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L’Università di Pisa, assieme agli altri atenei italiani, si stringe attorno a Patrick Zaki, allarmata dalla decisione del Governo egiziano di prolungare la detenzione del giovane studente di 28 anni che, il 5 marzo scorso, è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Tora, alla periferia meridionale del Cairo. Decisione che ha spinto la Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI) a rivolgere un accorato appello direttamente al presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi, accolto e fatto proprio anche dal CdA e dal Senato Accademico dell'Ateneo pisano.

«La CRUI – si legge nella lettera inviata il 21 dicembre scorso dal presidente Ferruccio Resta ad al-Sisi - è seriamente preoccupata per la decisione presa dal Tribunale egiziano il 7 dicembre 2020 di prolungare la custodia cautelare per altri 45 giorni» e aggiunge: «Apprendiamo da Scholars at Risk e Amnesty International che la situazione sanitaria del signor Zaki è seriamente compromessa dalle dure condizioni in cui è attualmente detenuto in attesa di processo. Il signor Zaki soffre di asma ed è particolarmente a rischio se esposto a COVID-19 nella prigione di Tora». «Vorremmo quindi fare appello alla vostra clemenza su questa grave questione», si legge ancora nella lettera che si chiude con l’esortazione della CRUI «a concedere al signor Zaki il permesso di aspettare il processo a casa con la sua famiglia, dove potrebbe anche riprendersi dalle sofferenze fisiche dopo molti mesi di detenzione».

 

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Una lettera, quella della CRUI al presidente egiziano, fortemente voluta dall’Università di Pisa che già a febbraio, in occasione dell’arresto dello studente egiziano iscritto al “Master Genna” in Women’s and gender Studies dell’Università di Bologna, era stata tra le prime ad approvare la mozione dell’ateneo felsineo in difesa dei diritti fondamentali di Patrick Zaki.

«Patrick, Giulio Regeni e Ahmadreza Djalali sono tutti figli nostri, del mondo accademico e scientifico italiano ed internazionale ed è nostro dovere prendere una posizione netta – ha dichiarato il Rettore dell'Università di Pisa, Paolo Mancarella – La nostra comunità è coesa e continueremo a far sentire la nostra voce affinché sia fatta giustizia e siano tutelati i diritti umani anche attraverso le attività della rete Scholars at Risk a cui la nostra Università aderisce».

Nato il 16 giugno 1991 a Mansura, Patrick Zaki è un ricercatore egiziano arrivato in Italia nel 2019 per frequentare il master universitario in studi di genere e delle donne finanziato dal programma Erasmus Mundus dell'Unione Europea all'Università di Bologna. Il 7 febbraio 2020, rientrato in Egitto per andare a trovare i parenti, è stato arrestato con l’accusa di propaganda sovversiva legata al suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Dopo un breve periodo di detenzione nelle carceri di Talkha e di Mansura, il 5 marzo scorso Patrick è stato trasferito nell'istituto di detenzione di Tora tristemente famoso per le violenze perpetrate sui detenuti. Secondo le Nazioni Unite qui, tra il 2014 e il 2018, sarebbero morti 449 prigionieri.

 

Il team RoboHack-Galaxy, formato da studenti dell'Università di Pisa e del Politecnico di Milano, ha vinto l'eManuthon, il primo hackathon italiano sul manifatturiero promosso dall'AITeM (Associazione Italiana delle Tecnologie Manifatturiere) in collaborazione con due imprese del settore, CIM 4.0 e Cosberg.

Paolo Mattioni, 23 anni di La Spezia, e Andrea Morante, 24 anni di Pisa, entrambi iscritti al corso di laurea magistrale in Ingegneria gestionale dell'Ateneo pisano, hanno partecipato alla gara insieme a tre studenti del Politecnico di Milano (Francesco Giuseppe Augello, 24 anni di Foggia, Francesco Bucci, 22 anni di Pescara, e Roberto La Commare, 23 anni di Roma).

I partecipanti all'eMANUTHON, che si è svolto in modalità a distanza il 17 e 18 dicembre, erano chiamati a sviluppare in gruppo, collegati attraverso una piattaforma di comunicazione, un'idea, un progetto o un nuovo servizio che potesse rappresentare una challenge futura per aziende del settore manufacturing. All'evento hanno preso parte circa 60 persone, tra studenti e dottorandi, provenienti da moltissime università italiane.

La squadra di Mattioni e Morante ha trovato un'idea per la risoluzione di problemi legati all'additive manufacturing, ovvero, nel caso dell'impresa CIM4.0, creando un network di condivisione dei macchinari tra le sotto-imprese collaboranti, al fine di ottimizzare i costi e i tempi di non lavoro delle macchine, per ridurre i costi di possesso e implementare la predictive maintenance.

È il professor Damiano Marchi il nuovo direttore del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa che ha sede a Calci. Subentrato alla professoressa Elena Bonaccorsi ormai a fine mandato, rimarrà in carica fino al 31 ottobre 2022.

Damiano Marchi è docente di Antropologia e svolge la sua attività di ricerca presso il dipartimento di Biologia, dove si occupa di evoluzione della locomozione nell’Uomo e di antropologia virtuale. Damiano Marchi ha insegnato per sei anni negli Stati Uniti alla Duke University e poi ha svolto un anno di ricerca alla University of the Witwatersrand in Sudafrica. Nel 2015 è stato l’unico italiano coinvolto nello studio del nuovo fossile trovato in Sudafrica, Homo naledi. Nella sua ricerca ha visitato molti musei di storia naturale in giro per il mondo. Ha scritto un libro di divulgazione scientifica, ha partecipato a diversi programmi divulgativi, sia televisivi che radiofonici e presentato la sua ricerca in varie scuole in Italia.

Damiano Marchi è entrato in carica da pochi giorni, in un periodo in cui il museo è chiuso al pubblico: «Ho assunto la direzione del museo in un periodo difficile a causa dell’emergenza COVID. La precedente direttrice ha svolto un lavoro eccellente lo scorso anno, in cui il museo è rimasto chiuso al pubblico per lunghi periodi. Assumere la direzione dopo quella di Elena Bonaccorsi, è una grande responsabilità. Il mio primo impegno sarà cercare di continuare i molti progetti che non è stato possibile portare a compimento a causa dell’emergenza sanitaria. In questo posso contare sulla collaborazione del personale del museo, costituito da persone molto motivate e disponibili. Per esempio, inaugureremo a primavera la nuova sala “immersiva” dedicata alla biodiversità. Nella sala si trovano animali tassidermizzati della collezione Barbero e della collezione storica del museo e il visitatore viaggerà nei cinque continenti circondato da questi animali. Stiamo inoltre rimodernando l’acquario del museo, rendendo l’esperienza più coinvolgente per il visitatore con nuova pannellistica e arricchendo le vasche con ricostruzioni ambientali in cui i pesci potranno “sentirsi a casa loro”».

Nonostante la chiusura al pubblico, il museo ha svolto e continuerà a svolgere nei mesi futuri la sua funzione di divulgazione, di didattica, di presenza nell’università e sul territorio tramite le molte iniziative sui social media che tutto il personale si è impegnato a sostenere e che possono essere seguite accedendo dalla pagina web del museo.
«Nel mio lavoro faccio largo uso di realtà virtuale e tecnologie digitali per studiare la struttura dello scheletro dei nostri antenati, per capire quali forze hanno portato, durante l’evoluzione, alla condizione dell’Uomo attuale. Il museo ha una storia lunghissima. Durante la sua “evoluzione” ha dovuto fronteggiare molti cambiamenti per mantenere la sua funzione divulgativa, didattica e scientifica. Se paragoniamo il museo a un organismo vivente, esso è oggi sottoposto ad una forte pressione ambientale dovuta all’emergenza delle nuove tecnologie digitale, che oramai permeano qualsiasi ambito, non solo scientifico. E l’emergenza COVID ha ulteriormente aumentato questo fatto. Io credo che le nuove tecnologie digitali possano essere messe a servizio del museo per renderlo più adatto alle aspettative del visitatore di oggi. Possono arricchire molto l’esperienza del visitatore che può così “entrare” e “interagire” con le varie esposizioni invece che solamente osservarle. Io mi riterrei estremamente soddisfatto se, durante la mia direzione, riuscissi a cominciare un processo di valorizzazione delle importanti esposizioni – storiche e non – del museo mediante l’utilizzo delle più innovative tecnologie digitali disponibili oggi, per fornire al visitatore un’esperienza unica».

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