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È al via un progetto regionale sulla prevenzione e riabilitazione dei danni da stress lavoro-correlato, con l'uso di realtà virtuale e percorsi formativi universitari specifici, proposto da Inail Regione Toscana, Università di Pisa, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e Scuola Superiore Sant’Anna. Il progetto è stato illustrato mercoledì 29 maggio, al rettorato dell'Università di Pisa, dal prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio dell'Ateneo pisano, Marco Gesi, dal direttore regionale di Inail Toscana, Giovanni Asaro, dal direttore generale dell'AOUP, Silvia Briani, dal direttore della Scuola di specializzazione in Medicina del Lavoro dell'Università di Pisa, Alfonso Cristaudo, dal responsabile del Centro per il disadattamento lavorativo dell'AOUP, Rodolfo Buselli, dal dirigente medico della Sovrintendenza medica regionale Inail, Massimo Paoli, dai ricercatori dell’Istituto Tecnologie della Comunicazione, Informazione, Percezione della Scuola Superiore Sant'Anna, Marcello Carrozzino e Federico Vanni.

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Il progetto mira a creare interventi personalizzati su ogni lavoratore con danni psichici da stress lavoro-correlato, di ridurre i suoi livelli di stress lavoro-correlato, trattare eventuali patologie psichiatriche, elaborare strategie individualizzate per il suo reinserimento lavorativo attraverso l’assistenza e lo sviluppo di percorsi di terapia cognitivo-comportamentale con tecnologia di realtà virtuale.
In Europa il 25% dei lavoratori sostiene di soffrire di stress legato all’attività lavorativa per tutto o per la maggior parte dell’orario di lavoro e una percentuale simile riferisce che l’attività lavorativa rappresenta un rischio per la propria salute. Vista l’importanza del fenomeno, anche la legislazione ha iniziato ad affrontare tali problematiche, sia in Europa che in Italia. Il Centro per il disadattamento lavorativo dell’AOUP rappresenta per la regione Toscana un punto di osservazione privilegiato delle patologie da stress lavoro-correlato. Dal 2008 al 2018 sono stati esaminati 1039 casi di pazienti che richiedevano una valutazione per psicopatologia da disfunzioni dell’organizzazione del lavoro.

Con il nuovo progetto , attraverso l’utilizzo di specifici scenari virtuali, sarà possibile potenziare le tecniche cognitivo-comportamentali rendendole più sicure e meno costose rispetto all’esposizione in vivo: ciò permetterà al paziente di interagire con la situazione stressogena in un ambiente sicuro e al terapeuta di condividere l’esperienza, monitorandone lo svolgimento, graduandone l’intensità e in ultimo elaborando un modello valido e adattativo di comportamento per il paziente. La creazione di scenari virtuali ad hoc e la valutazione in tempo reale di parametri psicofisiologici stress-sensibili (come ad esempio la frequenza cardiaca, la pressione, la variabilità dell’elettrocardiogramma) consentirà di misurare per ogni singolo caso i livelli di stress reattivo a diverse situazioni lavorative ricavando informazioni sull’idoneità allo svolgimento di precise mansioni e strategie per il reinserimento lavorativo di quei lavoratori con patologie psichiatriche da stress lavoro-correlato.

Dato che le consulenze tecniche in materia di malattie professionali da costrittività organizzative rappresentano un settore di attività particolarmente delicato e complesso nell'ambito più ampio della consulenza medico-legale nei tribunali, la collaborazione con l’Inail permetterà all’Università di Pisa di istituire un apposito corso di perfezionamento per consulenti tecnici d’ufficio e di parte in tema di patologie da costrittività organizzative (stress lavoro-correlate). Il corso, della durata di un anno, sarà progettato dalla Medicina del lavoro dell’Università di Pisa in collaborazione con professionisti INAIL e prevederà il coinvolgimento di magistrati per riportare la loro posizione sul tema anche in qualità di docenti. Sarà articolato in diverse aree all'interno delle quali specialisti di diversa estrazione medica e giuristi affronteranno i temi d’interesse per la consulenza tecnica sulle malattie professionali da costrittività organizzative in ambito civile, assicurativo e penale, con l'obiettivo di proporre un approccio valutativo multidisciplinare, qualificando un gruppo di consulenti con speciale interesse professionale e culturale per la materia.

È stato consegnato a Rosa Cervelli, il Premio Martelli del Rotary Club Viareggio Versilia, istituito in ricordo del professor Dino Martelli, primario di radiologia dell’ospedale di Pietrasanta. Il premio è stato organizzato dalla socia Sandra Cosci con il supporto del professor Sandro Paci ed è stato ideato e finanziato da Pier Nello Martelli, figlio del professor Dino Martelli, con il patrocinio dell’Università di Pisa.

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Nel suo intervento il professor Paci ha spiegato che questa borsa di studio è andata alla migliore tesi di specializzazione in Radiodiagnostica degli ultimi due anni e la vincitrice, Rosa Cervelli, laureata con lode, è stata scelta come più meritevole tra i candidati. La dottoressa, molto soddisfatta per questo riconoscimento, ha ringraziato il Rotary Club e ha proseguito poi con la presentazione del suo lavoro precisando quanto sia sempre più importante, nella medicina moderna, il ruolo del medico radiologo.

Alla cerimonia erano presenti il presidente del Rotary Club Viareggio Versilia Carlo Bigongiari, il dottor Pier Nello Martelli, il professor Davide Caramella, direttore dell’Unità Operativa di Radiodiagnostica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana oltre che direttore della Scuola di Specializzazione in Radiodiagnostica, il professor Sandro Paci e Sandra Cosci.

Andrà in scena sabato 4 maggio il "Triangolare della solidarietà", incontro di calcio a scopo benefico che vedrà impegnate le rappresentative del Centro Ricreativo dei Dipendenti Universitari (CRDU), della Polizia di Stato e del Pisa VIP, nelle cui fila giocheranno diversi personaggi dello sport pisano. Le partite si terranno negli impianti sportivi US di Porta a Piagge, in via De Ruggiero, a partire dalle ore 14,30.

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Il ricavato della manifestazione sarà devoluto all'associazione “Per donare la vita Onlus” e sarà finalizzato all'acquisto di un apparecchio portatile per ecografia destinato all'Unità Operativa di Chirurgia generale e dei trapianti dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana diretta dal professor Ugo Boggi. Durante le gare saranno estratti i due numeri vincenti della lotteria legata alla manifestazione: in palio ci sono la maglia e il pallone del Pisa autografati dai protagonisti.

La manifestazione è stata illustrata a Palazzo alla Giornata dal rettore Paolo Mancarella, dalla vicedirigente della Polizia, Roberta Falaschi, dal professor Ugo Boggi, dalla rappresentante dell'Associazione “Per donare la vita Onlus”, Maria Teresa Alfano, dal presidente del CRDU, Bruno Sereni, e dal rappresentante di Pisa VIP, Mauro Mangini.
"La solidarietà è un valore da recuperare al giorno d'oggi - ha detto il rettore Mancarella - ed è compito delle istituzioni promuovere iniziative che la riportino al centro dell'attenzione pubblica".

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Nella foto in alto: da sinistra Alfano, Falaschi, Mancarella, Boggi, Sereni e Mangini.
Nella foto in basso: il rettore Mancarella con alcuni rappresentanti del CRDU.

Beniamino Bortoli, Marco Favilli, Federica Mei e Debora Tognarelli sono i quattro studenti dell’Università di Pisa iscritti al sesto anno di Medicina e Chirurgia che hanno partecipato a un’esperienza di volontariato nell’Africa sub sahariana. Tramite un accordo stretto tra l’Ateneo pisano e la Ong Medici con l’Africa CUAMM, tra ottobre e novembre 2018 ciascuno di loro ha svolto un tirocinio medico di un mese presso l’ospedale di Chiulo, nella regione del Cunene, nel profondo sud dell’Angola. Al rientro in Italia gli studenti, accompagnati dal professor Emanuele Cigna, sono stati ricevuti dal rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella, al quale hanno raccontato la loro esperienza.

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“Abitavamo in un piccolo villaggio situato in una regione semi desertica. Vi erano solamente una chiesa e un ospedale, per cui ci siamo dedicati completamente all’attività sanitaria. Sveglia al mattino presto, briefing con tutti i medici e gli infermieri e poi a lavoro in uno dei reparti, a seconda di dove ci fosse più bisogno. Nel pomeriggio spesso ci mettevamo a casa a studiare i casi della mattina oppure tornavamo in ospedale la sera a ricontrollare i pazienti ricoverati o a visitarne di nuovi arrivati al pronto soccorso. Durante tutte le nostre attività ospedaliere siamo stati seguiti dal dottor Carlo Caresia, anestesista di Firenze e medico responsabile CUAMM dell’ospedale di Chiulo. 

Carlo, e gli altri cinque medici italiani del CUAMM che collaborano col personale sanitario del posto, ci hanno mostrato cosa voglia dire per Medici con l’Africa CUAMM fare cooperazione internazionale, ovvero mettersi sullo stesso piano dei medici e infermieri del posto, cercando di dare il proprio contributo attraverso decisioni e scelte che devono essere condivise coi servizi sanitari angolani, senza mai imporsi o cercare di sostituirli.

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Dal punto di vista medico, la cosa più difficile a cui ci siamo dovuti abituare è stata la completa mancanza di mezzi diagnostici oltre che terapeutici. Quella che da noi è informazione “scontata”, come un emocromo o una TC, a Chiulo non esiste, quindi le diagnosi richiedono uno studio paziente e molto ragionamento clinico. Abbiamo visto cosa significa fare una medicina basata unicamente sulla semeiotica tradizionale e questo è stato senz’altro stimolante per tutti noi”.
Gli studenti hanno confermato al rettore Paolo Mancarella che per loro “è stato un onore poter rappresentare l’Università di Pisa nel mondo, con un’esperienza che ci ha aiutati a crescere dal punto di vista professionale, ma soprattutto umano. Per noi è stato un mese intenso e ricco di emozioni, potendo vedere con i nostri occhi certe molto distanti dal nostro quotidiano e acquistando ulteriore consapevolezza di quanto siamo fortunati”.

 

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Ritornati in Italia, i quattro ragazzi hanno deciso di continuare a impegnarsi per l'Africa e si sono uniti al neoformato gruppo di volontari “Medici con l'Africa CUAMM Pisa” che organizza eventi di sensibilizzazione sul territorio, con lo scopo di diffondere la conoscenza dell’associazione e delle attività che svolge in Africa.

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Di Gangi orizSi è appena conclusa a Francoforte la 45° edizione del meeting annuale della EBMT, la Società europea per il trapianto di midollo osseo - uno dei più importanti congressi mondiali dedicati al trapianto di cellule staminali - e il dottor Alessandro Di Gangi, specializzando in Pediatria all’Università di Pisa, ha partecipato - unico italiano di otto candidati selezionati da tutto il mondo - al programma “EBMT Young Ambassadors” volto a stimolare la partecipazione attiva di giovani ricercatori alla vita comunitaria della società.

Durante questa esperienza, il medico ha avuto modo di entrare in contatto con la leadership EBMT e di conoscere altri giovani ricercatori dal diverso profilo professionale allo scopo di creare un network volto allo sviluppo di progetti di ricerca comuni e partecipare attivamente all’imminente lancio del progetto “EBMT young community”, che lo vedrà coinvolto anche durante il prossimo meeting annuale EBMT 2020 a Madrid.

Ex-allievo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Di Gangi ha maturato il suo interesse per l’oncoematologia pediatrica e il trapianto di midollo osseo grazie all’incontro - durante gli ultimi anni di Medicina - con la dottoressa Mariacristina Menconi (responsabile clinico del Centro trapianti pediatrico dell’Aoup) e con la dottoressa Gabriella Casazza (direttore facente funzione dell’Unità operativa di Oncoematologia pediatrica dell’Aoup). È stato inoltre protagonista agli ultimi congressi internazionali della EHA, la Società europea di Ematologia e dell’ASCO, la Società di Oncologia clinica con numerosi lavori scientifici riguardanti l’esperienza trapiantologica pediatrica. (Fonte Ufficio Stampa AOUP).

Salvestroni Cesare1È stata inaugurata venerdì 12 aprile e rimmarrà aperta fino al 5 maggio, a Palazzo Blu, la mostra “L’Università di Pisa da Curtatone e Montanara alla Goliardia. La Donazione in Memoria di Cesare Salvestroni” (nella foto a lato) realizzata con la collezione donata alla Fondazione Pisa da Muzio Salvestroni, che è stato presidente del Cus Pisa per circa 40 anni, dando vita al complesso sportivo universitario di via del Brennero, e oggi ne è presidente onorario.

Si tratta di una raccolta di documenti, libri, stampe e foto che contribuiscono al racconto della città a partire dal 1800. “Ho deciso di donare alla Fondazione Pisa – spiega Muzio Salvestroni - la mia raccolta, che conta oltre mille pezzi, tra documenti, libri, stampe e Numeri Unici, collezionati con passione per tanti anni, affinché diventino un patrimonio della città, a disposizione dei pisani. Sono certo che la Fondazione Pisa saprà conservare e valorizzare questa donazione che è dedicata alla memoria di mio padre, Cesare Salvestroni, Martire della Resistenza, animatore dell’antifascismo clandestino, organizzatore della Resistenza Armata a Pisa e responsabile della Giunta militare del C.L.N. Provinciale, dove rappresentava il Partito d’Azione. Catturato dai nazisti nel maggio 1944, fu deportato prima a Mauthausen e poi a Ebensee, dove morì il 2 marzo 1945, all’età di 48 anni, avendo sempre rifiutato di fare i nomi dei suoi compagni nonostante le torture”.

Manifesto congresso scienziatiTra i pezzi più importanti della donazione di Muzio Salvestroni c’è il Manifesto della Prima riunione degli scienziati italiani che si svolse a Pisa dal primo al 15 ottobre 1839 in cui campeggia il ritratto del Granduca Leopoldo II con l’elenco dei partecipanti. Un pezzo rarissimo e perfettamente conservato. Fanno parte della raccolta anche i 65 Numeri Unici, ovvero le pubblicazioni annuali dei Goliardi, con il primo numero conosciuto del 1880, il Numero Unico Lyceum del 1936 con una xilografia del pittore viareggino Lorenzo Viani e i due numeri del 1898 dei Goliardi di Pisa e di Pavia per il 50esimo anniversario di Curtatone e Montanara.
Inoltre ci sono la stampa, curata da Gherardo Nerucci all’epoca studente della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, con i nominativi dei componenti del battaglione universitario che ha partecipato alla battaglia di Curtatone e Montanara; il ritratto di Elbano Gasperi, eroico artigliere della battaglia di Curtatone e Montanara, che pur essendo stato colpito continuò a combattere; i manoscritti delle biografie dei docenti dell'Università di Pisa dalla fine del Seicento all'Ottocento.
Tra le rarità anche le foto di scena e le cartoline fotografiche della "Vedova allegra" che venne rappresentata dai Goliardi con grande successo al Teatro Verdi nel 1910, con gli autografi e le dediche dei partecipanti.

La selezione dei cimeli in mostra è a cura di Stefano Renzoni. La mostra, visitabile fino a domenica 5 maggio, è a ingresso libero. A partire dal 20 aprile fino al 5 maggio l’orario di apertura sarà ore 10 – 20.

Cesare Salvestroni, nato a Pisa il primo maggio 1897, si iscrisse alla Scuola Superiore di Medicina veterinaria dell’Università di Pisa nell’anno accademico 1916-17. Sottotenente del Genio Minatori nella Prima Guerra mondiale, prigioniero degli Austriaci (dopo Caporetto) dal 25 ottobre 1917 al 28 novembre 1918 nel campo di Mauthausen, fu decorato con una prima Croce al Merito. Dopo la laurea in Medicina veterinaria conseguita nell’anno accademico 1920-21, fu nominato assistente di ruolo della cattedra di Zootecnia (nella foto in basso è il primo a destra nella prima fila): il 31 dicembre 1927 fu costretto alle dimissioni per aver rifiutato la tessera del partito fascista.

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È stato co-fondatore del Partito d’Azione a Pisa, partigiano combattente. Responsabile militare del C.L.N. della Provincia di Pisa dall’8 settembre 1943, venne catturato dai nazisti nel maggio 1944, deportato prima a Mauthausen e poi a Ebensee, dove morì il 2 marzo 1945, all’età di 48 anni. Nonostante le percosse e le torture subite, rifiutò sempre di fare i nomi dei suoi compagni. Da giovane era stato Azzurro della Nazionale di Tiro a segno nella categoria di pistola libera, portiere di calcio del Pisa S.C. e canottiere della S.C. Arno. Tra i tanti riconoscimenti che gli sono stati assegnati ci sono due croci al merito al Merito di guerra per la sua attività di Partigiano combattente e Martire della Resistenza.
Nel 1966 il Comune di Pisa, decise di intitolare a suo nome una strada (traversa di via XXIV Maggio a Porta a Lucca) e il 19 gennaio 1971 avvenne la posa della targa stradale. Il 2 giugno 1984 l’Università di Pisa fece incidere il suo nome sulla grande lapide commemorativa posta in Sapienza in onore dei docenti, degli studenti e degli impiegati dell’Ateneo caduti durante la Seconda guerra mondiale. Il 2 giugno 2012 la Repubblica Italiana gli ha assegnato la Medaglia d’Onore alla memoria.

Venerdì 12 aprile, nell'Aula Magna Nuova del Palazzo “La Sapienza”, si è tenuta la cerimonia di conferimento dell’Ordine del Cherubino per gli anni 2018 e 2019. La cerimonia è tornata in Sapienza dopo sette anni, a restauro ultimato. L’ultima volta che il palazzo aveva ospitato l’evento era stato nel 2012.

La mattinata è stata aperta dall'intervento del rettore Paolo Mancarella, che nel suo discorso alla comunità accademica si è soffermato sulla necessità, da parte dell'università, di recuperare la sua autorevolezza. "L’università che paragonata a quel che la circonda ha mantenuto una superiore dignità, può essere il punto di ripartenza per riconquistare i valori che si stanno perdendo - ha detto il rettore - Può e deve farlo. Lo strumento più attagliato per vincere questa battaglia sta proprio nella formazione. Anche attraverso la qualità e la serietà di quel che proponiamo per educare le nuove generazioni possiamo riaffermare la nostra autorevolezza".

Prima di procedere alla consegna dell'Ordine del Cherubino, il professor Mancarella ha ricordato che "il tratto che accomuna le biografie di tutti i premiati odierni è l'eccellenza scientifica declinata nei diversi campi del sapere, ma nei loro profili riconosco in modo spiccato una dote ancora più preziosa: la disponibilità a mettersi al servizio della nostra Università (e dell’intera collettività), ricoprendo ruoli di rilievo e di responsabilità, e a impegnarsi per la crescita dell’Ateneo (e dell’intera società)".

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Le professoresse e i professori ordinari insigniti quest’anno sono stati venti, dieci per il 2018 e dieci per il 2019.

Hanno ricevuto l’Ordine del Cherubino per il 2018, in ordine di anzianità di servizio: Dario Andrea Bini del Dipartimento di Matematica, Amelio Dolfi del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Claudia Martini del Dipartimento di Farmacia, Michele Marroni del Dipartimento di Scienze della Terra, Antonio Bicchi del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Paolo Nello del Dipartimento di Scienze Politiche, Pier Mario Pacini del Dipartimento di Economia e Management, Marco Collareta del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Mauro Ferrari del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia e Franco Verni del Dipartimento di Biologia.

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Gli insigniti per il 2019, sempre per anzianità di servizio, sono Roger Fuoco del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale, Massimo Guiggiani del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale, Mario Petrini del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Francesco Fidecaro del Dipartimento di Fisica, Marco Nardi del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, Massimo Ceraolo del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni, Marcella Bertuccelli del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, Rossano Massai del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali, Alberto Gargani del Dipartimento di Giurisprudenza e Paolo Ferragina del Dipartimento di Informatica.

Al termine della cerimonia il rettore ha conferito l'Ordine del Cherubino alla memoria alla professoressa Cinzia Chiappe, del Dipartimento di Farmacia, scomparsa di recente.

 

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La più grande organizzazione mondiale di chirurghia ha conferito la sua massima onorificenza al professor Franco Mosca, Emerito di Chirurgia generale dell’Università di Pisa. La “Honorary Fellowship” dell’American College of Surgeons (ACS) è stata assegnata al professor Mosca in occasione del Congresso 2018 che si è svolto a Boston.

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L’ACS, fondata nel 1913, è la più grande organizzazione di chirurgia generale e specialistica e riunisce più di 82.000 chirurghi di tutto il mondo, con lo scopo di migliorare la qualità della pratica chirurgica. Dalla sua istituzione a oggi sono divenuti membri onorari 470 chirurghi internazionali e tra di loro soltanto 11 italiani: Raffaele Bastianelli nel 1918, Vittorio Putti nel 1925, Roberto Alessandri nel 1926, Mario Dogliotti nel 1951, Pietro Valdoni nel 1955, Giambattista Bietti nel 1968, Umberto Veronesi nel 1998, Sergio Pecorelli nel 2005, Nicola Scopinaro nel 2007, Alberto Montori nel 2011 e Renzo Dionigi nel 2017.
Il professor Franco Mosca, Fellow dell’ACS da 25 anni, aggiunge questo massimo riconoscimento ad honorem ad altri ambiti e molto esclusivi, quali il Royal College of Surgeons (2006), l'American Surgical Association (2008) e il Polish Association of Surgeons (2011).

Nella Motivazione del riconoscimento si ricorda che “il professor Franco Mosca è divenuto cattedratico nel 1986. Da allora ha creato una Unità Operativa di eccellenza in chirurgia oncologica, vascolare e trapiantologica. Fin dall’inizio della sua carriera si è dedicato a migliorare l’organizzazione ospedaliera introducendo la terapia intensiva post chirurgica, l’endoscopia chirurgica, l’ecografia diagnostica ed operativa nella convinzione che i chirurghi non possono delegare queste attività ad altri se vogliono ottenere i migliori risultati. Queste basi hanno consolidato lo sviluppo di una costellazione di nuovi programmi per il trattamento dell’ipertensione portale, la chirurgia vascolare, i trapianti di organi (rene, pancreas, fegato). Inoltre il professor Mosca ha sviluppato la chirurgia oncologica e in particolare quella pancreatica ed epatobiliare; infine ha, tra i primi in Italia, sviluppato la chirurgia laparoscopica. L’interesse per le nuove tecnologie ha portato il professor Mosca a stabilire legami stretti con i Dipartimenti di Ingegneria delle Università Pisane, mettendo a punto nuovi dispositivi per la chirurgia laparoscopica e l’endoscopica fino alla creazione di un Centro di Eccellenza (Endocas) per ricerca e training in chirurgia assistita dal computer. Questo centro è riconosciuto, primo e unico in Italia, dall’American College of Surgeons quale 'Accredited Education Institute'. Il professor Mosca è un eccezionale leader chirurgico e uno dei più rispettati e influenti chirurghi europei”.

“Desidero condividere questo riconoscimento - ha dichiarato il professor Franco Mosca - con quanti hanno collaborato con me in tanti anni di impegno e sacrificio rendendo possibile il raggiungimento di risultati importanti a favore dei nostri pazienti e della Sanità Pubblica. Sono molto gratificato per essere stato presentato all’ACS da un illustre allievo della Scuola Medica Pisana: il professor Fabrizio Michelassi chirurgo di fama mondiale”.

Ci sono voluti mesi di cure per salvare Athos e Porthos, i due lupi ricoverati all’Ospedale Didattico Veterinario (ODV) “Mario Modenato” del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa che alcuni giorni fa sono stati liberati in un’area protetta del Parco Faunistico del Monte Amiata.


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La professoressa Micaela Sgorbini, direttore sanitario dell’Ospedale Didattico Veterinario (ODV) “Mario Modenato”


Athos, il più giovane, è stato trovato intrappolato fra alcuni tubi nell’area mineraria Rosignano Solvay da alcuni operai del Comune di Montecatini Val di Cecina, quindi portato all’ospedale dell’Ateneo pisano dalla polizia provinciale nel novembre del 2018. Porthos, l’esemplare adulto, è arrivato invece lo scorso gennaio grazie ai volontari della onlus “Amici a 4 zampe” dopo una segnalazione di alcuni cittadini nel Comune di Terricciola.
“Athos, il lupacchiotto, aveva tibia e fibula fratturate e una ferita estesa all’arto posteriore sinistro che abbiamo pulito chirurgicamente con un intervento in anestesia generale – racconta la professoressa Micaela Sgorbini, direttore sanitario dell’ODV che cura gli animali selvatici in team con le dottoresse Francesca Bonelli e Irene Nocera.


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Athos nel momento del ritrovamento intrappolato fra i tubi


“Anche Porthos, il lupo adulto, era in condizioni molto critiche quando è arrivato – continua Micaela Sgorbini – era in stato comatoso, disidratato e aveva una frattura all’anca sinistra. Lo abbiamo quindi sottoposto a fluidoterapia e a terapia del dolore. Fortunatamente, nel giro di 48 ore era già vigile, ed è rimasto con noi fino a alla guarigione spontanea della frattura”.


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Porthos nel ricovero dell’Ospedale Didattico Veterinario dell’Università di Pisa


Una volta ristabiliti, il 5 marzo scorso Athos e Porthos sono stati affidati a Marco Aloisi, medico veterinario responsabile sanitario del Parco Faunistico del Monte Amiata, che li ha portati nella loro nuova casa dove, una volta liberati, avranno 18 ettari di terreno a disposizione.

Per la salvaguardia della fauna selvatica, l’ODV “Mario Modenato” dell’Università di Pisa opera in convenzione con la Regione Toscana e dal 2010 a fine 2018, gli animali soccorsi e ricoverati sono stati 194. Insieme a Micaela Sgorbini e al suo team sono coinvolti nella cura degli animali anche i servizi di diagnostica per immagini, di cui è responsabile la professoressa Simonetta Citi, e di anestesiologia che fa capo alla professoressa Angela Briganti.

 

Mercoledì 6 marzo un gruppo di allievi della Scuola Superiore Sant’Anna che segue il corso di Sistemi di programmazione e di miglioramento della performance in sanità e la laurea magistrale in Innovation management, ha fatto visita al Centro multidisciplinare di chirurgia robotica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

 

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Gli studenti durante la visita

L’incontro aveva come obiettivo la presentazione del Centro come polo di riferimento di pratiche innovative di organizzazione multidisciplinare, oltreché piattaforma di sviluppo di innovativi sistemi di management. Oltre alla sua naturale vocazione clinica, infatti, il Centro è da tempo punto di riferimento nazionale e internazionale di formazione attraverso le numerose professionalità dell’Ateneo pisano che quotidianamente svolgono attività di tutoring e proctoring in ambito chirurgico. È inoltre sede di master universitari di II livello e di corsi per tutte le scuole di specializzazione dell’Università di Pisa e per il corso di laurea in Medicina e chirurgia, oltre ad avere accolto in questi anni più di 300 ospiti stranieri in formazione da tutta Europa. Verso il Centro, inoltre, nel corso degli ultimi anni si è registrato un interesse sempre crescente di istituzioni nazionali e internazionali con riferimento al relativo modello gestionale e di funzionamento.

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Da sinistra, Grazia Luchini, Silvia Briani, Sabina Nuti e Carlo Milli


Gli allievi, accompagnati da Sabina Nuti, docente di Economia e gestione delle imprese alla Scuola Superiore Sant’Anna, sono stati accolti dalla Franca Melfi, direttore del Centro multidisciplinare di chirurgia robotica, nonché docente di Chirurgia toracica all’Università di Pisa, e per l’Aoup dal direttore generale Silvia Briani, dal direttore sanitario Grazia Luchini e dal direttore amministrativo Carlo Milli.

“Questi anni sono stati proficui – ha dichiarato la professoressa Melfi – perché il Centro è cresciuto, grazie alla partnership con omologhe strutture in tutta Europa, spiccando per il modello innovativo che integra la multidisciplinarietà con la standardizzazione delle procedure e soprattutto per un elevato livello di formazione, didattica e ricerca, che ne fa un polo di riferimento su scala internazionale”.

 

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Da sinistra, Sabina Nuti, Franca Melfi


“Quando dico, e lo dico spesso, che l’Università di Pisa è culla dell’eccellenza mi riferisco proprio ad esempi come questo – ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella –. E mi fa particolarmente piacere sottolineare, in questo caso, il fatto che il Centro è nato grazie alla identità di vedute tra Università e AOUP, che hanno messo in campo risorse e competenze di altissimo livello proprio perché convinti della bontà del progetto. Il fatto che la Scuola S. Anna lo abbia scelto come modello da cui prendere spunto è conferma di tutto ciò”.

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