Un team di ricercatori dell’Istituto nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (CnrNano) ha sviluppato un nuovo tipo di laser costituito da una rete di filamenti miniaturizzati di polimeri. Il risultato della collaborazione tra Imperial College di Londra, CnrNano, Università di Pisa, Università del Salento e Università di Exeter è pubblicato su "Nature Communications", e apre la strada a una nuova classe di dispositivi laser che potranno essere usati come sorgenti di luce miniaturizzate e come sensori ottici ad alta efficienza.
Il cuore del laser non-convenzionale è una sorta di minuscola e impalpabile ragnatela, un intreccio di nanofibre polimeriche che emettono e amplificano la luce. “Contrariamente ai laser convenzionali che usano specchi o strutture periodiche per intrappolare e amplificare la luce, in questo dispositivo essa è prodotta e amplificata dalla rete di filamenti”, spiega Andrea Camposeo di CnrNano. “Le nanofibre emettono luce e poi funzionano come fibre ottiche lungo le quali questa si propaga: intrappolata nel reticolo lungo i percorsi di una matrice disordinata la luce è soggetta a interferenze in centinaia di nodi ed emerge amplificata come luce laser”.
I ricercatori hanno realizzato una rete di nanofili composti da materiale fotoattivo, con un diametro di tra i 200 e i 500 nanometri (un nanometro è pari a un milionesimo di millimetro) e con un elevato numero di nodi e di rami. Ogni struttura è una rete disordinata planare, ramificata così da connettere ciascun nodo al loro vicino più prossimo. “Lo studio mostra per la prima volta che un sistema reticolare di nanofibre può diventare un dispositivo laser efficiente e che le sue proprietà possono essere determinate dalla forma della rete che le fibre vanno a costituire”, commenta Dario Pisignano dell’Università di Pisa e di CnrNano. “Le dimensioni ridotte delle singole fibre attive e della rete complessiva hanno permesso di realizzare reticoli molto complessi, con un elevato numero di 'nodi' e di 'canali di collegamento'”.
“L’Istituto nanoscienze del Cnr ha una competenza riconosciuta a livello internazionale nello sviluppo delle nanofibre polimeriche, si è aggiudicato finanziamenti prestigiosi e con risultati rilevanti in campi che spaziano dall’optoelettronica all’ingegneria tissutale per la medicina rigenerativa”, conclude Camposeo. “In particolare i ricercatori di CnrNano hanno messo a punto metodi avanzati di elettrofilatura per realizzare le nanofibre luminose. I polimeri dei filamenti sono stati drogati con molecole organiche per conferire le proprietà di emissione ed amplificazione di luce all’intera rete”.
(fonte: Ufficio Stampa CNR)
Nella foto: reticolo di nanofibre attive del laser.
Si è concluso il 18 febbraio 2019, il primo ciclo di esperimenti presso la nuova linea di luce del Sincrotrone Soleil di Parigi “PUMA”; progettata e ottimizzata per lo studio dei materiali storico-artistici e archeologici, PUMA (Photons Utilisés pour les Matériaux Anciens) ha aperto le sue porte agli utenti esterni il 13 febbraio 2019. Ad inaugurare la linea di luce due ricercatrici Italiane, Alessandra Gianoncelli, responsabile della linea di luce TwinMic al Sincrotrone Elettra di Trieste, e Simona Raneri, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa ed esperta di metodi innovativi e non distruttivi per i Beni Culturali.
A sinistra: Alessandra Gianoncelli e Simona Raneri presso la hutch della linea di luce PUMA insieme al responsabile di PUMA, Sebastian Schoeder; a destra Simona Raneri impegnata nel setting up di alcuni campioni.
La nuova linea di luce PUMA consente di effettuare mappature chimiche in fluorescenza a raggi X per la determinazione delle caratteristiche tessiturali e composizionali dei materiali e analisi in spettrometria di assorbimento XANES (X-ray Absorption Near-Edge Structure) e XRD per studi di carattere strutturale. PUMA offre una risoluzione spaziale micrometrica (3-5 micron) e un set-up che consente di analizzare frammenti dell’ordine del centinaio di micrometri; ciò costituisce un notevole vantaggio nello studio di materiali storico-artistici e archeologici sui quali il campionamento è spesso non consentito o limitato a micro-frammenti.
Le due ricercatrici hanno condotto i primi esperimenti presso PUMA analizzando due classi ceramiche arcaiche: vasi a vernice nera di tradizione Attica (dal Museo di Gela, in Sicilia) e lastre architettoniche dipinte di manifattura Etrusca (dagli scavi del Palatino del Parco Archeologico del Colosseo, Roma). Lo studio di tali materiali rientra nel progetto “Understanding the past and projecting it to the future by using synchrotron radiation sources: technology and raw materials in Archaic Age from Sicily to Rome” promosso in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania. Le ricerche hanno rivelato importanti elementi diagnostici utili all’analisi archeologica e storica dei frammenti analizzati, aprendo nuovi scenari di ricerca che saranno presto approfonditi durante successivi turni di misura a Elettra e Soleil.
La partecipazione di UNIPI e Elettra all’inaugurazione di una linea di luce presso il Sincrotrone di Parigi conferma la sinergia tra le due Istituzioni e crea i presupposti per nuove collaborazioni e accordi di interesse trasversale a più Dipartimenti dell’Ateneo.
L’Università di Pisa è capofila di 5 Progetti di interesse nazionale (PRIN) e partner di altri 14. È questo quanto emerge dai primi dati resi noti dal Miur relativi all’assegnazione dei PRIN 2017. Al ministero al momento hanno deliberato 7 commissioni su 25 sulle tre linee di ricerca "principale, giovani e sud".
Ecco quindi i progetti vinti dall’Ateneo come ‘principal investigator’.
Per la linea di ricerca “giovani” si è aggiudicato il finanziamento del Miur il dottor Gianluca Miniaci del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere con il progetto “‘Pharaonic Rescission’: Objects as Crucibles of ancient Egyptian Societies”. Per la linea di ricerca “principale” i vincitori per Unipi sono dal Dipartimento di Fisica i professori Dario Pisignano con il progetto “Physical Principles of Multimaterial 3D-Printing: Insights from Physics towards Industry 4.0 (3D-Phys)” e Alessandro Tredicucci con il progetto “MONolithic STRain Engineering platform for TWO-Dimensional materials (MONSTRE 2D)”; dal dipartimento di Matematica il professore Alessandro Berarducci con il progetto “Mathematical Logic: models, sets, computability”; e infine dal Dipartimento di Biologia il professore Lorenzo Peruzzi con il progetto “PLAN.T.S. 2.0 - towards a renaissance of PLANt Taxonomy and Systematics”.
L’Ateneo è inoltre partner in altri 14 progetti con i professori Simone Maria Collavini, Alessandro Polsi e Claudio Sergio Pogliano del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere; Paolo Lisca, Roberto Dvornicich, Rita Pardini, Giuseppe Buttazzo, Mario Salvetti, Claudio Bonanno, Giovanni Alberti, Giulio Bau' del Dipartimento di Matematica; Stefano Roddaro del Dipartimento di Fisica; Benedetta Mennucci del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale; Elisabetta Orlandini del Dipartimento di Scienze della Terra.
C’è anche uno studente dell’Università di Pisa nel team PINECUBE vincitore del concorso UrbanFarm 2019, promosso dall'Università di Bologna e dall'Università di Firenze con lo scopo di premiare progetti innovativi sul tema della agricoltura urbana. Nicola Colucci, studente del corso di laurea magistrale in Produzioni agroalimentari e gestione degli agroecosistemi dell’Ateneo pisano, ha partecipato al concorso assieme ad altri quattro ragazzi - Elisabetta Tonet dell’Università Ca' Foscari, Isabella Dagostin del Politecnico Milano, Niccolò Tagliaferri dell’Università di Bologna, Nicola Dall'Agnol dell’Università di Padova e Pamela De Biasi dell’Università di Trento. I progetti dovevano riguardare il recupero di palazzi o capannoni oramai non utilizzati da anni in tre aree urbane: l’azienda Fantoni a Bologna, una struttura nell’area Zanussi a Conegliano Veneto (Treviso) e una scuola elementare a Orzes a Belluno.
Il team PINECUBE si è classificato al primo posto con il progetto di vertical farm per il sito di Orzes a Belluno dal titolo "Hydro-Officinal Library". L’idea progettuale prevede che la ex-scuola, ormai da anni abbandonata, possa essere trasformata in un sito produttivo di piante officinali allevate utilizzando le tecniche di coltura idroponica su più livelli per l’estrazione di oli essenziali: nel progetto è stata prevista anche la realizzazione di alcuni laboratori per svolgere attività di ricerca. Il team è stato anche premiato dall’International Society for Horticultural Science (ISHS) con il premio “Young Minds Award”, ritirato dallo studente Nicola Colucci, designato quale rappresentante del team PINECUBE.
I team iscritti al concorso UrbanFarm 2019 sono stati 35, per un totale di più di 130 studenti provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia a cui si sono aggiunti studenti di vari paesi del mondo come Turchia, Egitto, Brasile, Canada, Cina, Francia, Inghilterra, Polonia, Kosovo, Belgio, India e Indonesia. Le squadre erano invitate a progettare sistemi innovativi di agricoltura urbana capaci di integrare le migliori innovazioni architettoniche e tecnologiche per la produzione alimentare negli ambienti urbani. La cerimonia di premiazione si è svolta nell’ambito della fiera internazionale Novel Farm svoltasi a Pordenone il 13 e 14 febbraio 2019.
Nicola Colucci, 24 anni, originario di Alberobello (BA), ha ottenuto la laurea di primo livello in Scienze agrarie presso l’università di Bologna e da appassionato della tecnica di coltura fuori suolo, ha deciso di iscriversi alla laurea magistrale all’Università di Pisa. Sotto il tutoraggio del professor Luca Incrocci, lo studente ha già iniziato a lavorare alla propria tesi di laurea che ha come argomento la comparazione quali-quantitativa della produzione di specie spontanee da utilizzarsi come insalate, coltivate in coltura fuori suolo e su terreno. Il prossimo 14 marzo partirà per la città di Almeria nel sud della Spagna, dove svolgerà, presso l’università locale, un periodo Erasmus di due mesi.
Gli scarti agricoli delle coltivazioni possono diventare fonti di preziosi oli essenziali dalle elevate proprietà antimicrobiche, una scommessa che è diventata realtà grazie ad uno studio realizzato dalle dell'Università di Pisa e Monastir in Tunisia. La ricerca pubblicata sulla rivista “Chemistry and Biodiversity” si è concentrata sulle parti “non convenzionali” delle carote gialle ed arancioni e di alcune varietà di finocchio.
In particolare dalle foglie e dai fusti senza fiori, i biotecnologi, i farmacologi ed i fitochimici delle due università hanno estratto e caratterizzato oli essenziali che si sono rivelati particolarmente efficaci contro vari microorganismi patogeni, fra cui lo stafilococco aureo, il bacillo del fieno, la salmonella enterica, l’Escherichia coli e la Candida albicans. Il risultato più rilevante si è avuto con l'olio essenziale di finocchio della varietà “azoricum” che, nei confronti della candida, si è dimostrato anche più efficace del farmaco antifungino di sintesi di riferimento (amfotericina B).
“Nell'ottica di un'economia circolare – ha detto il professore Guido Flamini del Dipartimento di Farmacia dell’Ateneo pisano che ha realizzo lo studio con la dottoressa Roberta Ascrizzi - abbiamo utilizzato residui di lavorazione per realizzare un prodotto con un alto valore aggiunto come gli oli essenziali, contribuendo così alla riduzione dei rifiuti e ai costi di smaltimento a carico degli agricoltori”.
Gli scarti agricoli usati per la ricerca sono stati prodotti in Tunisia, con cui il dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa ha da anni rapporti di collaborazione con vari istituti per studiare le piante medicinali, quelle alimentari e i prodotti derivati. In particolare, i ricercatori da Pisa hanno eseguito la caratterizzazione chimica di tutti gli oli essenziali tramite analisi gas-cromatografica abbinata alla spettrometria di massa. L’analisi ha permesso di individuare 60 differenti composti: 28 dalle carote a radice arancione, 22 da quelle a radice rossa e 28 dal finocchio, con una caratterizzazione globale della composizione degli oli essenziali pari al 93%.
“I risultati sono stati incoraggianti – conclude Guido Flamini - l’idea è quindi di proseguire la ricerca usando come materiale di partenza anche scarti di altre specie coltivate. Nulla osta in futuro che un'azienda agricola interessata possa utilizzare i suoi scarti per autoprodursi l’olio essenziale oppure, visti i costi da intraprendere per l'acquisto di un distillatore di dimensioni per lo meno artigianali, che si possa creare un consorzio di più imprese”.
Foto a destra, idrodistillatore Clevenger per l'estrazione degli oli essenziali dal materiale vegetale
Il Ministero della Difesa e l’Università di Pisa hanno siglato, giovedì 14 febbraio, un accordo quadro di collaborazione per promuovere lo studio e la ricerca nel campo della produzione, accumulo, gestione e utilizzazione dell’energia e della cyber security. L’accordo è stato sottoscritto, nella Sala dei Mappamondi del Rettorato di Pisa, dal sottosegretario alla Difesa, onorevole Angelo Tofalo, e dal rettore dell’Università Paolo Maria Mancarella. Per il Ministero della Difesa erano inoltre presenti il comandante dell’Accademia Navale di Livorno, ammiraglio Pierpaolo Ribuffo, e il rappresentante della Struttura di Progetto Energia, colonnello Mauro Cassata; per l'Ateneo la prorettrice vicaria Nicoletta De Francesco, il prorettore per la Ricerca applicata e il trasferimento tecnologico, Marco Raugi, e il professor Giovanni Corsini, incaricato di curare i rapporti dell'Ateneo con l’Accademia Navale di Livorno.
Per il sottosegretario Angelo Tofalo “l'accordo siglato oggi, oltre a rafforzare la pluriennale collaborazione tra la Difesa e l'Università di Pisa, consentirà di svolgere molteplici importanti attività per lo studio e lo sviluppo di nuove tecnologie nel settore del risparmio energetico e nella riduzione delle emissioni che alterano il clima. Inoltre sarà possibile sviluppare ricerche in ambito energy cyber security e dual use. L'approccio virtuoso della Difesa può considerarsi un modello per gli altri comparti pubblici a tutela della sicurezza allargata del cittadino e della sostenibilità globale delle risorse pubbliche utilizzate nella national security strategy, le cui parole chiave sono resilienza e duplice uso. Il settore energetico assume un ruolo sempre più centrale per lo sviluppo economico della Nazione, nell'ottica di un modello di crescita sostenibile e per la sicurezza del Sistema Paese. Per conseguire questi obiettivi stiamo predisponendo un piano per la Strategia Energetica della Difesa (SED) che, in armonia con il quadro strategico nazionale nel settore energetico e ambientale, prevede azioni da mettere in pratica nel breve e medio periodo nei diversi settori della formazione, governance, infrastrutture, logistica dei trasporti, cyber sicurezza, ricerca e sviluppo”.
"L’accordo siglato oggi - ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella - conferma l'interesse dell’Ateneo di Pisa a collaborare con le altre amministrazioni pubbliche su temi che mettano al centro l’applicazione delle nuove tecnologie, tipiche dell’ingegneria industriale e dell’informazione, in settori di preminente importanza per il paese quale l’uso ottimale delle fonti di energia privilegiando, come in questo caso, la salvaguardia e il miglioramento della qualità dell’ambiente”.
L’attività prevista dall'accordo è in armonia con il quadro normativo nazionale delineato dal Documento d’Indirizzo Strategico Programmatico del giugno 2017 e si inserisce nell’alveo delle attività già avviate dal Dicastero per lo sviluppo delle tematiche riguardanti l’efficientamento energetico, favorendo l’utilizzo ottimale delle fonti rinnovabili e riducendo nel contempo il ricorso alle fonti tradizionali. La Difesa promuove altresì lo sviluppo e la ricerca nel campo dell’energy-cyber security e, in tale contesto, che ha attualmente un fortissimo impatto, e sempre più ne avrà in futuro, su tutte le attività del paese che utilizzano l’energia è imprescindibile creare sinergie operative e attuare collaborazioni durature con le altre istituzioni come quella che è stata avviata con l'Università di Pisa.
L’accordo, promosso dalla Struttura di Progetto Energia (SPE), diretta dal generale Isp. Francesco Noto, consentirà di svolgere, in collaborazione con l’Ateneo pisano, un’importante attività per lo studio e l’analisi delle possibili applicazioni di nuove tecnologie per il risparmio energetico, per la riduzione delle emissioni e del loro effetto sul clima e per l’aumento della resilienza dei sistemi per la generazione e la distribuzione dell’energia. Particolare attenzione sarà indirizzata alla ricerca nell’ambito dell’energy-cyber security.
Nella foto in alto, da sinistra: Raugi, Ribuffo, Cassata, De Francesco, Mancarella, Tofalo e Corsini.
Nella foto in basso: il rettore Paolo Mancarella e il sottosegretario Angelo Tofalo.
Si è tenuta mercoledì 13 febbraio, al Complesso delle Benedettine, la cerimonia di chiusura della seconda edizione di Samsung Innovation Camp, nell'ambito della quale sono stati premiati i gruppi che hanno presentato i migliori project work a Cultura REPublic, una delle aziende coinvolte nel progetto, e al Samsung Service Center di Pisa. L’iniziativa, sviluppata da Samsung Electronics Italia in collaborazione con Randstad, è nata con l’idea di accompagnare gli studenti di una rete di università pubbliche italiane in un percorso formativo sull’innovazione, per trasformare il futuro in presente e accompagnare i ragazzi alla scoperta di nuovi scenari professionali.
I due progetti vincenti sono stati selezionati tra quelli presentati dai 53 studenti dell'Università di Pisa – suddivisi in 15 team multidisciplinari - che hanno avuto accesso alla fase di formazione in aula dopo aver seguito con successo il percorso di formazione in modalità e-learning che ha toccato i temi più interessanti dello scenario digitale contemporaneo, dal business al digital marketing, passando per tecnologie, analytics e cyber-education. Complessivamente sono stati 1129 gli studenti e neo-laureati del nostro Ateneo che si sono registrati alla piattaforma di Samsung Innovation Camp, provenienti da tutti i corsi di studio.
Per il project work di Cultura REPublic ha vinto il gruppo MedArts, composto da Serena Nello, Valentina Rossetti e Angela Salzano, con il progetto CULTstories. Dopo un’attenta analisi del contesto e delle best practice del settore, il gruppo ha elaborato un piano di engagement delle realtà museali di riferimento basato sullo storytelling, realizzando un esempio di customer journey, con tanto di produzione video, che mostra in che modo è possibile stimolare gli utenti a visitare un museo dedicato alle opere di Giovanni Fattori.
Per il project work del Samsung Service Center di Pisa ha prevalso il gruppo Jolly, composto da Giulia Carta, Angela Mastrocinque e Filippo Neri. In questo caso gli studenti hanno proposto di migliorare l’esperienza utente del centro assistenza Samsung attraverso l’utilizzo della realtà virtuale. Il gruppo ha proposto di sfruttare i tempi di attesa al centro per offrire ai clienti contenuti virtuali diversificati, sia di intrattenimento che formativi sull’assistenza e manutenzione dei device, nonché contenuti interattivi sulla Smart Home e sulle possibilità offerte dalla casa connessa.
Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato il professor Rossano Massai, delegato al Job placement dell'Università di Pisa, Anastasia Buda, corporate citizenship manager di Samsung Electronics Italia, e Elena Janniello, presidente di Cultura REPublic, e Maria Elena Bardini, segretario di Cultura REPublic.
“Da oltre 26 anni - ha commentato Mario Levratto, head of marketing & external relations di Samsung Electronics Italia - la nostra azienda si impegna per lo sviluppo del digitale e la diffusione della cultura dell’innovazione in Italia. In qualità di digital enabler cerchiamo di offrire ai più giovani utili strumenti e competenze per affrontare al meglio il mondo del lavoro, sempre più permeato dalla tecnologia. Grazie all’alto livello di partecipazione alla seconda edizione di Samsung Innovation Camp, che abbiamo riscontrato da parte degli studenti universitari in tutta Italia, comprendiamo che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, e che siamo stati in grado di costruire, insieme a nostri partner, un solido ecosistema formativo in ambito digitale, che aiuterà i ragazzi a diventare professionisti ancora più qualificati e competitivi”.
“Grazie a Samsung Innovation Camp - ha aggiunto il professor Rossano Massai - gli studenti e i neolaureati dell’Università di Pisa hanno potuto acquisire competenze digitali che sono sempre più necessarie per il mondo del lavoro, indipendentemente dal settore di business e dal ruolo che i futuri neolaureati andranno a ricoprire in azienda”.
Nella foto in alto: il gruppo dei partecipanti.
Nella foto al centro, da sinistra: Serena Nello, Angela Salzano, Valentina Rossetti, Anastasia Buda e Rossano Massai.
Nella foto in basso, da sinistra: Filippo Neri, Giulia Carta, Angela Mastrocinque, Anastasia Buda e Rossano Massai.
L’isola di Stromboli nell’arcipelago delle Eolie è stata l’origine di tre grandi tsunami che hanno flagellato il Mediterraneo in epoca Medievale, uno dei quali ebbe come testimone d’eccezione anche il poeta Francesco Petrarca. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” e condotto da una equipe di ricercatori delle Università di Pisa e Modena-Reggio Emilia a cui hanno collaborato l’Università di Urbino, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sezione di Pisa, il CNR, la City University of New York e l’American Numismatic Society.
La ricerca ha rivelato che gli tsunami furono prodotti da crolli improvvisi del fianco nord-occidentale del vulcano di Stromboli e che si abbatterono sulle coste campane fra la metà del Trecento e del Quattrocento come testimoniano le cronache dell’epoca. Il principale dei tre eventi, avvenuto nel 1343, è infatti quasi certamente riconducibile alla grave devastazione dei porti di Napoli ed Amalfi di cui fu testimone Francesco Petrarca che si trovava nella città partenopea come ambasciatore di Papa Clemente VI e che racconta in una lettera di una misteriosa quanto violenta tempesta che il 25 novembre provocò moltissime vittime e l’affondamento di numerose navi.
Geologi al lavoro a Stromboli
L’identificazione di Stromboli come la sorgente di questi terribili tsunami è stata possibile grazie ad un lavoro interdisciplinare realizzato da vulcanologi e archeologi e portato avanti per l’Università di Pisa dal professore Mauro Rosi e dal dottor Marco Pistolesi del Dipartimento di Scienze della Terra.
“Nella primavera del 2016 – racconta Mauro Rosi - decisi di andare a Stromboli perché avevo in mente un’idea nata dall’aver letto una lettera di Petrarca che parlava di una strana tempesta accaduta a Napoli. Fatti i primi saggi, portammo subito alla luce dei depositi ‘sospetti’, caso vuole poi che nella stessa occasione entrassi in contatto la professoressa Sara Levi dell’Università di Modena-Reggio Emilia che dal 2009 guida una campagna di scavi a Stromboli”.
Il lavoro di ricerca ha comportato, per la parte vulcanologica, lo scavo di tre trincee stratigrafiche nella zona settentrionale dell’isola, lunghe circa ottanta metri e profonde due che hanno portato alla luce tre strati sabbiosi contenenti grossi ciottoli di spiaggia a testimonianza di quanto portato a terra dalle onde di tsunami. I campionamenti, le analisi chimiche dei materiali e le datazioni al carbonio 14 hanno quindi permesso di stabilire una inequivocabile relazione tra quegli strati e i ritrovamenti archeologici che testimoniano il rapido abbandono dell’isola a seguito degli tsunami.
Particolare della stratificazione dove è visibile uno dei grossi ciottoli rinvenuti
“Nella prima metà del Trecento l’isola di Stromboli era abitata e rivestiva un ruolo importante come snodo del traffico navale dei crociati provenienti dalle coste italiane, spagnole e greche, fatto documentato sul pianoro di San Vincenzo da una chiesetta scoperta nel 2015 e che costituisce la prima testimonianza archeologica di occupazione medievale nell’isola – spiega Sara Levi – A seguito dei tre grandi crolli che generarono le onde di tsunami e della contemporanea e particolarmente forte ripresa dell’attività eruttiva del vulcano, l’isola, come testimoniano anche le sepolture rinvenute nell’area delle chiesetta, fu totalmente abbandonata a partire dalla metà del Trecento fino alla fine del Seicento, quando iniziò il suo ripopolamento moderno. La ricostruzione si basa su solidi dati stratigrafici e cronologici ed è frutto della stretta collaborazione interdisciplinare messa in atto in tutte le fasi della ricerca”.
“Era già noto che l’isola di Stromboli fosse capace di produrre piccoli tsunami con ricorrenza pluridecennale, ma questo lavoro – conclude Rosi - rivela per la prima volta la capacità del vulcano di produrre anche eventi di dimensioni assai superiori a quelli fino ad oggi noti dalle cronache degli ultimi due secoli”.
Pisa celebra la giornata della nascita del grande scienziato Galileo Galilei con un programma di eventi che coinvolge prestigiose istituzioni cittadine. Il Comune di Pisa, infatti, ha coordinato le iniziative che per il prossimo venerdì 15 febbraio saranno organizzate in varie parti della Città, come la Cittadella Galileiana, il Museo della Grafica, il Museo degli Strumenti di Fisica, il Museo degli Strumenti per il Calcolo, le Mura di Pisa, il Camposanto Monumentale, gli Arsenali Repubblicani. Un autentico itinerario galileiano nella città che diede i natali a Galileo Galilei nel 1564. Ottima occasione per conoscere aspetti noti e meno noti di Pisa e della sua ricca e articolata offerta scientifica e turistica.
Primo appuntamento alla Cittadella Galileiana (via Bonanno Pisano 2/B / via Nicola Pisano 25) con la presentazione dei percorsi didattici “sulle orme di Galileo” allestiti dai Musei ospitati alla Cittadella, cui seguirà l’inaugurazione dei nuovi Percorsi Galileiani a cura di Sergio Giudici (dalle 10.30 alle 12.30).
In contemporanea ci sarà l’apertura straordinaria gratuita del percorso delle Mura di Pisa (dalle 10.00 alle 17.00). Sempre sulle Mura (dalle 14.00 alle 17.00), alla Torre Piezometrica (all’ex-Marzotto, tra via Buonarroti e via Vittorio Veneto) verranno replicati gli esperimenti galileiani per i visitatori, a cura della Ludoteca scientifica e del Dipartimento di fisica dell’Università di Pisa.
Nel pomeriggio al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Lungarno Galilei, 9) è in programma “Galileo tra arte e musica”, con Federico Tognoni che presenta “Ritratti galileiani” e a seguire il concerto “Musiche ai tempi di Galileo” a cura dell’Ensemble vocale-strumentale Ecclesia di Pisa Early Music, con brani di Girolamo Frescobaldi (“Toccata avanti la Messa della Domenica” e “Toccata in sol”), Giulio Caccini (“Amarilli”), Claudio Monteverdi (“Tu dormi” e “Laudate Dominum”), Adriano Banchieri (“Prologo recitato dell’Umor Cromatico, Primo Trattenimento: Discorso Sesto”, tratto da “Il Metamorfosi Musicale”), Alessandro Grandi (“Cantabo Domino”), Vincenzo Galilei (“In exitu Israel”). Tra i protagonisti Jennifer Schittino, soprano, Silvia Verucci, alto, Alessandro Carmignani, tenore, controtenore, Giorgio Marcello, basso, Pietro Consoloni, clavicembalo (dalle ore 17.30 alle ore 20.00).
A conclusione apertura straordinaria e gratuita del Camposanto monumentale (piazza del Duomo, 17) con le letture galileiane a cura dei Sacchi di Sabbia, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri e Gabriele Carli (dalle ore 21:00 alle ore 22.30).
Alla Giornata Galileiana ha aderito anche la produzione della mostra “Bosch Brueghel e Arcimboldo”, attualmente in corso agli Arsenali Repubblicani di Pisa che per le giornate di venerdì 15, sabato 16 e domenica 17 febbraio applicherà a tutti i visitatori una tariffa speciale.
Il programma della Giornata Galileiana è stato presentato questa mattina in Comune, alla presenza, tra gli altri, di Andrea Ferrara, Scuola Superiore Normale, Chiara Bodei, presidente Sistema museale di Ateneo, Alessandro Tosi, direttore Museo della Grafica, Fabio Gadducci, direttore Museo degli strumenti per il calcolo, Sergio Giudici, direttore del Museo degli strumenti di Fisica, Simone Sacco, responsabile organizzazione eventi Mura di Pisa, Jennifer Schittino, Ensemble Ecclesia.
La presentazione della Giornata Galileiana
«Con l’iniziativa del 15 febbraio desideriamo celebrare il giorno della nascita di Galileo Galilei, a cui Pisa ha dato i natali – ha detto Paolo Pesciatini, assessore al turismo del Comune di Pisa -. Infatti, Galileo è nato in uno dei luoghi che oggi costituisce un’arteria importante del nostro centro storico, l’attuale via Giusti, dove si trova il Tribunale, nei pressi della Sinagoga, del teatro di Sant’Andrea e del teatro Verdi, della chiesa di San Pietro in Vinculis (San Pierino), con accanto la gipsoteca e la presenza di una rete commerciale interessante ed accogliente. A partire da quest’anno, che non a caso abbiamo chiamato “anno zero”, vogliamo che il 15 febbraio, negli anni a venire, diventi un appuntamento dedicato al grande scienziato e umanista. Galileo costituisce una “vetta” che ci permetterà di trattare argomenti e temi tra i più disparati anche per una sempre maggiore valorizzazione turistica della nostra città con eventi collegati. L’illustre concittadino, oltre che scienziato, amava grandemente le Arti, la musica (ricordiamo il padre musicista), la pittura (si pensi all’amicizia con il Cigoli), la poesia con cui si è cimentato. Le iniziative di quest’anno, organizzate con le prestigiose istituzioni coinvolte, sono la dimostrazione, una sintesi efficace, di quanto sia possibile realizzare in città intorno alla figura di Galileo Galilei, per poter costruire così una progettualità futura, solida, che in prospettiva preveda il massimo coinvolgimento cittadino».
«L’Università di Pisa – ha detto Nicoletta De Francesco, prorettrice vicaria dell'Ateneo - ha aderito con entusiasmo alla proposta dell'Amministrazione Comunale di celebrare e festeggiare la nascita di Galileo Galilei, riprendendo una tradizione che già in passato era stata coltivata. Il contributo dell’Ateneo riguarderà nella mattinata il Museo degli Strumenti per il Calcolo e il Museo degli Strumenti di Fisica, entrambi collocati nell’area della Cittadella Galileiana, che proporranno esperimenti e laboratori scientifici ispirati allo scienziato pisano. Al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi sarà, invece, approfondito il rapporto tra Galileo e l’arte e quello tra Galileo e la musica, con momenti scientifici alternati ad altri di intrattenimento musicale».
Le persone a rischio obesità si possono individuare già a 10 anni, sono i bambini che per predisposizione genetica hanno un metabolismo “risparmiatore”. Per la prima volta uno studio italo-statunitense dell’Università di Pisa e del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases del Maryland ha individuato il rischio in una età così precoce correlando la misura del metabolismo basale e l’aumento di peso durante l’adolescenza. La ricerca è stata condotta per l’Ateneo pisano dall’ingegnere biomedico Paolo Piaggi (a destra), ora al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dopo aver vinto nel 2015 il programma "Rita Levi Montalcini", un progetto del Miur per far rientrare in Italia i giovani ricercatori che lavorano all’estero.
“Il risultato importante di questa ricerca è la dimostrazione che alcuni bambini hanno un ridotto metabolismo il che è probabilmente dovuto ad una predisposizione genetica, hanno cioè un genotipo metabolico “risparmiatore” – spiega Paolo Piaggi - i bambini con questo profilo metabolico dovrebbero essere quindi individuati prima possibile in modo da prevenire l’insorgenza di sovrappeso e obesità nell’età adulta, con tutte le complicanze che questa condizione comporta come ad esempio, il diabete o i rischi cardiovascolari”.
La ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Metabolism Clinical and Experimental” è stata condotta su 181 bambini Nativo Americani (91 femmine e 90 maschi), un campione selezionato proprio perché in questa etnia l’obesità è particolarmente diffusa. Questo per i ricercatori rappresenta infatti un vantaggio poiché risulta più facile identificare i fattori di rischio, pur mantenendo validi i risultati per tutte le altre etnie.
Tutti i bambini sono stati visitati per ottenere le misure del loro metabolismo basale a 5 e a 10 anni, due età scelte poiché definiscono le fasi della crescita durante l’infanzia. I ricercatori hanno quindi messo in relazione i dati metabolici con l’aumento di peso a 15 anni quantificato come variazione dell’indice di massa corporea in unità standardizzate (“z-score”), un indice che, per stabilire il sovrappeso nei bambini e adolescenti, tiene conto non solo del peso corporeo ma anche dell’altezza, del sesso e dell’età. Dall’analisi sono emerse associazioni significative per quanto riguarda le misure del metabolismo a 10 anni: una differenza di 200 kcal al giorno nel metabolismo basale è infatti associata ad un aumento di 0.18 unità dello z-score di peso a 15 anni.
“In altre parole, presi due bambini a 10 anni con una differenza di 200 kcal al giorno nel loro metabolismo basale, il bambino con dispendio energetico minore guadagna 0.18 unità z-score di peso a 15 anni rispetto al bambino con un dispendio energetico maggiore – conclude Paolo Piaggi – è quindi molto importante individuare questi bambini caratterizzati da un metabolismo “risparmiatore” per aiutarli a prevenire e contrastare la loro predisposizione all’obesità unendo una dieta sana ed equilibrata ad una attività fisica regolare”.