativo sono state elette Antonella Magliocchi e Luisa Rappazzo; per i dottorandi di ricerca è stato eletto Fabio Saggese.

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Il mandato dei membri eletti in Senato Accademico dura quattro anni accademici, tranne nei casi dei rappresentanti dei ricercatori a tempo determinato, degli studenti e dei dottorandi per i quali il mandato è di due anni accademici.

La professoressa Marilù Chiofalo, docente del dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa ed ex assessora comunale alle Politiche socio-educative e scolastiche, parteciperà agli Stati generali della scuola digitale che si terranno venerdì 27 novembre in diretta streaming nazionale da Bergamo, scelta simbolicamente come città più colpita dal Covid.

La professoressa Chiofalo interverrà in mattinata al panel su “Il trauma e la cura - Ruolo e ruoli nella didattica e nel processo formativo dei nostri giovani. Cosa cambia nella crisi e dopo la crisi?”, moderato dalla giornalista del “Corriere della Sera”, Valentina Santarpia. In questo ambito proporrà un viaggio ispirato alle idee di pensatrici e pensatori per discutere l'importanza dell'educazione al pensiero scientifico sia come strumento funzionale alla didattica inclusiva, sia come approccio per realizzare un contesto di didattica inclusiva.

Nel pomeriggio la professoressa condurrà uno dei workshop paralleli, dal titolo "Educare al pensiero scientifico (nella, per la, come) didattica inclusiva". Ripartendo dal tema affrontato nella sessione mattutina sull'importanza dell'educazione al pensiero scientifico sia come strumento funzionale alla didattica inclusiva che come approccio per realizzare un contesto di didattica inclusiva, la docente discuterà più in dettaglio di come queste idee possano essere implementate nella pratica didattica, a partire dall'esperienza condotta all'Università di Pisa con il progetto “La fisica di tutti i giorni, per insegnare a insegnare la fisica”.

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Gli Stati generali della scuola digitale sono un evento nazionale molto partecipato e giunto alla quinta edizione, pensato dall'Associazione Imparadigitale in collaborazione con varie istituzioni, MUR incluso, per connettere scuola, università e pedagogisti/e con il mondo dell'economia, imprenditoriale e dell'innovazione tecnologica. Quest'anno l'evento, a cui prenderanno parte anche la ministra Lucia Azzolina e la viceministra Anna Ascani, è particolarmente sentito viste le difficoltà della scuola in tempo Covid, le opportunità degli investimenti programmati a livello europeo e internazionale, i limiti e le potenzialità della didattica a distanza.
Per maggiori informazioni si rimanda al sito: https://www.statigeneraliscuoladigitale.it/

Il professor Fabio Gadducci, ordinario del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa, è stato eletto presidente del "GRuppo di INformatica" (GRIN), l'associazione che cura l'organizzazione, il coordinamento e la promozione delle attività scientifiche e didattiche dei docenti universitari del settore.

Il professor Gadducci, oltre a insegnare “Software Validation and Verification” al corso di laurea in Informatica e a far parte della Scuola di dottorato in “Data Science”, è membro del Consiglio Universitario Nazionale, dove è anche coordinatore dell’Area di Scienze matematiche e informatiche. Direttore scientifico del Museo degli Strumenti per il Calcolo, è delegato del rettore nel comitato esecutivo dell’Internet Festival e nel board di Software Heritage, oltre ad aver fatto parte del Comitato organizzativo di “Informatica 50” ed essere stato responsabile scientifico dei progetti “La CEP prima della CEP” e “Il laboratorio delle Calcolatrici Pisane”.
Il professor Gadducci è stato responsabile o ha collaborato a numerosi progetti di ricerca di ambito nazionale e internazionale e le sue attività di ricerca si concentrano su vari aspetti fondazionali dell’informatica, in particolare legati alla specifica logica ed algebrica ed alla verifica di sistemi autonomici distribuiti e concorrenti. Autore di numerose pubblicazioni, ha contribuito all’organizzazione di convegni e seminari di rilievo internazionale.
Tra gli altri interessi scientifici, il professor Gadducci si occupa di fumetto e letteratura popolare, con particolare attenzione alla storia editoriale.

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Costituita nel 1990 con sede a Pisa, come riconoscimento per il primo corso di laurea in Scienze dell'Informazione istituito dall'Ateneo pisano nel 1969, l'associazione GRIN copre tutti gli ambiti della disciplina e rappresenta l'intera comunità accademica nazionale. Negli anni ha influenzato decisioni di carattere generale, tra cui i cambiamenti nei settori scientifico/disciplinari e la modifica che permette ai laureati in Informatica l'accesso all'Albo degli Ingegneri dell'Informazione, ponendosi come referente per varie attività di carattere accademico, quali la valutazione della ricerca dei dipartimenti e la certificazione dei corsi di laurea. Ha inoltre promosso un programma di cooperazione con analoghe associazioni europee, con associazioni sia culturali che imprenditoriali del settore e con le associazioni dei laureati.

Prima del professor Gadducci sono stati presidenti del GRIN altri due docenti dell'Università di Pisa: Franco Turini tra 1994 e 1997 e Pierpaolo Degano tra 1999 e 2003.

Nasce a Livorno su iniziativa del Polo Universitario Sistemi Logistici dell’Università di Pisa, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, Federmanager e Camera di Commercio Maremma e Tirreno, il nuovo master di primo livello in “Smart and Sustainable Operations in Maritime and Port Logistics”. Il master, patrocinato da Confetra, AssoPorti e Comune di Livorno, mira a formare figure professionali altamente qualificate e dotate di un mix di conoscenze e competenze multidisciplinari che siano in grado di gestire gli aspetti tecnici e tecnologici, legali e manageriali, fondamentali per guidare l'innovazione nel settore marittimo e portuale. Il corso partirà a marzo del 2021, con iscrizioni aperte fino all’11 gennaio.

Il master avrà una durata di 12 mesi e sarà svolto in formula part-time: le lezioni saranno tenute il venerdì pomeriggio e il sabato, in modo da facilitare la partecipazione anche a candidati che hanno l’esigenza di conciliare l’attività formativa con il lavoro. Il percorso didattico prevede 300 ore di lezioni frontali, in cui le lezioni teoriche si alterneranno con attività pratiche quali esercitazioni in aula, lavori di gruppo e analisi di casi studio, e 500 ore di tirocinio, che permetteranno ai partecipanti di confrontarsi con casi reali e di applicare le nuove conoscenze acquisite. I risultati del tirocinio saranno poi riportati in un project work e discussi nella prova finale.

Sono cinque i moduli in programma: Infrastrutture di trasporto e sistema logistico marittimo e portuale, Sostenibilità, Quadro normativo e contrattualistica nel settore marittimo, Frontiere tecnologiche (IoT, Process Analytics, Blockchain, Cybersecurity, Automazione), Management e internazionalizzazione.

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Il master si rivolge a operatori e manager di aziende operanti nel settore marittimo e portuale interessati ad aggiornare le proprie competenze, oltre che a laureati in discipline tecniche, economiche e giuridiche che ricercano opportunità di formazione e di carriera nella logistica. Le figure professionali in uscita saranno in grado di affrontare efficacemente i processi di digitalizzazione ed automazione delle imprese operanti nel settore marittimo-portuale.

“Il master – ha dichiarato il direttore, professor Davide Aloini - realizza una offerta formativa unica nel panorama nazionale, intercettando in modo multidisciplinare i bisogni formativi più recenti del settore logistico marittimo e portuale. Il bilanciamento di contenuti tecnologico-ingegneristici con quelli dell’area giuridico-economica è finalizzato a chiarire come le tecnologie 4.0 possano impattare positivamente sulle operazioni logistiche e dunque formare professionisti in grado di cogliere in maniera efficace le opportunità di innovazione per il sistema, all'insegna della sostenibilità ed efficienza”.

Il master è stato selezionato e finanziato dal MISE – Ministero dello Sviluppo Economico – tra i "progetti innovativi di formazione in industrial engineering e management di impresa”.

Il corso costa 4.000 euro ed è previsto il rimborso anche integrale grazie ai voucher della Regione Toscana. Maggiori informazioni e contatti sono disponibili sul sito del master (www.masterport40.it) o sulle sue pagine Facebook e LinkedIn.

Il corso di laurea in Ingegneria edile-Architettura si rinnova adattandosi al periodo di pandemia e avvia un modello sperimentale di Laboratorio integrato di progettazione architettonica che propone workshop ed esercitazioni attraverso le piattaforme telematiche, con il coinvolgimento di docenti da diverse parti del mondo.
“Questa sperimentazione didattica – spiega il professor Luca Lanini, vicepresidente del citato corso di laurea magistrale a ciclo unico e coordinatore del Laboratorio - nasce dalla necessità di ripensare radicalmente l'insegnamento della composizione architettonica nell'attuale situazione emergenziale. Se fino ad oggi la tradizione dei laboratori di progettazione era incentrata sul rapporto diretto, da atelier, tra docente e studenti e il lavoro eseguito ‘come a bottega’, la rescissione di questo rapporto ha portato a rifondarne gli stessi fondamenti didattici. Abbiamo quindi deciso che una simile ridefinizione avesse innanzitutto bisogno di un'ampia condivisione della comunità scientifica, coinvolgendo all'interno del Laboratorio molti docenti provenienti da realtà diverse e istituendo un vero e proprio Comitato scientifico che supervisionasse i lavori progettuali”.

Il tema proposto, la relazione tra architettura e città, è uno di quelli fondativi dell'architettura italiana e del suo insegnamento e viene sviluppato approfondendo lo studio di una città-laboratorio su cui basare le varie esercitazioni degli studenti. La città è Mosca, scelta innanzitutto perché è la più grande metropoli europea per dimensione e popolazione, poi perché nella sua storia urbana dell'ultimo secolo ha indicato prima di altre le principali tendenze e idee urbane che molto dopo si sono presentate in altre realtà contemporanee. Infine, è stata selezionata per la sua condizione storico-geografica di sospensione tra oriente e occidente, che apre a chiavi interpretative sulle dinamiche urbane asiatiche.

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Il Laboratorio – che, oltre al professor Lanini, è coadiuvato dal professor Antonio Mariano e integrato dal modulo di Tecnica delle Costruzioni del professor Pietro Croce e da quello di Fondazioni del professor Nunziante Squeglia – è quindi riuscito a costruire una serie di relazioni con importanti istituzioni russe: il Markhi, Istituto di Architettura di Mosca e una delle culle dell'avanguardia europea; l'MGSU, l'Università statale di Mosca di Ingegneria civile e uno dei più grandi centri di ricerca russi; il Do.Co.Mo.Mo Russia, l’ente che si occupa della tutela dell'architettura moderna; il “The Constructivist Project”, principale sito web sull'avanguardia sovietica.
Il Laboratorio integrato di progettazione architettonica ha in programma tre esercitazioni progettuali, due Lectio Magistralis su questioni ineludibili quali il rapporto tra architettura e costruzione e quello tra architettura e natura, lezioni seminariali sul contributo italiano al pensiero sulla città e sui suoi protagonisti e varie altre di grandi esperti e docenti internazionali su temi specifici. L'idea finale è di realizzare una mostra e un libro dei vari progetti a testimonianza dell’anno di lavoro svolto.

L’Assessora all’Università e all’Innovazione del Comune di Livorno Barbara Bonciani e il Rettore dell’Università di Pisa Paolo M. Mancarella esprimono soddisfazione per i risultati raggiunti nell’estensione della rete GARR (la rete italiana a banda ultralarga dedicata alla comunità dell’istruzione, della ricerca e della cultura) sul territorio livornese.

Dal 29 ottobre scorso, il Polo universitario dei Sistemi Logistici è collegato direttamente all’Università di Pisa in fibra ottica a 10 Giga, rispetto a quella a 100 Megabit del passato. A ciò va aggiunto il collegamento del CED del Comune di Livorno all’Università di Pisa, che apre interessanti prospettive tra cui il collegamento degli Istituti scolastici e dei Centri di ricerca del territorio livornese al POP territoriale della rete GARR, gestito dall’Università. Di grande importanza in questo contesto è l’interesse manifestato dal Comune di Livorno di affidare al Green Data Center dell’Università di Pisa il ruolo di Disaster Recovery per le funzioni ICT critiche.

Ad oggi gli Istituti scolastici secondari di Livorno sono stati tutti predisposti per la connessione alla rete GARR (istituto Vespucci, Istituto Nautico Cappellini, Liceo Enriquez, Liceo Cecioni, Istituto musicale Mascagni, Istituto tecnico industriale Galilei, Istituto per Geometri Buontalenti). Molti istituti scolastici si sono già attivati e stanno eseguendo i lavori di collegamento alla rete con l’aiuto dei tecnici del Comune di Livorno e dell’Università di Pisa.

Al fine di favorire il collegamento alla rete GARR di tutti i centri di ricerca presenti in città, afferenti al Polo della Logistica e dell’Alta tecnologia sono stati inclusi nel collegamento all’infrastruttura in fibra ottica, oltre ai centri di ricerca presenti presso lo Scoglio della Regina, anche quelli afferenti al complesso di Dogana D’Acqua; complesso che come specifica l’assessora Barbara Bonciani non era stato inserito nel progetto iniziale. L’intervento per la connessione di Dogana d’Acqua è oggi invece stato affidato e dovrebbe essere ultimato entro fine anno.

Il Rettore Mancarella esprime “grande soddisfazione per la realizzazione di questa importante iniziativa, partita alcuni anni fa e che è stata portata a termine con il contributo del prorettore per l’Informatica dell’Università di Pisa prof. Paolo Ferragina e di numerosi tecnici UniPI della direzione Infrastrutture Digitali e del Comune di Livorno. Si apre così un nuovo scenario che propone interessanti prospettive di sinergia con il territorio livornese ove l’Ateneo pisano svolgerà ancora di più un ruolo centrale non soltanto a livello di ricerca e formazione, ma anche per l’innovazione territoriale.”

Per l’Assessora Bonciani “I risultati ottenuti nel completamento del GARR e sul Disaster Recovery favoriscono l’innovazione del territorio livornese, oltre ad offrire un contributo rilevante alla formazione universitaria e scolastica. Allo stesso tempo questi risultati sono stati resi possibili grazie alla collaborazione costante e proficua fra Amministrazione Comunale e Università di Pisa, e in particolare dai tecnici afferenti ad entrambe le Amministrazioni che hanno svolto un ottimo lavoro”.

lanzetta3Il volume “Italiani emigrati all’estero. Progettualità, rotte, adattamento e rientro in patria”, edito dalla Pisa University Press, raccoglie i risultati di una ricerca coordinata dal Centro Interdipartimentale per l'aggiornamento, la formazione e la ricerca educativa (CAFRE) dell'Università di Pisa.
Il volume e l'intera ricerca sono stati recentemente presentati nella sala stampa della Camera dei Deputati, nell'ambito di un incontro dedicato ad approfondire i temi dell'emigrazione italiana, della mobilità dei giovani e della fuga dei cervelli, di strategie per la valorizzazione del patrimonio umano di cui è ricco il Paese. Pubblichiamo di seguito il comunicato predisposto dal CAFRE.

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Il progetto "ItE Italiani Emigrati all’estero", durato diciotto mesi, è stato ideato e coordinato da Serena Gianfaldoni, docente di Gestione delle risorse umane, sostenuta nella conduzione della ricerca da un team multidisciplinare composto da oltre 170 persone fra esperti, docenti universitari di numerosi atenei italiani, 50 manager e 50 studenti dell’Università di Pisa, la maggior parte dei quali segue il corso di laurea in Ingegneria gestionale.

Il progetto ha previsto una fase di elaborazione statistica con la raccolta di 800 questionari e l’analisi di 34.000 dati, utili per offrire un quadro del migrante-tipo: i push factor che spingono ad emigrare; i pull factor che attraggono verso l’estero; le principali rotte; le problematiche nella fase di adeguamento; le strategie professionali; la rete di relazioni e il senso di appartenenza; i legami con la madre patria e l’eventuale rientro in Italia.
Nella fase di analisi qualitativa il fenomeno degli Italiani all’estero è stato invece analizzato nella sua complessità, con il contributo di qualificati esperti, da una prospettiva demografica, storica, filosofica, letteraria, economica, sociale, formativa.

I risultati della ricerca ItE sono stati raccolti in un cospicuo testo (oltre 800 pagine) edito dalla Pisa University Press e stampato con i contributi offerti dall'Ateneo per progetti speciali per la didattica 2019-20.
Nel testo “Italiani emigrati all’estero. Progettualità, rotte, adattamento e rientro in patria” compaiono anche alcune preziose strategie elaborate concordemente da manager, dirigenti e studenti coinvolti nel progetto per sostenere il sistema paese, favorendo da una parte la mobilità e la brain circulation, ma al tempo stesso gestendo il fenomeno e mitigando la cosiddetta “fuga dei cervelli”. Corredano il testo anche numerose storie di migrazione che testimoniano la persistenza e l’evoluzione di un fenomeno che continua a interessare numerosi Italiani talentuosi.

Secondo la coordinatrice Serena Gianfaldoni, “bisogna distinguere il fenomeno della mobilità che spinge molti Italiani a cercare nuove strade, percorsi professionali e opportunità all’estero, da quello che viene chiamato brain drain, fuga dei cervelli, legato a una dispersione dell’investimento formativo. Il nostro progetto di ricerca ha investigato per mesi, col supporto di qualificati esperti e l’analisi statistica un fenomeno chiaramente complesso. In riferimento alla migrazione giovanile, se da una parte si mostra necessario stimolare i giovani a viaggiare, provare esperienze internazionali, indispensabili per completare il percorso formativo, dall’altra parte è necessario però sostenere coloro che vorrebbero rimanere in Italia e fanno molta fatica a trovare una piena realizzazione. Da quanto è emerso, il nostro sistema paese dovrebbe migliorare l’offerta lavorativa per i giovani Italiani, laureati o diplomati, non solo nelle aree umanistiche. Dai dati raccolti, i giovani che emigrano non sembrano scappare dall’Italia, dalla cultura italiana, dalla rete di relazioni amicali o familiari intessute. Al contrario, risulta molto apprezzato lo stile di vita italiano. I nostri punti di forza però, non sembrano bastare. Dal campione che abbiamo esaminato viene troppo spesso lamentata la precarietà del lavoro, la difficoltà di fare carriera, uno scarso riconoscimento del valore e del talento, l’assenza di meritocrazia, una scarsa capacità attrattiva, una forma di immobilismo che ingessa l’Italia e il mercato del lavoro. Al contrario, all’estero, gli emigrati italiani sembrano trovare spazio per realizzare compiutamente il proprio percorso professionale, pur dovendo affrontare evidenti problematiche e una fase di adattamento che, indubbiamente, forma a una mentalità globale. Se risulta, infatti, che da una parte gli ambienti di lavoro all’estero risultano più stressanti e competitivi, risulta anche che all’estero sia più facile vedere riconosciute le proprie abilità, fare carriera, ottenere maggiori riconoscimenti economici e premi per giovani qualificati, oltre alla possibilità di lavorare nel settore disciplinare per il quale sono stati dedicati gli anni e le energie del periodo formativo. In ogni caso emerge che i nostri giovani sono ben considerati dal punto di vista della formazione, altamente qualificati per le posizioni offerte, capaci di portare valore e farsi apprezzare in ambiti professionali competitivi”.

Sul tema è intervenuto il professor Michele Lanzetta, direttore del CAFRE. “Il Progetto ItE - ha detto - mostra chiaramente l’urgenza di strategie coraggiose rivolte ai giovani e concordate fra università, aziende, istituzioni. Tra i punti di forza delle nostre iniziative è il coinvolgimento degli studenti nella progettazione, la formazione dei docenti e l'internazionalizzazione, strategie utili a migliorare il sistema paese".

Per maggiori informazioni e per guardare il video integrale della presentazione:
http://www-cafre.unipi.it/2020/10/convegno-italiani-emigrati-allestero.html

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(fonte: CAFRE)

buiatti2È scomparso negli scorsi giorni il professor Marcello Buiatti, uno dei più importanti genetisti italiani, fortemente impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista.
Laureato in Scienze agrarie all'Università di Pisa nel 1959 e poi specializzatosi all'Università di Pavia, il professor Buiatti è stato assistente ordinario all'Istituto di Genetica dell'Ateneo pisano e professore incaricato stabilizzato di Metodologia sperimentale e Statistica all'Università di Pisa. Dal 1981  al 2010 è stato professore ordinario di Genetica all'Università di Firenze. 
Da sempre antifascista, attualmente era membro del Comitato provinciale e presidente della Sezione Anpi di Pisa. Nel 2008 è stato tra i promotori del Manifesto degli Scienziati antirazzisti.
Pubblichiamo di seguito un ricordo scritto dal professor Mauro Stampacchia, già docente di Storia del movimento operaio e sindacale all'Università di Pisa e amico del professor Buiatti.

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Di Marcello Buiatti, di cui si trova molto oggi sui social e sulla stampa, vorrei ricordare quanto lui stesso ebbe a raccontarmi, qualche anno fa. Marcello era nato a Firenze, da madre ebrea polacca e padre italiano, nel 1938, l'anno stesso delle leggi razziali. Aveva quindi sei anni quando, sotto occupazione nazista la città di Firenze, dovette passare il suo tempo, rinchiuso dentro una casa in via Faenza, senza nemmeno potersi affacciare alle finestre. Non era facile spiegare ad un bambino il perché di tutto, spiegare l'inesplicabile. Ricordo che quando me lo raccontava, con distacco solo apparente ma senza attenuazioni, mi venne fatto di pensare che proprio d'angolo con via Faenza, in via Taddea. era la sede del sindacato all'interno della quale venne proditoriamente ucciso dai fascisti, nel febbraio 1921, Spartaco Lavagnini, alla sua scrivania di lavoro.

Il ragazzino rinchiuso era diventato uno dei maggiori genetisti della seconda metà del '900, come si legge nel ricordo dell'Anpi di Pisa. Il ragazzino sfuggito con la sua famiglia alla Shoah era diventato poi uno degli scienziati che avevano promosso il Manifesto degli scienziati contro il razzismo nel 2008.
Il legame tra vita, scienza e politica, in Marcello Buiatti, era fortissimo. Ecco perché la associazione tra la casa di Marcello a Firenze e l'assassinio di Spartaco Lavagnini non era poi così fortuita e mi è rimasta così tanto in mente.

Nelle conversazioni era avvincente, chiaro, ed anche leggero nel porgere. Ricordo quando mi capitò di usare l'espressione corrente "avere nel proprio Dna" per indicare la caratteristica profonda, imprescindibile, di persone e soggetti collettivi. Lui mi spiegò, con un sorriso inimitabile, e con parole chiarissime, come invece quello che caratterizza di più i soggetti viventi sono le esperienze che si trovano ad intraprendere, che li modificano e li costruiscono molto di più del retaggio ereditario, di quel Dna che avevo così a sproposito citato. Mi piacerebbe poter risentire parola per parola la sua spiegazione, che ho cercato di riassumere come mi è riuscito, perché difficilmente avevo sentito parole più chiare e convincenti. Da Maestro, semplice e generoso.

Marcello Buiatti era così imprescindibilmente portatore di due delle più grandi forze di trasformazione della società, la scienza e la politica. Diciamo meglio: della buona scienza e della buona politica. Cose oggi per la verità piuttosto rare, e sopratutto sotto costante, sistematico attacco. Dobbiamo salutare Marcello come un modello importante di impegno e di legame tra le due cose. Proprio nel momento in cui di questo legame, noi sotto scacco di un virus malevolo, e insidiati dalle forze della disuguaglianza e della oppressione, abbiamo grande, enorme bisogno.

Mauro Stampacchia
Già docente di Storia del movimento operaio e sindacale all'Università di Pisa e amico del professor Buiatti

L’Università di Pisa e il CNR lanciano la chiamata aperta alle università e agli enti di ricerca per la partecipazione al dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale. Si tratta del primo dottorato nazionale su questa tematica che ha preso avvio lo scorso luglio con la firma della convenzione tra CNR, Università di Pisa, Sapienza Università di Roma, Politecnico di Torino, Università Campus Bio-Medico di Roma e Università di Napoli “Federico II”. Il PhD-AI.it inizierà con l’anno accademico 2021/2022, sono già disponibili 194 borse. Si stima che il settore porterà entro il 2030 ad una crescita del 16% del Pil mondiale e avrà un impatto sul 70% delle aziende. Il mercato in Italia è agli albori, ma siamo al decimo posto mondiale come numero di pubblicazioni e al quinto come impatto scientifico.

«È tempo di costruire il futuro dell’Italia e il lancio di questa chiamata aperta è un primo passo in questa direzione – commenta il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella – Il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, da noi coordinato assieme al CNR, ci consente oggi di avere un ruolo attivo nello sviluppo delle strategie nazionali e questo ci riempie di orgoglio. Specialmente in un momento in cui il nostro Paese ha particolarmente bisogno di vedere all’orizzonte la possibilità concreta di una nuova stagione di crescita e di sviluppo. Nella sua realizzazione, le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale, se debitamente sfruttate, giocheranno sicuramente un ruolo fondamentale e questo Dottorato nasce anche per questo».
«Ancora una volta – prosegue il Rettore - Pisa e la sua Università sono protagoniste della trasformazione digitale della nostra società. Questo primo Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, infatti, è figlio di un cammino iniziato qui mezzo secolo fa con il primo corso di laurea in Informatica del nostro Paese e proseguita, nel 1983, con l’Istituzione del primo dottorato di ricerca in Informatica. Una storia di primati che nel 2002 ha visto la nascita del primo corso di laurea magistrale e, nel 2017, del primo dottorato di ricerca interdisciplinare in Data Science. Quest’ultimo, realizzato in collaborazione con la Scuola Normale, il CNR, la Scuola Sant’Anna e la Scuola IMT di Lucca e profondamente innovativo, sia in termini organizzativi che scientifici, tanto da essere stato il modello di riferimento per questo dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale che partirà col prossimo anno accademico».

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L’Intelligenza artificiale (AI) è il pilastro di una nuova rivoluzione industriale che, secondo la Commissione Europea, avrà lo stesso impatto di trasformazione sulla società e l’industria prodotto in passato dal motore a vapore e dall'elettricità. Cogliere le opportunità legate allo sviluppo dell’AI per il benessere e la sicurezza dei cittadini e l’innovazione sociale ed economica è una delle sfide al centro della strategia europea e nazionale. Una delle principali iniziative italiane in materia di AI è la costituzione del dottorato nazionale in AI, PhD-AI.it, al cui scopo il Ministero dell’Università e della Ricerca ha finanziato con 4 M€ il CNR e con 3,85 M€ l’Università di Pisa con l’obiettivo di creare un sistema competitivo su scala mondiale e in grado non solo di trattenere in Italia i nostri migliori laureati, ma anche di attrarre talenti dagli altri Paesi.

In base alla convenzione firmata a fine luglio, il PhD-AI.it, con il coordinamento del CNR e dell’Università di Pisa, si articolerà in cinque corsi, promossi sul territorio nazionale da raggruppamenti di università ed enti pubblici di ricerca, ciascuno coordinato da un’università capofila:
· PhD-AI.it: Area salute e scienze della vita, coordinato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma;
· PhD-AI.it: Area agrifood e ambiente, coordinato dall’Università degli Studi di Napoli Federico II;
· PhD-AI.it: Area sicurezza e cybersecurity, coordinato da Sapienza Università di Roma;
· PhD-AI.it: Area industria 4.0, coordinato dal Politecnico di Torino
· PhD-AI.it: Area società, coordinato dall’Università di Pisa.

I dottorandi del PhD-AI.it riceveranno sia una “formazione orizzontale”, sugli aspetti fondazionali dell’AI, comune tra i cinque corsi, sia una “formazione verticale”, relativa alla propria area di specializzazione. Il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale sarà coordinato dal Consiglio di Coordinamento Nazionale, che promuoverà, integrerà e coordinerà le attività formative comuni tra le diverse sedi.

Il progetto del PhD-AI.it entra ora nel vivo con la pubblicazione congiunta da parte di UniPI e CNR della chiamata aperta (con scadenza 30 Novembre 2020) a tutte le università e gli enti di ricerca nazionali per la partecipazione al PhD-AI.it, ovvero per proporre la propria candidatura a far parte di una delle articolazioni del PhD-AI.it co-finanziando una o più borse di dottorato.

Oltre alle università capofila e al CNR parteciperanno infatti ai cinque corsi del PhD-AI.it altre università ed enti di ricerca italiani, selezionati mediante la chiamata aperta lanciata oggi. L’obiettivo è chiamare a raccolta tutte le risorse nazionali per perseguire l’eccellenza scientifica e, allo stesso tempo, garantire un’ampia e qualificata copertura delle università ed enti di ricerca nazionali.

Il PhD-AI.it prenderà avvio con l’anno accademico 2021/2022 (37° ciclo). Per i primi due cicli (37° e 38°), sono già disponibili, complessivamente, 194 borse (97 cofinanziate dal CNR e 97 cofinanziate dal ministero attraverso l’Università di Pisa), per un investimento complessivo che, col co-finanziamento degli atenei, supera i 15 milioni di euro. Il bando di ammissione al PhD-AI.it verrà pubblicato agli inizi del 2021 e i corsi avranno inizio a novembre 2021.

La chiamata aperta e le informazioni sull’organizzazione del dottorato nazionale in AI sono disponibili sul sito del dottorato nazionale in AI: www.phd-ai.it

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