Spettacolo "Il settimo continente"
Venerdì 6 dicembre alle 18.30, al Teatro Nuovo (piazza della Stazione 16), la compagnia teatrale La Ribalta Teatro presenta lo spettacolo "Il Settimo Continente".
L'evento è organizzato dall'associazione Nosodi con il contributo di ateneo per le attività studentesche autogestite.
Ingresso gratuito.
Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Spettacolo "Il settimo continente"
Venerdì 6 dicembre alle 18.30, al Teatro Nuovo (piazza della Stazione 16), la compagnia teatrale La Ribalta Teatro presenta lo spettacolo "Il Settimo Continente".
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Ingresso gratuito.
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Eventi dell'Associazione Beat per Pisa in Blu
Il 30 novembre, in occasione della manifestazione Pisa in Blu, l'Associazione Beat organizza a partire dalle 17 un evento di musica dal vivo e due eventi di giocoleria per bambini.
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Indagine sugli studenti universitaria italiani: chi ha una bassa alfabetizzazione sanitaria funzionale ha una minore percezione del rischio ambientale
Gli studenti universitari che hanno una più bassa alfabetizzazione sanitaria funzionale hanno anche una minore percezione dei rischi ambientali per la salute. La notizia, che per la prima volta associa queste due variabili, arriva da una indagine coordinata dalla professoressa Annalaura Carducci dell’Università di Pisa. La ricerca, svolta dal gruppo di lavoro “salute e ambiente” della Società Italiana di Igiene, è stata pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment.
Fra novembre 2017 e gennaio 2018, i ricercatori hanno intervistato 4778 studenti dei corsi di laurea scientifico-sanitari e umanistico-sociali tra i 18 e i 25 anni (65% donne e 35% uomini) provenienti da 15 atenei italiani (Pisa, Catania, Chieti, Sassari, Messina, Bari, Modena, Brescia, Torino, Padova, Milano, Napoli, Lecce, Camerino, Firenze). Parallelamente, nello stesso periodo e nelle stesse aree geografiche, i ricercatori hanno anche monitorato quanto pubblicato in tema di ambiente su Twitter e sui quotidiani on line.
“La nostra ricerca evidenzia una criticità della cosiddetta generazione Friday for Future – dice la professoressa Annalaura Carducci - il 44% degli studenti intervistati non è infatti riuscito a riconoscere almeno 9 su 12 parole, sebbene difficili, correlate alla salute, il che è preoccupante considerato che a rispondere è una parte di popolazione di elevato livello culturale. Alla scarsa consapevolezza corrisponde poi una minore percezione dei rischi ambientali, anche quelli legati all’inquinamento, e una minore fiducia nelle istituzioni, sia come fonti di informazione sia come soggetti attivi per la tutela del territorio”.
Dalle risposte ai questionari è emerso che per quanto riguarda i temi ambientali Internet e i social network sono le fonti di informazioni primarie consultate dal 77.7% degli studenti. In generale poi non sono risultate particolari differenze fra gli studenti di materia scientifiche e umanistiche mentre nelle donne è emersa comunque una maggiore sensibilità ambientale e fiducia nelle istituzioni.
“I risultati del nostro studio confermano l’importanza dell’alfabetizzazione sanitaria per creare cittadini più consapevoli – conclude Carducci - assistiamo oggi al dilagare di informazioni distorte se non addirittura false che il cittadino fa fatica a valutare, in questo senso l’alfabetizzazione sanitaria dovrebbe rientrare a pieno titolo nei programmi scolastici, per consentire una migliore comprensione delle relazioni fra ambiente e salute, un tema su cui la sensibilità sta crescendo proprio nella popolazione più giovane e che dovrebbe essere accompagnata da conoscenze scientificamente corrette”.
Insieme alla professoressa Annalaura Carducci, responsabile dell’Osservatorio della Comunicazione Sanitaria del Dipartimento di Biologia, il gruppo dell’Università di Pisa che ha realizzato lo studio comprende Andrea Calamusa, Ileana Federigi, Giacomo Palomba e Marco Verani. Hanno inoltre partecipato all’indagine molti studiosi dei 15 atenei coinvolti nell’indagine e di particolare importanza è risultata la collaborazione con le professoresse Margherita Ferrante e Maria Fiore dell’Università di Catania per la complessa elaborazione dei dati.
Il profumo dei balsami racconta la storia di Kha e Merit
I ricercatori sono tornati ad “annusare” le “ultratracce” dell’Antico Egitto. Dopo la campagna di indagini preliminari svolta a luglio di quest’anno, la tomba di Kha e Merit del Museo Egizio di Torino è stata protagonista di una nuova serie di analisi. La ricerca, appena conclusa, ha riguardato trenta nuovi reperti di circa 3500 anni fa appartenenti al corredo funerario rinvenuto integro nel 1906 che rappresenta uno dei principali tesori della collezione egittologica torinese.
Nel quadro di un progetto di ricerca finanziato dalla regione Toscana e con il supporto dell’azienda SRA, un team di chimici dell’Università di Pisa, in collaborazione con gli archeologi e i curatori del Museo, ha analizzato in modo del tutto non invasivo, senza prelevare alcun campione, il contenuto di trenta ampolle, vasi e anfore. Ad essere “annusati” grazie a questa tecnologia sono i composti volatili rilasciati nell’aria in concentrazioni estremamente basse (ultratracce) dai residui organici presenti nei contenitori al fine di identificarne la natura. I risultati promettenti della prima campagna diagnostica, in corso di pubblicazione, hanno convinto ricercatori e staff del Museo Egizio a estendere lo studio a una più ampia gamma di contenitori che fanno parte della collezione, nonché alcune mummie di prossima esposizione in una sala dedicata.
Anche questa volta l’esame è stato eseguito con uno spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) trasportabile, un macchinario che solitamente è impiegato in ambito medico per quantificare i metaboliti del respiro e che solo recentemente ha dimostrato la sua utilità anche nel campo dei beni culturali per eseguire indagini preservando l’integrità dei reperti.
I risultati saranno integrati da analisi effettuate in laboratorio mediante tecniche basate su cromatografia e spettrometria di massa.
“Grazie ai promettenti risultati ottenuti durante la prima fase di indagine, che saranno a breve pubblicati su una rivista scientifica internazionale e successivamente presentati al pubblico, abbiamo deciso di effettuare una seconda campagna di misure. L’entusiasmo dello staff del Museo - spiega Ilaria Degano dell’Università di Pisa – e la disponibilità di SRA, che ci ha permesso di impiegare nuovamente la strumentazione, ci ha permesso di ampliare il numero di campioni analizzati tramite questa metodica innovativa”.
L’indagine ha coinvolto il dottor Jacopo La Nasa, la studentessa Camilla Guerrini e le professoresse Francesca Modugno, Erika Ribechini, Ilaria Degano e Maria Perla Colombini dell’Università di Pisa, il dottor Andrea Carretta della SRA Instruments e Valentina Turina, Federica Facchetti, Enrico Ferraris del Museo Egizio di Torino. L’iniziativa rientra nel progetto MOMUS - Spettrometria di Massa SIFT portatile e identificazione di Materiali Organici in ambiente Museale, realizzato con il sostegno della Regione Toscana e di SRA Instruments, cha inoltre ha messo a disposizione lo spettrometro di massa e la sua esperienza nella gestione dell’esperimento.
Workshop "Estetica e tecnologia"
Workshop "Estetica e tecnologia"
Il profumo dei balsami racconta la storia di Kha e Merit
I ricercatori sono tornati ad “annusare” le “ultratracce” dell’Antico Egitto. Dopo la campagna di indagini preliminari svolta a luglio di quest’anno, la Tomba di Kha e Merit del Museo Egizio di Torino è stata protagonista di una nuova serie di analisi. La ricerca, appena conclusa, ha riguardato trenta nuovi reperti di circa 3500 anni fa appartenenti al corredo funerario rinvenuto integro nel 1906 che rappresenta uno dei principali tesori della collezione egittologica torinese.
Da sinistra, le professoresse dell’Università di Pisa Ilaria Degano ed Erika Ribechini al Museo Egizio (Foto di Nicola Dell'Aquila e Federico Taverni - Museo Egizio)
Nel quadro di un progetto di ricerca finanziato dalla regione Toscana e con il supporto dell’azienda SRA, un team di chimici dell’Università di Pisa, in collaborazione con gli archeologi e i curatori del Museo, ha analizzato in modo del tutto non invasivo, senza prelevare alcun campione, il contenuto di trenta ampolle, vasi e anfore. Ad essere “annusati” grazie a questa tecnologia sono i composti volatili rilasciati nell’aria in concentrazioni estremamente basse (ultratracce) dai residui organici presenti nei contenitori al fine di identificarne la natura. I risultati promettenti della prima campagna diagnostica, in corso di pubblicazione, hanno convinto ricercatori e staff del Museo Egizio a estendere lo studio a una più ampia gamma di contenitori che fanno parte della collezione, nonché alcune mummie di prossima esposizione in una sala dedicata.
Anche questa volta l’esame è stato eseguito con uno spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) trasportabile, un macchinario che solitamente è impiegato in ambito medico per quantificare i metaboliti del respiro e che solo recentemente ha dimostrato la sua utilità anche nel campo dei beni culturali per eseguire indagini preservando l’integrità dei reperti. I risultati saranno integrati da analisi effettuate in laboratorio mediante tecniche basate su cromatografia e spettrometria di massa.
Ricercatori Unipi a lavoro al Museo Egizio, in primo piano a destra Jacopo La Nasa (Foto di Nicola Dell'Aquila e Federico Taverni - Museo Egizio)
“Grazie ai promettenti risultati ottenuti durante la prima fase di indagine, che saranno a breve pubblicati su una rivista scientifica internazionale e successivamente presentati al pubblico, abbiamo deciso di effettuare una seconda campagna di misure. L’entusiasmo dello staff del Museo - spiega Ilaria Degano dell’Università di Pisa – e la disponibilità di SRA, che ci ha permesso di impiegare nuovamente la strumentazione, ci ha permesso di ampliare il numero di campioni analizzati tramite questa metodica innovativa”.
L’indagine ha coinvolto il dottor Jacopo La Nasa, la studentessa Camilla Guerrini e le professoresse Francesca Modugno, Erika Ribechini, Ilaria Degano e Maria Perla Colombini dell’Università di Pisa, il dottor Andrea Carretta della SRA Instruments e Valentina Turina, Federica Facchetti, Enrico Ferraris del Museo Egizio di Torino. L’iniziativa rientra nel progetto MOMUS - Spettrometria di Massa SIFT portatile e identificazione di Materiali Organici in ambiente Museale, realizzato con il sostegno della Regione Toscana e di SRA Instruments, cha inoltre ha messo a disposizione lo spettrometro di massa e la sua esperienza nella gestione dell’esperimento.
La bassa alfabetizzazione sanitaria funzionale corrisponde a una minore percezione del rischio ambientale
Gli studenti universitari che hanno una più bassa alfabetizzazione sanitaria funzionale hanno anche una minore percezione dei rischi ambientali per la salute. La notizia, che per la prima volta associa queste due variabili, arriva da una indagine coordinata dalla professoressa Annalaura Carducci (foto) dell’Università di Pisa. La ricerca, svolta dal gruppo di lavoro “salute e ambiente” della Società Italiana di Igiene, è stata pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment.
Fra novembre 2017 e gennaio 2018, i ricercatori hanno intervistato 4778 studenti dei corsi di laurea scientifico-sanitari e umanistico-sociali tra i 18 e i 25 anni (65% donne e 35% uomini) provenienti da 15 atenei italiani (Pisa, Catania, Chieti, Sassari, Messina, Bari, Modena, Brescia, Torino, Padova, Milano, Napoli, Lecce, Camerino, Firenze). Parallelamente, nello stesso periodo e nelle stesse aree geografiche, i ricercatori hanno anche monitorato quanto pubblicato in tema di ambiente su Twitter e sui quotidiani on line.
“La nostra ricerca evidenzia una criticità della cosiddetta generazione Friday for Future – dice la professoressa Annalaura Carducci - il 44% degli studenti intervistati non è infatti riuscito a riconoscere almeno 9 su 12 parole, sebbene difficili, correlate alla salute, il che è preoccupante considerato che a rispondere è una parte di popolazione di elevato livello culturale. Alla scarsa consapevolezza corrisponde poi una minore percezione dei rischi ambientali, anche quelli legati all’inquinamento, e una minore fiducia nelle istituzioni, sia come fonti di informazione sia come soggetti attivi per la tutela del territorio”.
Dalle risposte ai questionari è emerso che per quanto riguarda i temi ambientali Internet e i social network sono le fonti di informazioni primarie consultate dal 77.7% degli studenti. In generale poi non sono risultate particolari differenze fra gli studenti di materia scientifiche e umanistiche mentre nelle donne è emersa comunque una maggiore sensibilità ambientale e fiducia nelle istituzioni.
“I risultati del nostro studio confermano l’importanza dell’alfabetizzazione sanitaria per creare cittadini più consapevoli – conclude Carducci - assistiamo oggi al dilagare di informazioni distorte se non addirittura false che il cittadino fa fatica a valutare, in questo senso l’alfabetizzazione sanitaria dovrebbe rientrare a pieno titolo nei programmi scolastici, per consentire una migliore comprensione delle relazioni fra ambiente e salute, un tema su cui la sensibilità sta crescendo proprio nella popolazione più giovane e che dovrebbe essere accompagnata da conoscenze scientificamente corrette”.
Insieme alla professoressa Annalaura Carducci, responsabile dell’Osservatorio della Comunicazione Sanitaria del Dipartimento di Biologia, il gruppo dell’Università di Pisa che ha realizzato lo studio comprende Andrea Calamusa, Ileana Federigi, Giacomo Palomba e Marco Verani. Hanno inoltre partecipato all’indagine molti studiosi dei 15 atenei coinvolti nell’indagine e di particolare importanza è risultata la collaborazione con le professoresse Margherita Ferrante e Maria Fiore dell’Università di Catania per la complessa elaborazione dei dati.
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Quindici studenti del Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno in viaggio studio a Barcellona
Dal 20 al 22 novembre quindici studenti selezionati del Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno hanno avuto la possibilità di approfondire sul campo le materie studiate nel corso di laurea triennale e magistrale, attraverso un viaggio-studio a Barcellona. Il viaggio, finanziato dall’Ateneo nell’ambito dei Progetti speciali per la didattica, ha permesso agli studenti di visitare il Porto di Barcellona, tra i più avanzati del Mediterraneo, nonché uno dei principali per tonnellaggio merci e container movimentati.
Gli studenti, accompagnati dai professori Nicola Castellano, Antonio Pratelli e David Burgalassi hanno assistito ad una presentazione del porto e dei suoi terminal, da parte di Jordi Torrent, strategy manager della locale Autorità Portuale e hanno, poi, proseguito la visita, in battello, accompagnati dal personale della Escola Europea – Intermodal Transport.
Il viaggio è stata anche l’occasione per visitare l’Expo Smart City, una delle più importanti fiere europee e mondiali dedicate al tema delle smart cities, presente nella città spagnola proprio in quei giorni. Durante la visita, gli studenti, suddivisi in cinque gruppi, uno per ciascuna delle aree tematiche dell’Expo (Urban Environment, Mobility, Digital Information, Governance & Finance, Inclusive & Sharing cities) hanno potuto condurre interviste con gli espositori e partecipare a eventi e workshop sugli argomenti chiave del mondo delle “città intelligenti”, attuali e futuri, trattati in modo coinvolgente ed interattivo.