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Università: dal 15 luglio disponibili quattro aule studio all’aria aperta
L'Università di Pisa torna ad accogliere i suoi studenti, mettendo a disposizione quattro aree studio all'aria aperta adiacenti a quelle "tradizionali", attualmente chiuse a causa dell'emergenza Covid-19. Complessivamente i posti a disposizione sono 240, accessibili (da mercoledì 15 luglio) dalle ore 9 alle ore 19.30 su prenotazione attraverso la pagina agende.unipi.it, in modo da garantire il rispetto delle norme di distanziamento sociale e la sicurezza dei frequentatori.
Le quattro aree studio sono:
- il giardino della Sala Studio Pacinotti, in Via Buonarroti, 100 postazioni, prenotazioni su: https://agende.unipi.it/paw-ale-fqv
- i giardini del Palazzo Carità-Salesiani, 60 postazioni, prenotazioni su: https://agende.unipi.it/aju-ybp-xdd
- la sede pisana del Dipartimento di Scienze Veterinarie con ingresso da Via Agnelli, 40 postazioni, prenotazioni su: https://agende.unipi.it/krp-lrn-gbp
- il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, dove ci sarà spazio anche nei chiostri interni, 40 postazioni, prenotazioni su: https://agende.unipi.it/amx-vhj-ayg
Le aree dedicate allo studio sono attrezzate con tavoli, sedie, ombrelloni e servizi igienici, e sono dotate di distributori di bevande e generi alimentari vari. Gli ingressi saranno vigilati dal servizio di portierato dell'Ateneo, che controllerà l'effettiva prenotazione e segnalerà le eventuali situazioni di abuso o di mancato rispetto delle norme anti-contagio.
«Credo che l'apertura di questi spazi rappresenti un passo importante verso quella normalità fatta di studio, socialità e confronto che rende tanto preziosa l'esperienza universitaria qui a Pisa. - ha commentato il Rettore Paolo Mancarella -. Partiamo con il giardino della sala Pacinotti, ma a breve saranno disponibili anche tutte le altre aree all’aperto. Stiamo solo attendendo che arrivino gli arredi esterni che l'Ateneo ha già acquistato per aumentare la capienza e la comodità di questi luoghi». «Allo stesso tempo - conclude il Rettore - è in fase di avvio il potenziamento della copertura WiFi di questi spazi per consentire una migliore fruibilità e una migliore interazione digitale dei nostri studenti con il mondo esterno».
Il linguaggio profumato dei fiori per attrarre gli insetti
Non solo forme e colori, fiori e insetti “comunicano” anche attraverso il profumo secondo strategie ben precise, specializzate o generaliste o. In pratica, quanto più i profumi sono semplici e costituiti da poche componenti aromatiche quanto più sono rivolti ad una determinata categoria di impollinatori, se invece la fragranza dei fiori ha un bouquet più complesso il messaggio olfattivo attirerà indistintamente una vasta gamma di insetti.
La scoperta di questo linguaggio dei fiori arriva da uno studio realizzato all’Università di Pisa e pubblicato in un articolo sulla rivista “Basic & Applied Ecology”. I ricercatori dei dipartimenti di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali e di Farmacia hanno condotto la sperimentazione su quindici specie di fiori spontanei - fra cui fiordaliso, gittaione, speronella, nigella, garofanino selvatico - e i relativi impollinatori, come api, bombi, ditteri e farfalle. Le strisce di fiori spontanei sono state allestite adiacenti alle coltivazioni nei campi sperimentali di frumento in agroecosistemi convenzionati con l’Università di Pisa e in laboratorio è stata effettuata l’analisi chimica dei composti volatili. Queste strisce, definite comunemente “wildflower strips”, servono infatti per la sopravvivenza di tutti quegli insetti impollinatori oggi sempre più rari sia a causa della crescente scarsità di colture “entomogame”che per un uso sempre meno diversificato del territorio.
“Le interazioni specialistiche e generaliste- sottolinea Stefano Benvenuti ricercatore dell’Ateneo pisano - definiscono quindi i due modelli di coevoluzione fiori insetti e se la strategia specialista risulta più efficace dal punto di vista del flusso genico, in quanto gli impollinatori trasferiscono il polline quasi esclusivamente all’interno della stessa specie, è comunque quella certamente più a rischio. Ciò in quanto l’impollinazione dipende da una fragile dipendenza da poche specie di impollinatori la cui simultanea presenza con le fioriture è purtroppo ulteriormente minacciata dai cambiamenti climatici in corso”.
I fiori specialisti hanno infatti degli determinati insetti come“vettori” del polline, opportunamente attratti da profumi a loro dedicati, che a loro volta si sono co-evoluti mutualisticamente sviluppando “tomentosità”, cioè pelurie, per il trasporto del polline ed apparati boccali allungati per raggiungere il nettare nelle corolle semichiuse o particolarmente allungate. I fiori generalisti invece non selezionano gli insetti accettando gran parte degli impollinatori il che però impedisce loro di massimizzare l'efficienza del trasferimento del polline perché in gran parte degli è trasportato anche su fiori di specie diverse.
“Capire queste particolari interazioni – conclude Benvenuti - significa difendere la biodiversità e in ultima analisi preservare anche la bellezza dei paesaggi rurali che ci circondano, come ad esempio i nostri in Toscana rinomati in tutto il mondo per la loro unicità”.