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Lo era stata per l’edizione 2016 e lo sarà anche per quella del 2017. Torna a Pisa la Coppa del Mondo di scherma paralimpica, la disciplina che ha proiettato la nazionale italiana ai vertici mondiali e della notorietà dopo i Giochi di Rio. L’appuntamento pure stavolta è al PalaCus del Centro Sportivo Universitario di via Federico Chiarugi, messo a disposizione dall’Ateneo pisano, da venerdi 17 a domenica 19 marzo. Anche se le nazionali, diciannove in tutto quelle che prenderanno parte alla competizione, cominceranno ad arrivare già da domani, giovedi 16, per un totale di circa 250 persone fra atleti, tecnici e altri componenti dello staff. Oltre agli azzurri ci sono Lituania, Georgia, Gran Bretagna, Israele, Brasile, Francia, Ungheria, Polonia, Germania, Svezia, Turchia, Corea del Sud, Canada, Ucraina, Grecia, Austria, Spagna e Svizzera.

Per l’Italia padrone di casa l’obiettivo è vincere. In pedana ci proveranno gli atleti allenati dai maestri pisani Simone Vanni e Francesco Martinelli e dal livornese Marco Ciari, la nazionale che nella stagione scorsa ha messo in bacheca il maggior numero di trofei. Non ci sarà Beatrice Vio, questo fine settimana impegnata a New York alle Nazioni Unite, insieme al presidente del Cip (Comitato italiano paralimpico) Luca Pancalli, in veste di testimonial dello sport paralimpico. Ma la “squadra” azzurra rimane, comunque, la compagine da battere: in pedana, infatti, fra gli altri saliranno Andreea Mogos e Loredana Trigilia, entrambe medaglie di bronzo a Rio 2016 nel fioretto femminile a squadre e oro nella prima tappa di Coppa del Mondo lo scorso febbraio a Budapest. Ma anche il “veterano” Alessio Sarri, quattro paralimpiadi in carriere (Atene, Pechino, Londra e Rio), una medaglia olimpica di bronzo in bacheca (2012) e sempre in grande forma se è vero che solo un mese fa, nella prima prova, ha conquistato la medaglia più prestigiosa nella sciabola individuale. In generale, Bebe Vio a parte, l’ossatura della nazionale Italiana sarà sostanzialmente la stessa di quella che ha gareggiato un mese fa in Ungheria conquistando, complessivamente, tre medaglie d’oro, due d’argento e un terzo posto. Oltre a quelli citati, da venerdi i protagonisti azzurri in pedana saranno Matteo Betti, Matteo Dei Rossi, Edoardo Giordan, Andrea Pellegrini, Gabriele Leopizzi, Emanuele Lambertini, e Alessio Sarri.

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“Oltrechè in pedana, però, noi vogliamo 'vincere' anche fuori – ha sottolineato Sandra Capuzzi, Presidente della Società della Salute della Zona Pisana e anche del Comitato organizzatore della tappa pisana -. Gli ingredienti ci sono tutti dato che l’organizzazione è gestita dall’Us Pisascherma, società storica e che conta su istruttori e collaboratori di grandissima competenza e professionalità, e grazie all’Ateneo, ci possiamo avvalere anche di impianti sportivi moderne e assolutamente all’avanguardia per questo tipo di competizione. È anche per questo se la nostra città figura accanto a capitali e metropoli come Budapest, Varsavia, Amsterdam e Atlanta, nell’elenco delle città che quest’anno ospiteranno la manifestazione. La sfida sarà riconfermarsi all’altezza”

"Come negli anni scorsi - ha dichiarato il professor Marco Gesi, prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio - l'Università di Pisa ha sposato in pieno questa iniziativa, sia attraverso il supporto logistico assicurato dall'Unità di Servizi per l'Integrazione degli Studenti con Disabilità (USID), che si occuperà dell'accompagnamento e dello spostamento degli atleti con propri mezzi e volontari, sia mettendo a disposizione degli organizzatori gli allievi del master in Fisioterapia sportiva. Anche grazie all'attività svolta dal CUS Pisa, il nostro Ateneo dimostra quotidianamente massima attenzione e grande sensibilità per il valore sociale dello sport e per il significato più profondo del rapporto tra sport e disabilità".

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“Sport d’eccellenza e inclusione e integrazione sociale possono e devono camminare insieme – ha sottolineato anche Salvatore Sanzo, presidente regionale del Coni e assessore comunale allo sport -: a Pisa ce ne siamo già accorti in occasione delle precedenti edizioni della Coppa del Mondo di scherma paralimpica e ce ne renderemo ulteriormente conto durante questo fine settimana. Potenziare e rafforzare questo connubio, comunque, è anche uno degli obiettivi che, come Comitato Olimpico, ci siamo dati per il futuro”.

“Da questa manifestazione parte anche un messaggio di straordinaria valenza sociale -ha chiosato il direttore della SdS Zona Pisana, Alessandro Campani - i grandi campioni che saliranno in pedana, infatti, sono diventati l’emblema di come, con forza di volontà e tenacia, si possano raggiungere grandi traguardi.”

“Il fatto di tornare ad ospitare a Pisa una tappa della Coppa del Mondo di scherma paralimpica per la terza volta è già un successo e la conferma dell’ottimo lavoro svolto in precedenza – sottolinea il presidente del Comitato Regionale della Fis, Edoardo Morini -: beninteso, l’obiettivo è migliorarsi e fare ancora meglio, ma se la Federazione ha deciso di assegnarci nuovamente l’organizzazione della competizione è anche per gli ottimi risultati che abbiamo raggiunto anche dal punto di vista organizzativo nelle edizioni precedenti”.

(Ufficio stampa Società Della Salute - Zona Pisana)

Chiara Schepis, allieva del dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, Corso dottorale regionale “Pegaso”, ha vinto il “Premio Ricerca – Città di Firenze” per il suo elaborato nel settore delle Scienze umanistiche. La cerimonia si è svolta lo scorso 10 marzo a Palazzo Vecchio a Firenze. Chiara Schepis, dopo la laurea triennale all’Università di Messina e la magistrale presso al Dams di Bologna, ha concluso il percorso di studi teatrali a Pisa grazie all’ammissione, a soli 23 anni, al dottorato istituito nel 2013 e al quale l’Università di Pisa partecipa insieme agli Atenei di Firenze e di Siena.

un momento della premiazione


La tesi di dottorato di Chiara Schepis, di cui è stata tutor la professoressa Anna Barsotti dell’Ateneo pisano, si intitola “Carlo Cecchi: funambolo della scena italiana. L’apprendistato e il magistero” e costituisce l’unica monografia prodotta sull’attore fiorentino, regista e maestro del teatro italiano. Con sguardo storico-biografico e strumenti critico-analitici, il lavoro ricostruisce la vicenda artistica di Carlo Cecchi al fine di ritagliare due atteggiamenti caratterizzanti la sua relazione di con la scena: il personale percorso di formazione e, specularmente, le modalità del lavoro di formatore.

Oltre al carattere innovativo e originale, riconosciuto dalla Commissione Giudicatrice del Premio, la tesi di Chiara Schepis intreccia ricognizione bibliografica e ricerca sul campo collegando le diverse fonti e i diversi materiali utilizzati: studi critici, ricerche d'archivio, recensioni, interviste inedite ed edite, anche in rete, documentari e video degli spettacoli. Conclude l’elaborato la Teatrografia, ricostruita per la prima volta nel modo più completo. La tesi sarà pubblicata in edizione digitale e cartacea entro l’autunno.

Nella foto, Chiara Schepis durante la premiazione

Chiara Schepis, allieva del dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, Corso dottorale regionale “Pegaso”, ha vinto il “Premio Ricerca – Città di Firenze” per il suo elaborato nel settore delle Scienze umanistiche. La cerimonia si è svolta lo scorso 10 marzo a Palazzo Vecchio a Firenze. Chiara Schepis, dopo la laurea triennale all’Università di Messina e la magistrale presso al Dams di Bologna, ha concluso il percorso di studi teatrali a Pisa grazie all’ammissione, a soli 23 anni, al dottorato istituito nel 2013 e al quale l’Università di Pisa partecipa insieme agli Atenei di Firenze e di Siena.
La tesi di dottorato di Chiara Schepis, di cui è stata tutor la professoressa Anna Barsotti dell’Ateneo pisano, si intitola “Carlo Cecchi: funambolo della scena italiana. L’apprendistato e il magistero” e costituisce l’unica monografia prodotta sull’attore fiorentino, regista e maestro del teatro italiano. Con sguardo storico-biografico e strumenti critico-analitici, il lavoro ricostruisce la vicenda artistica di Carlo Cecchi al fine di ritagliare due atteggiamenti caratterizzanti la sua relazione di con la scena: il personale percorso di formazione e, specularmente, le modalità del lavoro di formatore. Oltre al carattere innovativo e originale, riconosciuto dalla Commissione Giudicatrice del Premio, la tesi di Chiara Schepis intreccia ricognizione bibliografica e ricerca sul campo collegando le diverse fonti e i diversi materiali utilizzati: studi critici, ricerche d'archivio, recensioni, interviste inedite ed edite, anche in rete, documentari e video degli spettacoli. Conclude l’elaborato la Teatrografia, ricostruita per la prima volta nel modo più completo. La tesi sarà pubblicata in edizione digitale e cartacea entro l’autunno

Venerdì 17 marzo, 75 atenei e istituti di ricerca in 7 paesi europei coinvolgeranno contemporaneamente più di 27.000 studenti delle scuole superiori in seminari, discussioni, tavole rotonde e attività in laboratorio, rendendoli i protagonisti di UniStem Day, una giornata interamente dedicata alla scienza. Anche l’Università di Pisa partecipa all’evento che sarà coordinato, come lo scorso anno, dal professor Mario Petrini e dalla professoressa Alessandra Salvetti del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa.
La giornata avrà inizio alle 9, nell’Aula Magna del Polo Fibonacci, con l’intervento della professoressa Claudia Martini, prorettrice per la Ricerca in ambito nazionale. Successivamente, Alessandra Salvetti parlerà di sistemi animali modello per lo studio delle cellule staminali e della rigenerazione tissutale. Interverranno, inoltre, il dottor Simone Pacini, studioso di cellule staminali del midollo osseo, il dottor Edoardo Benedetti, della Ematologia Universitaria di Pisa, che parlerà di trapianto del midollo, infine, il professore Piero Marchetti, diabetologo e studioso di cellule staminali.
UniStem Day 2017 raggiungerà anche chi non avrà l’occasione di partecipare di persona: l’evento sarà infatti disponibile in diretta sul canale video dell’Università degli Studi di Milano alla pagina: www.portalevideo.unimi.it. L’evento è coordinato a livello italiano dalla professoressa della Statale e Senatrice a vita Elena Cattaneo, con il team di UniStem, il Centro di ricerca sulle Cellule staminali dell’Università degli Studi di Milano.
Unistem Day 2017 è dedicato al dr. Ahmadreza Djalali, ricercatore iraniano della medicina dei disastri internazionalmente stimato, detenuto da quasi un anno dal Governo iraniano, senza che sia iniziato alcun processo. Nel chiedere la liberazione del dottor Djalali si condividerà la riflessione con gli studenti coinvolti su come la libertà di studio e di ricerca sia un valore civile fondamentale. Tutelarlo con azioni concrete è indispensabile al funzionamento degli stati democratici. La libera scienza è, storicamente, necessaria al continuo miglioramento della condizione umana.
UniStem Day è online all’indirizzo www.unistem.it, su Facebook, Twitter e Instagram.

Nella mattinata di martedì 14 marzo è arrivata la notizia della scomparsa del professor Lorenzo Calabi, che all'Università di Pisa è stato ordinario di Filosofia morale e docente di Filosofia della Storia, ricoprendo le cariche di prorettore per i Rapporti internazionali negli anni 1995-2002, con il rettore Luciano Modica, e di delegato alla comunicazione interna ed esterna e alla promozione delle attività e dell’immagine dell’Ateneo negli anni 2003-2006, con il rettore Marco Pasquali. Il professor Calabi era a riposo dal 1 novembre del 2015.
Il rito funebre si svolgerà giovedì 16 marzo, alle ore 10.30, al Cimitero Ebraico di Via Carlo Cammeo 2 (dietro Piazza dei Miracoli).
Proponiamo di seguito il ricordo del professor Calabi scritto dal direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, il professor Pierluigi Barrotta.
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La scomparsa di Lorenzo Calabi non giunge inattesa. Era da tempo ammalato, anche se sino all’ultimo faceva progetti di ricerca e di insegnamento. Mi dicono che pochi giorni fa avesse dato al Presidente del Corso di Studi in Filosofia la propria disponibilità a tenere un corso anche per il prossimo anno accademico. Questo episodio ci dà l’immagine dell’uomo: una persona dedita agli studi e all’università, a cui non ha mai negato il proprio contributo ed impegno. Professore Ordinario, dal 2006, di Filosofia morale, aveva prima insegnato Storia delle Dottrine Economiche. Era anche stato Prorettore per i Rapporti Internazionali dal 1995 al 2002. La sua scomparsa priva la nostra piccola comunità di una persona autorevole, a cui sovente ci rivolgevamo per chiedere un parere e un consiglio, sicuri della sua saggezza e del suo equilibrio.
Noi docenti universitari siamo fortunati. Oltre al ricordo, possiamo lasciare di noi le opere. Lorenzo ne ha prodotte molte. Fine studioso di Marx, di Darwin e, soprattutto, di Hegel, Calabi fece della Filosofia della storia il centro delle sue riflessioni, il filo conduttore che lo ha portato dallo studio degli illuministi scozzesi all’evoluzionismo darwiniano - memorabile è stata l’organizzazione delle Baxter Lectures - sino alle personali riflessioni sulla centralità del presente come punto di partenza per lo studio della storia.
Nel preparare queste poche righe ho riletto l’introduzione che un suo allievo, Andrea Civello, ha scritto ad una raccolta di saggi in onore di Lorenzo. Qui ho trovato una frase che mi sembra perfetta: “il compito della filosofia secondo Calabi: concepire il proprio tempo, concepirlo non solo come esito, ma pure come passaggio, concepirlo nei suoi mutamenti tendenziali, individuando le forze propulsive e quelle antagonistiche, e i fenomeni che ne derivano, fenomeni di civilizzazione e di raffinamento ma, insieme, di scissione, di impoverimento e di uniformazione”. Ho voluto citarla perché, oltre a rendere omaggio a Calabi come studioso, essa gli rende omaggio anche come docente. Lo testimonia l’affetto dei suoi allievi, che si unisce a quello di tutti i suoi colleghi.
Pierluigi Barrotta

calabi3Nella mattinata di martedì 14 marzo è arrivata la notizia della scomparsa del professor Lorenzo Calabi, che all'Università di Pisa è stato ordinario di Filosofia morale e docente di Filosofia della Storia, ricoprendo le cariche di prorettore per i Rapporti internazionali negli anni 1995-2002, con il rettore Luciano Modica, e di delegato alla comunicazione interna ed esterna e alla promozione delle attività e dell’immagine dell’Ateneo negli anni 2003-2006, con il rettore Marco Pasquali. Il professor Calabi era a riposo dal 1 novembre del 2015.
Il rito funebre si svolgerà giovedì 16 marzo, alle ore 10.30, al Cimitero Ebraico di Via Carlo Cammeo 2 (dietro Piazza dei Miracoli).

Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Calabi scritto dal direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, il professor Pierluigi Barrotta.

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La scomparsa di Lorenzo Calabi non giunge inattesa. Era da tempo ammalato, anche se sino all’ultimo faceva progetti di ricerca e di insegnamento. Mi dicono che pochi giorni fa avesse dato al Presidente del Corso di Studi in Filosofia la propria disponibilità a tenere un corso anche per il prossimo anno accademico. Questo episodio ci dà l’immagine dell’uomo: una persona dedita agli studi e all’università, a cui non ha mai negato il proprio contributo ed impegno. Professore Ordinario, dal 2006, di Filosofia morale, aveva prima insegnato Storia delle Dottrine Economiche. Era anche stato Prorettore per i Rapporti Internazionali dal 1995 al 2002. La sua scomparsa priva la nostra piccola comunità di una persona autorevole, a cui sovente ci rivolgevamo per chiedere un parere e un consiglio, sicuri della sua saggezza e del suo equilibrio.

Noi docenti universitari siamo fortunati. Oltre al ricordo, possiamo lasciare di noi le opere. Lorenzo ne ha prodotte molte. Fine studioso di Marx, di Darwin e, soprattutto, di Hegel, Calabi fece della Filosofia della storia il centro delle sue riflessioni, il filo conduttore che lo ha portato dallo studio degli illuministi scozzesi all’evoluzionismo darwiniano - memorabile è stata l’organizzazione delle Baxter Lectures - sino alle personali riflessioni sulla centralità del presente come punto di partenza per lo studio della storia.

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Nel preparare queste poche righe ho riletto l’introduzione che un suo allievo, Andrea Civello, ha scritto ad una raccolta di saggi in onore di Lorenzo. Qui ho trovato una frase che mi sembra perfetta: “il compito della filosofia secondo Calabi: concepire il proprio tempo, concepirlo non solo come esito, ma pure come passaggio, concepirlo nei suoi mutamenti tendenziali, individuando le forze propulsive e quelle antagonistiche, e i fenomeni che ne derivano, fenomeni di civilizzazione e di raffinamento ma, insieme, di scissione, di impoverimento e di uniformazione”. Ho voluto citarla perché, oltre a rendere omaggio a Calabi come studioso, essa gli rende omaggio anche come docente. Lo testimonia l’affetto dei suoi allievi, che si unisce a quello di tutti i suoi colleghi.

Pierluigi Barrotta
direttore del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere 

Nella foto in alto: il professor Calabi a pesca, una delle sue grandi passioni.
Nella foto in basso: uno dei momenti dei festeggiamenti che allievi, amici e colleghi hanno dedicato al professor Calabi in occasione del suo settantesimo compleanno.

Cinque scienziati si raccontano alla città: l’appuntamento è mercoledì 15 marzo alle 10 alla Gipsoteca di Arte Antica (Piazza San Paolo all’Orto, 20 Pisa) con "Oltre le frontiere. I pionieri della ricerca in Europa", un incontro organizzato in occasione del 10° anniversario dell'European Research Council, (ERC).

All’evento coordinato Maurizio Menicucci, giornalista RAI, partecipano Paolo Mancarella, rettore dell’Università di Pisa, Monica Barni, vicepresidente della Regione Toscana, Luigi Dei, rettore dell'Università di Firenze, Pietro Pietrini, direttore dell’IMT di Lucca, Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, Marco Mancini, capo dipartimento per la formazione superiore e la ricerca del MIUR, Paola Bovolenta del Consiglio Scientifico ERC e Nicoletta Amodio, dirigente area politiche industriali di Confindustria.

Sono 160, quest’anno, gli studenti delle scuole superiori di Pisa e dintorni che da dopodomani (ovvero il 16, 17, 27 marzo e 5 aprile) potranno conoscere dal vivo come funzionano le ricerche dei fisici del CERN nell’Università di Pisa, grazie all’iniziativa Masterclass, coordinata in Italia dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e realizzata in collaborazione con l’Ateneo. I ragazzi verranno accompagnati dai ricercatori in un viaggio nelle proprietà delle particelle ed esploreranno i segreti di LHC (Large Hadron Collider), dove nel luglio 2012 è stato scoperto l’ormai celebre bosone di Higgs.

La giornata si suddivide in lezioni e seminari sugli argomenti fondamentali della fisica delle particelle, al mattino, seguite nel pomeriggio da esercitazioni al computer su uno degli esperimenti dell’acceleratore di particelle LHC, dove 100 metri sotto terra, nel tunnel di 27 km sotto Ginevra le particelle si scontrano quasi alla velocità della luce. I ragazzi a Pisa utilizzeranno i veri dati provenienti dall’esperimento ATLAS, per simulare negli esercizi l’epocale scoperta del bosone di Higgs, ma anche quella dei bosoni W e Z (quelli che nel 1984 valsero il premio Nobel a Carlo Rubbia), ed esploreranno le proprietà della particella D0 grazie ai dati dell’esperimento LHCb.

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Alla fine della giornata, proprio come in una vera collaborazione di ricerca internazionale, gli studenti si collegheranno in una videoconferenza con i coetanei di tutto il mondo che hanno svolto gli stessi esercizi in altre università, per discutere insieme i risultati emersi dalle esercitazioni.

L’iniziativa, giunta alla tredicesima edizione, fa parte delle Masterclass internazionali organizzate da IPPOG (International Particle Physics Outreach Group). Le Masterclass si svolgono contemporaneamente in 52 diverse nazioni, coinvolgono più di 200 tra i più prestigiosi enti di ricerca e università del mondo e più di 13.000 studenti delle scuole superiori. Per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, oltre alla sezione di Pisa, sono presenti i Laboratori Nazionali di Frascati, il TIFPA di Trento e le sezioni di Bari, Bologna, Cagliari, Cosenza, Ferrara, Firenze, Genova, Lecce, Milano, Milano-Bicocca, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Sapienza Università di Roma, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Torino, Trieste e Udine. (Fonte Ufficio stampa INFN)

Contatti:
INFN Sezione di Pisa Largo B. Pontecorvo 3, prof.ssa Sandra Leone (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) tel. 050 2214219, 3398511924, http://www.pi.infn.it/~leone/mc/mc2017/

Informazioni sulle Masterclass:
• Masterclass italiane: http://masterclass.infn.it/
• Masterclass internazionali: http://physicsmasterclasses.org/neu/
• Programma: http://physicsmasterclasses.org/neu/index.php?cat=schedule

Per informazioni sulle Masterclass nazionali:
Ufficio Comunicazione INFN - Catia Peduto, tel.: 06 6868162, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sono stati presentati questa mattina, lunedì 13 marzo, gli scavi archeologici che hanno interessato la chiesa di San Michele Arcangelo di Pegazzano alla Spezia nell’ambito di un progetto di ricerca dell’Università di Pisa finanziato dalla Fondazione Carispezia, che già lo scorso anno aveva sostenuto il recupero dei dipinti murali del presbiterio dell’importante sito.

In occasione della recente rimozione dell’altare dall'abside ai fini di restauro è infatti emersa l’opportunità di avviare, prima del suo ricollocamento, un’indagine storica e archeologica sull’insediamento religioso. La chiesa di San Michele Arcangelo - recentemente classificatasi al 12esimo posto del censimento nazionale de “I luoghi del cuore” del Fai - è uno dei pochi residui monumenti del medioevo spezzino ancora visibile, che tuttavia non è stato oggetto, dal dopoguerra ad oggi, di alcuno studio scientifico sistematico.

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“Con questa iniziativa viene posto un ulteriore tassello nel percorso di salvaguardare dal degrado e di ripristino del valore culturale di questo importante sito – ha commentato Matteo Melley, presidente della Fondazione Carispezia - fortemente sostenuto da privati volontari e associazioni. Tale progetto rientra nelle linee programmatiche della Fondazione volte alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico locale, la cui rilevanza per la comunità e' stata confermata anche dal recente sondaggio 'Condivisioni' a cui hanno partecipato numerosi cittadini. In questa ottica nel corso del 2017 sarà promosso un nuovo bando di erogazione volto a finanziare progetti di restauro di beni storico-artistici rilevanti”.

Tra le attività principali dell’indagine condotta dai ricercatori del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia e Belle Arti della Liguria: lo studio storico sulla chiesa con la raccolta di tutti i documenti disponibili dal medioevo a tutta l’età moderna, l’analisi archeologica di porzioni dell’area absidale e dell’adiacente sacrestia, la lettura stratigrafica delle murature, il rilievo 3D dell’epigrafe trecentesca esposta nella parete esterna del campanile e la divulgazione delle ricerche effettuate attraverso pannelli esplicativi e un sito web in corso di realizzazione.

La campagna di scavi, conclusa a fine febbraio, ha costituito un importante momento per ricostruire la storia dell’edificio consentendo di verificare – e in qualche caso – sfatare alcune delle ipotesi avanzate in passato. Le indagini hanno portato alla luce i resti delle strutture della chiesa di impianto medievale altrimenti non più visibili e le tracce delle complesse trasformazioni avvenute nell’età moderna e contemporanea. In particolare,nell’area absidale è stato ritrovato il piano di calpestio interno alla chiesa con una parte della base dell’altare di età moderna e traccedell’abside trecentesca. Ulteriori approfondimenti effettuati anche nello spazio occupato dalla sacrestia novecentesca hanno consentito di definire la fisionomia della fondazione bassomedievale e di respingere alcune precedenti ricostruzioni secondo cui la chiesa primitiva era orientata in un’altra direzione rispetto all’attuale, ossia con la facciata sul lato della strada carrabile odierna.

I nuovi dati raccolti e il primo studio analitico delle strutture murarie hanno inoltre fatto emergere un esito diverso anche rispetto ad altre precedenti ricostruzioni che avevano attribuito alcuni resti delle murature all’altomedioevo o all’epoca romanica, rilevando che l’evidenza più antica appartiene al periodo medioevale. Durante lo scavo sono stati infine rinvenuti diversi frammenti ceramici - tra cui ceramiche liguri (vasellame da mensa e da cucina) e vasellame da mensa di produzione pisana (medievale) e savonese (prima età moderna) - alcuni reperti metallici e una moneta di zecca ad ora mai ritrovata in Liguria, il cui studio analitico consentirà di conoscere maggiori informazioni sul tipo di frequentazione della strada medievale esterna alla chiesa.

Sul cantiere di scavo, che verrà ricoperto nei prossimi giorni per consentire la ricollocazione dell’altare nell’abside, sono intervenuti alla presentazione del progetto il presidente della Fondazione Carispezia Matteo Melley, il funzionario della Soprintendenza Archeologia e Belle Arti della Liguria Neva Chiarenza, le ricercatrici Monica Baldassari ed Enrica Salvatori del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, il parroco della chiesa Don Luca Salvatori. (Fonte Fondazione Carispezia)

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“La Chiesa di San Michele Arcangelo di Pegazzano: ricerca scientifica ad indirizzo storico archeologico su un insediamento spezzino da valorizzare”

Soggetti coinvolti:
Soprintendenza Archeologia e Belle Arti della Liguria per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona
Università di Pisa, Laboratorio di Cultura Digitale, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
Fondazione Carispezia
Diocesi La Spezia Sarzana Brugnato
Parrocchia di San Michele
Società Storica Spezzina

Staff:
Enrica Salvatori, Università di Pisa, Laboratorio di Cultura Digitale, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, responsabile scientifico del progetto
Neva Chiarenza, Soprintendenza Archeologia e Belle Arti della Liguria, direzione dell’intervento archeologico
Monica Baldassarri, Università di Pisa, Museo Civico di Montopoli V/Arno, coordinamento e realizzazione dell’intervento archeologico
Antonio Alberti, Fabio Stratta, Francesca Lemmi, scavo stratigrafico, rilievi grafici e fotografici 3D
Luca Parodi, lettura stratigrafica e studio delle murature
Augusto Marchioni, logistica e coordinamento del cantiere
Ditta Baldi, cantieristica e ausilio movimento terra

Un atlante delle manifestazioni storiche in Toscana, il primo in Italia nel suo genere. È questo l’obiettivo del progetto “Rievocare il passato: memoria culturale e identità territoriali” realizzato e finanziato dall’Università di Pisa.

“Il nostro è il primo tentativo di sistematizzare con un'analisi scientifica questo genere di eventi, non ci sono indagini analoghe in altre regioni – racconta il professore Fabio Dei, etnoantropologo dell’Ateneo pisano – per il momento abbiamo censito circa 140 rievocazioni in Toscana, si tratta di un work in progress e speriamo che l’indagine possa proseguire anche con il sostegno delle istituzioni magari con la creazione di un osservatorio permanente”.
danza storica

E infatti è questa l’intenzione emersa nel corso del recente convegno finale del progetto, al quale fra gli altri hanno partecipato il presidente del Consiglio Regionale della Toscana Eugenio Giani, l’assessore alla manifestazioni storiche del Comune di Pisa Federico Eligi, e la presidente del Comitato storico Regionale della Toscana, Roberta Benini.

Ma veniamo ai dati sinora raccolti. Secondo la mappa tracciata dagli studiosi dell’Ateneo pisano la provincia di Firenze è quella con il maggior numero di manifestazioni storiche, 26, seguono quindi Siena e Arezzo con 20 l’una, poi Pisa con 17, Lucca con 11, Grosseto con 9, Livorno 8, Pistoia 7, Prato 5 e Massa 4. Il periodo maggiormente evocato è la storia medievale, poi quella moderna, quindi un periodo misto definito “multiepoca” nel quale confluiscono passati diversi (per lo più la storia antica, la storia medievale e la storia moderna), a chiudere la storia contemporanea, contraddistinta per riferimenti quasi esclusivamente puntuali e relativi alla seconda guerra mondiale (la Liberazione, alcune battaglie).

“In generale è emerso che è la società civile, più che lo Stato, a promuovere le rievocazioni storiche – spiega Fabio Dei – Sono infatti manifestazioni che si collocano all’intersezione fra diverse e forme di cultura popolare, eventi in grado di coinvolgere un volontariato civile molto ampio, rendendo labili i confini tra il ruolo degli attori e quello degli spettatori. Non da ultimo, rappresentano una forma di divulgazione conoscitiva: se da un lato la storia rappresentata è talvolta più mitica che reale, dall’altro vi sono eventi filologicamente assai curati che si accostano alla logica dei musei e dei parchi di living history”.

tiro alla fune

La ricerca ha inoltre approfondito alcuni specifici case-studies, indagando le rievocazioni in una prospettiva multidisciplinare – storica, geografica, antropologica. Fra questi, per restare in Toscana, i casi di Volterra, studiato dalla geografa Michela Lazzeroni e dalla storica Alma Poloni, San Gimignano e Lastra a Signa, analizzati studiati dagli antropologi Caterina Di Pasquale e Antonio Fanelli: tutte cittadine storiche ad alto impatto turistico che con modalità diverse rievocano un passato medioevale. Su tutt’altro versante, ci sono le rievocazioni della Liberazione sul fronte della Linea Gotica studiate dagli storici Luca Baldissara e Andrea Ventura. E ancora, gli eventi “multiepoca” indagati dall’antropologo Federico Scarpelli, dove gli antichi romani e gli etruschi si incontrano con i soldati napoleonici, i nobili vittoriani o gli ufficiali nazisti, in eventi postmoderni che finiscono per avvicinarsi al cosplay e ai giochi di ruolo, con un gusto particolare nel coltivare identità fittizie e parallele.

In alto, 8 ottobre 2016. Meersburg. I Cavalieri di Santa Fina: sfilata storica, spettacoli di danza (foto di C. Di Pasquale), in basso 18 giugno 2016, San Gimignano (SI) Piazza del Duomo. Tiro alla fune. (foto di C. Di Pasquale)

 

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