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Giovedì, 26 Aprile 2018 12:53

Cantina Jazz, sono di scena i grani antichi

Domenica 29 aprile 2018, dalle 19,30, al cinema-teatro Lumiere a Pisa (vicolo dei Tidi 6) va in scena il quarto e penultimo appuntamento con "CantinaJazz - il Suono del Benessere" dedicato ai grani antichi, varietà autoctone spesso dimenticate in favore di cultivar dalla migliore resa e dalla maggiore robustezza. Adesso questi grani sono riscoperti con grande interesse, proprio per le loro caratteristiche nutraceutiche, in quanto mostrano un minore contenuto in glutine e una maggiore presenza di elementi preziosi per la salute. I risultati di studi scientifici su queste varietà di grano saranno presentati in una breve introduzione divulgativa tenuta dalla professoressa Luciana Angelini, del centro Nutrafood dell'Università di Pisa. Durante la conferenza gli spettatori saranno invitati a degustare un long-drink di benvenuto presentato dal liquorificio Taccola1895.
Alle 20 inizia lo spettacolo con l'arrivo sul palco dei musicisti pronti a tradurre in note i profumi e i sapori della serata: Andrea Garibaldi (piano), Mirco Capecchi (c.basso), Marco Simoncini (batteria), formano la sezione ritmica che accompagnerà la voce di Emiliano Loconsolo, e i sassofoni di Moraldo Marcheschi, che ritorna a suonare a CantinaJazz infondendo il suo sound insieme morbido e suadente.
Protagonista enologico della serata, oltre al liquorificio Taccola1895, l'azienda vinicola Valdamone di Suvereto, piccola perla enologica della Val D'Orcia. Sul fronte cibo, ben tre aziende che lavorano grani antichi: la Tenuta BellaVista Insuese di Collesalvetti, la cooperativa agricola Terre di Luce di Santa Luce e la Casa del Pane di Francesco Gori (Pontedera) che accompagna fedelmente tutta la rassegna.
Per informazioni e prenotazioni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e 320 8787288.

 

Partite le prime collisioni tra elettroni e antielettroni nell’acceleratore SuperKEKB, progettato per diventare l’acceleratore di particelle a più alta luminosità al mondo. Il 25 aprile nel Laboratorio KEK, a Tsukuba, in Giappone, è entrato nel vivo l’esperimento Belle II, frutto di una vasta collaborazione internazionale (750 fisici e ingegneri provenienti da 25 paesi), al quale partecipa anche l’Università di Pisa. L’obiettivo degli scienziati è chiarire alcuni misteri ancora aperti che riguardano ad esempio l’asimmetria tra materia e antimateria, la materia oscura o le onde gravitazionali esplorando i territori della fisica oltre il Modello Standard. La ricerca si baserà sulla misura di altissima precisione di decadimenti rari di particelle elementari, come i quark beauty, i quark charm e i leptoni tau.
“Queste prime collisioni rappresentano una pietra miliare nello sviluppo dell’acceleratore e dell’esperimento - sottolinea Francesco Forti dell’Università di Pisa e dell’INFN, presidente del comitato esecutivo dell’esperimento - Per quanto siano il punto di arrivo del lavoro di costruzione, sono soltanto il punto di partenza della presa dati e delle analisi, che ci porteranno a esplorare nuovi territori della fisica”.
“È emozionante osservare per la prima volta nel nostro rivelatore i segnali delle particelle prodotte nelle collisioni elettrone-positrone”, commenta Giuseppe Finocchiaro, ricercatore dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, che coordina la partecipazione italiana all’esperimento. “Terminata la costruzione, inizia ora una nuova fase dell'esperimento, in cui raccoglieremo i primi dati e dovremo imparare a decodificare con precisione la risposta dei nostri complessi strumenti di misura."

A differenza del Large Hadron Collider (LHC) del CERN a Ginevra, che è l’acceleratore più potente del mondo dove vengono fatti scontrare protoni e ioni a energie record, SuperKEKB è stato progettato per essere l’acceleratore di elettroni e positroni a più alta luminosità. Nei prossimi 10 anni di attività di SuperKEKB si prevede che saranno generati circa 50 miliardi di eventi di produzione di coppie di mesoni B e anti-B: una quantità 50 volte superiore all'intero campione di dati del progetto KEKB/Belle.
Oltre a Francesco Forti, il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa che partecipa all’esperimento è composto da Giovanni Batignani, Stefano Bettarini, Eugenio Paoloni, Giuliana Rizzo, Giulia Casarosa, Thomas Lueck, Laura Zani, Luigi Corona, Michael De Nuccio, ed opera in stretta collaborazione con l’INFN.

 

Partite le prime collisioni tra elettroni e antielettroni nell’acceleratore SuperKEKB, progettato per diventare l’acceleratore di particelle a più alta luminosità al mondo. Il 25 aprile nel Laboratorio KEK, a Tsukuba, in Giappone, è entrato nel vivo l’esperimento Belle II, frutto di una vasta collaborazione internazionale (750 fisici e ingegneri provenienti da 25 paesi), al quale partecipa anche l’Università di Pisa. L’obiettivo degli scienziati è chiarire alcuni misteri ancora aperti che riguardano ad esempio l’asimmetria tra materia e antimateria, la materia oscura o le onde gravitazionali esplorando i territori della fisica oltre il Modello Standard. La ricerca si baserà sulla misura di altissima precisione di decadimenti rari di particelle elementari, come i quark beauty, i quark charm e i leptoni tau.

 

superkekb

L’acceleratore SuperKEKB

 

“Queste prime collisioni rappresentano una pietra miliare nello sviluppo dell’acceleratore e dell’esperimento - sottolinea Francesco Forti dell’Università di Pisa e dell’INFN, presidente del comitato esecutivo dell’esperimento - Per quanto siano il punto di arrivo del lavoro di costruzione, sono soltanto il punto di partenza della presa dati e delle analisi, che ci porteranno a esplorare nuovi territori della fisica”.

“È emozionante osservare per la prima volta nel nostro rivelatore i segnali delle particelle prodotte nelle collisioni elettrone-positrone”, commenta Giuseppe Finocchiaro, ricercatore dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, che coordina la partecipazione italiana all’esperimento. “Terminata la costruzione, inizia ora una nuova fase dell'esperimento, in cui raccoglieremo i primi dati e dovremo imparare a decodificare con precisione la risposta dei nostri complessi strumenti di misura."

 

gruppo fisici

Un gruppo di fisici di Belle II nella stanza di controllo dell'esperimento al momento della conferma delle prime collisioni dei fasci. Fra loro, al centro, anche i tre “pisani” Laura Zani, dottoranda dell’Università di Pisa, Luigi Corona, laureando dell’Università di Pisa e Alberto Martini, laureato all’Università di Pisa

 

A differenza del Large Hadron Collider (LHC) del CERN a Ginevra, che è l’acceleratore più potente del mondo dove vengono fatti scontrare protoni e ioni a energie record, SuperKEKB è stato progettato per essere l’acceleratore di elettroni e positroni a più alta luminosità. Nei prossimi 10 anni di attività di SuperKEKB si prevede che saranno generati circa 50 miliardi di eventi di produzione di coppie di mesoni B e anti-B: una quantità 50 volte superiore all'intero campione di dati del progetto KEKB/Belle.

Oltre a Francesco Forti, il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa che partecipa all’esperimento è composto da Giovanni Batignani, Stefano Bettarini, Eugenio Paoloni, Giuliana Rizzo, Giulia Casarosa, Thomas Lueck, Laura Zani, Luigi Corona, Michael De Nuccio, ed opera in stretta collaborazione con l’INFN.



Giovedì, 26 Aprile 2018 08:31

Come nascono le fragole

È l’espressione “più potente” di un set di geni a determinare lo sviluppo delle fragole. La scoperta arriva da una ricerca di un team internazionale che ha indentificato per la prima volta i meccanismi genetici che sono che sono alla base dello sviluppo di questo “falso frutto” primaverile. Pubblicato sulla rivista “GigaScience” e coordinato dal centro di ricerca inglese Driscoll’s Genetics Limited, lo studio è stato realizzato dai genetisti e bioinformatici dell’Ateneo pisano del gruppo del professore Andrea Cavallini insieme ai ricercatori delle università di Modena, Milano, Padova e della Fondazione Mach di San Michele all'Adige.

“Abbiamo confrontato il genoma della fragola e quello di una specie vicina, Potentilla micrantha, che non produce i tipici frutti carnosi della specie coltivata – spiega Andrea Cavallini dell’Università di Pisa – questo ci ha consentito di identificare i meccanismi genetici che sono potenzialmente alla base dello sviluppo delle fragole, in realtà un falso frutto, prodotto dall'accrescimento del ricettacolo della infiorescenza”.

 

fragola

Fragola e Potentilla a confronto


La specie Potentilla micrantha, conosciuta anche come “fragola secca” o “cinquefoglia” condivide infatti numerose caratteristiche morfologiche ed ecologiche con la fragola e queste somiglianze hanno spinto i ricercatori a realizzare uno studio di genomica comparata, sequenziando, per la prima volta, il genoma e il trascrittoma di Potentilla.

“Come emerge dalla ricerca, lo sviluppo delle fragole – continua Cavallini – sembra essere legato alla diversa espressione di alcuni specifici geni, che codificano delle proteine del tipo ‘MADS-box’, molto più attivi nella fragola e che sono già noti per essere implicati nello sviluppo del frutto in altre specie”.

In particolare il team dell'Ateneo pisano composto da Elena Barghini, Flavia Mascagni, e Lucia Natali ha contribuito al sequenziamento e all'annotazione del genoma, con particolare riferimento a sequenze molto ripetute.

"I dati genomici e trascrittomici, oltre a costituire una risorsa preziosa per studi futuri sullo sviluppo del frutto nella fragola e in altre Rosaceae - conclude Flavia Mascagni, neo-ricercatrice dell’Università di Pisa - rappresentano uno dei primi genomi di piante superiori ad essere stati sequenziati con la nuova tecnica di sequenziamento ‘Pacific Biosciences’ e fanno luce anche sull'evoluzione delle dimensioni e dell'organizzazione del genoma nella famiglia delle Rosaceae".

 

Giovedì, 26 Aprile 2018 08:26

Come nascono le fragole

È l’espressione “più potente” di un set di geni a determinare lo sviluppo delle fragole. La scoperta arriva da una ricerca di un team internazionale che ha indentificato per la prima volta i meccanismi genetici che sono che sono alla base dello sviluppo di questo “falso frutto” primaverile. Pubblicato sulla rivista “GigaScience” e coordinato dal centro di ricerca inglese Driscoll’s Genetics Limited, lo studio è stato realizzato dai genetisti e bioinformatici dell’Ateneo pisano del gruppo del professore Andrea Cavallini insieme ai ricercatori delle università di Modena, Milano, Padova e della Fondazione Mach di San Michele all'Adige.
“Abbiamo confrontato il genoma della fragola e quello di una specie vicina, Potentilla micrantha, che non produce i tipici frutti carnosi della specie coltivata – spiega Andrea Cavallini dell’Università di Pisa – questo ci ha consentito di identificare i meccanismi genetici che sono potenzialmente alla base dello sviluppo delle fragole, in realtà un falso frutto, prodotto dall'accrescimento del ricettacolo della infiorescenza”.
La specie Potentilla micrantha, conosciuta anche come “fragola secca” o “cinquefoglia” condivide infatti numerose caratteristiche morfologiche ed ecologiche con la fragola e queste somiglianze hanno spinto i ricercatori a realizzare uno studio di genomica comparata, sequenziando, per la prima volta, il genoma e il trascrittoma di Potentilla.
“Come emerge dalla ricerca, lo sviluppo delle fragole – continua Cavallini – sembra essere legato alla diversa espressione di alcuni specifici geni, che codificano delle proteine del tipo ‘MADS-box’, molto più attivi nella fragola e che sono già noti per essere implicati nello sviluppo del frutto in altre specie”.
In particolare il team dell'Ateneo pisano composto da Elena Barghini, Flavia Mascagni, e Lucia Natali ha contribuito al sequenziamento e all'annotazione del genoma, con particolare riferimento a sequenze molto ripetute.
"I dati genomici e trascrittomici, oltre a costituire una risorsa preziosa per studi futuri sullo sviluppo del frutto nella fragola e in altre Rosaceae - conclude Flavia Mascagni, neo-ricercatrice dell’Università di Pisa - rappresentano uno dei primi genomi di piante superiori ad essere stati sequenziati con la nuova tecnica di sequenziamento ‘Pacific Biosciences’ e fanno luce anche sull'evoluzione delle dimensioni e dell'organizzazione del genoma nella famiglia delle Rosaceae".

Il premio era destinato a sei giovani neolaureati magistrali che si sono distinti con una tesi particolarmente innovativa nel settore agrario
Nel corso della cerimonia di inaugurazione del 265° anno accademico dei Georgofili, a Firenze, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, il 20 aprile 2018 si è svolta la premiazione dei vincitori della prima edizione dell’AgroInnovation Award, destinata a sei giovani neolaureati magistrali che si sono distinti con una tesi particolarmente innovativa nel settore agrario.
Tra i premiati due allievi dell’Università di Pisa, laureati magistrali in Produzioni Agro-alimentari e Gestione dell’Agroecosistema: Laura Paladini, per la tesi “Satellite crop mapping to better understand agro-ecological zones” (area “informatica in agricoltura”); Marco Zito, per la tesi “Valutazione di nuovi formulati feromonici per il controllo di lepidotteri ed emitteri in vigneti della Maremma” (area “difesa integrata”).
I vincitori hanno ricevuto un premio del valore di 1.500 euro ciascuno. La commissione esaminatrice ha passato al vaglio 84 lavori prima di decretare il vincitore per ognuna delle sei aree disciplinari.
Nella foto della premiazione, Laura Paladini è la seconda da destra e Marco Zito è il terzo da destra.

agro innovation award copyNel corso della cerimonia di inaugurazione del 265° anno accademico dei Georgofili, a Firenze, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, il 20 aprile 2018 si è svolta la premiazione dei vincitori della prima edizione dell’Agroinnovation Award - promossa dall'Accademia dei Georgofili in collaborazione con Image Line - destinata a sei giovani neolaureati magistrali che si sono distinti con una tesi particolarmente innovativa nel settore agrario.

Tra i premiati due allievi dell’Università di Pisa, laureati magistrali in Produzioni agro-alimentari e gestione dell’agroecosistema: Laura Paladini, per la tesi “Satellite crop mapping to better understand agro-ecological zones” (area “informatica in agricoltura”); Marco Zito, per la tesi “Valutazione di nuovi formulati feromonici per il controllo di lepidotteri ed emitteri in vigneti della Maremma” (area “difesa integrata”).

I vincitori hanno ricevuto un premio del valore di 1.500 euro ciascuno. La commissione esaminatrice ha passato al vaglio 84 lavori prima di decretare il vincitore per ognuna delle sei aree disciplinari.

Nella foto della premiazione, Laura Paladini è la seconda da destra e Marco Zito è il terzo da destra. 

Giovedì, 26 Aprile 2018 07:12

Seminario "Amazon from the Inside"

Sabato 5 maggio dalle ore 14:00 alle ore 18:00, nell'aula F6 del polo Etruria, facoltà di Ingegneria, si terrà il seminario "Amazon from the Inside" con l'ingener Marco Pugi, manager di Amazon (Piacenza).

Durante il seminario si parlerà di Amazon e del commercio online, in particolare approfondendo le tecniche di gestione degli ordini e della merce implementate nello stabilimento Amazon di Piacenza.

L'evento, organizzato dall'Associazione Gestionali in Opera, è stato realizzato con i contributi dell'ateneo per le attività studentesche autogestite all'Università di Pisa.

http://www.gestionalinopera.it/

Locandina Amazon from the inside

"Informati e vaccinati. Cosa sono, come funzionano e quanto sono sicuri i vaccini" (Carocci, 2018) è l'ultimo libro appena uscito di Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene al Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. Lopalco è stato per anni a capo del Programma per le malattie prevenibili da vaccinazione presso lo European Centre for Disease Prevention and Control a Stoccolma.

Anticipiamo qui uno stralcio dalla prefazione.

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Mi capita spesso, prima di una lezione, di essere assalito da qualche dubbio e, nel terrore di non saper rispondere a una eventuale domanda da parte di uno studente particolarmente attento e curioso (e magari anche un po’ rompiscatole), corro a cercare l’informazione su qualche libro di testo. E così avvenne quella mattina.

Avrei dovuto parlare di vaccinazione antipoliomielite e avrei iniziato la lezione dando qualche cenno sulla malattia. Non ricordavo assolutamente, lo ammetto, il periodo di contagiosità di un paziente affetto da quella terribile malattia. Ero sicuro che qualcuno me lo avrebbe chiesto. [Continua a leggere]

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