news (5336)
L'Ateneo piange la scomparsa del professor Fabrizio D'Amico
È morto a Roma, la sera di sabato 9 marzo, Fabrizio D’Amico, eminente studioso di Storia dell’arte contemporanea, per oltre dieci anni professore dell’Università di Pisa. Noto al grande pubblico per essere da sempre una delle più acute e sensibili voci critiche del quotidiano «La Repubblica», D’Amico ha condotto studi di capitale importanza sull’arte italiana del XX secolo, curando volumi e ordinando mostre nelle principali istituzioni museali.
Nato nel 1950, Fabrizio D’Amico si era laureato a Roma con Cesare Brandi e Valentino Martinelli. Dopo l’esordio, maturato nel campo della storia dell’arte moderna, si era avvicinato rapidamente al contemporaneo, avviando presto – e con decisione – diverse, parimenti fruttuose linee di ricerca. Alla metà degli anni Ottanta fu tra i protagonisti del rinascere degli studi sull’arte italiana fra le due guerre, segnatamente sulla Scuola Romana. A questo ambito di ricerca si ascrive l’importante mostra “Roma 1934” (Modena e Roma, 1986) e, con essa, numerosi saggi di carattere monografico (tra gli altri su Mario Mafai, Antonietta Raphael, Fausto Pirandello e Ferruccio Ferrazzi).
Altro suo oggetto privilegiato di indagine fu l’arte degli anni Cinquanta e – in senso più ampio – il vasto processo di rinnovamento che caratterizzò l’arte italiana tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio degli anni Sessanta. D’Amico fu senz’altro uno dei primi studiosi a riconoscere gli elementi di continuità fra il tempo estremo del ventennio fascista e l’immediato dopoguerra (come testimoniato dalla grande mostra “Pittura e realtà”, curata insieme a Flaminio Gualdoni nel 1993). Ha composto pagine memorabili su Afro Basaldella, Achille Perilli, Giulio Turcato e molti altri protagonisti di questa felice stagione dell’arte italiana. Autore di ampie e precise ricognizioni, come in “Roma 1950-’59” (Ferrara, 1995), D’Amico ha al contempo dedicato speciale attenzione a figure che la critica ancora non aveva appieno apprezzato. In quest’ottica si possono intendere gli studi su Antonio Sanfilippo (di cui ha co-curato il “Catalogo generale dei dipinti”) e, soprattutto, su Toti Scialoja, di cui D’Amico è stato e resta uno dei massimi esegeti. A Scialoja D’Amico ha dedicato una monografia, edita nel 1991, e numerose, importanti mostre, allestite nel corso degli anni a Ferrara, Modena, Parigi e Verona.
Per altro verso, D’Amico ha a lungo seguito l’opera di artisti viventi, curando mostre e studi su pittori e scultori appartenenti a generazioni diverse. A tal proposito egli ha speso particolari energie nel campo della scultura, facendosi promotore, spesso insieme a Giuseppe Appella e Nino Castagnoli, di estese esplorazioni, poi tradotte in mostre o in fascicoli della rivista «Quaderni di Scultura Contemporanea».
D’Amico ha lavorato intensamente anche su alcuni grandi ‘solitari’ del XX secolo: Filippo de Pisis, Osvaldo Licini (di cui ha contribuito al rilancio degli studi, alla metà degli anni Duemila) e Giorgio Morandi, suo grande e ineludibile amore, ripetutamente oggetto di lezioni universitarie durante gli anni pisani.
In aula Fabrizio D’Amico sapeva luminosamente coniugare un rigoroso approccio storiografico, fondato sull’esegesi documentaria, con una appassionata e profonda lettura dell’opera d’arte. Il ricordo delle sue lezioni è sempre vivo e ha lasciato una traccia profonda nel lavoro dei molti suoi allievi.
Mattia Patti
Professore di Storia dell'arte contemporanea
Presidente del corso magistrale in Storia e forme delle Arti visive, dello spettacolo e dei nuovi media
Università di Pisa
La ricerca di frontiera del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione incontra le imprese
Sono state presentate alle imprese del territorio le ultime ricerche sui dispositivi elettronici “stampati” su carta e materiali flessibili, svolte nel nuovo laboratorio “printable electronics” del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell'Università di Pisa. Il laboratorio è coordinato da Gianluca Fiori, docente di elettronica al dipartimento e vincitore di un prestigioso ERC del Consiglio Europeo delle Ricerche proprio per le sue attività in questo ambito.
Nella foto, da sinistra: Giuseppe Anastasi, direttore del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, Gianluca Fiori e Lisandro Benedetti Cecchi, prorettore per la Ricerca europea dell'Università di Pisa.
“Si tratta di un campo di studi – commenta Fiori - che rappresenta una grande occasione, soprattutto per le aziende che operano nel settore di carta e pelli, per innovare i propri prodotti. La nuova tecnologia per la stampa di dispositivi elettronici, infatti, può modificare oggetti di uso quotidiano, come bende, pannolini o cerotti, che, provvisti di elettronica bidimensionale, diventano "intelligenti" e acquisiscono nuove funzionalità, per esempio la capacità di monitorare parametri come pH, umidità o glucosio. Per poter sfruttare le potenzialità di queste innovazioni è però necessario che le imprese siano al corrente di dove si sta muovendo la ricerca”.
Uno degli obiettivi è infatti quello di arrivare sino alla progettazione industriale su larga scala partendo dallo studio dei prototipi. Oltre a Università e Centri di Ricerca europei, infatti, tra i partner dei progetti di elettronica stampabile figurano Quantavis, uno spin-off dell’Ateneo pisano, ed ESSITY, una compagnia leader a livello mondiale nel settore dell'igiene e della salute, conosciuta per marchi popolarissimi come i fazzolettini “Tempo”.
“L’impegno costante del nostro dipartimento – afferma il direttore Giuseppe Anastasi – è cercare di creare occasioni di confronto con le imprese, trovare convergenze e possibili utilizzi, e aprire così la strada ad una ricaduta positiva della ricerca avanzata sul 4.0 italiano. “
La ricerca di frontiera sulla printable electronics condotta nel laboratorio viene finanziata agli scienziati dell’Università di Pisa dall’Unione Europea attraverso due progetti, l’H2020 WASP (Wearable Applications enabled by electronics Systems on Paper) e l'ERC PEP2D (Printable Electronics on Paper through 2D materials based inks).