Tracce di lavorazione e impronte digitali: il progetto PROCESS svela i segni invisibili delle figurine in argilla egizie e nubiane
In missione di ricerca in alcuni prestigiosi musei europei – tra cui il Rijksmuseum van Oudheden di Leiden, il Musée Art & Histoire di Bruxelles, Ägyptische Museum Georg Steindorff di Leipzig e il Louvre di Parigi – un team di archeologi del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa ha studiato gruppi di figurine in fango o argilla cruda egizie e nubiane, riuscendo a identificare le tracce di lavorazione e le impronte digitali degli autori di queste figurine di fango.
Lo studio è stato portato avanti nell’ambito del progetto di ricerca “PROCESS - Pharaonic Rescission: Objects as Crucibles of ancient Egyptian Societies”, diretto dal professor Gianluca Miniaci che, insieme a Vanessa Forte e Camilla Saler, ha studiato gruppi di figurine in fango o argilla cruda risalenti all'età del Medio Bronzo in Egitto (2000-1500 a.C.) e provenienti da diversi contesti archeologici egiziani e nubiani.
“Queste piccole statuette rappresentano soggetti multipli (uomini, animali, nemici da maledire, figure femminili propiziatorie), ma sono tutte accomunate dal materiale povero di cui sono fatte, il fango e l'argilla del Nilo, un materiale considerato "povero" – spiega il professor Gianluca Miniaci – Se infatti di solito l’opinione pubblica è affascinata dai “tesori” dell'antico Egitto, gioielli d'oro, d'argento, intarsiati con lapislazzuli e avorio, statue in alabastro e granito, sarcofagi del prezioso legno di cedro, il fango racchiude al suo interno altri tesori nascosti, che l'archeologo ha il compito di portare alla luce”.
Grazie all’utilizzo di un microscopio portatile Dinolite e la modellazione fotogrammetrica 3D, sono state identificate le tracce di lavorazione, uso e perfino le impronte digitali delle persone che avevano forgiato e usato queste figurine di fango. Chi erano coloro che le avevano forgiate e perché? “Grazie al progetto PROCESS stiamo recuperando quei segni quasi invisibili che invece gettano luce proprio sull'identità delle persone meno note dell'antico Egitto, come gli artigiani e gli abitanti dei villaggi, individui comuni troppe volte ignorati dalla storia dei grandi eventi – aggiunge Miniaci – Inoltre, lo studio di queste figurine sta rivelando fondamentali informazioni sulle credenze, i comportamenti e le aspettative dei comuni abitanti dell'antico Egitto, spesso oscurate dalle solenni dottrine professate dei faraoni e dagli alti funzionari”.
L’organizzazione e lo svolgimento del progetto sono stati possibili grazie alla collaborazione del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa e ai finanziamenti dell’ambito dello schema PRIN 2017 del MIUR.
Ateneo in lutto per la scomparsa del professor Piero Luigi Ipata
Venerdi 27 agosto è venuto a mancare il professor Piero Luigi Ipata, professore Emerito di Biochimica dell'Ateneo pisano e insignito dell'ordine del Cherubino. Le esequie si svolgeranno lunedì 30 agosto a Pisa, presso la Chiesa di Santo Stefano.
Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Ipata scritto dai colleghi, allievi e amici che nel Dipartimento di Biologia lo hanno avuto come compagno di viaggio.
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Il professor Piero Luigi Ipata, dal 2004 Professore Emerito di Biochimica presso l’Università di Pisa, insignito dell'Ordine del Cherubino nel 1991, il fautore dell’ingresso della Chimica Biologica in quella che è stata la Facoltà di Scienze dell’Ateneo pisano, scienziato di fama internazionale e amante appassionato della didattica della sua disciplina, la sera del 27 agosto 2021 si è spento circondato dall’affetto dei suoi cari.
Nato a Pescara nel 1932, laureatosi in Medicina e Chirurgia a Roma nel 1957, dopo esperienze all’estero e a Pisa, Perugia e Camerino (ateneo di cui era stato Rettore negli anni 1972-73), era tornato a Pisa, per rimanervi, nel 1974. Con lui scompare un pezzo di storia della biochimica italiana, un campione di disponibilità e tifoso sviscerato dell’istituzione a cui apparteneva. Un uomo sempre pronto a stupirsi del nuovo e che ha avuto la virtù di farsi guidare da ciò che l’evidenza del nuovo indicava, senza pregiudizi o forzature. Uno scienziato che ha insegnato ai suoi allievi il culto del controllo nella sperimentazione e la dedizione all’insegnamento.
Con lui scompare un amico di avventure alla ricerca di segreti che la natura centellina, sempre reticente, a chi si è intestardito a studiarla, un fratello maggiore con cui è stato bello condividere ansie, aspettative, successi e delusioni. Piero ha aspettato con trepidazione, insieme ai coautori del suo ultimo lavoro (siamo nel 2019), il verdetto del referaggio, e ha gioito con loro per il successo con fragorosa intensità, come un giovane ricercatore alle prime armi: così vogliamo ricordarlo.
I biochimici che nel Dipartimento di Biologia lo hanno avuto come compagno di viaggio
Robot impiantabili e capsule magnetiche per combattere il diabete
Grazie a uno studio nato dalla collaborazione tra l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, i Dipartimenti di Area Medica dell’Università di Pisa e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, è stato sviluppato un sistema robotico impiantabile (il primo al mondo con queste caratteristiche) in grado di infondere insulina a livello intraperitoneale nei pazienti affetti da diabete. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Robotics, apre nuovi scenari nella cura di una patologia che colpisce milioni di persone nel mondo: il dispositivo è composto infatti da un piccolo sistema impiantabile nel corpo umano e interfacciato con l’intestino che funge da pompa per l’insulina, e da pillole ingeribili cariche di insulina in grado di ricaricare il dispositivo quando il serbatoio della pompa si sta esaurendo.
Il dispositivo si pone come alternativa alle strategie attualmente impiegate per il controllo della glicemia, basate su iniezioni sottocutanee ripetute o su infusori indossabili. Questo consente di aggirare l’uso di porte di accesso, di cateteri, di aghi e siringhe. Il sistema sviluppato dai ricercatori coordinati da Arianna Menciassi, prorettrice vicaria della Scuola Superiore Sant’Anna, oltre a consentire una terapia localizzata e una infusione fisiologica può essere molto utile per le persone con diabete di tipo 1, in particolare per coloro che devono assumere insulina più volte al giorno.
“Lavoriamo da tempo nella robotica per terapia e chirurgia mini-invasiva – spiega Arianna Menciassi - Abbiamo sviluppato capsule per il monitoraggio gastrointestinale e sistemi magnetici per azionamenti remoti in chirurgia. Nell’ambito di una scuola di dottorato, nacque l’idea di pensare alle capsule come a degli shuttle che potevano rifornire degli organi interni artificiali, così da trattare patologie croniche di estrema rilevanza. Un finanziamento della Regione Toscana ci ha permesso di ottenere questi incoraggianti risultati”.
Robot impiantabili e capsule magnetiche per la cura del diabete
Il robot viene impiantato chirurgicamente a livello addominale nello spazio extraperitoneale e interfacciato all’intestino. Ha le caratteristiche di una pompa in grado di rilasciare insulina con elevata precisione. Quando il serbatoio della pompa va “in riserva”, una pillola ingeribile avrà il compito di rifornirlo attraverso uno speciale sistema di aggancio e trasferimento del farmaco dalla pillola al serbatoio del robot. Le pillole, ingerite normalmente, attraversano il tratto intestinale fino a una zona di “attracco” ricavata in un’ansa dell’intestino. Un meccanismo magnetico si attiva per catturare la capsula, aspirare l’insulina e riempire il serbatoio. A questo punto il meccanismo magnetico si disattiva e la capsula vuota riprende il suo percorso fino alla normale espulsione. In combinazione con un sensore per il glucosio e un algoritmo di controllo, la pompa libererà l’insulina nei tempi e nelle quantità necessarie per una corretta regolazione glicemica, operando così come il primo pancreas artificiale totalmente impiantabile.
Questo dispositivo è stato denominato PILLSID (PILl-refiLled implanted System for Intraperitoneal Delivery) e, al momento, è stato validato a livello preclinico.
“Questo sistema – spiega Veronica Iacovacci, post-doc dell’Istituto di BioRobotica e prima autrice dello studio - costituisce un significativo passo avanti nel campo dei sistemi robotici totalmente impiantabili e dei dispositivi per il rilascio controllato di farmaci. I risultati ottenuti a livello preclinico sono estremamente incoraggianti e di grande importanza sia dal punto di vista tecnologico che clinico. Un dispositivo di questo tip, potrebbe consentire nel futuro di sviluppare il primo pancreas artificiale totalmente impiantabile e potrebbe essere impiegato anche nel trattamento di altre patologie croniche e acute a carico degli organi intraperitoneali. I prossimi passi per raggiungere la pratica clinica? Riguarderanno un’accurata ingegnerizzazione del sistema, un miglioramento della tenuta stagna dell'impianto e delle interfacce con i tessuti del paziente, e infine una validazione preclinica a lungo termine per valutare i benefici prodotti dal sistema robotico nel trattamento di patologie croniche.”
Il sistema è stato progettato e sviluppato grazie alle competenze di robotica medica e bioingegneria dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna. Il protocollo preclinico, l’impianto del robot e il processo di controllo della glicemia sono frutto dell’intensa collaborazione con i Dipartimenti di Area Medica dell’Università di Pisa e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
“La consolidata collaborazione multidisciplinare tra ingegneri, medici, chirurghi di tre tra le più importanti istituzioni accademiche e assistenziali di Pisa – dichiarano Emanuele Federico Kauffmann e Fabio Vistoli, ricercatori dell’Università di Pisa e chirurghi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, responsabili della validazione preclinica del nuovo dispositivo - ha consentito di giungere rapidamente all’applicazione sperimentale di un dispositivo originale fondato su un principio applicativo potenzialmente utilizzabile in molteplici ambiti clinici al di là di quanto testato nel quadro specifico della cura del diabete mellito. I risultati registrati sono così incoraggianti da far prevedere di poter giungere in tempi altrettanto rapidi, dopo un’ulteriore fase di sviluppo e rifinitura, alla fase di piena applicazione clinica sull’uomo”.
“Quest’anno - commenta Stefano Del Prato, professore del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale della Università di Pisa e Direttore della U.O. di Malattie del Metabolismo e Diabetologia della AOUP, che ha partecipato alla ricerca con il dr. Michele Aragona - corre il centenario della scoperta dell’insulina, una tappa fondamentale nella storia della medicina e una svolta nella cura delle persone con diabete. Però, la terapia con insulina è complessa: richiede multiple iniezioni sottocutanee dell’insulina e un’attenta regolazione delle dosi in base a numerose misurazioni dei livelli di glicemia. Per questo sin dagli albori, la ricerca ha tentato di trovare soluzioni che permettessero una vita più agevole alla persona con diabete e un controllo della malattia più efficace. L’dea di un pancreas artificiale si sviluppò già 50 anni fa e ormai alcuni modelli sono prossimi all’impiego clinico. Ma la collaborazione tra Scuola Superiore Sant’Anna, Ateneo pisano e Azienda Ospedaliera apre, proprio in occasione di questo storico centenario, orizzonti ancor più ampi e promettenti per offrire un futuro migliore alle tante persone con diabete trattato con insulina”.
Dettagli dello studio:
Iacovacci, I. Tamadon, E. F. Kauffmann, S. Pane, V. Simoni, L. Marziale, M. Aragona, L. Cobuccio, M. Chiarugi, P. Dario, S. Del Prato, L. Ricotti, F. Vistoli, A. Menciassi, A fully implantable device for intraperitoneal drug delivery refilled by ingestible capsules, Science Robotics 6, eabh3328 (2021);
Completato il restauro dell’ex collegio Pacinotti in piazza dei Cavalieri
Si è concluso a fine giugno il restauro dell’ex Collegio Pacinotti in Piazza dei Cavalieri sede del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa. I lavori realizzati grazie al contributo della Fondazione Pisa sono durati 479 giorni e hanno riguardato le facciate e il tetto.
“L’intervento si è svolto nel pieno rispetto del bene architettonico – ha detto l’Arch. Chiara Bernardini, Responsabile unico del procedimento - privilegiando il recupero e riutilizzo degli elementi originali e, solo laddove non possibile, prevedendo la sostituzione o integrazione con materiali di nuova fattura, compatibili comunque con il manufatto storico”.
La storia del Palazzo. L’edificio, noto oggi come ex Collegio Pacinotti, nacque nella seconda metà del Seicento dall’accorpamento di due case, fino ad allora indipendenti, per la realizzazione della nuova dimora dell’Auditore della Religione dei Cavalieri di Santo Stefano. I rimaneggiamenti ed adattamenti dei due secoli successivi hanno dato al fabbricato la sua configurazione attuale.
Dopo la soppressione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, nella seconda metà dell’Ottocento, il palazzo è passato al patrimonio statale ospitando prima la sede degli uffici amministrativi provinciali, poi il Collegio Mussolini e successivamente, dal secondo dopoguerra, il Collegio Pacinotti fino al 1975, quando avvenne il trasferimento degli studenti nell’ex Conservatorio Sant’Anna in piazza Martiri della Libertà. Negli anni successivi l’ex Collegio Pacinotti ha ospitato l’Istituto di Matematica dell’Opera Universitaria e poi negli anni Ottanta il Dipartimento di Diritto Pubblico dell’Ateneo pisano.
Il restauro. Nel dettaglio, i lavori del tetto hanno comportato il completo smontaggio e rimontaggio, previa cernita e pulitura ed eventuale sostituzione, degli elementi in cotto e in legno. L’intera struttura è stata quindi rinforzata con uno strato di colla e una rete zincata, mentre sulla copertura è stata posta una nuova guaina impermeabilizzante. Oltre al consolidamento delle murature, i lavori hanno inoltre comportato l’installazione di un sistema di accesso e transito a minimo impatto visivo per ben integrarsi nel contesto monumentale della Piazza dei Cavalieri. Particolare attenzione è stata infine posta nel restauro dell’imponente gronda su piazza dei Cavalieri, ripulita dai vari strati pittorici sovrapposti e riadeguata cromaticamente.
Per quanto riguarda le facciate, i lavori hanno comportato l’integrazione dell’intonaco e la sua sostituzione con un tipo deumidificante macroporoso su tutto il fabbricato sino ad un’altezza di 1,50 metri. Oltre alla tinteggiatura con colori a base di polisilicati di potassio, i lavori sulla facciata si sono quindi conclusi con il restauro delle cornici di pietra arenaria.
I lavori sono stati seguiti per l’Ateneo dagli architetti Giulio Angeli, Chiara Bernardini, Sandro Saccuti, dal geometra Andrea Collavoli, dall’architetto Filippo Bertucci e e dall’ingegnere Paolo Del Debbio.
Primi due concorsi di ammissione ai corsi dell’Università di Pisa: accolti a San Rossore circa duemila candidati
Sono circa duemila i candidati che nelle mattine del 1° e del 3 settembre si sono presentati all’Ippodromo di San Rossore per partecipare ai primi due concorsi di ammissione ai corsi di Laurea ad accesso programmato dell’Università di Pisa. Il primo è stato il test di ingresso a Medicina Veterinaria, che ha registrato la partecipazione di 626 ragazze e ragazzi (per 60 posti + 5 posti riservati a cittadini extra UE); il secondo, che si è svolto il 3 settembre, è il concorso per accedere a Medicina e Chirurgia/Odontoiatria e Protesi Dentaria, che ha visto 1158 partecipanti (per 279 posti + 4 posti riservati a cittadini extra UE + 9 posti per gli allievi dell’Accademia Navale di Livorno + 10 posti riservati agli allievi della Scuola Superiore Sant’Anna).
Le prove sono state ospitate nella tensostruttura allestita all’Ippodromo di San Rossore, nella bellissima cornice del Parco e nel rispetto dell’ambiente, grazie alla collaborazione tra Università di Pisa, Comune di Pisa, Ente Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli e Alfea, che ha cosentito di riportare a Pisa i test che negli scorsi anni si erano svolti a Lucca e Pontedera. La location all’interno dell’Ippodromo ha permesso il perfetto svolgimento dei test nel massimo rispetto di tutte le norme di sicurezza anti-Covid, compresa la verifica del Green Pass richiesta quest’anno dalle linee guida ministeriali.
L'area concorsuale di 9mila metri quadrati consente infatti di mantenere il distanziamento, con un'adeguata climatizzazione, gruppi elettrogeni insonorizzati e i necessari impianti tecnologici (wifi, audio e video). Il Comune di Pisa ha anche messo a disposizione una navetta per accompagnare i candidati dalla stazione di Pisa San Rossore fino alla sede dei concorsi. L’organizzazione logistica e l’accoglienza dei giovani sono state curate nei minimi dettagli, con apprezzamento anche da parte dei genitori che hanno accompagnato i figli alle prove, aspettandoli nel verde del Parco.
Il prossimo appuntamento con i concorsi di ammissione è il 9 settembre con il test di ammissione a Scienze Motorie.
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Attivata l'applicazione "Agenda Didattica" per gli studenti Unipi
Dal 2 settembre 2021 è attiva l’applicazione Agenda Didattica sviluppata da UniPi per la selezione degli insegnamenti che si intendono frequentare nel primo semestre.
Tutti gli studenti sono invitati a effettuare la selezione al più tardi entro il mercoledì precedente alla settimana di inizio delle lezioni di ciascun insegnamento. Successivamente verrà attivata la funzionalità che consente di prenotare con cadenza bisettimanale la propria partecipazione “in presenza” a ciascuna lezione.
L'Università di Pisa piange la scomparsa del professor Alessandro Martinengo
Il 1° settembre è mancato a Savona, dove era nato nel 1930, il Prof. Alessandro Martinengo. Allievo della Facoltà di Lettere di Pisa e della Scuola Normale Superiore, nel 1963 si era, rispettivamente, laureato in Lettere Moderne e diplomato in Filologia Romanza.
Dopo la laurea aveva trascorso un anno di perfezionamento come lettore di Italiano nelle Università di Heidelberg e Zurigo e successivamente usufruito di una borsa di studio annuale dell’Instituto Caro y Cuervo di Bogotá, al termine della quale aveva ottenuto il diploma di "Literatura Hispanoamericana". È stato docente incaricato di Letteratura Ispanoamericana nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Pisa e di Lingua e Letteratura Spagnola dell’ateneo di Trieste.
Chiamato dalla Facoltà di Lettere di Pisa come Professore Ordinario di Lingua e Letteratura Spagnola nel 1968, ha svolto tale insegnamento (poi Letteratura Spagnola) fino al 2003 e ricoperto numerose cariche (Direttore di Istituto, Presidente del Corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere della Facoltà di Lettere, Coordinatore del Dottorato in Iberistica con sede a Pisa). È stato tra i fondatori dell’AISPI, l’Associazione degli Ispanisti Italiani, che lo ha visto anche Presidente dal 1985 al 1988.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti in campo nazionale e internazionale (fra cui, nel 2007, la laurea honoris causa dell’Università Ricardo Palma di Lima) e contribuito attivamente alla vita culturale della città come membro della giuria del Premio Pisa.
Studioso del Siglo de Oro (in particolare di Gracián e Quevedo, cui ha dedicato importanti volumi), raffinato traduttore e interprete di alcuni fra i suoi più importanti testi, ha esplorato anche aspetti non marginali della letteratura della Conquista e della poesia spagnola moderna e contemporanea (José de Espronceda, Antonio Machado).
Lascia un vuoto incolmabile tra i suoi numerosi allievi, molti dei quali hanno seguito i suoi percorsi di ricerca e che ora ricordano, accanto al suo generoso magistero, la sua infaticabile disponibilità al dialogo e al confronto.
Giulia Poggi e Federica Cappelli
Conclusa la summer school su “Consciousness and Cognition”
Si è conclusa la seconda edizione della summer school dell’Università di Pisa su “Consciousness and Cognition” (https://www.unipi.it/index.php/humanities/item/16643-consciousness-cognition) diretta dal professor Bruno Neri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, organizzata in collaborazione con l’Istituto Lama Tzong Khapa (ILTK) e con l’Associazione Frontiers of Mind. La scuola ha usufruito di un significativo contributo da parte dell’Unione Buddista Italiana sotto forma di borse di studio destinate agli studenti provenienti da paesi a basso reddito pro capite.
Nonostante il riacutizzarsi dei problemi sanitari dovuti al Covid, 30 studenti (19 in presenza e 11 a distanza), provenienti da 18 nazioni e quattro continenti, hanno partecipato alla scuola che si è svolta dal 28 agosto al 5 settembre. L’evento ha goduto della impareggiabile cornice dell’ILTK, che ha messo a disposizione una tensostruttura appositamente attrezzata all’interno del parco di sua proprietà. In tal modo gli studenti hanno potuto usufruire anche di un programma integrativo con sessioni di meditazione e yoga guidate, offerto dall’Istituto.
Parola chiave la multidisciplinarità che ha richiesto il coinvolgimento di ben 16 docenti, interni ed esterni all’Ateneo, con esperienze specifiche che spaziano dalla filosofia alla meccanica quantistica, dalla psicologia/psicanalisi alle neuroscienze, all’intelligenza artificiale, alla biosemiotica, alle tecniche diagnostiche, agli stati non ordinari di coscienza indotti con l’uso di sostanze psicoattive, l’ipnosi, le pratiche contemplative.
Uno degli obiettivi a cui il progetto è improntato è quello di proporre anche visioni alternative a quella riduzionista imperante nel campo delle neuroscienze, in modo da fornire agli studenti, su un problema che è, di fatto, ancora completamente aperto, gli strumenti per porsi le giuste domande, piuttosto che una serie di risposte preconfezionate.
Eventi per il Festival dello Sviluppo Sostenibile: al via le proposte
Tra il 28 settembre e il 14 ottobre si svolgerà l'edizione 2021 del Festival dello sviluppo sostenibile organizzato da ASVIS per sensibilizzare e mobilitare la società sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale e diffondere la cultura della sostenibilità e realizzare un cambiamento culturale e politico che consenta all’Italia di attuare l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e centrare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
Entro il 24 settembre tutto il personale UniPi può registrare a questo link (anche in modo provvisorio riservandosi di perfezionare successivamente la descrizione dell'evento) gli eventi nel rispetto delle linee guida previste e ottenere cosi visibilità nel calendario del Festival gestito da ASVIS.
I promotori degli eventi sono inoltre pregati di far pervenire gli estremi degli eventi (titolo, data, sede dell'evento e dipartimento o centro di afferenza), all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. in modo che possa essere predisposto il calendario degli eventi organizzati nell'ambito del Festival dello sviluppo sostenibile dal nostro Ateneo e sia data visibilità agli eventi nel nostro sito web istituzionale.
La professoressa Benedetta Mennucci tra le “Inspiring Fifty” italiane
C’è anche una professoressa dell’Università di Pisa tra le “Inspiring Fifty” italiane 2021, le 50 donne più influenti nel campo STEM in Italia: si tratta di Benedetta Mennucci, professoressa ordinaria di Chimica Fisica al Dipartimento di Chimica e Chimica industriale, a capo del gruppo di ricerca MoLECoLab.
La professoressa Mennucci negli ultimi dieci anni è stata presidente della Scuola di dottorato in Chimica e Scienza dei Materiali dell’Università di Pisa e presidente della Divisione di Chimica Teorica e Computazionale della Società Chimica Italiana. Il suo principale interesse di ricerca è lo sviluppo di nuovi modelli teorici, la loro implementazione in codici di calcolo altamente performanti e la loro applicazione a processi chimici e biologici. Per due volte è stata insignita dell'European Research Council (ERC) Grant per progetti di ricerca che sviluppano nuove tecniche computazionali per studiare i processi di raccolta della luce in sistemi naturali e artificiali (ERC-2011-StG EnLight) e la funzione biologica delle proteine fotorecettrici (ERC-2017-AdG LIFETimeS).
La selezione delle “Inspiring Fifty” avviene nell’ambito di una iniziativa europea lanciata in Olanda nel 2015 dalle imprenditrici digitali Janneke Niessen e Joelle Frjters per contribuire alla diversità di genere nel mondo della tecnologia. Il loro motto è “If she can see it, she can be it”, rivolto principalmente alle bambine e le ragazze che non hanno ancora chiara la percezione che le carriere STEM sono alla loro portata.
Nella lista italiana ci sono anche altre donne laureate all’Università di Pisa: Anna Grassellino, laureata in Ingegneria elettronica, oggi direttrice del “National Quantum Information Science Superconducting Quantum Materials and Systems Center” al FermiLab di Chicago, Barbara Mazzolai, laureata in Biologia, oggi Associate Director per la robotica dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, Lisa Barsotti, laureata in Fisica e oggi ricercatrice al MIT di Boston, e Luigia Carlucci Aiello, laureata in Matematica all’Università di Pisa e allieva della Scuola Normale Superiore, a lungo professoressa ordinaria di Informatica alla Sapienza di Roma.