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Il dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa ha ospitato otto docenti provenienti da prestigiosi atenei dell’Uzbekistan (Andijan, Tashkent, Nukus e Samarcanda) per una training activity nell'ambito del Progetto BUzNet (B-learning Uzbekistan Veterinary Network), finanziato dall’Unione Europea (Erasmus+, Capacity Building). Il progetto, coordinato dall’Universidade do Portoe, per l’Università di Pisa, dalla professoressa Alessandra Guidi, ha l’obiettivo di riqualificare le competenze e di promuovere il miglioramento della formazione dei medici veterinari e dei professionisti della produzione animale in Uzbekistan.

Le lezioni hanno riguardato la tecnologia, l’ispezione e la certificazione nella filiera lattiero casearia coinvolgendo alcuni docenti del dipartimento di Scienze Veterinarie, in particolare, oltre ad Alessandra Guidi, coordinatrice locale del progetto, anche il professore Francesco Di Iacovo e le dottoresse Roberta Moruzzo, Roberta Nuvoloni e Francesca Pedonese. Altri docenti e tecnici del dipartimento hanno inoltre partecipato all’organizzazione e allo svolgimento delle attività laboratoriali/sul campo, in particolare la dottoressa Beatrice Torracca e il dottor Omar Benini per il controllo dell’igiene del latte, le dottoresse Federica Salari e Iolanda Altomonte per la qualità del latte e il professore Duccio Panzani per le problematiche riproduttive nelle vacche da latte.


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I docenti Uzbeki in visita all'Unipi con i colleghi pisani


Nel corso della settimana, gli ospiti hanno inoltre potuto visitare l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana (sede di Pisa), la stalla del Centro di Ateneo di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi" (CiRAA), il caseificio Busti e la Mukki Centrale del Latte della Toscana S.p.A di Firenze.

Dopo questa tappa pisana, gli otto docenti uzbeki completeranno nei prossimi mesi la propria formazione presso gli altri partner europei del progetto, le università di Padova e Porto (Portogallo) e la Estonian University of Life Sciences di Tartu.

Consegnata una targa in onore di Antonio Pacinotti, scienziato pisano inventore della dinamo. La cerimonia si è svolta martedì 4 dicembre alla Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa nel corso di una giornata dedicata allo scienziato alla quale ha partecipato la prorettrice vicaria Nicoletta De Francesco. Il riconoscimento conferitogli dalla IEEE, la più importante associazione mondiale in ambito dell’ingegneria elettrica e dell'informazione, è la cosiddetta “IEEE milestone” o pietra miliare, a significare il fondamentale contributo dato da Pacinotti al progresso scientifico tecnologico.

Alla cerimonia, per l’Università di Pisa, hanno partecipato il rettore Paolo Mancarella e il prorettore Marco Raugi; per l'IEEE erano presenti il presidente James A. Jefferies, Costas Stasopoulos, Tiziana Tambosso e Antonio Savini.

 

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La delegazione dell'IEEE coon il rettore Paolo Mancarella e il prorettore Marco Raugi

Antonio Pacinotti, nato a Pisa il 17 giugno 1841, studiò e si laureò all'Università di Pisa il 28 giugno 1861. Prima della laurea, precisamente nell'aprile 1860, realizzò «la prima dinamo a corrente continua», la cosiddetta “Macchinetta”. Dopo aver insegnato Fisica e Chimica all'Istituto Tecnico di Bologna, Fisica Sperimentale all'Università di Cagliari tornò definitivamente all'Università di Pisa nel 1882 come Professore di Fisica Sperimentale.

La IEEE Milestone

 

L'Università di Pisa conserva presso il Museo degli Strumenti di Fisica tutti i prototipi realizzati da Antonio Pacinotti: la famosa “Macchinetta”, la Macchina a Gomitolo, la Macchina a Volano, il "Fucile elettromagnetico" e altri ancora. Nella «Biblioteca di Matematica, Informatica, Fisica» si trovano inoltre la Biblioteca (circa 2000 volumi) e l'Archivio (migliaia di fogli manoscritti) del grande scienziato e del padre Luigi, anch'egli professore all'Università.

 

Migliorare la qualità delle acque marine nei porti limitando l’impatto dell’attività portuale e del traffico marittimo attraverso la definizione di un set di buone pratiche per la gestione di rifiuti e reflui. E’ questo l’obiettivo di GRRinPORT (acronimo di Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti), un progetto triennale partito nel 2018 che riguarderà in via sperimentale i porti di Piombino, Ajaccio, Livorno e Cagliari. Finanziato dal Programma Interreg Marittimo Italia – Francia, il progetto ha come partner il Dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni (Destec) dell'Università di Pisa che opererà con un vasto consorzio italo-francese di cui fanno parte l’Università degli Studi di Cagliari come capofila, la Regione Autonoma della Sardegna, il Mediterranean Sea and Coast Foundation (Medsea), l’Université de Corse Pasquale Paoli, l’Office des Transports de la Corse e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).

 

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A maggio e giugno 2018 sono stati prelevati i primi campioni di sedimenti marini nel porto di Livorno, in particolare in varie Darsene (Darsena Lucchini e Darsena Pescherecci)



“Nei mesi scorsi abbiamo effettuato i primi prelievi nel porto di Piombino e Livorno allo scopo di raccogliere sedimenti con diverse caratteristiche chimico-fisiche su cui effettuare le analisi – spiega il professore Renato Iannelli dell’Ateneo pisano – Sulla base dei livelli e del tipo di contaminazione stabiliremo quindi i trattamenti da fare per bonificarli”.

Nell’ambito del progetto, il Destec dell’Università di Pisa metterà infatti a disposizione la propria esperienza di ricerca e sperimentazione per il trattamento e la gestione dei sedimenti di dragaggio contaminati. In particolare, i campioni raccolti saranno prima lavati e separati per grandezza fine, media e grossolana e quindi attraverso successivi trattamenti verranno rimossi i metalli pesanti e degradati gli inquinanti organici.

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La ditta STMP di Piombino ha effettuato varie immersioni che hanno permesso di campionare un totale di 16 campioni di varie granulometrie e contenenti diversi inquinanti. Hanno partecipato sia UNIPI (Prof. Renato Iannelli, Ing. Isabella Pecorini) che Ispra (Ing. Fabiano Pilato e Ing. Andrea La Camera)



Oltre ai primi campionamenti, i partner impegnati nel progetto stanno inoltre definendo il quadro generale della situazione attraverso una raccolta dati e un’analisi della normativa. Il piano di raccolta e gestione dei rifiuti portuali è infatti un obbligo di legge per l’Autorità Portuale, ma manca un’azione di raccordo nazionale e transfrontaliera, che uniformi le modalità di gestione delle diverse tipologie di rifiuti e di reflui, sia a bordo delle imbarcazioni che in porto.

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I campioni raccolti, in prevalenza limo argillosi anche se in alcuni casi hanno presentato parti sabbiose

“Nell’area presa in esame dal progetto, l’inquinamento marino è causato principalmente dall’uso di combustibili inquinanti e dai fumi emessi dai traghetti che effettuano il trasporto da e per la Corsica, ma anche dalla presenza di rifiuti e reflui organici prodotti a bordo delle navi e nelle strutture a terra – conclude Iannelli - Obiettivo del progetto è dunque dare delle indicazioni comuni per gestirli al meglio e limitare gli impatti sull’ambiente”.

 

milani sea verysmallProfessor Andrea Milani Comparetti passed away on the 28th November. Andrea Milani Comparetti (photo on the right) was born in Florence in 1948 and pursued his academic career at the University of Pisa where he was Assistant Professor of Mathematical Analysis from 1971 to 1985, then Associate Professor of the Principals of Mathematics until 2002 and finally Full Professor of Mathematical Physics until he retired in November this year. Among the positions held at the university, the professor was a member of the Board of Directors from 1978 to 1980.
In the words below his students, friends and colleagues commemorate him.

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Professor Andrea Milani Comparetti was an eminent scientist and excellent teacher, with numerous research interests in different fields. His ability to grasp concepts was often surprising, as was the speed with which he conceived simple solutions to complex problems. His principal field of interest was in all aspects of Celestial Mechanics with particular regard to the applications of Astronomy and space missions.

Professor Milani became very interested in Celestial Mechanics at a young age: after embarking on a research career in Pure Mathematics, he was intrigued by the lessons Giuseppe Colombo gave at the Scuola Normale in the 1970s on space flight dynamics. At the end of the 1970s, together with Anna Maria Nobili and Paolo Farinella, he founded the Space Mechanics Group in the Department of Mathematics at the University of Pisa and began to direct his research towards the field of Celestial Mechanics. This was the era of the development of computing devices, and he began to make wide use of them in his studies.

Professor Milani managed to give his research activity an extremely cross-disciplinary character, interacting with mathematics, physics, astronomy and aerospace engineering. His research included, among other things, the N-body problem, the stability of the Solar System, asteroid dynamics and the study of the families generated by their collision, satellite geodesy, space exploration, orbit determination of celestial bodies and asteroid impact risk with the Earth.

He published around 150 research papers in international journals with peer-reviews and various books on both research subjects and of an educational nature. For his contributions to the study of asteroid orbits, he received the Brouwer Award from the American Astronomical Society, which is the most prestigious international acknowledgement in the field of Dynamic Astronomy, and in 2016 he was given the GAL Hassin Award. He was past president of the Commissions 7 and X2 of the International Astronomical Union and a member of the Celestial Mechanics Institute.

He was a man of great culture, with a curious and open mind, interested in literature, economics and politics, and who, in his spare time, enjoyed writing science fiction tales.

Over the years, he shaped an entire school of researchers as he was constantly full of ideas for his students, some of whom work with the Celestial Mechanics Group of the University of Pisa, others in the spin-off SpaceDyS, also a venture of his, and yet others in important research institutes in Italy and abroad.

His significant legacy will continue. The people who worked with him treasure his teachings, and his contributions will continue to influence Celestial Mechanics at length. As his closest and longest-standing collaborators, we wanted to offer these words to honour his memory. We will always be grateful to Andrea for having shared with us his extraordinary scientific and cultural abilities and humanity.

Steven R. Chesley (NASA-JPL)
Davide Farnocchia (NASA-JPL)
Giovanni Federico Gronchi (University of Pisa)
Zoran Knezevic (Serbian Academy of Sciences and Art)
Paolo Paolicchi (University of Pisa)
Alessandro Rossi (IFAC-CNR)
Giacomo Tommei (University of Pisa)
Giovanni Battista Valsecchi (IAPS-INAF)

È partito ufficialmente a novembre “Smart Industry”, il primo dottorato in Italia interamente dedicato a Industria 4.0. Dodici i primi ammessi, tra cui due studenti stranieri, provenienti da Turchia e India, mentre gli altri dieci, tra i quali figurano tre donne, provengono da Toscana, Liguria e Sicilia.

Il dottorato, un percorso triennale di studio e ricerca che metterà gli allievi in contatto con le aziende, è finanziato dalla Regione Toscana con il bando Pegaso, e condotto in maniera congiunta dalle Università di Pisa, Firenze e Siena con lo scopo di formare figure professionali che possano guidare l’innovazione tecnologica nei processi industriali, sfruttando al meglio le enormi potenzialità di Industria 4.0.

 

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“Vogliamo trasmettere agli studenti le conoscenze necessarie per risolvere problemi complessi usando tecnologie innovative e un approccio creativo e multi-disciplinare – commenta il professore Andrea Caiti del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione di Pisa, coordinatore del dottorato - Devono quindi formarsi in diversi campi, che vanno dall’informatica, matematica, ingegneria industriale e dell’informazione fino al management d’impresa. Per questo motivo il dottorato è condotto in modo congiunto tra tre Atenei, che metteranno in comune le proprie competenze in settori di ricerca trasversali”.

 

Andrea Caiti del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione di Pisa, coordinatore del dottorato

 

Tra i punti di forza del percorso di formazione, oltre alla multidisciplinarietà, l’obbligo di condure parte della ricerca presso laboratori di imprese o laboratori misti Università-imprese.

“Si tratta di un percorso orientato al trasferimento tecnologico - prosegue Caiti – e che necessita di un confronto continuo con il mondo industriale, in particolare regionale, per mantenere un allineamento tra l’offerta formativa e di ricerca e l’esigenza del sistema produttivo territoriale. E’ quindi necessario che gli studenti che fanno ricerca su un campo specifico della nuova industria, processi, organizzazione aziendale, filiere, possano sperimentare direttamente sul campo le soluzioni metodologiche e tecnologiche che propongono”.

“Uno degli ostacoli più grossi al 4.0 in Italia è lo scollamento tra ricerca e impresa -conclude il professore Giuseppe Anastasi, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione – Questo percorso di dottorato si colloca tra le iniziative messe in campo dall’Università per avvicinare la ricerca alle esigenze reali delle industrie. Accanto a questo percorso formativo, infatti, portiamo avanti dallo scorso anno il progetto crosslab, che prevede laboratori integrati e multidisciplinari aperti alle aziende, e che ospiteranno anche il lavoro degli studenti di Smart Industry".

Elette le venti piante simbolo delle venti regioni italiane, si va dalla alla Primula di Palinuro per la Campania che cresce endemica a picco sul mar Tirreno, allo Zafferano etrusco per la Toscana, al Pino locato per la Basilicata che si trova solo nel Parco Nazionale del Pollino, o ancora alla Sassifraga dell’Argentera per il Piemonte, la più votata in assoluto, una bellissima pianta erbacea a fiori rosa, tipica delle Alpi occidentali.

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Basilicata - Pinus heldreichii Christ subsp. leucodermis (Antoine) E.Murray (Pino loricato)

 

L’iniziativa, promossa dalla Società Botanica Italiana, è stata coordinata da Lorenzo Peruzzi, professore di Botanica sistematica presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e Direttore dell’Orto e Museo Botanico. A votare sono stati oltre 500 appassionati ed esperti botanici da tutta Italia che hanno eletto le piante vincitrici a partire da una rosa di candidature, con un meccanismo per certi versi simile a quello delle primarie.

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CampaniaPrimula palinuri Petagna (Primula di Palinuro)



“L’idea è di sensibilizzare cittadini e istituzioni sul tema della biodiversità vegetale – spiega Lorenzo Peruzzi – e così sono state elette venti piante, che per valenza storico-scientifica, peculiarità biogeografiche e bellezza, possano essere assurte a "simbolo" di ognuna delle venti regioni italiane”.

I risultati della votazione saranno presentati ufficialmente durante la giornata di studio “La flora in Italia: stato delle conoscenze, nuove frontiere, divulgazione”, organizzata dalla Fondazione per la Flora Italiana e dalla Società Botanica Italiana il prossimo 7 dicembre al Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università di Roma La Sapienza. Ma ecco intanto i risultati per ogni regione con un link che rimanda al Portale della Flora d'Italia.

AbruzzoAdonis distorta Ten. (Adonide curvata), eletta con il 47% dei voti. Si tratta di una graziosa pianta erbacea a fiori gialli, endemica delle più alte cime dell’Appennino centrale. Descritta da Michele Tenore, botanico ottocentesco di origine abruzzese.
Basilicata - Pinus heldreichii Christ subsp. leucodermis (Antoine) E.Murray (Pino loricato), eletta con il 50% dei voti. Si tratta di una maestosa conifera, presente in Italia soltanto nei territori del Parco Nazionale del Pollino.
CalabriaSoldanella calabrella Kress (Soldanella calabrese), eletta con l’88% dei voti. Si tratta di una graziosa piccola pianta erbacea a fiori viola, endemica delle montagne della Calabria centro-meridionale.
CampaniaPrimula palinuri Petagna (Primula di Palinuro), eletta con il 36% dei voti. Si tratta di una bellissima primula costiera a fiori gialli, che cresce su rupi a picco sul mar Tirreno; endemica delle coste tra Campania meridionale e Calabria settentrionale e già parte del logo del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Descritta per Capo Palinuro da Vincenzo Petagna, botanico napoletano che ha operato nell’ottocento.
Emilia-RomagnaPrimula apennina Widmer (Primula appenninica), eletta con il 59% dei voti. Si tratta di una graziosa primula a fiori rosa, endemica dei crinali rocciosi dell’Appennino settentrionale, nei territori del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Friuli Venezia GiuliaArmeria helodes F.Martini & Poldini (Spillone palustre), eletta con il 56% dei voti. Si tratta di una pianta erbacea a fiori rosa, endemica della regione, dove cresce nell’area delle risorgive.
LazioStyrax officinalis L. (Storace comune), eletta con il 59% dei voti. Si tratta di un grande arbusto con vistosi fiori bianchi, presente allo stato spontaneo in Italia soltanto tra il Lazio e la Campania.
LiguriaCampanula isophylla Moretti (Campanula di Capo Noli), eletta con il 48% dei voti. Si tratta di una vistosa campanula rupicola, con areale limitato alla sola area del Finalese in Liguria.
LombardiaSilene elisabethae Jan (Silene di Elisabetta), eletta con il 41% dei voti. Si tratta di una bellissima pianta erbacea a fiori fucsia, endemica di un’area a cavallo tra Lombardia e Trentino-Alto Adige.
MarcheMoehringia papulosa Bertol. (Moehringia vescicolosa), eletta con il 72% dei voti. Si tratta di una piccola pianta rupicola con minuti fiori bianchi, endemica della regione.
MoliseAcer cappadocicum Gled. subsp. lobelii (Ten.) A.E.Murray (Acero di l’Obel), eletta con l’80% dei voti. Si tratta di un albero endemico dell’Italia centro-meridionale, particolarmente frequente nelle foreste del Molise.
Piemonte Saxifraga florulenta Moretti (Sassifraga dell’Argentera), eletta con il 42% dei voti. Si tratta di una bellissima pianta erbacea rupicola a fiori rosa, endemica delle Alpi occidentali e presente in Italia soltanto in Piemonte. È la pianta che ha ricevuto il maggior numero assoluto di voti, tra tutte le regioni italiane, assieme all’Abete delle Madonie.
PugliaArum apulum (Carano) P.C.Boyce (Gigaro pugliese), eletta con il 71% dei voti. Si tratta di una peculiare pianta erbacea con una vistosa spata rossastra, endemica della Puglia. Descritta da Enrico Carano, botanico pugliese attivo nella prima metà del novecento.
SardegnaRibes sardoum Martelli (Ribes sardo), eletta con l’80% dei voti. Si tratta di un piccolo arbusto con frutti rossi, endemico della Sardegna.
SiciliaAbies nebrodensis (Lojac.) Mattei (Abete delle Madonie), eletta con il 37% dei voti. Si tratta di una conifera endemica delle Madonie. Descritta da Michele Lojacono Pojero, botanico siciliano che ha operato a cavallo tra ottocento e novecento. È la pianta che ha ricevuto il maggior numero assoluto di voti, tra tutte le regioni italiane, assieme alla Sassifraga dell’Argentera.
Toscana Crocus etruscus Parl. (Zafferano etrusco), eletta con il 32% dei voti. Si tratta di una graziosa pianta erbacea a fioritura precoce, presente anche in Emilia-Romagna e Umbria, ma con la maggior parte del suo areale che ricade in Toscana. Descritta da Filippo Parlatore, professore per decenni a Firenze nell’ottocento, la cui attività pose le basi per la successiva fondazione della Società Botanica Italiana.
Trentino-Alto AdigeAndrosace hausmannii Leyb. (Androsace di Hausmann), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una minuta pianta erbacea a fiori bianchi, endemica delle Alpi centro-orientali e presente in tutta la regione. Dedicata a Franz von Hausmann, botanico altoatesino autore della prima Flora del Tirolo.
Umbria Ionopsidium savianum (Caruel) Arcang. (Bivonea di Savi), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una piccolissima piantina a fiori bianchi, presente in Italia soltanto in Umbria, Lazio e Toscana.
Valle d’AostaAstragalus alopecurus Pall. (Astragalo maggiore), eletta con il 60% dei voti. Si tratta di una vistosa erba a fiori gialli, presente in Italia soltanto in Valle d’Aosta.
VenetoSaxifraga berica (Bég.) D.A.Webb (Sassifraga dei Berici), eletta con il 47% dei voti. Si tratta di una pianta erbacea a fiori bianchi, endemica del Veneto.

Nuovo appuntamento con l’eccellenza per l’Università di Pisa che ha celebrato sabato 24 novembre la nuova edizione del PhDay2018, la Giornata dedicata ai dottorati di ricerca dell’Ateneo. Tra i molti eventi in programma, il conferimento di sei premi per insignire le tesi di dottorato più meritevoli che sono state discusse nell’ultimo anno, una per ciascuna area del sapere. Gli elaborati sono stati selezionati in base a parametri quali l’originalità e l’innovazione dei risultati conseguiti, la rilevanza nel settore di riferimento e l’impatto di internazionalizzazione delle ricerche condotte.

Sei nuove speranze della ricerca, quattro donne e due uomini, quattro toscani e due siciliani, questi i loro nomi e il frutto delle loro fatiche. Edoardo Battaglia, dottore in Ingegneria dell’informazione, è stato premiato per la tesi "Touch on the Go: Wearable Haptics for Sensing and Augmented Perception"; Rossella Bruno, dottoratasi in Fisiopatologia clinica, ha visto premiata la sua tesi "Analysis and validation of new biomarkers for the diagnosis of malignant pleural mesothelioma"; Regina Fichera, dottoressa di ricerca in Scienze dell’antichità e archeologia, è risultata la migliore nel settore umanistico con una tesi dal titolo "Il miracolo nelle biografie dei filosofi neoplatonici della tarda antichità (IV-VI sec. d.C.)". Gli altri tre vincitori sono Anna Grassi, la più giovane (è nata nel 1989), per la tesi in Fisica "Collisionless shocks in the context of laboratory astrophy", smentendo ancora una volta – se ce ne fosse stato bisogno – pregiudizi sempre difficili da superare sul rapporto tra donne e discipline scientifiche; Patrizia Pacini Volpe, dottoratasi in Scienze politiche, con l’elaborato " Anatomia della prigione. Aspetti politico-sociali della condizione carceraria in Italia e in Francia"; e Alberto Vangelisti, dottore in Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, per la tesi "Transcriptome analysis of plants-fungus interaction: RNA-seq approach on sunflower (Helianthus annus L.) mycorrhizal roots".
La premiazione, effettuata dal rettore Paolo Mancarella con la delegata ai Dottorati di ricerca, Marcella Aglietti, e i ventitré coordinatori dei dottorati con sede presso l’Ateneo (ma ve ne sono altri 10 attivi in convenzione con altri Atenei) è avvenuta nell’ambito della Cerimonia di consegna dei diplomi ai circa 220 nuovi dottori di ricerca di quest’anno.

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In foto da sinistra, Grassi (la mamma della premiata), Pacini Volpe, Fichera, Vangelisti, Mancarella, Battaglia, Aglietti, Bruno.

giornata si è avviata con l'inaugurazione dell'anno dottorale dell'Università di Pisa, alla presenza di molti degli oltre 700 immatricolati, dei quali 260 solo per il primo anno. La Giornata s’intitolava “La ricerca cambia la vita”, e il valore dell’esperienza costruita durante il proprio percorso dottorale è stato testimoniata da quattro ex-allievi che, conseguito il titolo di laurea o di dottore di ricerca presso l’Ateneo pisano, hanno poi proseguito il proprio cammino accademico e professionale all’insegna del successo e della massima gratificazione personale, in Italia e nel mondo.

Così Alessandro Launaro, classe 1979 ed ex dottorando in Storia Antica, ha raccontato com’è diventato uno dei massimi specialisti al mondo di storia dell’Italia Romana: oggi professore all'Università di Cambridge, Direttore in Studi Classici al Gonville and Caius College e a capo, insieme a Martin Millet, di un progetto di ricerca archeologica nella città romana di Interamna Lirenas. Non da meno il dottor Piergiorgio Morosini, che dopo aver conseguito il dottorato in Diritto privato a Pisa è diventato il magistrato che ha presenziato l’udienza preliminare del processo sulla c.d. “Trattativa Stato-Mafia” e, dal 2014 al 2018, membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Il dottorato di ricerca conseguito nel 1997 in Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa è stato invece il viatico che ha permesso a Riccardo Marian di assurgere, dopo le sue ricerche al CERN e aver fondato l’azienda Yogitech, al titolo di Intel Fellow e al ruolo di Chief Functional Safety Technologist per tutto il gruppo Internet of Things di Intel Corporation. Di esempio anche il caso della dottoressa Francesca Iezzi, laureatasi in Matematica presso l’Ateneo pisano e dal 2017 presso l'Università di Edimburgo, dove coordina l’ambito della divulgazione scientifica. Quattro modelli d’ispirazione e di motivazione per i giovani ascoltatori.

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In foto da sinistra, Marian, Mancarella, Iezzi, Aglietti; Morosini e Launaro.

Il programma ha inoltre previsto numerosi seminari e workshop dedicati alle opportunità di formazione specificamente pensate per i dottorandi, oltre a laboratori di ricerca, panel session e spazi informativi a cura dell’Ufficio dottorati e dall’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani.

"L’Università di Pisa - ha ricordato il rettore Mancarella - sta puntando molto sui dottorati di ricerca, con un investimento superiore rispetto ad altri atenei di analoghe dimensioni e pari alla ragguardevole somma di oltre 5 milioni di euro per il solo 2019. La valorizzazione del dottorato ha visto altri riconoscimenti importanti, come la riforma dello Statuto, con l’attribuzione di un posto per i rappresentanti dei dottorandi nel massimo organo di governo accademico, la creazione della borsa in memoria di Giulio Regeni e la realizzazione nel prossimo semestre di oltre 20 moduli di didattica trasversale in conformità ai più alti parametri della formazione di terzo livello nell’ambito della ricerca italiana ed internazionale".

"Guido Emilio Tonelli ha dedicato la propria vita professionale alla ricerca delle origini dell'Universo contribuendo ad evidenze scientifiche di portata epocale nel mondo dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande". Con queste parole il Presidente dell’Associazione Laureati dell'Ateneo Pisano, Paolo Ghezzi, ha avviato la lettura della Motivazione del conferimento del "Campano d'Oro" 2018 al professor Guido Tonelli, ordinario di Fisica dell'Università di Pisa.

La cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento, assegnato dall'ALAP e giunto quest'anno alla 48a edizione, si è svolta venerdì 23 novembre nella sede del Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi. Dopo i saluti portati dalla prorettrice vicaria Nicoletta De Francesco e dall'assessore comunale alle politiche educative con delega alla divulgazione scientifica, Rosanna Cardia, sono intervenuti il professor Arnaldo Stefanini, che ha tenuto la Laudatio, e il presidente Ghezzi, che ha letto la Motivazione. Alla consegna del premio, è quindi seguito il saluto del professor Guido Tonelli. L'incontro si è concluso con un omaggio musicale.

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"È per me un grande onore e un immenso privilegio ricevere il 'Campano d’Oro' - ha detto il professor Tonelli - non solo perché il mio nome viene inserito in un albo d’oro che contiene un numero impressionante di persone eccezionali. Alcuni sono stati i miei miti fin da quando ero un giovane studente di fisica dell’Ateneo. Mi riferisco a grandi scienziati come Franco Rasetti, Gilberto Bernardini e Carlo Rubbia, per non parlare delle altissime personalità che hanno dato lustro al nostro paese in campo artistico e culturale, nel mondo della politica e delle istituzioni". Il messaggio finale del professor Tonelli è stato rivolto all'Ateneo e al futuro: "la nostra Università ha una grande tradizione di eccellenza che le nuove generazioni di studenti e giovani ricercatori dell’oggi sapranno rinnovare e far crescere ulteriormente".

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Nel suo intervento la professoressa De Francesco ha sottolineato come "il professor Tonelli non sia solo un grande fisico e uno scienziato moderno. Soprattutto nei suoi lavori più recenti ha dimostrato di essere un intellettuale a tutto tondo, introducendo analisi e riflessioni che si staccano dalla fisica per toccare aspetti più propriamente storici e filosofici". In chiusura la prorettrice vicaria ha citato le motivazioni con cui nel 2014 l'allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha concesso la Medaglia d'onore al professor Tonelli, "ultimo esempio - era scritto - di una tradizione di eccellenza dell'Università di Pisa che è cominciata con Galileo Galilei per passare attraverso scienziati quali Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo e Carlo Rubbia".

"È una grande soddisfazione per tutta la città - ha dichiarato l'assessore Cardia - attribuire questo riconoscimento ad uno dei maggior studiosi a livello mondiale di fisica sperimentale che, con la sua attività di ricerca portata avanti presso i più prestigiosi centri internazionali, ha contribuito in prima persona al raggiungimento di traguardi scientifici epocali per la storia della fisica. La sua attività di insegnamento e di studioso qui a Pisa costituisce un motivo di grande orgoglio non solo per il mondo accademico e universitario, ma per la città intera, che, grazie all’impegno, all’intelligenza e alla passione di persone come lui, si conferma città ad alta vocazione scientifica".

Nella foto in alto: da sinistra, Ghezzi e Tonelli.
Nella foto in basso: da sinistra, Stefanini, De Francesco, Ghezzi e Cardia.

E’ la parola pace piuttosto che vittoria a ricorrere di più nei diari e nelle lettere dei militari della Grande Guerra. E gli aggettivi che ricorrono maggiormente per descrivere i soldati sono povero, buono o stanco, mentre solo in secondo piano compaiono attributi come valoroso o prode. E’ dunque una retorica antieroica quella che si ritrova nelle parole dei soldati, tant’è che come grande assente c’è il verbo uccidere: i soldati muoiono, ma non uccidono.

Sono queste alcune delle considerazioni che emergono a conclusione di “Voci della Grande Guerra”, un progetto finanziato dalla Presidenza Consiglio dei Ministri nell’ambito delle celebrazioni centenario del primo conflitto mondiale e realizzato dall’Università di Pisa in collaborazione con l’Istituto di Linguistica Computazionale CNR, l’Università di Siena e l’Accademia della Crusca.

Il lavoro congiunto di storici e linguisti computazionali ha portato alla creazione di un archivio digitale consultabile on line (www.vocidellagrandeguerra.it), il più grande mai realizzato, che costituisce una base unica per capire come gli italiani hanno sentito e raccontato la guerra e comprendere altresì come il conflitto abbia mutato profondamente la lingua italiana.

 

 

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Le world cloud di aggettivi e verbi riferiti a soldati

“Grazie all’uso di tecniche avanzate di linguistica computazionale, web semantico e visualizzazione dell’informazione è possibile interrogare l’archivio digitale in modo semplice ed efficace in modo da far conoscere e apprezzare la polifonia delle voci dell’Italia in guerra - ha spiegato Alessandro Lenci del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa – la voce ufficiale della propaganda, ma anche quella dei soldati e degli ufficiali, degli intellettuali e del popolo, del consenso del dissenso, degli uomini e delle donne”.

L’intero corpus va dal 1914 al 1918 e comprende diari, lettere e testi provenienti dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, dal Museo storico italiano della guerra di Rovereto e dal Museo storico di Trento, Atti parlamentari pubblici e sedute dei Comitati segreti della Camera, articoli di giornalisti come Luigi Barzini, orazioni interventiste di Gabriele D’Annunzio e lettere di soldati di varie provenienze geografiche ed estrazioni sociali.

“Per la prima volta sono dunque riunite e consultabili insieme in un ambiente digitale fonti documentali molto diverse – conclude Lenci - Si tratta di un patrimonio a disposizione dei ricercatori e di una risorsa per i cittadini e gli studenti per conservare la memoria storica della Grande Guerra e di chi da diverse prospettive l’ha vissuta”.

I testi del corpus sono stati infatti usati come fonte per la sceneggiatura della pièce teatrale “Il Cannone non fa Bum. Voci della Grande Guerra” per la regia di Franco Farina, con la partecipazione di Alice Bachi, Giorgio Vierda e la compagnia teatrale studentesca di Pisa Nosòdi. Lo spettacolo è stato presentato presso l’Accademia della Crusca il 5 novembre e verrà successivamente replicato nelle scuole nell’ambito di iniziative per la diffusione della memoria storica della Grande Guerra.

 

Selena Ghio, dottoranda al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, ha vinto una borsa di studio di 10mila euro intitolata ad Amelia Earhart, l’aviatrice statunitense che negli anni Trenta del Novecento stabilì numerosi record di volo, diventando un simbolo dell’emancipazione femminile.

Il premio è conferito da Zonta International, un’organizzazione impegnata a migliorare le condizioni delle donne nel mondo, che ogni anno bandisce 30 borse di studio da assegnare a studentesse iscritte ai corsi di dottorato in ingegneria o scienze aerospaziali, per favorire i loro studi in ambiti più tradizionalmente maschili.

 

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Da sinistra, Fernanda Gallo Freschi, Governor del Distretto 28 (Italia, Germania, Svizzera tedesca, Liechtenstein, Repubblica Ceca, Turchia) di Zonta International, Selenia Ghio, Nicoletta De Francesco, Prorettrice Vicaria dell’Università di Pisa, Laura Santagada, Vice Area Director del Distretto 28 di Zonta International, Daniela Pedrini, Presidente Zonta e-Club Italy, AE Fellow, Maria Vittoria Salvetti, Professoressa del Dipartimento di Ingegneria Industriale, e Civile dell’Università di Pisa, vice-presidente della Scuola di Ingegneria


Selenia Ghio, 27 anni originaria di Marina di Carrara, è una delle tre vincitrici italiane di quest’anno e si è aggiudicata il premio con un progetto di ricerca che riguarda il monitoraggio attraverso sensori radar della cosiddetta “spazzatura spaziale”, cioè degli oggetti spaziali residui di lanci o collisioni che orbitano intorno alla Terra.

“La quantità di oggetti spaziali in orbita intorno alla Terra – spiega Selenia Ghio - originati a seguito del lancio di satelliti, collisioni o esplosioni è aumentata più rapidamente del previsto nel corso degli anni. Questa crescita rappresenta un grave pericolo per i veicoli spaziali operativi e le attività umane nello spazio. Al fine di garantire la sicurezza delle attività spaziali, è necessario ottenere più informazioni possibili su questi oggetti le cui caratteristiche non sono note a priori”.

La dottoranda dell’Università di Pisa va così ad aggiungersi alle oltre 1,144 donne nel mondo che, dal 1938 ad oggi, hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento per meriti accademici e comprovata capacità di studio.

 

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