È stato inaugurato nell’Edificio E dell'Area Pontecorvo l’anno accademico dottorale dell’Università di Pisa, con un incontro rivolto ai dottorandi del primo anno finalizzato a sviluppare una riflessione sul ruolo della ricerca nel contesto nazionale e internazionale, condividendo nello stesso tempo le informazioni tra giovani studiosi di discipline diverse e raccogliendo indicazioni sul percorso da intraprendere.
L’incontro è stato aperto dai saluti del rettore Paolo Mancarella e dall’introduzione della professoressa Marcella Aglietti, delegata al Dottorato di ricerca. Subito dopo è intervenuto il professor Fernando García Sanz, della Escuela Española de Historia y Arqueología di Roma, che ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “Clerici vagantes: la ricerca come professione internazionale”.
Nella seconda parte dell'iniziativa sono stati illustrati il contesto normativo, gli aspetti procedurali e le opportunità del percorso formativo del dottorato, terminando successivamente con domande e approfondimenti moderate da Mauro Bellandi, dirigente della Direzione Didattica e servizi agli studenti.
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Nazione Pisa (13/12)
Nell’ambito della settimana dedicata alla raccolta fondi della Fondazione Telethon, che si tiene dall'11 al 18 dicembre, la trasmissione Buongiorno Regione di RAI 3 ha dato spazio alla ricerca coordinata dal professor Massimiliano Andreazzoli, del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, che lo scorso anno si era aggiudicato un finanziamento triennale Telethon per studiare le basi molecolari di una forma di disabilità intellettiva associata a disturbi dello spettro autistico, dovuta a mutazioni nel gene Setd5.
All'interno dei laboratori di Biologia cellulare e dello sviluppo, il professor Andreazzoli ha presentato i risultati del primo anno di ricerca, che è stato dedicato alla generazione e all’analisi di un modello della malattia umana negli embrioni di zebrafish.
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Quest'ultimo è un piccolo pesce d’acquario che rappresenta un modello molto utile per studiare questa forma di malattia, perché condivide con i mammiferi, uomo incluso, le fasi fondamentali dello sviluppo del cervello e i geni che controllano questi eventi. I dati ottenuti evidenziano che una riduzione della quantità di Setd5 induce i neuroni del cervello embrionale ad andare incontro a morte cellulare. Le prime informazioni sul meccanismo d’azione di questa proteina indicano che questo effetto possa essere mediato dalla specifica capacità di Setd5 di modificare gli istoni, proteine che interagiscono con il DNA regolandone la trascrizione. Gli esperimenti futuri saranno quindi volti ad approfondire questa analisi e a estenderla a studi comportamentali.
I finanziamenti Telethon hanno anche permesso di potenziare il gruppo di ricerca coordinato dal professor Andreazzoli, consentendo a una ricercatrice italiana, specializzatasi all’estero, di rientrare nel nostro paese portando un prezioso contributo agli studi in corso. Oltre al professor Andreazzoli, fanno parte del gruppo di ricerca le dottoresse Viviana Guadagni, Cecilia Pucci e Chiara Gabellini e il dottor Davide Martini (nella foto da sinistra a destra).
La suggestiva Gipsoteca di Arte Antica di Pisa ha ospitato la presentazione dei master "Sport and Anatomy" dell’Ateneo pisano, giunti quest'anno alla nona edizione. Il giornalista Gianluca Di Marzio ha coordinato la giornata, coinvolgendo gli ospiti sul tema al centro del dibattito: “Evoluzione delle tecniche di preparazione atletica nel calcio”.
Il confronto, molto tecnico, è stato arricchito dall'esperienza professionale portata da ognuno dei partecipanti. Sono intervenuti Andrea Lisuzzo, del Pisa calcio, Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione Italiana Allenatori Calcio, Giovanni Galli, ex calciatore e opinionista televisivo, Alessandro Birindelli, allenatore degli Allievi dell'Empoli Calcio, Federico Guidi, allenatore della Primavera della Fiorentina, Roberto Sassi, preparatore atletico della Juventus, oltre al prorettore dell’Università di Pisa con delega allo sport, Marco Gesi.
Dal dibattito, in cui si è valutata l’importanza della figura del preparatore atletico nel calcio moderno, è emerso che sempre più in futuro il singolo atleta si avvarrà di un personal trainer, anche se, come ha detto Sassi, "ci vuole il giusto equilibrio, perché il calcio è uno sport di squadra e un responsabile di Club deve coordinare il lavoro collettivo, lavorando in equipe con tutti i professionisti". In particolare, Lisuzzo ha chiuso il suo intervento parlando del ruolo fondamentale che ricopre oggi il preparatore atletico, ma ricordando anche che il vero atleta si riconosce dalla professionalità, dai sacrifici e dalle rinunce con cui sa approcciarsi alla propria attività.
Il professor Roberto Sassi, visibilmente emozionato, ha ricevuto il Premio alla carriera professionale "Sport and Anatomy", con una targa che è stata consegnata dal professor Gesi e dal presidente dell' Associazione Italiana Preparatori Atletici Calcio, Stefano Fiorini.
L’Università di Pisa, grazie ai finanziamenti ottenuti nell’ambito del VII Programma Quadro attraverso il progetto europeo TRIGGER (TRansforming Institutions by Gendering contents and Gaining Equality in Research), ha avviato un percorso di monitoraggio e analisi delle proprie pratiche istituzionali e di ricerca che, come per tutte le università italiane, contribuiscono al permanere del gender-gap nelle carriere accademiche e nell’accesso ai finanziamenti e ai luoghi decisionali. Il progetto - che coinvolge cinque enti di ricerca europei in altrettanti paesi: Spagna, Francia, Gran Bretagna e Repubblica Ceca - è stato presentato lunedì 12 dicembre, in rettorato, dalla coordinatrice, la professoressa Rita Biancheri, da Fosca Giannotti, ricercatrice dell'Istituto di Scienza e Tecnologia dell'Informazione del Cnr, e dagli altri ricercatori che partecipano allo studio.
Per la sede pisana il progetto è rivolto a due aree disciplinari: medicina e ingegneria, in quanto l’analisi delle traiettorie di carriera femminili condotta dal gruppo di ricerca all’inizio del progetto, il 1 gennaio 2014, ha evidenziato una situazione particolarmente critica in questi settori.
Pur essendo la presenza femminile nell’Università di Pisa per i diversi ruoli accademici di poco al di sotto della media nazionale, il confronto tra le dinamiche di partecipazione femminile ai diversi gradi della carriera accademica per i settori individuati evidenzia trend particolarmente preoccupanti, con percentuali significativamente più basse rispetto alla media nazionale. L'area medica è connotata da un tasso di espulsione particolarmente severo, misurato attraverso l’indice di Glass Ceiling, che rileva la probabilità relativa per le donne, in comparazione con gli uomini, di raggiungere le posizioni più alte della carriera accademica. L’area ingegneristica si caratterizza, invece, per il più alto livello di rigidità in ingresso, facendo registrare comparativamente la più bassa partecipazione femminile al primo step della carriera accademica: le ricercatrici rappresentavano, infatti, solo il 12% del totale del personale inquadrato in quel ruolo.
In entrambi i casi, poi, il confronto con le performance registrate a livello nazionale ha permesso di rilevare ulteriori peculiarità. I dati relativi ad ambedue le aree disciplinari, infatti, risultavano particolarmente scoraggianti rispetto al dato medio italiano.
Nei tre anni di vita del progetto molte sono state le azioni intraprese, di ricerca e di cambiamento strutturale, da misure rivolte a promuovere le pari opportunità alla diffusione degli studi di genere e di gruppi di ricerca multidisciplinari. Durante il convegno dedicato a "Formazione, ricerca e carriere", in programma il 12 e 13 dicembre al Polo Piagge, è stato illustrato il database "Women in Science" (http://trigger.isti.cnr.it), specifico per l’Università di Pisa, che fornirà una fotografia non solo quantitativa, consentendo, attraverso l’inserimento di maggiori informazioni, un monitoraggio costante e aggiornato, interrogabile facilmente attraverso un portale internet in grado di raccogliere e sistematizzare diverse variabili attualmente disperse in molteplici sistemi di archiviazione.
Il database sviluppato dal progetto rappresenta un unicum nel suo genere, e nasce per permettere l’acquisizione continua di informazioni, integrando le statistiche con una lettura dinamica e a più dimensioni, che vanno dalle modalità di progressione nella carriera, al tempo medio di permanenza in ruolo, dai movimenti nel numero di pensionamenti ai dati relativi alla produttività scientifica. Tutti elementi che consentono di vedere dove e quali sono le barriere, come poterle superare attraverso azioni mirate e soprattutto di uscire da un’analisi statica e quantitativa per allargare lo sguardo ai processi che non sono mai neutri, spesso invisibili perché dati per scontati, ma che invece riproducono lo status quo, come dimostrano i dati. Una “rivoluzione incompiuta”, dunque, che ha visto aumentare le donne sia nell’accesso all’istruzione superiore che nella più alta percentuale di laureate, ma che rende il panorama ancora più desolante per la perdita costante di risorse e di intelligenze a cui si chiede di scegliere, tuttora, tra famiglia e lavoro, figli e carriera come rilevano le nostre intervistate.
Martedì 29 novembre al Palazzo dei Congressi di Pisa si è svolto un incontro, organizzato dall’Università e dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria in collaborazione con la Fondazione IRIS e la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt Viva, con un grande maestro del pensiero contemporaneo: Claudio Naranjo, un “cercatore di Verità” che, nell’arco di tutta la sua vita, ha esplorato moltissimi campi del sapere, fondendo l’amore per la conoscenza con il lavoro per la trasformazione della persona, al fine di favorire il cambiamento della società.
Moderatore dell’incontro è stato il professor Angelo Gemignani, presidente del corso di laurea triennale in Scienze e tecniche di psicologia clinica e della salute e del corso di laurea magistrale in Psicologia clinica e della salute, e direttore della SOD di Psicologia clinica dell’AOUP. Nel suo intervento di apertura, ha sottolineando come l’evento fosse rivolto principalmente agli studenti di psicologia dell’Università di Pisa, facendo parte infatti del percorso formativo dei “Leading Themes in Psychology”.
L’intervento di Naranjo è stato preceduto dai saluti di autorevoli esponenti del mondo accademico e ospedaliero: il professor Marco Abate, prorettore per la Didattica, ha sottolineato il ruolo cruciale della cultura nella formazione professionale; il professor Pietro Pietrini, direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, ha evidenziato l’importanza dell’interazione tra neuroscienze e pensiero psicologico; il dottor Fabrizio Gemmi, direttore sanitario dell’AOUP, e il professor Ubaldo Bonuccelli, direttore del DAI Specialità mediche dell’Azienda, hanno ribadito l’importanza dell’intervento psicologico in ambito clinico; il professor Riccardo Zucchi, direttore del dipartimento di Patologia, ha messo al centro la soggettività nella relazione medico-paziente; e infine il dottor Lauro Mengheri, presidente dell’Ordine degli Psicologi toscani, ha auspicato un maggior numero di psicologi di ruolo all’interno degli ospedali.
Claudio Naranjo, allievo ed erede di Fritz Perls, ha iniziato la sua lezione con testimonianze dirette e coinvolgenti del suo rapporto con il fondatore della "Terapia Gestalt", uno degli approcci più significativi tra le psicoterapie cosiddette “umanistiche”, che Naranjo, in tutta la sua vita di ricercatore, ha successivamente trasformato e profondamente arricchito. Naranjo ha affrontato poi il tema della sofferenza e della trasformazione: il male e la sofferenza non sarebbero insite nell’essere umano, ma sarebbero piuttosto il prodotto della repressione che la civiltà ha operato sugli istinti naturali e sulla spontaneità. Naranjo pone la liberazione dell’uomo al centro di ogni percorso terapeutico o spirituale. La sua opera terapeutica si è principalmente sviluppata nel programma SAT, un programma di formazione olistica per lo sviluppo personale e professionale e un percorso di crescita e di autoconoscenza che ha raggiunto oggi, dopo oltre quaranta anni di sperimentazione in America Latina e in Europa, una capacità trasformativa senza precedenti. La spiritualità, la psicoterapia e l’educazione costituiscono per Naranjo tre aspetti di un medesimo tema, quello dello sviluppo umano. Riferendosi all’educazione Naranjo ha precisato che prima di tutto deve essere un’educazione del cuore: una vera e propria rivoluzione radicale del pensiero educativo che deve partire prima di tutto da un cambiamento degli educatori.
Molto applaudito, soprattutto dai giovani studenti universitari che sono intervenuti numerosi all’incontro, Claudio Naranjo ha risposto, nella successiva tavola rotonda (cui hanno partecipato, oltre al professor Angelo Gemignani, la professoressa Liliana Dell’Osso, il professor Alfonso Maurizio Iacono e il dottor Pier Giorgio Curti) a numerosi e vivaci quesiti suscitati dal suo intervento. La giornata si è conclusa nel pomeriggio con workshop esperienziali, dedicati all’approfondimento della Gestalt Viva, nella prospettiva di colui che l’ha cambiata profondamente rispetto all’originaria eredità di Fritz Perls, restituendole, molto al di là della clinica, anche nella formazione dei giovani terapeuti il valore di una pratica di ampliamento della coscienza istintuale e amorosa al servizio della trasformazione della società.
La Regione Toscana, l'Università di Pisa e l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana collaboreranno per accrescere i livelli di eccellenza, attrazione e qualità della formazione e dell'assistenza ai cittadini. È il risultato di un incontro che si è tenuto giovedì 1 dicembre nella sede del Rettorato di Pisa tra l'assessore regionale al Diritto alla salute, Stefania Saccardi, il rettore Paolo Mancarella, l'ex rettore Massimo Augello, il direttore generale del'Aoup, Carlo Tomassini, il direttore generale dell'Ateneo, Riccardo Grasso, e il responsabile scientifico del Centro di eccellenza Endocas-Università di Pisa, Mauro Ferrari. I contenuti di questa collaborazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa.
La collaborazione, nel solco delle esperienze precedentemente sviluppate, avverrà in particolare su tre linee progettuali:
- l'attivazione di corsi di laurea in infermieristica decentrati sulle aziende sanitarie del territorio, per la loro valenza strategica ai fini della formazione del personale sanitario;
- la strutturazione di programmi di formazione innovativi, per ottimizzare i percorsi didattici;
- proseguire nell'integrazione dei processi amministrativo-gestionali tra Aoup e Università di Pisa, per migliorare la collaborazione tra i due enti e raggiungere risultati positivi nei singoli settori, anche dal punto di vista del controllo delle risorse e della semplificazione delle procedure.
Per la realizzazione di questi progetti, l'Università di Pisa si impegna a presentare un piano dettagliato per il biennio 2017-2018; l'assessorato al diritto alla salute si impegna, dopo attento esame del piano, tenendo conto della fattibilità amministrativo-giuridica, e delle disponibilità finanziarie, a sostenerlo con un importo massimo di 5 milioni di euro per il biennio; e a promuovere uno specifico incontro, anche in raccordo con le altre Università toscane, al fine di definire entro la prima metà del 2017 le possibili modalità di sostegno dei corsi di laurea in infermieristica decentrati sulle aziende sanitarie del territorio.
Cosa si celi dietro allo sguardo di una donna è un mistero che ha ispirato scrittori, artisti, filosofi e scienziati di ogni epoca. E anche psichiatri, come dimostra il libro "L’abisso negli occhi. Lo sguardo femminile nel mito e nell’arte" (Edizioni Ets, 2016) scritto a quattro mani da Liliana Dell’Osso, professore di Psichiatria dell’Università di Pisa, e da Barbara Carpita, medico chirurgo e sua allieva. Un viaggio che da Medusa, che pietrificava chiunque guardasse, allo sguardo malefico delle streghe medioevali, arriva sino alle moderne icone di femminilità dello star system, come Marilyn Monroe. Un percorso che si articola anche attraverso la lettura dei capolavori d'arte e di fotografie di cui diamo qui alcuni esempi tratti dal volume.
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Michelangelo Merisi da Caravaggio, Scudo con testa di Medusa. Olio su tela, 1597 ca. Galleria degli Uffizi, Firenze. La testa di Medusa di Caravaggio suscita una particolare inquietudine in chi la osservi. La sua espressione è minacciosa oppure terrorizzata? Nel mito della Gorgone si può scorgere una rappresentazione ante litteram del PTSD: la patologia mentale delle vittime di stupro, che trasformerà la seducente fanciulla in un mostro, capace di ritorcere le armi del proprio fascino corrotto contro chi la minacci ancora. I suoi occhi sono inquietanti perché sono quelli della vittima, paralizzati nella riesperienza cronica del trauma. Uno sguardo che pietrifica perché pietrificato dall’orrore e dall’impotenza, dunque, che colpisce perché riflesso della consumazione, da inferno dantesco, di un dramma che non può non ritorcersi contro l’interlocutore.
Vittorio Matteo Corcos, Sogni. Olio su tela, 1896. Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Lo sguardo di Elena Vechi, fanciulla moderna, esprime una profonda consapevolezza. La donna sembra sfidare l’interlocutore, i libri accanto a lei testimoniano la sua istruzione, la sua saggezza. Il suo sguardo, sensuale e provocatorio, è anche disilluso: è consapevole del suo potere, ma anche della propria solitudine, conseguente al distacco, rispetto ai desideri e alle occupazioni delle ragazze dell’epoca. Sembra sapere che sarebbe ingenuo sperare di veder riconosciute le proprie capacità. Al tempo stesso, la posa assorta e lo sguardo fisso sembrano rimandare all’estraniazione, all’immersione nei propri pensieri tipica dei visionari, caratterizzati dalla capacità di pensare fuori dagli schemi, spesso “in anticipo” rispetto al loro tempo. Il prezzo da pagare è, quasi sempre, l’isolamento sociale.
La maschera Marilyn. Il capolavoro in cui l’attrice ha dimostrato la propria genialità è Marilyn stessa. La Marilyn che conosciamo non è reale, è un prodotto confezionato abilmente da Norma Jeane (vero nome dell’attrice), tramite uno studio faticoso e attento, complice il perfezionismo e la ruminatività ossessiva: sintomi di spettro autistico, come del resto lo è l’attitudine alla mimesi, la necessità di costruirsi una maschera – solitamente basata sull’imitazione di modelli – per interagire socialmente. Il suo volto è diventato un’icona, il simbolo stesso della sensualità femminile nella cultura pop, e mantiene la sua forza anche quando stilizzato: Andy Warhol ne fece un’opera d’arte. Proprio come per gli occhi di Medusa, ciò che colpisce è la mancanza di sintonicità e di intenzione comunicativa: si tratta di uno sguardo volto a esercitare un potere, un fascinum (pietrificare, oppure sedurre) unidirezionale, impermeabile agli stimoli esterni.
Ha preso il via una importante iniziativa di educazione alimentare attraverso Facebook rivolta a un campione di dipendenti dell'Università di Pisa, nell'ambito delle attività del Progetto "Pisa città che mangia sano", il cui protocollo è stato stipulato da Regione Toscana, Università di Pisa, Azienda ospedaliero-universitaria pisana, Comune di Pisa ed ex Asl 5 di Pisa, con il contributo della Società della Salute di Pisa. Il protocollo ha la finalità di promuovere azioni volte a prevenire l'insorgenza di patologie croniche promovendo stili di vita salutari in particolare la sana alimentazione e prevenire i disturbi del comportamento alimentare.
La scorsa settimana si è tenuto il primo incontro per spiegare il progetto ai partecipanti, misurare i dati antropometrici e verificare lo stile di vita e le abitudini alimentari, con particolare riguardo all'aderenza alla dieta mediterranea. Nei prossimi sei mesi, all'interno di un gruppo chiuso su Facebook, i partecipanti riceveranno 2-3 post settimanali con informazioni semplici e pratiche e avranno modo di confrontarsi tra di loro e con dietisti dedicati al progetto, con la finalità di porre in atto semplici modifiche della quotidianità per poter migliorare il proprio stile di vita. Alla fine dei sei mesi verranno nuovamente rilevati i dati iniziali e raccolte le statistiche dei post pubblicati, per verificare i risultati ottenuti.
Molto si discute sull'utilizzo del social network per finalità educative. L'intento dell'iniziativa, coordinata dal professor Piero Marchetti, presidente del corso di laurea in Dietistica, e dalla dottoressa Katia Nardi, dietista dell'Aoup, Servizio Dietetico la cui responsabile è la dottoressa Mojgan Azadegan, è quello di utilizzare e verificare un approccio innovativo al passo coi tempi per aiutare a mettere in pratica alcuni concetti basilari, al fine di migliorare il proprio stato di salute. (Fonte Ufficio stampa AOUP).
La didattica della medicina incontra le nuove tecnologie e, grazie a internet, la nuove “aule virtuali” possono contenere un numero di studenti decisamente più ampio rispetto a quelle tradizionali. Per incoraggiare la diffusione delle lezioni online il Ministro dell’istruzione, università, ricerca (Miur) ha bandito il concorso TalentItaly. La sfida della open education, che ha individuato la piattaforma di e-learning (insegnamento a distanza) più efficace, assegnando il primo premio al corso di cardiologia “I sintomi del cuore”, diffuso attraverso la piattaforma E-schoolapius, promossa da un gruppo di allievi e docenti di Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Pisa, Fondazione Toscana Gabriele Monasterio.
Il riconoscimento del Ministero è stato assegnato alla piattaforma di insegnamento a distanza che, per assonanza, ricorda Esculapio, il personaggio della mitologia greca diventato il dio della medicina, e che si candida a diventare il riferimento per i modelli dei cosiddetti “Massive online open courses” (“Mooc”), strumento sempre più diffuso nel mondo e adesso anche in Italia per non limitare, nello spazio e nel numero di utenti, l’esperienza delle didattica alle aule universitario.
Le lezioni online I sintomi del cuore si propongono di insegnare, principalmente agli studenti in medicina, come gestire in maniera corretta i più comuni sintomi cardiaci come dispnea (respirazione difficoltosa), dolore toracico, sincope e cardiopalmo. Queste lezioni online, dalla grafica accattivante, hanno impressionato la giuria di esperti scelta dal Miur per “l’eccellente livello e l’alta efficacia didattica” dei contenuti e per il “percorso interattivo e coinvolgente” che “consente agli studenti del corso di passare dalla teoria alla pratica clinica”.
Tra le ragioni che hanno contribuito in maniera determinante al successo di “E-schoolapius” figurano “l’alta partecipazione e il basso tasso di abbandono da parte di studenti dalle facoltà di medicina e chirurgia di tutta Italia”, i quali non si sono limitati a risolvere i casi proposti, ma hanno preso parte in maniera attiva alle lezioni, chiedendo spesso di estendere gli argomenti trattati su “E-schoolapius” ad altri, che non fossero legati alla cardiologia.
“Adesso il portale ‘E-schoolapius’ aspira a diventare un riferimento nazionale – commentano Michele Emdin e Claudio Passino, docenti di cardiologia all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e promotori della piattaforma online - per tutti gli studenti di medicina. Questa piattaforma di e-learning – sottolineano – può diventare un laboratorio dove sperimentare nuove metodologie didattiche in un contesto, come quello della formazione medica, per il quale le nuove tecnologie avranno sempre più un ruolo fondamentale per aiutare i medici del domani a combinare solide basi teoriche con pratica clinica quotidiana, svolta in maniera innovativa”.
“E-schoolapius” è frutto della collaborazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare coordinato da Emdin e Passino, in collaborazione con gli allievi di medicina Filippo Quattrone e Marco Cotrufo e con la ricercatrice dell’Istituto di Management del Sant’Anna Sara Barsanti. Il progetto è stato inoltre realizzato grazie alla collaborazione del docente di Medicina interna dell’Università di Pisa, Stefano Taddei; dei medici specializzandi e dottorandi della Fondazione Toscana “Gabriele Monasterio”; degli allievi in medicina del Sant’Anna Alberto Aimo, Vincenzo Castiglione, Marco Maria Germani, Jacopo Nicolò Marin, Davide Panizza, Eleonora Taddei; della docente coordinatrice del Laboratorio Management e Sanità del Sant’Anna Sabina Nuti; dei ricercatori Marcello Carrozzino e Chiara Evangelista esperti di ‘digital learning’ e realtà virtuale del laboratorio di Robotica percettiva Percro dell’Istituto TeCIP del Sant’Anna; di Stefania Bracci e Simone Romani (Datre Provider) per lo sviluppo della piattaforma e per l’implementazione del corso on-line.
A questo link la valutazione finale della giuria.
Già da alcuni anni i paleopatologi dell’Università di Pisa si occupano dello studio osteoarcheologico dei resti umani appartenenti alla famiglia Guinigi, l’antica casata di Lucca la cui tomba si trova nell’omonima cappella all’interno del complesso conventuale di San Francesco. Durante la pulizia e il restauro dei resti scheletrici rinvenuti mescolati all’interno della tomba collettiva dei Guinigi, è venuta alla luce una protesi dentaria in oro di particolare interesse, sia per le modalità di esecuzione, sia per la rarità del ritrovamento. Lo studio del prezioso reperto è stato effettuato dalla dottoressa Simona Minozzi della Divisione di Paleopatologia del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, con la collaborazione del professor Gino Fornaciari, della professoressa Valentina Giuffra e del dottor Antonio Fornaciari.
«Lo studio del contesto archeologico non ha permesso una datazione precisa per la protesi che comunque si colloca tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XVII secolo e il XVII secolo, e malgrado esistano descrizioni di apparecchi simili nei testi del periodo, non sono conosciute altre evidenze archeologiche – spiega Simona Minozzi – La protesi dentaria ritrovata nella tomba dei Guinigi è quindi la prima testimonianza di protesi dentale di questo periodo storico e aggiunge un un prezioso tassello alla storia dell’odontoiatria». I risultati dello studio sono stati pubblicati in questi giorni sulla rivista Clinical Implant Dentistry and Related Research (DOI 10.1111/cid.12460).
La protesi è formata da cinque denti mandibolari umani tenuti assieme da una lamina metallica in oro; la forma e le dimensioni la rendono adatta alla sostituzione dell’arcata anteriore mandibolare. I denti, canini e incisivi disposti senza rispettare la corretta sequenza anatomica, appartengono a individui diversi. Per la realizzazione dell’apparecchio la radice di ciascun dente è stata limata e tagliata longitudinalmente; all’interno del taglio è stata inserita una sottile lamina d’oro alla quale i denti sono stati assicurati attraverso piccoli perni. La lamina fuoriesce ai due lati della protesi con due alette piegate ad S, sulle quali sono presenti due piccoli fori che garantivano l’ancoraggio ai denti ancora in situ nella mandibola, di cui non è però stata trovata traccia. Infatti, i tentativi di associazione con le numerose mandibole rinvenute nella tomba collettiva che raccoglieva i resti di quasi un centinaio di individui, sepolti assieme alla protesi, non hanno dato esito positivo. In ogni caso, la presenza di un deposito di tartaro sulla superficie dei denti dimostra che l’apparecchio fu portato a lungo.
Indispensabile, per comprendere la struttura della protesi, è stata la micro-CT, effettuata dal prof. Piero Salvadori e dal dott. Daniele Panetta dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR. Inoltre, grazie alla collaborazione con il prof. Massimo De Sanctis e la dott.ssa Randa Ishak, del dipartimento di Ingegneria Civile ed Industriale, è stato possibile effettuare l’analisi metallografica attraverso la microscopia elettronica a scansione. Lo spettro a raggi X della lamina ha rivelato la composizione della lega metallica utilizzata, che ha un contenuto medio di Oro del 73%, 15,6% di Argento e 11,4% di Rame.
Grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e alla collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, in particolare del dott. Giulio Ciampoltrini, ad oggi è stato possibile studiare buona parte degli oltre 200 scheletri della famiglia Guinigi, importante casata che governò la città di Lucca agli inizi del 1400. Nel corso dello studio sono stati identificati tra di essi i resti di tre delle quattro mogli di Paolo Guinigi, tra cui la famosa Ilaria del Carretto, della quale resta esposto nel duomo di Lucca il celebre sarcofago in marmo scolpito da Jacopo della Quercia.
Ne hanno parlato:
Ansa
ADNkronos
Corriere.it
NazioneLucca.it
QuiNewsPisa.it
Lucca in Diretta
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Tirreno
L'Arena