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Mercoledì 9 gennaio, nella sede di Palazzo "Alla Giornata" si è tenuto un incontro tra i rappresentanti del ministero per i Beni e le attività culturali e quelli dell'Università, alla presenza del direttore generale per le Biblioteche, gli istituti culturali e il diritto di autore, Rossana Rummo, del rettore Massimo Augello, del sindaco Marco Filippeschi, del soprintendente per i Beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno, Gian Carlo Borellini, e della direttrice della Biblioteca universitaria nazionale, Angela Marseglia.

Il gruppo dei tecnici (composto dagli ingegneri Paolo Iannelli, del MIBAC, Walter Salvatore e Simona Burchi, dell'Ateneo pisano, e dall'architetto Marta Ciafaloni, della Soprintendenza) ha presentato il crono-programma integrato delle attività, che include gli ulteriori studi e le specifiche iniziative finalizzate a completare la valutazione della sicurezza dell'edificio della Sapienza e a individuare gli interventi necessari per la riapertura del Palazzo. Sono stati inoltre illustrati i lavori da realizzare al San Matteo per garantire l'apertura di un servizio al pubblico della Biblioteca universitaria nazionale per l'intero periodo di chiusura della Sapienza.

Il crono-programma prevede che entro la fine di marzo vengano concluse le indagini conoscitive dell'edificio, che saranno integrate con i necessari approfondimenti entro il mese di giugno. Da quella data sarà quindi possibile effettuare le valutazioni circa la compatibilità delle funzioni esistenti. A oggi sono stati già avviati i rilievi di dettaglio delle strutture della Sapienza, nonché i necessari studi geotecnici e il monitoraggio del quadro fessurativo presente nel Palazzo.

Le indagini e le analisi di sicurezza saranno completate entro il mese di ottobre e consentiranno la realizzazione degli eventuali interventi ritenuti necessari.

Per quanto riguarda il San Matteo, è stata individuata una sezione in cui allestire una sede distaccata della Biblioteca universitaria comprensiva di sala consultazione, che consentirà una ripresa del servizio nei confronti dell'utenza universitaria e degli studiosi, seppur con alcune limitazioni in ordine ai prestiti. In questo caso, i lavori sono stati definiti e finanziati in modo da poter aprire la sede al pubblico entro l'inizio del nuovo anno accademico.

Infine è stato deciso di potenziare già da oggi il servizio di prestito della Biblioteca universitaria nazionale, attraverso l'individuazione di ulteriori spazi da destinare allo scopo.

Dal 6 all'11 gennaio nove dirigenti dell'Amministrazione per gli Alimenti e Farmaci della Regione Autonoma del Guangxi sono in Toscana per seguire un corso di alta formazione sul management dei laboratori che operano nell'ambito della sicurezza alimentare. Il corso è organizzato dal Centro Sino-Italiano per la Sicurezza Alimentare (CSISA), coordinato dalla professoressa Alessandra Guidi, che ha sede presso il dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa. Oltre al dipartimento, sono direttamente coinvolti nell'attività del Centro la Direzione generale del diritto alla salute e delle politiche di solidarietà della Regione Toscana e l'Istituto zooprofilattico sperimentale per il Lazio e la Toscana.

Il corso prevede una full immersion all'interno dei laboratori degli istituti zooprofilattici, organi ufficiali del Ministero della Salute, di Pisa, Firenze e Siena, che da sempre hanno attive collaborazioni con l'Ateneo Pisano. Gli ospiti cinesi avranno l'opportunità non soltanto di confrontarsi direttamente con l'organizzazione e l'attività dei laboratori ufficiali, ma anche di seguire i lavori sul campo degli organi di controllo grazie alla collaborazione dell'ASL 5 di Pisa.

L'attività del CSISA, per la parte di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria, si colloca all'interno della School of Policy, progetto della Regione Toscana, avente lo scopo di promuovere le eccellenze del sistema sanitario toscano, offrire percorsi internazionali di alta formazione e favorire la cooperazione tra università, centri di ricerca e strutture sanitarie, anche attraverso l'attrazione di investimenti stranieri.

Dopo la pausa delle festività natalizie sono riprese le attività didattiche di "Pianeta Galileo" con le scuole del territorio (scuole secondarie di primo e secondo grado) presso il Museo degli Strumenti per il Calcolo dell'Università di Pisa. Tutti i martedì e i giovedì si effettueranno visite guidate e laboratori dal titolo "L'informatica una lunga storia" e "Una sessione sulla Macchina Ridotta – la CEP prima della CEP". Per informazioni e prenotazioni: Fondazione Galileo Galilei, tel. 050 2215212.

Corso giustizia costituzionaleSono circa novanta gli iscritti al corso di alta formazione in "Giustizia costituzionale e tutela giurisdizionale dei diritti" che si terrà a Pisa dal 14 gennaio al 1° febbraio 2013. Il Corso, organizzato dal dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Pisa con il coordinamento scientifico del professor Roberto Romboli, avrà la durata di tre settimane, con lezioni tenute in lingua italiana e spagnola da docenti italiani, spagnoli e sudamericani.

I partecipanti al corso provengono dall'Italia e, in larghissima misura, da Paesi stranieri, soprattutto dell'America Latina. In particolare, gli iscritti a questa edizione provengono da Spagna (4), Brasile (46), Colombia (8), Ecuador (1), Costa Rica (16), Messico (4), Paraguay (1), Argentina (1), Perù (3).

Oltre ai numerosi seminari su tematiche che vanno dai modelli di giustizia costituzionale, alla tutela sovranazionale dei diritti fondamentali, il corso prevede lo studio di casi pratici connessi all'attualità costituzionale, attraverso l'analisi di sentenze che hanno inciso nel campo della protezione dei diritti umani. All'interno del corso sono anche state programmate alcune conferenze tenute da ospiti illustri, tra cui Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, Alessandro Pizzorusso, docente dell'Università di Pisa e membro dell'Accademia dei Lincei, Pablo Perez Tremps, dell'Università di Madrid "Carlos III" e giudice del Tribunal Constitucional, e Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa 
PisaInformaFlash.it

Giovedì, 10 Gennaio 2013 15:26

Così morì Giovanni dalle Bande Nere

La cassa di Giovanni al momento dell’aperturaNuova luce sulle cause della morte di Giovanni dalle Bande Nere, il capitano di ventura del '500, padre di Cosimo I de' Medici, deceduto a seguito di una ferita alla gamba riportata durante una battaglia nel 1526. La divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa – sotto la direzione del professor Gino Fornaciari – ha analizzato i resti del condottiero dei Medici e di sua moglie Maria Salviati riesumati qualche settimana fa nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, rivelando nuovi particolari sulla loro morte e anche sul loro stile di vita.

"I nostri studi confermano che Giovanni dalle Bande Nere morì per setticemia in seguito alla ferita dovuta a una palla da falchetto, sotto il ginocchio, ma non fu colpa del chirurgo che amputò metà arto", spiega il professor Fornaciari.
 

I paleopatologi al lavoro.

"Il medico, maestro Abram, che lo operò 4 giorni dopo la battaglia, eseguì un ottimo intervento, ma non poté far nulla per salvarlo: cercò di regolarizzare i monconi e pulire la ferita, ma l'infezione da cancrena era troppo avanzata". Interessanti anche i rilievi sul corpo di Maria Salviati: "Le lesioni craniche dimostrano una sifilide ossea terziaria avanzata, che probabilmente fu la causa della morte. All'epoca era una malattia molto diffusa, che probabilmente le fu trasmessa dal marito".

Le analisi dei resti hanno confermato che Giovanni dalle Bande Nere ebbe una vita attiva e rischiosa: "Lo studio dello scheletro rivela un Giovanni de' Medici vigoroso, con un'età antropologica di 25-30 anni, una statura di 1,74 m, cranio medio, naso stretto ed elevata capacità cranica (1494 cc)", scrive Fornaciari nella sua relazione. "Le inserzioni muscolari (deltoide, gran pettorale, gran dorsale, bicipite, muscoli dell'avambraccio, muscoli della coscia) caratterizzano un individuo molto robusto e la presenza di numerose ernie vertebrali rivela che, fin dall'adolescenza, Giovanni era solito sovraccaricare il torace con pesi cospicui, verosimilmente le pesanti armature dell'epoca".


La tomba di Giovanni de' Medici e sua moglie era stata aperta a fine novembre nell'ambito di una ricerca finanziata dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, sotto la direzione della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze. Dopo l'allestimento del cantiere nell'area centrale della cripta, i lavori hanno previsto il sollevamento del grosso macigno che copriva il vano funebre. Al suo interno sono state trovate le casse di zinco contenenti i resti ossei – non in connessione – del condottiero mediceo e di sua moglie.

Il messaggio lasciato, insieme a quello di Pieraccini del 1947, dalla soprintendente Acidini nella cassa di Giovanne dalle Bande Nere, nel tubo di vetro.All'interno della cassa di Giovanni de' Medici sono state rinvenute due targhe metalliche e un contenitore in vetro, simile a una lunga provetta, dentro la quale era arrotolata una carta su cui Pieraccini ha lasciato scritti i dati dell'ispezione che effettuò tra il 1945 e il 1947. Lo stesso oggetto è stato trovato anche nella cassa della moglie, Maria Salviati, il cui scheletro si è presentato in condizioni ben peggiori a causa della presenza di acqua sul fondo. Nella cassa di Giovanni dalle Bande Nere, oltre al messaggio lasciato da Pieraccini, prima di chiuderla ne è stato inserito un altro composto dalla Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, che ha riassunto il senso dell'operazione e i termini entro cui si è svolta.

Guarda la galleria di immagini sulla pagina Facebook dell'Università di Pisa. 

Ne hanno parlato:
Corriere Fiorentino
QN 
ADNkronos
Nazione Pisa 
InToscana.it 
ilReporter.it
Avvenire
La Voce di Romagna 

TG:
TGT Italia7
TG38 
TGR Regione Toscana 

 

Giovedì, 10 Gennaio 2013 12:08

Completato l'iter di attuazione dello Statuto

Riccardo GrassoL'Università di Pisa ha completato il percorso di attuazione del nuovo Statuto e dato avvio alla contabilità di tipo economico-patrimoniale. Dopo la riorganizzazione delle strutture didattiche, scientifiche e di servizio e l'insediamento del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, nel mese di dicembre 2012 sono stati infatti nominati il direttore generale, i membri del Collegio dei revisori dei conti e quelli del Nucleo di valutazione, mentre il 1° gennaio 2013 è partito il nuovo sistema di contabilità legato al Bilancio unico di Ateneo.

Il dottor Riccardo Grasso, che già ricopriva la carica di direttore amministrativo, è stato nominato direttore generale dell'Ateneo, con un incarico di due anni e mezzo che scadrà il 30 giugno 2015.

Nato a Catania nel 1956 e laureato in Giurisprudenza nell'Università della stessa città siciliana, il dottor Grasso ha ricoperto importanti incarichi alla Scuola Normale, fino a quello di vice direttore amministrativo, per poi continuare la sua carriera dirigenziale nell'Università di Pisa a partire dal 1998. Dall'aprile del 2003 è direttore amministrativo dell'Ateneo. Ricopre attualmente, tra gli altri incarichi, quello di amministratore delegato della casa editrice dell'Ateneo, la Pisa University Press, e quello di revisore dei conti all'Università di Firenze.

Sarà dunque Riccardo Grasso a interpretare la nuova figura del direttore generale, ricoprendo uno dei ruoli fondamentali nel modello di governance delineato dalla legge numero 240 del 2010 e ripreso dallo Statuto dell'Ateneo.

Questa figura è stata ridefinita rispetto a quella del precedente direttore amministrativo, sia per quanto riguarda le procedure di nomina che le funzioni. Sul primo aspetto, il direttore generale è nominato non più dal solo rettore, ma dal Consiglio di amministrazione, su proposta del rettore e sentito il parere del Senato accademico, che deve scegliere tra personalità di elevata qualificazione professionale e comprovata esperienza pluriennale con funzioni dirigenziali.

Sul secondo aspetto, il direttore generale è ora inserito tra gli Organi dell'Università e a lui è attribuita la gestione complessiva e l'organizzazione dei servizi, delle risorse strumentali e del personale tecnico-amministrativo dell'Ateneo. Rispetto al passato, dunque, questa figura risponde in modo più efficace alla logica dell'autonomia dei poteri, che prevede la separazione tra indirizzo politico e responsabilità gestionale, e ha competenze più ampie, che si estendono al coordinamento delle attività gestionali dei dipartimenti attraverso un rapporto di collaborazione diretta con i direttori di queste strutture. Il direttore generale non è più membro di diritto del Consiglio di amministrazione e del Senato accademico, pur continuando a partecipare, senza diritto di voto, alle sedute dei due Organi di governo.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
TirrenoPisa.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it

Giovedì, 10 Gennaio 2013 11:36

Work in progress in Sapienza

Mercoledì 9 gennaio, nella sede di Palazzo "Alla Giornata" si è tenuto un incontro tra i rappresentanti del ministero per i Beni e le attività culturali e quelli dell'Università, alla presenza del direttore generale per le Biblioteche, gli istituti culturali e il diritto di autore, Rossana Rummo, del rettore Massimo Augello, del sindaco Marco Filippeschi, del soprintendente per i Beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno, Gian Carlo Borellini, e della direttrice della Biblioteca universitaria nazionale, Angela Marseglia.

Il gruppo dei tecnici (composto dagli ingegneri Paolo Iannelli, del MIBAC, Walter Salvatore e Simona Burchi, dell'Ateneo pisano, e dall'architetto Marta Ciafaloni, della Soprintendenza) ha presentato il crono-programma integrato delle attività, che include gli ulteriori studi e le specifiche iniziative finalizzate a completare la valutazione della sicurezza dell'edificio della Sapienza e a individuare gli interventi necessari per la riapertura del Palazzo. Sono stati inoltre illustrati i lavori da realizzare al San Matteo per garantire l'apertura di un servizio al pubblico della Biblioteca universitaria nazionale per l'intero periodo di chiusura della Sapienza.

Il crono-programma prevede che entro la fine di marzo vengano concluse le indagini conoscitive dell'edificio, che saranno integrate con i necessari approfondimenti entro il mese di giugno. Da quella data sarà quindi possibile effettuare le valutazioni circa la compatibilità delle funzioni esistenti. A oggi sono stati già avviati i rilievi di dettaglio delle strutture della Sapienza, nonché i necessari studi geotecnici e il monitoraggio del quadro fessurativo presente nel Palazzo.

Le indagini e le analisi di sicurezza saranno completate entro il mese di ottobre e consentiranno la realizzazione degli eventuali interventi ritenuti necessari.

Per quanto riguarda il San Matteo, è stata individuata una sezione in cui allestire una sede distaccata della Biblioteca universitaria comprensiva di sala consultazione, che consentirà una ripresa del servizio nei confronti dell'utenza universitaria e degli studiosi, seppur con alcune limitazioni in ordine ai prestiti. In questo caso, i lavori sono stati definiti e finanziati in modo da poter aprire la sede al pubblico entro l'inizio del nuovo anno accademico.

Infine è stato deciso di potenziare già da oggi il servizio di prestito della Biblioteca universitaria nazionale, attraverso l'individuazione di ulteriori spazi da destinare allo scopo.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
TirrenoPisa.it 

Dirigenti cinesi della Food and Drug AdministrationDal 6 all'11 gennaio, nove dirigenti dell'Amministrazione per gli Alimenti e Farmaci della Regione Autonoma del Guangxi sono in Toscana per seguire un corso di alta formazione sul management dei laboratori che operano nell'ambito della sicurezza alimentare. Il corso è organizzato dal Centro Sino-Italiano per la Sicurezza Alimentare (CSISA), coordinato dalla professoressa Alessandra Guidi, che ha sede presso il dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa. Oltre al dipartimento, sono direttamente coinvolti nell'attività del Centro la Direzione generale del diritto alla salute e delle politiche di solidarietà della Regione Toscana e l'Istituto zooprofilattico sperimentale per il Lazio e la Toscana.

Il corso prevede una full immersion all'interno dei laboratori degli istituti zooprofilattici, organi ufficiali del Ministero della Salute, di Pisa, Firenze e Siena, che da sempre hanno attive collaborazioni con l'Ateneo Pisano. Gli ospiti cinesi avranno l'opportunità non soltanto di confrontarsi direttamente con l'organizzazione e l'attività dei laboratori ufficiali, ma anche di seguire i lavori sul campo degli organi di controllo grazie alla collaborazione dell'ASL 5 di Pisa.

L'attività del CSISA, per la parte di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria, si colloca all'interno della School of Policy, progetto della Regione Toscana, avente lo scopo di promuovere le eccellenze del sistema sanitario toscano, offrire percorsi internazionali di alta formazione e favorire la cooperazione tra università, centri di ricerca e strutture sanitarie, anche attraverso l'attrazione di investimenti stranieri.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa (14/01)
Tirreno Pisa (11/01)
PisaToday.it 

Martedì, 08 Gennaio 2013 09:48

«Per Francesco Orlando»

È appena uscito per le Edizioni ETS il volume "Per Francesco Orlando", una raccolta di testimonianaze e ricordi di personalità del mondo della cultura che hanno conosciuto il professor Orlando, illustre docente dell'Università di Pisa scomparso nel 2010, autore di una innovativa teoria freudiana della letteratura. Pubblichiamo qui di seguito il contributo di Maurizio Alfonso Iacono, docente di Storia della Filosofia ed ex preside della facoltà di Lettere e filosofia, che il 24 giugno 2010 ha così ricordato il professore nel cortile della Sapienza dell'Università di Pisa, in occasione della commemorazione.

Guarda il video "Autoritratto d'intellettuale a Palermo", un lungometraggio di Roberto Andò, in cui Francesco Orlando parla di sé e dei suoi rapporti con Giuseppe Tomasi di Lampedusa e de "Il Gattopardo".
 

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LEZIONI DI STILE

Francesco OrlandoFrancesco Orlando apparteneva a quel tipo di studioso per il quale l'insegnamento era tutt'uno con la ricerca. Interpretava magistralmente il senso e la qualità dell'insegnare regalando a studenti, discenti, colleghi lezioni in cui metteva in gioco con arte le inquietudini e le domande dello studioso. I suoi corsi non erano frequentati soltanto da studenti di Lettere e di Lingue, ma abitualmente anche da quelli di altre discipline, a cominciare dalle discipline filosofiche e storiche. Egli infatti andava oltre i limiti istituzionali e disciplinari delle materie di cui si occupava, letteratura francese o teoria della letteratura, perché le sue interpretazioni coglievano dall'interno di tali materie aspetti inconsueti che evocavano altri saperi, dalla filosofia alla psicanalisi.

Riproponendo nel 1997 alle stampe il libro del 1982, Illuminismo, barocco e retorica freudiana, Francesco Orlando scrisse che si trattava del suo lavoro meno fortunato del ciclo freudiano e si chiese se la scarsa attenzione che originariamente gli aveva prestato la critica non fosse dipesa dal fatto che quel libro aveva un taglio interdisciplinare oppure che l'argomento affrontato fosse inattuale. In effetti, l'argomento era inattuale. Si trattava dell'illuminismo. Orlando ha tentato di consegnare, attraverso Freud, un illuminismo diverso. Se dovessi indicare con una parola cosa caratterizzi teoricamente e storicamente l'illuminismo di Orlando, un illuminismo che va dalla Riforma alle soglie di Rousseau, la risposta è facile: l'ironia. Se il barocco è segnato dalla metafora, l'illuminismo è caratterizzato dall'ironia. Un'ironia che determina il dislocarsi del punto di vista del narratore o dei protagonisti in una posizione tale che lo scenario da loro descritto assume tutti i toni graffianti, perché stupiti o ingenui, di una critica. Siamo dentro una situazione che giustappunto caratterizza il nesso tra illuminismo e ironia. La confutazione da parte di un altro, di un selvaggio, depotenzia il pericolo del peccato d'orgoglio che una critica simile può portare con sé. Similmente Usbek e Rica, i protagonisti delle Lettere Persiane di Montesquieu, oggetto di un intero capitolo di questo libro, viaggiatori orientali che si trovano a visitare e ad osservare Parigi, i suoi costumi e le sue istituzioni, hanno questo ruolo di osservatori estranianti ed estraniati. Vedono con altri occhi la vita della città europea e, dal loro particolare punto di vista, operano una critica che è filtrata dallo stupore tipico dello straniero che non sa nulla di ciò che osserva.

Orlando fa una proposta che va al di là del piano della letteratura, perché il compromesso freudiano costituito dall'ironia illuminista ci porta verso quel lato dell'illuminismo che contiene in sé l'antidoto agli stessi pregiudizi che ha creato. Il gioco dello spostamento, da questo punto di vista, è senz'altro decisivo: come ci guardano gli altri? Anche quando una simile domanda funziona da simulazione o da artificio, resta ugualmente un'ottima domanda.

Qui, come si vede, l'interpretazione letteraria va oltre la letteratura e la critica si veste di teoria.

Cover volume Per Francesco OrlandoFrancesco Orlando insegnò sia alla Facoltà di Lingue sia alla Facoltà di Lettere. Si batté anche per la loro unificazione, ma la cosa non ebbe successo. Come preside della Facoltà di Lettere e Filosofia posso dire che Francesco Orlando ha dato lustro alla mia Facoltà non soltanto per sue ben note qualità di studioso, ma perché è fra coloro che ha contribuito a segnare uno stile che si caratterizza per il senso dell'insegnamento, un senso che era scientifico, didattico ed etico insieme. Non era uomo che usava l'università per fare altro, ma considerava l'insegnamento universitario come la forma primaria della comunicazione di uno studioso. Aveva, e la comunicava, una grande passione civile, indissociabile dalla critica. Intervenendo a un dibattito che aveva per argomento la malinconica domanda «A che serve la letteratura?», Francesco Orlando aveva sollevato un sospetto: «le mode dell'autoreferenzialità e dell'intertestualità – egli scriveva – ci ripetono da quarant'anni che la letteratura parla di se stessa e non del mondo, rimanda sempre ad altra letteratura a mai al mondo; non saranno per caso corresponsabili, secondo una sorta di legge del taglione, se ormai il mondo teme di annoiarsi a sentir parlare di classici e non vuol più lasciarsi rimandare ad essi? Farla finita con queste anziane mode, tornare a interrogarsi in modo originale sulla parte di mimesi e la parte di convenzione che fondano ogni arte, sarebbe corresponsabilità istituzionale di noi studiosi e insegnanti di letteratura». Ma a che serve la letteratura? Ho avuto l'onore e il piacere di accompagnare Francesco all'ultima lezione che tenne in Facoltà prima di andare in pensione. Bastava respirare l'aria che respiravano i suoi studenti per capire che una domanda del genere può sorgere solo fuori dalle sue lezioni, solo quando la passione intellettuale e la passione civile cominciano, come forse sta accedendo oggi, a essere impercettibilmente sostituite da quelli che dovrebbero essere soltanto dei mezzi e dei supporti, dalle pratiche burocratiche, dagli orari, dai crediti e dai debiti, dalla cosiddetta full immersion, dalla sciocca rigidità dei percorsi di studio. Alla domanda: «a che serve la letteratura?» Francesco aveva risposto dicendo che essa «suona press'a poco come le seguenti: a che cosa serve l'aria che respiriamo? La terra che ci sostiene? Il corpo in cui consistiamo?». E aveva concluso con un messaggio semplice e bellissimo, un messaggio che mi piacerebbe scrivere sui muri di Palazzo Ricci: «L'aria, la terra, il corpo, la letteratura. Queste cose non servono... – scrive Francesco Orlando – piuttosto sono condizioni del nostro essere fisicamente quello che ognuno di noi è, un essere umano».

Alfonso Maurizio Iacono

 

Martedì, 08 Gennaio 2013 09:36

Le pasticche di collirio di 2000 anni fa

Le pasticche di collirio - Foto dpa

Servivano a curare gli occhi le pasticche di 2000 anni fa ritrovate sul Relitto del Pozzino, a largo delle coste toscane. Lo ha dimostrato uno studio condotto insinergia tra il dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell'Università di Pisa - da Erika Ribechini, Maria Perla Colombini e Jeannette Lucejk - la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e il dipartimento di Biologia evoluzionistica dell'Università di Firenze, che ha analizzato le compresse dalla forma piatta e circolare, con un diametro di quattro centimetri, che avevano la funzione di collirio. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell'articolo "The ingredients of a 2000-year-old medicine revealed by chemical, mineralogical and botanical investigations" sulla prestigiosa rivista statunitense PNAS, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.

Nel lavoro che sarà pubblicato sul PNAS vengono presentati i risultati di indagini chimico-mineralogiche e paleobotaniche condotte su medicinali risalenti al II sec a.C. rinvenuti tra i resti di una nave etrusca soprannominata "Relitto del Pozzino" trovata a largo delle coste di Piombino. I medicinali consistevano in compresse di colore grigio e forma discoidale. Dato che in archeologia, la scoperta di farmaci antichi è davvero rara, così come lo è la conoscenza della loro composizione, lo studio condotto ha fornito preziose e uniche informazioni su antiche pratiche mediche e farmaceutiche, e sullo sviluppo della farmacologia e della medicina nel corso dei secoli.

Le indagini condotte hanno consentito di evidenziare che idrozincite e smithsonite (sali di zinco) erano di gran lunga gli ingredienti più abbondanti delle compresse, costituendone più dell'80%, insieme amido, lipidi di origine animale e vegetale, e resina di pino. La composizione e la forma delle compresse Pozzino sembrano indicare che essi sono stati utilizzati per scopi oftalmici: si tratterebbe di una sorta di grandi pasticche con funzione di collirio che venivano applicate direttamente sulle palpebre. I sali a base di zinco, tutt'oggi molto utilizzati in campo dermatologico e oftalmico, hanno azione rinfrescante, protettiva e attività batteriostatica. Da sottolineare, inoltre, come il termine latino collirium (collirio) derivi dal nome greco ҡоλλύρα, che a sua volta significa "piccoli panetti rotondi".

Ne hanno parlato:
Ansa
Corriere Fiorentino 
Tirreno
Tirreno Pisa
QN 
Il Messaggero
L'Unione Sarda 
CorriereFiorentino.it 
NazionePisa.it 

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