I mini chip per l’Industria 4.0 'pensano' in italiano e sbancano Kickstarter
Nel mondo dell’Internet of things sono sempre più diffusi i prodotti programmabili grazie a Zerynth la startup tecnologica fondata da quattro ricercatori dell’Università di Pisa, che questa volta “sbanca” Kickstarter grazie alla partnership con Redbear, il produttore dei mini chip “Nano 2” e “Blend 2” destinati all’Industria 4.0. In soli tre giorni il prodotto powered by Zerynth ha infatti raggiunto il budget prefissato di 20.000 dollari sulla nota piattaforma di crowdfunding internazionale e andrà in produzione da gennaio. Si tratta di un piccolissimo dispositivo Bluetooth a bassissimo consumo energetico, della grandezza di una moneta da 5 centesimi, che permetterà di sviluppare una vastissima gamma di soluzioni per l’IoT, dai cosiddetti prodotti “wearables" (indossabili, come i braccialetti intelligenti), a soluzioni di monitoraggio e controllo di sistemi per l’industria, il retail e la logistica.
«L’Industria 4.0 è uno dei temi caldi nel campo del business e della tecnologia a livello internazionale – commenta Gualtiero Fantoni, docente dell’Università di Pisa, tra i fondatori di Zerynth – Negli ultimi mesi se ne è discusso molto anche in Italia: il governo ha previsto un piano nazionale per supportare le aziende che operano secondo i principi dell’Industria 4.0 e che fanno quindi dell’Internet of Things un elemento di valore per il proprio business. La nostra startup è una di quelle aziende le cui tecnologie abilitano alla programmazione di microcontrollori e componenti hardware-software-cloud indispensabili per la realizzazione dei sistemi tipici di quel settore».
Dal suo lancio lo scorso anno, la start up pisana ha collezionato una lunga serie di risultati positivi, tra cui oltre 6000 utenti da tutto il mondo e numerose realizzazioni industriali in collaborazione con grandi player internazionali. Nel caso dell’ultima campagna su Kickstarter, Zerynth è stata scelta da Redbear come partner tecnologico per garantire la programmabilità Python dei prodotti “Nano 2” e “Blend 2”.
Le tecnologie di Zerynth puntano a semplificare e velocizzare lo sviluppo di soluzioni smart attraverso la programmazione di microcontrollori e sensori in Python, uno dei linguaggi di programmazione oggi più diffusi ed efficienti.
Le origini dell'Election Day in America
Da dove viene l'idea dell'Election day in America? E perché, ad esempio, è sempre un martedì? Le risposte a queste e ad altre domande in un post di Arnaldo Testi, professore di Storia americana al dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, dal suo blog Short Cuts America in cui scrive di politica, della società e della cultura degli Stati Uniti di oggi.
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Election Day? Che sia all’inizio di novembre, di martedì
La data delle elezioni presidenziali americane non è scritta nella pietra della Costituzione, ma in una legge federale. La legge è antica, del 1845, e dice in poche righe che i grandi elettori che formano l’Electoral College presidenziale, quello che elegge il Presidente e il Vice-presidente degli Stati Uniti, devono essere scelti lo stesso giorno in tutti gli Stati dell’Unione. E che questo giorno è il primo martedì di novembre successivo al primo lunedì di novembre. Quindi, se si fa un rapido calcolo, non può essere il primo del mese, ma un giorno fra il 2 e l’otto. L’8 novembre, come in quest’anno 2016, è la data più tarda possibile.
Il perché di questa bizzarra clausola è tecnico, rinvia a una legge ancora più antica, e richiede un po’ di paziente applicazione. All’alba della repubblica, nel 1792, il Congresso aveva stabilito che i grandi elettori presidenziali dovevano riunirsi ed esprimere i loro voti (ciascuna delegazione nel proprio stato) il primo mercoledì di dicembre. Gli stessi grandi elettori, inoltre, dovevano essere designati dagli stati nei 34 giorni precedenti a quella data. Ora fast forward alla legge del 1845. Nella prima stesura si diceva solo: che la designazione avvenga il primo martedì di novembre. Ma poi qualcuno osservò che in certi anni il periodo fra il primo martedì di novembre (se cade il primo del mese) e il primo mercoledì di dicembre è superiore ai 34 giorni. Il marchingegno adottato evitava questo rischio.*
Già la legge del 1792 aveva messo un po’ di ordine nei tempi delle procedure elettorali. Aveva costretto gli stati ad agire in un periodo definito dell’anno (gli ormai famosi 34 giorni appunto e non, come accadeva per altre elezioni, d’aprile o d’estate o a settembre o quando a loro piacesse). L’inizio di novembre divenne il momento preferito, ma i giorni erano ballerini, variavano da stato a stato. Succedeva così che gli stati che votavano più tardi conoscessero alcuni risultati e ne fossero influenzati. E anche che i partiti organizzassero gruppi di elettori entusiasti e fedeli che attraversavano i confini statali votando di qua e di là, più volte, il loro candidato. Il provvedimento del 1845 pose fine a tutto ciò.
Dal 1848 in poi ci sarebbe stato un unico Election Day presidenziale, punto e basta. (Nel 1872 un’altra legge stabilì che in quel giorno dovevano tenersi anche le elezioni per il Congresso federale.)
La scelta di novembre (e inizio dicembre) per simili operazioni era legata a fattori istituzionali e culturali un po’ da antico regime. Era questo il periodo dell’anno in cui le assemblee legislative degli stati erano riunite in sessione; e naturalmente bisogna ricordare che all’inizio della storia i grandi elettori erano designati dalle assemblee statali, non eletti dal popolo. Questo era anche un momento di pausa nel ciclo economico stagionale di una società in gran parte agricola: il raccolto autunnale si era concluso, i rigori dell’inverno non si erano ancora dispiegati, i politici potevano ancora muoversi con qualche conforto nel grande paese.
La scelta del martedì era solo leggermente più moderna. Dagli anni quaranta dell’Ottocento i grandi elettori erano ormai eletti dal popolo, a suffragio universale maschile, da milioni di cittadini. Gli elettori dovevano spesso fare viaggi importanti per raggiungere i seggi aperti nei villaggi, magari nella cittadina capitale di contea. Non potevano certo andare la domenica, che era il giorno del Signore. E neanche il mercoledì, che era il tradizionale giorno di mercato. Martedì era perfetto, consentiva anche a chi veniva da lontano di muoversi il giorno prima, lunedì. L’America era quasi tutta rurale, e l’elettore ideale era un farmer maschio.
La scelta di un unico giorno era invece compiutamente moderna, razionale, efficiente. Acquistò anche un forte significato simbolico. Il voto divenne un atto collettivo sincronizzato in tutto il paese; e grazie alla crescente velocità di comunicazione (le ferrovie, il telegrafo) e al nascente giornalismo popolare (la penny press quotidiana) gli elettori stessi ne divennero consapevoli. Era il popolo sovrano che si riuniva tutto nelle stesse ore per scegliere i propri governanti, a livello nazionale, in una nazione cresciuta a dimensioni continentali. Era insomma, come cantò più tardi con democratico ottimismo Walt Whitman, America’s choosing day:
“Il giorno in cui l’America fa la sua scelta / il senso profondo non nell’eletto – l’atto in se stesso ciò che più conta, la scelta quadriennale.”
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* In un ulteriore twist di immaginazione & sfida alla pazienza, il giorno delle riunioni dei grandi elettori fu spostato in avanti nel 1887, al secondo lunedì di gennaio, e poi di nuovo indietro nel 1936 – alla data attuale, e cioè al primo lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre (quest’anno sarà il 19 dicembre). In entrambi i casi fu cancellata la clausola dei 34 giorni. Ma la data di Election Day è rimasta quella prevista dalla formula del 1845.
Arnaldo Testi
Sempre sull'Election day - perché non ci sono ormai più gli Election day di una volta! - potete anche leggere qui un altro post da Short Cut America.
I mini chip per l’Industria 4.0 “pensano” in italiano e sbancano Kickstarter
Nel mondo dell’Internet of things sono sempre più diffusi i prodotti programmabili grazie a Zerynth, la startup tecnologica fondata da quattro ricercatori dell’Università di Pisa, che questa volta “sbanca” Kickstarter grazie alla partnership con Redbear, il produttore dei mini chip “Nano 2” e “Blend 2” destinati all’Industria 4.0. In soli tre giorni il prodotto powered by Zerynth ha infatti raggiunto il budget prefissato di 20.000 dollari sulla nota piattaforma di crowdfunding internazionale e andrà in produzione da gennaio. Si tratta di un piccolissimo dispositivo Bluetooth a bassissimo consumo energetico, della grandezza di una moneta da 5 centesimi, che permetterà di sviluppare una vastissima gamma di soluzioni per l’IoT, dai cosiddetti prodotti “wearables" (indossabili, come i braccialetti intelligenti), a soluzioni di monitoraggio e controllo di sistemi per l’industria, il retail e la logistica.
«L’Industria 4.0 è uno dei temi caldi nel campo del business e della tecnologia a livello internazionale – commenta Gualtiero Fantoni, docente dell’Università di Pisa, tra i fondatori di Zerynth – Negli ultimi mesi se ne è discusso molto anche in Italia: il governo ha previsto un piano nazionale per supportare le aziende che operano secondo i principi dell’Industria 4.0 e che fanno quindi dell’Internet of Things un elemento di valore per il proprio business. La nostra startup è una di quelle aziende le cui tecnologie abilitano alla programmazione di microcontrollori e componenti hardware-software-cloud indispensabili per la realizzazione dei sistemi tipici di quel settore».
Dal suo lancio lo scorso anno, la start up pisana ha collezionato una lunga serie di risultati positivi, tra cui oltre 6000 utenti da tutto il mondo e numerose realizzazioni industriali in collaborazione con grandi player internazionali. Nel caso dell’ultima campagna su Kickstarter, Zerynth è stata scelta da Redbear come partner tecnologico per garantire la programmabilità Python dei prodotti “Nano 2” e “Blend 2”.
Le tecnologie di Zerynth puntano a semplificare e velocizzare lo sviluppo di soluzioni smart attraverso la programmazione di microcontrollori e sensori in Python, uno dei linguaggi di programmazione oggi più diffusi ed efficienti.
Maggiori informazioni sono disponibili al seguente link: https://goo.gl/fZUylE
Nella foto, da sinistra: Giacomo Baldi, Gualtiero Fantoni, Gabriele Montelisciani e Daniele Mazzei, i quattro fondatori di Zerynth.
Jim Rotondi Italian 4tet in concerto
Giovedì 8 dicembre alle 22, all'Ex Wide in Via Franceschi 13, si tiene il concerto del Jim Rotondi Italian 4tet, organizzato dall'Associazione Isola del Jazz.
Jim Rotondi tromba
Daniele Gorgone pianoforte
Daniele Sorrentino contrabbasso
Elio Coppola batteria
Il quartetto affonda le radici nel jazz mainstream. Daniele Sorrentino al contrabbasso, Elio Coppola alla batteria e Daniele Gorgone al piano sono i preziosi sodali che accompagnano il leader, la straordinaria tromba statunitense Jim Rotondi, in questo nuovo progetto. Il quartetto presenta un repertorio contenente alcuni intramontabili standard riarrangiati appartenenti alla tradizione jazzistica, unitamente a delle composizioni originali, autografate da Rotondi e Gorgone.
Ingresso gratuito.
Il concerto è organizzato con i contributi alle attività studentesche autogestite dell'Università di Pisa.
Info e contatti
Associazione Isola del Jazz
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Daniele Gorgone 4tet in concerto feat. Stjepko Gut
Il 17 novembre novembre alle 22, all 'Exwide in via Franceschini 13, si terrà il concerto di Daniele Gorgone 4tet in concerto, organizzato dall'associazione Isola del jazz.
Stjepko Gut tromba
Daniele Gorgone piano
Aldo Zunino basso
Giovanni Paolo Liguori batteria
Daniele Gorgone Quartet feat. Stjepko Gut è la nuova formazione diretta dal brillante pianista e compositore Daniele Gorgone. Il veterano e straordinario Aldo Zunino al contrabbasso e il giovane Giovanni Paolo Liguori alla batteria completano la sezione ritmica. La line-up si impreziosisce ulteriormente grazie alla straordinaria presenza dello special guestStjepko (Steve) Gut alla tromba, originario di Belgrado ma vissuto negli USA e in diversi paesi europiei. Il quartetto presenta un repertorio con alcuni intramontabili standards della tradizione jazzistica, insieme a composizioni originali di Gut e Gorgone.
Stjepko (Steve) Gut è nato nel 1950 in Jugoslavia. Ha studiato tromba jazz alla Swiss Jazz School di Berna e al Berklee College of Music di Boston. Ha vinto il primo posto come Direttore d’orchestra alla “First Austrian Big Band Competition”. E’ uno dei più famosi musicisti di jazz della Serbia, insieme a Dusko Gojkovic e Miloje Markovic. E'stato membro della “All Stars” Big Band di Lionel Hampton per due anni (1980 e 1981), essendo uno dei soli musicisti bianchi della Band, in un’epoca in cui questo faceva molto scalpore. E’ stato l’unico musicista europeo a far parte della Band. Ha suonato nella Big Band di Clark Terry dal 1984 al 2010. Ha tenuto Seminari in tutto il Mondo (Al conservatorio di Parigi, Barcellona, Rotterdam, Amsterdam Accademy, New School New York). E’ stato “Guest Professor” in Durham University in New Hamshire (USA) per 8 anni. Vanta collaborazioni live e in studio con: Vince Benedetti, Lionel Hampton, Clark Terry, Curtis Fuller, Mel Lewis, Joe Newman, Sal Nistico, Clifford Jor- dan, Frankie Dunlop, Horace Parlan, Wild Bill Davis, Benny Bailey, Kenny Washington, Johnny Griffin, Jimmy Heath, James Moody, Ernie Wilkins, Snooky Joung, Joe Newman, Fallace Davenport, Jon Faddis, Nicholas Payton, Frank Wess, Alvin Queen, Charlie Antolini, Dusko Goikovic e molti altri. Attualmente insegna alla Music Academy di Graz ed è direttore e leader della RTS Big Band. Vive tra New York, Graz e Belgrado, svolgendo un’intensa attività concertistica. La sua discografia lo vede impegnato con Lionel Hampton (Amos Records), Clark Terry (Timeless Records), Charlie Antolini (Verve Records), Alvin Queen (Nilva Records), Mark Murphy (Wen Records). Ha tenuto numerosi concerti con la band “Trumpet Summit” che riunisce i principali trombettisti del mondo, tra i quali troviamo personaggi del calibro di Clark Terry, Benny Bailey, Jon Faddis, Winton Marsalis, Nicholas Payton, Roy Hargro-ve, Terrell Stafford.
Ingresso gratutito
Il concerto è organizzato con i contributi delle attività studentesche autogestite dell’Università di Pisa.
Info e contatti
Associazione Isola del Jazz
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Concerto jazz: Don Karate Stefano Tamborrino trio con Mirra e Ponticelli
Il 24 novembre alle 22, all'Exwide in via Franceschi 13, si terrà il concerto jazz di Don Karate, Stefano Tamborrino trio con Mirra e Ponticelli.
Pasquale Mirra vibrafono
Francesco Ponticelli basso
Stefano Tamborrino batteria
Dopo anni di militanza nelle band più influenti del panorama jazzistico italiano, il batterista Stefano Tamborrino si espone per la prima volta in veste di leader con un progetto inedito, che dà un’anteprima sulla
produzione discografica a cui sta lavorando in solo. La sua musica spazia tra elettronica, atmosfere cinematografiche, hip hop e melodia dal sapore atavico di un etnia non sempre riconoscibile.
Per il live set Tamborrino sceglie la formula del trio, avvalendosi dei musicisti dotati della sensibilità necessaria a manipolare un materiale sonoro che presta maggiore attenzione alla qualità timbrica, lasciando in secondo piano ogni forma di virtuosismo fine a se stesso.
Ingresso gratutito
Il concerto è organizzato con i contributi delle attività studentesche autogestite dell’Università di Pisa.
Info e contatti
Associazione Isola del Jazz
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Concerto di musica dal vivo dei SuRealistas
Il 12 novembre 2016 alle 22:30, in piazza Chiara Gambacorti, in occasione di "Pisa Buskers", si terrà il concerto dei SuRealistas.
Ingresso gratutito
Il concerto è organizzato con i contributi delle attività studentesche autogestite dell’Università di Pisa.
Info e contatti
Associazione BEAT
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Concerto di musica dal vivo dei SuRealistas
Il 12 novembre 2016 alle 22:30, in piazza Chiara Gambacorti, in occasione di "Pisa Buskers", si terrà il concerto dei SuRealistas.
Ingresso gratutito
Il concerto è organizzato con i contributi delle attività studentesche autogestite dell’Università di Pisa.
Info e contatti
Associazione BEAT
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Cavalli e umani: quando il cuore batte all’unisono
Per la prima volta un gruppo di etologi e ingegneri dell’Università di Pisa ha misurato la sincronizzazione indotta dalla stimolazione emotiva nell’interazione fra esseri umani e cavalli, mettendo a confronto i rispettivi ritmi cardiaci rilevati grazie ad un sistema indossabile realizzato con un tessuto sensorizzato.
Gli esiti della ricerca sono stati documentati in tre articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali – PlosOne, Electronics e Proceeeding of Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC) – e saranno presentati in anteprima alla Fieracavalli di Verona durante il convegno "Clever Hans un secolo dopo" che si svolge sabato 12 novembre alle ore 12,30 nello spazio dibattiti Villaggio Il Mio Cavallo (padiglione 4). All’evento, organizzato in collaborazione con “Addestramento Etologico” e alla rivista “Il Mio Cavallo”, intervengono per l’Università di Pisa gli etologi Elisabetta Palagi del Museo di Storia Naturale e Paolo Baragli, autore del libro, e i bioingegneri Enzo Pasquale Scilingo e Antonio Lanatà del Centro di Ricerca "E. Piaggio".
“Quello che abbiamo realizzato è uno studio pionieristico – spiega Paolo Baragli – che apre importanti prospettive per quanto riguarda ad esempio la Pet Therapy, e più in generale la comprensione dell'interazione emotiva fra cavallo ed essere umano, alla luce delle attuali conoscenze sull'empatia negli animali e delle tecnologie di bioingegneria oggi disponibili. Sembra che durante l’interazione accada “qualcosa” nell’organismo del cavallo e dell’essere umano dovuto proprio alla qualità di tale interazione e che questo “qualcosa” sia misurabile”.
I ricercatori hanno utilizzato un sistema di rilevazione indossabile – una fascia toracica per il cavallo e una maglietta per il soggetto umano realizzati con un tessuto sensorizzato – per raccogliere i dati sull’attività cardiaca in tre situazioni diverse: quando fra cavallo e uomo non c’era alcuna interazione, quando c’era una interazione olfattiva e visiva e infine nel caso di contatto fisico. La “ratio” dello studio è stata quella di considerare la variabilità delle attività cardiache dei due soggetti (uomo e cavallo) come di sistemi complessi, e di andare a vedere come questi si comportano ed evolvono quando cambia sia il tipo che la durata dell’interazione.
“Quello che abbiamo scoperto – ha sottolineato l’ingegnere Antonio Lanatà - è che ogni situazione si caratterizza per una sincronizzazione dei ritmi cardiaci significativamente diversa tanto che siamo stati in grado di riconoscere i tre tipi di interazione uomo-cavallo in modo automatico con una accuratezza superiore al 70 per cento”.
“Dal punto di vista etologico si tratta di un importante spunto di ricerca che riguarda le emozioni condivise tra soggetti appartenenti a specie diverse – ha concluso Elisabetta Palagi - soprattutto quando queste coinvolgono uomini e animali domestici fra cui appunto il cavallo, animale che ha segnato e continua a segnare la storia della vita dell'uomo per cui comprenderlo significa non solo essere più consapevoli per quanto riguarda la sua gestione, ma soprattutto arrivare anche a capire noi stessi nel momento in cui ci relazioniamo con lui”.
Negli ultimi anni le ricerche sul comportamento e la psicologia del cavallo hanno avuto un forte impulso a livello internazionale, con un importante contributo da parte dei ricercatori dell'Università di Pisa. Subito dopo il Convegno (alle ore 14.30 nello stesso spazio dibattiti) si terrà la conferenza stampa di presentazione del libro "Cavalli allo Specchio" di Paolo Baragli e Marco Pagliai (Pisa University Press) dove sono riportate le più innovative conoscenze sul comportamento del cavallo. Un viaggio nella mente di questo meraviglioso animale per conoscerlo, addestrarlo e gestirlo.
Ne hanno parlato:
L'Arena
La Nazione
Cavallo2000.it
GreenReport.it
La Nazione on line
InformazioneVeterinariaOnLine
StampToscana.it
InToscana.it
GoNews
RivistaNatura.it
Quotidiano.net
Cavalli e umani: quando il cuore batte all’unisono
Per la prima volta un gruppo di etologi e ingegneri dell’Università di Pisa ha misurato la sincronizzazione indotta dalla stimolazione emotiva nell’interazione fra esseri umani e cavalli, mettendo a confronto i rispettivi ritmi cardiaci rilevati grazie ad un sistema indossabile realizzato con un tessuto sensorizzato.
Gli esiti della ricerca sono stati documentati in tre articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali – PlosOne, Electronics e Proceeeding of Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC) – e saranno presentati in anteprima alla Fieracavalli di Verona durante il convegno "Clever Hans un secolo dopo" che si svolge sabato 12 novembre alle ore 12,30 nello spazio dibattiti Villaggio Il Mio Cavallo (padiglione 4). All’evento, organizzato in collaborazione con “Addestramento Etologico” e alla rivista “Il Mio Cavallo”, intervengono per l’Università di Pisa gli etologi Elisabetta Palagi del Museo di Storia Naturale e Paolo Baragli del dipartimento Scienze Veterinarie e i bioingegneri Enzo Pasquale Scilingo e Antonio Lanatà del Centro di Ricerca "E. Piaggio".
“Quello che abbiamo realizzato è uno studio pionieristico – spiega Paolo Baragli – che apre importanti prospettive per quanto riguarda ad esempio la Pet Therapy, e più in generale la comprensione dell'interazione emotiva fra cavallo ed essere umano, alla luce delle attuali conoscenze sull'empatia negli animali e delle tecnologie di bioingegneria oggi disponibili. Sembra che durante l’interazione accada “qualcosa” nell’organismo del cavallo e dell’essere umano dovuto proprio alla qualità di tale interazione e che questo “qualcosa” sia misurabile”.
I ricercatori hanno utilizzato un sistema di rilevazione indossabile – una fascia toracica per il cavallo e una maglietta per il soggetto umano realizzati con un tessuto sensorizzato – per raccogliere i dati sull’attività cardiaca in tre situazioni diverse: quando fra cavallo e uomo non c’era alcuna interazione, quando c’era una interazione olfattiva e visiva e infine nel caso di contatto fisico. La “ratio” dello studio è stata quella di considerare la variabilità delle attività cardiache dei due soggetti (uomo e cavallo) come di sistemi complessi, e di andare a vedere come questi si comportano ed evolvono quando cambia sia il tipo che la durata dell’interazione
“Quello che abbiamo scoperto – ha sottolineato l’ingegnere Antonio Lanatà - è che ogni situazione si caratterizza per una sincronizzazione dei ritmi cardiaci significativamente diversa tanto che siamo stati in grado di riconoscere i tre tipi di interazione uomo-cavallo in modo automatico con una accuratezza superiore al 70 per cento”.
“Dal punto di vista etologico si tratta di un importante spunto di ricerca che riguarda le emozioni condivise tra soggetti appartenenti a specie diverse – ha concluso Elisabetta Palagi - soprattutto quando queste coinvolgono uomini e animali domestici fra cui appunto il cavallo, animale che ha segnato e continua a segnare la storia della vita dell'uomo per cui comprenderlo significa non solo essere più consapevoli per quanto riguarda la sua gestione, ma soprattutto arrivare anche a capire noi stessi nel momento in cui ci relazioniamo con lui”.