110 e lode a Paolo Castiglia studente con disabilità laureato in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione all'Università di Pisa
“Cinema e diversità. Tre film sulla disabilità nel cinema contemporaneo” è il titolo della tesi di Paolo Castiglia, studente con disabilità motoria, che il 29 novembre si è laureato con 110/110 e lode in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione all'Università di Pisa.
“Non potrei essere più felice di aver concluso questa prima parte del mio percorso universitario all'Università di Pisa - ha dichiarato il neodottore - Da subito, grazie all'insostituibile e preziosa solerzia del dottor Alfonso Curreri e di tutto l’Ufficio Servizi per l'Integrazione di studenti con Disabilità, la mia inclusione all'interno del sistema universitario è stata totale e priva di ostacoli”.
Castiglia nella sua tesi, discussa a distanza, ha ricostruito la rappresentazione sociale della diversità nel cinema, portando alla luce il reticolo di pregiudizi, stereotipi, stigmatizzazioni o riduzioni retoriche della figura del disabile. Le tipologie di personaggi che si ritrovano sul grande schermo, dal freak fino al disabile di genio, hanno infatti in buona parte ostacolato una restituzione più profonda e autentica di questa figura dell’alterità dell’immaginario cinematografico. Banco di prova di questi schemi narrativi sono quindi tre film recenti: Lo scafandro e la farfalla (Julian Schnabel, 2007), Wonder (Stephen Chbosky, 2017), La forma dell’acqua (Guillermo Del Toro, 2017).
“Come analizzo nella mia tesi, la normalità è solo un'impostazione mentale e sta alla società e all'ambiente con il quale ci interfacciamo costruire un'idea di diversità che arricchisce e non divide – ha aggiunto il neodottore - In quest'ottica, la mia carriera universitaria all'interno dell'ateneo di Pisa è stata assolutamente positiva, sia per l'alto livello della sua offerta formativa, sia per l'umanità e la competenza del personale universitario nella sua interezza”.
“Accompagnare lo sviluppo di questa tesi mi ha portato a conoscere uno sguardo che indaga lucidamente e nello stesso tempo prende posizione - ha commentato il professore Maurizio Ambrosini, tutor di Castiglia - un discorso critico che non fa sconti ma riserva a ogni testo filmico un'attenzione appassionata”.
Didascalia: il memoento della proclamazione durante la laurea, in alto a sinistra Paolo Castiglia, secondo da destra in basso Maurizio Ambrosini
Conclusa la stagione 2020/2021 dell’E-Team, la Squadra Corse dell'Università di Pisa
Si è ufficialmente conclusa la stagione di gara 2020/2021 per l’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa. Per la prima volta il Team ha portato in gara due vetture: una della tradizionale categoria “Combustion” (Galileo) e il nuovo prototipo nella categoria “Driverless” (KerubLess).
Dal 25 al 29 luglio, la vettura Combustion ha gareggiato al Red Bull Ring in Austria, prima competizione in assoluto per molti membri della squadra. La Galileo ha conquistato il 4° posto in Business Plan, una delle prove statiche da affrontare in gara, collocando l’E-Team al 1° posto tra le squadre italiane per tale categoria. Nella classifica generale delle 27 squadre partecipanti, l’E-Team si è classificato al 15° posto.
Rilevanti anche i risultati raggiunti ad agosto all’Hockenheimring in Germania, la più importante competizione a livello mondiale di Formula Student. Negli eventi statici, la vettura Combustion ha guadagnato il 5° posto in Business Plan e l’8° posto in Cost Report. Nella classifica generale, l’E-Team ha raggiunto il 16° posto su 21, nonostante gli imprevisti tecnici affrontati. Il debutto della vettura Driverless è stato coronato da importanti risultati raggiunti nelle prove statiche. La KerubLess ha conquistato il 1° posto in Cost Report e il 7° in Business Plan, portando l’E-Team in cima alla classifica delle squadre italiane in queste categorie, ottenendo poi l’11° posto in classifica generale, su 17 Team partecipanti.
L’esperienza maturata nelle gare precedenti ha permesso di ottenere importanti riconoscimenti nel corso dell’ultima gara, disputata al circuito italiano Varano de’Melegari dal 10 al 13 ottobre e terminata con 6 podi per l’E-Team. Ancora una volta la Squadra si è confermata, a livello europeo, molto competitiva negli eventi statici, come dimostrano il 1° posto per il Cost Report Event e il 2° posto per il Business Plan Event ottenuti con la vettura Combustion. Scesa in pista, la Galileo si è piazzata all’8° posto in Endurance, una prova che consiste nel percorrere 22 km di tracciato per dimostrare le massime prestazioni della vettura e i suoi consumi, decisiva per dimostrare la performance complessiva del prototipo. L’E-Team ha raggiunto il 7° posto sulle 21 squadre della classifica generale.
Ottima prestazione anche per la Driverless, che ha portato l’E-Team, per la prima volta nella sua storia, a vincere il 1° posto nella prova del Design. Scesa per la prima volta in pista, KerubLess ha superato le ispezioni meccaniche e le prove legate alla guida autonoma, piazzandosi al 4° posto in Accelerazione e ottenendo poi, nelle prove statiche, il 2° posto in Cost Report. L’E-Team si è così guadagnato il 4° posto nella classifica generale, su 6 squadre partecipanti.
Per la conclusione della Stagione ricca di successi, il rettore Paolo Mancarella ha organizzato un incontro con i membri dell’E-Team presso il Palazzo della Sapienza, tenutosi lo scorso 5 novembre. Hanno presenziato all’evento anche il presidente della Scuola di Ingegneria Alberto Landi, il professor Francesco Bucchi, la direttrice del Dipartimento di Ingegneria civile e industriale Maria Vittoria Salvetti, il direttore del Dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni Rocco Rizzo, il fondatore della squadra Massimo Guiggiani, il tecnico Dario Mondini e l’assessore del Comune di Pisa Paolo Pesciatini. Ognuno dei presenti ha tenuto a ringraziare i ragazzi per l’impegno e la passione che hanno dimostrato durante l’anno, per aver portato il nome dell’Università di Pisa in competizioni importantissime a livello europeo e per non essersi lasciati sopraffare dai due anni difficili che tutti abbiamo affrontato.
Il professor Marco Macchia nominato nella Commissione Federale Antidoping della FIGC
Il professor Marco Macchia, docente ordinario di Chimica farmaceutica e tossicologica al Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, è stato nominato componente della Commissione Federale Antidoping istituita presso la Federazione Italiana Gioco Calcio (FIGC).
La commissione propone la programmazione annuale dei controlli antidoping in competizione e fuori competizione, mantiene i rapporti e contatti operativi con gli organismi ufficiali preposti ai controlli, provvede alla designazione dei rappresentanti degli atleti per le gare soggette a controllo secondo le richieste della NADO ITALIA e le indicazioni della Federazione. Inoltre, effettua studi, elabora e attua progetti e programmi di formazione e di prevenzione al doping, svolge funzione di supporto sul piano tecnico scientifico per la FIGC nei rapporti con la FIFA, la UEFA e le altre istituzioni. La commissione, composta da otto componenti, è nominata dal Consiglio Federale e resta in carica quattro anni.
Tra i vari incarichi, il professor Marco Macchia è anche direttore della “European School of Medicinal Chemistry" per dottorandi e giovani ricercatori europei in Chimica farmaceutica, presidente del Comitato tecnico scientifico della Fondazione Vita - Istituto Tecnico Superiore per le Nuove Tecnologie della Vita, nonché membro del Comitato scientifico della Società Italiana di Nutraceutica (SINUT).
La sua attività di ricerca, a elevato carattere multidisciplinare e svolta anche in collaborazione con industrie farmaceutiche di rilevanza internazionale e numerosi gruppi di ricerca nazionali e internazionali, è testimoniata da 186 pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali.
Le principali linee di ricerca sviluppate riguardano la progettazione e la sintesi di nuove molecole innovative per la diagnosi e la terapia di diverse patologie, lo sviluppo e la applicazione di metodiche analitiche in ambito farmaceutico, tossicologico, tossicologico-forense, nonché ricerche in ambito nutraceutico alimentare.
Il professor Marco Macchia nominato nella Commissione Federale Antidoping della FIGC
Il professor Marco Macchia, docente ordinario di Chimica farmaceutica e tossicologica al Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, è stato nominato componente della Commissione Federale Antidoping istituita presso la Federazione Italiana Gioco Calcio (FIGC).
La commissione propone la programmazione annuale dei controlli antidoping in competizione e fuori competizione, mantiene i rapporti e contatti operativi con gli organismi ufficiali preposti ai controlli, provvede alla designazione dei rappresentanti degli atleti per le gare soggette a controllo secondo le richieste della NADO ITALIA e le indicazioni della Federazione. Inoltre, effettua studi, elabora e attua progetti e programmi di formazione e di prevenzione al doping, svolge funzione di supporto sul piano tecnico scientifico per la FIGC nei rapporti con la FIFA, la UEFA e le altre istituzioni. La commissione, composta da otto componenti, è nominata dal Consiglio Federale e resta in carica quattro anni.
Tra i vari incarichi, il professor Marco Macchia è anche direttore della “European School of Medicinal Chemistry" per dottorandi e giovani ricercatori europei in Chimica farmaceutica, presidente del Comitato tecnico scientifico della Fondazione Vita - Istituto Tecnico Superiore per le Nuove Tecnologie della Vita, nonché membro del Comitato scientifico della Società Italiana di Nutraceutica (SINUT).
La sua attività di ricerca, a elevato carattere multidisciplinare e svolta anche in collaborazione con industrie farmaceutiche di rilevanza internazionale e numerosi gruppi di ricerca nazionali e internazionali, è testimoniata da 186 pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali.
Le principali linee di ricerca sviluppate riguardano la progettazione e la sintesi di nuove molecole innovative per la diagnosi e la terapia di diverse patologie, lo sviluppo e la applicazione di metodiche analitiche in ambito farmaceutico, tossicologico, tossicologico-forense, nonché ricerche in ambito nutraceutico alimentare.
Piante: quando la vicinanza non è concorrenza, ma aiuta la crescita
Aiutare l'ambiente secondo natura, capire con che strategie gli ecosistemi si preservano e intervenire di conseguenza. La nuova frontiera della ricerca per proteggere gli habitat a rischio sono le cosiddette ‘Nature-based solutions’. A questo principio si sono ispirati due nuovi studi dell’Università di Pisa da cui è emerso per esempio che la vicinanza fra piante non sempre genera concorrenza, ma può essere una buona strategia per aumentarne crescita e sopravvivenza.
In particolare, i lavori pubblicati sul “Journal of Applied Ecology” e su “Ecological Engineering” hanno riguardato la Posidonia oceanica, una specie chiave dell’ecosistema marino costiero, e lo sparto della sabbia e la gramigna delle spiagge, specie utili per il ripristino dei sistemi dunali degradati.
Il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa, da destra a sinistra Elena Balestri, Claudio Lardicci, Virginia Menicagli e Flavia Vallerini
Nel caso della Posidonia, le piantine coltivate in gruppi ad elevata densità su un substrato precedentemente colonizzato da Cymodocea nodosa, una pianta marina pioniera “benefattrice”, hanno dimostrato tassi di sopravvivenza fino a tre volte superiori rispetto a quelle cresciute da sole su substrato non colonizzato. Per quanto riguarda i sistemi dunali, per ridurre poi l’elevato tasso di mortalità che caratterizza gli interventi di ripristino, sparto e gramigna sono stati piantati in gruppo ottenendo però risultati opposti in base alla distribuzione spaziale del fertilizzante, omogenea o eterogenea. Infatti se piantate in gruppi con fertilizzante distribuito omogeneamente, le piante di sparto mostravano una crescita fino a quattro volte maggiore mentre quelle di gramigna mostravano una crescita ridotta di circa la metà rispetto a quelle piantate da sole.
“Questi studi mirano a risolvere le criticità degli interventi di ripristino ambientale attraverso l’adozione di approcci sostenibili basati su processi ecologici naturali come le interazioni positive pianta-pianta”, spiega il professore Claudio Lardicci dell’Università di Pisa.
“E’ fondamentale in ogni caso valutare sia la distribuzione spaziale dei nutrienti che le caratteristiche delle specie utilizzate – aggiunge Elena Balestri, ricercatrice dell’Ateneo pisano - individuando in ogni caso la soluzione ottimale che massimizzi le interazioni positive tra piante e riduca quelle negative”.
Gli esperimenti sono stati condotti in nella zona costiera di Vada (Livorno) e in un vivaio marino sperimentale allestito presso l’INVE Aquaculture Reserch Center di Rosignano Solvay (LI). Qui i ricercatori hanno utilizzato un sistema che hanno appositamente sviluppato e brevettato come Università di Pisa per la coltivazione di piante marine. Hanno collaborato ai due studi i dipartimenti di Biologia e di Scienze della Terra, e il Centro per l'Integrazione della Strumentazione scientifica (CISUP) e il Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio degli Effetti del Cambiamento Climatico (CIRSEC).
Piante: quando la vicinanza non è concorrenza, ma aiuta la crescita
Aiutare l'ambiente secondo natura, capire con che strategie gli ecosistemi si preservano e intervenire di conseguenza. La nuova frontiera della ricerca per proteggere gli habitat a rischio sono le cosiddette ‘Nature-based solutions’. A questo principio si sono ispirati due nuovi studi dell’Università di Pisa da cui è emerso per esempio che la vicinanza fra piante non sempre genera concorrenza, ma può essere una buona strategia per aumentarne crescita e sopravvivenza.
In particolare, i lavori pubblicati sul “Journal of Applied Ecology” e su “Ecological Engineering” hanno riguardato la Posidonia oceanica, una specie chiave dell’ecosistema marino costiero, e lo sparto della sabbia e la gramigna delle spiagge, specie utili per il ripristino dei sistemi dunali degradati.
Nel caso della Posidonia, le piantine coltivate in gruppi ad elevata densità su un substrato precedentemente colonizzato da Cymodocea nodosa, una pianta marina pioniera “benefattrice”, hanno dimostrato tassi di sopravvivenza fino a tre volte superiori rispetto a quelle cresciute da sole su substrato non colonizzato. Per quanto riguarda i sistemi dunali, per ridurre poi l’elevato tasso di mortalità che caratterizza gli interventi di ripristino, sparto e gramigna sono stati piantati in gruppo ottenendo però risultati opposti in base alla distribuzione spaziale del fertilizzante, omogenea o eterogenea. Infatti se piantate in gruppi con fertilizzante distribuito omogeneamente, le piante di sparto mostravano una crescita fino a quattro volte maggiore mentre quelle di gramigna mostravano una crescita ridotta di circa la metà rispetto a quelle piantate da sole.
“Questi studi mirano a risolvere le criticità degli interventi di ripristino ambientale attraverso l’adozione di approcci sostenibili basati su processi ecologici naturali come le interazioni positive pianta-pianta”, spiega il professore Claudio Lardicci dell’Università di Pisa.
“E’ fondamentale in ogni caso valutare sia la distribuzione spaziale dei nutrienti che le caratteristiche delle specie utilizzate – aggiunge Elena Balestri, ricercatrice dell’Ateneo pisano - individuando in ogni caso la soluzione ottimale che massimizzi le interazioni positive tra piante e riduca quelle negative”.
Gli esperimenti sono stati condotti in nella zona costiera di Vada (Livorno) e in un vivaio marino sperimentale allestito presso l’INVE Aquaculture Reserch Center di Rosignano Solvay (LI). Qui i ricercatori hanno utilizzato un sistema che hanno appositamente sviluppato e brevettato come Università di Pisa per la coltivazione di piante marine. Hanno collaborato ai due studi i dipartimenti di Biologia e di Scienze della Terra, e il Centro per l'Integrazione della Strumentazione scientifica (CISUP) e il Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio degli Effetti del Cambiamento Climatico (CIRSEC).
Bando assegnazione borse di studio in favore dei figli dei dipendenti: approvazione degli atti
"Quantum Jungle", l’arte della fisica quantistica
La Quantum Jungle è una un’installazione artistica interattiva di circa 6 metri quadri, che visualizza macroscopicamente come si muove una particella quantistica, incluse tutte le sue affascinanti stranezze, dato che non ne abbiamo esperienza diretta. La descrive in luminosi dettagli, è il caso di dire, Robin Baumgarten, l'artista che con un master in informatica all'Imperial College di Londra si è inventato un mestiere che può essere di ispirazione per tante e tanti giovani: "La Quantum Jungle è un'installazione artistica interattiva nuova di zecca, che combina la fisica quantistica con l'interattività tattile e giocosa. L'ho concepita, costruita e programmata a Berlino nel corso dell'ultimo anno, in stretta collaborazione con le scienziate e gli scienziati di Helsinki e Pisa. L'installazione è composta di più di 1000 molle sensibili al tatto, 12000 LEDs indirizzabili individualmente, circuiti stampati, e legno. È progettata in modo modulare per poter essere ri-usata e montata in forme e dimensioni differenti, a seconda del contesto espositivo. Per la sua premiere a Palazzo Blu, è nella sua configurazione più grande mai realizzata, consegnandoci di fatto uno stupefacente, luminosissimo schermo di fisica quantistica. Sono entusiasta di esporla a Pisa e non vedo l'ora di catturare la reazione del pubblico nell'interagire con questa nuova installazione!".
Infatti, il pubblico può interagire con la Quantum Jungle, creando la propria particella quantistica dove e come desidera, per poi osservare come si muove diretta dall'equazione di Schrödinger, che esprime le regole matematiche della fisica quantistica: a fare i complessi calcoli e la simulazione quantistica necessaria è un computer.
L'installazione - collocata nel Salone delle Grottesche di Palazzo Blu e aperta al pubblico fino al 17 aprile 2022 con ingresso libero - è stata inaugurata venerdì 26 novembre alla presenza dell'autore e con gli interventi di Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu, Stefano Del Corso, presidente della Fondazione di Pisa, Giacomo Tizzanini, consigliere del Ministro all'Istruzione Patrizio Bianchi e dirigente tecnico USR Toscana, Dario Pisignano, direttore del Dipartimento di Fisica, Sabrina Maniscalco, dell’Università di Helsinki, e, Marilù Chiofalo, dell’ Università di Pisa, entrambe responsabili scientifiche del progetto.
"La coreografia delle particelle quantistiche è libera dalle costrizioni classiche del nostro quotidiano e perciò decisamente meno intuitiva per noi - osserva Sabrina Maniscalco, professora di informazione e logica quantistica all'Università di Helsinki, CEO di Algorithmiq Ltd., ideatrice della piattaforma QPlayLearn per l'educazione alla fisica quantistica - Per esempio, la particella quantistica può essere in più posti allo stesso tempo: in un nodo e in un secondo, persino in un nodo e in tutti gli altri. Interagendo con la Quantum Jungle, possiamo anche creare la particella in questo stato di sovrapposizione che ci appare così strano perché non corrisponde a nessuna nostra esperienza quotidiana. Nella Quantum Jungle intuiamo questa stranezza. In effetti, non osserviamo direttamente la particella ma, attraverso l'intensità del colore dei LED osserviamo la probabilità di trovare la particella lì, qualora ne venisse misurata la posizione: dove più luminose sono le luci, maggiore è la probabilità di trovarla."
"Oltre a essere un'esperienza emozionante e immersiva nell'arte - continua la professoressa Marilù Chiofalo - la bellezza della Quantum Jungle è che funziona come una sorta di traduttore, che usa il linguaggio dell'arte per integrare in modo rigoroso quella che è altrimenti la difficoltà di formare un'intuizione dei fenomeni quantistici, altrimenti inaccessibili alla nostra esperienza quotidiana: un tratto essenziale per rivolgersi a chiunque, indipendentemente dal livello di alfabetizzazione matematica e sperimentale. Vale anche per noi esperti/e, che infatti pensiamo questi fenomeni in modo matematico e avendo in mente i sofisticati esperimenti cui abbiamo accesso in laboratorio: la Quantum Jungle è un modo per vedere con altri occhi le nostre teorie, in un quadro sbrilluccicante".
Il professor Dario Pisignano sottolinea “la novità e l'importanza di una impresa di contaminazione culturale di questo tipo, che contribuisce a rendere accessibile al pubblico più ampio un mondo altamente complesso come quello quantistico. Arte e scienza vengono coniugate in modo originale, accendendo la fascinazione visiva senza rinunciare al rigore scientifico. Oggi, questa disseminazione assume un ancor maggiore valore in corrispondenza della nuova rivoluzione quantistica, che rende questo un settore dall'altissimo potenziale per la generazione di nuove applicazioni tecnologiche."
Allo sviluppo della Quantum Jungle con l'artista Robin Baumgarten ha lavorato un intero team finlandese-pisano di giovani ricercatori e ricercatrici, che nel giorno dell'inaugurazione hanno curato la visita guidata: Caterina Foti (anche coordinatrice di QPlayLearn), Guille Garcìa-Peres, Matteo Rossi, Boris Sokolov, Jorge Yago Malo. “È stato un percorso emozionante perché creare insieme con un team di persone così entusiaste, competenti e diverse tra loro è il nostro modo di fare scienza - concludono le professoresse Maniscalco e Chiofalo - Siamo convinte che sia necessaria una profonda rivoluzione culturale nel modo di raccontare la fisica, e trovare modi per narrare in modo coinvolgente e rigoroso la fisica quantistica, è una straordinaria opportunità per cambiare il modo di educare al pensiero scientifico valorizzando il suo potere creativo nel rigore della matematica e nella prova dell'esperienza. Un'operazione non più rimandabile, mentre le tecnologie quantistiche invadono la nostra vita quotidiana senza una contemporanea consapevolezza dell'impatto che avranno nelle nostre vite e degli aspetti etici potenzialmente coinvolti. Siamo felici che la Fondazione Palazzo Blu e la Fondazione di Pisa abbiano creduto in questa idea."
Quantum Jungle è finanziata dalla Fondazione di Pisa e cofinanziata dalle Università di Pisa, Helsinki, e Aalto, da InstituteQ e Algorithmiq Ltd. con la preziosa collaborazione e supporto della Fondazione Palazzo Blu. Sarà possibile visitarla gratuitamente fino ad aprile, in contemporanea e non per caso con la mostra di Keith Haring, mentre verranno organizzati periodicamente workshop e attività educative sia per pubblico generico che per le scuole di ogni ordine e grado, in collaborazione con le scuole stesse e con Reggio Children. (Immagini a cura di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
Al via il Servizio Civile Regionale all’Università di Pisa
Al via il servizio civile regionale all’Università di Pisa con una giornata inaugurale che si è svolta venerdì 26 novembre al Polo Fibonacci. Sono ben 51 i volontari e le volontarie dai 18 ai 29 anni che saranno impegnati in Ateneo nell’ambito di sette progetti approvati dalla Regione Toscana e coordinati e gestiti dal Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP).
I ragazzi e le ragazze presteranno la loro opera per un anno nei musei dell’Ateneo e in vari centri e dipartimenti – nello specifico sono coinvolti il Sistema museale e quello bibliotecario, il Museo di Storia Naturale a Calci, l’Orto e Museo Botanico, il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi”, la Direzione Servizi per la Didattica e gli Studenti e la Direzione medica, i Dipartimenti di Filologia, Letteratura e Linguistica e di Scienze della Terra.
Dal 2015 ad oggi, grazie ai progetti presentati dall’Università di Pisa tramite il CISP, quasi 300 giovani hanno beneficiato dell’opportunità di svolgere il servizio civile in Ateneo, offrendo anche un contributo prezioso alle varie strutture e alla vita dell'intera comunità accademica.
“I volontari e le volontarie avranno l'opportunità di vivere, all’interno della nostra Università, un’esperienza di alto valore formativo e di impegno civile, che in alcuni casi è sfociato anche in esperienze lavorative tuttora in corso”, dice la professoressa Enza Pellecchia direttrice del CISP.
“L'esperienza del Servizio Civile Regionale – conclude Pellecchia - si consolida come un importante punto di riferimento per la promozione di valori di impegno civile, solidarietà, partecipazione, inclusione e utilità sociale dei servizi resi dall'Ateneo. Inoltre rafforza l'impegno formativo nei confronti delle giovani generazioni, potenziandone le capacità professionali e di inserimento lavorativo, con importanti ricadute sul territorio”.
Insieme alla professoressa Pellecchia erano presenti all'inaugurazione il Direttore Generale dell'Università di Pisa ing. Rosario Di Bartolo e il dottor Flavio Croce, referente di Ateneo per i progetti del Servizio Civile Regionale.
Al via il Servizio Civile Regionale all’Università di Pisa
Al via il servizio civile regionale all’Università di Pisa con una giornata inaugurale che si è svolta venerdì 26 novembre al Polo Fibonacci. Sono ben 51 i volontari e le volontarie dai 18 ai 29 anni che saranno impegnati in Ateneo nell’ambito di sette progetti approvati dalla Regione Toscana e coordinati e gestiti dal Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP).
I ragazzi e le ragazze presteranno la loro opera per un anno nei musei dell’Ateneo e in vari centri e dipartimenti – nello specifico sono coinvolti il Sistema museale e quello bibliotecario, il Museo di Storia Naturale a Calci, l’Orto e Museo Botanico, il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi”, la Direzione Servizi per la Didattica e gli Studenti e la Direzione medica, i Dipartimenti di Filologia, Letteratura e Linguistica e di Scienze della Terra.
Dal 2015 ad oggi, grazie ai progetti presentati dall’Università di Pisa tramite il CISP, quasi 300 giovani hanno beneficiato dell’opportunità di svolgere il servizio civile in Ateneo, offrendo anche un contributo prezioso alle varie strutture e alla vita dell'intera comunità accademica.
La giornata inaugurale del Servizio Civile Regionale
“I volontari e le volontarie avranno l'opportunità di vivere, all’interno della nostra Università, un’esperienza di alto valore formativo e di impegno civile, che in alcuni casi è sfociato anche in esperienze lavorative tuttora in corso”, dice la professoressa Enza Pellecchia Direttrice del CISP.
“L'esperienza del Servizio Civile Regionale – conclude Pellecchia - si consolida come un importante punto di riferimento per la promozione di valori di impegno civile, solidarietà, partecipazione, inclusione e utilità sociale dei servizi resi dall'Ateneo. Inoltre rafforza l'impegno formativo nei confronti delle giovani generazioni, potenziandone le capacità professionali e di inserimento lavorativo, con importanti ricadute sul territorio”.
Insieme alla professoressa Pellecchia erano presenti all'inaugurazione il Direttore Generale dell'Università di Pisa ing. Rosario Di Bartolo e il dottor Flavio Croce, referente di Ateneo per i progetti del Servizio Civile Regionale.