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Si sono laureate venerdì 9 giugno le prime tre studentesse del corso magistrale in Scienze della nutrizione umana, attivato nell'anno accademico 2015-2016 al dipartimento di Farmacia dell'Università di Pisa. Le studentesse - Barbara Bissoli, laureata in Farmacia all’Università degli Studi di Padova; Wilma Ciardulli, laureata in Scienze e tecnologie alimentari all’Università degli Studi del Molise; Maria Letizia Toncelli, laureata in Scienze biologiche all’Università di Pisa - hanno concluso nei minimi tempi previsti il loro percorso formativo e hanno discusso la tesi nell’Aula Convegni del Polo Piagge.

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Le tesi discusse hanno affrontato argomenti specifici della nutrizione: Maria Letizia Toncelli ha presentato una tesi dal titolo “Le mense universitarie: ricerca sulle abitudini alimentari degli studenti, i loro disturbi, educazione alla prevenzione e sviluppo di menù che favoriscono una sana alimentazione”, con relatore il professor Roberto Barale e correlatore il professor Gian Carlo Demontis; Wilma Ciardulli ha discusso una tesi su “Caratteristiche sensoriali uniche e potere antidepressivo del cacao”, con relatore la professoressa Concettina La Motta; Barbara Bissoli ha infine discusso una tesi dal titolo “Infiammazione di basso grado: strumenti a disposizione del nutrizionista e suo intervento nutrizionale”, con relatore il professor Gian Carlo Demontis.

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Il corso di laurea magistrale in Scienze della nutrizione umana, di cui è presidente la professoressa Maria Claudia Gargini, ha subito riscosso un grande interesse da parte di molti laureati provenienti da diversi percorsi formativi, che intendono approfondire e consolidare le proprie conoscenze nell’ambito della nutrizione. Biologi, dietisti, informatori sul farmaco e tecnici erboristi, così come laureati in Farmacia e in Chimica e tecnologia farmaceutiche, hanno visto in questo nuovo corso l’opportunità di ampliare le proprie competenze e di collocarsi in un settore lavorativo in grande espansione.
I laureati in Scienze della nutrizione umana sono infatti figure professionali in grado di operare nel settore alimentare oltre che, dopo l'iscrizione all’albo dei biologi, di svolgere la propria attività come libero professionista. In particolare, essi possono esercitare la propria professione in aziende di preparazione, conservazione e distribuzione degli alimenti, aziende farmaceutiche e dei prodotti per la salute, aziende di ristorazione e ristorazione ospedaliera, organismi pubblici e privati preposti alla conoscenza e alla sorveglianza delle tendenze nutrizionali della popolazione, organismi preposti al controllo degli alimenti e dei prodotti per la salute, istituzioni che si occupano di nutrizione in funzione degli effetti sulla salute e sul benessere degli individui.

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La professoressa Maria Claudia Gargini si è compiaciuta per i risultati ottenuti dal nuovo percorso formativo: "questo esperimento - ha osservato - realizza una inedita convergenza tra discipline appartenenti a diverse aree culturali, dalle scienze biologiche, mediche e chimiche fino a quelle economiche. La fruttuosa sintesi che si è creata è merito dell’impegno competente e generoso dei valenti docenti che compongono il Consiglio di corso di laurea, della Segreteria didattica e dell’impegno e serietà dimostrata dagli studenti. A tutti desidero esprimere un sincero ringraziamento.”

Foto in alto: le tre neolaureate.
Foto al centro: le tre neolaureate con i componenti della Commissione di laurea.
Foto in basso: un momento della discussione.

Fra i migliori giovani ricercatori al mondo in oncologia premiati al congresso dell'American Society of Clinical Oncology che si sta svolgendo a Chicago in questi giorni, dal 2 al 6 giugno, c’è anche Daniele Rossini specializzando dell’Università di Pisa in Oncologia medica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana.

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Daniele (foto), 29 anni, è il più giovane fra i nove italiani premiati con il Conquer Cancer Foundation Merit Award, un riconoscimento assegnato ogni anno ai primi autori di lavori che portano ad un sostanziale avanzamento nel proprio settore di studi. Il ricercatore pisano, ora in America al convegno, si occupa del tumore retto metastatico in collaborazione con il Gruppo oncologico nord-ovest e sotto la guida del professore Alfredo Falcone e della dottoressa Chiara Cremolini.

In particolare, Daniele Rossini ha studiato la messa a punto di uno schema terapeutico per i malati di cancro al colon-retto metastatico che dopo un primo ciclo di trattamento subiscono una recidiva della malattia.

Ne hanno parlato:

Il Corriere della Sera
Ansa (english)
Repubblica.it
Corriere.it

 

Nasce all'Università di Pisa il Centro interdipartimentale di ricerca in Promozione della Salute e Information Technology (ProSIT), che si occuperà di innovazione in sanità pubblica, con l'obiettivo di progettare, realizzare, valutare e promuovere metodi e sistemi innovativi per migliorare l’accesso e l’efficienza dei servizi di prevenzione, riabilitazione e cura attraverso l’uso estensivo delle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione. La nuova struttura - frutto della collaborazione tra i dipartimenti di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia, Biologia, Informatica, Ingegneria dell’informazione e Civiltà e forme del sapere - è stata presentata a Palazzo alla Giornata dal rettore Paolo Mancarella, dal direttore del Centro, Pierluigi Lopalco, e dall'assessore regionale al Diritto alla salute, Stefania Saccardi.

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La missione del Centro ProSIT, che ha sede al dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia, in via san Zeno 37, è dunque quella di promuovere e sostenere l'innovazione in sanità pubblica. Migliorare la qualità dell’offerta, l’efficacia e l’efficienza economica dei servizi preventivi è una sfida di tutti i sistemi sanitari occidentali. I cambiamenti demografici, insieme con la crescita del divario fra i budget allocati e i bisogni sanitari, impongono infatti un significativo incremento delle attività di prevenzione e promozione della salute quale mezzo più efficiente per garantire la sostenibilità del sistema nel tempo.
I nuovi strumenti di informazione e comunicazione rappresentano in questo campo una enorme opportunità per supportare i programmi di promozione della salute e migliorare l’adesione della comunità agli interventi di sanità pubblica attraverso l’innovazione. Per questo, temi di ricerca preminenti, anche se non esclusivi, del Centro saranno la comunicazione innovativa e personalizzata, la promozione della salute basata sull’analisi di Big Data e l’uso di Internet of Things per il supporto alla salute.
Oltre a promuovere iniziative nel campo dell'alta formazione, il Centro ProSIT avrà il compito di coordinare e svolgere ricerche interdisciplinari che riguardino la promozione della salute, sviluppare su questi temi attività di collaborazione con altri enti di ricerca pubblici e privati e sostenere il trasferimento tecnologico e la valorizzazione delle competenze, offrire servizi e consulenze a enti, aziende e associazioni.

"Il nuovo Centro di ricerca dell'Università di Pisa - ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella - ha un profilo fortemente innovativo nel panorama nazionale, perché mentre nella quasi totalità degli altri casi il rapporto tra medicina e tecnologia è concentrato sul piano dell'assistenza e della terapia, esso sarà prevalentemente al servizio della prevenzione e della promozione della salute. Grazie a competenze e apporti multidisciplinari, il Centro ProSIT sarà un luogo di incontro utile a rendere fertili le idee, in cui i docenti biomedici avranno l'occasione di confrontarsi e di promuovere progetti di ricerca in collaborazione con esperti di tecnologie e di comunicazione."

"Il Centro ProSIT - ha aggiunto il professor Lopalco - funzionerà come un vero e proprio incubatore di idee. Quello che vogliamo creare è un ambiente fertile, dove le eccellenze dell'Università di Pisa nei campi tecnologico, biomedico e umanistico siano messe al servizio di studenti e giovani ricercatori che vogliano cimentarsi con le nuove frontiere della ricerca nel campo della salute. Fare incontrare idee, esperienze e competenze che altrimenti avrebbero viaggiato su binari paralleli: questa è la missione del Centro."

"Del nuovo Centro dell'Università di Pisa - ha concluso l'assessore Stefania Saccardi - condivido innanzitutto l'impostazione metodologica, con la volontà di mettere insieme competenze e discipline diverse in un'unica struttura per collaborare al raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi. È importante, inoltre, che esso si caratterizzi sul fronte della prevenzione della malattia, che sta diventando e sempre più diventerà in futuro, un aspetto decisivo delle politiche in campo sanitario".

disturbi_neurosviluppo_galanti_copertina_inside_copy.jpgMaria Antonella Galanti, docente di pedagogia al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo, e Bruno Sales, neuropsichiatra dell’età evolutiva presso l’AUSL Toscana Centro, sono gli autori di «Disturbi del neurosviluppo e reti di cura. Prospettive neuropsichiatriche e pedagogiche in dialogo» (Edizioni ETS, Pisa, 2017). Il volume, appena pubblicato, tratta dei principali disturbi del neurosviluppo, come disabilità intellettive, neuromotorie e dello spettro autistico.

Pubblichiamo qui alcuni brani tratti dall’introduzione del volume a firma dei due autori.

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Il concetto di rete di cura è la cornice all’interno della quale sono inquadrati i diversi temi di questo libro, nella consapevolezza che la cura non può essere un prodotto spontaneo della rete, ma piuttosto il frutto della sinergia tra le persone che di tale rete fanno parte e che sono disposte a condividere diverse e complementari conoscenze, prassi, intelligenze, sensibilità. [...]

Certo, le questioni politiche o sociologiche dovrebbero esulare dagli argomenti trattati in questo libro: tuttavia, l’attuale crisi socio-economica, che riguarda una parte consistente dell'umanità priva di potere e benessere, finisce con il ripercuotersi in misura considerevole proprio sulla salute di quanti abitano il pianeta. Sappiamo da tempo, infatti, in quale misura i determinanti della salute siano connessi con lo status socio-economico e quanto la povertà rappresenti una condizione che di per sé può generare malattia, fisica e mentale. La ripresa di una progettualità politica più ampia di quella finalizzata a garantire la mera sopravvivenza quotidiana (e più lungimirante delle leggi che pretenderebbero di ristrutturare le risorse pubbliche a costo zero) potrebbe allora dare senso concreto alla cosiddetta traslazione, cioè al trasferimento delle acquisizioni scientifiche teoriche sulle pratiche cliniche connesse con la salute pubblica.

E’ questa necessaria premessa iniziale che rende ragione della scelta, anche scientifica, all’origine di questo testo: quella del dialogo tra specializzazioni diverse in funzione del miglioramento della qualità della vita dei soggetti con disturbo dello sviluppo, dei quali si occupa, e della comunità di persone a vario titolo coinvolte nelle relazioni affettive, educative e di cura che li riguardano. [...] In questo senso ci piace sottolineare come la dialettica scaturita dall'incontro tra neuropsichiatria dell’età evolutiva e pedagogia, legata anche a pregresse esperienze di condivisione in ambito clinico, si sia rivelata un’importante sollecitazione reciproca, fungendo da stimolo alla riflessione sulle attuali concezioni e prassi nell'ambito del neurosviluppo. [...]

Crediamo che il grado di una civiltà si misuri dalla sua capacità di farsi carico dei soggetti più deboli e con scarsa contrattualità sociale. E’ una disponibilità solidale che si è espressa, in anni abbastanza recenti, anche con le difficili conquiste dell’inclusione scolastica, ma che rischia oggi di essere erosa dalla paura legata alla perdita di molte certezze, a partire da quella del lavoro o da quella identitaria. Forse bisogna ripartire proprio da qui: dall’idea che lo stare bene possa essere tanto più profondo e gratificante se condiviso con quante più persone possibili e non ottenuto in virtù di egoismo, cinismo e indifferenza.

Maria Antonella Galanti
Bruno Sales

Un Ateneo fortemente attrattivo, con quasi la metà dei laureati magistrali proveniente da fuori regione, che assicura percentuali occupazionali più alte e maggiori guadagni rispetto sia alla media toscana che a quella nazionale. È questa, in estrema sintesi, la fotografia dell'Università di Pisa che emerge dal XIX Rapporto sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato a Parma negli scorsi giorni da AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario al quale aderiscono 74 atenei.

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I laureati 2016 dell'Università di Pisa coinvolti nel Rapporto sono stati 6.844: si tratta di 3.643 di primo livello, 2.248 magistrali biennali e 924 a ciclo unico; i restanti sono laureati pre-riforma. Più di un terzo di loro (34%) arriva da fuori della Toscana, quota che sale al 44% per quanto riguarda i magistrali biennali, anche se Pisa rispetto al dato regionale e a quello nazionale registra una quota più bassa di laureati con cittadinanza estera. I laureati pisani sono inoltre più bravi dei loro colleghi, avendo un miglior voto medio di laurea, ma più lenti, con una minore percentuale di studenti che riescono ad acquisire il titolo di laurea entro gli anni di corso. Altri aspetti con qualche criticità, soprattutto ai fini della prospettiva occupazionale, riguardano la percentuale di studenti che svolge tirocini curriculari, che si reca all'estero per studiare e che associa allo studio altre esperienze di lavoro.
Sostanzialmente in linea con i dati toscani e italiani, i laureati dell'Ateneo pisano si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria e del rapporto costruito con i docenti, con una percentuale che tocca rispettivamente l’86% e l'83%. Sette su dieci si iscriverebbero di nuovo all’università, confermando sia il corso di studio che l’ateneo (in Toscana tale percentuale è del 69% e in Italia del 68,1%).

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L’indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 12.362 laureati dell'Università di Pisa. I dati si sono concentrati sull’analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2015 e contattati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali biennali usciti nel 2011 e coinvolti dopo cinque anni.
Il tasso di occupazione dei laureati triennali a un anno dalla laurea - che comprende anche la quota di coloro che sono in formazione retribuita, secondo le indicazioni dell’Istat - è del 70%, migliore di due punti sulla rilevazione dello scorso anno. Il 30% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato (compreso quello a tutele crescenti), mentre il 16% svolge un’attività autonoma effettiva (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori e così via). Il dato positivo è che la retribuzione media dei laureati pisani, di 1.123 euro mensili netti, è superiore a quanto guadagnano in media i colleghi della Toscana (1.081 euro) e dell'Italia (1.104 euro). Poco più della metà di questi laureati, considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che viene effettivamente svolto.
Il tasso di occupazione sale al 74% per i laureati magistrali biennali dell'Ateneo pisano, un dato migliore rispetto a quello toscano (73%) e italiano (71%). Più alta è anche la retribuzione media, che per i pisani è di 1.233 euro mensili netti, contro i 1.142 euro della Toscana e i 1.153 euro su base nazionale.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, infine, l’86% dei laureati magistrali biennali è occupato: il 58% di questi ultimi è assunto con contratto a tempo indeterminato (compreso quello a tutele crescenti) e il 18% svolge un lavoro autonomo. Sul piano delle retribuzioni, l'Università di Pisa si conferma come un ottimo investimento, registrando una media di guadagno netto mensile di 1.514 euro, contro i 1.413 euro della Toscana e i 1.405 euro dell'Italia. I settori di maggior impiego sono quelli dei servizi (67%) e dell’industria (30%).

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“Anche quest’ultima indagine - ha dichiarato il professor Rossano Massai, delegato del rettore al Job Placement - mette in evidenza come il conseguimento di un titolo universitario rappresenti un valore aggiunto che può dare un vantaggio lavorativo e retributivo consistente. L’Università di Pisa sta contribuendo ad accrescere il numero di laureati con una buona preparazione. Tuttavia un numero sempre crescente si dichiara propenso ad andare a lavorare all’estero: sta quindi al sistema produttivo italiano fare in modo che l’elevata preparazione dei nostri laureati rimanga nel nostro paese evitando che tante energie e tante competenze vengano assorbite da altre nazioni”.

La scheda completa con il Rapporto 2017 sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati dell'Università di Pisa è disponibile sul sito del Job Placement, all'indirizzo: http://goo.gl/UCRuPe.

Sono 10 i dipartimenti dell'Università di Pisa selezionati tra i migliori 350 dipartimenti italiani nel campo della ricerca, secondo la graduatoria pubblicata dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca sulla base delle performance registrate nell'ultima valutazione della qualità della ricerca dell'ANVUR. Queste strutture potranno ora accedere all'ulteriore procedura di selezione, che porterà a 180 dipartimenti 271 milioni di euro annui nel quinquennio 2018-2022.
I dipartimenti eccellenti sono stati selezionati attraverso il calcolo di un apposito "Indicatore Standardizzato della Performance Dipartimentale" (ISPD), ricevendo un punteggio fino a un massimo di 100. Quelli scelti dell'Ateneo pisano sono il dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e il dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, che hanno ottenuto la valutazione massima, seguiti a ruota da Biologia e da Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'area critica, Matematica, Ingegneria dell'Informazione e Farmacia. Completano l’elenco i dipartimenti di Fisica, Giurisprudenza e Informatica.

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Nei prossimi quattro mesi, i 350 dipartimenti selezionati - non più di 15 per ateneo - potranno presentare i relativi progetti alla Commissione di valutazione nominata dal MIUR e presieduta dall'ex ministro della Giustizia, Paola Severino. I progetti dovranno contenere il piano quinquennale di sviluppo del dipartimento, con particolare riferimento agli obiettivi scientifici e didattici di elevata qualificazione, oltre all'indicazione delle risorse da destinare al reclutamento del personale docente e tecnico-amministrativo e al piano di investimenti per le infrastrutture dedicate alla ricerca. Entro la fine dell'anno, il MIUR pubblicherà l'elenco dei 180 dipartimenti di eccellenza che risulteranno vincitori.

"Siamo molto contenti del risultato ottenuto - ha commentato il rettore Paolo Mancarella - che vede i nostri due dipartimenti umanistici al vertice della graduatoria pubblicata dal MIUR e la presenza altamente qualificata di diversi settori scientifici, dalla Biologia alla Matematica, dalla Fisica all'Informatica, così come della Medicina, della Farmacia, dell'Ingegneria e del Diritto. L'Ateneo assicurerà il pieno supporto a ognuna di queste strutture nella fase di presentazione delle domande, con l'obiettivo di riuscire a piazzarne il più possibile tra le 180 che otterranno il finanziamento nel quinquennio 2018-2022. Al tempo stesso, però, dovremo continuare con le azioni di supporto alla ricerca già intraprese in questi primi mesi e rivolte a tutti, con l’intento di portare nella sfera dell’eccellenza anche altri dipartimenti. Tutto ciò a prescindere dal fatto che, in futuro, ci sia o meno uno specifico finanziamento ministeriale".

Mercoledì 10 maggio, una delegazione dell’Università di Pisa, composta dal rettore Paolo Mancarella, dal prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio, Marco Gesi, e dai docenti Andrea Borghini, Vinzia Fiorino, Cesare Letta e Gerardo Pastore hanno visitato il carcere Don Bosco. L'iniziativa è avvenuta in occasione di uno dei seminari del ciclo "Comprendere il passato per orientarsi sul futuro: crisi e trasformazioni in un mondo che cambia", che i dipartimenti di Civiltà e Forme del Sapere e di Scienze Politiche stanno portando avanti all’interno della Casa Circondariale, con lezioni di Alfonso Maurizio Iacono, Saulle Panizza, Matteo Villa, Gianluca Fulvetti, Alessandro Breccia, Vinzia Fiorino, Gerardo Pastore e Michele Battini.

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Nel rinnovato rapporto con la città, l’Ateneo, che da anni ha attivo un polo didattico all’interno della casa circondariale, ha voluto segnalare anche così la propria vicinanza alle problematiche del mondo recluso.

Il Polo Universitario Penitenziario di Pisa è stato costituito ufficialmente il 14 maggio 2003 e da allora ha ospitato e sostenuto nel loro percorso didattico oltre 100 studenti afferenti a diversi corsi dl laurea: Agraria, Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Lingue e Letterature straniere, Medicina veterinaria, Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione pubblica, sociale e d'impresa, Scienze per la Pace. Nel novembre 2006 si è avuta la prima laurea, conseguita con il massimo dei voti e cum laude, in Scienze dei Beni culturali, indirizzo archeologico. A seguire, ne sono arrivate altre in Lettere, Ingegneria, Economia e Commercio, Scienze Politiche, Giurisprudenza e Agraria.

Dopo le parole del direttore della struttura Fabio Prestopino, che ha ringraziato il rettore Mancarella per l’attività del polo universitario e l’attenzione, c’è stato un incontro con i detenuti studenti, anche per raccogliere suggerimenti e richieste. All’eterogenea classe, che conta uomini di età distanti da quelle canoniche e anche molto diverse tra loro, si sono aggiunte due giovani donne della sezione femminile. Dopo un costruttivo scambio di idee, a nome di tutti ha parlato un loro rappresentante che ha spiegato cosa significhi, per chi è chiuso là dentro, questo tipo di iniziativa, dicendo tra l’altro: “Studiare ci ridà dignità - ha spiegato - e se, grazie a questo, anche un solo ragazzo in più ritroverà la propria strada ne sarà valsa la pena”. Nella risposta il rettore, senza nascondere un po’ d’emozione, ha preso un impegno: “Noi ci siamo; quest’incontro non sarà episodico, ci rivedremo presto”.

Ha preso ufficialmente il via lunedì 8 maggio la formazione generale obbligatoria per il servizio civile regionale, che quest'anno, per quanto riguarda l'Università di Pisa, coinvolge ben 12 progetti e 66 volontari. I progetti, partiti lo scorso 12 aprile, sono stati presentati e sono gestiti e coordinati dal CISP-Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace.

I giovani, compresi tra i 18 e i 29 anni, sono impegnati nelle seguenti strutture: Sistema Bibliotecario di Ateneo, Sistema Museale di Ateneo, Museo di Storia Naturale di Calci, Orto Botanico, Centro Linguistico di Ateneo, Centro di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi", USID-Unità di Servizi per l'Integrazione degli Studenti con Disabilità, dipartimenti di Farmacia, di Filologia, Letteratura e Linguistica, di Ingegneria Civile e Industriale, di Scienze della Terra e di Scienze Veterinarie, Direzione Didattica e Direzione Edilizia e Telecomunicazione, Sistema Informatico Dipartimentale, Ufficio Stampa e Comunicazione, Fondazione Arpa.

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Dopo la prima positiva tornata del 2015, in cui ha accolto 29 volontari impegnati in 5 progetti, l'Ateneo pisano consolida così l'esperienza del servizio civile regionale, offrendo una straordinaria occasione formativa e valoriale a più del doppio dei giovani precedentemente coinvolti ed estendendo a nuove strutture e dipartimenti la possibilità di beneficiare delle attività dei volontari.
Questi ultimi saranno impegnati per otto mesi nell'ambito dei progetti approvati dalla Regione Toscana: avranno così l'opportunità di vivere, all’interno dell'Università, un’esperienza di alto valore formativo e di impegno civile, oltre che significativamente professionalizzante, come risulta dal fatto che alcuni giovani volontari della prima esperienza hanno colto, dopo il servizio civile e grazie a questo, delle interessanti occasioni di lavoro tuttora in corso.
Inoltre l’Università di Pisa, grazie all'attività del CISP, da anni si è attestata come polo di riferimento nazionale nell’ambito delle attività di documentazione e studio dei processi di pace, anche in relazione al servizio civile regionale e a quello nazionale.

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"In conclusione - ha commentato la professoressa Enza Pellecchia, direttrice del CISP - possiamo affermare che l'esperienza del servizio civile regionale all'interno dell'Università di Pisa si consolida come un importante punto di riferimento per la promozione dei valori di impegno civile, solidarietà, partecipazione, inclusione e utilità sociale. Inoltre rafforza l'impegno formativo delle giovani generazioni, potenziandone le capacità professionali e di inserimento lavorativo, con importanti ricadute sul territorio. Desidero dunque esprimere un sincero ringraziamento a Flavio Croce, responsabile dell'Ateneo per il servizio civile regionale, e a tutto lo staff del Cisp - Lisa Venzi, Andrea Valdambrini, Teresa Del Bravo, Laura Paoletti, Stefano Landucci - per la dedizione, la professionalità e l'entusiasmo di cui hanno dato prova anche in questa occasione. Un ringraziamento particolare a Pierluigi Consorti - precedente direttore del Cisp, che ha avviato questa esperienza - e al rettore e al direttore generale, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno."

ipnosiLe persone più suscettibili all’ipnosi possono ridurre della metà l’intensità del dolore percepito. E’ questa una delle conclusioni di un complesso studio realizzato da una equipe di ricercatori delle Università di Pisa e di Siena, del Cnr e del GIFT Institute of Integrative Medicine di Pisa che è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica Physiology and Behavior.

L’esperimento, che conferma e arricchisce quanto si conosce sul controllo del dolore è il primo che confronta l’effetto di tecniche fisiche (analgesia condizionata) e cognitive (suggestioni esplicite di analgesia) in soggetti con diverso grado di ipnotizzabilità.

“Lo studio ha prodotto risultati che aprono interessanti prospettiva sul possibile utilizzo generalizzato di tecniche cognitive, per ridurre ad esempio, senza impiego di farmaci, il dolore “da procedura” che i pazienti sperimentano durante la fisioterapia che segue immobilizzazioni e interventi ortopedici, varie procedure strumentali”, spiega la professoressa Enrica Santarcangelo dell’Ateneo pisano responsabile della ricerca. “All’estero- ha aggiunto - contrariamente a quanto avviene nel nostro Paese, l’uso di tecniche cognitive per il controllo del dolore acuto, cronico e ‘da procedura’ (compreso alcuni interventi chirurgici) è ampiamente diffuso”.

Lo studio dei ricercatori toscani ha coinvolto sessanta soggetti sani di entrambi i sessi con una suscettibilità all’ipnosi alta, media e bassa. Senza che fosse alterato il loro stato ordinario di coscienza, cioè in assenza di induzione ipnotica, le persone venivano sottoposte a scariche elettriche ad una mano alle quali in alcuni casi si associava una suggestione verbale di analgesia o in altri tecniche fisiche note come analgesia condizionata. I ricercatori hanno quindi rilevato che, indipendentemente dall’aver ricevuto suggestioni di analgesia o induzione di analgesia condizionata, i soggetti con alti punteggi di ipnotizzabilità (alti) riferivano una riduzione media del dolore di circa il 50%, quelli con punteggi bassi (bassi) di circa il 20% e quelli con punteggi intermedi (medi) di circa il 30%.

“In base a considerazioni cliniche, si considera rilevante una riduzione del dolore quando questa è almeno del 25-30% – ha concluso Enrica Santarcangelo – quindi gli ‘alti’ riducono benissimo il dolore, alcuni ‘medi’ possono farlo, i ‘bassi’ non ci riescono quasi per niente. Comunque, considerato che, secondo le stime più accreditate, il 15% della popolazione ha una suscettibilità all’ipnosi bassa, il 70% media e il 15% alta, questo significa che gran parte della popolazione (gli alti e parte dei medi) riesce a controllare abbastanza bene il dolore attraverso strategie cognitive senza l’uso di farmaci”.

Lo studio conferma quindi l’interesse che la valutazione della suscettibilità all’ipnosi può avere nella pratica clinica perché conoscere il grado di ipnotizzabilità può incoraggiare l’uso di metodi di controllo cognitivo del dolore alternativi ai farmaci, economici e privi di effetti collaterali. Inoltre, la consapevolezza della propria capacità di controllare autonomamente il dolore può migliorare significativamente la qualità della vita di molti pazienti.

Giovedì 27 aprile nell'Aula Magna di Palazzo Matteucci si è tenuto un incontro finalizzato alla presentazione dell'archivio istituzionale dei prodotti della ricerca ARPI, quale strumento a disposizione della comunità accademica per raccogliere, valorizzare e conservare la produzione scientifica dell'Università di Pisa, incrementando al tempo stesso la visibilità dei ricercatori.

Tale piattaforma, adottata da oltre 60 Atenei italiani, rappresenta uno strumento centrale per i suddetti fini e per lo svolgimento di tutte le procedure di valutazione della ricerca, quali ASN, VQR, ecc. essendo interoperabile con il sito docenti del MIUR.

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L’incontro era rivolto a tutto il personale docente, con particolare riferimento ai professori di seconda fascia e ai ricercatori, per i quali sono state fornite indicazioni in materia dei finanziamenti per l’attività base di ricerca, secondo quanto previsto dalla legge di Bilancio 2017 n. 232 dell’11.12.16, art. 1 commi 295-305. L’incontro era inoltre rivolto a tutto il personale che nei dipartimenti svolge funzioni di referente e di supporto alle attività di ricerca.

Sono intervenuti il prorettore per la Ricerca nazionale, Claudia Martini, che ha aperto l’incontro con una breve introduzione sui temi riguardanti i finanziamenti per l’attività base di ricerca e sull’importanza di un utilizzo consapevole e corretto della piattaforma ARPI per la visibilità e la valorizzazione della produzione scientifica dell’Ateneo. A seguire, sono intervenute Gabriella Benedetti, che ha introdotto brevemente il tema dell’Open Access con alcuni cenni storici sul suo sviluppo e e sulle azioni concrete messe in atto nel tempo dall’Università di Pisa a sostegno dell’accesso aperto, e Simona Turbanti che si è soffermata sulle tematiche relative all’evoluzione in atto nella diffusione delle informazioni scientifiche, anche grazie alle nuove tecnologie e agli strumenti “social” evidenziando le caratteristiche di questi ultimi a confronto con la valenza e le funzioni degli archivi istituzionali.

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Nell’intervento dello staff Arpi, composto da Francesca Cecconi , Sandra Faita, Chiara Letta, Raffaella Sprugnoli, Simona Turbanti, sono state introdotte, con un approccio molto operativo, le caratteristiche della piattaforma Arpi e sono state descritte le procedure di deposito dei prodotti della ricerca e di caricamento degli eventuali allegati, nonché le complesse problematiche relative alla gestione delle licenze d’uso.

L’intervento conclusivo tenuto da Michele Padrone del Settore ricerca, composto fra gli altri dalla responsabile Cristiana Barghini e da Stefania Pasqualetti, ha evidenziato le disposizioni relative all’Open Access in relazione ai programmi Horizon 2020 e alla normativa che regola la diffusione dei risultati della ricerca finanziata per una quota pari o superiore al 50 per cento con fondi pubblici.

Guarda le slide di presentazione su "IRIS-ARPI l'archivio della ricerca dell'Università di Pisa"

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