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“Vite sospese. 1938: Università ed ebrei a Pisa” edito dalla Pisa University Press ha vinto la XVII edizione del premio “Giacomo Matteotti” della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la sezione saggistica. La cerimonia di consegna è venerdì 22 ottobre alle 11 a Palazzo Chigi a Roma anche in diretta streaming. Ritirano il premio Claudia Napolitano della Pisa University Press e Michele Emdin della Scuola Superiore Sant’Anna, curatore del libro insieme alle colleghe Barbara Henry della Sant’Anna e a Ilaria Pavan della Scuola Normale Superiore.

Il volume “Vite sospese” fa parte di "San Rossore 1938", l'ampio ciclo di iniziative promosse dall’Università di Pisa nel 2018 per gli ottanta anni dalla firma delle leggi razziali da cui ebbe inizio il calvario degli ebrei italiani. La prima firma avvenne il 5 settembre 1938 nella tenuta di San Rossore, a pochi chilometri da Pisa, per mano del re Vittorio Emanuele III.

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La premiazione a Palazzo Chigi, primi da sinistra, Claudia Napolitano e Michele Emidn, al centro il Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Chieppa

 

Il libro racconta una parte di questa drammatica storia, quella delle vite sospese di coloro che furono allontanati dalle università: a Pisa furono venti docenti e oltre duecento studenti ebrei. In particolare, il progetto del volume è nato da una giornata di studio che ha coinvolto anche gli allievi e i docenti della Normale e della Sant’Anna cui è seguita una installazione artistica presso la Scuola Sant’Anna: quattro stanze, frammenti del poema di vite sospese e spezzate nel 1938 per la firma di un re d’Italia e per l’acquiescenza dei più. Questo libro, premiato oggi, ripercorre quelle storie e ne riafferma al lettore la memoria.

Luca Morelli 2021 copyLuca Morelli (foto), professore associato di Chirurgia generale dell’Università di Pisa nonché chirurgo nella Sezione dipartimentale di Chirurgia generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, è stato recentemente ammesso a far parte dell’Academy of Master Surgeon Educators™ (Accademia dei Maestri di Chirurgia) dell’American College of Surgeons (ACS), durante la quarta cerimonia di investitura tenutasi il 15 ottobre scorso.
Ad oggi - oltre al professore Fabrizio Michelassi, direttore del Dipartimento di Chirurgia al Weill Cornell Medical Center a New York e riconosciuto come uno dei maggiori esperti mondiali nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino - solo Morelli e un altro italiano sono stati premiati con la selezione nell’Accademia, la cui fondazione risale al 2018.

I nomi dei nuovi membri 2021 (foto) saranno annunciati durante la convocazione annuale del 24 ottobre prossimo, che precede l’apertura del congresso annuale dell’American College of Surgeons. Le nuove nomine di quest’anno si aggiungono dunque a quelle della classe inaugurale del 2018 e a quelle degli anni successivi, portando a 306 i membri totali dell’Accademia.

Sviluppata dalla ACS Division of Education, l’Accademia seleziona, attraverso una rigorosa revisione tra pari, gli educatori che hanno dedicato la loro carriera alla formazione di altri chirurghi e che si sono particolarmente distinti in questo ambito. La sua missione è svolgere un ruolo di leadership nel far progredire la scienza e la pratica dell’istruzione in tutte le specialità chirurgiche, promuovendo i più alti risultati. L’appartenenza all’Accademia comporta l’obbligo per tutti i suoi membri di impegnarsi a identificare, riconoscere e reclutare innovatori e leader di pensiero che facciano progredire l’educazione chirurgica, tradurre l’innovazione in azioni, offrire tutoraggio ai chirurghi educatori, favorire lo scambio di idee creative, diffondere i progressi nella formazione chirurgica e avere un impatto positivo sulla qualità delle cure e sulla sicurezza del paziente.

“Accolgo questa nomina con grande orgoglio – dichiara Luca Morelli – perché è un riconoscimento non solo a me in quanto professionista ma alla scuola di chirurgia generale da cui provengo, come tanti altri colleghi e, soprattutto, è un premio al lavoro di squadra perché, così come il successo di un atto chirurgico, anche la formazione dei più giovani è fortemente legata alla professionalità di tutta l’équipe e di tutti gli specialisti che entrano in sala operatoria. E’ quindi un grande risultato per l’Università e l’Ospedale che continuano ad offrire gli strumenti per la crescita dei professionisti sia dal punto di vista della ricerca sia da quello dell’assistenza”.

“Questa Accademia di eminenti educatori di chirurghi - ha affermato Ajit K. Sachdeva, direttore dell’ACS Division of Education e co-presidente del Comitato direttivo dell’Accademia - ha dato un contributo fondamentale all’educazione chirurgica e sta introducendo molte trasformazioni nell’istruzione e nella formazione, che dureranno nel futuro. Durante la pandemia da COVID-19, ha affrontato una miriade di sfide e opportunità nella formazione della specializzazione chirurgica e ha apportato contributi notevoli che sono stati ampiamente riconosciuti”.

“Poiché la cura del paziente con la massima qualità attraverso l’istruzione è il tema fondamentale dell'American College of Surgeons - ha spiegato L.D. Britt, past president dell’ACS, e anche lui co-presidente del Comitato direttivo dell’Accademia - la crescita dell’Academy of Master Surgeon Educators rappresenta un importante capitolo emergente per l’ACS, la più grande organizzazione mondiale di chirurghi”.

“Uno dei principi fondanti dell’Accademia - per il direttore esecutivo di ACS David B. Hoyt - è far progredire scienza e pratica dell’istruzione e della formazione chirurgica ma nell’ultimo anno e mezzo i suoi membri hanno mostrato una leadership stellare anche in un’altra area chiave: rispondere durante una crisi. Il lavoro svolto nell’identificare nuove risorse educative durante la pandemia di COVID-19, infatti, per insegnare e valutare i chirurghi in formazione durante questo periodo cruciale, è stato altamente encomiabile”.

L’American College of Surgeons è una organizzazione scientifica ed educativa di chirurghi fondata nel 1913 per aumentare gli standard di pratica chirurgica e migliorare la qualità delle cure per il paziente. Il Collegio ha più di 84.000 membri ed è la più grande organizzazione di chirurghi al mondo. (Fonte: Ufficio stampa Aoup)

Giovedì, 21 Ottobre 2021 07:41

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All'Università di Pisa è attivo un sistema di monitoraggio degli eventi di Terza Missione (Public Engagement, Job Placement e Trasferimento Tecnologico).

Le attività di "Public Engagement"  sono attività senza scopo di lucro, con valore educativo, culturale e di sviluppo della società e rivolte potenzialmente anche a un pubblico non accademico, organizzate istituzionalmente dall’ateneo, o dalle sue strutture. Vengono anche registrate le attività a cui partecipa, con un ruolo rilevante, un membro della comunità accademica (docente, tecnico-amministrativo, assegnista, dottorando, borsista), anche se l'attività è orgaizzata da un altro ente.
Il monitoraggio della Terza Missione è necessario per l’assegnazione di fondi ministeriali, l'accreditamento dei corsi di studio e la programmazione triennale, oltre a essere utile per condividere un database e uno strumento di analisi sia a livello di ateneo che di struttura.

Per segnalare un evento

Per segnalare un'attività di Terza Missione accedere al portale arpi, https://arpi.unipi.it/ , dove si trova una nuova sezione denominata “Terza Missione – Public engagement”. Per info o assistenza contattare l'ufficio per la Valorizzazione della Ricerca  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Per chiedere la pubblicazione sul sito unipi di un evento di public engagement contattare l’ufficio comunicazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Info e contatti

Per info, contatti e per inviare suggerimenti e proposte sul funzionamento dei form: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Progetto a cura di: Direzione Generale, Ufficio Programmazione e valutazione, Polo della Comunicazione - CIDIC, Direzione Servizi per la Ricerca, Sistema Informatico di Ateneo.

 

Dalla ricerca arrivano i lieviti del pane amici del nostro microbiota che aiutano l’assorbimento dei minerali come il ferro e lo zinco. Un gruppo di scienziati dell’area agro-alimentare e medica dell’Università di Pisa di cui fanno parte Monica Agnolucci, Giuseppe Conte e Manuela Giovannetti ha identificato per la prima volta nuovi ceppi di lieviti che mostrano attività antiinfiammatorie. Si tratta di lieviti capaci di produrre alti livelli di acido linoleico coniugato e di acido propionico, composti noti per le loro specifiche proprietà salutistiche, anticarcinogeniche e ipocolesterolemiche.

Pubblicato sulla rivista internazionale “Foods”, lo studio è stato svolto nell’ambito del progetto nazionale “Processing for healthy cereal foods”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca con l’Università di Pisa come capofila che ha coordinato il lavoro di scienziati appartenenti a sette università e a un Istituto del CNR.

“I lieviti utilizzati - spiega la Professoressa Monica Agnolucci dell’Università di Pisa - si sono rivelati degli efficienti produttori di acido propionico, composto che si accumula nel colon come prodotto della fermentazione del microbiota intestinale e dei batteri lattici. Il fatto poi che appartengano alla specie Saccharomyces cerevisiae, il cosiddetto lievito di birra, li rende adattissimi alla panificazione per l’alta capacità lievitante”.
“Per la prima volta è stata dimostrata la capacità di produrre acido linoleico coniugato da parte dei lieviti – aggiunge il Professor Giuseppe Conte dell’Ateneo pisano - Questa è una preziosa proprietà, visti gli effetti positivi che tale composto esercita sul metabolismo cellulare, e le sue attività anticarcinogeniche, antiinfiammatorie e ipocolesterolemiche”.

I lieviti selezionati sono anche capaci di resistere in fluidi gastrici e intestinali simulati, mostrando così proprietà probiotiche, che li candidano come starter per ottenere cibi e bevande a base di cereali fermentati con caratteristiche salutistiche, in sostituzione dei vari prodotti fermentati a base di latte, per consumatori vegani o intolleranti al lattosio.

“Due ceppi di lieviti in particolare hanno mostrato sia proprietà probiotiche che alta attività fitasica - conclude la professoressa Manuela Giovannetti, coordinatrice del progetto nazionale - sono cioè capaci di idrolizzare i fitati, fattori antinutrizionali contenuti nelle farine dei cereali, che legano minerali come ferro e zinco, impedendo il loro assorbimento. Poiché gli esseri umani non sono capaci di produrre l’enzima fitasi, questi ceppi dovrebbero essere studiati approfonditamente, per poterli usare al fine di combattere deficienze di minerali”.

Dalla ricerca arrivano i lieviti del pane amici del nostro microbiota che aiutano l’assorbimento dei minerali come il ferro e lo zinco. Un gruppo di scienziati dell’area agro-alimentare e medica dell’Università di Pisa di cui fanno parte Monica Agnolucci, Giuseppe Conte e Manuela Giovannetti ha identificato per la prima volta nuovi ceppi di lieviti che mostrano attività antiinfiammatorie. Si tratta di lieviti capaci di produrre alti livelli di acido linoleico coniugato e di acido propionico, composti noti per le loro specifiche proprietà salutistiche, anticarcinogeniche e ipocolesterolemiche.

Pubblicato sulla rivista internazionale “Foods”, lo studio è stato svolto nell’ambito del progetto nazionale “Processing for healthy cereal foods”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca con l’Università di Pisa come capofila che ha coordinato il lavoro di scienziati appartenenti a sette università e a un Istituto del CNR.

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Il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa: Monica Agnolucci, Giuseppe Conte, Semih Esin, Manuela Giovannetti, Arianna Grassi, Marcello Mele, Michela Palla, Andrea Serra


“I lieviti utilizzati - spiega la Professoressa Monica Agnolucci dell’Università di Pisa - si sono rivelati degli efficienti produttori di acido propionico, composto che si accumula nel colon come prodotto della fermentazione del microbiota intestinale e dei batteri lattici. Il fatto poi che appartengano alla specie Saccharomyces cerevisiae, il cosiddetto lievito di birra, li rende adattissimi alla panificazione per l’alta capacità lievitante”.
“Per la prima volta è stata dimostrata la capacità di produrre acido linoleico coniugato da parte dei lieviti – aggiunge il Professor Giuseppe Conte dell’Ateneo pisano - Questa è una preziosa proprietà, visti gli effetti positivi che tale composto esercita sul metabolismo cellulare, e le sue attività anticarcinogeniche, antiinfiammatorie e ipocolesterolemiche”.

I lieviti selezionati sono anche capaci di resistere in fluidi gastrici e intestinali simulati, mostrando così proprietà probiotiche, che li candidano come starter per ottenere cibi e bevande a base di cereali fermentati con caratteristiche salutistiche, in sostituzione dei vari prodotti fermentati a base di latte, per consumatori vegani o intolleranti al lattosio.

“Due ceppi di lieviti in particolare hanno mostrato sia proprietà probiotiche che alta attività fitasica - conclude la professoressa Manuela Giovannetti, coordinatrice del progetto nazionale - sono cioè capaci di idrolizzare i fitati, fattori antinutrizionali contenuti nelle farine dei cereali, che legano minerali come ferro e zinco, impedendo il loro assorbimento. Poiché gli esseri umani non sono capaci di produrre l’enzima fitasi, questi ceppi dovrebbero essere studiati approfonditamente, per poterli usare al fine di combattere deficienze di minerali”.

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