Erasmus Charter for Higher Education (ECHE) 2014-2020
L'Università di Pisa ha ottenuto la Erasmus Charter for Higher Education (ECHE) 2014-2020 e potrà dunque partecipare a tutte le azioni del programma Erasmus+, dalla mobilità dei singoli ai progetti di cooperazione, ai partenariati strategici, alle azioni Jean Monnet.
L'Erasmus Policy Statement rappresenta parte integrante della strategia istituzionale dell'Università di Pisa ed è un documento indispensabile per ottenere la Erasmus Charter for Higher Education. È suddiviso in tre parti, accessibili dai link seguenti:
Rete Università per la Pace
SAR – Scholars at Risk
L’Università di Pisa aderisce, sin dalla sua costituzione, alla sezione italiana della rete Scholars at Risk (SAR), una rete internazionale istituita nel 1999, di cui oggi fanno parte 540 istituzioni di istruzione superiore in 40 paesi nel mondo, che ha lo scopo di promuovere la libertà accademica e proteggere i diritti fondamentali degli studiosi in tutto il mondo.
SAR Italia si è costituita nel 2019 e conta oggi 27 membri tra atenei, istituti di ricerca e associazioni accademiche operanti sul territorio nazionale. L’organizzazione del polo nazionale si articola attorno ad un coordinamento nazionale e ad un comitato direttivo eletto.
Referente per l’Università di Pisa
Referente accademico Prof. Gabriele Tomei Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Referente amministrativo dott.ssa Francesca Bianchini Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
borsa di ricerca dal titolo: "Studio delle metodologie e problematiche connesse con la funzionalità delle cellule di epitelio pigmentato umano"
Avviso di fabbisogno interno per attività di supporto alla formazione specifica dei volontari in Servizio Civile Universale e preparazione e attuazione laboratori didattici del Cisp sui temi dell’educazione alla pace presso le scuole
Covid-19: ecografia polmonare dirimente in attesa del tampone
È stato appena pubblicato il primo grande studio multicentrico sull’utilizzo dell’ecografia polmonare nei pazienti con sintomatologia sospetta per Covid-19. È il primo di questo tipo realizzato al mondo, avendo coinvolto 20 diversi ospedali in Europa e negli Stati Uniti, per un totale di 1462 pazienti, ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Intensive Care Medicine. Negli ultimi mesi, già altri lavori di ricerca avevano dimostrato l’utilità di questa metodica nella gestione del paziente in pronto soccorso e questi dati confermano che l’ecografia può aiutare il medico a stabilire se il paziente sia positivo e abbia o meno un coinvolgimento polmonare da Covid-19, prima di avere i risultati del tampone.
Lo studio è stato coordinato dalla dottoressa Luna Gargani dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Pisa e dal dottore Giovanni Volpicelli dell’Ospedale S.Luigi Gonzaga di Torino, con coautori la dottoressa Greta Barbieri, il dottore Stefano Spinelli e il dottore Francesco Corradi dell’Aoup, che hanno valutato un numero considerevole di pazienti Covid in ospedale a Pisa durante la prima ondata. L’Aoup, infatti, già nel marzo 2020 aveva predisposto una procedura aziendale che prevedeva l’utilizzo dell’ecografia polmonare per la gestione dei pazienti Covid-19 a cura dei medici della struttura di Medicina d’urgenza universitaria e della Scuola di specializzazione di Medicina d’emergenza-urgenza dell’Università di Pisa diretta dal professore Lorenzo Ghiadoni e della struttura di Anestesia e rianimazione interdipartimentale diretta dal professore Francesco Forfori.
Lo studio fornisce indicazioni molto pratiche su come utilizzare l’ecografia polmonare per gestire il paziente che si presenta in ospedale con sintomi sospetti per Covid-19, specificando la capacità diagnostica di questo esame in base al quadro clinico, imprescindibile per l’interpretazione dell’ecografia polmonare. Ogni paziente viene classificato in base ai sintomi e alla presenza o meno di patologie cardio-polmonari concomitanti e, in base ai risultati dell’ecografia, viene assegnata una probabilità di coinvolgimento polmonare. In particolare i dati pubblicati dimostrano che se il paziente ha un’insufficienza respiratoria e l’ecografia del polmone è normale, si può escludere con una sicurezza prossima al 100% che il paziente sia positivo al virus, permettendo un’efficace diagnosi differenziale in urgenza. Nei pazienti con sintomi lievi e senza disturbi respiratori, invece, è la presenza di alterazioni all’ecografia polmonare che consente di stabilire con alta probabilità che il paziente sia positivo.
Questo approccio consente di velocizzare molto il triage dei pazienti sospetti, senza dover attendere, in molti casi, il risultato del tampone. La pubblicazione di questo studio sulla più prestigiosa rivista internazionale di medicina critica conferma ancora una volta l’eccellenza della ricerca clinica pisana.
(Fonte Uffici stampa AOUP, CNR e Università di Pisa).
Un liquido sottoraffreddato ha una struttura a mosaico
Confermata ai raggi X la dinamica molecolare di un liquido in prossimità della transizione vetrosa. Pubblicato su «Nature Communications» lo studio del team internazionale di ricerca di cui fanno parte le Università di Amsterdam, Padova, Pisa e Barcellona con il contributo dell'European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble e del moscovita National Research Center "Kurchatov Institute"
Un vetro può essere immaginato come un liquido che ha perso la sua capacità di fluire. Questa definizione riflette la procedura utilizzata comunemente per produrre i vetri, vale a dire per raffreddamento rapido del fuso. Infatti, quando un liquido è raffreddato al di sotto della sua temperatura di fusione – o, come si dice, è sottoraffreddato – il moto molecolare rallenta fino al punto che, alla transizione vetrosa, il liquido appare all'osservatore come congelato: si è ottenuto un vetro. Nonostante i vetri siano utilizzati in innumerevoli applicazioni tecnologiche, resta da chiarire quale sia il meccanismo microscopico alla base della loro formazione.
Un modo per capire cosa succeda alla transizione vetrosa è quello di studiare i moti molecolari, chiamati processi di rilassamento, grazie ai quali un liquido ritorna all'equilibrio dopo una piccola perturbazione. Consideriamo per esempio il caso di una fluttuazione di densità: in un liquido al di sopra della temperatura di fusione – come l'acqua a temperatura ambiente – la struttura cambia, cioè rilassa tornando all'equilibrio, in pochi picosecondi (milionesimi di milionesimi di secondo), mentre in prossimità della transizione vetrosa la struttura cambia su tempi dell'ordine di centinaia di secondi. Questo rilassamento strutturale è tuttavia anticipato dalla comparsa di un processo dinamico più veloce, noto come rilassamento Johari-Goldstein, il cui ruolo nella transizione vetrosa è argomento di animata discussione.
Il team di ricerca internazionale ha utilizzato un interferometro per raggi X del sincrotrone europeo ESRF dopo la caratterizzazione preliminare dei campioni a Pisa (Rete di strumentazioni CISUP) per studiare, alla scala atomica, il rilassamento Johari-Goldstein in un liquido a temperature prossime alla transizione vetrosa.
I risultati ottenuti forniscono una nuova prospettiva della dinamica microscopica in un liquido sottoraffreddato: il processo Johari-Goldstein segnala la formazione di una struttura a mosaico, con tasselli di molecole meno mobili (sfere bianche in figura) separati da una rete in continua evoluzione di molecole più mobili (sfere rosse). La comparsa di questa struttura a mosaico conferma l'idea che una transizione di natura dinamica ha luogo nei liquidi sottoraffreddati, come suggerito da alcuni modelli teorici della transizione vetrosa.
«Questo esperimento - dice Federico Caporaletti ora al Van der Waals-Zeeman Institute - Institute of Physics/Van't Hoff Institute for Molecular Sciences dell'Università di Amsterdam ma che ha iniziato la ricerca durante il suo dottorato al Dipartimento di Fisica dell'Università di Trento - chiarisce come i liquidi a temperature molto basse siano molto eterogenei da un punto di vista dinamico: alcune molecole sono più lente ed altre più veloci, con queste ultime connesse spazialmente in una sorta di ragnatela che attraversa l'intero liquido».
«L'eterogeneità dei moti molecolari che osserviamo - sottolinea Simone Capaccioli del Dipartimento di Fisica "E. Fermi" dell'Università di Pisa e direttore CISUP - potrebbe spiegare alcune importanti proprietà di questi materiali, quali la loro elasticità e duttilità».
«Questo risultato - conclude Giulio Monaco del Dipartimento di Fisica ed Astronomia "Galileo Galilei" dell'Università di Padova e coordinatore del lavoro - contribuisce a chiarire i meccanismi microscopici in base ai quali alcuni liquidi possono dar luogo ad un vetro, ad esempio un silicato fuso che diventa un vetro di finestra, invece di cristallizzare, come fa invece l'acqua quando ghiaccia».
Link alla ricerca: https://doi.org/10.1038/s41467-021-22154-8
Titolo: "Experimental evidence of mosaic structure in strongly supercooled molecular liquids", in «Nature Communications» - 2021 –
Autori: F. Caporaletti (a,g) S. Capaccioli (b,c), S. Valenti (d), M. Mikolasek (e), A.I. Chumakov (e,f), G. Monaco (a,h)
(a) Dipartimento di Fisica, Università di Trento (Italy)
(b) Dipartimento di Fisica "E. Fermi", Università di Pisa (Italy)
(c) CISUP, Centro per l'Integrazione della Strumentazione dell'Universitá di Pisa (Italy)
(d) Department of Physics, Universitat Politécnica de Catalunya, Barcelona (Spain)
(e) European Synchrotron Radiation Facility, Grenoble (France)
(f) National Research Center 'Kurchatov Institute', Moscow (Russia)
(g) Present address: Van der Waals-Zeeman Institute, Institute of Physics/Van't Hoff Institute for Molecular Sciences, University of Amsterdam (Netherlands)
(h) Present address: Dipartimento di Fisica ed Astronomia, Universitá di Padova (Italy)
Figura 1. Rappresentazione delle molecole che in un liquido sottoraffreddato partecipano al rilassamento Johari-Goldstein (sfere rosse) ad un dato istante. Queste molecole sono molto mobili, si muovono a distanze maggiori del resto delle molecole (sfere bianche) e sono connesse spazialmente in un'unica struttura che attraversa l'intero liquido.
Un liquido sottoraffreddato ha una struttura a mosaico
Un vetro può essere immaginato come un liquido che ha perso la sua capacità di fluire. Questa definizione riflette la procedura utilizzata comunemente per produrre i vetri, vale a dire per raffreddamento rapido del fuso. Infatti, quando un liquido è raffreddato al di sotto della sua temperatura di fusione – o, come si dice, è sottoraffreddato – il moto molecolare rallenta fino al punto che, alla transizione vetrosa, il liquido appare all’osservatore come congelato: si è ottenuto un vetro. Nonostante i vetri siano utilizzati in innumerevoli applicazioni tecnologiche, resta da chiarire quale sia il meccanismo microscopico alla base della loro formazione.
Un modo per capire cosa succeda alla transizione vetrosa è quello di studiare i moti molecolari, chiamati processi di rilassamento, grazie ai quali un liquido ritorna all’equilibrio dopo una piccola perturbazione. Consideriamo per esempio il caso di una fluttuazione di densità: in un liquido al di sopra della temperatura di fusione – come l’acqua a temperatura ambiente – la struttura cambia, cioè rilassa tornando all’equilibrio, in pochi picosecondi (milionesimi di milionesimi di secondo), mentre in prossimità della transizione vetrosa la struttura cambia su tempi dell’ordine di centinaia di secondi. Questo rilassamento strutturale è tuttavia anticipato dalla comparsa di un processo dinamico più veloce, noto come rilassamento Johari-Goldstein, il cui ruolo nella transizione vetrosa è argomento di animata discussione.
Il team di ricerca internazionale ha utilizzato un interferometro per raggi X del sincrotrone europeo ESRF dopo la caratterizzazione preliminare dei campioni a Pisa (Rete di strumentazioni CISUP) per studiare, alla scala atomica, il rilassamento Johari-Goldstein in un liquido a temperature prossime alla transizione vetrosa.
I risultati ottenuti forniscono una nuova prospettiva della dinamica microscopica in un liquido sottoraffreddato: il processo Johari-Goldstein segnala la formazione di una struttura a mosaico, con tasselli di molecole meno mobili (sfere bianche in figura) separati da una rete in continua evoluzione di molecole più mobili (sfere rosse). La comparsa di questa struttura a mosaico conferma l’idea che una transizione di natura dinamica ha luogo nei liquidi sottoraffreddati, come suggerito da alcuni modelli teorici della transizione vetrosa.
Figura 1. Rappresentazione delle molecole che in un liquido sottoraffreddato partecipano al rilassamento Johari-Goldstein (sfere rosse) ad un dato istante. Queste molecole sono molto mobili, si muovono a distanze maggiori del resto delle molecole (sfere bianche) e sono connesse spazialmente in un’unica struttura che attraversa l’intero liquido.
«Questo esperimento - dice Federico Caporaletti ora al Van der Waals-Zeeman Institute - Institute of Physics/Van’t Hoff Institute for Molecular Sciences dell’Università di Amsterdam ma che ha iniziato la ricerca durante il suo dottorato al Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento - chiarisce come i liquidi a temperature molto basse siano molto eterogenei da un punto di vista dinamico: alcune molecole sono più lente ed altre più veloci, con queste ultime connesse spazialmente in una sorta di ragnatela che attraversa l’intero liquido».
«L’eterogeneità dei moti molecolari che osserviamo - sottolinea Simone Capaccioli del Dipartimento di Fisica “Enrico Fermi” dell’Università di Pisa e direttore CISUP - potrebbe spiegare alcune importanti proprietà di questi materiali, quali la loro elasticità e duttilità».
«Questo risultato - conclude Giulio Monaco del Dipartimento di Fisica ed Astronomia “Galileo Galilei” dell’Università di Padova e coordinatore del lavoro - contribuisce a chiarire i meccanismi microscopici in base ai quali alcuni liquidi possono dar luogo ad un vetro, ad esempio un silicato fuso che diventa un vetro di finestra, invece di cristallizzare, come fa invece l’acqua quando ghiaccia».
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Link alla ricerca: https://doi.org/10.1038/s41467-021-22154-8
Titolo: “Experimental evidence of mosaic structure in strongly supercooled molecular liquids”, in «Nature Communications» - 2021 –
Autori: F. Caporaletti (a,g) S. Capaccioli (b,c), S. Valenti (d), M. Mikolasek (e), A.I. Chumakov (e,f), G. Monaco (a,h)
(a) Dipartimento di Fisica, Università di Trento (Italy)
(b) Dipartimento di Fisica “E. Fermi”, Università di Pisa (Italy)
(c) CISUP, Centro per l’Integrazione della Strumentazione dell’Universitá di Pisa (Italy)
(d) Department of Physics, Universitat Politécnica de Catalunya, Barcelona (Spain)
(e) European Synchrotron Radiation Facility, Grenoble (France)
(f) National Research Center ‘Kurchatov Institute’, Moscow (Russia)
(g) Present address: Van der Waals-Zeeman Institute, Institute of Physics/Van’t Hoff Institute for Molecular Sciences, University of Amsterdam (Netherlands)
(h) Present address: Dipartimento di Fisica ed Astronomia, Universitá di Padova (Italy)
Il cantiere della Sapienza. Storia e storie del Palazzo simbolo dell’Università e della città di Pisa
Il Palazzo della Sapienza, sede storica dell’Università di Pisa e simbolo della città, nasce tra XV e XVI secolo in un popoloso quartiere medievale, diventato poi grande mercato alimentare.
Le visite di Pietro Leopoldo di Lorena, il Congresso degli scienziati italiani, il battaglione universitario e il Quarantotto, l’occupazione del 1967: nel Palazzo si sono incontrate e sviluppate idee e visioni del mondo innovative che hanno dato luogo a importanti momenti della storia nazionale.
Il documentario “Il cantiere della Sapienza” e gli interventi del regista Lorenzo Garzella e dei professori Maria Letizia Gualandi e Alessandro Breccia fanno da guida alla storia e alle storie del Palazzo, dal periodo antecedente la costruzione della Sapienza all’ultimo restauro di qualche anno fa.
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Consegnato il Premio “Paola Bora”, tre le vincitrici
Venerdì 26 febbraio si è svolta a Pisa, presso la Sala Azzurra della Scuola Normale Superiore e in diretta streaming sul canale YouTube della Scuola, la cerimonia di assegnazione del Premio “Paola Bora” per tesi di laurea e dottorato dedicate agli studi di genere in filosofia, storia, antropologia e letteratura. Promosso dall’associazione Casa della donna, il Premio è sostenuto dalle figlie e dalle sorelle di Paola Bora, dai Comitati unici di garanzia per le pari opportunità di Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant'Anna e patrocinato dalla Società italiana delle storiche.
Il Premio vuole ricordare la figura di Paola Bora nella duplice veste di studiosa e presidente della Casa della donna dal 2011 fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2015. Paola Bora è stata, infatti, docente di antropologia filosofica presso la Scuola Normale Superiore e di antropologia di genere presso l’Università di Pisa.
Tre le vincitrici di questa prima edizione, alle quali è andato un riconoscimento di tremila euro ciascuna: Gaia Pasini per la categoria tesi di laurea e, ex aequo per la categoria tesi di dottorato, Teresa Bernardi e Virginia Niri. A selezionare le vincitrici una commissione composta da studiose dei tre atenei pisani e della Società italiana delle storiche, e da due rappresentanti della Casa della donna: Stefania Pastore (Scuola Normale), Renata Pepicelli e Sandra Burchi (Università di Pisa), Anna Loretoni e Barbara Henry (Scuola Superiore Sant'Anna), Adelisa Malena e Laura Savelli (Società italiana delle Storiche), Giovanna Zitiello e Cristina Galasso (Casa della donna).
Tra le 72 tesi candidate al Premio, provenienti da ben 19 atenei italiani (tutte le tesi sono consultabili presso la Biblioteca “Anna Cucchi”), le tre tesi vincitrici si sono distinte, ha sottolineato la commissione, per l’originalità dei temi di ricerca e per il contributo innovativo offerto agli studi di genere.
Gaia Pasini è risultata vincitrice con la tesi di laurea dal titolo “Ricucire il mondo. Corpo, memoria e territorio nelle pratiche di cura della Brigada de Salud Comunitaria Vinh Flores Laureano di Amilcingo”, discussa presso il corso di laurea in Antropologia dell'Università di Torino. Dedicata allo studio sul campo di un collettivo di guaritrici indigene in un villaggio della foresta messicana, la tesi di Pasini rappresenta, secondo la commissione, un lavoro dal respiro ampio e innovativo, di grande solidità e consapevolezza “che si sviluppa lungo un sapiente e maturo equilibrio tra elaborazione teorica e presentazione dei risultati di un’intensa e appassionata ricerca di campo”.
“Mobilità femminile e pratiche di identificazione a Venezia in età moderna”, il titolo della tesi di dottorato di Teresa Bernardi, premiata ex aequo. Dopo la laurea all'Università di Venezia Ca’ Foscari in storia moderna, Bernardi ha conseguito il dottorato presso la Scuola Normale di Pisa. La sua tesi, fondata su un'approfondita base documentaria, è stata premiata - si legge nelle motivazioni - “per l’eleganza della scrittura, l’equilibrio dell’impianto e l’originalità dell’approccio, in particolare per l’innovativo tentativo di applicare la categoria di intersezionalità a un contesto lontano nel tempo come la Venezia della prima età moderna, con risultati di notevole interesse”.
Per la categoria tesi di dottorato, l’altro premio ex aequo è andato a Virginia Niri per la tesi “Con questo nemico ci facevamo l’amore”. L’autocoscienza come metodo politico di costruzione di nuove identità nel lungo Sessantotto italiano”, discussa presso l'Università di Genova, ateneo presso il quale Virginia Niri ha conseguito anche la laurea in storia contemporanea. La tesi di Niri, basata su un’ampia raccolta di fonti orali e non solo, si distingue - secondo il giudizio della commissione del Premio “Paola Bora” - per l’originalità del tema, l’interessante contributo agli studi di genere e “la capacità di mettere in luce con chiarezza la novità e la rottura che, tra gli anni Sessanta e Settanta, ha rappresentato il femminismo, e in particolare la pratica dell’autocoscienza, rispetto ai comportamenti sessuali, i modelli e le relazioni di genere”.
“Siamo davvero felici di poter premiare oggi tre studiose così valenti e di poterlo fare con un premio alla memoria della nostra cara amica Paola Bora”, sottolinea Carla Pochini, presidente della Casa della donna. “Paola ha sempre avuto una grande capacità di coinvolgere le giovani generazioni, dentro e fuori le aule universitarie. Le contagiava con la sua passione, curiosità e intelligenza. Con questo premio - continua Pochini - vogliamo tenere vivo il suo ricordo proprio tra le più giovani che in tutta Italia si dedicano agli studi di genere, un ambito di ricerca fondamentale se vogliamo costruire una società più equa, paritaria e rispettosa delle differenze. La nostra associazione e tutto il femminismo pisano devono molto a Paola Bora, una donna straordinaria che nella vita e nello studio, come abbiamo scritto nel bando, ha saputo coniugare pensiero teorico e pratica politica con uno sguardo sempre attento al nuovo”.