Saranno più di quaranta i progetti di ricerca e di sperimentazione clinica nel campo delle scienze della vita che l'Università di Pisa e l'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana illustreranno al pubblico nel primo workshop su "Clinical Research and Innovation (vedi programma completo". L'incontro, che si tiene venerdì 4 luglio nell'Aula Magna del Polo Fibonacci dalle ore 9 alle 19, è rivolto in modo specifico a rappresentanti delle aziende, dei distretti, dei poli di innovazione e agli investitori, ed è aperto alla partecipazione di tutti i cittadini interessati. Organizzata dal Dipartimento Integrato Interistituzionale-Dipint, nuova struttura dell'Università di Pisa e dell'AOUP, e inquadrata tra le attività del programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell'innovazione clinica in Toscana, l'iniziativa è stata presentata a Palazzo alla Giornata dal rettore Massimo Augello, dal direttore generale dell'AOUP, Carlo Tomassini, dal prorettore per la Ricerca applicata e l'Innovazione, Paolo Ferragina, dal professor Mauro Ferrari, dal direttore del Dipartimento Integrato Interistituzionale-Dipint, Elena Perini, e dal responsabile dell'UO Valorizzazione della Ricerca-Dipint, Cristiana Barghini.
Il format dell'incontro sarà basato su presentazioni sintetiche, che permetteranno di conoscere da vicino lo stato dell'arte e le ricadute cliniche e socio-economiche delle numerose attività di ricerca e di sperimentazione clinica portate avanti con successo ed efficacia da parte dei due enti nel settore delle scienze della vita. Durante la giornata, inoltre, spin-off nate all'Università di Pisa negli ultimi anni illustreranno i risultati delle loro attività, con particolare riferimento ad applicazioni terapeutiche, dispositivi medici, farma-biotech e ICT. Oltre a tutti i settori e i dipartimenti dell'area medica, sono coinvolti il dipartimento di Farmacia e alcuni Centri di Ateneo impegnati su tematiche attinenti.
Il workshop sarà arricchito dagli interventi di due prestigiosi ospiti internazionali: Serenella Sferza, co-direttore del "MIT-Italy Program", il programma che coordina le collaborazioni scientifiche tra il Massachusetts Institute of Technology e gli atenei italiani, a cui l'Università di Pisa è stata l'unica finora ad aderire; e Mark Coticchia, vice presidente e capo dell'Ufficio per l'innovazione della Henry Ford Health System, l'istituto che potrebbe presto intraprendere un analogo percorso di collaborazione con l'Ateneo pisano. I due ospiti riporteranno la loro esperienza sul grande potenziale di business rappresentato da sistemi ben integrati tra ricerca, clinica, imprese e soggetti regolatori.
"L'evento – ha commentato il rettore Massimo Augello – rappresenta un'occasione per chiunque operi nel settore delle life sciences, dalle imprese agli investitori, per entrare in contatto con i nostri ricercatori di eccellenza e per progettare con loro collaborazioni scientifiche, progetti di ricerca, attività di sperimentazione e validazione clinica, opportunità di investimento. Con questa iniziativa nel campo del trasferimento tecnologico, contiamo inoltre di identificare delle buone idee, che potranno poi essere accompagnate in un percorso di brevettazione, così come di creazione di start-up innovative in un settore che dimostra ampi spazi di sviluppo e di crescita".
"Ricerca clinica e innovazione tecnologica – ha concluso il direttore generale dell'Aoup Carlo Tomassini - sono ormai un binomio inscindibile per la sanità del futuro e l'Aoup da sempre esprime la massima integrazione fra queste componenti, impiegate e sapientemente utilizzate nei percorsi assistenziali che offre l'ospedale ai propri pazienti. Non è un caso che l'attrattività esercitata dall'Aoup anche fuori regione trovi il suo punto di forza proprio nell'alta e altissima specializzazione che si avvale di ricerca e know-how all'avanguardia".
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Un nuovo "giallo storico" per l'équipe del professore Gino Fornaciari dell'Università di Pisa che in passato ha già studiato le tombe della famiglia de' Medici a Firenze o quelle degli Aragonesi a Napoli. Questa volta il "mistero" riguarda le sepolture dei marchesi di Saluzzo, uno dei grandi casati italiani che governò in Piemonte fra medioevo ed età moderna. Il progetto di ricerca appena partito e finanziato dalla Cassa di Risparmio di Saluzzo vede coinvolti dal punto di vista scientifico Adriano Ribolini e Monica Bini del Dipartimento di Scienze della Terra e Raffaele Gaeta e Antonio Fornaciari della Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Ricerca Translazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia. Il luogo dell'indagine è l'interno della chiesa di San Giovanni nella diocesi di Saluzzo (Cuneo), dove lo scorso aprile, è partita una prima campagna di esplorazione non invasiva del sottosuolo tramite georadar.
"La costruzione del primo edificio dedicato a San Giovanni Battista – spiega Antonio Fornaciari – risale al 1281, ma la chiesa, specialmente tra gli inizi del XIV e la fine del XV secolo, ha subito molte trasformazioni che di fatto hanno reso difficile l'identificazione delle tombe dei marchesi di Saluzzo. Ad esempio è tuttora ignoto il luogo di sepoltura di Ludovico I morto nel 1475 prima che venisse completata la nuova cappella funeraria da lui voluta. Il suo successore, Ludovico II (1438-1504), XI marchese di Saluzzo e viceré di Napoli, fu invece probabilmente sepolto sotto l'attuale monumento funebre del coro, ma tuttora non si sa se i resti dei suoi illustri antenati siano stati traslati nello stesso luogo o meno".
L'obiettivo del progetto è dunque di recuperare informazioni sulla presenza di camere sepolcrali contenenti resti umani scheletrici e mummificati, appartenenti alle famiglie aristocratiche che avevano diritto di sepoltura all'interno della chiesa, fra cui appunto i Saluzzo, ed allo stesso tempo comprendere, grazie anche alla collaborazione di Silvia Beltramo, ricercatrice del Politecnico di Torino, l'evoluzione architettonica dell'edificio religioso.
"Il Ground Penetrating Radar (Georadar o GPR) con il quale abbiamo effettuato le prime indagini – conclude Fornaciari - è uno degli strumenti geofisici non invasivi più utilizzati nella ricerca archeologica. Il successo di questa tecnica deriva prevalentemente dalla sua capacità di rilevare ampie porzioni di superficie in tempi relativamente veloci, oltre che dall'elevata risoluzione dei dati ottenibili che permettono una visualizzazione 3D della sottosuperficie".
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Il Tirreno Pisa
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This is an algorithm and it is called GPS, or rather Geographic Population Structure. It converts genetic information into geographical coordinates in order to reveal the place of origin of individuals in the same way that a "normal" GPS converts satellite system radio waves into geographical coordinates. The genomic GPS presented in the latest issue of the magazine Nature Communications was developed by an international consortium of researchers including Dr. Sergio Tofanelli from the Department of Biology at the University of Pisa.
As the article points out, the algorithm has been tested on around 1,650 individuals belonging to more than 40 different populations. 83% of the individuals were correctly assigned to their place of origin and for some populations, as was the case for Sardinia, they were correctly placed within 50km of their village of origin. It goes without saying that the accuracy of the genomic GPS with respect to a certain population or region depends on the wealth of specific data available and on the absence of recent phenomena of racial mixing or migration. Therefore, it is more accurate if applied to regions such as Sardinia, which have a "historical residency" of the population and a large amount of genomic data.
"The data the genomic GPS elaborates," explains Sergio Tofanelli, "are tens of thousands of variants for each single nucleotide, those with the greatest amount of biogeographical information, which we selected from the millions of different sites of our genome. In technical language they are known as AIMs, that is ancestry informative markers. In particular, my contribution was that of participating in the selection and validation of the specific AIMs of the male transmission genome."
"One of the most innovative aspects of the GPS algorithm," concludes Sergio Tofanelli, "is the application of a new paradigm in human evolutionary genetics which leads to the ultimate withdrawal of any biological implication of the historical concept of race: all the current populations are the fruit of racial mixing."

L'algoritmo, spiega l'articolo, è stato testato su circa 1,650 individui appartenenti a più di 40 popolazioni. L'83% degli individui è stato assegnato correttamente alla nazione di origine e per alcune popolazioni, come nel caso dei Sardi, il 50% è stato collocato correttamente entro un raggio di 50 km dal proprio villaggio di origine. E' infatti intuitivo che la precisione del GPS genomico relativamente ad una certa popolazione o regione dipende dalla ricchezza di dati specifici disponibili e dall'assenza di fenomeni recenti di mescolamento o di migrazione. Quindi è più preciso se applicato a regioni come la Sardegna che hanno una "residenza storica" della popolazione e una grande mole di dati genomici.
"I dati che elabora il GPS genomico – spiega Sergio Tofanelli – sono poche decine di migliaia di varianti a singolo nucleotide, quelle con il maggiore contenuto di informazione biogeografica, che abbiamo selezionato tra i milioni di siti variabili del nostro genoma. In gergo vengono denominati AIMs, termine che in italiano potremmo tradurre con 'marcatori informativi di ancestralità'. In particolare, il mio contributo è stato quello di contribuire alla selezione e validazione degli AIMs su popolazioni mediterranee."
"Uno degli aspetti più innovativi dell'algoritmo GPS – conclude Sergio Tofanelli – è l'applicazione di un nuovo paradigma della genetica evolutiva umana che permette di abbandonare definitivamente qualsiasi implicazione biologica del concetto storico di razza: tutte le popolazioni attuali sono il frutto di un mescolamento".
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Quotidiano Friuli Venezia Giulia
La Voce di Mantova
Uno studio finanziato dalla Fondazione IRIS (Istituto per la riabilitazione e l'integrazione sociale) di Castagneto Carducci e condotto dal gruppo di ricerca guidato dalla Dott.ssa Silvia Pellegrini del Dipartimento di Patologia chirurgica, medica e molecolare e dell'Area critica dell'Università di Pisa ha ricevuto il primo premio per il miglior contributo scientifico al Convegno internazionale di Neuroetica che si è svolto la scorsa settimana a Padova. Il premio è stato conferito da una commissione congiunta di neuroscienziati e filosofi coordinata dal Prof. Alberto Oliverio, che è anche presidente della SINe-Società italiana di neuroetica.
La ricerca, presentata dalla Dott.ssa Caterina Iofrida, giovane contrattista del Dipartimento, è stata condotta, insieme alle colleghe Sara Palumbo, Veronica Mariotti, Giusy Rota e Erika Melissari (foto), su oltre duecento volontari sani. Ai soggetti è stato chiesto di rispondere ad una serie di dilemmi morali e di dichiarare quanto ritenevano moralmente accettabili le loro decisioni. I ricercatori hanno poi esaminato il profilo genetico dei volontari. I risultati hanno mostrato che alcuni polimorfismi di geni coinvolti nel metabolismo cerebrale della dopamina erano associati ad un diverso comportamento morale. "Questi risultati mostrano che le scelte morali sono in qualche misura condizionate anche da fattori genetici - spiega la Dott.ssa Pellegrini, responsabile del Laboratorio di Biologia molecolare - e aprono interessanti prospettive per comprendere le basi biologiche del comportamento morale".
Lo studio fa parte di un più ampio programma di ricerca che coinvolge l'Unità operativa di Psicologia clinica dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana e il Dipartimento di Psicologia dell'Università di Padova finalizzato allo studio delle basi neurobiologiche del comportamento sociale e delle sue devianze e delle implicazioni in psichiatria forense.
La Fondazione IRIS - nata dalla creatività del compianto Prof. Mario Guazzelli, nativo di Castagneto Carducci - è attiva nell'assistenza, nella ricerca e nella formazione nell'ambito dei disturbi mentali.
(Ufficio stampa Aoup)
Nella fotografia, da sinistra verso destra: Erika Melissari, Veronica Mariotti, Sara Palumbo, Giusy Rota, Silvia Pellegrini, Caterina Iofrida.
Al dipartimento di Ingegneria civile e industriale (DICI) è arrivata la "Constellation", una modernissima macchina per le operazioni di vitrectomia sviluppata dalla Alcon – multinazionale del gruppo Novartis leader mondiale del settore della cura dell'occhio – sulla quale i ricercatori dell'Università di Pisa e i medici di Chirurgia oftalmica dell'ospedale di Cisanello effettueranno test e misure. Nelle prossime settimane la macchina sarà testata in particolare per quanto riguarda il vitrectomo, l'ago forato in acciaio, con uno spessore di meno di 0,5 millimetri di diametro, modificato da Gualtiero Fantoni, ricercatore del dipartimento, insieme a Stanislao Rizzo, chirurgo e direttore dell'Unità operativa di Chirurgia oftalmica dell'Aoup, considerato uno dei migliori medici al mondo per le operazioni all'occhio, in particolare per quelle di vitrectomia.
La vitrectomia è un intervento chirurgico oftalmico che consiste nell'asportazione del corpo vitreo, liquido contenuto nella cavità principale del bulbo oculare, che viene sostituito con un mezzo analogo, il sostituto vitreale. Questa pratica chirurgica si effettua quando il corpo vitreo è divenuto opaco in seguito a emorragie (emovitreo), ma anche per infiammazioni e altro. L'operazione è fatta con tecniche di chirurgia mininvasiva attraverso un ago forato capace di sminuzzare l'umor vitreo e aspirarlo via dall'occhio.
Nel 2010 il professor Rizzo (nella foto a sinistra) si era rivolto agli ingegneri del DICI per avere un supporto nella realizzazione di microfori sulla estremità del vitrectomo: «I microfori e le asole che abbiamo realizzato sono stati fabbricati con tecniche di microlavorazioni elettrochimiche – spiega Fantoni – e i nuovi vitrectomi, una volta testati, hanno dato risultati ottimi, tanto che numerosi centri di ricerca hanno iniziato a replicare la modifica». L'innovazione ha avuto così successo che la Acon ha inviato al DICI una "Constellation" per l'esecuzione di test e misure comparative, mentre l'azienda olandese DORC ha già messo sul mercato il vitrectomo modificato.
Dal 2010 la collaborazione fra il professor Rizzo, l'ingegner Fantoni e lo spin-off ErreQuadro s.r.l. - che ha supportato i due ricercatori nelle attività di progettazione, brevettazione e misura - è continuata portando alla realizzazione di nuovi vitrectomi, alla modifica di altri strumenti per l'oftalmologia e allo studio di nuovi strumenti di misura. L'auspicio è che i risultati di questa attività di ricerca congiunta riescano ad abbassare ulteriormente sia i tempi di ripresa del paziente, sia i tempi e i costi dell'operazione.
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TirrenoPisa.it
Controcampus.it
L'Università di Pisa e il Settore Tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio si alleano per far crescere il master pisano in Teoria e tecniche della preparazione atletica nel calcio, riconoscendo ai suoi allievi, unico caso in Italia, la licenza di preparatore atletico del settore giovanile. L'accordo, che è annuale con possibilità di rinnovo automatico, è stato sottoscritto dal rettore Massimo Augello e dal direttore del master, il professor Marco Gesi, che con il professor Gino Santoro sarà il referente per l'Ateneo pisano; dal presidente del Settore tecnico, Gianni Rivera, e dal direttore della Scuola allenatori, Renzo Ulivieri, per la FIGC.
Oltre a certificare la qualità del master, la convenzione avvia una più ampia collaborazione tra Ateneo e FIGC per sviluppare progetti congiunti di ricerca, di formazione e di aggiornamento rivolti alle diverse figure professionali del calcio, anche attraverso corsi a cui potranno partecipare gli studenti pisani. A questo proposito, i due enti s'impegnano a mettere a disposizione le rispettive strutture, i mezzi e il personale.
Il master in Teoria e tecniche della preparazione atletica nel calcio, titolo congiunto con l'Università di Verona, fa parte, insieme ad altri percorsi formativi universitari, del progetto "Sport and Anatomy", nato nel 2007 e che ha come principale obiettivo quello di formare in modo specifico giovani laureati da proporre al mondo del lavoro nell'ambito della preparazione atletica nel calcio e della riabilitazione sportiva, mettendo a confronto e individuando le sinergie delle rispettive figure professionali. Il progetto comprende, tra gli altri, il master in Fisioterapia sportiva e quello in Idrokinesiterapia, oltre al corso di perfezionamento in Anatomia e manipolazione della fascia.
Il brand "Sport and Anatomy", che lo scorso inverno è diventato anche una trasmissione televisiva, annovera oltre 400 allievi, provenienti anche da fuori dei confini nazionali, oltre 250 professionisti diplomati e 150 tra società sportive, enti/aziende convenzionate in Italia e all'estero. I suoi allievi hanno affiancato atleti alle Olimpiadi di Londra del 2012 (vantando medaglie d'oro e d'argento), ai tornei di tennis Master 1000, in Formula 1, al Tour de France, agli europei di hockey su ghiaccio, ai campionati italiani di beach tennis. Molti di loro, grazie a questi percorsi formativi, svolgono la propria professione in società sportive che partecipano ai massimi campionati nazionali.
Nelle foto gruppi dello staff e di allievi del master con Cesare Prandelli, Luciano Spalletti e Renzo Ulivieri.
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Tirreno Pisa
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Il Gruppo Giovani della SIIA – Società Italiana Ipertensione Arteriosa - lancia in concomitanza con la X Giornata Mondiale contro l'ipertensione (17 maggio 2014) lo studio iGAME che ha come obiettivo valutare la prevalenza dell'ipertensione essenziale fra i soggetti di età compresa tra 18 e 35 anni.
Si tende a immaginare i giovani come soggetti sani e spesso stupisce scoprire che anche in giovane età si può essere affetti da una patologia come l'ipertensione arteriosa. Secondo uno studio americano quasi un giovane adulto su cinque è affetto da ipertensione arteriosa, ma solo la metà di questi sa di soffrirne. Ciò accade perché elevati valori pressori, spesso, non si associano ad alcun sintomo ma sono in grado di causare danni permanenti a livello dei vasi del cervello, del cuore e del rene. Così, quando compaiono i primi danni dell'ipertensione, spesso è troppo tardi per correggerli.
È per questo motivo che studiare i pazienti giovani è fondamentale per individuare e approfondire fattori di rischio emergenti come ad esempio: abitudini dietetiche sbagliate, uso di alcool e droghe, stress universitario e lavorativo, disturbi del sonno, uso prolungato del computer e dello smartphone; per arrivare a una diagnosi precoce e prevenire le complicanze più drammatiche come infarto e ictus.
Questo studio, interamente progettato e sviluppato da giovani ricercatori under 35, verrà presentato in concomitanza della Giornata Mondiale contro l'ipertensione arteriosa dove, nei gazebi presenti nelle maggiori piazze d'Italia, si potranno compilare dei questionari anonimi per acquisire informazioni sulle abitudini di vita dei giovani. In particolare a Pisa questo evento si svolgerà il 17 maggio 2014 in Piazza Vittorio Emanuele (vicino alla stazione Centrale) dalle 9 alle 18. In quell'occasione i medici del Centro Regionale per la Cura e Diagnosi dell'Ipertensione Arteriosa dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, diretto dal Prof. Stefano Taddei, saranno a disposizione della cittadinanza per la misurazione gratuita della pressione arteriosa, in una postazione allestita grazie al supporto della Croce Rossa italiana.
Per sensibilizzare i giovani sul problema verrà fatto circolare un video creato per l'occasione, utilizzando i media e i social network. L'Università di Pisa ha aderito con entusiasmo al progetto: diffonderà il video attraverso i monitor presenti nei propri poli didattici nei giorni precedenti alla Giornata Mondiale contro l'Ipertensione arteriosa e diffonderà le informazioni relative a questa campagna mediante il proprio sito e la propria pagina facebook.
Prenderanno parte alla ricerca i 16 Centri italiani per l'Ipertensione Arteriosa, nelle città di Ancona, Bologna, Brescia, Chieti, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Roma, Terni, Torino, Udine, coordinati da quello di Palermo.
Un progetto made in Pisa potrebbe arrivare ad eliminare quasi completamente il problema della sordità. L'idea è nata nei laboratori della u.o. Otorinolaringoiatria audiologia e foniatria, diretta dal prof. Stefano Berrettini (a destra), da anni all'avanguardia nell'impianto di impianti cocleari che sostituiscono le funzioni dell'orecchio. Gli impianti cocleari attualmente in uso svolgono in tutto e per tutto le funzioni dell'orecchio umano e devono essere alimentati attraverso batterie esterne. Il progetto mira a lasciare sostanzialmente intatto l'orecchio e a sostituire solo le cellule – malate o semplicemente invecchiate – che non funzionano più. Al posto delle cellule verrebbe impiantato chirurgicamente un minuscolo strumento capace di autoalimentarsi all'infinito sfruttando le onde sonore che entrano nel padiglione auricolare.
Questo è teoricamente possibile grazie all'utilizzo di materiali piezoelettrici, che per loro natura sono capaci di trasformare spontaneamente energia meccanica in energia elettrica, comportandosi quindi di per sé da trasduttori. Sarà quindi sviluppata una tecnica di posizionamento chirurgico che assicuri il miglior contatto del materiale con la membrana basilare. In pratica il dispositivo sarà costituito soltanto da una strisciolina di materiale da posizionare chirurgicamente nella chiocciola ed andrà a rimpiazzare la funzione svolta dalle cellule ciliate dell'orecchio.
Al momento solo un equipe giapponese sta percorrendo questa strada, ma i ricercatori pisani contano di riuscire ad essere i primi a brevettare il nuovo modello di impianto. Il Ministero della salute ha premiato la ricerca con un contributo di 450mila euro (uno degli 11 nel progetti Aoup finanziati con il Bando di ricerca finalizzata e giovani ricercatori 2011-2012). Naturalmente al progetto lavorano non solo medici, ma anche ingegneri, fisici e chimici, in un mix di ingegneria tessutale, chirurgia e nanotecnologie. Con il prof. Stefano Berrettini e il dott. Luca Bruschini (foto a sinistra) lavorano infatti l'ing. Serena Danti (Aoup), il dott. Gianni Ciofani e il dott. Virgilio Mattoli (Fondazione istituto italiano tecnologia, IIT, di Pontedera), il prof. Alessandro Martini (Azienda ospedaliera di Padova).
(Ufficio stampa AOUP)
Domenica 11 maggio, in occasione dell'iniziativa Azalea della Ricerca, i volontari dell'associazione "I Cavalieri", insieme ai ricercatori Elisa Giovannetti e Niccola Funel, sono scesi in piazza per vendere le azalee a sostegno della ricerca contro i tumori femminili (foto). L'iniziativa ha riscosso un grande successo e tutte le azalee sono state vendute entro la fine della mattinata.
La Start-Up della dottoressa Elisa Giovannetti, ricercatrice dell'Università di Pisa, è stata inoltre scelta come testimonial della SISAL per sostenere l'AIRC per tutto il mese di maggio. Attraverso la sua rete di circa 42.000 punti vendita sul territorio nazionale, SISAL darà infatti al pubblico la possibilità di donare ad AIRC attraverso schedine superenalotto dedicate, quick pick ed erogazioni libere
L'AIRC Start-Up è il grant italiano più prestigioso (a livello nazionale nel 2014 ne sono stati assegnati solo 3, sulla base della qualità del progetto di ricerca) e cospicuo (750.000 euro) per giovani ricercatori che lavorano in ambito oncologico.
La Start-Up condotta dalla Dr.ssa Elisa Giovannetti è focalizzata sul meccanismo con cui agiscono i farmaci antitumorali, e sulle cause di resistenza nei confronti di tali farmaci, principalmente nell'ambito dei tumori pancreatici. Il laboratorio è ospitato presso dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia e collabora attivamente con l'equipe chirurgica guidata dal Prof. Ugo Boggi. Altre importanti collaborazioni includono il Prof. Romano Danesi (Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa) e il Prof. Godefridus Peters (VU University Medical Center, Amsterdam).
La Dr.ssa Giovannetti dichiara: "AIRC ha fornito un supporto fondamentale per sviluppare la mia linea di ricerca, dandomi la possibilità di aprire un nuovo laboratorio, dove scegliere i migliori collaboratori in base al mio progetto. In questo modo posso investire le mie energie per realizzare gli obiettivi dei miei studi, e consolidare una rete di collaborazioni con altri ricercatori e oncologi/chirurghi. Tale rete è fondamentale per ricerche di tipo traslazionale, fra il laboratorio e la clinica."
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(Ufficio Stampa Aoup)
Siti con notizie collegate:
http://www.sisal.com/comunicato-stampa/superenalotto-15-anni-al-fianco-di-airc